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RIVOLTA NELL’IDV: DONADI “DI PIETRO E’ FINITO, MAI PIU’ NELLO STESSO PARTITO”

Novembre 1st, 2012 Riccardo Fucile

IL CAPOGRUPPO ALLA CAMERA E’ FURENTE: “HA LIQUIDATO IL PARTITO CON UNA INTERVISTA, POI PARLA GRILLO IN SUA DIFESA: E’ IL FRUTTO DI UNA TELA CHE SI STAVA TESSENDO DA TEMPO”… SI SMARCANO ANCHE PARDI (“E’ ORA DI CAMBIARE LEADER”) E BORGHESI (“SERVE DISCONTINUITA'”)

E’ una rivolta di partito contro il presidente del partito. L’Idv è nella bufera.
Dopo la bocciatura siciliana, l’inchiesta di Report sui rimborsi e le proprietà , l’intervista a “Il Fatto Quotidiano” e l’endorsement di Beppe Grillo per il Quirinale Antonio Di Pietro è solo.
Al nostro giornale ha detto che il partito è morto annunciando una resurrezione, ma i suoi uomini non ci stanno e guardano avanti, a un futuro senza di lui. Massimo Donadi, capogruppo alla Camera, è il primo a lanciare la staffilata dicendo che l’ex pm è finito.
Il senatore Francesco Pancho Pardi invoca il cambiamento della leadership e il vice capogruppo alla Camera Antonio Borghesi chiede discontinuità .
Donadi: “Non è finito il partito è finito Di Pietro”.
“L’intervista a ‘Il Fatto Quotidiano’ è il necrologio dell’Idv o di Antonio Di Pietro, a seconda di come uno veda la cosa. Mi dispiace solo di aver perso gli ultimi due giorni a tentare di ricostruire il partito quando lui invece aveva già  organizzato tutto, con gesto molto poco nobile, almeno a giudicare dall’intervista e da quanto detto da Grillo” dice Donadi.
“Oggi l’Idv di Di Pietro è morta. Ha dato la colpa al partito dei fatti di ‘Report’ che invece riguardano lui. Di Pietro ha dato la colpa al partito di fatti che non riguardano le migliaia di militanti che anche a 7 gradi sotto zero si sono impegnati in tutta Italia per la raccolta delle firme per i referendum. A ‘Report’ non mi sembra si sia parlato di loro… Non è mai esistito — incalza — un segretario di partito che liquida la propria formazione politica in questo modo, con un’intervista sul giornale”.
Soprattutto dopo che “per 48 ore aveva parlato, in riunioni fiume, della necessità  di rilanciare il partito: una cosa che ora ha tanto il sapore della presa in giro. A questo punto sa che le dico? Antonio Di Pietro e Massimo Donadi in uno stesso partito non ci potranno più stare. Visto che alla luce dell’intervista su Il Fatto e della dichiarazione di Grillo, che lo proporne addirittura come presidente della Repubblica, Di Pietro, con gesto molto poco nobile aveva già  organizzato tutto, forse sarebbe il caso che lui seguisse questo suo nuovo progetto. E in questo caso augurerei a entrambe onore e gloria”, afferma il deputato.
Donadi imputa a Di Pietro anche la scelta di una mela marcia Vincenzo Maruccio, capogruppo alla regione Lazio indagato per peculato: “Quella di Di Pietro mi sembra una valutazione molto cinica di chi cerca di scaricare sul partito ombre e macchie che non sono del partito. Se Maruccio è una macchia, bisogna vedere chi ha fatto di tutto per imporlo questo Maruccio. Mi sembra, insomma, un modo per scaricare sul partito colpe che questo, invece, non ha. E mi sembra una cosa triste, molto triste. Di Pietro di fatto ha sciolto un partito. Quello di oggi è stato un necrologio. Vorrei però ricordare — dichiara ancora Donadi — che l’Idv non è composto da una sola persona, bensì da migliaia di persone che hanno dato l’anima in tutti questi anni, raccogliendo firme e impegnandosi nelle varie battaglie. E non mi sembra che qualcuno di questi sia stato citato da Report”. Donadi accusa il fondatore del partito di aver ordito quasi un complotto al movimento politico stesso: “Comunque ribadisco dopo aver letto l’intervista e aver ascoltato la proposta di Grillo mi sembra che tutto sia il frutto di una tela che si stava tessendo da tempo. Voler far vedere che i fatti raccontati da ‘Report’ riguardino solo il partito e non lui è un discorso, mi lasci dire, davvero poco nobile. Da oggi — conclude — il partito con Di Pietro non c’è più. Basta con i leader carismatici. Si continui con un partito fatto magari di persone non famose ma che abbiano davvero voglia di fare politica per tentare di migliorare le cose in questo Paese”.
Pardi: “E’ ora di cambiare leader”.
Anche Pardi guarda avanti, a un futuro senza Di Pietro. ”Mi sembra ora di cambiare leader de lpartito. Dopo le elezioni del 2013 probabilmente ci sarà  un cambio e forse prima ci saranno altre sorprese. Basta con i parenti in politica — dice al programma radiofonico La Zanzara — sono contrario sia al cognato di Di Pietro sia al figlio, ma questo l’ho sempre detto a Tonino. Noi siamo diversi dagli altri e bisogna dimostrarlo coi fatti. E fu un errore mettere la moglie nell’associazione che controllava i soldi”.
Di Pietro a Report ha fatto una figuraccia? chiedono i conduttori: “Beh, sì. La tv può essere crudele. Anche se sulle case aveva molte più ragioni di quelle che sono emerse. Ma Di Pietro non è stato efficace. E poi fino a un certo punto la gestione è stata molto personalistica, vedi la moglie”.
Poi Pardi se la prende con Di Pietro per la vicenda di Maruccio, il consigliere regionale del Lazio indagato per peculato: “Un caso clamoroso di conflitto di interessi. Maruccio non può fare nello stesso tempo il legale del leader, il dirigente e il consigliere regionale. Una cosa che ci fa malissimo. Noi siamo quelli che lottano per ridurre i costi della politica e quelli del Lazio votano a favore dell’aumento…”.
Borghesi: “Serve discontinuità ”.
”E’ un peccato il non far niente con il pretesto di non poter far tutto, come insegna Churchill. Le decisioni dell’ufficio di presidenza di Idv non appaiono sufficienti ad affrontare la criticità della situazione in cui versa il partito, ma appaiono solo come l’inizio di ciò che c’è da fare” dice Borghesi
“C’è bisogno di discontinuità  la cui base potrebbe trovarsi nelle mozioni da me presentate al congresso del 2010 e mai discusse e votate: trasformazione dell’ufficio di presidenza in organo elettivo; trasferimento della competenza per le modifiche statutarie al congresso o all’esecutivo nazionale; limite a due mandati o a 10 anni per parlamentari e consiglieri regionali; codice di comportamento degli eletti”.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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DI PIETRO RECITA IL DE PROFUNDIS: “L’ITALIA DEI VALORI E’ MORTA CON REPORT. ORA RISORGIAMO”

Novembre 1st, 2012 Riccardo Fucile

“MEDIATICAMENTE SIAMO MORTI, ISOLATI: SPERIAMO NEI NOSTRI ELETTORI”… SULLE DONAZIONI RICEVUTE E GLI AFFITTI DEI SUOI APPARTAMENTI AL PARTITO AMMETTE: “HO COMMESSO TANTI ERRORI, CHIEDO SCUSA E RICOMINCIO”, MA NEGA OGNI IRREGOLARITA’

Antonio Di Pietro ha perso qualcosa: “Dov’è la mia agenda? Venga, le faccio vedere. Io mi siedo su quella poltrona singola”.
Decisionista, sempre. Uomo partito, uomo comando, uomo immobili: “Le visure catastali, fresche fresche. Guardi, leggiamo insieme”.
S’accomoda, riprende punto per punto la trasmissione Report, l’incedere sofferto: “L’italiano mi punisce. E poi il taglia e il cuci di un video. Ma io stimo Milena Gabanelli”.
L’ex magistrato parla con le carte in mano. Le carte non lo scrivono, non lo dicono, ma l’uomo — che attira aggettivi negativi anche dal figlio politico, l’Idv — è rassegnato. “Voglio chiarire tutto”.
Un attimo di pazienza, che succede?
(Ripone gli occhiali, chiude la cartellina) Qui a maggio andiamo a casa: non entriamo in Parlamento. La storia già  la conosco. L’Italia dei Valori è finita domenica sera, a Report. Mediaticamente siamo morti. Siamo vittime di un killeraggio, di un sistema politico e finanziario che non ha più bisogno di noi.
Chi spegne la luce?
Noi, non più io. Combattiamo, ma sarà  dura: porte sbarrate a sinistra, porte sbarrate ovunque. Siamo isolati, speriamo che i nostri elettori ci aiutino.
E se va male?
Faremo opposizione fuori dal Palazzo. E tiferemo per Beppe Grillo.
Una domanda tormenta gli italiani, quante proprietà  possiede, 54 o 56?
Mi faccia ridere un po’. I miei figli scherzano: tu perchè hai 8 fabbricati e io solo 7? In realtà , entrambi hanno una casa a Milano, comprati su progetto, per risparmiare, attraverso una cooperativa, e una quota di eredità  materna a Bergamo. Tutto qua.
E sua moglie? I suoi 49 terreni e 7 fabbricati a Montenero di Bisaccia?
Lei è ricca di famiglia. Non ha beneficiato dei miei guadagni, anzi. Ha uno studio fortissimo, è indipendente, è una donna intelligente e rispettabile. Non è la moglie di Di Pietro. A Montenero ho appezzamenti per gli ulivi, il grano e baracche per il trattore e addirittura la stalla. Queste sarebbero le mie ricchezze?
Non è povero.
Mica mi lamento? Ma sono soldi sudati e ricevuti vincendo cause per diffamazione.
Per due volte, a Roma e Busto Arsizio, ha comprato due appartamenti e li ha dati in affitto al partito. Non è strano?
Non c’è nulla di irregolare. Certo, non lo rifarei. Ma io ho messo in piedi una macchina quando Internet non esisteva e non avevo i capitali necessari.
Nel ’95 la signora Borletti le lasciò quasi 1 miliardo di lire in donazione.
La data è importante: non facevo politica, mi difendevo in tribunale. Ho incassato i soldi in due rate, nel ’98 e nel ’99 e in parte li ho utilizzati per l’Idv che cominciava da zero lire. Ho commesso tanti errori, lo ammetto. Chiedo scusa, e ricomincio. Ma su questi fatti sono perseguitato, e non per caso.
Cosa pensa di scontare?
Quello che rompe le scatole al governo di Mario Monti e critica il presidente Napolitano per il conflitto d’attribuzione con la Procura di Palermo viene automaticamente escluso. Io lo sapevo, ma non posso rinunciare ai principi dell’Idv.
Crolla tutto.
E noi cerchiamo di riparare il tetto. Non è stato facile, però avremo regole ancora più stringenti sui soldi che gestiscono i gruppi regionali e sui candidati per le prossime elezioni.
Farete le primarie?
Subito, in rete. Chiunque potrà  presentare il proprio curriculum, che sia un iscritto al partito o un semplice simpatizzante, un comitato di garanti esaminerà  la candidatura e un sistema elettronico, come quelli che usa Grillo, selezionerà  i migliori. Così eviteremo i casi Sergio De Gregorio. Deve sapere che io, Grillo, lo ammiro e lo copio.
E i casi Vincenzo Maruccio, l’ex capogruppo nel Lazio, indagato per peculato?

L’ho conosciuto giovanissimo, laureato, educato, preparato. Ha fatto carriera. Era insospettabile. Come potevo immaginare queste accuse? Se ci fosse la preveggenza, non ci sarebbero i divorzi. L’Italia dei Valori, però, adesso è un divorzio continuo.
Ce l’ha con Bersani?
No, per carità . Anche lui è vittima di un sistema. Se ne accorgerà , quando gli faranno le scarpe.
Si spieghi, Di Pietro.
Quando dovrà  formare il nuovo governo e Monti sarà  pronto per il bis.
Teme di non farcela, stavolta?
Sì, ma chi s’arrende è già  perduto. E io questi adagi popolari non li dimentico.

Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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L’IRA DI BERLUSCONI SU ALFANO: “IO SAREI IN MINORANZA NEL PARTITO? NON PAGO LE PRIMARIE”

Novembre 1st, 2012 Riccardo Fucile

PER LA CONSULTAZIONE DI DICEMBRE SERVONO TRE MILIONI   DI EURO CHE IL PARTITO NON HA IN CASSA… LO SCONTRO A CENA PRIMA DI PARTIRE PER MALINDI…SENATORI SPACCATI SUL VOTO DI FIDUCIA: LA META’ SI SCHIERA CON MONTI

“Mi avete messo i gruppi parlamentari contro. Ma io non mi fermo, il mio progetto lo porto avanti comunque”.
Quando Silvio Berlusconi si ripresenta a Palazzo Grazioli al fianco di Gianni Letta, dopo una settimana lontano e dopo l'”editto di Lesmo”, e si ritrova di fronte Angelino Alfano e Fabrizio Cicchitto, Denis Verdini e il tesoriere Rocco Crimi, la tentazione di sfogarsi ha la meglio.
Non è una gran cena di compleanno, per Angelino Alfano.
“Mi avete lasciato da solo a difendermi contro i magistrati. Ora mi volete mettere in minoranza nel partito. Concentratevi pure sulle vostre primarie”, li incalza.
È quasi una sfida.
Perchè la sua lista e il suo movimento prenderanno il largo comunque, convinto – come confidava nei giorni scorsi – di raccogliere più voti del Pdl. Subito dopo la consultazione che il 16 dicembre dovrebbe conclamare Alfano alla guida del “vecchio” partito.
Le dichiarazioni, le prese di distanza di dirigenti e semplici parlamentari di questi giorni lo hanno segnato. È un leone ferito.
Da Roma non avrebbe dovuto nemmeno passare. Trattamenti ortopedici a Montecatini, in tarda serata partenza per Malindi, dove trascorrerà  il ponte di Ognissanti nel resort di Briatore in Kenya.
Alla fine accetta di ricevere Angelino e pochi altri.
Anche le trattative sulla legge elettorale, sulle quali lo aggiorna Verdini, lo interessano poco. Non è un mistero che, se si tornasse alle urne col Porcellum, per il Cavaliere non sarebbe un dramma.
Il culmine della tensione nel corso della cena (alla quale non sono presenti ex An) si tocca quando viene affrontato il problema finanziario.
In via dell’Umiltà  ieri hanno fatto un paio di conti e si sono accorti che per allestire una consultazione decente, il 16 dicembre, occorrono almeno tre milioni di euro.
Che il partito, pronto cassa, non ha.
Da qui la presenza anche del tesoriere Crimi in delegazione a Palazzo Grazioli.
Ma il padrone di casa non ha alcuna intenzione di scucire altri quattrini, in un partito che ormai ha lasciato al suo destino.
Tanto più per primarie nelle quali continua a ostentare tutto il suo “scetticismo”.
Non fosse altro perchè i dirigenti del partito sembrano averle organizzate come “prova di forza” contro di lui.
Meglio lasciare dirigenti e partito al loro destino, via verso i mari caldi, e arrivederci alla prossima settimana.

Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)

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“IN SICILIA VOTI PAGATI ANCHE 300 EURO”: LA DENUNCIA DI BELCASTRO CONTRO L’UDC

Novembre 1st, 2012 Riccardo Fucile

L’ESPONENTE DI NOI SUD E’ ANCHE LEGALE DEI PIROMALLI: “SO CHE ALLE REGIONALI C’E’ STATA COMPRAVENDITA CON PREZZI SUPERIORI 4 VOLTE LA CALABRIA”

L’avvocato dei boss della ‘ndrangheta lancia in Parlamento l’accusa di voti comprati alle elezioni regionali siciliane di domenica scorsa.
E pur non indicando casi specifici, suscita la riposta stizzita dell’Udc, partito uscito vincitore dalle urne in quanto sostenitore del candidato Pd — e icona dell’antimafia — Rosario Crocetta.
“Mi si dice che anche nelle ultime elezioni siciliane c’è stata una compravendita di voti. Un voto è stato pagato addirittura 300 euro“, afferma nel suo intervento in aula il deputato di Noi Sud, Elio Belcastro, durante l’approvazione del Ddl anticorruzione.
“I prezzi sono fortemente lievitati”, aggiunge il parlamentare calabrese, il cui studio legale assiste i principali boss della ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro: i Piromalli, i Molè, i Bellocco, i Pesce, i Crea.
“In Calabria alle scorse elezioni al massimo si era arrivati a 70 euro per un voto“.
La rivelazione del parlamentare è contestata da Roberto Rao, deputato dell’Udc, che controbatte: “Se il mio collega o altri fossero davvero a conoscenza di fatti gravissimi come questi, dovrebbero recarsi alla Procura della Repubblica e raccontare tutto quello che sanno. Altrimenti” — prosegue — ” il loro comportamento omissivo e omertoso e le loro insinuazioni striscianti non faranno altro che generare una sensazione di complicità  di questo Parlamento con comportamenti gravissimi e deliquenziali come è la compravendita dei voti”.
La controreplica di Belcastro non si fa attendere e definisce “intimidazione” l’intervento di Rao.
“Sono un uomo libero che denuncia dei fatti gravi” — si difende l’onorevole — “e non credo che Rao voglia tapparmi la bocca. Di ciò che sono a conoscenza sarei anche pronto a riferire”.
E continua polemicamente: “Mi sarei aspettato non una denuncia contro chi denuncia, ma una richiesta di approfondimenti ulteriori, uno stimolare le Procure”.
Lapidaria la dichiarazione conclusiva del Vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione, che così commenta: “Il deputato Belcastro denuncia politicamente in quest’Aula gli episodi di malcostume, assumendosi la piena responsabilità  politica di quello che dice. Ma il cittadino che ha notizie di reato ha il dovere morale di portarle a conoscenza della magistratura”

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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