Novembre 26th, 2012 Riccardo Fucile
MERCOLEDI’ FACCIA A FACCIA TELEVISIVO, LA REGISTRAZIONE DI NUOVI ELETTORI E LA STRATEGIA DELLA CRIMINALIZZAZIONE
Erano da pochi minuti passate le nove della sera, in tutta Italia lo scrutino era ancora in altissimo mare, i fronti avversi stemperavano l’ansia scambiandosi compiacimento per il boom di partecipazione, quando sulle agenzie è comparsa una dichiarazione dell’onorevole Luca Sani, un albergatore maremmano che è stato sindaco e segretario dei Ds di Grosseto: «Nella nostra città c’è stato un voto fortemente inquinato per una massiccia presenza di elettori di centrodestra. Un’azione di disturbo studiata a tavolino».
Difficile dire se l’onorevole Ciani, nell’uscire allo scoperto, disponesse di dati incontrovertibili, ma quella sortita è interessante perchè rappresenta uno degli «squilli» di tromba più significativi in vista del ballottaggio.
Nelle prossime ore Bersani e l’intero gruppo dirigente saranno chiamati ad una scelta delicata: se puntare o meno su un’arma antica, la «criminalizzazione del nemico».
Ma sono tante le incognite che gravano su un ballottaggio che Pier Luigi Bersani si sarebbe risparmiato, che si profila insidioso e che – nelle intenzioni dell’entourage di Renzi – potrebbe diventare «una partita completamente diversa dalla prima fase».
Sulla base degli strateghi dei due fronti contrapposti, la partita del secondo turno è destinata a giocarsi su molte variabili.
Dando per scontato, già nelle prossime ore, il pronunciamento a favore di Bersani da parte di Nichi Vendola, Laura Puppato e Bruno Tabacci, tre sono le principali incognite.
Anzitutto l’intensità del faccia a faccia televisivo che quasi certamente si svolgerà mercoledì su RaiUno in prima serata, davanti ad una platea che almeno sulla carta potrebbe essere quadrupla rispetto a quella del confronto a 5 che si è svolto su Sky. C’è poi l’incognita sulla quantità di nuovi elettori che si registreranno, giovedì e venerdì, prima del ballottaggio previsto per domenica.
E tra le incognite decisive c’è anche l’efficacia della prevedibile campagna di denuncia che getta ombre su Renzi.
Ma al primo posto tra le variabili che possono influenzare il voto, c’è sicuramente il duello televisivo.
Nella prima fase è stato Bersani a tenere bassi i riflettori: è stato il suo staff a chiudere la porta a confronti a due tra candidati, chiedendo ed ottenendo che il confronto fosse a cinque.
Ma la richiesta più qualificante è che il dibattito collettivo si svolgesse su una rete nazionale ma ad ascolto limitato come Sky.
A dispetto delle cautele, il dibattito ha avuto un ascolto complessivo inatteso per quella emittente (1 milione e 800.000 spettatori), un successo che ha suscitato una forte reazione nei nuovi vertici Rai.
Se ne è parlato persino nel corso di una riunione del Cda Rai, nel corso del quale presidente e direttore generale hanno sottolineato l’occasione persa per il servizio pubblico, chiedendo che il duello tra gli eventuali sfidanti si svolga mercoledì in prima serata su RaiUno.
Bersani, per evitare che si speculasse su un suo timore, già da qualche giorno ha dato la sua disponibilità , mentre Renzi, attraverso il suo portavoce Marco Agnoletti, ha fatto sapere che non avrebbe assunto «nessun impegno prima di sapere chi fossero stati i protagonisti del ballottaggio».
Ieri sera Enrico Mentana, conoscendo la prenotazione della Rai, si è proposto per ospitare un secondo confronto su la 7 per sabato sera.
La seconda variabile riguarda i nuovi elettori.
Nelle Primarie che hanno portato all’indicazione di Franà§ois Hollande come candidato dei socialisti, nel secondo turno gli elettori sono aumentati, passando da 2 milioni e 600 mila a 2 milioni e 800 mila.
Nei giorni scorsi, nelle trattative – Lino Paganelli, il responsabile delle Feste schierato con Renzi – è riuscito a ottenere la possibilità di una seconda registrazione, non online ma fatta di persona, che si potrà realizzare giovedì e venerdì prossimi.
Certo la tentazione di Renzi sarebbe quella di chiedere una riapertura dei termini, anche perchè come dice lui stesso l’ostracismo dell’apparato è stato totale: «Avevamo contro 107 segretari provinciali su 110, mentre soltanto 123 parlamentari erano dalla nostra parte».
Oggi i due leader e i due staff prenderanno le decisioni decisive e da stasera parte il rush finale.
Fabio Martini
(da “La Stampa“)
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Novembre 26th, 2012 Riccardo Fucile
INCREDIBILE RENZI: VUOLE UN “SECONDO TURNO APERTO A TUTTI”: NON GLI SONO BASTATI GLI ELETTORI PDL E LEGHISTI DEL PRIMO TURNO?
I dati ufficiali arriveranno solo alle 18, dopo il via libera da parte del comitato dei garanti, ma con il ballottaggio ormai certo tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi si riaccendono le polemiche della campagna per le primarie.
Dopo la giornata del voto, contraddistinta dal fair play, si torna a discutere sulle regole delle primarie e anche sui risultati del primo turno.
Per il comitato promotore delle primarie i dati “ufficiosi”, che riguardano comunque il 90% dei seggi, parlano di un distacco del segretario del Pd sul sindaco di Firenze di quasi dieci punti percentuali. –
Bersani si afferma primo con il 44,9%, seguito da Renzi al 35,5%, da Nichi Vendola al 15,6%, da Laura Puppato al 2,6% e da Tabacci all’1,4%.
Dati contestati dallo staff di Renzi secondo il quale le distanze sarebbero minori con Bersani al 43,4% e Renzi al 38,8%. C’è di più.
I renziani con Nicola Danti chiedono al quartier generale del partito di «pubblicare on line sul sito tutti i verbali dei nove mila seggi» e contestano il metodo perchè «aggregare i dati su base provinciale come ha fatto Nico Stumpo è molto discutibile». E Roberto Reggi chiede che al secondo turno si possa far votare tutti.
Anche il primo che passa, certo, basta che voti per Renzi.
«Il mio risultato è assolutamente incoraggiante, ho grande fiducia in domenica scorsa e sono sicuro che dal giorno dopo lavoreremo tutti insieme per la galoppata impegnativa delle elezioni», commenta intanto Pier Luigi Bersani.
Poi l’appello all’avversario: ««Con Matteo ci siamo mandati dei messaggini, poi stasera ci vediamo a Milano. Ci siamo scambiati gli auguri, le cose buone. Lui ha sempre il difettuccio di dire “noi e loro”, ma noi siamo noi tutti noi, loro è Berlusconi. Non c’è bisogno di fuoco amico, l’avversario è la destra».
Forse Bersani non ha ancora capito chi si sono messi in casa.
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Novembre 26th, 2012 Riccardo Fucile
DOPO 30 GIORNI HA RICEVUTO L’ORDINE DI ARRESTO DOMICILIARE… LA SUA RICHIESTA DI POTER CONTINUARE A LAVORARE
Il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti ha affidato ad un tweet la notizia che era attesa proprio per queste ore: “Ricevuto ordine di arresto domiciliare”.
Scadevano infatti oggi i 30 giorni di sospensione della pena a 14 mesi di reclusione comminata al giornalista per diffamazione.
Sallusti, ha spiegato il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, ha ottenuto la sospensione della carcerazione “ricorrendo le condizioni per l’esecuzione della pena detentiva presso il domicilio” in base al cosiddetto decreto ‘svuotacarceri’.
La procura ha precisato anche che l’ultima decisione sui domiciliari al direttore de Il Giornale spetterà comunque al magistrato di sorveglianza, il quale ha secondo la legge 5 giorni di tempo per decidere.
Il termine comunque è ordinatorio e non perentorio, consente quindi al magistrato di Sorveglianza un periodo più lungo per decidere le modalità della detenzione ai domiciliari oppure confermare il carcere.
“Ho dato mandato ai miei legali di chiedere al magistrato di sorveglianza se posso continuare a lavorare, ogni altra richiesta è subordinata a questo” ha dichiarato Sallusti, il quale ha espresso la richiesta di scegliere come domicilio presso il quale sconate la pena, qualora non venga riconfermato il carcere, la residenza milanese di Daniela Santanchè.
“Anche se non vado in carcere e quindi non ci sarà la violenza fisica della detenzione – ha dichiarato Sallusti – resta comunque la violenza psicologica dell’essere privati della libertà “.
Riprende oggi tra l’altro, la discussione sul ddl sulla diffamazione in Senato. Fieg e Fnsi lanciano l’appello affinchè il Parlamento ritiri il provvedimento definendolo ‘una pessima legge che che introduce norme assurde’
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Novembre 26th, 2012 Riccardo Fucile
IL CAVALIERE POTREBBE LASCIARE A GIORNI LA PRESIDENZA DEL PARTITO… E TIFA PER RENZI
«Qualche cosa deve partire da ciò che sta succedendo oggi, stiamo valutando se dar vita a un nuovo soggetto politico».
Così Silvio Berlusconi a «La telefonata» di Belpietro, su Canale 5.
E sulle primare Pdl ha aggiunto: «Per ora vanno avanti, c’è un ufficio di presidenza che deciderà se confermare o meno le primarie del 16 dicembre».
Ma secondo alcuni quotidiani tra i quali il Giornale, della famiglia Berlusconi, l’ex premier si potrebbe dimettere questa settimana dalla presidenza del Pdl e annunciare la rinascita di Forza Italia.
Sarebbe lo stesso Cavaliere a guidare alle prossime elezioni di primavera la nuova lista composta da pochi fidati politici ed esponenti della società civile e del mondo imprenditoriale.
«PRIMARIE?»
L’annuncio dell’abbandono del partito del predellino dovrebbe arrivare, secondo la stampa, giovedì ¬ nel corso di un ufficio di presidenza che Alfano vorrebbe invece per fare chiarezza sulle primarie previste al momento per il 16 dicembre ma a questo punto sempre più in bilico.
Berlusconi già nelle scorse settimane era apparso scettico sulla opportunità delle primarie ma poi sembrava aver prevalso la linea del segretario.
E in diretta stamattina, il pensiero del cavaliere è emerso chiaramente: «Gli italiani sono lontani dalla politica. Il 70% degli italiani è disgustato dai partiti», ha detto. Un’analisi usata come premessa per annunciare «una forza nuova».
«CAMBIARE TUTTO»
«Serve cambiare tutto, aprire gli occhi su quello che sta succedendo in Italia, a partire dalle dimissioni imposte al mio governo, che pure aveva fatto molto bene. Sto riflettendo su quale possa essere la ricetta per realizzare quella rivoluzione liberale che era stata da me promessa in buonafede. Ma la rivoluzione liberale non è stata possibile concretizzarla a causa di un’architettura istituzionale italiana che impedisce ogni cambiamento». Quindi per riformare in profondità il sistema, ha concluso Berlusconi, «occorre cambiare le regole costituzionali».
SOCIALDEMOCRATICO
Rispondendo ad una domanda sull’esito delle primarie del centro-sinistra, Silvio berlusconi ha detto. «Renzi non ha portato avanti le stesse idee del Pci-Pds-Ds, che non hanno mai abbandonato l’ideologia comunista. Con Renzi anche l’Italia potrebbe avere un partito socialdemocratico come l’Inghliterra e la Germania».
DEMOCRAZIA
Auspica dunque una vittoria di Matteo Renzi alle primarie del centrosinistra, l’ex premier. Che non si lascia andare a previsioni sull’esito del ballottaggio di domenica 2 dicembre: «A me non piace guardare in casa d’altri, vincerà chi avrà piu voti. Ma questa è una prova di democrazia che ha finalmente dato il Pd e siamo curiosi di vedere cosa succederà ».
«RISORSA»
Berlusconi si è poi detto d’accordo con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, secondo il quale il premier Mario Monti, in quanto senatore a vita, non si candiderà alle elezioni di primavera, ma potrà essere una risorsa dopo il voto. E non rinuncia a ribadire la propria contrarietà alle politiche di rigore del governo tecnico che, «sulla linea della Merkel ha portato l’Italia nella spirale della recessione».
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 26th, 2012 Riccardo Fucile
VERTICE AD ARCORE CON I FEDELISSIMI… L’ANNUNCIO SARA’ IN TV… GHISLERI: “IL RISCHIO E’ CHE IL PDL PRENDA I 4-5% E CHE UNA LISTA BERLUSCONI NON BEN STRUTTURATA VADA MALE”
Si parte.
Già oggi, di prima mattina, al telefono con Belpietro su Canale 5 Silvio Berlusconi potrebbe annunciare la nascita del nuovo soggetto politico a cui lavora da settimane e che ormai è deciso a varare.
Se dirà il nome – che sarà quasi certamente Forza Italia -, se ne delineerà con precisione i contorni, i protagonisti, gli inclusi e soprattutto gli esclusi, è però da vedere, considerato che sia nel suo entourage che in quello di Alfano la sensazione è che il quadro sia «in grande evoluzione», e molto resti ancora da decidere.
Ma una cosa è certa: anche ai partecipanti del vertice ristretto che si è tenuto ieri ad Arcore – Verdini, Santanchè, Gelmini, Romani, Mantovani, Crimi, la sondaggista Ghisleri – Berlusconi ha detto che un nuovo soggetto politico – per lo più formato da imprenditori, sindaci, esponenti della società civile e pochi, fedelissimi e ben selezionati politici – è indifferibile quanto indispensabile.
Una Forza Italia come quella che fu, anche se perfino il Cavaliere ha bene in mente che, 18 anni dopo, nulla è più come prima.
Raccontano i presenti al summit che la sua idea è chiara: Alfano può tenersi il Pdl, e la lista nuova di zecca da lui guidata si affiancherebbe per raggiungere, tutti insieme, un bel 30% (il 15-20% sarebbe suo).
Poi certo, nel gruppo dei fedelissimi che ne farebbero parte, non sarebbe male avere le facce migliori della Forza Italia originaria (non a caso la Gelmini era tra gli invitati ad Arcore, e molti altri vengono sondati in queste ore).
Per carità , nessun inseguimento: «Chi vuole venire, tra chi lo merita, venga, e per Angelino c’è sempre un posto. Io parto, loro facciano quello che vogliono».
Ma, in attesa dei focus group che tra oggi e domani dovrebbero arrivare sulla sua scrivania, la sondaggista di fiducia lo ha avvertito: attenzione, perchè il rischio è che un Pdl guidato da Alfano, svuotato, ridotto a una scarpa vecchia prenda percentuali da 4-5%, ma anche la lista Berlusconi, se «non sufficientemente credibile, non seria, non strutturata» vada male.
Insomma, spacchettare non significa affatto, necessariamente, moltiplicare. Può anche significare morire.
E soprattutto, è ancora tutta da organizzare la reazione dei vertici del Pdl.
Allo stato, Alfano, che pure con il Cavaliere parla in queste ore, è in attesa di sviluppi, magari di un ufficio di presidenza che però nessuno sa se davvero Berlusconi ha intenzione di convocare.
Perchè – è il pensiero del segretario – una cosa è lanciare una lista nuova che si affianca al Pdl e lo arricchisce, altra è andare a svuotare il partito dei suoi elementi migliori: «Questa – tuona il segretario – sarebbe una scissione».
Con tutto ciò che comporta.
Ipotesi di gruppi parlamentari separati, di divisione delle spoglie del partito, ma soprattutto di rapporti.
In un quadro di rottura, come potrebbero correre insieme Forza Italia e un Pdl di rottamandi, con o senza gli ex An (che potrebbero fondare un’altra forza autonoma) sotto la guida di Berlusconi?
Insomma, allo stato, Alfano, pur se descritto «in pieno travaglio», non sembra aver intenzione di andare a rifugiarsi, lui e un gruppetto di amici stretti, sotto l’ombrello di Berlusconi, delle amazzoni, agli ordini di Bondi e Santanchè, insomma «in terza fila» lui che comunque è pur sempre «il segretario di un partito, per piccolo che possa diventare».
Un partito che potrebbe, ragionano in via dell’Umiltà , anche interagire e magari allearsi – in caso di rottura con Berlusconi – con i centristi che si ispirano a Monti, da Casini a Riccardi a Montezemolo, e farlo in modo «credibile».
Esattamente quello che «Berlusconi non può fare».
Questo è almeno il clima che si respira in queste ore, in cui tutto deve ancora succedere.
Perchè se è vero che c’è chi sicuramente nella nuova Forza Italia non può o non vuole entrare (ex An, Formigoni, Mario Mauro tra gli altri), è altrettanto vero che il richiamo della foresta sarà forte quando il vascello salperà davvero.
E il canto delle sirene potrebbe ammorbidire le posizioni di Alfano come degli ex forzisti suoi fedelissimi, e magari convincerli a entrare nella nuova Forza Italia.
Temi dei prossimi giorni, che almeno fino a giovedì (quando Berlusconi dovrebbe andare in tivù e forse passare agli annunci formali) terranno banco.
Assieme a quello della legge elettorale: ieri Berlusconi è stato duro nel no alle preferenze e nella difesa del Porcellum, che a questo punto imporrebbe a tutti i pezzi di Pdl di stare con lui.
Ma anche su questo, con quello che fu il vertice del suo partito, è scontro.
Paola Di Caro
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 26th, 2012 Riccardo Fucile
INDAGATO FERRANTE E IL NUOVO DIRETTORE DELLO STABILIMENTO… BLOCCATA DI FATTO L’ATTIVITA’ NELLA FABBRICA
Sette arresti, due avvisi di garanzia ed una pioggia di sequestri.
Sono gli ingredienti della nuova burrasca giudiziaria che ha investito l’ilva di Taranto. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi anche Emilio Riva e suo figlio Fabio (al momento irreperibile), che è ricercato dai finanzieri, mentre al presidente Bruno Ferrante, e al nuovo direttore dello stabilimento di Taranto, è stato notificata una informazione di garanzia.
In arresto anche l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto, Michele Conserva (che si era dimesso lo scorso settembre) tra le persone destinatarie di provvedimenti cautelari nell’ambito delle inchieste sull’Ilva di Taranto.
Conserva è agli arresti domiciliari e si è dimesso circa due mesi fa dall’incarico.
Le accuse sono a vario titolo di associazione per delinquere, disastro ambientale e concussione.
Contestualmente agli arresti, nel siderurgico è stato eseguito un sequestro preventivo dei prodotti finiti e semilavorati destinati alla vendita e al trasferimento negli altri stabilimenti del gruppo Riva.
Di fatto un blocco dell’attività nella fabbrica da dodicimila posti di lavoro.
Sigilli a tutto il prodotto finito sulle banchine del porto di Taranto utilizzate dall’Ilva, in questo modo la merce non potrà essere commercializzata.
La misura sarebbe stata adottata perchè Ilva avrebbe violato le prescrizioni del sequestro adottato dall’Autorità Giudiziaria, nel luglio scorso, sugli impianti dell’area a caldo.
Sequestro che non prevede la facoltà d’uso a fini produttivi degli impianti del siderurgico.
Il nuovo terremoto scaturisce dall’inchiesta denominata “environment sold out”, ambiente svenduto, avviata dalla finanza nel 2009.
Tra gli episodi fotografati c’è la presunta corruzione di un perito della procura incaricato di svolgere una consulenza sulle fonti dell’inquinamento killer.
Per quella vicenda ai domiciliari il perito Lorenzo Liberti, mentre il carcere è scattato per Girolamo Archinà l’ex potentissimo responsabile delle relazioni istituzionlai del gruppo, licenziato nei mesi scorsi.
Ma il picco dell’indagine riguarda anche il mancato rispetto del provvedimento di sequestro scattato lo scorso 26 luglio per gli impianti le l’area a caldo, ritenuti la fonte dell’inquinamento killer che fa ammalare e uccide i tarantini.
La vicenda è legata anche al presunto giro di mazzette che negli anni sarebbero servite ad ‘ammorbidire’ l’impatto inquinante dello stabilimento.
Di lì è già saltata fuori la storia di Liberti, il perito della procura incaricato dai pm di individuare la fonte dell’inquinamento dei terreni in cui pascolavano capre e pecore risultate contaminate da diossina e pcb, che sarebbe stato corrotto da Archinà .
L’Ilva ha sempre smentito che si trattava di una tangente a Liberti ma ha affermato che quei soldi Archinà avrebbe dovuto versarli come donazione alla Diocesi di Taranto. Gli arresti vengono eseguiti dalla Guardia di Finanza sulla base di due ordinanze di custodia cautelare firmate dai Gip Patrizia Todisco e Vilma Gilli.
Il filone d’indagine denominato ‘Ambiente svenduto’ consiste nella seconda fase dell’inchiesta della Guardia di Finanza sull’Ilva di Taranto punta su chi doveva controllare e invece non lo ha fatto.
Al centro dell’ inchiesta c’era l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari del perito della procura Liberti, allora preside della facoltà di Ingegneria di Taranto.
Secondo quanto ricostruito e ipotizzato dagli investigatori, Liberti avrebbe ricevuto da Archinà una mazzetta di diecimila euro nel parcheggio dell’autogrill lungo l’autostrada tra Bari e Taranto.
Quei soldi, secondo la Finanza, servivano ad “aggiustare” la perizia che il professore avrebbe di lì a poco depositato.
ll faccia a faccia avviene il 26 marzo del 2010 nella stazione di servizio Le Fonti est, nei pressi di Acquaviva lungo l’autostrada A14.
Archinà consegna al perito una busta bianca.
Secondo gli inquirenti, in quella busta ci sono diecimila euro in contanti che il dirigente dello stabilimento avrebbe pagato per ammorbidire il giudizio di Liberti sulle emissioni inquinanti dello stabilimento.
Mario Diliberto
(da “la Repubblica”)
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Novembre 26th, 2012 Riccardo Fucile
BERSANI VINCE IN 16 REGIONI, RENZI PREVALE IN PIEMONTE E TOSCANA
All’indomani della chiusura dei seggi per le primarie del candidato premier del centrosinistra, confermato il dato della massiccia affluenza, anche se con numeri decisamente inferiori a quelli diffusi ieri.
“Hanno votato circa 3 milioni e centomila cittadini”, spiega Nico Stumpo, coordinatore nazionale delle primarie del centrosinistra, ad Agorà , su Rai3.
Con lo scrutinio di quasi il 90% dei seggi, Stumpo dà i risultati “ufficiosi” ma praticamente definitivi.
Confermato il ballottaggio del 2 dicembre tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi, che si distaccano di circa 9 punti. Bersani è in testa con il 44,9%, Renzi insegue con il 35,5%.
Fuori dalla competizione il leader di Sel Nichi Vendola con il 15,6%, Laura Puppato al 2,6%, Bruno Tabacci all’1,4%.
Il segretario va bene anche in Emilia Romagna, Lazio, Liguria e Trentino Alto Adige.
Il sindaco di Firenze fa sue anche Umbria e Valle d’Aosta. Vendola: exploit in Puglia. Puppato bene in Veneto e Tabacci in Calabria
Una fotografia che mostra alcune tendenze interessanti e nasconde anche qualche sorpresa. Primo dato: Bersani vince in 16 regioni su 20 e Renzi nelle restanti quattro (Toscana, Piemonte, Umbria e Valle d’Aosta).
Il risultato migliore del segretario si registra al Sud e nelle isole dove Bersani supera il 50% in cinque regioni (Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) su otto con la punta più alta in Calabria (59,4%).
Resta sotto il 50% in Abruzzo e Molise (45% e 42%) e, soprattutto in Puglia (40%), dove, però, c’è l’effetto Vendola (35,3%) con Renzi (caso unico nel panorama nazionale) che finisce al terzo posto con appena il 20,7%.
In altre cinque regioni, Bersani ottiene un risultato superiore alla media nazionale e stacca decisamente Renzi di oltre otto punti.
Si tratta del Lazio (46,9% a 29,9%) della Lombardia (45,7% a 37%), dell’Emilia Romagna (48,5% a 39,2%), della Liguria (47,5% a 35%) e del Trentino Alto Adige (45,7% a 34,7%). Risultati buoni, per il segretario che, forse, sperava qualcosa di più dalla sua Emilia Romagna.
Nelle Marche, il suo vantaggio è di mezzo punto (41,6% a 41,1%) e nel Veneto di un punto esatto (39,5% a 38,5).
Appena un po’ sotto la media nazionale c’è il Friuli Venezia Giulia (43,9% a 37,8% per Bersani, mentre nelle restanti quattro regioni (Toscana, Umbria, Piemonte e Valle d’Aosta), Renzi è decisamente in testa.
Se la Toscana (dove il sindaco di Firenze trionfa per 52% a 36%) era attesa dalla sua parte, è abbastanza eclatante la vittoria renziana in Piemonte (41,1% a 39,7%).
Da analizzare il diverso comportamento di due regioni importanti e vicine come Lombardia e Piemonte: i lombardi, per una volta hanno rappresentato quasi fedelmente il risultato medio nazionale, mentre i piemontesi l’hanno ribaltato a favore di Renzi.
Nichi Vendola è sopra la sua media nazionale (15,1%) in nove regioni: In Puglia, si diceva, tocca il punto più alto col 35,3%, ma va molto bene anche nel Lazio (21%), in Molise (23,4%, in Campania (18,3%) e Sardegna (19,9%).
Laura Puppato va alla grande in Veneto (10%) dove giocava in casa, ma anche in Friuli Venezia Giulia (5%) e in Trentino Alto Adige (4,1%),
Tabacci ottiene i suoi punteggi migliori in Calabria (5,8%) e in Campania (3,5%).
Da lui ci si poteva attendere qualcosa di più in Lombardia dove si ferma all’1,3%.
(da “La Repubblica“)
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Novembre 26th, 2012 Riccardo Fucile
NESSUN AGGIORNAMENTO DA ORE SUL SITO UFFICIALE… RABBIA DEGLI ELETTORI, DATI A RILENTO NEL SUD
L’ultimo aggiornamento è apparso su Internet verso l’1 e 30 della notte.
Dai 3.982 seggi scrutinati sino a quell’ora sul totale dei 9.232 allestiti in tutta Italia, si è passati a 3.992.
Poi il nulla. Nessun altro risultato.
Sul sito ww.primarieitaliabenecomune.it non è apparso più niente.
A parte l’invito in bella evidenza sulla home che però è sembrato suonare piuttosto beffardo :«Segui in diretta lo spoglio delle primarie, tutti i risultati in tempo reale dalle sezioni».
UN BLOCCO NELLA NOTTE
Più che di un rallentamento delle operazioni di spoglio, si è trattato di un vero e proprio blocco di cui per tutta la notte, praticamente in tempo reale, si è discusso con preoccupazione, tra mille dubbi e persino sospetti, su Twitter. «Risultati che arrivano a rilento», «incompresibili ritardi», «lo spoglio si è insabbiato», sono stati i «cinguettii» più twittati dalla Calabria alla Val d’Aosta tra la mezzanotte e le due. Ma poi qualcuno tra le migliaia di elettori del centrosinistra rimasti in attesa dell’avanzamento dello spoglio ha cominciato a parlare più esplicitamente di «giallo» e di «mistero».
Altri rilanciano: «E’ un black-out».
E aggiungono anche la polemica sui dati ufficiali riguardanti l’affluenza: «Sono andati a votare in tre o quattro milioni? C’è una differenza di un milione di elettori…».
«NESSUN DATO DAI SEGGI» –
Il primo allarme sullo scrutinio a rilento lo ha twittato il direttore di «Europa» Stefano Menichini: «Dal comitato: blocco aggiornamento perchè non arrivano più i dati dai seggi, devono aspettare aggregati dei comitati provinciali».
Subito dopo un altro aggiornamento: «E comunque è antipatico che, di nuovo, tutto si blocchi sui dati dal Sud. Niente da fare, c’è un enorme problema irrisolto».
BERSANI AL 44,33%
Alle quattro passate i risultati pubblicati sul sito ufficiale erano sempre quelli aggiornati a tre ore prima: in testa Bersani con il 44,33 %, poi Matteo Renzi con il 36,29 %, Nichi Vendola (15,21 %), Laura Puppato (2,97 %) e Bruno Tabacci (1,2 %).
Quel che invece cresceva erano i tweet arrabbiati degli elettori del centrosinistra in attesa di informazioni più precise.
Ma in un tweet qualcuno, mentre intanto già albeggiava, è riuscito a trovare il tempo per difendere gli scrutatori: «Non dimenticatevi che stanno lavorando gratis – è stato l’ammonimento in un «cinguettio»-.
Sono loro la vera anima del centrosinistra».
Alessandro Fulloni
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 26th, 2012 Riccardo Fucile
BERSANI AL 44,3%, RENZI AL 36,3%, VENDOLA AL 15,1%… AL VENDITORE DI FUMO LIBERISTA NON RESTA CHE PROPORSI COME LEADER DEL BERLUSCONISMO
Per il centrosinistra la grande partecipazione è stata già un successo insperato solo un paio di mesi fa con queste cifre.
Si parla di una cifra di partecipanti alle primarie tra i 3,5-4 milioni di votanti. . Secondo i primi dati arrivati dal coordinamento – a metà delle schede scrutinate – si va al ballottaggio, tra Bersani in testa al 44,6 per cento e Renzi al 36,6 per cento. Vendola è al 15% per cento.
La sfida tra il segretario del Pd e il sindaco di Firenze si terrà domenica prossima sempre dalle 8 alle 20.
Potrà votare anche chi non l’ha fatto al primo turno, registrandosi entro il due dicembre e autocertificando la propria impossibilità a farlo nella tornata precedente.
Molti parlano di successo del sindaco di Firenze, dimenticando di ricordare che Renzi si era detto certo della vittoria in caso di sfondamento del muro dei 4 milioni di votanti.
L’obiettivo è stato raggiunto ma Renzi è staccato di almeno 8 punti dal segretario del Pd.
E chi ha votato Vendola magari non andrà domenica prossima a votare Bersani, ma di certo non voterà per Renzi, il cui destino appare segnato.
All’uomo che ha puntato solo sulla rottamazione dela vecchia nomenklatura e che in materia economica è un liberista che nulla ha a che fare con la sinistra italiana, resta sempre la possibilità di proporsi come premier del centrodestra senza neppure dover cambiare il programma: tanto il nulla non ha etichette.
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