Novembre 26th, 2012 Riccardo Fucile
LA DECISIONE DELLA NUOVA FORMAZIONE E’ STATA PRESA DA UN MESE…POCHI POLITICI FIDATI ED ESPONENTI DELLA SOCIETA’ CIVILE
La spinta finale gliel’ha data la decisione di giovedì di Angelino Alfano, incalzato dagli ex An, di
fissare al 16 dicembre le primarie, contro la volontà di Berlusconi e – così almeno l’ha recepita lui – quasi «a dispetto».
La grinta per rompere gli indugi subito, senza attendere che nel Pdl si riorganizzassero o prevedessero una mossa difensiva, è arrivata da quella dichiarazione del segretario che ha vissuto come una coltellata: «Non mi candido alle primarie se ci sono degli indagati».
Ma Silvio Berlusconi di andare per la sua strada lo aveva già deciso, dicono i fedelissimi «da almeno un mese».
Nonostante la contrarietà della famiglia, degli amici più cari come Briatore che – raccontano – lo seduceva con il Kenya proprio per distoglierlo da un’impresa che tanti consideravano troppo rischiosa.
Ma lui no, il progetto di tornare in pista non lo ha mai abbandonato.
E lo ha comunicato ufficialmente ad Alfano solo qualche giorno fa.
Perchè «non mi fido più di loro, di chi mi ha voltato le spalle, di chi non ha riconoscenza» e nemmeno di chi ha preferito ascoltare i consigli «di la Russa e Gasparri» anzichè i suoi: «L’avevo detto ad Angelino che così andava a sbattere. Lo avevo avvertito».
Ai suoi interessi – ha confidato ai fedelissimi – preferisce «pensarci da solo: se ci sarà da trattare per un nuovo governo, e un Monti bis potrebbe essere un’ottima soluzione, lo farò io, non altri che potrebbero accordarsi tra di loro per farmi fuori…».
Forza Italia 2.0 o Lista Berlusconi, queste le ipotesi in campo alle quali lavora il Cavaliere. I
n un mare di agitazione e confusione. «Tranquilli ragazzi, ho in mente di fare altro, di tutto questa roba non se ne può più – ha detto due giorni fa ai giovani allievi di Antonio Martino, che con lui erano andati a trovarlo al Plebiscito -. Voglio fare una cosa nuova, solo con esponenti della società civile, con professori, con imprenditori, gente vera che non vive di politica».
E con un gruppo di «fedelissimi» – aggiunge l’ex premier in queste ore – quelli che non l’hanno deluso, gli amici della prima ora, un piccolo esercito – quindici, venti – di politici rodati ma a lui legatissimi, ancora da selezionare.
A che punto sia arrivato il progetto di reclutamento, quando e come sarà annunciato, è però ancora un mistero.
Chi dice che potrebbe essere domani, dopo le primarie del Pd, il giorno della ridiscesa in campo.
Chi pensa che ci vorrà ancora tempo perchè, al di là del lavoro che stanno facendo strettissimi collaboratori come l’ex tesoriere Crimi, Maria Rosaria Rossi, Antonio Palmieri, in realtà la lista di imprenditori e facce nuove è ben lungi dall’essere completata.
Chi spera o crede che, dopo lo scatto di queste ore, il Cavaliere ragionerà un po’ più freddamente su quali dovranno essere i rapporti con quel suo Pdl che in un primo momento aveva immaginato spacchettato in tre – il partito con suo apparato sul territorio, gli ex An relegati in una formazione di destra e la sua lista di imprenditori a impreziosire il tutto – ma che oggi appare come una baracca di legno dopo uno tsunami.
«Forse – ipotizzano Bondi e Santanchè – se Alfano e tutti gli altri si dimettessero, si potrebbe tentare una rifondazione assieme», magari dopo un passo verso l’uscita degli ex An.
Ma se sia nell’animo del Cavaliere il recupero almeno parziale della sua creatura o se ormai quel che è stato non lo riguarda più, lo si capirà nei prossimi giorni.
Che saranno terribili per quello che fu il partito-corazzata del 2008, e che oggi ha il triste profilo di un barcone alla deriva.
Paola Di Caro
(da “il Corriere della Sera”)
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Novembre 26th, 2012 Riccardo Fucile
SCISSIONI, RANCORI E ANNUNCI NELLA DISSOLUZIONE DEL CAPITALE POLITICO
Ma non si chiamerà Forza Italia 2.0, col rischio che sembri la percentuale.
Forse non sarà nemmeno un partito, o forse sì, oggi lo sembra, domani chissà , soltanto Angelino Alfano è obbligato a prendere tremendamente sul serio l’andirivieni di Silvio Berlusconi, a questo punto più spassoso che stucchevole.
Il milionesimo atto di sbriciolamento di un partito che era nato come la più semplice delle somme, Forza Italia più Alleanza Nazionale, uno più uno.
Ecco che cosa è, anche se lo strappo di Berlusconi non produrrà più delle briciole, ma una piccola frana (vista la dimensione attuale di quella che era una montagna).
Paradossalmente, ma neanche tanto, questo millesimo annuncio di Berlusconi può persino ridurre la frantumazione prodotta in un anno di regno senza re.
L’ultima scissione è stata tre giorni fa quella di Isabella Bertolini insieme con Gaetano Pecorella, Giorgio Stracquadanio, Franco Stradella e Roberto Tortoli, traslocati al gruppo in attesa di strutturare la nuova formazione, Italia Libera.
Tra l’altro su internet c’è già un sito chiamato così, ed è il sito di una lista civica nazionale, anticasta e che si rifà al pensiero di Gesù e Sandro Pertini, nell’ordine.
Al di là di queste notarelle, Italia Libera nasce con l’idea, dice la Bertolini, di avvicinarsi «a Verso la Terza repubblica (di Luca Cordero di Montezemolo, ndr), al movimento di Oscar Giannino, alla Lista per l’Italia di Casini e Fini».
E quindi a Mario Monti, che nel Pdl ha già un bel drappello di fan capitanati da quell’uomo estremamente duttile che risponde al nome di Franco Frattini, il quale l’altro giorno ha incontrato Monti alla Camera e non ci è girato attorno: «Sa che sono sempre più montiano?». Esattamente l’opposto dello spirito che ha animato l’ex superraìs dell’Economia, Giulio Tremonti, che invece quando sente parlar di governo dei tecnici ha reazioni cutanee; con la sua 3L (Lista lavoro e libertà ) saluta il vecchio amico Silvio e intende portare in Parlamento tanti giovani, una certa idea post-leghista di territorialità , qualche risvolto giuslavoristico delle Sacre scritture: il lavoro che dà il pane col sudore della fronte e non con la speculazione di Borsa.
Ecco, questo è il fermento.
Arriva pure il gruppo di Emilio Fede, una bella rivisitazione pop dal Maurizio Costanzo Show (Vogliamo Vivere) e un altrettanto bel sito con tutte le foto della carriera del titolare.
Si tratta di un movimento di opinione che scivola fra due paletti ben piantati: un altro no ai tecnici al comando e un no altrettanto marmoreo «al Pdl nelle mani della Santanchè» (che però adesso dovrebbe seguire Berlusconi in Forza Italia 2.0 o come diavolo si chiamerà ). L’eventuale caduta di uno dei due presupposti non dovrebbe scoraggiare Fede, persuaso di portar nell’urna il milione di telespettatori che lasciò al Tg4.
Ora può capitare di tutto.
Davvero non è così folle pensare agli ex An che se ne vanno con qualche berlusconiano esacerbato.
Non è folle pensare a un passo dei democristiani, gli scajoliani (mica pochi), quelli di Beppe Pisanu, la famosa «casa dei moderati» di cui parla Giuseppe Galati anche a nome di Mario Baccini, a dare l’idea che nulla più si tiene.
C’è chi spera di agganciarsi a Casini, ma prima deve capire dove Casini intenda andare; chi spera di agganciarsi a Montezemolo, ma la filosofia di quel partito è di aprir le porte alla società civile e chiuderle alle cariatidi.
Che fare? E che faranno i formattatori di Alessandro Cattaneo, il sindaco di Pavia che per qualche tempo pareva avere le sembianze del fantomatico Renzi di destra?
Che farà Roberto Formigoni, che pure si porta dietro simpatie non del tutto sopite di Comunione e liberazione, e ora è in contrasto plateale con Berlusconi che candida Roberto Maroni alla presidenza della Lombardia (a nome di ex leader del Pdl o a nome di leader in pectore di Forza Italia 2.0, non si sa)?
E infine, e soprattutto, quanto contano di spartirsi?
Mattia Feltri
(da “la Stampa”)
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