Novembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
“HO VISTO LA MANCATA OTTEMPERANZA AI PRINCIPI COSTITUTIVI DI FUTURO E LIBERTA'”
La deputata Angela Napoli lascia Futuro e liberta’, partito del quale e’ stata uno dei fondatori e del quale era coordinatrice regionale della Calabria.
‘E’ una decisione che ho preso in primo luogo – ha detto Napoli incontrando i giornalisti – per il comportamento del vicepresidente del partito, Italo Bocchino, che ho ritenuto lesivo della mia dignita’ e di quella dei numerosi iscritti e militanti calabresi’.
‘Una volta – ha aggiunto – Bocchino e’ venuto in Calabria ad avallare l’ingresso di Futuro e liberta’ nell’Amministrazione provinciale di Crotone contro il mio consenso e contro quello della maggioranza del coordinamento regionale del partito. Nello stesso giorno, inoltre, e’ andato a Reggio a fare una conferenza stampa insieme al presidente della Regione, Scopelliti, quando era stata gia’ in sediata la Commissione d’accesso nel Comune’.
Secondo Angela Napoli, inoltre, ‘ieri lo stesso Bocchino ha di nuovo allungato la mano all’ex ministro Alfano dicendogli che ci si puo’ ricompattare all’insegna delle legalita’.
Lo stesso Alfano ha avallato non solo personaggi interni al suo partito collusi con la mafia, ma e’ venuto a Reggio a sostenere il presidente Scopelliti mentre stava per essere definita la situazione che e’ poi sfociata nello scioglimento del Comune di Reggio Calabria per contiguita’ mafiosa”.
“Ho visto sbriciolarsi tutti i principi su cui si e’ fondata la nascita di Futuro e liberta’. E soprattutto ho visto la mancata ottemperanza da parte di alcuni esponenti ai contenuti del ‘Manifesto dei valori’ che e’ servito come fondamenta per la nascita del partito.
‘Rimarro’ da indipendente nel gruppo parlamentare di Futuro e liberta’ – ha concluso l’on.Napoli – per potere avanti la mia battaglia fine alla fine della legislatura. Anche perche’ sono sempre andata d’accordo col presidente del gruppo Della Vedova e coi colleghi parlamentari e non mi andrebbe di vedermi seduta in questi ultimi tre mesi di legislatura accanto a personaggi come Scilipoti’.
( da Ansa)
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Novembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
LA NOSTRA SOLIDARIETA’ AD ANGELA, VERA COMBATTENTE PER LA LEGALITA’ SENZA SE E SENZA MA… LO DICIAMO DA DUE ANNI: FUORI I COLLUSI DAL PARTITO
Angela Napoli si è dimessa da Futuro e libertà .
La parlamentare ha dichiarato che la sua scelta è legata ad alcune collusioni che esponenti del partito manterrebbero con esponenti della ‘ndrangheta.
«Non posso accettare – ha detto la Napoli – che esponenti del mio partito stringano la mano a gente collusa con la ‘ndrangheta, per questo mi sono dimessa».
Napoli, nota per le sue battaglie antimafia, ha reciso il legame con il partito di appartenenza proprio per una questione in palese conflitto con la principale attività della sua azione politica.
(da “il Quotidiano della Calabria”)
Il commento del nostro direttore
Angela è una delle figure più pulite, limpide e intransigente contro le compromissioni mafiose che abbia espresso la destra italiana.
Non a caso un amico bene informato ci aveva confidato che ancor prima della scissione di Fli dal Pdl, nel partito del Cavaliere avevano cercato in ogni modo di escluderla dalla Commissione parlamentare antimafia, mentre nel Pd analoga manovra veniva posta in essere nei confronti di un loro componente “troppo intransigente”.
Speravamo che in Fli, partito che ha richiamato la legalità tra i propri valori fondanti, Angela potesse continuare le proprie battaglie.
Così non è stato.
Non possiamo dimenticare la sua solidarietà quando a Genova avevamo sollevato la questione di attenzionati dalla Dia ricevuti nella sede regionale di Fli, fatto che avevamo denunciato ai vertici del partito, ricevendo come risposta la cacciata non di chi riceveva tali soggetti, ma di chi si era ribellato a questo invito.
I Mamone erano i benvenuti in sede, 200 iscritti furono cacciati.
Qualcuno dirà che Angela ha abbandonato per “questioni locali”: palle.
Su certi temi non esistono “fatti locali”, esiste solo la “coerenza con i principi che si enunciano”.
E quando si sommano tanti fatti locali su temi del genere, essi diventano prassi consolidata e accettata, fanno giurisprudenza.
Ai pavidi, agli omertosi e ai collusi a qualsiasi livello è ora che la base militante e pulita di Fli indichi la strada: fuori dai coglioni.
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Novembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
UN CORTEO “CONTRO LA CASTA, I TECNICI, LA FINANZA, I MERCATI, LE BANCHE E L’USURA NON SI VEDE COSA ABBIA DI “FASCISTA”… I SEDICENTI ANTIFASCISTI BEN POCO DEMOCRATICI
La manifestazone indetta da Casa Pound, circolo di estrema destra che, autorizzata dalla Questura, dovrebbe svolgersi oggi a Roma con partenza da Piazza della Repubblica e arrivo al Colosseo, ha sollevato lo sdegno e l’indignazione di una collezione di “democratici e antifascisti” (il circolo Mario Mieli, Queer Lab, la Casa internazionale delle Donne, le Madri per Roma città aperta, attivisti della sinistra, con l’aggiunta di Luca Telese, attuale direttore di Pubblico, che in un recente passato ha lavorato per un quotidiano notoriamente antifascista e antirazzista come Il Giornale).
I “democratici e antifascisti” hanno chiesto alla Prefettura di vietare il corteo e di chiudere la sede romana di Casa Pound richiamandosi anche alla legge Scelba del 1952 che vieta la ricostituzione del partito fascista (alla quale Palmiro Togliatti che, a differenza di costoro, non era un cretino, si oppose perchè capiva benissimo che si comincia con i fascisti e si finisce con i comunisti) e alla più recente legge Mancino (specchiatissimo personaggio coinvolto, sia pur per falsa testimonianza, nell’inchiesta palermitana sui rapporti e i presunti accordi Stato-mafia) che punisce, con la reclusione, le manifestazioni di “odio razziale”.
Ora, secondo il volantino distibuito da Casa Pound, la manifestazione è contro “la casta, i tecnici, la finanza, i mercati, le Banche, l’usura”.
Non si vede che cosa ci sia di “fascista” in tutto questo, sono obiettivi che potrebbero essere tranquillamente abbracciati anche dai ragazzi dei “centri sociali” oltre che da moltissimi cittadini che non si riconoscono nè nella destra nè nella sinistra.
Sono stato invitato un paio di volte dai ragazzi di Casa Pound a presentare i miei libri (e, “democratici” permettendo, ci tornerò il 22 febbraio), così come, in molte altre occasioni, da circoli culturali che si richiamano alla sinistra e all’estrema sinistra.
E a Casa Pound non ho notato nulla di facinoroso, di violento, di “fascista” (ciò non ha impedito ai “centri sociali” romani di inserirmi in una minacciosa “lista nera”, così come il Congresso internazionale ebraico per aver io difeso non Priebke ma i suoi diritti, mi ha bollato da “nazista”, ignorando, almeno lo spero, che mia madre, Zinaide Tubiasz era ebrea e che ha visto l’intera sua famiglia di origine sterminata dai nazisti sul fronte russo-tedesco).
Ma le impressioni che ho avuto frequentando saltuariamente i ragazzi di Casa Pound sono personali e possono anche essere sbagliate.
Ma la questione, qui, è un’altra. Ed è di principio.
Una democrazia, se vuole essere tale, deve accettare tutte le opinioni, tutte le idee, anche quelle che le paiono più aberranti e le sono radicalmente antagoniste.
È il prezzo che la democrazia paga a se stessa e che la distingue dai regimi totalitari.
L’unico discrimine, in democrazia, è che nessuna idea, giusta o sbagliata che sia, può essere fatta valere con la violenza.
Leggi come quella Mancino, che vietano le manifestazioni di idee o addirittura l’espressione di alcuni sentimenti, sono leggi liberticide degne del Codice fascista di Alfredo Rocco (io ho il diritto di odiare chi mi pare, fermo restando che se gli torco anche solo un capello devo andare dritto e di filato in gattabuia).
I sedicenti “democratici e antifascisti” che vogliono impedire il corteo dei ragazzi di Casa Pound, perchè “fascisti”, prima di sparare cazzate demagogiche dovrebbero almeno cercare di capire che cos’è realmente una democrazia.
Ma temo che sia un’impresa disperata e che avesse ragione Mino Maccari quando affermava: “I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti”.
Massimo Fini
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
NEL PDL TUTTI CONTRO TUTTI: LA MELONI SI ALLINEA, SBARBI SI RITIRA, SAMORI’ LO ATTACCA, PROTO LO MANDA A QUEL PAESE… E BERLUSCONI SI PREPARA AL COLPO DI SCENA
Se ci saranno indagati in lizza Alfano non si candiderà alle primarie del Pdl.
“Se ci sono loro non ci sono io”, ha assicurato.
Ma Berlusconi potrebbe sorprendere e spiazzare con un colpo di scena, annunciando la sua ridiscesa in campo alla guida di un soggetto politico nuovo di zecca.
Un’accelerazione che sarebbe maturata, viene spiegato, nelle ultime ore, proprio dopo lo ‘strappo’ di Alfano sulle primarie e l’assalto – così viene giudicato dal Cavaliere – degli ex An al partito che lui ha fondato.
C’è anche chi sostiene, dopo avergli parlato, che Berlusconi sarebbe tentato, complice anche la forte delusione se non rabbia, di infliggere il colpo mortale al Pdl ben prima del 16 dicembre.
Berlusconi rilancia.
Delle intenzioni dell’ex premier, confermano diverse fonti pidielline e non, Berlusconi non fa più mistero: ha confidato i suoi piani a molti dei suoi fedelissimi e anche ad alcuni big del partito. Non solo.
Berlusconi in persona lo lascia chiaramente intendere ai giornalisti che, davanti palazzo Grazioli, gli chiedono numi sull’annunciato dinosauro da estrarre dal cilindro e lui, con sorriso stampato sul volto, si mette di profilo, sfoggia la sua rinnovata silhouette, e chiede: “I dinosauri sono molto magri?”.
Insomma la pazienza di Berlusconi, viene spiegato, sarebbe esaurita.
Così come è tanta l’amarezza per quelli che il Cavaliere definisce senza remore dei ‘voltagabbana’.
Il riferimento non è solo ai colonnelli di via della Scrofa, ma anche a quei ex Forza Italia che per paura di non avere più un posto in Parlamento sono saliti di corsa sulla zattera alla deriva di ciò che rimane del Pdl anche a costo di ‘rinnegare’ Berlusconi.
Altra questione non di secondaria importanza i processi, Ruby in testa.
La convinzione di Berlusconi è che i pm politicizzati torneranno alla carica non appena annuncerà il suo ritorno in campo.
Ma poi, è il ragionamento fatto anche nelle ultime ore da Berlusconi è: “Non è che la situazione sia cambiata da quando non sono più a palazzo Chigi, quindi, torno”, pur rendendosi conto delle difficoltà , “e risollevo le sorti del centrodestra, perchè il Pdl” – è il refrain – “è già morto e non ha più chance”.
Lo strappo di Alfano.
L’affermazione di Alfano è arrivata dopo la notizia di ieri sul finanziere Alessandro Proto, candidato alle primarie, e indagato con le accuse di aggiotaggio e truffa.
Ma nel partito ha scatenato le polemiche.
Perchè Alfano ha così lanciato la sfida direttamente al Cavaliere.
“Bisogna chiedere scusa a Berlusconi per la dichiarazione di Alfano. Essere indagati non significa niente, questo è un attacco a Berlusconi, è un’affermazione di una gravità enorme”, ha detto Giampiero Samorì, candidato alle primarie.
Poco dopo la dichiarazione del segretario anche Vittorio Sgarbi, fondatore del Partito della Rivoluzione (costituito lo scorso luglio a Roma), ha ritirato la sua candidatura. “Sono disgustato dalle dichiarazioni del segretario del Pdl Alfano: ha stabilito condizioni che precluderebbero la competizione al fondatore del suo partito” ha detto.
A confermare invece la propria candidatura è stato proprio Proto: “Non me ne frega nulla di quello che dice Alfano”, ha detto il candidato. “Queste primarie sono una buffonata. Quando ho formalizzato che avevo raggiunto 10mila firme dopo un’ora c’era la notizia che ero indagato dovunque, dalle agenzie ai giornali. A questo punto – ha continuato Proto – mi auguro di essere indagato, così vedremo cosa fa Alfano. Il Pdl è un partito che non esiste più, è morto e mi candido per fare qualcosa di buono e di positivo. Non è ammissibile che il Pdl passi da Berlusconi ad Alfano. Alfano non può fare quelle dichiarazioni quando Berlusconi, unico leader, lo è (indagato, ndr)”.
Ma su Twitter il segretario del Pdl ha cercato di mitigare il clima. “Il presidente Berlusconi è stato ed è un perseguitato della giustizia. Siamo stati, siamo e saremo al suo fianco”, ha scritto precisando il suo attacco agli “indagati” che potrebbero correre nelle primarie del Pdl.
“Alle politiche saremo severissimi – ha aggiunto – ma non saranno i pm a scrivere le nostre liste. Siamo garantisti. Garantismo si, impunità no. Non tutti sono perseguitati”.
“Si tratta di aprire una fase nuova”, ha continuato a spiegare Alfano.
Poi “saranno gli italiani a decidere chi sarà il prossimo premier così come capita in tutti i Paesi occidentali. Vedremo cosa viene fuori dalle elezioni, è chiaro che noi avremo un nostro candidato”, ha continuato Alfano.
I candidati alle primarie del Pdl sono troppi? “Lo stabilirà la capacità che i ‘candidabili’ hanno di raccogliere le firme. Le primarie hanno mosso le acque e hanno dato grande grinta al nostro elettorato che nei territori era un po’ disanimato”.
Che tra i candidati non debbano esserci indagati è anche il parere di un’altra sfidante per le primarie, Giorgia Meloni: “Bene Alfano. Non mi candido neanche io se ci sono indagati in lista.
Domanda: il criterio varrà anche per le politiche?”, ha scritto su Twitter. Mara Carfagna, deputato Pdl e componente dell’Ufficio di presidenza: “Le primarie sono un passaggio irrinunciabile di quel percorso verso la pulizia del partito che ci chiedono a gran voce i nostri elettori e del quale tutti noi dirigenti del Pdl sentiamo l’esigenza da tempo”.
Nel frattempo Daniela Santanchè ha raccolto 15mila firme per la sua candidatura: “Non possiamo delegare alla magistratura la scelta dei candidati alle nostre primarie”, ha detto commentando le parole di Alfano.
“Fino a condanna definitiva – ha sottolineato Santanchè – si è innocenti. Questo principio vale per tutti e tanto più per un movimento come il nostro che ha fatto del garantismo una bandiera”.
(da “La Repubblica“)
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Novembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
IL PARTITO E’ IN ROSSO, SILVIO NON CACCIA UN SOLDO E IL TESORIERE E’ DIMISSIONARIO…OGNUNO SI FINANZIERA’ DA SE’, MA I CANDIDATI PIU’ POVERI NON AVRANNO CHANCHE
Dovranno essere delle primarie a costo zero. Questo è l’input arrivato da via dell’Umiltà .
Ogni candidato, quindi, dovrà pensare a sè.
Stavolta, non arriverà nessun aiuto dal partito. I tempi d’oro sono finiti.
I tesorieri del Pdl Rocco Crimi e Maurizio Bianconi sono stati chiari: non si sono più risorse, è il momento di tirare la cinghia, basterà il contributo di 2 euro a voto per finanziarsi.
I «POVERI» IN CRISI
La linea dell’austerithy, però, ha messo in crisi gli sfidanti più poveri di mezzi, costretti a sborsare tutto di tasca propria: il limite fissato dal regolamento approvato dall’Ufficio di presidenza è fissato a 200mila euro e per una ‘campagna vincentè ci vogliono almeno 100 mila euro.
«Non ho mica i soldi di Samorì che dice di aver raccolto 40mila firme, io le firme devo andare a cercarle una ad una sul territorio, per ora ne ho raccolto 9mila», si lamenta l’amazzone Michaela Biancofiore.
CHI PAGA I GAZEBO?
L’argomento soldi, dunque, resta un gatta da pelare. Nessuno ne parla con piacere. Di solito ci dovrebbe pensare il partito, almeno a pagare i gazebo e il materiale di propaganda elettorale.
L’affitto di un gazebo invernale costa circa 400 euro al giorno, 2mila 800 euro alla settimana e 12 mila euro in un mese.
Senza contare le spese per volantini, «santini», manifesti e pranzi e cene con i potenziali elettori. Internet può dare una mano, ma, a conti fatti, le spese restano alte.
Dalle parti di via dell’Umiltà fanno sapere che ai gazebo potrebbero provvedere i coordinamenti locali (quelli provinciali in particolare), ma nulla è sicuro.
TESORIERE VACANTE
Resta poi il problema degli straordinari da pagare ai dipendenti della sede di via dell’Umiltà per seguire la maratona delle primarie e i costi del software per pubblicizzare on-line le consultazioni.
Il piatto piange e il budget è stato ridotto all’osso.
In più c’è sempre il caso Crimi da risolvere: da quando il tesoriere ha rimesso il suo mandato tutto è bloccato, nessuno può autorizzare le spese senza la sua firma.
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
ABBANDONATE DAL LEADER, HANNO CEDUTO ALLA RABBIA
«Come Schettino», cioè incapace e traditore.
Era difficile che trovasse un insulto più sanguinoso una donna, Isabella Bertolini, che per tanto tempo ambì alla parte di Domnica Cermontan, la moldava fiera di svettare in plancia.
E la Bertolini se la contendeva, quella parte, con la moltitudine esuberante che predicava berlusconismo a ogni scollatura e a ogni colpo d’anca e soprattutto a ogni ghirigoro di lingua.
«E’ proprio vero, signori si nasce. A questo punto è chiaro a tutti gli italiani dove sono la nobiltà d’animo e la bontà ».
Era il 2005, e Silvio Berlusconi era un «grande italiano» nel giudizio irrimediabile della Bertolini, che ora saluta il Pdl non accordandogli più che la dimensione di «fronda grillina».
Non lo si scrive per impiccare la signora a una vecchia frase, ma per individuare quel filo ormai fosforescente che congiunge Nicole Minetti («è solo un culo flaccido», parere secondo competenza) a Michaela Biancofiore («ha ceduto alla nomenclatura») passando per tutte le altre.
L’ultima, appunto, è stata la Biancofiore, soltanto poche settimane fa insignita del titolo di comandante delle Amazzoni, cioè le succinte, ardenti e furiose incaricate di organizzare l’ultima e irriducibile difesa del berlusconismo.
Me ne vado, ha detto ieri la ex guerriera, a fondare un altro soggetto. Il miliardesimo.
Ma non è per forza diserzione, forse soltanto sfinimento, sebbene i modi e i tempi lascino di sale.
Infatti pure una signora dal percorso non sempre rettilineo come Daniela Santanchè – e però l’indiscussa depositaria del verbo arcoriano – nelle conversazioni private si lascia sfuggire qualche sospiro di abbattimento per l’instabilità cronica del Capo. L’unica rimasta a cantare senza un tentennamento le rime dell’epica del Cavaliere è Stefania Prestigiacomo, che il 24 ottobre definì «generoso e lungimirante» il Berlusconi che annunciava il ritiro e indiceva le primarie, e tre giorni dopo (pronunciata la condanna dal tribunale di Milano, con la conseguente invettiva da villa Gernetto) esultava: «Abbiamo ancora un grande leader. Il suo impegno diretto è obbligato da una sentenza politica».
Ma in questo caso il romanzo di Montecitorio vuole che tanto slancio non venga corrisposto proprio dall’ex premier, che ormai si è fatto un’idea precisa di quanto sappia dare una ragazza della prima ora come la Stefania.
Un po’ quanto è successo a Mara Carfagna, oggi vibrante sostenitrice delle primarie e della premiership di Angelino Alfano, e le cui difese di Berlusconi hanno il suono legnoso della recita a copione.
L’interpretazione è accusabile di malizia, ma è difficile negare che l’amore sia infiacchito e che i due si lascino da buoni amici, o almeno con quell’aria lì.
Era un bell’esercito di rabbiose e gelosissime soldatesse, tenute assieme dallo sguardo sul Sole.
L’eclissi ha coinvolto già qualche mese fa Mariastella Gelmini, subito sospettosa dell’andazzo del partito e sicura su dove sarebbero andati a finire i sondaggi.
E ha oscurato più di recente le retrovie, dove si agitano febbrili e smarrite quelle che non sanno rassegnarsi. Gabriella Giammanco, Laura Ravetto, Fiorella Ceccacci, tutte queste deputatesse di così bell’aspetto non possono credere che il Grande Leader non gli risponda più al telefono.
Nè agli squilli nè ai messaggini.
Allora chiamano Maria Rosaria Rossi, soprannominata “la badante” (con sprezzo ma centrando il bersaglio), e niente, non risponde nemmeno lei, che fino all’altro giorno era il crocevia di ogni dolce pettegolezzo, di ogni spartizione di affettuosi incarichi.
Ieri la Rossi è arrivata inattesa a Montecitorio, suscitando tutto un frullar d’ali, e vano, poichè la signora se ne è rimasta in disparte a parlare al telefono, e a concedere udienza a pochi.
Ecco, questa è la sala da ballo. Annagrazia Calabria (responsabile dei giovani pidiellini) stando ai resoconti dell’Ansa non pronuncia la parola “Berlusconi” dal 10 di ottobre, quarantadue giorni.
Maria Vittoria Brambilla è scomparsa nel nulla, vittima di qualche sospetto e qualche rancore.
La festa è finita, e anche le briciole son quelle che sono.
Mattia Feltri
(da “La Stampa”)
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Novembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
L’EX AVVOCATO DI BERLUSCONI: “NON E’ UNA BUONA LEGGE, I PROCESSI A UN CERTO PUNTO DEVONO FINIRE”
Non avrà effetti sulla sentenza per il Lodo Mondadori, ma sulla condanna di Previti sì. E’ l’effetto che potrebbe avere l’emendamento per l’introduzione del quarto grado di giudizio o emendamento “ammazza-sentenze”, presentato dal senatore Pdl Giuseppe Valentino, secondo Gaetano Pecorella, ex avvocato di Silvio Berlusconi, ora senatore in uscita dal Pdl (ha aderito al movimento Italia Libera di Isabella Bertolini).
”Non è una buona legge — dice l’avvocato a Repubblica — I processi a un certo punto devono finire. Dopo tre gradi ci deve essere la stabilità della sentenza“.
Secondo il senatore la norma non potrebbe aiutare il Cavaliere a non pagare il risarcimento per il lodo Mondadori (sul quale tra non molto si pronuncerà proprio la Cassazione), ma “c’è Previti — spiega Pecorella — Questo emendamento potrebbe rimettere in discussione il giudicato che ha ravvisato la corruzione da parte di Cesare Previti. A quel punto, nel momento in cui si aprisse un nuovo grado di giudizio, non ci sarebbe più la sentenza definitiva che giustifica il pagamento del risarcimento alla Cir“.
A suo avviso, comunque, “un nuovo motivo di ricorso, per un cavillo legato alla generica legge comunitaria, è poco sostenibile nel nostro ordinamento”.
Tuttavia l’ultima versione presentata da Valentino non prevede più il “cavillo” legato a leggi comunitarie, ma un vero e proprio grado di giudizio aggiunto: la possibilità di fare ricorso anche dopo la pronuncia (definitiva, secondo l’attuale codice) della Corte di Cassazione, sollevando una questione di “manifesta violazione di legge”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
ULTIME DICHIARAZIONI E POLEMICHE DEI CANDIDATI ALLE PRIMARIE, REGISTRATE OLTRE UN MILIONE DI PERSONE
La polemica sulle registrazioni difficili tiene banco da giorni, ma Roberto Cuillo, responsabile comunicazione per le primarie, può fare un annuncio significativo: «Sono già più di un milione le persone che si sono registrate».
Tanto che domenica nei 9.000 seggi ci saranno ben 100 mila volontari.
Intanto Matteo Renzi si candida a vincere le elezioni per il centrosinistra.
E Pier Luigi Bersani, nel caso di sconfitta del rivale, spiega che «probabilmente continuerà a fare il sindaco di Firenze e comunque c’è il congresso con le primarie per il segretario: chi ha interesse a organizzare un’area o a candidarsi può farlo tranquillamente»
Il coordinatore bolognese del comitato pro Bersani ha presentato un esposto contro Renzi, perchè la tv locale «eTv» avrebbe mandato in onda «un lungo spot» a pagamento, in violazione del regolamento».
Ma quale spot, ribatte Renzi, era «un documentario» e «non pagato».
Bersani, alle polemiche renziane sul voto difficile, già di prima mattina rispondeva: «Cerchiamo di non mettere in giro argomenti che non sono dignitosi per noi, che siamo gente seria. Abbiamo deciso tempo fa di costituire l’albo, non so se Renzi fosse presente, credo di no visto che frequenta poco». E la dichiarazione di voto per Renzi, nel caso di (improbabile) ballottaggio tra Vendola e il sindaco di Firenze, è un po’ obtorto collo: «Lo voterei per dovere d’ufficio. Sono legato a Nichi da grande simpatia, ma avrei difficoltà a votare il leader di un altro partito».
Secondo i dati pubblicati sul Sole 24 Ore da Roberto D’Alimonte, Bersani sarebbe in vantaggio di dieci punti su Renzi (48 a 38).
Ma se a guidare il centrosinistra alle elezioni fosse il sindaco di Firenze, la coalizione otterrebbe il 44 per cento dei voti, contro il 35.
Quanto basta per far dire a Renzi: «Se noi vinciamo, i democratici hanno più chance di vittoria».
Il sindaco di Firenze prosegue anche la polemica con Rosy Bindi, invitata a «lasciare la poltrona» anche perchè «la sinistra è Obama, non lei».
Replica della dirigente: «Le liste le farà il partito non Renzi».
Ma lo scontro è anche sulle alleanze.
Il «rottamatore» spinge sul bipolarismo: «A me di fare un accordo con Casini non frega nulla. Dobbiamo prendere noi i voti dei delusi, non appaltarli a Casini o a Montezemolo». Di parere diverso Bersani: «Noi siamo interessatissimi a un rapporto con il centro, a patto di sapere chi dirige il traffico».
Nichi Vendola si dice sicuro di arrivare al ballottaggio e attacca Renzi: «È una bolla mediatica che si sta già sgonfiando».
Poi rivendica il sostegno di Lino Banfi, «una grande maschera tragica, oltrechè comica, del cinema italiano».
E se Renzi può vantare l’appoggio di Jovanotti e Bersani quello di Sabrina Ferilli, a Laura Puppato vanno i favori di Marco Travaglio e (ma è solo una voce) di Nanni Moretti.
Alessandro Trocino
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
ALLA SCUOLA DI CACCIARI 720.000 EURO….133.000 EURO IN ENOTECA
“Aridaje”. Si apre così la lettera di Francesco Rutelli in risposta all’articolo di ieri del Fatto nel quale davamo conto dell’elenco dei bonifici e degli assegni pagati dalla Margherita nell’era Lusi.
Quella lista, stilata dal consulente tecnico del pm di Roma Stefano Pesci, include al quinto posto per importo tra i beneficiari il Centro per il Futuro Sostenibile presieduto da Francesco Rutelli con 1 milione e 126 mila euro.
Rutelli non contesta la cifra ma la novità del dato.
E sul punto ha ragione, salvo però poi far discendere da questa constatazione un’autoassoluzione totale un po’ generosa: “La conclusione delle indagini – scrive Rutelli – sul caso Lusi sarebbe l’occasione, anche per Il Fatto per evidenziare un fatto molto raro in Italia: che un’indagine capillare e sistematica svolta per 10 mesi dalla Procura di Roma… su bilanci, bonifici, conti correnti, fornitori della Margherita ha evidenziato che neppure un euro del partito ha preso una destinazione illecita o per interesse privato”.
Un’affermazione un po’ forte se si pensa ai 3 milioni e 600 mila ricevuti con bonifico dalla moglie di Lusi e ai 13 milioni e mezzo della società riferibile al tesoriere, la TTT srl. Rutelli, se fosse un giornalista del Fatto non si curerebbe di simili quisquilie ma darebbe questa lettura della chiusura indagine su Lusi: “Sarebbe l’occasione per fare ammenda per aver pubblicato più volte come credibili asserzioni dell’ex-tesoriere ladro, che le indagini hanno invece dimostrato essere calunniose. Invece… Il Fatto mi ha dedicato ieri l’ennesimo titolo a tutta pagina, corredato dall’ennesima falsa informazione (che le risorse attribuite al CFS siano state “330mila euro in più di quanto si sapeva finora”). Non è vero: anche quelle cifre figuravano nei rendiconti, regolarmente approvati e pubblicati, e riportati dalla stampa. Per precisione: nell’arco di 11 anni, risultano euro 6.619.010 destinati dalla Margherita ad associazioni, fondazioni, attività di formazione; tra questi – altro che “spese folli del tesoriere” – i contributi da voi citati al Centro Futuro Sostenibile e all’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, come anche al CFP (scuola di formazione di giovani presieduta da Massimo Cacciari, destinataria di 720.497 euro) e a diversi altri soggetti. Sapete già che io non ho comperato una casa, nè una casetta, nè una cuccia per il cane, con i soldi della Margherita. Che non ho ricevuto un centesimo per il lavoro svolto per il CFS, cui ho anzi contribuito con donazioni personali”. Nessuno ha mai insinuato l’arricchimento personale del leader della Margherita e dell’Api ma sulla trasparenza dei conti e sul controllo dei fondi forse si poteva fare di più.
Solo dopo lo scandalo Lusi e la pubblicazione di un articolo su L’espresso nel quale si svelava il flusso di bonifici per 860 mila euro da Margherita a Cfs – Rutelli aveva convocato una conferenza stampa nella quale era stata diffusa la cifra esatta e più alta di 1 milione e 126 mila euro, riportata allora dal Fatto e riproposta, senza ricordarlo, ieri.
Resta però un passo ulteriore da fare sulla strada della trasparenza per Rutelli: rendicontare con esattezza su internet quello che ha fatto e quello che intende fare il Cfs con il milione e 126 mila euro di soldi pubblici ricevuti dalla Margherita e girati all’associazione ambientalista.
E magari rendi-contare all’euro anche il destino dei 192 mila euro, annotati nella lista della procura di Roma, e passati dalla Margherita all’associazione Cento Città , vicina a Rutelli.
Rutelli nella sua risposta aggiunge in compenso un dato interessante: la scuola di formazione politica presieduta da Massimo Cacciari, il CFP di Milano, ha incassato 720 mila euro.
“A partire dal 2005”, spiega il direttore del CFP, Nicola Pasini, “siamo stati rimborsati dalla Margherita con 150 mila euro all’anno per i costi dei nostri corsi di formazione politica. Mi creda è tutto trasparente. Tutto on line. Anche la lezione di Luigi Lusi. Pensi che – conclude Pasini – il senatore venne a farci lezione sul finanziamento della politica. Era preparatissimo”.
Chissà se quel giorno Lusi agli alunni avrà spiegato il senso delle spese sostenute a carico del partito.
Per esempio i 133 mila euro di soldi pubblici bonificati dalla Margherita alla Vino Vip che distribuisce vino e prodotti locali in tutta Italia.
Lusi dal 2008 al 2010 spende circa 20 mi-la euro ogni anno agli inizi del mese di gennaio per saldare le fatture relative ai regali di natale. “Il senatore Lusi non ha mai comprato una bottiglia per se.
Ordinava vini sempre di origine abruzzese che avrebbe dovuto regalare.
Di solito, passavano a ritirare i pacchi regalo gli autisti di Lusi, spesso erano destinati ad esponenti del partito”.
Passando al setaccio le spese dell’ex tesoriere della Margherita sorgono altri dubbi. A cosa servivano i 35 mila euro bonificati a favore della società Cantiere Navale, che si occupa di riparazioni di barche e yacht a Brindisi?
Lusi era comunque un uomo generoso, con i soldi pubblici, e forse un po’ preveggente.
Il senatore cattolico dona 133 mila euro al monastero Visitazione S. Maria di Reggio Calabria e altri 50 mila euro all’Associazione di volontariato Liberi per liberare, che si occupa dei detenuti.
Oggi il munifico tesoriere è agli arresti domiciliari in un monastero in Abruzzo.
Marco Lillo e Valeria Pacelli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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