Dicembre 16th, 2012 Riccardo Fucile
E POI L’ANNUNCIO: “VIA IL MIO NOME DAL SIMBOLO”
«Via il nome dal simbolo dell’Idv, primarie online per i candidati alle politiche e una nuova linea strategica in vista del voto: soli o ben accompagnati». Antonio Di Pietro sterza a sinistra e avverte Pierluigi Bersani: «Basta corteggiare il conservatore Casini e le misure inaccettabili di Elsa Fornero sul lavoro e sulle pensioni».
È questo il sorpasso proposto dal leader dell’Idv all’assemblea generale del partito, convocata per fare il punto della situazione dopo lo tsunami politico che ha travolto le aspettative di voto dei dipietristi.
«Il vero centro sinistra – dice l’ex pm davanti ad una platea di 2500 persone – siamo noi». Una vera e propria sfida a Bersani, «abbandonato» per scommettere sull’alleanza con Oliviero Diliberto del Pdci, Paolo Ferrero di Prc e soprattutto il movimento arancione di Luigi De Magistris.
Proprio gli ultimi due raccolgono l’offerta dipietrista e si dicono pronti a dare vita ad una lista «rosso-arancione».
Di Pietro, infine, dal palco esprime «solidarietà al pm di Palermo, Antonio Ingroia, per gli attacchi subiti», dando l’impressione di star dando vita al cosiddetto “Quarto polo”.
Vera e sincera scelta politica?
La svolta dell’Idv sembra dettata anche da un’emergenza elettorale. Il partito che si ispira ai «valori» rischia infatti di essere espulso dal Parlamento se non riuscirà a superare la soglia del 4% dei consensi, quota attualmente negata dai sondaggi più accreditati.
Di qui la scelta di una strategia diversa: dare vita ad una lista civica per la quale il Porcellum prevede una soglia al 2% perchè trattasi di partiti coalizzati; il tutto in ossequio al principio della governabilità , messa in discussione dalla frammentazione impazzita dei nuovi partiti.
Tutto questo non significa affatto – sottolinea Di Pietro – che non sia percorribile la scelta della autonoma candidatura dell’Idv in Parlamento.
Ma è anche il momento del regolamento di conti interno. L’ex pm replica a duro muso a chi, come Fabio Evangelisti, gli chiede «un passo indietro»: «Non ci sto a fare lo scalpo da offrire al Pd per entrare nell’alleanza».
È un messaggio rivolto anche all’ex capogruppo Massimo Donadi, ora leader di Diritto e Libertà che, invece, imputa a Di Pietro la responsabilità politica di aver rotto l’alleanza con Pd e Sel.
La linea di Di Pietro riceve l’approvazione dell’assemblea che fischia, impedendogli di parlare, proprio Evangelisti quando sale sul palco.
L’ex pm però annuncia la data per il congresso: il prossimo anno la “Festa di Vasto” lascerà il posto all’assise del partito.
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Dicembre 16th, 2012 Riccardo Fucile
L’EPISODIO EMERGE AL PROCESSO IBLIS: ROSARIO DI DIO, BOSS DI RAMACCA, AVREBBE PARTECIPATO ALLA CONVENTION DEL PARTITO DI CASINI A CHIANCIANO
Un boss di Cosa nostra ha partecipato al congresso nazionale dell’Udc, a
Chianciano Terme. Lo ha raccontato in un processo di mafia in corso a Catania il testimone Francesco Auteri, cognato dell’ex consigliere provinciale Udc condannato per mafia Antonino Sangiorgi.
Il padrino “ospite” della convention del partito di Pier Ferdinando Casini sarebbe Rosario Di Dio, boss di Ramacca.
“Partimmo io, Rosario Di Dio e mio cognato” ha affermato il testimone, che racconta anche di un’appendice conviviale della giornata: “Quella sera andammo a cena: eravamo circa 12 persone, tutti ospiti dell’allora vicepresidente della Provincia di Catania, Nello Catalano”.
La testimonianza, ripresa da Livesicilia Catania, è stata resa nell’aula bunker di Bicocca nel processo Iblis, la maxi-inchiesta che ha portato anche al procedimento penale contro l’ex presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato.
L’inchiesta riguarda anche l’interesse mafioso nella costruzione del centro commerciale “la Tenutella” di Misterbianco.
In rito abbreviato sono già stati condannati diversi esponenti dello storico clan catanese dei Santapaola.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 16th, 2012 Riccardo Fucile
UN PICCOLO MIRACOLO: NON C’E’ PIU’ NESSUNO SOTTO LE TENDE
Sette mesi dal terremoto che ne aveva fatto un comune-simbolo perchè fra i più colpiti dalle scosse, Finale Emilia diventa invece il simbolo della rinascita.
LA BUONA NOTIZIA
E’ sotto gli occhi di tutti un piccolo miracolo. Da 2200 persone sistemate nelle tendopoli della prima ora oggi, 14 dicembre, siamo al punto zero.
Cioè: niente più campi e quindi nessuna famiglia sotto le tende. Di più: non c’è nessun nucleo familiare nei moduli abitativi. Nessuno. S
oltanto 38 famiglie sono ancora provvisoriamente in albergo ma per tutte loro sono già stati individuati e presto saranno assegnati gli alloggi (veri, non moduli).
LA CATTIVA NOTIZIA
Fin qui la buona notizia. Ma ce n’è anche una cattiva.
Il fuoristrada dei volontari del Gruppo comunale della Protezione Civile, una vecchia Tata indiana avuta grazie ai finanziamenti di una fondazione locale, è praticamente fuori uso.
Non va più, anche per l’utilizzo intenso che ne è stato fatto nei mesi post-terremoto.
«E’ diventata troppo vecchia e ogni volta che si pianta per strada il meccanico ci costa 1000-1500 euro che non possiamo permetterci. Purtroppo dobbiamo rottamarla» spiega Marco Cestari, coordinatore del Centro operativo comunale della Protezione Civile.
L’APPELLO
Il fatto è che i volontari (già non pagati) non hanno un centesimo da investire e però non possono rimanere senza un mezzo fuoristrada.
Anche perchè ci sono le cosiddette e riconosciute “criticità idrauliche” in tutte le aree terremotate per le quali è indispensabile, semmai servisse un intervento (per esempio a seguito di un alluvione), avere un mezzo come la Tata o qualunque altro fuoristrada a disposizione.
«Ci serve una macchina che possa trainare le autopompe nel caso di un allagamento controllato» spiega Cestari.
«Non importa che sia vecchio e non ci interessa lo stato dell’abitacolo o gli optional. A noi serve solo che funzioni e magari c’è qualcuno che ci può aiutare. Un aiuto sarebbe un magnifico regalo di Natale…».
(da “il Corriere della Sera“)
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Dicembre 16th, 2012 Riccardo Fucile
DOPO L’ATTACCO DELLA MAGISTRELLI AI QUARANTENNI DEL PARTITO SI SCATENA LA POLEMICA
A chi pensava che lo scontro generazionale fosse stato archiviato con il fair play
kennediano di Matteo Renzi nella notte della sconfitta, la senatrice Marina Magistrelli fa sapere che i giochi nel Pd sono solo all’inizio.
E non si tratta di un gioco da ragazzi: sessantenni contro quarantenni rischia di essere il tema più scottante nella concitata corsa verso le primarie superfast.
La Magistrelli, simpaticamente, definisce i giovani turchi “polli da batteria”. Parassiti che il partito nutre e alleva fin dalla più tenera età trovando il modo di portarli avanti almeno fino alla pensione: come parlamentari, sindaci o consiglieri di non si sa bene che.
“La Magistrelli dice una gran fesseria” attacca Matteo Ricci, 38 anni, presidente della Provincia di Pesaro Urbino, talento ufficiale del Pd marchigiano cui la stessa Magistrelli appartiene da ‘ancunitana’ colta e verace.
Guerra di campanile dunque?
Due precandidati in lotta per lo stesso seggio?
“No, perchè io alle primarie non partecipo” spiega Ricci, accusato dalla senatrice di “non aver mai lavorato un giorno in vita sua”.
Lui se la ride. Forse perchè da ragazzo faceva “il manovale e il cameriere pur di finire gli studi”.
Forse perchè è convinto ci sia una motivazione poco nobile dietro le unghiate della conterranea.
“È semplicissimo — dice Ricci — la Magistrelli vuole difendere il terzo mandato di Rosy Bindi, sua referente al Senato. Noi giovani invece siamo contrari. Faccio notare che la signora sta da 12 anni in Parlamento incassando regolarmente lo stipendio. Quando parla dei funzionari, dei parassiti, offende i ragazzi che lavorano anche per lei, per tenere in piedi il partito nei circoli, nei paesi, nei quartieri. Guadagnando mille euro al mese”.
Oppure un po’ di più, come Matteo Orfini, responsabile cultura del Pd, bollato pure lui come fardello a vita per la collettività .
“Marina sa benissimo che io ho un contratto a tempo determinato, scade al prossimo congresso” dice Orfini il precario.
“No, quella parola no — s’oppone —. Guadagno 3.200 euro al mese e oggi i precari sono tutta un’altra cosa. Ma se non dovessi essere confermato dovrei per forza trovare un’altra soluzione. Ho fatto l’archeologo, poi il manager per un’associazione, mi interessano i beni culturali e lì vorrei restare”.
Però il tentativo di entrare in aula c’è eccome: “Ho chiesto ai vertici del partito di organizzare le primarie per tutti e mi auguro sia così. Bersani a parte, è bene che ogni seggio sia attribuito dai nostri elettori scegliendo tra proposte diverse. Mi piacerebbe partecipare, vediamo cosa succederà lunedì quando verranno definite le regole”.
Non pensa alla competizione frontale Matteo Renzi.
Altro tipico prodotto della birocratija di partito, secondo la Magistrelli.
“Ma dai, su, non vale neanche la pena di risponderle” si smarca Roberto Reggi, alter ego di Renzi.
Del resto, la storica antipatia tra il sindaco di Firenze e la Bindi giustifica di per sè l’uscita anti-rottamazione.
“Però evitiamo di dire cose a casaccio” prega Stefano Fassina, 44 anni, esperto economico del Pd, insistentemente indicato come ministro dell’Economia nel futuribile governo Bersani.
“Ho fatto tante cose in vita mia fuori dal partito — risponde lui —. Non credo si possa procedere al rinnovamento della nostra leadership ignorando la qualità delle persone. Spero che la Magistrelli voglia prendere informazioni la prossima volta che parla”.
Insomma si parla a Marina perchè presidente Rosy intenda: lunedì, sulle famose regole, gli schieramenti sono già belli carichi.
Reggi non vuole fare il solito guastafeste: “Mi auguro solo che si permetta a tutti di partecipare al voto. Sennò, non servono a nulla”.
Ricci mette lì un punticino in più: “Bisogna assolutamente stabilire dei paletti, delle indicazioni chiare, perchè con questi tempi così stretti sta succedendo che tanti si buttano avanti così, senza preavviso, pur di cercare uno spazio. Invece chi ha un ruolo ufficiale, un incarico istituzionale, dovrebbe prima portare a termine il suo lavoro per bene. Questa sì che sarebbe una rivoluzione”.
E c’è già chi la chiama regola anti-Renzi. O anti-furbi.
Chiara Paolin
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 16th, 2012 Riccardo Fucile
LA TENTAZIONE DELL’OPERAZIONE CENTRISTA
Sembrava una marcia trionfale per il Pd di Bersani, consacrato dalle primarie. Un avvicinamento alla vittoria elettorale del 2013, che le esibizioni scomposte di Berlusconi non avrebbero certo potuto fermare.
Ma il giorno dopo l’investitura politica del Ppe a Mario Monti, a Largo del Nazareno si respira tutt’altra aria.
Terreno minato e rischio di smottamenti del Pd sono concreti come mai prima d’ora.
Da un lato Fioroni e il suo drappello di Popolari, parlamentari (Ginefra, Bocci, Pedoto, D’Ubaldo) ma soprattutto amministratori locali, che non parlano per ora di diaspora, però riconoscono l’attrazione centrista e moderata.
Dall’altro, ci sono i “full Monti”, quel nucleo di Democratici che a luglio firmarono un appello per l’Agenda Monti: Morando, Ceccanti, Gentiloni, Ranieri, Tonini, Negri, Ichino, Peluffo, per dirne alcuni.
Poi, tanta acqua è passata sotto i ponti: correnti sono state spazzate via (i veltroniani); nuovi fronti sono nati (di appoggio a Renzi alle primarie).
Però resta un punto fermo: completare il lavoro di Monti, mantenere la continuità con le politiche del Professore.
Tanto che i montiani del Pd avevano organizzato un incontro con Monti il 13 gennaio, e adesso pensano sia il caso di anticiparlo.
Pronti allo strappo?
Paolo Gentiloni spiega: «Io non ho nessuna intenzione di lasciare il Pd ma non escludo che individualmente qualcuno possa fare questa scelta». Essendo candidato a sindaco di Roma, dice di non volere polemizzare, tuttavia si sfoga: «Se la frana di Berlusconi procede e il Pd non arruola in pieno Renzi, non intercetteremo un bel nulla e la frantumazione del centrodestra sarà un vantaggio solo per Monti e i centristi. Lo scenario in cui il Pd aveva una maggioranza certa sia alla Camera che al Senato è scomparso, non c’è più».
Monti politicamente in campo (o il suo marchio in franchising), con un Ppe che gli tira la volata, la Chiesa che lo appoggia, la Merkel e persino Hollande che lo richiedono a gran voce, «cambia il piano di gioco».
Antonello Giacomelli, franceschiniano, si toglie la soddisfazione di una frecciata: «Pur nella diversità , ma noi restiamo di sinistra, mi pare che ora si capisca meglio cosa vuole essere Monti».
Proprio quello che vuole fare Monti invece sta a cuore a Stefano Ceccanti.
Se Monti farà appello a un fronte ampio e costituente, per completare le sue riforme, troverà molti supporter: è il ragionamento del senatore democratico. Che aggiunge: «Certo le reazioni arrabbiate, come quelle di D’Alema, non penso aiutino».
Il D’Alema che rimbrotta Monti perchè «moralmente discutibile una sua candidatura», è derubricato a «stizza inopportuna», dai montiani del Pd.
Al Nazareno però l’irritazione è di tutta la segreteria. «Servirebbe un po’ di chiarezza. Cosa bolle nella pentola centrista, forse liste personali?», è il commento dei bersaniani.
Bersani tesse la rete internazionale. Con Vendola e Nencini presenzia il vertice dei progressisti affrontando le questioni dell’economia globale (con Pascal Lemy), della crescita economica e delle politiche per lo sviluppo. Enrico Letta, il vice segretario, è stato mandato in missione a Wall Street per incontrare alcuni capi di hedge funds, banche d’affari e d’investimento e per convincerli che il centrosinistra continuerà su una linea europeista e di tenuta dei conti pubblici.
Che quindi non devono avere paura.
Basta a soddisfare i montiani del Pd?
E poi c’è l’incognita Renzi. Il sindaco di Firenze ha ripetuto fino alla nausea che davvero la discesa in campo di Monti e i progetti politici del Professore non gli interessano nemmeno per sbaglio.
Annuncia anzi la sua presenza alla direzione del Pd, lunedì.
Una direzione convocata per votare il regolamento delle primarie per i parlamentari, a che sarà riconvertita alla discussione politica.
Per arginare il rischio smottamenti del partito, appunto. Fioroni a domanda su cosa farà se Monti scende in campo con un progetto Popolare, prende tempo: «È come se mi si chiedesse, cosa succede se il 21-12-2012, finisce il mondo?».
Solo questione di giorni e sapremo.
Giovanna Casadio
(da “la Repubblica“)
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Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
FONDI DEI GRUPPI PER LE CREME PER IL CORPO DELLA MINETTI, LE CARTUCCE DA CACCIA PER IL LEGHISTA TOSCANI, RISTORANTI DI LUSSO E PERSINO LECCA LECCA… 40 CONSIGLIERI COINVOLTI
I soldi che i cittadini affidano ai partiti per fare attività politica? 
Nicole Minetti li ha usati anche per comprare, alla Feltrinelli, il libro Mignottocrazia di Paolo Guzzanti, in cui è ampiamente citata.
Il capogruppo della Lega Stefano Galli li ha impiegati per coprire le spese di matrimonio della figlia Verdiana.
Quello del Pdl Paolo Valentini ci ha comprato sei computer, molte cene al ristorante e qualche distrazione al club La Dolce Vita, in Romania.
Ma il catalogo delle spesucce e delle spesone dei consiglieri della Regione Lombardia (per un totale, per ora, di oltre 2 milioni di euro di denaro pubblico) è sterminato e incredibilmente vario: va dai lecca lecca ai gratta e vinci, dalle bistecche in macelleria alle ostriche in pescheria, dai fuochi d’artificio al dvd di Rapunzel.
Lo hanno compilato, con un lavoro certosino, gli uomini della Guardia di finanza di Milano.
Sono la squadretta che ha già lavorato con il procuratore aggiunto Alfredo Robledo sulle indagini Oil for food, sui derivati, sulle spese allegre della Lega e del suo ex tesoriere Francesco Belsito.
Lo scorso 10 ottobre, i finanzieri hanno prelevato nella sede della Regione Lombardia i rendiconti delle spese effettuate dai gruppi consiliari del Pdl e della Lega.
Ieri hanno portato via anche quelli di Pd, Sel e Italia dei valori. Pian piano stanno controllando l’utilizzo dei soldi pubblici impiegati dai partiti.
Per ora, Robledo ha mandato 22 informazioni di garanzia a 11 consiglieri della Lega e 11 del Pdl, ipotizzando che abbiano fatto un uso illecito dei rimborsi regionali per le spese dei gruppi consiliari.
Il reato contestato a tutti è peculato.
Ma gli indagati sono molti di più, almeno una quarantina. E potrebbero aumentare ancora dopo che la squadretta di Robledo avrà terminato le verifiche.
In principio c’erano Davide Boni (Lega), ex presidente del Consiglio regionale, e Franco Nicoli Cristiani (Pdl), ex assessore di Roberto Formigoni: indagati (e il secondo anche arrestato) per storie di mazzette.
Nelle ultime settimane le verifiche degli investigatori hanno allargato a macchia d’olio il campo dell’inchiesta, fino alle scoperte di oggi.
A Roma c’era Er Batman e le allegre ruberie dei suoi colleghi.
A Milano c’è una Sprecopoli i cui confini sono ancora indefiniti.
MIGNOTTOCRAZIA E SUSHI
Sono spese per attività politica, per esempio, le centinaia di migliaia di euro che Nicole Minetti (Pdl, listino Formigoni) lascia al ristorante?
I suoi preferiti sono quelli giapponesi (Nikko, Zen, Perla d’oro, Armani No- bu).
Ma anche al Panino giusto, da Giacomo (ristorante chic di pesce), da Giannino (490 euro in una botta sola), o al Principe di Savoia (832 euro per un ape- ritivo).
Per il libro Mignottocrazia si è fatta rimborsare uno scontrino da 16 euro.
Ma anche 27 euro per “barattoli sabbia di vetro giallo”comprati da Leroy Merlin e 67 di “oggettistica”acquistata all’Ikea.
Poi ci sono tanti, tanti taxi, creme per il corpo e un iPhone 5. Totale: 15 mila euro spesi nel solo 2011.
NIGHT & PIZZA NAPOLI
Il leghista Alessandro Marelli va volentieri nelle pizzerie napoletane (O Vesuvio, Il golfo di Napoli…) a spese del Carroccio. Ma, gran carnivoro, si fa rimborsare anche molte spese in macelleria, oltre ai fuochi d’artificio di Capodanno, un computer, una fotocamera e ben tre iPad comprati nel giro di pochi mesi.
Attività politica giorno e notte, quella di Marelli, visto che molti dei suoi scontrini sono battuti a ore piccole per birre e drink in locali notturni come il Colibrì, il Cherry Dance, il Pub the Party.
Ma tra le sue spesucce spuntano anche le sigarette (rigorosamente Camel), una clessidra e un Pinocchio comprati alla Città del Sole, alcuni aerei di carta, un Kinder Tubo Sorpresa e un cono gelato da 1,50 euro.
LA SCIURA MON CHERI
Luciana Ruffinelli, leghista, si fa rimborsare dal gruppo un paio di Mon Chèri Ferrero (valore 1,7 euro), un frappè, 45 euro di fiori, un dvd di Rapunzel (car- tone animato Disney), un biglietto per entrare alla mostra di Hopper a Milano. Ma anche la spesa (35 euro) fatta in un supermercato in Francia tra il 7 e l’8 dicembre 2009 e 400 euro di pranzo (dieci coperti) alle Robinie Golf di Solbiate.
MUNIZIONI E SALSICCIA
Un altro consigliere leghista, Pierluigi Toscani, non sa resistere alla gola. Spende 127 euro in ostriche. Compra cioccolato fondente, biscotti, frutta e ortaggi. Impegna 72 euro per zucchero, farina, crackers e salsiccia di Norimberga; 60 euro per wurster viennesi comprati al discount Lidl; 77 euro di me- rendine varie; 5 euro per due Ricola all’arancia all’autogrill.
E poi torta sbrisolona, lecca-lecca Lollipop, scorzette d’arancia e cioccolato Venchi.
Molte spese le fa di domenica: cuneesi al rum, le paste della Pasticceria Dolceforno, i conti al ristorante.
Il suo preferito è Da Pier, dove lascia una volta 480 euro, un’altra 720 (per una ventina di commensali).
Tenta la fortuna con il gratta-e-vinci (a spese del gruppo).
E il 30 luglio 2011 si rifornisce per la caccia: da Muninord spende 752 euro in cartucce e munizioni.
TRILLI IN ROMANIA
Il capogruppo del Pdl in Regione, Paolo Valentini, preferisce l’elettronica e i ristoranti.
In pochi mesi compra ben sei computer, una webcam e altro materiale informatico.
Per i pranzi e le cene va da Berti, a un passo dalla sede della Regione: ci va più volte, la più memorabile è quella in cui lascia un conto di 584 euro.
È un habituè anche da Le Cose Buone Bistrò: una sera spende 800 euro, un’altra 1.560.
A Riccione è un ristorante milanese specializzato in pesce: ci lascia conti da 300 euro a botta.
Invece 420 li spende in Romania, al Club La Dolce Vita.
Si fa rimborsare anche due libri per bambini su Trilli, la piccola fatina volante di Peter Pan.
Totale salato: 33 mila euro nel 2008, 53 mila nel 2009, 65 mila nel 2010.
DIABETICO IN PASTICCERIA
Il capogruppo leghista Stefano Galli spende 62.000 euro. Il suo compagno di partito Fabrizio Cecchetti 60.000. Giovanni Bordoni (Pdl) 54.000, Guido Boscagli (Pdl), cognato di Formigoni, ne spende 15.000.
Cesare Bossetti compra in un anno 15.000 euro di dolci in pasticceria: e pensare che è diabetico.
L’ex assessore Pdl Angelo Gianmario brucia 27.000 euro in noleggio auto e taxi.
E Renzo Bossi si fa rimborsare Red Bull, sigarette e video games.
A tutto questo il capogruppo leghista Stefano Galli a Radio Capital respinge così le accuse: “Me ne sbatto i coglioni”.
Maroni oggi, di fronte allo scandalo che coinvolge ben 11 consiglieri della Lega, molti della sua corrente “barbari sognanti”, annuncia che chi ha sbagliato pagherà .
Parole di circostanza, avrebbe dovuto dimettersi lui dalla vergogna: perchè a pagare fino ad oggi sono stati i cittadini e i contribuenti della Lombardia.
Gianni Barbacetto e Davide Vecchi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
OLTRE 100.000 I VOTANTI, BEN SOTTO PERO’ LE PRIMARIE NAZIONALI
Oltre centomila elettori si sono recati sabato dalle 8 alle 20 ai seggi.
E stando ai primi risultati (il 30 per ccento delle schede scrutinate) in testa c’è Umberto Ambrosoli con il 56 per cento delle preferenze.
Seguono Andrea Di Stefano con il 23 per cento e Alessandra Kustermann con il 21 per cento.
Oltre mille erano seggi sparsi per la regione, circa ottomila volontari, freddo e ancora parecchia neve.
Il centrosinistra lombardo ha celebrato il proprio sabato di primarie. Ora i tre candidati, Umberto Ambrosoli, Alessandra Kustermann e Andrea Di Stefano aspettano l’esito delle urne che designerà il candidato della coalizione per la sfida delle elezioni regionali di febbraio.
AFFLUENZA
Non ci sono precedenti per le primarie regionali e quindi l’unico confronto possibile è con il voto nazionale.
Rispetto alla sfida Bersani-Renzi l’affluenza è decisamente più bassa .
Le operazioni si sono svolte regolarmente nonostante la neve e non ci sono state code ai seggi. «Non ci aspettiamo di raggiungere la stessa affluenza delle nazionali — ha spiegato Roberto Rampi, del comitato promotore delle primarie — ma secondo le informazioni che ci arrivano dai seggi i cittadini stanno andando a votare, nonostante le condizioni atmosferiche».
DI STEFANO
«È un ottimo risultato» il fatto che, nonostante freddo e neve, alle 19 si fossero presentati 100 mila elettori». A dirlo è Andrea Di Stefano che ha votato al circolo Arci Bellezza. «Se raggiungeremo i 100mila votanti – ha proseguito – mi sembra un ottimo risultato visto che molte località sono sotto un metro di neve».
AMBROSOLI
Umberto Ambrosoli ha votato nel seggio allestito nel circolo del Pd Magenta XXV Aprile in via Ercole Ferrario, nel centro di Milano.
Lo ha accompagnato Martino, uno dei tre figli. Nel seggio – lo stesso dove Ambrosoli ha votato per le primarie nazionali del centrosinistra – non c’era coda e in pochi minuti sono state completate le operazioni di voto.
KUSTERMANN
«Oggi ho votato per il centrosinistra»: così la candidata Alessandra Kustermann ha commentato il proprio voto nel seggio di via De Amicis. Kustermann si è detta contenta che nonostante la neve, la gente stia andando a votare, «anche se è la terza volta in un mese», e ha promesso che comunque vada «sarò in campo per far vincere una buona sinistra»
(da “il Corriere della Sera”)
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Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
AI PRECARI CON ALMENO TRE ANNI DI SERVIZIO NELLA P.A. SARA’ RISERVATO IL 40% DEI POSTI NEI CONCORSI
Arrivano la proroga del blocco degli sfratti e le misure per i precari della pubblica
amministrazione.
Il relatore al ddl Stabilità , Giovanni Legnini, annuncia la presentazione in commissione Bilancio del Senato dell’emendamento che contiene il milleproroghe con, all’interno, le due norme attese.
La proroga dei contratti in scadenza della pubblica amministrazione, fino al 31 luglio, serve ai precari che sforeranno il tetto dei 36 mesi di contratto prima della sigla dell’accordo quadro per innalzare il limite dei 3 anni.
La proposta di modifica stabilisce che le amministrazioni pubbliche possono “prorogare i contratti di lavoro subordinato a tempo determinato, in essere al 30 novembre 2012, che superano il limite di 36 mesi comprensivi di proroghe e rinnovi, o il diverso limite previsto da contratti collettivi nazionali del relativo comparto, fino a non oltre il 31 luglio 2013”.
La platea complessiva dei lavoratori con contratti precari ammonta a 260.000 soggetti; la norma messa a punto dai relatori prevede invece che le amministrazioni pubbliche possono avviare procedure di reclutamento riservando il 40% dei posti “a favore dei titolari di rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato che, alla data di pubblicazione dei bandi, hanno maturato almeno tre anni di servizio alle dipendenze dell’amministrazione che emana il bando”.
La procedura di reclutamento dei precari dovrà essere effettuata “nel rispetto della programmazione triennale del fabbisogno, nonchè del limite massivo complessivo del 50% delle risorse finanziarie disponibili ai sensi della normativa vigente in materia di assunzioni ovvero di contenimento della spesa del personale, secondo i rispettivi regimi limitativi fissati dai documenti di finanza pubblica e, per le amministrazioni interessate”.
Arriva un super commissario ai rifiuti per la città di Roma.
Lo prevede un emendamento a firma Maurizio Castro e Francesco Bevilacqua (Pdl) alla legge di Stabilità approvato dalla commissione Bilancio del Senato. La nomina ha durata “sei mesi” ma può essere prorogata o revocata.
I congedi parentali potranno essere anche “su base oraria” e la fattura elettronica arriva finalmente anche in Italia.
Per allentare il patto di stabilità interno arrivano 850 milioni, da dividere tra comuni e province.
Nel dettaglio, 700 milioni andranno ai comuni, altri 150 milioni alle province.
“Al governo chiediamo di più” sulle norma che riguardano gli enti locali; “siamo insoddisfatti”, dice il relatore.
“Il governo deve fare l’impossibile per migliorare le norme attenuando i tagli di comuni e province, fornire risposte alle regioni sulla sanità e dare risposta ai piccoli comuni che da primo gennaio dovranno entrare nel patto di stabilità interno. Non ce la faranno”, avverte Legnini.
Quindi il relatore chiede e una proroga all’applicazione del patto per i circa 5.000 enti locali con meno di 4.000 abitanti o nuove risorse.
Legnini, tuttavia, non nasconde la sua soddisfazione per le nuove norme che sono entrate nella manovra, “abbiamo calato nuovi assi nella legge di stabilità ”. Per gli enti locali un altro successo è la sterilizzazione degli effetti del decreto legge sui tagli alle province, che contiene “una proroga del termine di riordino e redistribuzione degli enti”, conclude il relatore.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 15th, 2012 Riccardo Fucile
QUEST’ANNO 40.000 IMPRENDITORI NON POTRANNO PAGARE LE IMPOSTE PER MANCANZA DI LIQUIDITA’
Il fisco piega le piccole e medie imprese. Tanto che il 58%, ben più di una su due, è costretto a chiedere prestiti e quindi contrarre nuovo debito, per pagare le tasse.
Oppure, come emerge da un’indagine di Ispo-Confartigianato, è costretto a chiedere una dilazione di pagamento al fisco stesso.
Un destino che coinvolge ben 615.000 aziende di piccole e medie dimensioni, mentre sono 40.000 gli imprenditori che non potranno pagare le imposte per mancanza di liquidità .
Mentre per il 26% delle imprese l’accresciuto peso del fisco ha causato ritardi nel pagamento di alcune imposte.
Un quadro sconcertante, spiegato dalla crescente imposizione fiscale sulle piccole imprese: su oltre un milione di queste (il 74% del totale), infatti, negli ultimi 12 mesi la pressione è aumentata del 22,6%.
E questa percentuale in media nazionale viene addirittura superata nei casi delle imprese con dipendenti (79%), in quelle localizzate nel Nord Ovest (83%) e nel Mezzogiorno (80%), nelle aziende impegnate nel settore dei servizi alla persona (80%).
Il sondaggio Ispo-Confartigianato mette in luce anche le pesanti conseguenze della crescita della pressione fiscale, che diventa tra l’altro ogni giorno più complicata a causa delle innumerevoli complessità burocratiche: il 33% degli imprenditori è stato costretto a ritardare il pagamento dei propri fornitori, mentre il 29% ha dovuto rinunciare a fare nuovi investimenti in azienda. Ovvero ha dovuto rinviare a tempi migliori ogni possibile prospettiva di crescita, con conseguenti e paralleli effetti negativi anche sull’occupazione: il 16% delle imprese ha rinunciato ad assumere personale e il 14% ha dovuto licenziare i dipendenti o ricorrere agli ammortizzatori sociali.
«Il sondaggio – sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti – conferma quanto denunciamo da tempo a proposito dell’impennata della pressione fiscale sul sistema produttivo.
Secondo le nostre rilevazioni, nel 2012 le entrate fiscali sono cresciute di 24,8 miliardi, al ritmo di 47.238 euro al minuto, e hanno raggiunto il livello del 44,7% del Pil, con un aumento di 2,2 punti in un solo anno.
Tra il 2005 e il 2013 l’incremento delle entrate fiscali assorbe il 97,3% dell’incremento del PIL.
Sono numeri che parlano chiaro: se vogliamo ritrovare la strada per uscire dalla crisi, è indispensabile intervenire per ridurre la pressione fiscale sulle imprese».
(da “La Stampa“)
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