Novembre 4th, 2012 Riccardo Fucile
ATTACCO FRONTALE SUL BLOG DEL COMICO: “IMMORALE CHE RIMETTA IL MANDATO PER ALTRI INCARICHI MENTRE FIRENZE AFFONDA NEI DEBITI”… PER RENZI “GRILLO NON CAPISCE NULLA DI ECONOMIA”
“Trovo immorale che un sindaco rimetta il suo mandato per altri incarichi da lui considerati più importanti. E’ alto tradimento nei confronti degli elettori usati come un trampolino di lancio”.
Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog e nel mirino del leader del Movimento 5 Stelle c’è il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Da quando è candidato alle primarie, scrive, “non si è MAI presentato in consiglio comunale”.
‘Per dire che Firenze affoga nei debiti – è la rapida replica di Renzi da Twitter – bisogna non capire nulla di nuoto oppure non capire nulla di economia. Beppe Grillo nuota bene”.
“Un caso di arrampicatore politico – aveva accusato Grillo – La legge dovrebbe proibirlo o, in mancanza di una legge, almeno l’etica personale. Il fantasma di un ex sindaco si aggira in una Firenze strangolata dai debiti: è Matteo Renzi”.
“Da quando Renzi è in campagna elettorale per le primarie – continuava – non si è mai presentato in Consiglio Comunale. In precedenza, nella stragrande maggioranza dei casi, l’ebetino di Firenze – insultava il comico – è rimasto in Consiglio per un massimo di 30 – 45 minuti a fare la sua conferenzina per poi andarsene senza neppure ascoltare i consiglieri comunali”.
“Ecco i dati del Grande Assenteista – ha elencato Grillo – dal suo insediamento in Palazzo Vecchio fino al 10 ottobre 2012: 2009: su 17 sedute, assente 5; 2010: su 48 sedute, assente 26 volte, presente 22; 2011: su 44 sedute assente 2, presente 23; 2012: su 39 sedute
assente 25. Dal’inizio delle primarie, dal 13 settembre 2012, non è MAI stato presente in Consiglio”.
“Forse il motivo per cui Renzi non si fa più vedere – insisteva il leader del M5S – sono i debiti verso i fornitori che hanno eseguito lavori per il Comune, debiti pari a 98 milioni di euro. I fornitori, infatti, vorrebbero incontrarlo di persona. Undici milioni circa sono di spesa corrente che andavano pagati a 90 giorni con ritardi ancora contenuti, 30 milioni sono di spesa in conto capitale (opere pubbliche) con ritardi che risalgono fino a giugno 2011. Per questi debiti sono stati emessi mandati di pagamento senza essere onorati. Per i restanti 56 milioni il Comune ha regolarmente validato le fatture senza saldarle perchè mancano i soldi e si sforerebbe (?) il Patto di Stabilità . Di questi tempi un’attesa eccessiva è fatale per qualsiasi impresa, ma non per Renzi. 40 milioni di euro sono stati spesi per rifacimenti e abbellimenti di strade e piazze di cui lui va tanto fiero nei salotti televisivi (grazie al portafoglio dei cittadini…). Intanto a Palazzo Vecchio sta arrivando una miriade di Decreti Ingiuntivi mentre Renzi si atteggia a Premier e prepara la Grande Fuga in Parlamento”.
(da “La Repubblica”)
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Novembre 4th, 2012 Riccardo Fucile
C’E’ A CHI NON E’ ARRIVATA LA MAIL PER POI PROPORSI AL POPOLO DI INTERNET COME CANDIDATO ALLE POLITICHE… ALTRI CONTESTANO I TEMPI TROPPO BREVI
L’occupazione di quelli che sono da sempre i teatri del potere di Roma è iniziata con l’autocandidatura: il termine per decidere se presentarsi a quella particolare selezione che sono le primarie online è scaduto.
Arrivederci e grazie.
Il Movimento 5 stelle prende così quella forma che può portarlo in parlamento. I nomi ci sono e sono nelle mani di Gianroberto Casaleggio e del suo staff.
Ora, tra questi, il popolo del web a 5 stelle deciderà chi sarà il candidato.
Partita chiusa, certo. Ma non troppo.
Problemi ce ne sono stati e ce ne saranno nei prossimi giorni. L’esperimento d’altronde non era e non è facile. E tutto è accaduto in maniera precipitosa.
Il 31 ottobre infatti lo staff del sito con una mail ha chiesto a tutti i potenziali eletti (solo coloro che hanno già partecipato alle elezioni nelle liste a 5 stelle e oggi non in carica) di dare una risposta entro domenica 4 novembre.
In tutto quattro giorni per fare una scelta che potrebbe cambiare la vita. E nelle ultime ore il sistema messo a punto per raccogliere le adesioni ha rivelato diverse falle.
Alcuni delegati di lista, infatti, sono stati tempestati di domande e richieste di chiarimenti da parte di attivisti che non sono riusciti a completare la procedura correttamente.
“Abbiamo avuto diversi problemi, che stiamo cercando di risolvere in queste ore”, ammette Matteo Olivieri, consigliere comunale del Movimento di Reggio Emilia.
È lui uno dei delegati chiamati da Casaleggio per occuparsi di tutte le questioni tecniche relative alla presentazione delle liste. In questi giorni sta facendo da raccordo tra gli attivisti e lo staff.
“Mi hanno telefonato e scritto in molti, per segnalarmi disguidi nel completamento della procedura”.
I problemi sono sempre gli stessi: “Non tutti coloro che hanno i requisiti per partecipare alle votazioni online hanno ricevuto la mail per accettare o rifiutare la candidatura — spiega — si tratta di complicazione nell’incrocio di database, ai quali stiamo cercando di porre rimedio nel più breve tempo possibile”.
La priorità , assicura, è garantire il diritto di candidarsi a tutti . “In alcune zone la metà dei potenziali aspiranti parlamentari non hanno ricevuto la mail. In altre, invece, le segnalazioni sono state pochissime”.
Ora lo staff sta valutando, caso per caso, di concedere una proroga: “Così da non lasciare indietro nessuno”.
A Bologna alcuni attivisti hanno chiesto aiuto nel forum del gruppo. Matteo Dall’Osso, ad esempio, ex candidato al consiglio comunale, rimasto fuori dal palazzo per una manciata di voti, ha scritto di non aver ricevuto la missiva dello staff, pur avendo tutte le carte in regola per partecipare alle primarie a 5 stelle.
Lo stesso è capitato ad Alessandro Cuppone, anche lui tra i non eletti a Palazzo d’Accursio l’anno scorso, e a un altro folto gruppo di militanti sparsi in Italia.
La bacheca facebook di Marco Piazza, altro delegato di lista in Emilia Romagna, ha collezionato in poche ore decine di richieste di chiarimenti, da nord a sud.
Da chi dice di non aver avuto la fatidica mail (o ricevuta ma con molto ritardo rispetto agli altri), a chi addirittura se ne è trovate due uguali nella casella di posta elettronica.
Non sono pochi, poi, coloro che si lamentano per il breve tempo, circa quattro giorni , avuto a disposizione per fare una scelta così importante.
“Ho ricevuto anche io la mail per la candidatura e sto riflettendo — si sfoga su facebook l’attivista Enza Sola — perchè onestamente non sono convinta di poter scegliere di concorrere per il Parlamento in 48 ore. Stiamo parlando di andare a governare il Paese e non di andare a mangiare una pizza”.
C’è chi ha denunciato serie difficoltà a raggiungere un numero sufficiente di candidati.
Domenico Savino, in corsa per la poltrona di sindaco a Matera, nel 2010, ha deciso di rivolgersi direttamente a Grillo e Casaleggio per chiedere uno strappo al regolamento: “Basilicata e Calabria sono le uniche regioni in Italia dove il Movimento si è presentato con una sola lista comunale — si legge nell’appello -. Solo i candidati di queste liste potranno parteciparvi, per le relative intere circoscrizioni. Ne consegue un’oggettiva povertà di scelta tra i candidati che non aiuta l’armonia, lo spirito e i risultati del Movimento in territori difficili come i nostri”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 4th, 2012 Riccardo Fucile
GIA’ PUBBLICO MINISTERO A ROMA, ATTUALMENTE AL DIPARTIMENTO DELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA, POTREBBE CONTRIBUIRE A RIDARE UN’IMMAGINE PRESENTABILE AL PARTITO
Potrebbe uscire dalla magistratura la carta a sorpresa del centrodestra per affrontare le prossime elezioni regionali dopo lo scandalo dei fondi ai gruppi consiliari.
Alcuni settori del Pdl avrebbero puntato sull’attuale vice capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Simonetta Matone, già Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Roma.
Dopo Polverini dunque ancora una donna.
Volto noto anche al grande pubblico televisivo, grazie alle presenze nei programmi che trattano di casi giudiziari in cui sono coinvolti bambini e minori, Matone è il jolly al quale settori del centrodestra vorrebbero affidare la sfida a Nicola Zingaretti, il candidato del centrosinistra già in pista da tempo e accreditato di un considerevole vantaggio.
Magistrato dal 1980, dal maggio 1991 è stata Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Roma, con il grado di Consigliere di Cassazione.
Dall’agosto del 2011 è vice capo del Dap.
Tra i riconoscimenti ricevuti, nel 2005 il Premio “Donna dell’anno 2005” della Regione Lazio.
“Sarei contento se ci fosse questa possibilità , ma credo che nessuno finora abbia parlato con lei”.
Così il senatore Andrea Augello, sull’ipotesi di candidatura alla presidenza della Regione Lazio, per il centrodestra, di Simonetta Matone.
Verso l’ex sostituto procuratore del Tribunale dei minorenni, dice Augello, “nutro non da oggi personale stima, è una figura importante per il suo impegno nella magistratura, nella pubblica amministrazione e per il suo impegno civile nei confronti della città “.
“Sarei contento della possibilità che il centrodestra possa presentare questa figura – conclude Augello – però allo stato devono ancora esserne poste le premesse”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 4th, 2012 Riccardo Fucile
PUBBLICHIAMO L’EDITORIALE DI RAUTI SUL PRIMO NUMERO DI “LINEA” DEL 1 MARZO 1979… UNA LUCIDA ANALISI ANCORA ATTUALE
Se credessimo alle coincidenze facilmente gratificanti, faremmo notare che usciamo con questo giornale mentre imperversa la più difficile e torbida crisi che abbia mai conosciuto nel dopoguerra l’Italia; che usciamo, mentre la crisi, d’altronde, appare come il riflesso, la conseguenza, la cassa di risonanza di una situazione generalizzata di degrado e di scollamento; e, ancora, che tutto quello che accade e occupa le cronache, straripandone con flutti sconvgolgenti, è soltanto l’effetto di un “male” più profondo che ha ormai pervaso sin le fibre più riposte della comunità nazionale (o di quella che, una volta, si usava definire così).
Ma da quanto tempo, esattamente, siamo in piena crisi?
I politologi di tutto il mondo che guardano al “caso Italia” – e hanno l’aria di curvarsi su un letto di un malato inguaribile, quasi riuniti a cronico consulto – alla sua specificità e peculiarità , questo almeno hanno stabilito: che la crisi viene da lontano e dal profondo, e appunto per questo è vasta e pare irriducibile; che in essa conflusicono fattori antichi di fragilità e, nuovi, di tensione crescente, sempre peggio fronteggiati.
Anche altrove, in Occidente, vi sono sintomi dello stesso male ma l’Italia è in testa con una serie di primati negativi.
Forse, anticipa i tempi altrui; certo, ne vive di gravissimi e ne deve presagire di ancora più duri.
Come in nessun altro Pese dell’Occidente, la crisi del regime è diventata crisi del sistema e si intreccia al quotidiano, anche al più riposto privato in cui si rifugiano un po’ tutti quasi in ultima, disperata, ridotta difensiva.
Ma proprio questo connubio, questo annodarsi intossicante e defatigante, alimenta un altro aspetto del male italiano dei nostri giorni, l’assuefazione, l’abitudine a tutto, la opaca, spenta , passività del puro vegetare. I sociologi – anch’essi impegnatissimi a sfornar diagnosi sull’Italia – notano che, in genere, la cosiddetta “affluent society” è quella che “scansa il cadavere”; la gente non si ferma, qualsiasi cosa le avvenga di incontrare.
Devia i propri passi, o gira al largo con la macchina, per superare l’ingorgo, il nodo, il problema.
Solo così, si dice, può continuare a vivere; perchè altrimenti sarebbe sommersa dal flusso delle troppe vicende emotive e traumatizzanti che la assediano e la incalzano.
Qui da noi, scansiamo cose enormi, eccezionalmente visibili. Al reiterarsi frenetico delle varie emergenze fa da contrappeso la capacità di assorbire sempre di più i colpi, di consumarli, quasi; di diluirli e sgualcirli nella gradualistica sfilacciatura dei giorni che, comunque, passano.
Ogni tanto, un sussulto; e si scopre, ad esempio, all’improvviso la cosiddetta economia dell’Italia sommersa; con sette-otto milioni di italiani che lavorano per conto proprio, magari assentandosi dall’altro lavoro, quello ufficiale, e producono un reddito di otto-diecimila miliardi.
Rifiuto del collettivismo, anche; corsa verso il “privato” come ultima spiaggia produttivistica; ma altresì colossale operazione di ristrutturazione neocapitalistica compita sotto la superficie delle strutture socio-economiche, all’ombra del compromesso storico che si era avviato, sotto lo sguardo distratto di pressioni sindacali tanto laceranti nella forma quanto ottocentesche nella sostanza visto quel che accadeva e che è già accaduto.
La crisi ha, dunque, due aspetti: da un lato è quella che tutti vedono e che anche nelle nostre file viene seguita fin nei dettagli, la crisi del regime dei partiti e – anche, ormai – del sistema che lo esprime e che ne è alla base.
Ma c’è crisi anche sull’altro versante, meno analizzata sinora e ancor meno assunta come punto di riferimento per nuovi orientamenti e valutazioni; ed è la crisi delle sinistre nel loro complesso, e del Pci in particolare, in termini di incapacità a prospettare un modello di sviluppo e di società che sia alternativo a quello attuale e che, già in itinere, abbia la capacità di incidere positivamente sulle strutture socio-economiche.
Scardinare, è stato facile; eppure sconsacrare e dissacrare e mettere in crisi. Per il semplicissimo motivo che non c’era quasi più niente di solido nè di sacro.
Il re, era nudo da gran tempo; e non abbiamo aspettato che venissero a dimostrarcelo quelli della scuola di Francoforte, con Marcuse in testa.
Ma le febbri, specie quelle alte, che non sfociano alla fine in atti compiutamente rivoluzionari; in ordinamenti nuovi, alla lunga stancano, sfibrano, disgustano.
Ci si può aggirare tra le macerie per ricostruire; oppure, per bivaccarci a mo’ di tribù chiassosa, inacapace, impotente.
Da certe tensioni prolungate o si esce in avanti, e possibilmente verso l’alto, oppure si tende a ricadere indietro.
Ecco, il riflusso, lo sfaldamento anche umano che si va facendo strada anche a sinistra; la disperata corsa deviata, e deviante, che ne getta una parte nel meccanismo terroristico e ne spinge il grosso verso stati di delusione diffusa e generalizzata, disimpegnanti e amari.
Il Pci se ne è accorto; e per questo ha battuto banco, chiedendo che la Dc onorasse le tante cambiali compromissorie fin qui firmate; perchè altrimenti, si torna all’opposizione prima che sia troppo tardi; si torna a Livorno, al ritualismo delle origini. Tentativo patetico, perchè il problema non è lì o non è tutto lì.
L’incapacità rivoluzionaria delle sinistre italiane e occidentali in genere non dipende solo da fattori specifici, locali.
Viene anch’essa da lontano, dai fallimenti che si accumulano a ritmo crescente sulla vasta area del mondo socialista, dove Stato-compagno invade e occupa Stato-compagno e riemergono retroterra, anche etnici, anche culturali che si credevano appiattiti per sempre.
E tuttavia, bisogna andare avanti; bisogna andare oltre; è necessario superare questo regime e questo sistema.
Anche laddove esso, come suol dirsi, ancora funziona in termini di meccanismo produttivo e di assetto sociale (vogliamo dire la Germania occidentale, gli Stati scandinavi, gli Stati Uniti) noi vediamo, e gettiamo sul piatto della bilancia, dei nostri contenuti e del nostro spessore, altri costi, umani ed esistenziali, quotidiani e di fondo, personali e comunitari che a tanto ci sollecitano e ci stimolano.
Certo, c’è un’immensa, astronomica differenza tra i Paesi che vivono sotto la sferza del “socialismo reale”, i loro gulag allucinanti, i loro fallimenti assoluti, a ogni livello; ma Solgenitsin, che ha ben conosciuto e sofferto quella realtà terribile, ci ammonsice senza perifrasi: a che serve vivere meglio, se si perde l’anima, lo spirito?
A che serve – e a “chi” serve, aggiungiamo noi – vantare, ancora, superbe superiorità tecnologiche e scientifiche, se poi la gran massa di coloro che formano i popoli, le comunità , le nazioni, nel loro vivere quotidiano sono appiattiti da altri meccanismi alienanti e disgreganti; e corrosi nel loro intimo; e ridotti al puro economicismo cui obbediscono quegli stessi meccanismi; e diventano, o tendono a diventare, quella poltiglia senz’anima e senza volto che già è, diremmo fisicamente, visibile nelle grandi aree metropolitane dei nostri giorni?
Molte bandiere si stanno stingendo, si stanno abbassando in questo periodo; molti miti stanno andando in frantumi, di quelli che sembravano, sin qui, occupare ed egemonizzare il campo delle speranze e delle volontà dei più.
E’ il momento delle nostre bandiere.
E’ il momento – per andare oltre – dei nostri miti.
Pino Rauti
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Novembre 4th, 2012 Riccardo Fucile
“NON E’ CON LO SPLENDIDO ISOLAMENTO CHE LE SINISTRE RISORGERANNO”… “VOGLIAMO COSTRUIRE UN SOGGETTO DI SINISTRA, DI PIETRO COMPRESO”
Frattura nella Federazione della Sinistra, l’alleanza che unisce il Partito della Rifondazione Comunista di Ferrero, il Partito dei Comunisti Italiani di Diliberto e altre sigle della sinistra.
Il Pdci vuole tentare l’ingresso nell’alleanza di centrosinistra, schierandosi nelle primarie a favore di Vendola, passo sul quale non si trova d’accordo il Prc che resta sulla linea dell’opposizione rigorosa a chi oggi sostiene il governo Monti.
Nella riunione dell’ufficio di presidenza non si è votato, ma si è preso atto della differenza di vedute.
Rifondazione aveva chiesto di sottoporre la questione a un referendum degli iscritti, ma la proposta è stata respinta.
Spiega Diliberto: “Bersani, oggettivamente, ha ridato un segno laburista e socialdemocratico al Pd. Almeno nelle sue intenzioni per il futuro. Vuol provare ad archiviare la fase del governo Monti e con esso la stagione fallita del neoliberismo. Cerca di accantonare le fascinazioni clintoniane e blairiane delle terze vie che tanto hanno pesato sulla sinistra italiana. Non a caso — e soprattutto grazie a Vendola — la carta d’intenti non contiene più il riferimento a Monti che, invece, c’era nella prima versione del Pd. Dopo aver registrato oggi, la differenza di orientamento con Rifondazione, tre componenti su quattro della Fds (Pdci, Lavoro e solidarietà di Gian Paolo Patta e Socialismo 2000 di Cesare Salvi) vogliono provare a fare l’accordo con il centrosinistra”.
“La candidatura di Vendola — dice ancora il leader del Pdci — dal mio punto di vista, potrebbe riaprire la questione dell’unità e dell’utilità della sinistra per sostenere le ragioni del lavoro. Non è con lo ‘splendido isolamento’ che i comunisti e le sinistre risorgeranno in Italia. Intendiamo provarci per riportare i comunisti in Parlamento, per provare a ricostruire percorsi unitari a sinistra, per cercare di impedire alle destre di vincere, per tentare di archiviare il berlusconismo e il montismo con un nuovo centro-sinistra e per provare a delineare un’altra Europa”.
Ora il Pdci, ha spiegato da parte sua il responsabile comunicazione del Pdci Flavio Arzarello, “avvierà un confronto con la coalizione dell’Italia bene comune per verificare se ci sono le possibilità di un ingresso nell’alleanza”.
Subito dopo, se le trattative andranno a buon fine (ma nel Pdci sono ottimisti) il partito di Diliberto si impegnerà a fondo nelle primarie.
“Noi — spiega Arzarello — siamo in sintonia con Vendola, che è il candidato che si oppone con decisione al governo Monti e vuole il superamento radicale delle politiche liberiste del governo. Se poi al secondo turno dovessero passare Renzi e Bersani il nostro impegno sarebbe per il segretario del Pd, che si oppone alle politiche montiane del sindaco di Firenze”.
Rifondazione, in una riunione avvenuta peraltro in un clima sereno, aveva proposto di sottoporre la questione con un referendum degli iscritti.
Una sorta di primarie interne alle quattro forze politiche che compongono la Federazione per scegliere la linea da intraprendere.
Uno strumento del referendum per dirimere temi sui quali non ci fosse stata l’unità era previsto nello stesso statuto della Federazione della Sinistra, che però prevede anche che in caso di maggioranza degli organismi dirigenti di tre soggetti politici sui 4 che compongono la Fds decada la necessità della consultazione degli iscritti.
“Si tratta — spiega Paolo Ferrero- di una consuetudine che ha anche Izquierda Unida in Spagna: quando ci sono temi su cui si registra una divisione, questa si supera facendo partecipare gli iscritti”.
La strada indicata da Rifondazione, tuttavia, non è stata accolta da Diliberto, Salvi e Patta.
Nè Ferrero seguirà i leader delle altre forze politiche federate: “Noi abbiamo proposto un documento per costruire un soggetto con tutti coloro che stanno a sinistra del Pd: da Di Pietro ad Alba agli organizzatori della manifestazione del 27 ottobre”.
Cioè la protesta del Monti day: “Noi vogliamo fare una cosa di sinistra, visto che il Pd si definisce riformista e progressista, ma ha fatto sparire la parola ‘sinistra’. Noi siamo contro le politiche rigoriste di Monti e per un New Deal in Italia”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 4th, 2012 Riccardo Fucile
CONTESTATO IL REATO DI CONCORSO IN ABUSO D’UFFICIO A CIMADORO, TITOLARE DI UNA SOCIETA’ DI COMPRAVENDITE IMMOBILIARI, LA HELVETIA, E DI QUOTE NELLA IMMOBILIARE SAN SOSIMO… AVREBBE FATTO PRESSIONI PER INDIRIZZARE ALCUNE PRATICHE
I “guai” per Antonio Di Pietro sembrano non finire.
Gabriele Cimadoro, parlamentare dell’Italia dei valori e cognato dell’ex pm di Mani Pulite, risulta indagato per concorso in abuso d’ufficio nell’ambito di un’indagine condotta a Palazzago, in provincia di Bergamo, per la quale sarebbero state iscritte nel registro degli indagati in tutto 54 persone per reati che vanno dall’abuso d’ufficio al falso ideologico e materiale, sino alla tentata concussione.
Lo scrive oggi “L’Eco di Bergamo”.
La Procura di Bergamo sta infatti indagando sui presunti favori di cui avrebbero goduto alcune licenze edilizie e su alcuni terreni che hanno cambiato destinazione d’uso all’interno del Pgt.
Per il sostituto procuratore Giancarlo Mancusi, che coordina l’inchiesta, ci sarebbero state pressioni in municipio per indirizzare alcune pratiche.
Cimadoro, titolare di una società immobiliare, in passato è stato assessore e consigliere comunale a Palazzago.
Ma il pressing, per l’accusa, sarebbe avvenuto quando non aveva cariche comunali. L’inchiesta è condotta dai Carabinieri della compagnia di Zogno.
Secondo il quotidiano la Procura sta cercando di tracciare “la fitta rete di presunti favori e interessi immobiliari a Palazzago”.
Cimadoro risulta titolare di una società di compravendite immobiliari, la Helvetia, e di quote nella Immobiliare San Sosimo che nell’omonima frazione del paese sta realizzando un progetto su un’area artigianale.
La sua posizione è allo stato “defilata e ancora al vaglio” e “non è escluso che si giunga alla richiesta di archiviazione” un’indagine che, da quattro anni, “continua a imbarcare filoni e s’è estesa a qualche comune della Valle Imagna”. T
ra i 54 sotto inchiesta ci sono il sindaco uscente Umberto Bosc, il suo predecessore Ferruccio Bonacina (entrambi della Lega Nord) e altri amministratori locali.
L’ipotesi è che, prima ancora dell’approvazione del contestato Pgt, a Palazzago alcune licenze edilizie percorressero canali privilegiati.
A beneficiarne sarebbero stati imprenditori e privati, grazie alla presunta complicità di pubblici ufficiali.
Una delle tecniche, secondo gli inquirenti, sarebbe stato quello di protocollare solo la pagina iniziale della Dia (Denuncia di inizio lavori), “sostituendo poi il progetto contenuto con uno più vantaggioso per costruttori e committenti”.
Quindi alcuni avrebbero cambiato destinazione d’uso.
Gli investigatori sono impegnati negli accertamenti patrimoniali con l’analisi di conti bancari per scovare movimenti sospetti: passaggi di denaro per i presunti benefici nelle pratiche edilizie e urbanistiche fino a poco tempo fa non ne erano emersi.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 4th, 2012 Riccardo Fucile
SUL MAGGIORE QUOTIDIANO LIGURE IL PENSIERO DEL NOSTRO DIRETTORE
Riproduciamo l’articolo pubblicato sul “Secolo XIX” di oggi:
“Con Pino se ne vanno venti anni della mia vita politica, tante battaglie vinte partendo dal nulla, tanti ragazzi della mia generazione nei cui occhi coglievi il desiderio di cambiare il mondo, prima che un partito. Nella storia del Msi mai un gruppo umano fu più coeso fino al traguardo”.
E’ questo il messaggio con cui Riccardo Fucile, ex consigliere provinciale Msi e fondatore di Destra di Popolo, ha ricordato Pino Rauti, il “fascista di sinistra”.
Fucile si schierò con Rauti e con l’esponente storico della destra Teodoro Buontempo per una svolta sociale del partito: “Travolgemmo il passato: noi parlavamo di ambiente, di musica, di diritti al femminile, di sfondamento a sinistra, di cultura di destra, di confronto politico”.
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Novembre 4th, 2012 Riccardo Fucile
REPLICA L’ESPERTO IN SIMILPELLE: “PER SILVIO CONTANO SOLO LE POLTRONE”
Silvio Berlusconi è categorico nell’affermare che il prossimo presidente della Lombardia non potrà essere un esponente della Lega.
L’ex premier ritiene che la Lega Nord non possa aspirare alla presidenza della Lombardia alleandosi con il Pdl.
Berlusconi ha espresso la sua valutazione nel colloquio con Bruno Vespa per il libro ‘Il Palazzo e la Piazza.
Crisi, consenso e potere da Mussolini a Beppe Grillo’ in uscita per Mondadori Rai Eri l’8 novembre.
Chiede Vespa: dopo il Piemonte e il Veneto, lei sarebbe propenso a lasciare alla Lega anche la Lombardia?
“Deciderà l’ufficio di presidenza del nostro movimento, – risponde Berlusconi – ma escludo che si arrivi a una scelta del genere. La Lega ha già la presidenza di due regioni importantissime. E’ impossibile che il Popolo della Libertà possa rinunciare anche alla Lombardia”.
Immediata la replica leghista che arriva dal segretario regionale Matteo Salvini: “Lo stop di Berlusconi non cambia nulla. Noi andiamo avanti con Maroni. Non ci sono proprietari del voto dei cittadini lombardi, – ha proseguito Salvini – saranno i cittadini a decidere. Noi riteniamo che nel popolo di centrodestra, in parte anche in quello di centrosinistra, il nome di Roberto Maroni sia il più accreditato. Auguri dunque a chi sta dall’altro lato, in casa nostra non cambia nulla”.
E via Facebook arriva anche la presa di posizione di Roberto Maroni: “I nostri ideali non sono in vendita, e alla fine ride bene chi ride ultimo…”.
Così il leader del Carroccio ha commentato sul suo profilo le dichiarazioni di Silvio Berlusconi. “Sono d’accordo con Marco”, ha sostenuto il segretario federale della Lega Nord, ‘postando’ di seguito un lancio d’agenzia in cui l’ex capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, sosteneva che “Berlusconi sbaglia perchè ne fa una questione di poltrone e non di ideali”.
Che Triade di “duri e puri”, Maroni, Salvini e Reguzzoni: il portavoce della Votino, quello dei “napoletani che puzzano” e “l’amico ritrovato” del Cerchio magico.
Manca solo la riabilitazione di Belsito e siamo alla frutta.
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Novembre 4th, 2012 Riccardo Fucile
“NON POSSO ESSERE IL CANDIDATO DEL PDL”: ATTORNO A LUI SI FORMA UNA ALLEANZA RIFORMATRICE COM MONTEZEMOLO, GIANNINI, UDC, FLI … E ANNUNCIA AMBROSOLI COME ASSESSORE ALLA TRASPARENZA
Sembrava uno dei candidati possibile del Pdl alla poltrona che sta per lasciare Roberto Formigoni dopo scandali e inchieste.
Ma ha spiegato durante la trasmissione Omnibus su La7: “Se non fossi, come sarò, il candidato di una lista civica con espressioni della società civile che provengono anche da movimenti come quello di Giannino e Montezemolo — ha spiegato — non potrei tenere insieme rappresentanti del Ppe italiano come Fli e l’Udc, che non starebbero con un candidato del Pdl”.
Albertini ha ribadito di avere la tessera del Pdl, ma di “non frequentare il partito” e di essere stato “sindaco indipendente per anni”.
“Sono d’accordo che la Lega (che potrebbe far correre il neo segretario Roberto Maroni, ndr) esprima un proprio candidato — ha poi sottolineato — perchè è giusto che un partito che ha avuto i problemi che conosciamo, con una leadership divisa tra movimentisti e governisti, torni alle sorgenti del Po e chieda ai propri elettori di votare”.
Solo ieri proprio il presidente uscente della Lombardia invitava il partito di Silvio Berlusconi a non ripetere “gli errori siciliani” e dividersi sull’appoggio a un candidato piuttosto che a un altro.
Dal suo profilo Facebook Formigoni scriveva: “Diversi osservatori segnalano il rischio per il Pdl di ripetere le disavventure siciliane: andarono divisi nell’appoggio a due candidati e hanno consegnato la Regione alle sinistre. Hanno ragione. E’ un rischio che va evitato”.
Per il governatore “in campo in Lombardia c’è già un candidato forte, riconoscibile, con un profilo civico che oggi è indispensabile: è Gabriele Albertini. Stia bene attento chi punta ad alternative che sarebbero meno forti e meno credibili e che rischierebbero di spaccare il Pdl. Non ripetiamo gli errori siciliani”.
Da settimane Formigoni sponsorizzava l’ex primo cittadino alla guida della Regione, ma oggi il “candidato forte” si è tirato fuori.
Parlando del futuro, Albertini ha annunciato quale sarebbe la sua prima mossa come governatore: “La prima cosa che farei se fossi presidente della Regione Lombardia – ha spiegato – è proporre in pubblico a Umberto Ambrosoli di fare l’Assessore alla trasparenza e all’etica nella gestione della Regione. E’ un amico che stimo moltissimo – ha proseguito l’ex sindaco – mi farebbe piacere se potesse dare il suo contributo alle istituzioni anche se è stato candidato dall’altra parte politica, perchè la vera differenza la fanno le persone, non le appartenenze o le categorie o il partito per cui si vota”.
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