Novembre 22nd, 2012 Riccardo Fucile
I SINDACATI: “IL MINISTERO NON CI TUTELA, BASTA CON I LINCIAGGI”… OBIEZIONE DI COSCIENZA PER I CORTEI DI COBAS E CASAPOUND
Non si sono sentiti tutelati nè dal loro capo, nè dal ministro dell’Interno.
Che non solo non li hanno difesi, ma addirittura hanno accolto con favore l’ipotesi di renderli riconoscibili.
E per questo i poliziotti del reparto mobile hanno deciso di mettersi in ferie, in blocco, per non partecipare alla manifestazione di sabato a Roma.
Per non ripetere quello che è successo il 14 novembre quando, a seguito degli scontri, alcuni di loro sono stati messi sotto accusa per presunti eccessi di violenza immortalati da alcuni filmati girati durante il corteo.
Uno è già stato indagato per lesioni aggravate dalla procura di Roma, altri potrebbero esserlo presto (sono al vaglio dei loro colleghi della Digos le immagini di alcuni scontri con i manifestanti).
Il tutto, questo il pensiero dei celerini, senza che i loro vertici dicessero nulla per difenderli.
Anzi, addirittura sia Antonio Manganelli sia Anna Maria Cancellieri hanno detto sì all’eventualità di rendere gli agenti riconoscibili grazie a un numero sui caschi.
Ed ecco, dunque, questa forma di protesta, di “obiezione di coscienza”: mettersi in ferie per evitare un altro giorno nero di scontri di piazza.
E lanciare un chiaro segnale di malcontento al dipartimento di pubblica sicurezza.
«Il personale dei Reparti mobili – questo l’annuncio del Coisp – sta chiedendo un giorno di ferie per non partecipare ai servizi di ordine pubblico durante le manifestazioni di piazza in programma sabato nella capitale. I nostri colleghi lo hanno deciso per protestare contro l’assurdo linciaggio che avviene al termine di ogni manifestazione».
Parole che raccolgono anche l’appoggio del Siulp, che ricorda gli oltre 1.500 poliziotti feriti negli ultimi due anni e parla di «un segnale corretto ma forte anche a chi nella propria amministrazione li ha completamente scaricati. Facciano queste manifestazioni senza la polizia e, al suo posto, a controllare le piazze, siano inviate le sopraffine penne di alcune testate giornalistiche, così come i commentatori di alcune emittenti che in questi giorni, senza dire almeno una parola contro la violenza inusitata e organizzata dei professionisti del disordine, hanno dipinto i poliziotti come le SS dell’armata del Terzo Reich».
Insomma, il clima è teso anche al Viminale, non solo in piazza. Il che rischia di essere un problema in vista delle manifestazioni di Cobas, studenti e Casapound previsti per il fine settimana.
E non sarà un caso che ieri il capo della polizia abbia annunciato la costituzione di un tavolo che esaminerà i filmati sulle manifestazioni di ordine pubblico.
Un modo per «individuare e proporre alle apposite Commissioni per le ricompense gli uomini che durante i servizi di ordine pubblico si sono particolarmente distinti per coraggio, correttezza e capacità di mediazione».
Un premio a «quei poliziotti – ha spiegato Manganelli – che hanno saputo sviluppare le sensibilità che consentono ogni giorno in Italia di manifestare per la difesa dei propri diritti e delle proprie idee».
Iniziativa che piace al Sap: «Il 99,99 per cento degli agenti che lavorano nei cortei – sottolinea il sindacato – si comporta con grande professionalità , correttezza e capacità ».
Proprio ieri sera il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, e il questore Fulvio della Rocca, hanno fatto il punto sui cortei di sabato. Le misure di sicurezza saranno alte.
Maria Elena Vincenzi
(da “La Repubblica”)
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Novembre 22nd, 2012 Riccardo Fucile
I PM: A RAPIMENTO IN CORSO, LEONE INTERCETTATO VICINO AGLI UFFICI MEDIASET
In mattinata, interrogato nel carcere di Opera, aveva scelto il silenzio.
Nel pomeriggio, quando è stato tradotto in procura, sulle prime tentennava. Ma poi, di fronte alle domande sempre più incalzanti del numero uno dell’Antimafia di Milano, Ilda Boccassini, il capo dei sequestratori del ragioniere di Berlusconi, interrogato nell’ufficio del sostituto procuratore Paolo Storari, ha ceduto.
Francesco Leone ha risposto alle domande dei pm, ha ammesso quel che non può più negare, ovvero il suo ruolo di primo piano nel sequestro lampo, nel quale, bluffando, i sequestratori hanno offerto materiale che potesse servire a Berlusconi per ribaltare le sentenze che lo hanno condannato a pagare 560 milioni per il passaggio delle azioni Mondadori a Mediaset.
L’ex pentito di mafia barese, inoltre, ha promesso che chiarirà meglio, in un interrogatorio ancora da concordare, tutti gli aspetti ancora oscuri del blitz.
«Ci siamo messi d’accordo con i magistrati per risentirci entro la fine della settimana – ha spiegato l’avvocato che lo assiste Antonio Pirolozzi – Noi abbiamo bisogno di vedere meglio le carte, perchè ho avuto modo di leggere solo l’ordinanza».
«COSA FACEVA A MILANO DUE?»
Interrogativi da chiarire i magistrati ne hanno parecchi. A cominciare dallo strano percorso che Leone ha fatto la sera del 15 novembre prima di arrivare a Bresso, dove i suoi complici avevano già sequestrato i coniugi Spinelli.
Gli uomini della squadra mobile e della sezione di pg della polizia, infatti, hanno analizzato tutti i movimenti registrati in una delle schede prepagate acquistate dal pregiudicato.
E hanno scoperto che dalle 22,11 alle 23,18 – un intervallo di tempo nel quale i sequestratori sono già arrivati nell’abitazione del cassiere, che riferisce di essere rientrato a casa alle 21,45 – la cella telefonica agganciata è quella di Segrate-Palazzo Bernini, «compatibile – scrivono i pm – con l’ufficio di Spinelli, che ha sede in Milano Due-Segrate».
Sul posto trovano il suo braccio destro Alessio Maier e un settimo uomo, oltre ai sei arrestati per il rapimento, al quale Leone telefona alle 23,14.
Dopo qualche minuto, il boss viene intercettato mentre si dirige verso Bresso dove arriva venti minuti dopo la mezzanotte e dove rimane fino alle 10,11 del mattino. In questa seconda fase i rilievi tecnici coincidono con il racconto di Spinelli e della moglie, che parlano dell’arrivo di Leone in un secondo momento, intorno all’una di notte.
Ma che ci faceva a Milano Due, dove hanno sede gli uffici Mediaset, Leone? Chi è il settimo uomo con il quale il rapitore è in contatto? Perchè non va direttamente a Bresso?
Lì, però, Leone chiama Ilirijan Tanko, uno dei due fratelli albanesi complici del sequestro, alle 22,11: il suo telefono chiama un altro cellulare che aggancia una cella compatibile con l’abitazione di Spinelli.
Sembra, insomma, che le due menti italiane dell’operazione stessero coordinando tutto da Milano Due dove, con l’aiuto di un personaggio ancora ignoto, stavano prendendo qualcosa che potesse essere utile da mostrare alle vittime del sequestro.
«IL BOTTINO NON C’È»
Ieri sono stati interrogati anche gli altri componenti della banda.
E mentre Maier (difeso dall’avvocato Lorenzo Di Gaetano) e il laziale Pierluigi Tranquilli si sono avvalso della facoltà di non rispondere, gli albanesi hanno parlato. Marjus Anuta, per esempio, ha ricostruito tutte le fasi del sequestro nel quale, secondo l’avvocato Maria Pia Licata, avrebbe avuto un ruolo «marginale».
Sarebbe il “buono” della vicenda, il criminale dal cuore tenero che s’impietosisce quando la moglie di Spinelli sta male, le porta da bere e la copre mentre dorme. Secondo il suo racconto, il sequestro è andato male e non è stato pagato alcun riscatto. Hanno risposto alle domande del gip Di Lorenzo anche i due fratelli Tanko (assistiti da Monica Borsa e Alex Born), che invece potrebbero avere un ruolo un po’ più importante.
Le loro rilevazioni saranno utili, nei prossimi giorni, se confrontate con quello che dirà Leone.
Soprattutto per quanto riguarda l’ipotetico riscatto che però sia Spinelli, sia Silvio Berlusconi e Niccolò Ghedini negano recisamente sia stato pagato.
Nel corso di molte conversazioni, però, Leone, come scrivono i pm, «a partire dal 9 novembre» dimostra «tutto il suo interesse per lo spostamento di una grossa somma di denaro da cassette di sicurezza» riconducibili a Maier, «ad un rifugio più sicuro presso una Banca Svizzera».
«NIENTE ESCORT»
I pm di Bari, intanto, liquidano come «pura fantasia» tutte le congetture su possibili collegamenti tra i fatti di Bresso e la storia delle escort portate nelle residenze di Berlusconi tra il 2008 e 2009.
Una di quelle ragazze era Barbara Montereale, per un po’ di tempo fidanzata di Radames Parisi, a sua volta imparentato con il boss Savinuccio Parisi che però non ha mai avuto contatti diretti con Leone, legato invece a un altro clan.
In ogni caso, del sequestrato di Spinelli si sono perse le tracce, in Puglia, da almeno 15 anni, da quando cioè, divenuto “collaboratore di giustizia”, è stato messo al bando e ha cercato di rifarsi una vita in provincia di Frosinone dopo aver cominciato, durante la sua permanenza in carcere, a studiare Scienze giuridiche, arrivando a pochi esami dalla laurea.
Davide Carlucci e Piero Colaprico
(da “La Repubblica“)
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Novembre 22nd, 2012 Riccardo Fucile
“SERVE UN ALTRO PARTITO”… LE CASSE DEL PDL SONO QUASI VUOTE, TOLTI I GIORNALI AGLI ADDETTI STAMPA, DA MARZO A RISCHIO GLI STIPENDI
Borsalino scuro calato sul viso, cappotto blu, una misteriosa femme fatale sul sedile dell’auto, Berlusconi torna a Roma, su insistenza di Alfano, con nessunissima voglia di discutere delle primarie del Pdl.
Già lo ritiene un soggetto politico «senza futuro», «in caduta libera nei sondaggi», figuriamoci mettere dei soldi per finanziarie delle primarie.
Così la riunione a via del Plebiscito con Alfano, Gianni Letta e Ghedini è un lungo tormento per entrambi, il segretario – che arriva persino a minacciare le dimissioni – e il fondatore.
Dalla quale non esce una decisione definitiva, anzi le primarie sono sempre più appese a un filo. «Angelino, lo dico per il tuo stesso bene, accetta il mio consiglio», insiste più volte il Cavaliere, «lasciamo perdere questa follia. Perchè invece non organizzi una bella convention?».
Niente da fare, il segretario non molla. «Tornare indietro è impossibile. E poi qual è l’alternativa? Abbiamo già i nostri che raccolgono le firme».
In verità un’alternativa Berlusconi ce l’avrebbe.
L’aveva già buttata sul tavolo all’ultimo ufficio di presidenza ma ora ci torna su con più convinzione: «Mariarosaria Rossi ha messo in piedi un bellissimo call center. Perchè non la lasciamo fare?».
Sarebbe una sorta di sondaggio telefonico con alcune opzioni, quattro-cinque candidati, e costi molto ridotti.
Ma anche zero partecipazione, nessun contenuto politico, nessuna prospettiva.
Il segretario avrebbe voglia di mollare tutto e andarsene. Tanto più che il Cavaliere torna a ripetere che «servirebbe un altro partito».
Ma rilancia, sostenuto anche da Gianni Letta. «E se le spostassimo alla prima domenica dopo le feste? Il 13 gennaio per esempio».
Le obiezioni dell’ex premier sono molte, da quelle meteorologiche a quelle più politiche, «visto che saremmo a ridosso dello scioglimento delle Camere e nessuno ti darebbe retta. Sarebbero un vero suicidio e te lo caricheresti tu sulle spalle».
Alla fine, per nulla convinto, con l’aria di chi non nutre più alcun interesse per l’argomento, Berlusconi molla: «Va bene, andate avanti, fate come credete».
In salotto c’è già Flavio Briatore che l’aspetta per cenare e discutere degli investimenti in Kenya e il Cavaliere ha già la testa altrove.
Alfano gli rivolge un’ultima richiesta: «Non potresti convincere qualcuno dei candidati, per esempio quel Samorì, a rinunciare?».
Nemmeno su questo, tuttavia, Berlusconi concede molto.
Più tardi, in privato, confesserà tutto il suo scetticismo sull’operazione: «Secondo me le primarie non le faranno nemmeno tra due mesi».
Tornato a via dell’Umiltà , il calvario di Angelino prosegue perchè gli ex An – suoi grandi elettori – non sono per niente convinti del 13 gennaio.
Temono che sia una trappola di Berlusconi per sabotare le primarie Pdl. E guadagnare tempo per lanciare a ridosso della campagna elettorale il suo vero progetto, la nuova Forza Italia.
La Russa in particolare insiste per mantenere ferma la data del 16 dicembre: «Tre settimane – osserva Transatlantico – sono sufficienti a portare centinaia di migliaia di persone a votare. Berlusconi è contrario? Ma se è stato proprio lui il primo ad annunciare le primarie per il 16 dicembre inaudita altera parte cioè senza averne prima discusso con nessuno».
Malgrado tutto alla fine passa la linea Alfano che oggi proporrà ai coordinatori regionali di mobilitarsi per il 13 gennaio.
Con l’obiettivo di portare almeno un milione di persone ai gazebo. Certo l’atmosfera che circonda l’operazione non è propriamente di grande entusiasmo.
La maggior parte dei parlamentari, sapendo che il Cavaliere resta contrario, preferiscono non esporsi e non daranno una mano. Inoltre le casse del Pdl sono quasi vuote.
Il tesoriere Rocco Crimi, prima di dimettersi (dicono su invito di Berlusconi), ha avvertito tutti: «Ci sono soldi solo fino a marzo».
Poi saranno a rischio gli stipendi di via dell’Umiltà e salteranno i contratti a tempo. Già oggi gli addetti stampa non hanno più la mazzetta dei giornali e, per risparmiare, non possono mandare sms con i cellulari.
Ma soprattutto il Pdl perde pezzi.
Oggi se ne andrà la pattuglia di parlamentari – da Stracquadanio alla Bertolini – che guardano a Montezemolo. E pure Franco Frattini, il più filo-Monti di tutti, è sempre più infastidito dall’antimontismo dei colonnelli ex An e suggerisce una «federazione dei moderati» sotto l’egida del premier.
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
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Novembre 22nd, 2012 Riccardo Fucile
L’IDV PERDE ALTRI TRE PEZZI E ORA DI PIETRO PUNTA SU BERSANI: MA NON ERA UNO ZOMBIE?
Questioni di prospettiva. E qui non c’entra il dito e la luna che Antonio Di Pietro rievoca spesso per farsi capire meglio.
Qui è questione di prospettiva, appunto, e di numeri che vengono meno nel Parlamento che sta per andare a casa.
L’elenco va aggiornato, e per l’ex magistrato è una buona notizia: i deputati Giovanni Paladini e Gaetano Porcino (in passato beccato a un incontro con un uomini della ‘ndrangheta, ma non indagato) lasciano il partito e raggiungono l’ex capogruppo Idv, Massimo Donadi, che prepara e presenta il nuovo movimento politico in direzione Pd. A cascata, abdicano anche la moglie di Paladini, Marilyn Fusco (consigliere in Liguria) e il vicepresidente ligure Niccolò Scialfia.
La cinquina si completa con il senatore Stefano Pedica, che lamenta “confusione” e rivendica un ruolo di comando nel Lazio.
Il partito, che Di Pietro stringe tra le mani convocando l’assemblea nazionale per il 15 dicembre, non fa girare le scope di memoria leghista, ma festeggia il cesto che si ripulisce e le mele marce (si riferiscono a Porcino) che vanno via.
Di Pietro scrive una lettera per lanciare la costituente per una nuova Italia dei Valori. Quella vecchia, quella di Maruccio, Scilipoti e Razzi, è morta con la puntata di Report: “Certo, è un momento difficile, ma è anche il momento della verità . È arrivata l’ora e l’occasione per capire — una volta per tutte — chi nel nostro partito ci sta perchè ci crede e chi ci sta perchè gli conviene e fino a quando gli conviene”.
Prima scopre il lato duro e poi apre (delicatamente) a Pier Luigi Bersani: “È anche il momento di mostrare i muscoli — prosegue — vale a dire che bisogna realizzare un’Assemblea generale molto partecipata che sappia proporsi all’opinione pubblica con determinazione e spirito unitario”.
Ecco che Di Pietro comincia a sistemare le beghe di partito (e le accuse che l’hanno travolto) e avvia il corteggiamento al Pd: tre emissari, Leoluca Orlando, Luigi Li Gotti e Fabio Evangelisti, dovranno dialogare con il segretario democratico e il centrosinistra che, a primarie ancora in gioco, comprende Sel di Nichi Vendola e il Psi di Riccardo Nencini.
Di Pietro non andrà ai gazebo di domenica, non dichiara preferenze ufficiali, però invita i suoi elettori a scegliere fra gli oppositori a Mario Monti: facile intuire che Bersani e Vendola siano i candidati indicati senza alzare la voce, ma così per rafforzare il corteggiamento, incassato il no di Beppe Grillo e, soprattutto, dei militanti del Cinquestelle.
L’operazione è riuscita. Bersani apprezza: “La decisione dell’Idv di consentire ai propri elettori di contribuire alle primarie del centrosinistra è una scelta che va sottolineata, voglio solo ribadire sull’Idv quello che ho sempre detto in questi mesi: è stata l’Idv a scegliere un’altra strada. Dopo la vicenda del governo Monti — aggiunge — l’Idv evidentemente si è data un’altra prospettiva e questo ha reso impossibile costruire assieme l’appuntamento delle primarie”.
L’ex magistrato, per le prossime elezioni, vuole (e non può fare il contrario) selezionare meglio i deputati e i senatori.
Un po’ accetta le polemiche che l’hanno indebolito in questi ultimi mesi, e i sondaggi ne sono testimoni, e un po’ spera che l’Idv non sia rottamata: “È estremamente necessario assicurare una forte partecipazione al fine di dimostrare che l’Idv c’è ed esiste ancora ed è fortemente determinata a rilanciare la propria azione politica nel territorio”.
Il tono si fa quasi drammatico: “Supplico tutti coloro che credono nel partito a partecipare in massa. Va fatta la riorganizzazione della classe dirigente, attraverso una nuova fase congressuale che dovrà portare a una più capillare democratizzazione delle strutture di partito e a una maggiore trasparenza della propria gestione”.
Di Pietro va controcorrente, il tempo a disposizione non lo aiuta e nemmeno la parziale freddezza di Bersani.
Quella Italia dei Valori che aspirava al 10 per cento di share, e stringeva alleanze con il Pd e Sel sul palco di Vasto, non esiste più.
Anche se l’ex magistrato vuole recuperare dei pezzi, mentre altri pezzi dicono addio.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 22nd, 2012 Riccardo Fucile
BURRASCOSO VERTICE PDL A PALAZZO GRAZIOLI: SEI ORE DI CONTRASTI, POI BERLUSCONI CONCEDE LE PRIMARIE MA IN UN SOLO GIORNO, NIENTE MODELLO AMERICANO…. ALFANO NON HA CAPITO CHE ANDRA’ A SCHIANTARSI IN OGNI CASO
Angelino Alfano preme per fare le primarie del Pdl e prova a convicere Silvio Berlusconi.
Dopo una riunione tra il segretario azzurro e il Cavaliere a palazzo Grazioli durata più di sei ore e dopo che per tutto il giorno erano circolate voci di un possibile annullamento della competizione pidiellina, da sempre invisa all’ex premier, arriva la decisione: la consultazione si farà e giovedì si deciderà la data e i dettagli organizzativi.
Ma le primarie del Pdl non potranno seguire il modello americano del voto sequenziale, spalmato in più giorni nelle varie regioni.
Bisognerà risolvere la pratica in un’unica soluzione.
Il segretario l’avrebbe dunque spuntata, nonostante Berlusconi, stando a quanto riferiscono alcune fonti del Pdl, durante tutta la riunione avrebbe continuato a manifestare le proprie perplessità sulla consultazione.
Al punto da far andare su tutte le furie il suo ex delfino che avrebbe addirittura minacciato le dimissioni: “Se le primarie non si fanno, io mi dimetto. Adesso”, avrebbe sbottato Alfano intorno alle 17.30.
“Se hai intenzione di archiviare le primarie- è il ragionamento che, secondo indiscrezioni, Alfano fa all’ex premier faccia a faccia- allora io mi dimetto, non ci sto a farmi ridere dietro”.
Berlusconi sorride, e alla fine accetta la partita.
In serata viene diffusa la nota ufficiale del segretario. “Ho convocato per domani, alle 14 in via dell’Umiltà , i coordinatori regionali e provinciali del
partito – si legge nel documento – per un confronto sulle questioni organizzative e sulla data di svolgimento delle primarie. Alla luce del fatto nuovo rappresentato dalla possibilità delle elezioni anticipate e accorpate – scrive ancora Alfano – il calendario delle elezioni primarie, inizialmente deciso dall’ufficio di presidenza del partito (con voto sequenziale ispirato al modello americano), diviene impraticabile, come ho già pubblicamente osservato in questi ultimi giorni”.
L’orientamento sarebbe dunque quello di scegliere una data secca per le consultazioni.
Sul tavolo ci sono varie opzioni. Si è parlato più volte del 16 dicembre, ma il confronto è tutt’ora aperto.
Convincere i dirigenti locali del partito a mettere in
piedi il baraccone delle primarie in così poco tempo sarà una partita difficilissima. Nei giorni scorsi, più di un coordinatore ha detto chiaro e tondo a Gregorio Fontana, a capo dell’organizzazione delle consultazioni, che preparare tutto per il 16 dicembre “è impossibile”.
Ma, come spiegano alcuni ‘retroscenisti’, Alfano sa che solo quella data (considerata anche da Gianni Alemanno come la migliore) può mettere le primarie del Pdl al sicuro dall’ennesimo ripensamento di Berlusconi.
Secondo le ultime indiscrezioni raccolte in Transatlantico, a Montecitorio, il partito di via dell’Umiltà avrebbe cerchiato in rosso la data di domenica 13 gennaio.
Ma spostare più in là la data rischierebbe solo di dare più spazio e più tempo a chi vorrebbe mandare all’aria la competizione.
(da “la Repubblica”)
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Novembre 22nd, 2012 Riccardo Fucile
A DI PIETRO DEL PARTITO ORMAI RESTA SOLO LA CASSA…. IL GRUPPO E’ SCESO A 17 UNITA’ MENTRE DONADI LANCIA IL NUOVO SOGGETTO POLITICO DI APPOGGIO AL PD CHE GARANTIRA’ QUALCHE POLTRONA AI TRANSFUGHI
Nella sola giornata di oggi l’Italia dei Valori ha perduto altri tre parlamentari.
Alla Camera lasciano la formazione di Antonio Di Pietro sia Giovanni Paladini che Gaetano Porcino.
Al Senato ha annunciato l’uscita dall’Idv il senatore Stefano Pedica.
Le loro dimissioni sono state motivate con un forte “disaccordo sulla linea politica” del partito.
Il gruppo dell’Idv a Montecitorio scende così a 17 membri, sotto la quota di 20 parlamentari prevista dal regolamento per mantenere un proprio gruppo alla Camera.
Si tratta di un duro colpo dopo le dimissioni, lo scorso 5 novembre, del capogruppo Massimo Donadi, subito seguito anche dal senatore Nello Formisano.
Ed è proprio Donadi ad annunciare la nascita di un nuovo soggetto politico che sarà presentato domattina a Montecitorio.
Lo stesso Donadi rivela che il nuovo partito sarà saldamente ancorato nel centrosinistra e fondato sui valori della giustizia, della solidarietà e dei diritti. Secondo indiscrezioni, è proprio nel nuovo soggetto politico che potrebbero confluire i parlamentari usciti oggi dall’Idv.
E’ stata una separazione consensuale – assicura Antonio Di Pietro, intercettato dai cronisti a Montecitorio – ho preso atto con rispetto che una parte del partito vuole costituire un nuovo soggetto politico al quale auguriamo ogni bene”.
L’Idv tuttavia, assicura il leader, “non sta affondando, ma avvia
una fase costituente per ricominciare, ripartendo dalle origini” e tentando “di avviare una spersonalizzazione del partito, di cui sarò garante”.
Già da tempo infatti Antonio Di Pietro prova a serrare le fila in vista dell’assemblea generale dell’Idv il prossimo 15 dicembre a Roma.
In una lettera inviata ai dirigenti ed agli iscritti, spiega che l’iniziativa è finalizzata a verificare chi crede ancora nel partito, nonostante le recenti defezioni. Il presidente nazionale chiede ai dirigenti una vera e propria mobilitazione di popolo che faccia emergere in maniera chiara e convincente che Italia dei Valori vuole continuare a essere un punto di riferimento importante nel panorama politico”.
Di Pietro non si rivolge solo agli elettori: rassicura la sua stessa squadra annunciando l’avvio di una “nuova fase congressuale che dovrà portare ad una più capillare democratizzazione delle strutture di partito e ad una maggiore trasparenza della gestione”.
La vera sfida, per il partito di Di Pietro, è però quella di recuperare il rapporto con il Pd.
L’Italia dei valori ha nominato tre delegati che dovranno incontrare gli esponenti del Partito democratico, di Sel e delle altre forze politiche protagoniste delle primarie di centrosinistra: l’obiettivo è ottenere la presenza del candidato premier all’assemblea nazionale del 15 dicembre. Insomma, far tornare l’Idv nello schieramento che si presenterà unito alle prossime elezioni.
(da “La Repubblica”)
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Novembre 22nd, 2012 Riccardo Fucile
CINQUE DEPUTATI HANNO LASCIATO IL GRUPPO, MA POTREBBERO ARRIVARE A DIECI
La pasionaria Isabella Bertolini, l’ex legale Gaetano Pecorella, il pasdaran Giorgio Stracquadanio e altri due parlamentari del Pdl, Roberto Tortoli e Franco Stradella. Ci sono diversi ormai ex ultrà berlusconiani in “Italia libera“, il nuovo soggetto politico promosso dalla Bertolini.
La vicepresidente del Pdl alla Camera, e coordinatrice del partito in Emilia-Romagna, ha spiegato all’Adnkronos le ragioni del distacco dopo anni di militanza azzurra: “Siamo pronti alla sfida. Usciremo dal Pdl. Vogliamo costruire l’area dei liberaldemocratici che in Italia ormai non esiste più, pur di non lasciare l’Italia in mano a Bersani e a Vendola. Daremo vita a una componente autonoma”.
Bertolini esclude che dietro questa operazione ci sia lo zampino di Silvio Berlusconi: “Non c’è assolutamente nessuno dietro di noi, noi guardiamo a un’area alternativa alla sinistra”.
L’ufficializzazione del nuovo soggetto arriverà domani, con una conferenza stampa convocata alle 13, a Montecitorio.
Per il momento i parlamentari in uscita dal Pdl sarebbero cinque o sei e l’obiettivo è arrivare a quota dieci per creare una componente autonoma.
Italia libera nasce da un malcontento che cova da tempo.
Isabella Bertolini aveva giù definito il Pdl un “partito finito”, e attaccato in particolare l’astro nascente Gianpiero Samorì, suo concittadino (entrambi sono di Modena) e “jolly” di Berlusconi e Dell’Utri alle primarie (sempre più in forse).
Stracquadanio, irriducibile supporter del Cavaliere in mille apparizioni televisive, era già approdato al Gruppo misto.
E Pecorella aveva più volte manifestato apertamente il suo dissenso sulla conduzione del partito.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 22nd, 2012 Riccardo Fucile
FILMATI MENTRE ENTRAVANO IN COMUNE DI SERA E USCIVANO STRISCIANDO IL BADGE AZIENDALE PER FARSI PAGARE STRAORDINARI MAI FATTI
L’assenteista più organizzato era in grado di entrare nel sistema informatico del Comune e modificare l’orario di ingresso e uscita dall’ufficio, anche se quel giorno lì dentro non ci aveva mai messo piede.
Al municipio di Modica non era il solo.
Secondo la procura, che ha chiesto il rinvio a giudizio di 106 dipendenti per truffa aggravata e falso ideologico, lasciare l’ufficio per dedicarsi ai fatti propri era ormai prassi consolidata per molti, troppi.
L’inchiesta, partita nel 2009 dalle segnalazioni indignate di cittadini utenti del comune, si è concentrata solo su Palazzo San Domenico, la sede centrale del Comune, dove lavorano 126 dei 542 dipendenti.
Dunque, fa sapere la procura, l’86 per cento dei dipendenti di quell’edificio non rispettava gli orari di servizio e il 7 marzo dell’anno prossimo dovrà presentarsi davanti al gup Maria Rabini.
«Ma per il momento restano tutti in servizio – chiarisce il sindaco pd Antonello Buscema che ha annunciato la costituzione di parte civile – a tutti abbiamo notificato provvedimenti disciplinari ma l’efficacia è sospesa fin quando non ci sarà il giudizio».
Il sindaco, che da quando si è insediato nel 2008 cerca di fronteggiare una grave crisi che ha portato il comune di Modica sull’orlo del dissesto finanziario, teme ulteriori danni per l’amministrazione: «Non vorrei che finisse come per quel dipendente della presidenza del Consiglio comunale che, avendo ammesso le sue responsabilità davanti ai giudici, avevamo licenziato e il tribunale del lavoro ha reintegrato».
È proprio lui l’uomo dell’orologio segna-presenze.
Procura, polizia e guardia di finanza sapevano bene che si allontanava spesso dal lavoro ma il suo badge era sempre in ordine.
Fu lui stesso, alla fine, a chiarire che aveva la password d’accesso al sistema informatico; vi accedeva, modificava l’orologio giusto quei pochi secondi che gli servivano a strisciare la sua tesserina magnetica, e poi rimetteva tutto a posto. Licenziato, reintegrato, ora in pensione, ma ugualmente nella lista dei 106 indagati. Un’inchiesta complicata, che ha avuto necessità di molti uomini in campo, visto che poi poliziotti e finanzieri dovevano seguire gli assenteisti: uno era solito chiudersi nel garage di casa ad ascoltare musica; un altro una sera venne visto entrare nel municipio ormai chiuso, timbrare l’uscita in straordinario, e tornarsene a casa; una dipendente abitualmente se ne stava seduta ai tavolini di un bar del centro, un’altra andava a far visita ad amici assieme al marito.
«Era un fenomeno di malcostume e liceità – dice il procuratore di Modica Francesco Pulejo – talmente diffuso e allarmante che certo è spia di qualcosa che non va, e non solo per l’atteggiamento di tolleranza spesso mostrato dai loro capi».
Fabio Albanese
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Novembre 22nd, 2012 Riccardo Fucile
COME FUNZIONA E SU CHE DATI SI BASA IL REDDITEST
Non è difficile da usare il Redditest.
Prima di iniziare è meglio avere con sè la dichiarazione dei redditi per trarne alcuni dati certi.
Alla fine è consigliabile salvare il profilo e stamparlo. sempre possibile modificarlo. La prima schermata chiede di scegliere il tipo di famiglia tra 11 tipologie possibili e di inserire il Comune di residenza e il reddito familiare complessivo lordo, comprendendovi quelli esenti, esclusi, soggetti a tassazione separata, a ritenuta alla fonte a titolo di imposta e a imposta sostitutiva.
Cliccando su «continua», apparirà una banda laterale con le sette principali voci di spesa: abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, spese varie, investimenti immobiliari e mobiliari netti. Ciascuna di queste voci, una volta cliccata, si apre rivelando altre voci: ad esempio, cliccando su «abitazione», si avranno «abitazione principale», «altre abitazioni», «spese abitazioni».
Ciascuna di questi voci fa accedere a una schermata in cui vanno inseriti i dati richiesti.
Completato l’inserimento si passa a cliccare sulla voce successiva: «mezzi di trasporto», anche qui con delle sottovoci da compilare.
Una volta esaurito il test si va al bottone in basso a sinistra «stima coerenza».
Se il semaforo è verde, il reddito dichiarato all’inizio è coerente con le spese inserite. Se invece è rosso, vuol dire che non c’è coerenza, dunque, siamo potenzialmente a rischio di risultare evasori qualora subissimo un accertamento.
Attenzione: chi fa il Redditest non invia i propri dati all’Agenzia delle Entrate.
Non c’è alcun collegamento.
Quindi il rischio di venire scoperti, in caso di evasione, attiene sempre all’iniziativa autonoma del Fisco.
Antonella Baccaro
(da “il Corriere della Sera“)
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