Novembre 28th, 2012 Riccardo Fucile
L’EX PUPILLO VUOLE L’ACCORDO DEL PDL CON IL CENTRO… E LA RUSSA PENSA A “CENTRODESTRA NAZIONALE”
Il Pdl sta vivendo ore febbrili.
È in gioco la sopravvivenza del partito e di un’intera classe politica. Berlusconi ha terremotato la sua creatura, ha paralizzato le primarie, mettendo Alfano con le spalle al muro: «O vieni con me nella nuova Forza Italia o rimarrai prigioniero dei vari La Russa e di chi vuole portare il tuo scalpo a Casini e Montezemolo».
Che poi sarebbero, secondo il Cavaliere, Cicchitto, Quagliariello, Fitto, Frattini e tutta la filiera di Comunione e Liberazione, da Maurizio Lupi a Mario Mauro e Roberto Formigoni.
«Hai ancora pochi giorni per decidere. Io tra mercoledì e giovedì farò l’annuncio», era stato l’ultimatum dell’ex premier al suo ex delfino, che non ci sta ad andare, con il cappello in mano, nella nuova Forza Italia dove «urlano le Santanchè e Biancofiore». Ma soprattutto non vuole seguire una linea politica, già annunciata a chiare lettere da Berlusconi, tutta all’attacco dell’Europa a trazione tedesca, in contrasto con l’azione portata avanti da Monti.
Insomma, come ha spiegato l’influente eurocapogruppo Mauro in un’intervista all’Huffington Post, «non si può archiviare Monti. Nè si può dire che l’operazione che lo ha portato a Palazzo Chigi è un’operazione anti-democratica o un colpo di Stato. La verità è che si è fallito perchè non sono state fatte delle riforme che erano necessarie, soprattutto per colpa della Lega, i cui veti hanno pesato in una situazione parlamentare difficile».
Alfano non ci sta a chiudersi in una ridotta berlusconiana radicale, di farsi umiliare ancora una volta, di farsi bombardare e uccidere senza sparare un colpo.
E il colpo lo ha sparato forte: «Se Berlusconi rifà Forza Italia e si candida premier non solo non potrò seguirlo su una strada suicida, ma non lo sosterrò».
Un messaggio, raccontano alcuni, che è arrivato a Villa San Martino attraverso i mediatori Gianni Letta e l’avvocato Nicolò Ghedini.
Altri assicurano che l’ex ministro della Giustizia lo abbia detto direttamente al Cavaliere al telefono in questi ultimi giorni o addirittura la scorsa settimana a Roma, nei loro incontri quattr’occhi a Palazzo Grazioli.
Ora, al di là della circostanza in cui Alfano ha mostrato il suo quid, sembra che l’ex premier sia rimasto colpito dalla reazione del suo ex pupillo.
Che gli ha riservato altre sorprese. Non solo non lo seguirà e non sosterrà una sua candidatura sulle ceneri del Pdl. Alfano porterebbe il Pdl su una posizione coincidente con quella di Casini e Montezemolo per costruire un nuovo centrodestra: l’unico argine per fermare la scalata al potere della sinistra di Bersani-Vendola.
Non è un caso che ieri abbia detto che «senza il Pdl nessuna alleanza può battere la sinistra».
È certamente rivolto a Casini e Montezemolo, ma anche a Berlusconi. «Provate a vedere tutti i sondaggi che ci sono in giro – ha aggiunto – senza il Pdl nessuno avrà la maggioranza. Se il protagonista di un’alleanza, se il protagonista della competizione non sarà il Pdl non c’è modo di battere Bersani e Vendola».
Ha poi fatto riferimento all’area dei popolari, al Ppe, esattamente quello che sostengono gli esponenti di Comunione e Liberazione che di Berlusconi non ne vogliono più sapere.
L’ex ministro della Giustizia però non vuole andare a uno scontro all’arma bianca con Berlusconi.
Vuole convincerlo a fermare la macchina che tanto piace ai falchi. Spera che i suoi messaggi facciano breccia nel Cavaliere.
Non vuole essere costretto a rompere in maniera plateale. fa affidamento sulla famiglia di Berlusconi, su Marina, su Confalonieri che hanno consigliato l’ex premier a non imbarcarsi nella nuova avventura politica ad altissimo rischio.
Sono tanti i problemi dell’azienda, di Mediaset dopo il calo delle entrate pubblicitarie. Spendersi in prima persona, fare una campagna elettorale per demolire quello che ha fatto Monti sarebbe un triplo salto mortale.
Anche i sondaggi non danno grandi prospettive di consenso.
È vero che c’è un bacino elettorale del 30% inviperito con Monti, le sue tasse ed Equitalia, ma tradurlo solo in parte in voti è un’altra cosa.
Alla fine la nuova Fi potrebbe rimanere inchiodata al 7-8%.
I falchi tremano all’idea che Berlusconi cambi idea visto che il capo ha rinviato, forse annullato, il grande annuncio.
E si potrebbe andare avanti con il Pdl ma senza primarie e gli ex An.
La Russa è già pronto a farsi il suo partito. Ha pure il nome: «Centrodestra Nazionale».
Anche gli uomini più vicini ad Alfano temono che il segretario, dopo avere alzato la voce possa innestare la marcia indietro.
Il giallo e le convulsioni del Pdl non hanno fine.
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa“)
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Novembre 28th, 2012 Riccardo Fucile
BUFERA SU MASSIMO BESSONE. CONSIGLIERE COMUNALE LEGHISTA DI BRESSANONE, PER LA FRASE A SFONDO RAZZISTA… TOSI SECCATO PRENDE LE DISTANZE
«È la prima partita ufficiale in Africa per la nostra squadra».
Con «nostra squadra», il consigliere comunale di Bressanone, il leghista Massimo Bessone, intendeva l’Hellas, storica formazione di Verona (sua città di origine). Peccato però che per “Africa” intendesse la Sicilia: quel commento è stato pubblicato sulla pagina facebook “Hellas Verona Style” dedicata alla squadra veneta, in occasione della partita di coppa Italia Palermo-Verona.
La frase a sfondo razzista è stata cancellata dagli amministratori della pagina, ma non prima di scatenare una valanga di commenti indignati.
Bessone infatti, dopo aver pubblicato queste parole sulla pagina facebook della squadra veronese si è ritrovato una marea di commenti negativi, oltre a minacce di morte rivolte a lui e alla sua famiglia.
Ironizza amaro il sindaco di Verona Flavio Tosi, che come altri politici vicini a Bessone stanno prendendo le distanze dal commento.
«Il consigliere comunale della Lega Nord — Pdl di Bressanone, Massimo Bessone, evidentemente non conosce la geografia se colloca Palermo in Africa. E non è nemmeno spiritoso! L’esser nato a Verona non lo autorizza a sparare sciocchezze a nome dell’Hellas Verona che stasera gioca, come tutti sanno, per la Coppa Italia».
Bessone intanto cerca di riparare all’infelice uscita: «Mi spiace per quanto è accaduto- ha dichiarato – e mi scuso se ho urtato la sensibilità di qualcuno”.
Anna Martellato
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Novembre 28th, 2012 Riccardo Fucile
ESPLODE LA POLEMICA SULLA SICUREZZA, ANNULLATA LA MANIFESTAZIONE A ROMA
Alle proteste per la chiusura dell’area a freddo dell’acciaieria, questa mattina si è aggiunto un altro incidente a complicare la drammatica situazione all’Ilva di Taranto. Una violenta tromba d’aria si è abbattuta sulla città causando il crollo di due ciminiere, quella dell’altoforno 5 e un’altra in una zona dismessa.
Il bilancio provvisorio è di 38 feriti e un operaio disperso. Il lavoratore è finito in mare dopo il crollo della gru su cui lavorava.
Le ricerche del corpo continuano.
Subito scoppia la polemica sulla sicurezza. Aldo Ranieri, del comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” che nell’agosto scorso bloccarono il comizio dei vertici sindacali nazionali durante lo sciopero cittadino, ha parlato di «responsabilità precise» nella morte del lavoratore disperso.
Su quelle gru è installato un anemometro, dispositivo che con avverse condizioni meteo blocca la macchina.
«Perchè il mio collega si trovava su quella gru? Per manutenzione o per scaricare materiali? E perchè non è sceso quando il vento ha cominciato a soffiare forte? Forse l’anemometro era fuoriuso o era stato reso inefficace».
Dopo la tromba d’aria di forte intensità che ha avuto come conseguenza decine di feriti e un disperso oltre a ingenti danni nello stabilimento Ilva e nel tarantino Fim, Fiom e Uilm hanno deciso di confermare lo sciopero di 8 ore di tutto il gruppo di domani ma di annullare la manifestazione prevista a Roma mantenendo un presidio sotto la Presidenza del Consiglio in concomitanza con l’incontro previsto.
Tra l’altro l’area portuale è posta da diversi anni sotto sequestro, ma la Procura ha concesso la facoltà di utilizzarla all’Ilva.
A causa del forte vento sono crollati anche un capannone, la torre faro e una delle gru situate sopra un pontile.
Un fulmine caduto sulla ciminiera ha provocato il distaccamento di alcuni pezzi di cemento che si sono riversati su due tralicci dell’alta tensione.
Attualmente è bloccata la linea ferroviaria Bari-Taranto e i passeggeri di un treno sono in attesa di trasbordo su autobus per raggiungere la città . Traffico in tilt anche nelle strade adiacenti al p0lo siderurgico, ingombre di lamiere sollevate dal tornado, che ha causato anche un incidente stradale sulla provinciale verso Statte.
Il pericolo di un’esplosione ha reso necessaria l’evacuazione dell’area circostante allo stabilimento, che ricopre complessivamente un’area di circa 15 chilometri quadrati. L’Ilva ha precisato che «non c’è stato alcun incendio», ma che le fiamme visibili dall’esterno sono “pilotate” dalle candele di sicurezza proprio per far bruciare il gas e scongiurare così il rischio di una deflagrazione. Tutta l’area ghisa sarebbe sotto controllo.
Un dipendente, che stava lavorando su una gru posta su una banchina dell’area portuale dell’acciaieria, risulta disperso. Probabilmente è finito in mare.
Squadre di sommozzatori sono al lavoro per cercarlo in acqua.
In un primo momento il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, aveva parlato di tre vittime, ma la notizia è stata smentita.
«Lo stabilimento – scrive in una nota l’Ilva – sta mettendo in atto tutte le procedure che in questi casi di emergenza generale vengono adottate e gli impianti sono, come da procedura d’emergenza generale, presidiati».
Di sicuro «ha subito gravi danni strutturali ancora da quantificare». Intanto, sono stati messi in circolo tutti i bus aziendali per raccogliere il personale non addetto alla gestione dell’emergenza generale, per accompagnarlo alle portinerie e ai punti di incontro dell’azienda.
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Novembre 28th, 2012 Riccardo Fucile
“NON HO CHIESTO IO I DOMICILIARI, NON HO I REQUISITI, NE’ HO CHIESTO DI SCONTARLI A CASA SANTANCHE’, SONO DUE MENZOGNE”
Dall’abitazione della compagna Daniela Santanchè dove si trova agli arresti domiciliari, Alessandro Sallusti continua a ribadire la sua posizione: “Io non ho chiesto di andare ai domiciliari, anzi ritengo questa decisione della Procura un’ingiustizia, perchè credo di non averne i requisiti. Dovrei andare in carcere. E tantomeno ho chiesto di scontare i domiciliari a casa Santanchè. Sono due menzogne che stanno circolando e che non si riesce più a fermare”, ha detto il direttore de Il Giornale intervenendo alla trasmissione di Mediaset ‘MattinoCinque’.
Sallusti, che è stato condannato a 14 mesi di reclusione per diffamazione, ha ottenuto la sospensione della carcerazione “ricorrendo le condizioni per l’esecuzione della pena detentiva presso il domicilio” in base al cosiddetto decreto ‘svuotacarceri’, ha spiegato il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati.
Ma il direttore non è d’accordo e oggi ha continuato a spiegarlo: “Quello che potrebbe succedere è che io passi dai domiciliari al carcere perchè è evidente che la motivazione con cui mi hanno dato i domiciliari non regge, dal punto di vista giuridico. E’ un tentativo della magistratura non di salvare me, ma se stessa da una figura veramente meschina che farebbe ridere tutto il mondo. Dal punto di vista della legge io credo che potrebbe succedere solo una cosa: che Monti e Severino trovino il coraggio di un decreto legge che sani e risolva questa situazione. Altre strade onestamente non ne vedo”.
Severino: “Non solo caso Sallusti”.
Il ministro della Giustizia si auspica, ha dichiarato oggi, che sulla diffamazione a mezzo stampa e sulla vicenda Sallusti non ci si fermi “all’emergenza legata al singolo caso” ma si raggiunga “una normativa più moderna e più adeguata ai tempi” che “tuteli il dovere del giornalista di informare e quello della vittima di essere risarcito” con “un ruolo centrale della rettifica”, ha spiegato Paola Severino.
Sallusti: Colleghi infami”.
Ma l’amarezza di Sallusti raggiunto al telefono ha toccato tutti, dopo il Tweet contro Alfano, oggi si è sfogato contro i giornalisti: “I colleghi sono degli infami, dovrebbero vergognarsi di quello che stanno scrivendo. Dovrebbero giocare con le loro vite invece che con la mia”, si è sfogato il direttore del Giornale.
“Dopo lo scempio fatto dalla casta dei magistrati, e lo scempio fatto dalla casta dei politici, da questa mattina un’altra casta si arruola tra le più vigliacche e modeste: quella dei giornalisti. Salvata la pelle, perchè giustamente è stato bocciato quel disegno di legge infame, adesso escono allo scoperto. I giornali questa mattina trasudano odio nei miei confronti, compiacimento per quello che mi è successo e ironia sul fatto che invece di andare a San Vittore probabilmente starò a casa”, ha continuato il giornalista.
Sallusti ha citato “Il Corriere della Sera, il Fatto Quotidiano, la Repubblica.
La Stampa ha fatto una cosa vergognosa: ha pubblicato una mezza pagina raccontando il lusso della presunta casa in cui dovrei andare a trascorrere i 14 mesi di domiciliari. Hanno salvato la pelle grazie al mio appello al Pdl di far cadere quella legge che avrebbe punito probabilmente anche loro e ora si scagliano con una violenza e una cretineria che non ha pari in nessun giornalismo del mondo”.
Commissione Ue.
Dalla Commissione europea arriva soddisfazione per “la decisione del parlamento italiano di respingere l’emendamento” del ddl diffamazione.
“Adesso non ci sarà più il carcere per i giornalisti, e ciò lo accogliamo positivamente”, ha affermato il commissario europeo per la Giustizia, Viviane Reding, in conferenza stampa a Bruxelles.
“Si tratta di una questione di competenza degli stati membri, ma la posizione della Commissione europea sulla libertà di stampa è chiara: siamo sempre a favore” di questo diritto, ha aggiunto e l’attenzione ai casi di violazione “è sempre alta nell’agenda” Ue. Sulla vicenda il vicepresidente Antonio Tajani aveva inviato una lettera alla stessa Reding.
Santanchè querela la Stampa. “L’ingiustificabile divulgazione di numerosi dati, di nessuna rilevanza pubblica, e potenziale rischio per l’incentivazione alla commissione di ulteriori gravi reati: furto, rapina, stalking, violenza privata ed altro”.
E’ quanto si legge nella denuncia-querela depositata alla Procura della Repubblica dall’avvocato Annamaria Bernardini de Pace su mandato di Daniela Santanchè nei confronti del direttore della Stampa Mario Calabresi e del giornalista che ha firmato l’articolo, con fotografia, pubblicato a pagina 17 del quotidiano dal titolo “Un ‘domicilio’ da 920 metri quadri con piscina coperta e letto king size”.
“L’articolo – si legge nella querela – si pone in gravissima violazione del decreto 196/03 che tutela la privacy, descrivendo ubicazione e caratteristiche interne ed esterne dell’abitazione della signora Santanchè, nella quale vive pure il figlio minorenne”.
Nel pezzo pubblicato dal quotidiano di Torino si descrive l’abitazione dell’esponente del Pdl dove Sallusti sconterà gli arresti domiciliari: ‘920 metri quadri di casa – si legge – su quattro piani e annessa piscina coperta e pure rivestita in madreperla. Il testo prosegue facendo riferimento poi alle “pareti interne istoriate da una poesia di Verlaine che gira di locale in locale”.
La decisione del giudice. Il magistrato della Sorveglianza di Milano Guido Brambilla dovrebbe decidere attorno alla metà della prossima settimana se accogliere o meno la richiesta della Procura di Milano di concedere la detenzione domiciliare ad Alessandro Sallusti.
Il giudice provvederà se non entro lunedì – giorno della scadenza del termine di 5 giorni (non è perentorio) -, nei giorni successivi, dopo aver effettuato l’istruttoria.
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Novembre 28th, 2012 Riccardo Fucile
I PM IN DISACCORDO CON IL LORO CAPO BRUTTI LIBERATI PER LA CONCESSIONE DEGLI ARRESTI DOMICILIARI AL GIORNALISTA: “ALLORA IL BENEFICIO VALGA PER TUTTI”
Il ddl diffamazione per evitare il carcere al direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti ha rischiato per settimane di diventare l’ennesimo bavaglio, con annesse manette, per i giornalisti.
Ora il caso del direttore, condannato a 14 mesi per diffamazione, sta provocando due inaspettati effetti: una rivolta in Procura a Milano che potrebbe comportare che lo stesso trattamento, adottato in prima persona dal procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati ovvero la detenzione domiciliare applicando il decreto svuota carceri, per tutti gli altri detenuti
L’avocazione del fascicolo da parte del primo pubblico ministero di Milano ai magistrati dell’esecuzione (in disaccordo con l’applicazione del decreto, ndr), tra cui l’ex aggiunto Dda e Anti terrorismo Ferdinando Pomarici, non è andata giù a nessuna delle toghe che oggi giorno di occupano di centinaia di casi di imputati per cui la sentenza è diventata esecutiva e per cui deve stilato l’ordine di carcerazione.
E così qualora il giudice di sorveglianza di Milano Guido Brambilla, noto per essere stato uno dei giudici a latere del processo Sme, dovesse dichiarare ammissibile l’istanza presentata da Bruti Liberati i pm dell’ufficio esecuzione sono pronti ad inviare sempre alla sorveglianza i fascicoli, e sono parecchi, di tutti i casi uguali a quelli del giornalista.
L’iniziativa si fonda sul fatto che al giornalista è stato riservato un trattamento diverso rispetto alle altre persone che devono scontare una condanna definitiva.
Trattamento che non rispecchia il principio sancito dalla Costituzione secondo il quale “la legge è uguale per tutti”.
Ecco allora che dal quarto piano del palazzo di Giustizia i pm del pool guidato dall’aggiunto Nunzia Gatto hanno intenzione di replicare: inoltrare ai vari magistrati di sorveglianza la richiesta-fotocopia a quella firmata dal Procuratore Bruti affinchè venga concessa la detenzione domiciliare a tutti i condannati a una pena inferiore a 18 mesi e che, dopo la sospensione dell’ordine di esecuzione, nei 30 giorni previsti dalla legge non hanno presentato domanda di misura alternativa alle sbarre.
Il caso era già scoppiato nei giorni scorsi quando Bruti Liberati aveva avocato il fascicolo.
Per una volta accanto ai pm si schierano anche i penalisti.
La scelta di chiedere gli arresti domiciliari per Alessandro Sallusti costituisce “la dimostrazione di quale binario differenziato venga adottato talvolta, e sempre in favore di chi ha una posizione privilegiata, in evidente contrasto con la scritta ‘la legge è uguale per tutti’ che dovrebbe essere lo scopo cui il governo della Giustizia deve tendere” si legge nella nota della Camera Penale di Milano.
I penalisti milanesi chiedono alla Procura della Repubblica di riservare a tutti coloro che devono scontare una pena inferiore ai 18 mesi la stessa attenzione e sollecitudine usata nei confronti del direttore.
Nel comunicato gli avvocati, ricordando l’“articolato e raffinato ragionamento” adottato dal procuratore
E nei confronti del giornalista (doppia sospensione dell’ordine di carcerazione e richiesta di detenzione domiciliare in base alla legge svuota carceri), hanno sollevato qualche critica e soprattutto hanno osservato: “L’ unico modo per togliere dal vestito utilizzato (…) la polvere del sospetto di una decisione presa solo in considerazione del clamore della vicenda processuale” non può che essere la “generalizzata applicazione di questa linea interpretativa nei confronti di chi — portano ad esempio i penalisti — per mero errore lascia decorrere il termine” o “di chi non può permettersi un avvocato che proponga una istanza per avere i benefici penitenziari dei molti che, purtroppo, contribuiscono ad incrementare quel sovraffollamento delle carceri che lede quotidianamente le dignità della persona. Sarà questa l’unica strada percorribile se si vorrà dare ancora un senso a quella frase che campeggia sulle nostre aule, a volte mostrando chiari sintomi di smarrimento”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 28th, 2012 Riccardo Fucile
VILLA SANTANCHE’ DIVENTA UNA CELLA PER SALLUSTI: QUATTRO PIANI DI LUSSO, 920 METRI QUADRI CON PISCINA COPERTA E RIVESTITA IN MADREPERLA
Questa casa non è un albergo. Al massimo una galera.
Assai comoda con i suoi 920 metri quadri su quattro piani e annessa piscina coperta e pure rivestita in madreperla. Ma pur sempre una galera per il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti che se tutto va male – o bene, dipende dai punti di vista – ci passerà i prossimi 14 mesi, chez Daniela Garnero ex Santanchè, la sua ospitale compagna nonchè deputata del Pdl e candidata alle primarie.
«Stiamo aspettando la decisione del giudice di sorveglianza e l’ispezione delle autorità . Ma della sua vita qui non voglio parlare, non voglio che diventi pubblico, un dolore così privato», si accalora lei con il suo bell’accento cuneese che le è rimasto appiccicato.
Poi tuona: «Tutto questo comunque è una barbarie…». E non è la sola perchè mica è bello che il direttore di un giornale finisca in carcere per un articolo che ha scritto. Ancora più brutto se poi non l’ha nemmeno scritto lui ma Dreyfus, l’ineffabile Renato Farina, alias «agente Betulla» quando si trastullava coi servizi segreti.
Panta rei, verrebbe da incoraggiare il direttore ora che mezzo Parlamento si è incistato per trovare una legge che metta ordine in tema di diffamazione.
Ma alla fine quello che «ha da passà la nuttata» è proprio il direttore de Il Giornale che ancora non si sa se avrà il permesso di andare fino al suo ufficio in via Negri, giusto qualche fermata di tram da questa palazzina dalle parti di corso Vercelli con le pareti interne istoriate da una poesia di Verlaine che gira di locale in locale.
O se debba rimanere rinchiuso qui. Solingo seppur con la Santanchè.
Certo quattordici mesi sono tanti. Così tanti da essere insopportabili anche se a San Vittore – dove il direttore temeva di finirci – sarebbe stato un po’ peggio.
Almeno qui ci sarà tempo per organizzare i lustrini di Natale. Chi li ha visti con tutte quelle luci e gli abeti addobbati ad ogni finestra dice che è uno spettacolo.
Ma è dentro, dentro questa palazzina di quattro piani, che si vede tutto il gusto di Daniela Garnero ex Santanchè nata a Cuneo come Flavio Briatore.
E non a caso in qualche cronaca questo superattico chic è stato definito come una specie di Billionaire sulla terraferma. Senza ballerine, giusto la padrona di casa, suo figlio che qualche malelingua si ostina a chiamare Lorenzino il Magnifichino e adesso pure il direttore.
Chiamato a scontare la sua condanna e a redimersi – come prevede la Costituzione – tra la camera con il letto king size rivestito da coperta di lince, il De Chirico sul caminetto, le poltrone di coccodrillo australiano e il tablet coffe rivestito di pelle di zebra dove fare colazione la mattina insieme alla mazzetta di croccanti quotidiani.
Tra cui Il Giornale che non si sa se glielo lasceranno dirigere davvero in questi 14 mesi costretto ai ceppi, che saranno pure d’oro come le rubinetterie del bagno padronale, ma pur sempre ceppi.
Fabio Poletti
(da “La Stampa“)
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Novembre 28th, 2012 Riccardo Fucile
“CLIMA PRE-ELETTORALE, VOGLIONO MANI LIBERE PER IL VOTO”….RITORNA IN COMMISSIONE LA RIFORMA CHIAVE
Slitta la delega fiscale (che torna in commissione) e avanzano a fatica il decreto sulla crescita, la legge di Stabilità e gli altri cinque decreti ormai in scadenza.
Il rischio ingorgo al Senato paventato giorni fa martedì è diventato sempre più concreto e si muove in simmetria con la fibrillazione politica dentro la maggioranza (guarda le misure a rischio).
Nel centrosinistra per le primarie, nel centrodestra per la crisi da leadership.
Su tutto incombe il movimento trasversale dei sindaci e dei governatori dolorosamente tosati dalla spending review che domani terranno una conferenza straordinaria per valutare le reazioni da mettere in campo dopo gli incontri che in queste ore stanno avendo con i senatori della maggioranza.
Mentre si scopre che il peso della manovra 2013-2015 impostata con la legge di Stabilità , dopo l’esame alla Camera, è salita di 8,9 miliardi di euro passando a 40,2 miliardi, piccole modifiche vedono la luce dentro il provvedimento sulla crescita.
In commissione Industria è stato dato il via libera al «mobile ticketing», cioè la possibilità di acquistare i biglietti dell’autobus dal proprio telefonino.
Sì anche ad un emendamento che prevede l’obbligo dell’uso «esclusivo» di pneumatici da neve in determinate condizioni atmosferiche.
L’agenda relativa all’iter della legge di Stabilità , dopo la fiducia da parte della Camera, verrà decisa domani dal presidente del Senato Renato Schifani.
Sempre domani arriverà all’esame dell’aula il decreto legge sui costi della politica dentro il quale c’è anche un provvedimento che imprime una stretta sui costi delle Regioni e rafforza il controllo della Corte dei Conti sui bilanci.
La zona enti locali resta ad alta turbolenza politica.
Se dovesse saltare la delega fiscale, le misure già previste e che non vedranno mai la luce non sono di poco conto.
Si va dalla riforma del catasto che, pur assicurata l’invarianza di gettito, dovrà aggiornare i valori degli immobili a quelli reali, al contrasto di interessi con la possibilità di detrarre dalla denuncia dei redditi gli scontrini, la revisione delle agevolazioni fiscali, il tutoraggio per le imprese, l’esclusione dalla nuova Iri per i professionisti, nuovo statuto dei contribuenti, le semplificazione per imprese e cittadini.
E anche l’accorpamento delle agenzie fiscali.
E’ prevista pure la revisione delle sanzioni e del contenzioso compresa la disciplina dell’abuso del diritto ed elusione fiscale.
Dentro sono finite anche norme che riguardano i giochi, con sanzioni aggravate per l’online, e nuovi strumenti per rilanciare il settore ippico.
Roberto Bagnoli
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 28th, 2012 Riccardo Fucile
PER PIEPOLI RISULTATO “ASSEGNATO”… PER L’IPSOS “PARTE DEI VENDOLIANI ORIENTATI AL FATTORE GIOVANI”
Sulle percentuali non si sbilanciano, perchè fare sondaggi è una scienza, serve un lavoro lungo, complicato e costoso e i pronostici non si improvvisano nè si elaborano senza che ci sia un committente.
Però la valutazione generale (e dichiaratamente generica) dei sondaggisti è che sarà Pier Luigi Bersani domenica prossima a vincere il secondo turno delle primarie del centrosinistra.
«Come diciamo in gergo tecnico – spiega Nicola Piepoli, presidente dell’Istituto Piepoli – il risultato è “assegnato” a Bersani, e ci sarebbe da meravigliarsi se Matteo Renzi lo superasse. Naturalmente, tutto è possibile; ma, visti i grandi numeri di differenza tra i due, non sembra verosimile un esito diverso».
Piepoli poi preferisce lasciarsi andare a racconti storici sui sondaggi, ricordando come sia stato un italiano «il primo al mondo, nel 1953, a mettere a punto una proiezione: era Celso Ghini, del Pci».
Renato Mannheimer, direttore dell’Ispo, condivide la previsione: «Sì, vincerà Bersani, forse 60 a 40, Gli esclusi dal primo turno collaboreranno alla sua vittoria».
Ma poi anche qui c’è un ma: «Il rottamatore (Renzi, ndr) è un gran combattente. Ha perso il primo round con un sorriso e non si è arreso».
Il vantaggio per il segretario del Pd è fatto assodato e solido anche per la Swg.
«Ma c’è anche la possibilità – dice Maurizio Pessato all’agenzia Adnkronos – che cambi la platea dei votanti: se Renzi galvanizzasse i suoi sostenitori e simpatizzanti, la partecipazione ai seggi potrebbe essere più massiccia».
Un’ipotesi che dipenderà totalmente dalle regole del voto, e diventerà dell’irrealtà se avrà diritto alla scheda solo chi è già andato alle urne domenica scorsa
Quel che davvero può far oscillare le percentuali riportate da ciascuno dei contendenti sono i voti dei tre candidati rimasti fuori dal ballottaggio.
Lì le carte più forti le ha Nichi Vendola, e molti dei suoi hanno già fatto dichiarazioni a favore di Bersani. Ma – ancora ma – «una parte dell’elettorato di Vendola potrebbe essere orientato al cambiamento, al fattore giovane», commenta Luca Comodo dell’Ipsos.
Dunque prudenza: i sondaggi sono una cosa seria.
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 28th, 2012 Riccardo Fucile
“CHI ERA ALTROVE LO DOVRA’ DIMOSTRARE”: STAMPO, RESPONSABILE ORGANIZZATIVO, E’ INFLESSIBILE… “HANNO TUTTI COPIA DEL REGOLAMENTO”
(Comitato primarie del Pd, via Tomacelli, quinto piano, corridoio lungo, luci al neon. Segretaria imbarazzata: «Mhmmm… Stumpo? Lei sta cercando Stumpo? Beh, no, perchè, sa, forse…».
Poi compare Roberto Cuillo, il responsabile della comunicazione.
«Che domande vorresti fargli, eh?». Le domande sembrano ragionevoli.
Mezz’ora dopo, siamo seduti intorno a un enorme tavolo rettangolare.
Stumpo – un quarantenne calabrese cresciuto nei ranghi del partito, coordinatore nazionale di queste primarie e responsabile organizzazione del Pd, tra i colonnelli di Bersani il più intransigente e concreto – ha gli occhi cerchiati e un sorriso ironico ). «C’è qualche problema?».
C’è un po’ di confusione sul meccanismo di voto che domenica prossima…
«No, guardi, non può esserci confusione: e sa perchè? Perchè è tutto già scritto, da tempo, nel regolamento».
I renziani però…
«I renziani hanno copia del regolamento. Basta che lo leggano».
Quindi?
«Quindi saranno ammessi al voto del ballottaggio gli elettori che hanno votato al primo turno e anche tutti coloro che avevano già effettuato la registrazione entro le ore 20 di domenica scorsa e che non hanno però esercitato il diritto di voto…».
Poi c’è la delibera numero 21.
«Giusto. La delibera dice che possono tuttavia partecipare al voto pure coloro che dichiarino di essersi trovati, per cause indipendenti dalla loro volontà , nell’impossibilità di registrarsi entro domenica scorsa».
Spieghi bene questo passaggio.
«In ogni capoluogo di Provincia, nei giorni di giovedì 29 e venerdì 30, sarà aperto un apposito ufficio elettorale dove i ritardatari dovranno spiegare, documentandola, la causa della loro mancata registrazione. Il collegio della commissione elettorale si pronuncerà poi in base all’attendibilità della motivazione».
Faccia un esempio.
«Se arriva uno e sostiene di essere stato a New York, e già gli si potrebbe dire che però a New York i computer ci sono e lui avrebbe potuto registrarsi online… comunque se arriva uno e dice, scusatemi, ma ero a New York, ecco, questo signore deve fornirci almeno i biglietti dell’aereo».
Sarete rigidi.
«Siccome queste primarie sono una cosa seria, saremo seri».
(A questo punto si sente un «bip!» provenire dal cellulare di Stumpo: gli è appena arrivata un’agenzia di stampa in cui Matteo Renzi polemizza con Bersani, sostenendo che, durante lo spoglio dei voti, si sono verificati alcuni problemi. Stumpo diventa paonazzo, sbuffa, deglutisce).
«Ecco qui, legga… Ma cosa vuole Renzi? Vuole cambiare le regole? No, non si possono cambiare le regole a piacimento! Vuole dati ufficiali dopo nemmeno quindici ore? E manco questo si può fare! Perchè stiamo lavorando con centomila meravigliosi volontari, e i dati definitivi li avrà quando sarà umanamente possibile».
Renzi chiede che siano pubblicati online i verbali dei 9 mila seggi
«Ah ah ah!…».
Renzi è un tipo tignoso
«Sì sì… ma dico: sa cosa significa mettere in rete 9 mila verbali? Tecnicamente serviranno giorni e giorni…».
Renzi si è pure lamentato perchè ha impiegato due ore per votare.
«Io, al posto di Renzi, viste le code bellissime che ci sono state ovunque in Italia, code non troppo prevedibili, sarei stato innanzitutto molto soddisfatto. Tutto si è svolto più o meno velocemente, qualcuno ha aspettato mezz’ora in più, e se è vero, come è vero, che proprio dove ha votato Renzi c’è stata poi qualche coda troppo lunga, che posso dire? Mi spiace, posso dire che mi spiace. Ma, nel complesso, sono soddisfatto perchè tutto è filato liscio come l’olio».
Domenica la posta in palio è alta: teme possano esserci brogli? A Napoli, due anni fa, ci furono…
«Dobbiamo abbassare la tensione. Dobbiamo rendere questo ballottaggio una festa della democrazia».
( Cuillo, accigliato, annuiva ).
Fabrizio Roncone
(da “il Corriere della Sera“)
argomento: PD, Primarie | Commenta »