Novembre 10th, 2012 Riccardo Fucile
E’ ACCADUTO AL “SOL LEVANTE” DI LAVAGNA, GESTITO DALL’EX TESORIERE DELLA LEGA CHE L’AVREBBE RILEVATA ANCHE CON UN ASSEGNO DI QUEL BONET IN CONTATTO CON LA ‘NDRANGHETA
«Francesco Belsito si è arrabbiato per una nostra battuta dopo che, all’inizio della serata, ci aveva sempre risposto a tono. Ci stava, a quegli sfottò. Io stessa gli avevo detto “beato te che hai tutti quei soldi” e lui non si era incavolato. Ma alla fine ha chiamato i “buttafuori”, si sono chiusi in uno stanzino con un nostro amico per chiarire perchè questi ce l’avesse con lui e dopo ne è venuta fuori la zuffa».
È la sintesi di una serata finita al Pronto soccorso, il racconto fatto dalla venticinquenne che domenica mattina alle 4.20 è rotolata giù – spinta dalla security, secondo la sua ricostruzione – dalle scale interne alla discoteca Sol Levante di Cavi di Lavagna, assieme al suo fidanzato e a un amico.
Sintesi che gli agenti del commissariato di Chiavari hanno raccolto nella relazione di servizio redatta dopo essere andati fuori dal ritrovo per calmare gli animi.
Scaldati da quelle battute rivolte all’ex tesoriere della Lega Nord, finito al centro delle inchieste sull’utilizzo del denaro del Carroccio e adesso alla cassa dell’open bar della discoteca.
Gestita, secondo i bene informati, da lui e da Sabrina Dujany, militante leghista e donna di fiducia dell’ex cassiere.
L’interesse di Belsito per il locale, punto di riferimento delle serate in riviera, risale alla primavera scorsa.
Quando l’allora funzionario di partito, nelle intercettazioni delle inchieste sulla sua gestione dei fondi della Lega, era stato tirato in ballo come uomo interessato a rilevare quote del locale.
Una partita che avrebbe dovuto essere chiusa con due milioni e mezzo di euro. Una parte dei quali, scrivevano gli inquirenti, centomila euro, sarebbe giunta tramite un assegno di Stefano Bonet, imprenditore veneto che secondo la Dia di Reggio Calabria era in rapporto con Belsito.
Al di là di come sia finita la corsa al Sol Levante e alla società che lo gestisce, la Movida srl, in questo periodo a manovrare il timone della discoteca sono la Dujany e l’ex cassiere, che si occupa dell’open bar.
«Siamo arrivati per una festa di compleanno – racconta la ragazza – Quando abbiamo visto Belsito, ci è venuta spontanea qualche battuta. Lui rispondeva gentile, ridendo. Mi ha detto “sì, i soldi, se venite dopo ve li do”. Si capiva che scherzava. Per questo non ci siamo fatti troppi problemi a fargli ancora qualche battuta».
La serata procede, la ragazza e il suo fidanzato, di 31 anni, continuano a divertirsi e a ballare, assieme ad altri due amici.
Sino a che, alle 4.20, non se ne vanno. «Uno dei ragazzi, andandosene, saluta Belsito dicendogli “allora per i soldi ci sentiamo”, una battuta anche quella, ma questa volta lui si è arrabbiato».
I quattro stanno per andarsene quando arrivano gli uomini della sicurezza: «Belsito ha fatto chiamare un nostro amico, ma non quello della battuta; i sono sbagliati e hanno preso da parte l’altro, che non ne sapeva niente – prosegue la giovane – A quel punto hanno iniziato a chiedergli perchè ce l’avesse con Belsito, erano in uno stanzino, sei o sette buttafuori, il nostro amico e lo stesso Belsito».
A un certo punto, raccontano sempre le vittime alla polizia, il ragazzo accusato della battuta sbotta.
«Quelli continuavano a chiedere cosa avesse contro quel tizio, lui non sapeva rispondere perchè non aveva fatto le battute; a quel punto ha guardato Belsito e gli ha detto che non gli piacevano i suoi atteggiamenti per quello che era successo e di cui avevano scritto i giornali – spiega il fidanzato della ragazza – Loro hanno continuato a fare domande e il mio amico ha detto che non gliene fregava niente (ma con un’altra parola…) di Belsito. Si sono arrabbiati. Io da dietro ho cominciato a gridare perchè lo vedevo in difficoltà , gli urlavo di venire via».
È stato un attimo. «Quelli della sicurezza hanno detto “andate via” e nel parapiglia ci hanno spinto – spiega l’uomo – Per terra era bagnato e siamo caduti dalla scala: io, la mia fidanzata e l’amico rimasto fuori dalla stanza. Uno volta in fondo ci sono venuti addosso».
Marco Fagandini
(da “il Secolo XIX“)
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Novembre 10th, 2012 Riccardo Fucile
SFILANO LE BENEFICIATE AL PROCESSO RUBY, TUTTE ANCORA A LIBRO PAGA DELL’EX PREMIER
Al processo Ruby sfilano le ragazze del bunga-bunga «Berlusconi ci paga uno stipendio».
Emerge, come se fosse una questione pacifica, una sorta di libro mastro dei pagamenti che l’ex premier effettua a beneficio delle ex ragazze del bunga bunga.
Sfilano ieri cinque testimoni, nell’aula del processo per prostituzione a Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, e tutte e cinque raccontano di prendere 2.500 euro mensili.
E anche sui soldi incassati in un passato non lontano, arrivano varie spiegazioni.
A Ioana Visan 10mila euro vengono regalati da Silvio Berlusconi per l’onomastico del 2010.
Arisleida Espinoza prima non ricorda, poi risponde con un infelice «Può darsi» all’incalzante pubblico ministero Antonio Sangermano, che senza ottenere risposta sensata chiedeva: «Ma questi 6.500 euro di cui parla con il suo fidanzato lei li prende ad Arcore, ma da chi? Le sono piovuti dal cielo?».
È vero, l’aveva ammesso anche Silvio Berlusconi.
Non appena saputo che la procura di Milano aveva messo le mani sui suoi movimenti bancari, s’era premurato di spiegare che sentiva «il dovere» d’aiutare economicamente le ragazze del bunga bunga, «una quarantina », diceva.
Ma l’aveva fatto fuori dall’aula giudiziaria. Nei corridoi o in dichiarazioni alla stampa (di famiglia).
La questione è entrata adesso nei verbali d’udienza.
E c’è entrata — questo il corollario — tra reticenze e sgarberie.
Con il giudice Anna Maria Gatto che ad Aris ricorda che «la reticenza equivale a menzogna», e che richiama all’ordine Maristhell Polanco, seduta scomposta, come una bulla ripetente stufa di ascoltare professori.
In questo processo non si parla di concussione e Berlusconi qui non è imputato.
Sono alla sbarra i tre presunti favoreggiatori della prostituzione non solo di Ruby Rubacuori, ma delle tante ragazze che andavano ad Arcore, consapevoli delle buste di denaro in cambio della soddisfazione sessuale del «protagonista», come amava farsi definire lo stesso ex premier.
È questa la ragione che consente ai pubblici ministeri di proporre domande più precise sul reale tenore delle «cene eleganti».
Ed ecco che le contraddizioni, le incertezze, i «non ricordo» più che emergere, a volte in aula deflagrano.
«Mai fatto sesso a pagamento con Berlusconi, non sono una prostituta», dice Elisa Toti, laureata.
Ma c’è agli atti una intercettazione con la madre, che chiede: «Senti eeee, quanto v’ha dato?». Risposta: «Cinque, più quegli altri mille quindi sei (…) quei soldi che ho preso mi (…) serviranno per rimettermi a posto dopo questa settimana».
Da tempo c’è un campionario di queste intercettazioni importanti per comprendere anche come un allora primo ministro, gestisse la sua sicurezza, la sua riservatezza.
E come rappresentasse la sua alta carica pubblica.
Se in aula Aris Espinoza negava di aver visto soldi, in una sua intercettazione, contestata ieri dall’accusa, si lamentava: «Andiamo giù per niente… Una volta che andiamo là , ce li dà ».
In aula Espinoza ieri assicurava: «Pagamento in cambio di presenza? Mai». Ma ai magistrati la sua amica Natascia ha già testimoniato l’esatto contrario: «Aris mi ha detto che aveva avuto rapporti sessuali a pagamento con Berlusconi» e che l’ex premier faceva sesso a pagamento «con più ragazze». Quindi?
L’accusa punta il dito su questi compensi.
Mostra come questo continuo smentire il sesso e i porno-balletti possa derivare — e ieri è diventato chiarissimo — da persone che sono state pagate allora, e continuano ad essere pagate oggi.
Se non parla apertamente di versioni «catechizzate » dalla fede in Berlusconi, l’accusa porta continuamente le parole pronunciate in aula a scontrarsi con intercettazioni, rapporti di polizia, altre testimonianze.
E la difesa, quando parlano Marysthell Polanco, Eleonora De Vivo e le altre? Fa quasi finta di niente.
«Sì, effettivamente ho visto buste di contanti, a volte da 2mila e a volte da 5mila euro alle ospiti», finisce per ammettere Ioana Visan, romena con studi universitari, ottimo italiano, maniere educate.
Conferma anche gli spogliarelli di Nicole Minetti.
Ma i soldi «non erano — dice — un corrispettivo per atti sessuali».
E Nicole «non restava nuda, erano balletti in stile Pigalle », quartiere francese del can can.
Quanto a Ruby, la ricorda, eccome. Ricorda che «era incinta» (sarà stato vero?) e ricorda che Nicole Minetti la definiva: «Puttana ».
Minetti ieri non c’era.
C’erano Lele Mora e, per la prima volta, l’ottantunenne Emilio Fede.
Entrambi legati da anni di rapporti e confidenze, e anche da un bonifico milionario che, a scandalo non ancora esploso, Berlusconi aveva effettuato per quella che in un’intercettazione tra i due era stata definita «la riservatezza dei programmi».
L’ex direttore del Tg4, dicendo di «non aver preso nulla», ha scherzato su Berlusconi che avrebbe dovuto «aggiungere anche me» nella lista degli stipendi: «Ne consideri quarantadue, potevi fare quarantatrè… ».
Anche Mora davanti ai magistrati non parla mai e solo nei corridoi ripete il suo mantra: «Il bunga bunga? Ma era una barzelletta».
Piero Colaprico
(da “La Repubblica“)
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Novembre 10th, 2012 Riccardo Fucile
SELEZIONI APERTE PER IL PARLAMENTO SOLO IN CINQUE REGIONI… NELLE ALTRE, SELEZIONE BASATA SUGLI ELENCHI DI CHI SI E’ GIA PRESENTATO ALLE AMMINISTRATIVE
Basilicata, Trentino, Calabria, Molise e Umbria. Cinque regioni in cui il portavoce-capo politico del MoVimento 5 stelle ha deciso di riaprire i giochi per le candidature al Parlamento, estendendo la possibilità di proporsi a “tutti coloro che risultano iscritti certificati al M5S al 31-12-11”.
Una possibilità già chiusa in tutte le altre regioni, perchè il MoVimento ha deciso di candidare solo gli attivisti già presenti nelle liste delle precedenti amministrative.
Tagliando fuori quindi la maggior parte dei registrati al sito del MoVimento e i MeetUp, i circoli attivi sul territorio.
Nella polemica interviene anche il segretario del Pd Pierluigi Bersani, che dice: “Si candida chi è stato presentato alle comunali ma non è stato eletto, e ha già il timbro. Lenin fa un baffo a Grillo”.
La protesta sul blog del “capo politico” del M5S è forse la più intensa di sempre.
E’ civile, a parte qualche vaffa, e motivata nel merito.
Sul sito esiste una procedura per contestare l’impossibilità di candidarsi, ma è riservata solo a chi risulta un profilo “candidabile” dal sistema, che provvede in automatico a far comparire un link per proporsi come candidato del MoVimento.
Anche in questo caso, gli interrogativi non mancano: non è indicato se ci sarà o meno una selezione dei profili una volta chiuse le candidature, prima di presentarli e sottoporli alle votazioni degli iscritti.
Vale a dire: saranno sottoposti tutti indistintamente oppure quello che arriverà al referendum sul web sarà il risultato di una scrematura, e nel caso, chi la farà ?
Su queste domande la frattura tra le diverse fazioni dei commentatori è evidente.
Ma stavolta chi sta con Grillo è in numero inferiore a chi contesta la scelta dello “Staff”.
La difesa della scelta sulle candidature si basa nel pratico sul ruolo riconosciuto dei candidati alle Amministrative e quella di tener fuori possibili infiltrati e di avvicinare al Parlamento persone che già hanno avuto modo di masticare un po’ di politica.
E più nel teorico, su una diversa concezione del ruolo del parlamentare a 5 stelle, che avrà un vincolo di mandato e un limite di legislature, e secondo quanto dice Grillo, dovrà essere disposto a cambiare la concezione di cos’è un rappresentante del popolo. Sarà insomma un parlamentare “liquido”, funzionale alle istanze della base per cui “ognuno vale uno”.
Ma è proprio sulla sensazione di rottura di questo cardine del M5S che si infuoca la protesta: “Adesso siamo sicuri che il regolamento non era per evitare gli infiltrati ma per far avere una bella probabilità ai trombati di sedere in Parlamento”, scrive Marco B.
E c’è chi aggiunge che gli infiltrati non sono un problema, perchè i candidati verranno poi vagliati dal MoVimento.
I commenti su questo tono si moltiplicano, diversi criticano la decisione di non scegliere per competenze o attraverso primarie.
“Spero di sbagliarmi”, commenta l’utente Alberto Rizzi, “ma sento rischio di “pre-casta”… molti candidati potranno portare solo tanta buona volontà ed entusiasmo. Ci sono regole di massima validissime che dovrebbero bastare per aprire le liste anche a quelli che – in possesso di requisiti e competenze più che valide – non hanno potuto o voluto candidarsi in precedenza”, rileva il commento.
Senza contare l’esclusione dei MeetUp: “Berlusconi farebbe carte false per avere una rete così organizzata”, scrive l’utente Jogabob, “A me risulta che la stragrande maggioranza delle attività sul territorio nazionale derivi dai Meetup, dove le persone si incontrano e guardano in faccia da 5 anni o più”, prosegue il commento, chiedendo se in lista ci sia qualcuno dei circoli territoriali.
Per il momento nessuna risposta da Grillo e dal suo staff.
Qualche utente prova ad alzare un cordone sanitario con una logica politica: “Il protagonismo degli attivisti frena il M5S, la spersonalizzazione degli attivisti a favore del movimenti accelera la crescita del M5S”, scrive Ezl.
Ma la maggioranza rivela la sensazione di trovarsi di fronte alla “vecchia politica”: Damiano Anselmi scrive: “Caro Beppe, apri le candidature a tutti e fidati degli elettori del M5S. Subordinare la possibilità di candidarsi alla resa di un servizio è un modo per asservire la gente. Lo fanno tutti i partiti italiani. Ora lo fai anche tu? Sei ancora in tempo, cambia queste regole prima che queste regole cambino il M5S”.
Tiziano Toniutti
(da “La Repubblica“)
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Novembre 10th, 2012 Riccardo Fucile
I POLITICI NON SONO UN’ECCEZIONE, RAPPRESENTANO IL PAESE
A furia di sentire parlare male soltanto di loro, qualche lettore potrebbe essersi illuso che i politici rappresentino un’eccezione, la gramigna che una volta strappata fa rivivere il prato senza bisogno di interventi ulteriori da parte del giardiniere.
Tocca invece ricordare che la Casta non è un gruppo di persone, ma uno stato d’animo diffuso.
Il novarese F. R. segnala questa piccola storia emblematica.
Riguarda l’associazione degli allenatori di calcio, uno dei tanti benemeriti sindacati di categoria che arricchiscono la nostra democrazia.
Il presidente nazionale ha 71 anni, è in carica dal 2004 e dopo avere proposto un limite di due mandati si è rassegnato a farne un terzo.
Il presidente regionale di anni ne ha 70 ed è in carica da 23: ha accettato la poltrona per altri 4 e se n’è scollato solo quando finalmente gliene hanno offerta un’altra.
Il presidente provinciale è lì da più mandati, ma convoca un’assemblea carbonara dove su cinquecento iscritti se ne presentano ventidue, che lo rieleggono per acclamazione e si assegnano undici cariche, così la metà dei convenuti può uscire dalla sala agitando in testa qualche pennacchio.
Sono sicuro che queste eminenti personalità hanno una pessima opinione della classe politica e ne auspicano l’immediata rottamazione.
Mi ricordano quella signora che, il mattino della vittoria del referendum di Segni contro la partitocrazia, entrò nel bar in cui mi trovavo, agitando festosamente il giornale: «Si cambia! Viva il nuovo, viva le regole!».
Dietro di lei un ragazzo chiese: «Di chi è la macchina in doppia fila che blocca il traffico?».
La signora delle regole sbuffò ed estrasse le chiavi dell’auto dalla borsetta.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa“)
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Novembre 10th, 2012 Riccardo Fucile
GRAN BRETAGNA, GERMANIA, OLANDA, FRANCIA E SVEZIA SI METTONO DI TRAVERSO E CONGELANO I 670 MILIONI DI EURO DEL FONDO DI SOLIDARIETA’
Gran Bretagna, Germania, Olanda, Finlandia e Svezia bloccano gli aiuti della comunità europea all’Emilia Romagna per il terremoto.
E’ quanto riferiscono fonti Ue a margine del vertice Ecofin del bilancio.
Se tutti i 27 paesi membri hanno riconosciuto che l’Italia ha diritto ai finanziamenti del Fondo di solidarietà Ue, e hanno negli scorsi giorni formalmente approvato la decisione, Germania, Olanda, Finlandia, Gran Bretagna e Svezia non vogliono pero “pagare il conto” di 670 milioni di euro.
I 27 sono riuniti oggi per decidere anche sul bilancio rettificativo Ue 2012, per cui la Commissione ha chiesto in più la cifra record di 9 miliardi, e anche sul bilancio 2013, per cui sempre la Commissione ha chiesto un aumento del 7% rispetto a quello dello scorso anno.
I cinque paesi risultano contrari a queste richieste dell’esecutivo comunitario, adducendo al fatto che data la crisi bisogna ridurre le spese.
I soldi che la Commissione chiede, però, sono quelli già stanziati per i progetti del bilancio 2007-2013, che essendo ora giunto al termine deve saldare i conti e pagare le fatture dovute agli stessi stati membri.
“Ora sono arrivate le ‘bollette’ da pagare: cosa dovrei farne, ignorarle e buttarle nel cestino della spazzatura?”, ha detto il commissario Ue al bilancio Janusz Lewandowski ai ministri riuniti a Bruxelles. I negoziati tra Commissione, Consiglio e Parlamento per cercare di arrivare a un’intesa complessiva si prevedere che dureranno tutta la notte.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 10th, 2012 Riccardo Fucile
VERTICE TRA I MAGISTRATI, DA NAPOLI ALLA CAPITALE GLI ATTI SU POZZESSERE E PANAMA
«Sapevo della commissione di 18 milioni prevista sull’affare di Panama, destinata alla società Agafia. Ma per parlarne, io e Lavitola, ci incontrammo a Roma. In un paio di occasioni, sia negli uffici di Finmeccanica, sia in quelli di Valter». Paolo Pozzessere, ex direttore commerciale della holding, agli arresti da quindici giorni, aveva fornito diversi «elementi utili» nell’interrogatorio investigativo del 26 ottobre scorso.
Il top manager ricorda circostanze, chiarisce nomi, contestualizza episodi. Soprattutto, offre un dettaglio geografico.
E l’inchiesta, per competenza, passa a Roma.
Il trasferimento viene formalmente stabilito nel vertice tra pubblici ministeri che si è svolto ieri pomeriggio nella capitale tra i magistrati delle procure di Napoli, Roma e Busto Arstizio.
È il segno che il coordinamento tra uffici giudiziari, che si occupano di presunte tangenti, superconsulenze e fondi neri in Finmeccanica, è ora più forte.
E i tempi delle istruttorie, che ormai avvolgono il colosso di Stato da più parti, accelerano.
Gli atti napoletani, dunque – ma solo quelli relativi alla tangente da 18 milioni per le forniture a Panama da parte delle società Selex Sistemi Integrati, Telespazio Argentina ed AgustaWestland – entro quarantotto ore lasceranno le stanze dei pm Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock per approdare a Roma.
Uno snodo che non dispiace alla difesa di Pozzessere.
Anche se, rispetto alle indiscrezioni che girano sulle ricostruzioni dell’interrogatorio, l’avvocato Carlo Marchiolo ha una precisazione da offrire. «Se collaborare significa non sottrarsi alle domande, e assumere nei confronti dei pm un atteggiamento aperto e leale, allora va bene. Se al verbo collaborare diamo l’accezione tipica del gergo della cronaca, allora no, non è esatto».
Il vertice sulle inchieste targate Finmeccanica comincia nel primo pomeriggio a Roma, ospitato negli uffici del procuratore capo Giuseppe Pignatone.
Con lui, ci sono il pm Paolo Ielo (Roma) che proprio a fine ottobre aveva interrogato Pozzessere nel carcere di Poggioreale, insieme con i colleghi partenopei; partecipano i sostituti Piscitelli e Woodcock con il procuratore aggiunto Francesco Greco (Napoli) ed il procuratore Eugenio Fusco di Busto Arsizio, la procura cui nel luglio scorso era stata trasferita, sempre per competenza territoriale, l’inchiesta che vede indagato il presidente ed amministratore delegato della holding, Giuseppe Orsi, per la supercommissione da 51 milioni relativa alla fornitura di 12 elicotteri di Agusta Westland alla Difesa del governo indiano.
I magistrati hanno concordato le modalità di coordinamento.
«C’è una sintonia forte, lavoriamo tutti con serenità », si limita a dire il pm Piscitelli.
Resta a Roma la parte di inchiesta relativa all’appalto per Panama, quella che il gip Dario Gallo definì «vicenda raccapricciante».
Busto Arstizio procede su quella intermediazione per gli elicotteri, che sarebbe lievitata di 10 milioni, da 41 a 51. Mentre a Napoli, dove Valter Lavitola è tuttora in carcere per i vari filoni di Finmeccanica, lo stesso Paolo Pozzessere rimane sotto inchiesta per una doppia commessa da 5 miliardi di euro (tuttavia mai ottenuta), divisa tra Fincantieri e Finmeccanica per la realizzazione di fregate al governo brasiliano.
Conchita Sannino
(da “La Repubblica“)
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Novembre 10th, 2012 Riccardo Fucile
LA CANCELLIERI: TUTTO PRONTO PRIMA DELLE ELEZIONI
Un decreto per garantire subito le “liste pulite” sin dalle prossime elezioni di fine gennaio in Lazio, Lombardia e Molise.
Per ribadire che una condanna a due anni per mafia, terrorismo, corruzione chiude la porta delle istituzioni e altrettanto fa una per reati fino a quattro anni, anche di natura finanziaria.
È questa l’ultima mossa che il governo Monti sta soppesando per superare i tempi lunghi del decreto legislativo “figlio” della legge anti-corruzione che Napolitano ha firmato giovedì e che uscirà martedì prossimo sulla Gazzetta Ufficiale.
I 15 giorni obbligatori di vacatio legis obbligherebbero il governo ad aspettare con il rischio di non coprire le prossime regionali. Ma l’intenzione è di lanciare un immediato segnale col decreto.
Non sarebbe la prima volta che una misura d’urgenza anticipa una questione già contenuta in una legge approvata e le ragioni di necessità e urgenza sono evidenti per l’avvicinarsi del prossimo voto che per di più arriva sull’onda di gravi scandali e dovrebbe essere garantito dalla presenza di nomi compromessi.
È questa la novità più succosa del vertice tra i ministri Cancellieri, Patroni Griffi, Severino – Interno, Funzione pubblica, Giustizia – che s’è svolto ieri al Viminale per definire il testo del decreto.
Sul quale Cancellieri rinnova la promessa formale: «Sarà pronto in tempo utile perchè sia efficace in vista delle prossime elezioni».
Tre le scelte, tutte determinanti: lista dei reati, durata del cartellino rosso, retroattività . Alle spalle c’è la delega che esclude dal voto chi ha subito condanne definitive a partire da due anni per reati gravissimi come mafia e terrorismo e per quelli dei colletti bianchi.
Riguarda tutte le possibili candidature, dal Parlamento Ue a quello italiano, passando per Regioni e Comuni e finendo all’ultimo consorzio.
Il governo sa di avere “gli occhi addosso” di chi è pronto a cogliere favoritismi su esclusioni o inclusioni.
Per questo, nella riunione il leitmotiv è stato quello dei «criteri oggettivi» e costituzionalmente indiscutibili.
Nonostante il Viminale avesse già pronta una bozza, è prevalsa la necessità di evitare un elenco dei reati, una lista ingestibile che finirebbe per spaccare le Camere.
Già nei codici penale e di procedura esistono i parametri. La scelta dipende dal livello di severità voluto.
L’articolo più duro, e sul quale quasi al 99% cadrà la scelta dei tre ministri, è il 280 del codice di procedura penale, che ammette la custodia cautelare per i reati puniti da quattro anni in su.
E quindi tutti quelli che vengono condannati per un reato con quella pena non sono candidabili. Il limite salirebbe a 5 se si prendesse come parametro l’articolo 29 del codice penale che fissa i paletti per le interdizioni dai pubblici uffici.
Aumenterebbe ancora con il 407 del codice di procedura che stabilisce i tempi delle indagini preliminari. I tre ministri viaggiano verso la soluzione più rigida, che è la prima.
I reati fiscali di cui tanto si discute sarebbero compresi. La frode e le forme più gravi di falso in bilancio. La legge coprirebbe pure le vecchie condanne.
L’esclusione dall’agone politico durerebbe il doppio della pena, con l’obbligo di fermarsi per 5 anni in modo da garantire l’esclusione da due legislature.
Liana Milella
(da “La Repubblica”)
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Novembre 10th, 2012 Riccardo Fucile
L’ACCUSA ERA DI TRUFFA E BANCAROTTA FRAUDOLENTA… A ROMA SARA’ INVECE GIUDICATO PER ESTORSIONE AI DANNI DI BERLUSCONI
Valter Lavitola ha patteggiato davanti al Gip di Napoli Francesco Cananzi una condanna a tre anni e otto mesi per la vicenda dei fondi dell’editoria a L’Avanti.
L’accusa nei confronti dell’ex direttore, avanzata dai pm Woodcock e Piscitelli, era di truffa e bancarotta fraudolenta: secondo la procura, 20 milioni di euro erano stati erogati illeggittimamente al quotidiano di cui il faccendiere era direttore.
Nella vicenda è coinvolto anche il senatore del Pdl ed ex direttore a sua volta de L’Avanti Sergio De Gregorio.
Lavitola è al centro di un’inchiesta anche a Roma, dove insieme all’imprenditore barese Giampaolo Tarantini e ad altre tre persone è accusato di estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. L’ex presidente del Consiglio era stato invitato in procura domani per essere ascoltato in qualità di teste.
Ma non ci andrà . Il suo avvocato, Nicolò Ghedini, ha inviato un fax all attenzione del procuratore aggiunto, Francesco Caporale, e al sostituto Simona Marazza, in cui si spiega che l’ex premier questo weekend è all’estero per impegni istituzionali.
E, infatti, il Cavaliere, dopo l’ufficio di presidenza che si è tenuto ieri fino a tarda sera, ha lasciato Roma, per raggiungere, in Kenya, il resort dell’amico Flavio Briatore.
È La terza ‘missione’ africana del leader del Pdl da agosto a oggi.
Nei mesi scorsi i legali di Berlusconi avevano consegnato una memoria al procuratore capo, Giuseppe Pignatone, dove si spiegava che il denaro trasferito a Tarantini, circa 500mila euro, rappresentava un aiuto a un imprenditore in difficoltà e non, come sostenuto dall’accusa, un mezzo affinchè non testimoniasse nel procedimento in corso a Bari su un giro di escort.
La procura di Roma è comunque intenzionata a trovare una nuova data per ascoltare l’ex premier.
Nelle prossime settimane sarà sentito anche Valter Lavitola.
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