Novembre 18th, 2012 Riccardo Fucile
TELEGRAMMA DELLA NASA DOPO IL CONFRONTO DEI CANDIDATI IN TV: “COMPLIMENTI PER IL PRIMO DIBATTITO POLITICO IN ASSENZA DI GREVITA'”… TABACCI CITA DE GASPERI E VIENE SQUALIFICATO PER ESTREMISMO
Gioia ed entusiasmo da tutto il mondo per il confronto televisivo tra i candidati alle primarie del centrosinistra svoltosi in settimana in Italia.
“Nemmeno i nostri topini si comportano così bene durante gli esperimenti — dicono dal dipartimento di biologia del Mit di Boston — … ma sapreste dirci alla fine quale delle cavie è sopravvissuta?”.
Più tecnico il commento del dipartimento di scienze comportamentali di Bruxelles: “Cinque esponenti della sinistra italiana per due ore nella stessa stanza che non si mandano affanculo a vicenda! Per la scienza è una svolta epocale”.
Ma se il mondo strabilia di fronte a ciò che sembrava impossibile, in Italia prevale la lettura politica: per i renziani ha vinto Renzi, per i bersaniani ha vinto Bersani e per i vendoliani ha vinto Vendola, anche se permane qualche dubbio tra i sondaggisti: “Abbiamo tentato di rintracciare i puppatiani, ma erano solo tre e si sono suicidati durante la diretta”.
Gli esperti di comunicazione e mass-media valutano molto positivamente il comportamento di Matteo Renzi, l’unico candidato veramente multitasking: “Riusciva a parlare, leggere i consigli di Gori sul cellulare, fare l’imitazione di Mister Bean e gesticolare, tutto in una volta, davvero notevole. Quando poi ha scambiato il pacco del Molise con quello della Calabria è stata l’apoteosi”.
Vero brivido della serata, la scelta delle figure più rappresentative nel Pantheon dei concorrenti: vedere l’ala sinistra sfidarsi a colpi di papi e cardinali ha reso più interessante l’incontro, mentre Tabacci ha sorpreso tutti dicendo qualcosa di sinistra: “De Gasperi”, ed è stato squalificato per estremismo.
A Sky esultano per i risultati d’ascolto, di poco inferiori a Udinese-Atalanta del 2004, ma anche i protagonisti della serata si sono mostrati soddisfatti, specie Renzi che per una volta ha potuto andare a letto dopo Carosello.
Interessante anche l’esperimento di coinvolgere gli elettori: “Le loro domande sono state molto utili — dicono alla direzione del Pd — anche perchè per la prima volta dai tempi di Berlinguer i leader del partito sono sembrati più intelligenti di chi è disposto a votarli”.
Alessandro Robecchi
(da “il Misfatto“)
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Novembre 18th, 2012 Riccardo Fucile
TUTTI I CREDITI CONCESSI AI REFERENTI PDL MILANESI: LA PASIONARIA BERLUSCONIANA, LE FATTURE NON PAGATE E LO SCONFINAMENTO DI 400 MILA EURO
Per i politici del Pdl e i loro parenti alla Banca Popolare di Milano l’aria è cambiata dopo la rimozione dell’ex presidente Massimo Ponzellini, finito poi agli arresti domiciliari nel maggio del 2012.
Dopo la pubblicazione delle intercettazionidell’indagine sui fidi facili della Bpm, nelle quali si svelavano le raccomandazioni di Daniela Santanchè, Ignazio La Russa, Paolo Romani e le pressioni per le pratiche di Paolo Berlusconi e Maria Vittoria Brambilla, nessuno ha verificato cosa sia successo ai crediti di politici, amici e familiari.
La posizione di Paolo Berlusconi per esempio è rimasto un caso singolare.
Il fratello dell’ex premier vanta una concessione personale di un milione di euro per cassa e gode sulla sua holding Pbf Srl di una linea di credito di ben 5 milioni di euro, interamente utilizzati, il cui rientro scade solo il 30 settembre del 2013.
Una posizione generosa da parte di Bpm che si è garantita solo con una fideiussione personale di Paolo Berlusconi e con l’impegno della società di Paolo Berlusconi a usare i soldi che le deriveranno da un incasso futuro per un’operazione immobiliare: la Cascinazza.
Solo il 26 settembre scorso, visto il protrarsi dei termini per la chiusura dell’operazione Cascinazza, Pbf ha rilasciato una garanzia ulteriore a Bpm. Nessuna ipoteca però ma solo un’altra lettera di Paolo Berlusconi che stavolta si impegna a cedere non solo i proventi dell’operazione Cascinazza, se mai si chiuderà , ma anche gli utili o i proventi della cessione delle quote sociali.
“Sistemate la roba o sono sfracelli”
Secondo le intercettazioni telefoniche Massimo Ponzellini minacciava sfracelli con i suoi se “non sistemavano la roba della Brambilla”. Effettivamente il gruppo della famiglia dell’ex ministro Maria Vittoria Brambilla, composto dalla Sal che si occupa di commercio di prodotti ittici e dalla Trafilerie Brambilla può contare sulla Bpm. Il consiglio di gestione del 23 ottobre scorso ha analizzato la situazione e ha revocato la linea capital market da un milione di euro della Trafilerie Brambilla.
Ma ancora oggi il rischio di Bpm verso il gruppo resta notevole: 4 milioni e 400 mila euro di affidamento che è stato già utilizzato per 3,8 milioni di euro.
Anche la Alphabet S.c.r.l. una società che si occupa di trasmissioni tv sul digitale terrestre e che è di Ilaria Sbressa, moglie del manager Mediaset Andrea Ambrogetti, era stata raccomandata da un personaggio importante: l’allora ministro Paolo Romani.
Nell’agosto del 2011 Alphabet, riferibile al 70 per cento alla Sbressa che la controlla tramite Interattiva SRL, ottiene 300 mila euro per anticipo fatture grazie solo a una fideiussione generica rilasciata dalla stessa Sbressa.
Nel dicembre del 2011 la posizione passa a incaglio.
Nel marzo 2012 veniva concordato un piano di rientro per 5 mila euro mensili mediante la firma di pagherò con avallo della stessa Sbressa.
Però il piano non è stato rispettato. A oggi l’esposizione è pari a 321 mila euro con 20 mila euro di rate in mora.
Le telefonate di Ignazio
Anche la Quintogest è divenuta famosa grazie alla telefonata intercettata di Ignazio La Russa che il 27 luglio del 2011 sollecitava Ponzellini perchè “si trova in difficoltà perchè non ha i soldi sufficienti a dare ai propri clienti”.
Poi La Russa chiede una risposta per “chiudere in un modo o nell’altro … perchè mi dicono che anche all’esito della tua risposta loro … potrebbero anche decidere di vendere”.
La Russa ha tante ragioni per raccomandare questa società che allora era presieduta da Filippo Milone, oggi sottosegretario alla difesa, e che era partecipata con il 49 per cento dalla Fondiaria Sai dei Ligresti (legati alla famiglia La Russa) e che soprattutto era partecipata indirettamente al 34 per cento dalla società Idi Consulting, controllata da Laura De Cicco, moglie dell’ex ministro del Pdl.
Quintogest ora ha cambiato compagine e la moglie di La Russa ha ceduto le sue quote in Idi Consulting per 11 mila euro (il valore nominale) il 6 febbraio del 2012. Ma quando l’allora ministro della difesa chiama l’allora presidente di Bpm Ponzellini, l’interesse è fortissimo.
La società , come dice il suo nome, eroga credito in cambio della cessione del quinto dello stipendio.
Ma Quintogest, come dice La Russa ha bisogno di cash perchè non presta soldi suoi ma quelli di Bpm e anche Ubi banca.
Oggi Bpm è esposta per 44 milioni verso Quintogest.
Il 27 luglio poco prima della telefonata di La Russa a Ponzellini, Antonio Giordano, socio forte della Quintogest dice ad Antonio Cannalire che aveva parlato con La Russa.
E quando lui gli aveva detto “Vedi che non sono cose facili” il ministro aveva ri- sposto “allora chiamo io Massimo (Ponzellini Ndr)…vedrai che è facile”.
La Russa nel luglio 2011 non poteva immaginare che Ponzellini sarebbe stato fatto fuori: l’aumento di 6 milioni di euro rispetto ai 44 milioni di plafond esistenti allora, non è mai stato accordato.
E la moglie ha ceduto le quote, come previsto da La Russa.
Il Fatto ha letto le carte della Banca d’Italia e della Procura di Milano e anche quelle interne della stessa Bpm, utilizzate dagli ispettori per ricostruire la storia delle aperture di credito milionarie a politici, amici e familiari.
Le cose in Bpm stanno lentamente cambiando con l’insediamento dei nuovi vertici ma le carte sulle pratiche vip rendono evidente che in Italia l’accesso al credito per i potenti è un gioco da ragazzi.
Visibilia, miracoli a sei zeri
La storia della società di raccolta pubblicitaria di Daniela Santanchè, la VisibiliaSrl è davvero istruttiva.
Visibilia Srl vende spazi pubblicitari sui giornali, inizialmente quelli della famiglia Angelucci (Libero e il Riformista ) poi prevalentemente su Il Giornale di Paolo Berlusconi e della Mondadori.
La società ha bisogno di credito ma Daniela Santanchè non presenta garanzie personali (come una fideiussione) o reali (come un’ipoteca sull’appartamento milanese di via Soresina) ma presenta le fatture da incassare.
Dall’istruttoria dell’agenzia della Bpm si scopre che Daniela Santanchè dipende fortemente dai contratti con Il Giornale dei Berlusconi: “Il contratto stipulato con Il Giornale prevede minimi fissi garantiti per (…) un milione e 200 mila euro mensili per tutto il 2010”, scrive la Bpm.
Nel maggio del 2011 i nodi vengono al pettine: “dal febbraio 2011 al maggio 2011 la percentuale degli insoluti è del 79,6 per cento”.
Nel settembre 2011 il Servizio Crediti della Bpm esprime un “giudizio fortemente critico”.
A dicembre 2011 Daniela Santanchè promette un doppio contratto con Eni ed Enel, mai arrivato.
Il 2 dicembre telefona all’allora direttore generale Enzo Chiesa: “Ma ce la sbloccano quella cosa? Perchè per noi è importante”.
Chiesa replica: “direi di sì. Santanchè incalza: “quando mi dà questa bella notizia?” E Chiesa risponde “O domani o lunedì. La chiamo io”.
Proprio a dicembre del 2011 il servizio crediti di Bpm non prende provvedimenti drastici pur riducendo le linee di credito a 3,5 milioni di euro, dai 6 milioni e 250 mila euro (dei quali 4 milioni circa erano utilizzati) accordati nei tempi d’oro di Massimo Ponzellini.
Poi il nuovo management guidato dal presidente Andrea Bonomi taglia l’affidamento a 1,7 milioni.
Un tetto che però sta stretto all’imprenditrice-politica che infatti lo sfonda per 450 mila euro arrivando a un’utilizzazione effettiva che sfiora i 2 milioni e 200 mila euro. Lo sconfinamento della società dell’ex sottosegretario già a luglio scorso è stato segnalato da Bpm alla Centrale Rischi della Banca d’Italia
Marco Lillo
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 18th, 2012 Riccardo Fucile
IL MAGISTRATO ANTIMAFIA SI DIMISE DA CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA DEL SINDACO DI FIRENZE NEL FEBBRAIO SCORSO CON UNA LETTERA DI FUOCO PUBBLICATA DALLA “VELINA ROSSA”
Il gran rifiuto di Pier Luigi Vigna a Matteo Renzi, l’accusa di aver usato la poltrona di sindaco di Firenze come «trampolino» verso posti più alti.
Il compianto magistrato antimafia si dimise da consigliere della sicurezza del sindaco di Firenze, nel febbraio scorso, con una lettera di fuoco, della quale ora si apprende il contenuto, rivelato dalla Velina Rossa di Pasqualino Laurito.
«Sono sempre stato rispettoso della libertà di scelta altrui, ma nella stessa misura non ho mai considerato positivamente chi opta per lo svolgimento di una determinata funzione pubblica come un trampolino di lancio per conseguirne un’altra del tutto diversa», scriveva Vigna con un tono decisamente amareggiato. «Poichè (emerge) anche da tue dichiarazioni pubbliche in merito il convincimento che tu abbia optato per la sindacatura di Firenze quale passaggio attraverso le primarie alla leadership politica, il mio giudizio su tale condotta non può che essere critico».
Così l’ex procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna, scomparso il 28 settembre scorso, scriveva nel gennaio 2011 al sindaco di Firenze Matteo Renzi motivando le sue dimissioni dall’incarico di consigliere speciale per la sicurezza dello stesso Renzi.
La lettera è stata trovata e diffusa dalla Velina Rossa, che, in conclusione, con la consueta vena polemica di Laurito ha voluto offrire il suo «contributo» alla manifestazione di Renzi ieri a Firenze: «Questo è il nostro contributo all’assemblea della Leopolda».
Vigna era stato nominato consigliere il 25 settembre del 2009 con il compito di fornire al sindaco il proprio apporto collaborativo nel settore della sicurezza.
«Ho sempre pensato aggiungeva l’ex magistrato nella sua missiva che ogni funzione pubblica non possa essere strumentalizzata».
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Novembre 18th, 2012 Riccardo Fucile
GIA REGISTRATI 430.000 VOTANTI, CIRCA LA META’ ON LINE
Oltre 430 mila già registrati. Più della metà online.
Entra nel vivo la sfida delle primarie per il candidato premier del centrosinistra che si terrà il 25 novembre in quasi 9 mila seggi sparsi in tutta Italia.
Per scegliere tra Pier Luigi Bersani, Matteo Renzi, Nichi Vendola, Bruno Tabacci e Laura Puppato occorre registrarsi e pagare 2 euro, operazione che potrà essere fatta direttamente in ciascun seggio, portando certificato elettorale e documento d’identità .
Ma preregistrarsi, negli uffici elettorali od online, renderebbe tutto più snello, per questo i comitati lo raccomandano.
Si fa più rovente anche la battaglia per la vittoria finale.
Con i due favoriti dai sondaggi, Bersani e Renzi, che si punzecchiano. «Va alla grandissima» dichiara Bersani. Mentre Renzi rimarca che le regole lo «penalizzano».
Entrambi schierano supporter di peso.
Antonio Di Pietro annuncia che parteciperà alle primarie e non voterà per Renzi: «È neoliberista e filo Marchionne. Appoggiamo proposte alternative a Monti. Mi auguro vincano Bersani o Vendola».
«Con tutto quello che ha combinato Di Pietro non solo in queste ultime settimane, ma negli ultimi 15-20 anni, meglio così», risponde il rottamatore a stretto giro. Mentre Vendola loda la scelta «giusta» e Bersani raffredda: «Benissimo: ognuno voti chi vuole, ma non si ricostruisce la foto di Vasto».
Per Bersani si schierano anche Dacia Maraini, Giuseppe Tornatore, Paola Concia e Aurelio Mancuso.
Spera in un successo del sindaco fiorentino, invece, Marco Pannella: «Ritengo che l’elezione di Renzi possa rappresentare una svolta importantissima in tutta la politica italiana», dice a Radioradicale.
Chiarendo però che il rapporto con il Pd è ancora tra concorrenti.
A distanza replica il concorrente Bruno Tabacci: «Renzi è un giovane interessante ma ha idee leggere. Abbiamo bisogno di rottamare ladri e imbecilli».
Intanto però l’attenzione è ai numeri.
Gli oltre 430 mila che si sono registrati sono ancora molto al di sotto dei 3 milioni, cifra raggiunta nelle scorse primarie e in quelle precedenti, ma, fa notare Nico Stumpo, coordinatore delle primarie, «a quel numero si arrivò in una giornata sola. Quella del voto. Quindi bisogna aspettare.
Quello che è straordinario – aggiunge il responsabile organizzazione del Pd – è la partecipazione dei volontari. Uno sforzo enorme. Basta guardare i numeri. Circa 100 mila persone che da un mese sono coinvolte e hanno messo a disposizione alcune ore del loro tempo per le registrazioni, 80 mila lavoreranno il 25 novembre. Numeri enormi che solo il centrosinistra può permettersi».
I fondi raccolti, assicura Stumpo, «al netto delle spese sostenute, rimarranno per finanziare la futura campagna elettorale».
Soddisfazione anche nel quartier generale di Renzi. Dove la parola d’ordine è: «Ora basta recriminare mettiamocela tutta».
Lo dice chiaro il renziano Lino Paganelli, responsabile feste ed eventi del Pd: «Ora bisogna tutti far sì che la gente partecipi. I numeri ci dicono che c’è una grande partecipazione nei grandi centri. Da domani sul sito si potranno trovare tutti gli indirizzi dei seggi. Contiamo di averne molti di più».
In realtà le polemiche proseguono: David Ermini, responsabile del comitato Renzi in provincia di Firenze, denuncia che il comitato del Pd fiorentino «non ha consentito di mettere un tavolo per la registrazione alla Stazione Leopolda».
Virginia Piccolillo
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 18th, 2012 Riccardo Fucile
A PESARE IL CALO DEGLI INVESTIMENTI PUBBLICITARI
La Rai si avvia a chiudere il 2012 con uno sforamento nei conti che si aggira attorno ai 200 milioni di euro.
Il consiglio di amministrazione di viale Mazzini ha esaminato oggi la relazione dei primi nove mesi dell’anno in cui si evidenzia una perdita di 184,5 milioni di euro, imputabile (nonostante la riduzione dei costi di 82 mln), alla flessione dei ricavi pubblicitari e al costo dei grandi eventi sportivi.
I ricavi del Gruppo Rai da gennaio a settembre ammontano a circa a 2.039 milioni di euro, anche qui in calo rispetto allo stesso periodo di un anno fa: meno 137 milioni. Un trend negativo determinato “principalmente dalla contrazione del fatturato pubblicitario (559 milioni di euro nel periodo considerato), in diminuzione di 114 milioni rispetto al 2011”.
In controtendenza invece il trend degli investimenti pubblicitari dirottati sui canali specializzati e sul web.
Un ulteriore calo dei ricavi per 57 milioni di euro nello stesso periodo è invece da imputare alla diminuzione dei ricavi commerciali e da convenzione con la Pubblica amministrazione.
Nel corso dei lavori del Cda è stato rilevato che tra i costi del 2012 ci sono quelli per i grandi eventi sportivi, risultati pari a 143 milioni di euro per la fase finale dei campionati europei di calcio di Polonia e Ucraina e le Olimpiadi estive di Londra.
Quanto invece al costo del lavoro, risulta aumentato di circa 7 milioni di euro “nonostante la rigorosa politica del turnover e il sostanziale blocco delle politiche retributive”.
Infine un cenno anche alla risposta del pubblico a casa con gli ascolti: nei primi nove mesi del 2012 le reti Rai hanno ottenuto nel complesso uno share medio del 41,5% in prime time e del 39,8% nell’intera giornata, il che ha permesso all’azienda del serizio pubblico di mantenere la “sua posizione di centralità e leadership nel mercato radiotelevisivo italiano”.
Prima ancora che la nuova contabilità fosse pubblicizzata, il direttore generale Luigi Gubitosi ha inviato a tutti i dipendenti la relazione sui risultati economici dei primi nove mesi del 2012, accompagnata da una lettera che ne interpreta numeri e prospettive editoriali.
Nella lettera Gubitosi “alcuni esempi di una Rai viva che si sta battendo per tornare a crescere”: parla degli inevitabili interventi di contenimento dei costi e di una chiusura del 2012 che non sarà certo positiva (-200 milioni) ma anche di un “2013 che sarà il primo anno di un piano triennale al termine del quale avremo una Rai risanata e competitiva”.
(da “La Repubblica“)
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