Febbraio 25th, 2011 Riccardo Fucile
IN UN ARTICOLO SUL “RIFORMISTA”, L’OPINIONE DI PEPPINO CALDAROLA: “STIAMO ASSISTENDO AD UNA CACCIA ALL’UOMO SENZA PRECEDENTI E SENZA RISPARMIO DI MEZZI”…”CHI CRITICA BERLUSCONI DIVENTA AUTOMATICAMENTE COMUNISTA E VIENE INDICATO COME BERSAGLIO DA COLPIRE”…”I FINIANI CONTINUANO A RAPPRESENTARE IL VOLTO DI UNA DESTRA PULITA E MODERNA”
Non so quanti finiani resteranno in Futuro e Libertà , temo pochi, ma bisogna riconoscere che sono persone coraggiose.
Sono stati sottoposti a un fuoco senza precedenti.
Dalla campagna sulla casa di Montecarlo all’assedio berlusconiano di questi giorni hanno resistito a minacce e lusinghe.
Questo episodio di repressione del dissenso nel centrodestra entrerà negli annali della destra italiana come l’esempio della sua irriformabilità .
I cosiddetti liberali che difendono le notti di Arcore stanno assistendo senza batter ciglio, e senza verificare l’attuazione dei loro principi, a una caccia all’uomo fatta senza risparmio di mezzi.
Chi critica Berlusconi diventa automaticamente comunista e viene indicato al popolo di destra come un bersaglio da colpire.
Il mercato che si sta svolgendo nel Parlamento non ha precedenti ed è una compravendita che scredita le istituzioni.
Ci sono tuttavia quelli e quelle che non si danno per vinti e che continuano a voler rappresentare il volto di una destra moderna e pulita.
Hanno commesso molti errori, soprattutto ne ha commessi Fini, ma hanno combattuto una battaglia con scarsi mezzi contro lo strapotere mediatico e finanziario del loro ex alleato.
Se penso che ci sono a sinistra politici che si sono affannati a dimostrare che con questi parlamentari non si può concepire un’alleanza neppure provvisoria, capisco perchè ci sono ancora tante difficoltà nello schieramento avverso al premier.
I finiani hanno perso una battaglia ma hanno dimostrato dignità .
Peppino Caldarola
(da “Il Riformista”)
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Febbraio 25th, 2011 Riccardo Fucile
CON IL PREMIER CHIUSO NEL BUNKER, NESSUN VERO FEDERALISMO VEDRA’ MAI LA LUCE…AL MASSIMO PASSERANNO DUE LEGGINE, MA L’OBIETTIVO STORICO DEL CARROCCIO SARA’ CLAMOROSAMENTE MANCATO…E QUANDO SE NE ACCORGERANNO, L’ALLEANZA COL PDL ENTRERA’ UN CRISI
Lasciamo perdere la tattica (di cui anche, si dovrebbe sapere, è fatta la politica) e veniamo alla cosa.
E questa consiste in due motivi strettamente connessi.
Che la forza residua, ma nient’affatto trascurabile, del regime berlusconiano sta nel suo rapporto con la Lega, e che al Nord, o almeno nel Lombardo-Veneto, si è formato qualcosa di molto simile a una “egemonia” del centrodestra più Lega, che rende al momento assolutamente minoritaria anche la presenza di quel futuribile soggetto, Casini-Fini-Rutelli, la cui “vocazione” dovrebbe essere quella di predisporre il “luogo” in cui “contenere” l’auspicata crisi dello pseudo-partito berlusconiano.
Da ciò deriva more geometrico che è politicamente nei confronti della Lega che sarebbe necessario lavorare.
Per quanto negli anni “romanizzata” e ministerializzata, per quanti intrallazzi di ogni genere possano avere avuto i suoi capi con il Capo, la Lega rimane “ontologicamente” legata all’obiettivo della riforma federalistica.
Ora, i suoi leader seri, da Umberto Bossi a Roberto Maroni, sanno benissimo che gli attuali provvedimenti nulla hanno a che vedere con il federalismo comunque inteso.
Le idee-chiave di autonomia impositiva e piena corresponsabilizzazione degli enti locali nella politica fiscale vi sono totalmente assenti.
Neppure il pieno potere in materia di imposta sugli immobili è stato conferito ai Comuni!
Chi ne voglia sapere di più legga ciò che ne dicono i federalisti veri, da Luca Ricolfi a Gianluigi Bizioli, sul piano economico-amministrativo, da Giuseppe Duso a Mario Bertolissi, su quello storico-teorico.
Ma i Bossi e i Maroni sanno altrettanto bene che la ragione per cui la montagna di chiacchiere sul federalismo (che Gianfranco Miglio ce li perdoni) ha partorito i topolini dei provvedimenti Calderoli, sta nel fallimento di quella riforma costituzionale che rappresenta il quadro e il fondamento anche di ogni federalismo fiscale e che ha al suo centro la costituzione di un Senato delle Autonomie, con la conseguente e inevitabile radicale modifica del sistema elettorale.
Ora è a tutti ormai evidente che una riforma di tale pregnanza è assolutamente impossibile con un capo del governo nelle condizioni di endemico conflitto di interessi come Berlusconi, incapace di ogni rapporto costruttivo con gli altri poteri dello Stato, per non dire con l’opposizione.
E una riforma costituzionale mai è stata o sarà realizzabile se non aprendo una fase seriamente costituente, che sappia coinvolgere tutte le forze politico-culturali in campo.
La Lega lo sa.
Come lo sapeva probabilmente anche nel 1994.
Lasciamo perdere le ampolle del dio Po e le mitologie secessioniste.
La realtà politica di allora fu che nessuno nel centrosinistra aprì un rapporto serio, programmatico, con la Lega intorno ai temi di suo vitale interesse.
E ora?
Può il Pd, può il possibile, ma forse poco probabile, nuovo “polo”, sfidare su questo terreno la Lega e metterne così alla prova il vincolo, che non credo affatto immortale, con le sorti di Berlusconi?
Ed è evidente come questa prospettiva si affiancherebbe nel modo più efficace a proposte di coerente, autentica liberalizzazione, che i Fini e i Casini dovrebbero avanzare all’elettorato Pdl.
Per dirne una soltanto: che cosa aspettiamo a esigere la vendita di mamma Rai?
O altrimenti rassegnamoci all’attesa messianica della “pistola fumante”.
Ma la professione del politico non è quella del detective o del giudice.
O mi sbaglio?
Massimo Cacciari
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Febbraio 24th, 2011 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEL DEPUTATO BUCCHINO, ELETTO ALL’ESTERO… CASINI CONFERMA “POTREI FARE ALTRI VENTI ESEMPI”… E’ ORA CHE QUALCUNO MANDI I CARABINIERI A MONTECITORIO CON QUALCHE MANDATO DI ARRESTO PER PORRE FINE AL REGIME DELLA CORRUZIONE E DEL DEGRADO
Gli avrebbero garantito 150mila euro e la certa rielezione in cambio del salto della staccionata per passare tra i “responsabili” a sostegno della maggioranza.
Gino Bucchino, 62 anni, medico, residente in Canada ed eletto nella circoscrizione Nord e Centro America nelle liste del Pd, denuncia il tentativo di corruzione subito in conferenza stampa a Montecitorio.
Garante dell’operazione, nelle parole del deputato Pd, il coordinatore Pdl Denis Verdini, che subito dopo la rivelazione nega di aver mai conosciuto Bucchino.
Primo, sarcastico commento di Pier Ferdinando Casini: “Perchè vi stupite? Se volete vi porto altri 20 di questi esempi”.
Franceschini: “Bucchino è persona seria e rigorosa. Il suo è un atto di coraggio”.
Bucchino rivela di avere ricevuto l’offerta da un giovane aderente a Rifondazione Socialista, che gli avrebbe fatto il nome del coordinatore Pdl Denis Verdini quale referente dell’operazione.
Bucchino non fa il nome del latore della proposta, riservandosi di rivelarlo al magistrato in caso di convocazione.
Racconta che il giovane lo ha contattato circa tre settimane fa, proponendogli un incontro per sottoporgli un “importante progetto”.
“Ci siamo visti il giorno dopo, in piazza San Silvestro – prosegue Bucchino nel suo racconto -. Lui è andato subito al sodo, senza perdersi in troppi giri di parole: ‘questo Paese è in difficoltà e, piaccia o meno, può andare avanti solo sotto la guida di Berlusconi. Nel gruppo dei Responsabili c’è bisogno di gente di sinistra, proprio come te, che mantengano le proprie idee e la loro impostazione politica”.
Per piegare la sua resistenza morale, il sedicente esponente di Rifondazione Socialista gli avrebbe detto: “Non devi rinunciare alle tue idee. Ma tu nel Pd non hai incarichi particolari… Con noi puoi far sentire la tua voce… Poi ci sarà una distribuzione di incarichi…”.
A seguire, i 150mila euro come contributo per le spese e l’assicurazione della rielezione.
“E chi me lo garantisce?” avrebbe chiesto Bucchino.
E l’altro: “Denis Verdini. Ne ho parlato con lui fino alle due di questa notte”.
“Io – puntualizza Bucchino – ho ascoltato e non ho detto nulla. Lui allora mi ha chiesto di pensarci su e di dargli una risposta entro 24-48 ore. Di questa faccenda poi ne ho parlato con i miei collaboratori, ho messo al corrente i miei amici e alla fine ho mandato un sms a questo esponente di Rifondazione socialista, dicendogli che non ero interessato. L’ho ringraziato e la cosa è finita lì”.
Il parlamentare democratico ha deciso di non rivolgersi all’autorità giudiziaria e di aver preferito una conferenza stampa “per fare una denuncia politica. Non ho intenzione di rivelare il nome della persona che mi ha contattato. Non ho grande esperienza di queste faccende ma se venissi convocato rivelerei l’identità della persona in questione. Finora non ho voluto raccontare questa storia per un importantissimo motivo: mio padre era molto malato e avevo altro a cui pensare. Ora che purtroppo è deceduto ho denunciato l’accaduto”.
Denis Verdini replica alle accuse negando di conoscere Bucchino o che qualcuno lo abbia mai contattato a suo nome.
Sulla credibilità di Gino Bucchino garantisce invece il capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini. “E’ una persona seria e rigorosa. La sua denuncia è un atto di coraggio e fornisce la prova della vergognosa campagna messa in atto per ricostruire numericamente una maggioranza che la politica ha già demolito”.
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Febbraio 24th, 2011 Riccardo Fucile
“I RITORNI NEL PDL? UN DELIRIO, FRUTTO DI ALLUCINAZIONI E MALAFEDE”… “BERLUSCONI? VUOLE UN’ORDALIA INFINITA…” “FUTURO E LIBERTA? ANDIAMO AVANTI IN NOME DELLA DESTRA: SARA’ UNA TRAVERSATA NEL DESERTO, MA C’E’ IN GIOCO UN GRANDE PROGETTO POLITICO”…”NON E’ PIU’ UNA QUESTIONE POLITICA, MA DI DIGNITA”….E STASERA FINI AD “ANNO ZERO”
“No, non mi sento uno sconfitto. Mi sento in battaglia, fermamente intenzionato a combattere per un’altra idea di centrodestra. Saranno gli elettori a dire alla fine se questa idea ha cittadinanza. O se l’unico centrodestra possibile in Italia è quello di Berlusconi e di Bossi”.
Si scioglie il gruppo di Futuro e Libertà al Senato, continua il transito di ex fedelissimi verso Palazzo Grazioli, ma visto da vicino il presidente della Camera non sembra affatto il politico finito di cui sghignazzano i peones del Pdl alla buvette di Montecitorio.
Calma zen, determinato, in un lungo colloquio, Gianfranco Fini ripercorre il suo anno più burrascoso, dalla nascita di Fli fino al travaglio di questi giorni. Gelide considerazioni su chi se ne va: “Un delirio: frutto di allucinazione collettiva, o di malafede”.
E la consapevolezza che la strada è ancora molto lunga: “Una traversata nel deserto a piedi, l’esito è tutt’altro che scontato. In gioco c’è molto di più di un gruppo parlamentare: c’è un progetto politico ambizioso e, banalità , il futuro della persona che anima il progetto. Comunque Fli non vuole partecipare allo scontro quotidiano tra berlusconiani e anti-berlusconiani: sono due facce della stessa medaglia”.
Un progetto che per Fini viene da lontano: “Non c’è nessuna improvvisazione, come qualcuno pensa: prima di essere brutalmente estromesso dal Pdl, con la fondazione Farefuturo avevo cercato di proporre un centrodestra sensibile ai diritti civili, rispettoso delle istituzioni, innovativo sull’integrazione degli stranieri”.
Nessuna volontà di rottura, all’inizio.
Neppure nella direzione Pdl dello scontro pubblico con Berlusconi, quello del “che fai mi cacci?”, finito sulle magliette dei giovani finiani: “Non sapevo cosa avrebbe detto Berlusconi quella mattina, quel che è successo è stata una sorpresa anche per me. La verità è che sono stato messo alla porta: Berlusconi è talmente l’opposto dei valori liberali che sbandiera da non poter tollerare alcun tipo di dissenso”.
La traversata nel deserto parte da lì.
Insieme al mix di attacchi contro chi non si piega e di lusinghe verso chi torna indietro che fanno parlare al fondatore di Fli di “armi seduttive del potere finanziario e mediatico”.
Mai si è visto un presidente della Camera denunciare l’esistenza di deputati disposti alla campagna acquisti, ma Fini puntualizza: “Mi sono meravigliato a vedere le mie frasi così tradotte: deputati comprati. Il mio ragionamento è più ampio: il conflitto di interessi esiste, lo sa bene anche la sinistra che quando ha governato ha ignorato la questione, in una fase in cui la messa all’indice di chi si oppone diventa il tratto distintivo, contrastare il gigante comporta gravi rischi. Ma la nuova anima del berlusconismo non è il conflitto di interessi, è l’oggettivo interesse al conflitto. C’è un interesse al conflitto permanente per creare uno stato di tensione, una perenne ordalia in cui si fa vivere agli italiani sempre l’ultima ora della campagna elettorale decisiva. Berlusconi alza muri per far dimenticare i suoi fallimenti, scava fossati contro i nemici: i comunisti, i giornalisti, i magistrati, gli alleati infedeli, Santoro, Fini… Va ben oltre il conflitto politico: come ha sottolineato il capo dello Stato, il pericolo è scatenare un conflitto istituzionale. Berlusconi ha delle istituzioni la stessa idea che ha del Pdl: una concezione proprietaria che lo porta ad attaccare i giudici, la Consulta, la Camera, fino a lambire il Quirinale”.
Oggi, però, imprevedibilmente il principale nemico dell’uomo di Arcore è diventato il leader della destra italiana, ieri delfino in pectore, ora accusato di ogni nefandezza, compresa quella di aver stretto un patto occulto con le toghe per bloccare ogni riforma sulla giustizia.
“Risibile”, reagisce Fini: “Io vado fiero di aver esercitato, nella fase in cui ero determinante nel Pdl, un notevole potere di interdizione per bloccare presunte riforme che non avevano nulla a che fare con l’interesse generale”.
Sul caso Ruby il presidente della Camera sgombra il campo dai sospetti: “Non è nè saggio nè giusto auspicare che Berlusconi possa essere costretto a rassegnare le dimissioni per via giudiziaria. Berlusconi va sconfitto politicamente, con le elezioni”.
E ripete quello che dichiarò a vicenda appena scoppiata, quattro mesi fa: “Se quella telefonata c’è stata, ci sarebbe un uso privato di incarico pubblico”. “Nulla da aggiungere oggi, se non che sottoscrivo in pieno quanto ha detto il capo dello Stato: l’imputato ha diritto di difendersi nel processo, non dal processo. Ed è un’ipocrisia dire: il giudice naturale è il Tribunale dei ministri. Se fosse davvero così basterebbe che il Pdl chiedesse alla Camera l’autorizzazione a procedere in tal senso. Altrimenti è tutto un infingimento. Un gioco degli specchi”.
Eppure sul processo Ruby il presidente della Camera potrebbe essere chiamato a schierarsi in prima persona.
Se il Pdl decidesse di sollevare il conflitto di attribuzione con il tribunale di Milano l’ufficio di presidenza della Camera sarebbe chiamato a votare sulla questione e il parere di Fini sarebbe determinante.
Il presidente pesa le parole una a una: “Si tratta di una questione molto delicata per una semplice ragione: non ci sono precedenti. Se si porrà la questione la affronterò. Bisognerà condurre un’istruttoria molto attenta, ascoltando il parere della Giunta del regolamento. D’altronde, non mi sembra che ci siano le idee molto chiare neppure tra i legali del presidente del Consiglio…”.
Ma di una cosa Fini è convinto: “Prendiamo l’immunità parlamentare: non ci sarebbe nulla di eretico a discuterne, i padri costituenti l’avevano prevista, in assemblee come il Parlamento europeo ci sono prerogative analoghe. Ma oggi in Italia parlare di ritorno all’immunità significa garantire l’impunità . Non è così? E allora sfido il Pdl: prevediamo per l’autorizzazione a procedere una maggioranza qualificata, i due terzi dei votanti della Camera, in modo che siano bloccate solo quelle inchieste dove è evidente il fumus persecutionis e non ci sia invece il rischio di garantire l’impunità a colpi di maggioranza. So già che anche questa elementare proposta sarà considerata una provocazione. Perchè il Pdl è solo alla ricerca di una corazza per Berlusconi contro i giudici”.
Un rilancio che dimostra come Fini non abbia nessuna intenzione di togliere il disturbo e di lasciare il piano nobile di Montecitorio.
Ecco il nuovo paradosso: un presidente della Camera extraparlamentare, pasoliniano, che invita a distogliere l’attenzione dal Palazzo per guardare a quello che si muove nella società .
Un anno fa Fini rifiutò di partecipare alle iniziative del Pdl per le regionali, cosa farà per le amministrative?
“Confermo: non farò campagna elettorale. E non è ostacolo al progetto di Fli che io sia presidente della Camera, perchè si può parlare al Paese in molti modi. Attenti a non cadere nel politicismo: Berlusconi avrà anche i numeri, 315 o 320, per far passare la legge sulle intercettazioni o sul processo breve, anche se non credo che sarà così facile, ma pensa davvero che un successo a Montecitorio possa rappresentare un successo nel Paese? Che le sue priorità siano le stesse del cittadino comune?”.
E Fini nega che la riuscita di Fli sia legata al numero dei parlamentari: “A Milano ero soddisfatto, avevo tolto dal campo l’equivoco di un’alleanza con la sinistra, senza ambiguità . E Bocchino, Urso e Viespoli avevano usato le stesse parole. Ora andremo avanti più spediti di prima. Voltiamo pagina, guardiamo al futuro e non al passato. Cosa sarà del Pdl dipenderà dall’epilogo della stagione di Berlusconi. E l’epilogo saranno le prossime elezioni, tra due mesi o due anni, è lì che vedremo se abbiamo vinto o perso”.
Prima di arrivare all’appuntamento, però, c’è un “tragitto a piedi”, non è una novità per l’erede di Giorgio Almirante.
Quando sciolse An Fini, citando Marco Tarchi, ricordò che essere di destra nella prima Repubblica significava essere “esuli in patria”, un destino di minoranza.
Anche oggi Fini, con la sua idea di destra liberale, sembra uno straniero nell’Italia berlusconiana: “Ne valeva la pena?, mi sono chiesto spesso. Ma di fronte a quello che vedevo mi sono detto: non è per questo che ho deciso di fare politica da giovane. A quasi sessant’anni non è più una questione politica. È qualcosa di più profondo: una questione di dignità “.
Marco Damilano
(da “L’Espresso“)
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Febbraio 24th, 2011 Riccardo Fucile
L’EX FUTURISTA APPENA TORNATO A CORTE: “DICEVO CAZZATE, TANTO PER DIRE”…”SOLO CHI NON CONOSCE LA POLITICA NON SA A QUALI PROVE SI VA INCONTRO, A QUALI COMPROMESSI”…”LA POLITICA ESALTA I PEGGIORI SENTIMENTI E LE UMANE DEBOLEZZE”… “AD UN QUARTO MANDATO CI TENGO…”
“Era cabaret”
Dalla bocca di Luca Bellotti, uno degli ultimi fuggitivi da casa Fini, le parole antiberlusconiane sgusciavano come anguille.
C’era anche del sarcasmo.
Noi non prendiamo ordini da Capezzone. E fortunatamente nemmeno da Cicchitto!.
C’era anche dell’ironia in quelle mie parole. Comunque mi avevano consigliato di andare in vacanza, sparire per quindici giorni.
Ma lei è fiero e mostra il petto
Si fanno cazzate, si dicono cazzate. Vai sul palco, ti lasci prendere dall’emozione.
Ha tirato fuori il Vangelo e San Luca, ha sterminato con una gragnuola di colpi la Santanchè.
Poi con lei mi sono chiarito. Daniela è un’amica, dai!.
Si è scaraventato contro Gasparri e La Russa, leader di una destra di carta.
Ah no, qui confermo.
Gianfranco, fai come Mosè e portaci fuori dalle acque!
Ci sta che mi si dica che il mio appare adesso un intervento da cabaret.
Ieri l’altro si è consegnato a Berlusconi, condotto per la collottola da Verdini.
Però al presidente ho detto che comunque mi tengo un po’ distante. Lui è del Milan, io delI’Inter. E non solo calcisticamente.
Era stretto stretto a Fini.
Gli voglio un gran bene ancora (porca troia, porca troia, porca troia).
Sembra totalmente contrito.
Ho praticamente realizzato la grande kermesse di Mirabello, quando in estate si iniziò il cammino con Fli. Ho corso per l’Italia a fare circoli, propaganda. Mi sono battuto, e sono finito stremato.
Il suo entusiasmo era veramente impareggiabile.
Invece i dubbi mi rodevano. Mica avevo fatto tutto quello per Bocchino e Briguglio? Io avevo aperto il cuore a Gianfranco Fini (che resta ancora il mio leader ma in senso più spirituale e spero di ritrovare un giorno, chissà …).
“Non passerò mai di là “. L’ha detto due giorni prima di trasferirsi ad Arcore.
Solo chi non conosce la politica non sa a quali prove va incontro, quale stress, quali compromessi.
Tre legislature. Verdini le ha garantito la quarta?
Dire che non penso alla quarta è una bugia. La politica esalta i peggiori sentimenti, le umane debolezze
Verdini cura le debolezze, per l’appunto.
In effetti mi seguiva da tempo.
La monitorava.
Si è comportato da signore
Su di lei Fini contava moltissimo.
Non me lo dica che mi sento male (porca troia, porca troia, porca troia).
Ormai il passo è compiuto.
Sono innamorato di Fini.
Adesso qualcuno potrebbe pensare: Bellotti è serio o fa cabaret?
Comprendo anche questo punto di vista
Ha comunque un grande senso della posizione in campo.
Non per niente sono il bomber della squadra di calcio dei parlamentari. Simpaticissimo.
Dai, ci vediamo alla buvette.
Antonello Caporale
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 24th, 2011 Riccardo Fucile
GIOVANE CONSIGLIERA DI ZONA A MILANO DEL PDL, HA RACCOLTO 12.000 FIRME PER CHIEDERE LE DIMISSIONI DI NICOLE MINETTI DAL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA… IL PARTITO PRIMA HA FATTO FINTA DI NON CONOSCERLA, ORA LA VUOLE CACCIARE… CHI TOCCA I FILI DEL SULTANO MUORE?
Esiste una difficoltà di “selezione della classe politica” e di “democrazia interna” ai partiti?
Ed esiste un problema di carenza di “meritocrazia” in politica (una “questione morale”, specie coniugata al femminile)?
Questi gli interrogativi sollevati da Sara Giudice, giovane militante prima di Forza Italia e poi del Pdl, dal 2006 consigliera circoscrizione a Milano.
Domande che l’hanno spinta ad intraprendere un’iniziativa “inedita” nel suo partito (per la quale è salita alla ribalta delle cronache nazionali): l’indizione di una petizione pubblica per chiedere le dimissioni di Nicole Minetti, “igienista dentale” del Premier eletta alle elezioni regionali del 2009 dopo essere stata inserita “in extremis” nel listino bloccato del governatore Formigoni!
Tale iniziativa era destinata a suscitare “infuocate polemiche” e prese di distanza nel Pdl (partito ontologicamente poco “propenso” alla dialettica interna…).
Quello che in pochi si sarebbero aspettati, invece, sono le ampie “simpatie” che la Giudice ha riscosso tra la sua stessa base: ad oggi, sono oltre “12 mila” le firma raccolte!
Adesso, però, la Giudice rischia di pagare “a caro prezzo” il coraggio mostrato nello sfidare pubblicamente il suo Presidente: la prospettiva che le si apre davanti è l'”espulsione” dal partito!
Troppo “rischioso” concedere spazio e visibilità ad una “meteora” fuoriuscita dall'”orbita totalizzante” dal leader?
Quando (e perchè) hai maturato l’idea di una petizione pubblica per chiedere le dimissioni di Nicole Minetti?
Ho contestato la sua candidatura al mio partito più di un anno fa, ancor prima che fosse formalizzata…Il motivo? Semplicemente perchè mi sono resa conto che la candidatura della Minetti sarebbe stato un esempio “estremamente negativo” per i giovani, una dimostrazione di facile “arrivismo”, di ricorso a scorciatoie e compromessi per puntare alla scalata sociale!
Quante firme hai raccolto ad oggi (e quante speri di aggiungerne)?
Cosa rispondi, inoltre, a coloro che denunciano che a firmare la petizione siano soprattutto elettori di sinistra (cui farebbe comodo strumentalizzare un certo “malessere” intero al Pdl)?
Le firme raccolte sono già più di 12.000 e la raccolta terminerà solo quando nessuno più firmerà . La petizione (che è “pubblica”, quindi controllabile!) è stata sottoscritta, inoltre, per ben il “75%” da elettori di centrodestra delusi da come stanno andando le cose…
Cosa ti auguri di ottenere tramite questa iniziativa?
Mi auguro semplicemente di ridare “orgoglio” al centrodestra. Noi abbiamo aderito al messaggio politico di Silvio Berlusconi perchè ne abbiamo condiviso valori e speranze… Strada facendo, invece, ci siamo ritrovati con un personale politico dedito solo ai propri affari ed a soddisfare le propri esigenze “di ogni tipo”! Essere uomini (e donne) impegnate in politica, invece, vuol dire a mio avviso avere anche un’etica ed un comportamento (sia pubblico che privato!) che deve essere di “esempio”.
Perchè hai voluto esser presente alla manifestazione di Giuliano Ferrara (“In mutande, ma vivi”) dello scorso 12 febbraio? L’accoglienza che hai ricevuto dal Presidente della tua regione, Roberto Formigoni, lascia intendere che la tua sia una battaglia alquanto “solitaria” nel partito?
Ho voluto essere presente per testimoniare la contraddizioni di persone come Ferrara che ieri si battevano per il diritto alla vita e oggi per difendere i “capricci” del Premier, oppure della Santanchè che ieri di Berlusconi asseriva che al Premier piacevano solo “donne orizzontali” e che oggi (magari per interesse economico…) lo difende a spada tratta. Quanto a Formigoni toccherà a lui spiegare al popolo di Comunione e Liberazione se i valori a cui si ispirano sono compatibili con la condotta del Premier o della Minetti…
In tempi non sospetti ti sei chiesta: “Cosa c’entrano le soubrette con il Consiglio regionale della più importante regione d’Italia?”. Una risposta sembra essere indirettamente venuta dal Cavaliere, il quale, intervenuto telefonicamente a “l’Infedele”, ha difeso a spada tratta la Minetti, elogiandola quale studentessa modello (laureata con lode e dotata di un’ottima conoscenza della lingua inglese…). Ma un titolo di studio e la conoscenza di una lingua straniera (requisiti, tra l’altro, non sempre sufficienti “nemmeno” per entrare nel mercato del lavoro…) sono idonei a “legittimare” una candidatura, ossia a comprovare la “stoffa politica” di un candidato?
Penso di no. E credo che nemmeno Berlusconi lo pensi. Io credo (e son convinta che anche la maggioranza degli Italiani la pensi come me!) che la scelta di candidare la Minetti risponda “ad altri meriti”.
Non credi che l’attuale legge elettorale (o “Porcellum”, come ribattezzata dal suo ideatore, il ministro Calderoli!), privando i cittadini della facoltà di esprimere una preferenza e trasformando le elezioni in un “nomina dall’alto” (instaurando, di fatto, un sistema di “cooptazione” dei candidati), abbia contribuito allo “scadimento” del livello della classe politica italiana?
Del resto, è stata proprio una deputata del Pdl, l’on. Angela Napoli, a dichiarare che la “prostituzione” (credo intendesse dire anche “intellettuale”…) è oramai divenuta un criterio di selezione per entrare in Parlamento…
Credo proprio di si. Lo scadimento generale della politica, il suo allontanarsi dagli interessi e bisogni della gente ed il mercato “vergognoso” della compravendita di parlamentari rappresentano una delle pagine più buie della seconda Repubblica, che l’attuale sistema elettorale ha enormemente incoraggiato.
Tempo fa hai dichiarato: “Quando si parla di dare spazio alle donne, mi chiedo quali siano le donne a cui pensa il mio partito e se la tanto citata meritocrazia valga per tutte o solo per talune…”. Permettimi, allora, una domanda indiscreta: credi che tu, potendo certamente vantare un curriculum pari (se non superiore!) a quello della Minetti, avresti potuto sedere al suo posto in Consiglio regionale se solo avessi trovato il modo giusto per entrare nelle “simpatie” del Presidente (magari varcando i cancelli di Arcore per qualche “innocente” cena)?
No, non ci ho mai pensato perchè ho sempre creduto che la meritocrazia, alla fine, venisse premiata! Poi, purtroppo, i casi della Minetti e delle altre ragazze che, intercettate, rivelavano di auspicare come premio per la loro presenza alle feste di Arcore magari ad un posto in Parlamento (a spese dei contribuenti…) credo abbiano messo una “pietra tombale” alla speranza che questo sistema sia attento ai valori e al merito… Ecco perchè “darsi da fare” per cambiarlo, per dimostrare che esiste un Paese che fa sacrifici, che lavora e che è composto da tanti giovani perbene che sono la parte migliore del nostro Paese e sui quali bisogna investire.
Già ben prima del “caso Minetti” non erano mancati segni di una “anomalia” -politicamente parlando!- nel rapporto tra il Cavaliere e le donne…
Sorge spontaneo, allora, chiedersi: perchè i giovani del Pdl non hanno denunciato prima certe “anomalie” nella selezione della classe politica (specie femminile)? E com’è possibile che abbiano accettato che il gruppo dirigente storico di Forza Italia (formato da personalità come Giuseppe Pisanu, Antonio Martino, Marcello Pera, Giuliano Urbani…) fosse sostituito da figure alquanto “surreali” quali la Santanchè e la Brambilla?
Non penso, in tutta onestà , che tutti gli esempi portati rappresentino il modello Minetti di cui stiamo parlando… Ad ogni modo, credo che nessuno potesse immaginare un simile decadimento nella selezione della classe politica come quello avvenuto negli ultimi due anni, dalle elezioni europee in avanti.
La linea del Pdl nei confronti del caso Minetti, dettata dal coordinatore lombardo Guido Podestà , sembra delineata: “Nessuno -ha dichiarato Podestà – è colpevole fino a quando non c’è una sentenza passato in giudicato. La presunzione d’innocenza è un concetto fondamentale ed è la base del vivere civile”.
Non credi, però, che nel partito si faccia un pò di confusione tra giudizio penale (spettante alla magistratura) e giudizio politico (che gli elettori dovrebbero poter esprimere, sulla base anche di acclarate condotte private, “prescindendo” da eventuali responsabilità penali)? E non credi che tale confusione sia dettata dall’anomalia di un Premier coinvolto in numerosi procedimenti giudiziari, dai quali emergono “fatti” suscettibili di un giudizio non proprio “esaltante”?
Conosco bene Guido Podestà ed è una persona che stimo molto: la sua è stata solo una dovuta “difesa d’ufficio” nei confronti della Minetti e del Premier…
Podestà ha una figlia della mia stessa età , una ragazza preparata e che ha fatto sacrifici per studiare e laurearsi: sono pronta a scommettere, in realtà , che la pensa esattamente come me! Per il resto, credo anche che Berlusconi sia stato oggetto di “troppa attenzione” da parte di uno sparuto gruppo di magistrati, ma la Magistratura merita il nostro rispetto. Chi è “uomo di Stato”, per intendersi, ha il dovere di rispettare gli altri organi dello Stato.
Ritieni che il problema della selezione della classe politica riguardi solo le donne?
Il problema di una cattiva selezione della classe politica credo riguardi sia gli uomini che le donne, sia la destra come la sinistra…Nel nostro Paese, a mio avviso, si dovrebbe introdurre anzitutto il “limite di due mandati” per gli eletti, a tutti i livelli di governo (Comuni, Province, Regioni e Parlamento): questo, infatti, “obbligherebbe” i partiti a rinnovare la propria classe dirigente.
Tale rinnovamento, invece, oggi è molto lento e ostacolato, perchè quando qualche nuova personalità politica emerge la vecchia nomenclatura tende a ridimensionarla per timore di perdere il posto. Il risultato, così, è quello di vedere da un lato all’altro del Parlamento politici che occupano comodamente la propria poltrona da 20/30 anni senza alcuna volontà di lasciare libero il proprio posto!
Nella più grande democrazia al mondo, gli Stati Uniti, il Presidente invece dura in carica “al massimo” 8 anni (due mandati, per l’appunto): perchè mai questo non sarebbe possibile anche in Italia?
Qual’è il tuo giudizio sulla manifestazione delle donne (“Se non ora, quando?”) dello scorso 13 febbraio?
Penso che sia stata una grande manifestazione per affermare che ci sono donne nel nostro Paese che lavorano, sorreggono e accudiscono la famiglia, fanno politica con passione e sacrifici e vogliono essere valutate per quello che sono e non solo per come appaiono! E’ il segno che c’è ancora un Paese orgoglioso di affermare dei valori, da destra come da sinistra. Per questo ho partecipato con orgoglio alla manifestazione.
Ti va certamente riconosciuto il merito di non nasconderti “dietro un dito”: di giocare “a carte scoperte” la tua battaglia politica su di un campo rivelatosi non proprio “amico”…Ma come rispondi a coloro che ti accusano di esserti prestata al gioco di Michele Santoro (che ti ha concesso in più occasioni la ribalta televisiva di “Annozero”) per farti pubblicità e spianarti la strada in vista di una tua prossima candidatura alle Amministrative?
A chi mi dice che questa battaglia la conduco per averne un vantaggio personale rispondo che, se avessi voluto trarne veramente vantaggio, sarei stata “buona e zitta” ad aspettare il mio turno… invece ho preferito mettermi in discussione rischiando tutto! Vorrei ricordare che mio padre, che è stato un importante esponente del PdL milanese (tra l’altro ex Presidente del Consiglio Comunale di Milano), probabilmente “pagherà le spese” per questa mia scelta, finendo con l’essere emarginato e isolato nel partito…
E’ stato comunque lo stesso ad incoraggiarmi nella mia battaglia, perchè mi ha insegnato che far politica vuol dire credere in alcuni valori “non negoziabili”!
Capisco che può essere complicato comprendere ciò da parte di chi proviene da Pubblitalia, Mediaset oppure Edilnord… ma far politica vuol dire esprimere e difendere valori, non prodotti da vendere o comprare!
Tu hai posto un problema di “assenza di democrazia” e di “mancanza di dialogo interno” nel Pdl. Per questo hai dichiarato: “Vogliono mandarmi via dal partito, non sopportano il dibattito interno…”. Non credi che la tua posizione sia molto vicina a quella assunta negli ultimi due anni da Gianfranco Fini (co-fondatore del partito)? E non temi -senza voler fare paragoni avventati!- di fare la stessa fine dell’attuale leader del Fli, ossia di essere “messa alla porta” (subendo magari lo stesso “trattamento” riservato al Presidente Fini dai giornali più vicini al Premier…)?
Si, questo è un partito “leaderistico”: quello che fa il leader è legge e chi contraddice questa legge è messo da parte! Un po’ in tutti i partiti, in realtà , c’è questo aspetto, dettato anche da una forte “personalizzazione” che i partiti hanno assunto in questi anni… Se pensiamo, poi, che con l’attuale legge elettorale i capi dei partiti nominano pure i deputati, capisci come l’omologazione al pensiero del leader sia pressochè “totale”! Quando, come nel mio caso, c’è una voce fuori dal coro, allora la prima reazione è quella di “rimuoverla”, non certo di comprenderne le ragioni… Ecco perchè spero che questa voce diventi un “insieme di voci”: più saremo, più sarà difficile toglierci dal coro!
Recentemente hai dichiarato: “Noi stiamo dando una grande lezione alla politica… Io la chiamo generazione 1000 euro, perchè con grande difficoltà affronta i problemi del Paese…”. Credi che il Presidente Berlusconi sia in grado di affrontare i seri problemi cui hai fatto cenno?
Io ho “sperato” di si, in tanti abbiamo sperato nella rivoluzione liberale che avrebbe cambiato la storia di questo Paese e che ci aveva promesso dalla discesa in campo. La speranza, però, ha ormai lasciato il posto all’“illusione” ed oggi non penso più che Berlusconi possa portare questo Paese fuori dai gravi problemi che sta attraversando…
Si vocifera di “corteggiamenti” nei tuoi confronti (precisiamo: proposte di candidatura!) mossi sia dal Fli sia dall’Udc che da la Destra di Storace… Di contro, tu hai lasciato intendere la possibilità di costituire una nuova lista civica, chiamata “Generazione mille euro”. Dove sta la verità ? Hai già deciso se candidarti alle prossime Amministrative di primavera?
Nessun partito mi ha offerto candidature. Tanti elettori e militanti di altri partiti (sia di destra che di sinistra), invece, mi hanno scritto e sostenuta, esortandomi ad andare avanti, a non fermarmi: ho sentito il bisogno di andare al congresso del Fli, allora, proprio per ringraziarli pubblicamente! Il nostro obiettivo è quello di portare una novità , una “ventata di freschezza” nel panorama politico italiano (sia a livello locale che nazionale), e ci proveremo partendo da Milano e da quelle altre città italiane dove riusciremo a presentarci al voto con liste civiche che si rifaranno allo slogan di “Generazione 1000 euro”.
Noi sfidiamo la vecchia politica e ci rivolgiamo a tutti quelli che vogliono un Paese migliore. E’ una sfida ma anche un invito a tutti coloro che vogliano unirsi a noi: siamo in tanti e cresceremo ancora!
Hai dichiarato di volerti rivolgere a quella “generazione dei giovani per bene che studiano, lavorano e non scende a compromessi”.
Credi di parlare solo ai giovani del Pdl delusi dalla gestione del loro partito oppure anche a giovani di diversa estrazione politica? E in che modo credi che si debbano rapportare i partiti di oggi con le ideologie di ieri?
Io mi rivolgo a tutti, giovani e meno giovani, al mondo delle professioni e del lavoro, a tutti quelli che credono nel merito e nella possibilità di cambiare questo Paese: a distanza di “150 anni”, un’altra Italia è possibile! A tutti coloro che credono in questa possibilità , noi diciamo: non ci interessa da dove venite ma diteci se possiamo fare un pezzo di strada insieme. I partiti oggi, tramontate le ideologie, sono chiamati ad essere portatori di valori ed a rappresentare al meglio le istanze della società , invece mai come in questo periodo sono lontani dal sentire comune.
Molti ti hanno definita “la rottamatrice” del Pdl (adattando un termine coniato dal sindaco di Firenze, il democratico Matteo Renzi…). Accetti di “buon cuore” tale definizione?
Si, e dico al sindaco Renzi (dimostrazione vivente di come le cose possono cambiare!) che è vero che bisogna rottamare le idee e non gli uomini… ma se le idee camminano sulle gambe di questi uomini forse è utile rottamare anche loro!
A dimostrazione di una tua “coerenza” di fondo, fin dal primo momento in cui è stata avanzata la candidatura della Minetti, nel febbraio 2009, tu ti sei chiesta (“provocatoriamente” immagino…): “Che senso ha continuare con il mio impegno in politica?”. Ad oltre un anno di distanza ti sei data una risposta?
Si, il senso l’ho ritrovato nella voglia di dire “basta” a questo modo di intendere la politica e le istituzioni. C’è un Paese migliore che dobbiamo far rinascere, una paese di gente onesta, che lavora e fa sacrifici, che spesso prende porte in faccia ma non abdica alla propria dignità … un Paese che non merita che la sua parte migliore, rappresentata dai giovani, sia costretta ad andare all’estero per esprimere il proprio talento!
Noi vogliamo per noi questa Italia. Per questo io mi sono messa in gioco e traggo energia per il mio impegno politico dai tanti che mi sostengono.
Gaspare Serra
(dal blog “Panta Rei“)
http://gaspareserra.blogspot.com/2011/02/i-rottamatori-del-pdl.html
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Febbraio 24th, 2011 Riccardo Fucile
NON SOLO PETROLIO, TUTTI GLI AFFARI DELLA “GHEDDAFI SPA”: DUE FONDI DI INVESTIMENTO DELLA FAMIGLIA DETENGONO UN PORTAFOGLIO DA 70 MILIARDI …ALTRO CHE GOVERNO DEL POPOLO, SONO SOLDI RUBATI AI LIBICI E FINITI NELLE SUE TASCHE
La caccia al tesoro silenziosamente è già partita.
E, che siano custodite in conti bancari segreti nel Golfo o in Europa, è certo che le opache fortune accumulate in 41 anni di regime dalla famiglia Gheddafi sono enormi.
Non solo perchè, sedendo sulle ottave riserve di oro nero del pianeta, la natura è stata generosa con il Colonnello.
Ma anche perchè il dittatore è stato un abile re Mida che, con l’aiuto dei figli, ha fatto fruttare i petrodollari in una ragnatela di lucrosi interessi che vanno ben al di là dell’energia: abbracciano una fetta considerevole dell’economia nazionale, e non solo.
Da cablogrammi inviati negli anni dall’ambasciata americana di Tripoli emerge il ritratto di un Paese gestito come feudo personale da Muhammar e parenti.
In particolare, un dispaccio dall’eloquente titolo di “Gheddafi Inc.”, del maggio del 2006, sostiene che la famiglia ha “diretto accesso a investimenti nel settore del gas e del petrolio, delle telecomunicazioni, dello sviluppo di infrastrutture, hotel, mass media e distribuzione di beni al consumo”.
Altro che solo petrolio, quindi, anche se “si ritiene che tutti i figli di Gheddafi e i suoi favoriti abbiano redditi derivanti dalla National Oil Company e dalle sussidiarie” del settore.
E che una significativa parte del guadagni del greggio (il 95% dell’export) siano finiti nelle casse personali dei Gheddafi lo conferma anche Tim Niblock.
Esperto di Paesi arabi all’Università di Exter, Niblock ha rilevato una discrepanza di parecchi miliardi tra i proventi del petrolio e le spese del governo.
“Difficile però – sostiene – fare una stima della ricchezza di famiglia”.
Un altro cablo della diplomazia Usa parla di 32 miliardi.
Fatto sta che altri fiumi di soldi ai Gheddafi sono arrivati dalla creazione dei due fondi di investimento: la Lybian investment authority (Lia) e la Lybian arab foreign investment company (Lafic).
Entrambi detengono un vasto portafoglio stimato in 70 miliardi: un capitale “torbido” secondo un’esperta della banca Nomura.
Eppure la sua natura non ha spinto le società europee, tanto meno quelle italiane, a sbarragli la strada.
Lia detiene, tra le altre cose, il 2,5% di Unicredit; l’altro fondo il 7,5% della Juventus.
Gli asset sono del governo, ma a volte gli investimenti della Lia portano la sigla della Gheddafi Spa.
È successo nel 2009, quando Saif, il figlio laureato a Londra, comprò per 11,8 milioni di euro una villa con otto camere e piscina a Hampstead.
Oppure nel 2008, quando il Colonnello, in Italia per il G8, si infatuò del borgo reatino di Antrodoco e promise di investire 16 milioni in un complesso alberghiero.
Sempre lui, secondo il professor Niblock, avrebbe finanziato il presidente dello Zimbabwe Mugabe e una tribù del Darfur negli anni ’90.
La ricchezza della Gheddafi Spa è sì sconfinata, ma anche contesa.
Un cablo del marzo 2009 rivela una guerra intestina tra gli otto rampolli con dettagli sufficientemente “squallidi per una soap opera”.
Una delle battaglie fratricide fu per il controllo della produzione locale della Coca-Cola. A
scannarsi furono Saif, con interessi nei media, Mohammed, il primogenito, e Saad, il calciatore mancato.
Oggi su un punto saranno d’accordo: spedire gli ultimi proventi in segreti off-shore.
Prima che arrivino le sanzioni di Europa e Onu.
Valeria Fraschetti
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 24th, 2011 Riccardo Fucile
C’E’ ANCHE UNA LAND ROVER DA 70.000 EURO TRA I REGALINI ALLE RAGAZZE DEL BUNGA BUNGA: E’ QUANTO EMERGE DAGLI ATTI DEI PM…”MENO MALE CHE SILVIO C’E'”: SOPRATTUTTO I SUOI BONIFICI
Oltre 280.000 euro spesi dal presidente del Consiglio per regalare almeno 13 automobili ad altrettante ragazze, alcune delle quali indicate dalla Procura come prostituitesi con il premier nella sua residenza di Arcore.
«Meno male che Silvio c’è», o meglio che ci sono i suoi bonifici e gli assegni circolari emessi dall’amministratore del suo patrimonio personale, Giuseppe Spinelli: meno male non solo per le beneficiate, ma paradossalmente anche per i pm, perchè, se dovessero invece basarsi solo sull’attendibilità intrinseca di Ruby, avrebbero non pochi problemi.
Ma poco alla volta le indicazioni della ragazza marocchina – ospite di Arcore da minorenne almeno 7 notti nel 2010 e al telefono con il premier 67 volte in due mesi e mezzo, come testimoniano i muti tabulati telefonici -, stanno trovando, in mezzo a non poche smentite, una qualche indiretta conferma anche quando in partenza non sono proprio oro zecchino.
Così, ad esempio, in uno dei suoi confusi verbali estivi, Ruby aveva attribuito al premier la «promessa di una Audi R8 in regalo che aveva già acquistato per me e mi fece vedere nella terza serata» ad Arcore.
Adesso, dalle verifiche degli inquirenti che dalle intercettazioni già avevano afferrato l’esistenza di qualche auto regalata a ragazze già retribuite con contanti e gioielli e affitti di appartamenti, emerge una prassi ricorrente.
Due vetture, comprate in una concessionaria di Monza, entrambe Mini One intestate ad altrettante ragazze, risultano acquistate direttamente da bonifici aventi «Silvio Berlusconi» come ordinante presso il Monte dei Paschi di Siena.
Altre quattro Mini, cinque Mercedes Smart Fortwo e una cabriolet Volkswagen New Beetle appaiono intestate a ragazze ma sono state pagate con assegni circolari emessi con soldi provenienti da conti della Banca Popolare di Sondrio nella disponibilità del «tesoriere» del portafoglio del premier, Spinelli.
Quasi sempre si tratta di valori intorno ai 20-24.000 euro, talvolta «solo» 12.000 euro.
Ma c’è anche una Land Rover da 70.000 euro, intestata a una ragazza, sebbene pagata da Spinelli.
Totale: intorno ai 280.000 euro.
Più altre due auto, una Honda Jazz e una Mini, pagate in contanti dalle ragazze.
E una Mini di cui mancano le carte per una sfortunata coincidenza: i titolari della concessionaria cagliaritana che la vendettero sono stati nel frattempo arrestati per un traffico di auto di lusso vendute senza Iva a vip e sportivi.
Luigi Ferrarella
Giuseppe Guastella
(da “Il Corriere della Sera“)
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Febbraio 24th, 2011 Riccardo Fucile
IL NOTO SONDAGGISTA SOTTOLINEA CHE IL PARTITO DI FINI E’ SOTTOQUOTATO DA MOLTI OSSERVATORI… IN REALTA’ ATTRAE ANCHE UNA FASCIA MOLTO AMPIA DI POTENZIALI ELETTORI CHE POTREBBERO ANCHE ORIENTARSI SU FLI AL MOMENTO DEL VOTO.. OGGI COME OGGI IL CENTROSINISTRA E’ IN VANTAGGIO SU PDL-LEGA… IL TERZO POLO POTREBBE ESSERE DETERMINANTE
La formazione di Gianfranco Fini “gode di una percentuale, nelle intenzioni di voto, nettamente superiore a quanto molti osservatori si possano aspettare e attrae una quota molto ampia di elettori potenziali”.
Futuro e Liberta’ perde quasi ogni giorno un senatore o un deputato.
Ma a livello elettorale, almeno per il momento, non ha subito alcun contraccolpo.
E’ quanto rivela in esclusiva ad Affaritaliani.it il presidente dell’ Ispo Renato Mannheimer.
“Secondo il nostro ultimo sondaggio, Fli si attesta tra il 5 e il 6% e cambia un po’ tutti i giorni a seconda delle varie notizie che i cittadini leggono sulla stampa. Si tratta di un movimento molto volatile”.
Mannheimer tiene pero’ a precisare che la formazione di Gianfranco Fini “gode di una percentuale, nelle intenzioni di voto, nettamente superiore a quanto molti osservatori si possano aspettare, viste tutte le uscite di parlamentari che ci sono state negli ultimi giorni”.
“Futuro e Liberta’ attrae una quota molto ampia di elettori potenziali, anche perche’ e’ una novita’ dello scenario politico. E tanti del Popolo della Liberta’ guardano ancora oggi con interesse a Fli”.
Per quanto riguarda i dati degli altri partiti, spiega Mannheimer, “la situazione non e’ cambiata molto nelle ultime settimane”.
Il Pdl? “A noi risulta attorno al 30%, anche se, secondo altri istituti di ricerca, la percentuale e’ inferiore”.
Il Partito Democratico e’ invece “stabile al 25-26%”, cosi’ come la Lega Nord “tra il 10 e l’ 11%”.
Ma chi vincerebbe le elezioni politiche se veramente si tornasse alle urne in primavera?
“Se ci fosse un’ ampia coalizione che va da Pierferdinando Casini a Nichi Vendola, sarebbe certamente quest’ ultima a conquistare la maggioranza dei seggi sia alla Camera sia al Senato”.
Ma attenzione, sottolinea Mannheimer, perche’ “secondo le ultimissime rivelazioni, anche il centrosinistra composto da Pd, Sinistra Ecologia Liberta’ e Italia dei Valori (piu’ altre formazioni minori) avrebbe la meglio sullo schieramento Pdl-Lega, nonostante la corsa solitaria del Terzo Polo Fini-Casini-Rutelli”.
argomento: elezioni, Fini, Futuro e Libertà, governo, Parlamento, PdL, Politica | Commenta »