Destra di Popolo.net

I VERDI TORNANO CON “GREEN ITALIA”: “PUNTIAMO ALLE PROSSIME ELEZIONI”

Giugno 27th, 2013 Riccardo Fucile

LA NUOVA FORMAZIONE POLITICA RIUNISCE ECOLOGISTI, POLITICI DI VARIA PROVENIENZA E IMPRENDITORI

Con i Verdi sostanzialmente scomparsi dalla scena politica e la vena ambientalista dei Cinque stelle appannata dalle polemiche interne al movimento, esiste uno spazio per una domanda green che dai sondaggi risulta consistente?
Un gruppo di ecologisti, politici bipartisan e imprenditori ha deciso di rispondere di sì dandosi appuntamento per domani mattina a Roma, al Maxxi, per fondare Green Italia, un raggruppamento che punta a presentarsi alle elezioni.
Tra i promotori dell’iniziativa ci sono gli ex senatori Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, la copresidente dei Verdi europei Monica Frassoni, l’ex deputato Fli Fabio Granata, il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, l’imprenditore del fotovoltaico Massimo Sapienza, il presidente dell’Anev Simone Togni, il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli, il segretario della Fondazione Symbola Fabio Renzi.
“Green Italia non è un partito tradizionale perchè la sua identità  è legata ai territori e alle loro diversità  ma, quando si tornerà  alle urne, saremo presenti per dare voce a chi   ritiene che occorra archiviare per sempre il modello Ilva — lavoro contro salute — e l’idea illusoria che la strada per accrescere la nostra capacità  competitiva sia nei bassi salari e nella riduzione dei diritti sindacali”, spiega Ferrante.
“La molla del cambiamento possibile è l’innovazione tecnologica in senso green   per rilanciare l’economia e difendere l’ambiente.
Una scelta molto diversa da quella di questo governo che, per bocca del ministro dello Sviluppo economico, punta sui combustibili fossili, sulle trivelle e sul carbone penalizzando le fonti rinnovabili che hanno dato oltre 100 mila occupati e che costituiscono un settore strategico nelle economie dei paesi leader”.
Nel manifesto di presentazione della nuova formazione giocano un ruolo centrale la difesa dei beni comuni materiali (l’aria, l’acqua, il suolo) e immateriali (la legalità , l’istruzione, la coesione sociale) e l’ecologia della politica: “Nessun vero rinnovamento sociale, economico, civile sarà  possibile in Italia senza disinquinare la politica, senza ripulirla da corruzioni, abusi di potere, conflitti d’interesse, illegalità  favorite o tollerate”.
Un’impostazione su cui convergono anche alcuni esponenti del fronte di centro destra. “La mia non è una presenza isolata”, racconta Fabio Granata. “Ma una scelta maturata con un gruppo di amici con cui ho diviso per anni le battaglie politiche. Noi diamo un’interpretazione del patriottismo legata alla difesa dell’ambiente, del paesaggio, dell’identità  culturale. E abbiamo un’idea di Europa non soggiogata alle banche e ai mercati, ma attenta alle specificità  nazionali e alla qualità  del vivere. Su questi punti ci siano trovati in perfetta sintonia con il gruppo che ha lanciato Green Italia».

Antonio Cianciullo
(da “La Repubblica”)

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DECRETO LAVORO: IL GRANDE FALO’ DELLE OCCASIONI SPRECATE

Giugno 27th, 2013 Riccardo Fucile

L’ESPERIENZA PASSATA RIVELA L’INEFFICACIA DEGLI INCENTIVI TEMPORANEI ALLE ASSUNZIONI…UNICO ASPETTO POSITIVO LA RIMOZIONE DI ONERI BUROCRATICI

La buona   notizia è che da ieri gli annunci di roboanti “piani del lavoro” prossimi venturi dovrebbero essere finiti.
I reiterati annunci di sgravi fiscali e contributivi sulle nuove assunzioni delle ultime settimane avevano spinto i datori di lavoro a rinviare le assunzioni in attesa di questi provvedimenti.
Così facendo hanno preparato il terreno per sprechi di denaro pubblico, dato che queste assunzioni premiate dalla nuova normativa ci sarebbero state comunque, anche senza gli incentivi dello Stato.
La cattiva notizia è che gli unici provvedimenti davvero efficaci che sono stati varati ieri sono quelli che rimuovono una serie di oneri burocratici introdotti, per scoraggiare l’abuso della “flessibilità  cattiva”, dalla legge 92.
Quella che passerà  ai posteri come la riforma Fornero del mercato del lavoro viene così modificata a meno di un anno dalla sua entrata in vigore.
In questa scelta, il governo si conferma in grado più di disfare che di fare. Sembra trovare consenso al suo interno soprattutto nel rimettere mano a misure varate da esecutivi precedenti, come nel caso delle norme sulla pignorabilità  della prima casa o di quelle sulle funzioni di Equitalia.
Al di là  del merito del disfare, non è certo tornando indietro che si danno quei segnali di svolta che gli investitori, i mercati e le famiglie si attendono oggi dalla politica economica in Italia.
Il piano per il lavoro ripristina sotto smentite spoglie la fiscalizzazione degli oneri sociali degli anni ’80 e ’90.
La riduzione del 33 per cento del costo del lavoro corrisponde infatti alla somma dei contributi versati da datori di lavoro e dipendenti alle casse dell’Inps.
Gli sgravi riguardano le sole assunzioni di persone con meno di 30 anni fino all’esaurimento delle risorse disponibili e possono avere una durata massima di 18 mesi.
L’esperienza passata è eloquente circa l’inefficacia di incentivi temporanei alle assunzioni.
Il bonus assunzioni del 2001, meno generoso di quello contemplato ieri dal governo, era costato molto più del previsto imponendo al governo di introdurre lotterie (i cosiddetti rubinetti) nella concessione del sussidio per evitare una voragine nei conti dello Stato.
E quando c’è incertezza circa chi potrà  davvero beneficiare degli sgravi, finiscono per fruirne solo i datori di lavoro che avrebbero assunto comunque.
Difficile che un datore di lavoro decida di creare posti di lavoro a tempo indeterminato davvero aggiuntivi in virtù di un contributo pubblico che poi potrebbe non essere erogato.
I due miliardi spesi nel 2002 per i bonus assunzioni, alla prova dei fatti, non hanno creato posti di lavoro aggiuntivi, nonostante anche allora la legge mettesse una serie di paletti per evitare che i datori di lavoro utilizzassero i fondi per finanziare posti già  creati.
Non dissimile l’esperienza degli incentivi fiscali alla trasformazione di contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato (e alla stabilizzazione di contratti precari) introdotti pochi mesi fa, nell’ottobre 2012.
I fondi disponibili sono stati esauriti in meno di un mese e stime preliminari (si veda il contributo di Bruno Anastasia su lavoce.info) ci dicono che 2/3 degli incentivi sono andati a imprese che avrebbero comunque assunto quei lavoratori.
A Torino addirittura la totalità  degli sgravi sarebbe andata a imprese che non hanno modificato le loro politiche del personale dopo il varo della legge.
Anche nel caso dei provvedimenti varati ieri, gli stanziamenti sono limitati.
Si parla di circa 150 milioni all’anno per i prossimi 4 anni.
Ai salari medi di giovani con meno di 30 anni, questo vuol dire circa 23.000 lavori che ogni anno fruiranno dell’incentivo.
Per dare un’idea della portata dell’intervento, bene ricordare che oggi in Italia tra disoccupati, lavoratori scoraggiati, cassintegrati a zero ore e sottoccupati, ci sono più di 7 milioni di persone in condizioni di disagio occupazionale.
Come si diceva prima, molto difficile che siano posti aggiuntivi. E i lavoratori assunti, soprattutto nelle piccole imprese, potrebbero venire licenziati non appena lo sgravio si interrompe, come evidenziato dall’esperienza della Spagna con provvedimenti di conversione di contractos temporales in contratti a tempo indeterminato.
Come spiegano documenti ufficiali di governo e parti sociali iberiche, queste misure creano dei veri e propri caroselli in cui le imprese assumono lavoratori fino a quando durano gli aiuti, per poi licenziarli subito dopo e magari assumere altri lavoratori per fruire nuovamente degli incentivi.
L’esaurimento dei fondi disponibili potrebbe intervenire molto presto.
Ogni mese in Italia ci sono circa 120.000 assunzioni di persone con meno di 30 anni.
Questo significa che, anche senza contare il probabile incremento delle assunzioni subito dopo l’entrata in vigore del provvedimento, i fondi potrebbero venire esauriti in meno di una settimana.
Forse per questo il governo ha pensato di introdurre requisiti aggiuntivi: i beneficiari devono essere disoccupati da almeno sei mesi oppure avere solo la licenza media oppure ancora devono venire da famiglie monoreddito.
Al di là  della natura più o meno discutibile di alcune di queste restrizioni, ci vorranno controlli accurati (dunque burocrazia) per verificare il rispetto di questi requisiti.
Il governo poteva essere più coraggioso nel varare riforme a costo zero per le casse dello Stato, ad esempio introducendo quel canale di ingresso alternativo al precariato che la legge 92 non ha saputo definire.
Poteva anche stabilire per legge che i lavoratori esodati possono cominciare a ricevere almeno la pensione integrativa, una misura a costo zero per le casse dello Stato e importante per il futuro della previdenza complementare.
Si potevano anche definire delle priorità  nella destinazione delle poche risorse disponibili e in quelle che, speriamo, arriveranno dalla spending review, se mai si inizierà  a farla sul serio.
Ad esempio, era possibile cominciare a introdurre sgravi fiscali o sussidi condizionati all’impiego per i salari più bassi, destinando a questi interventi tutte le risorse disponibili invece di disperderle in tanti rivoli di importo limitato (il decreto varato ieri ha misure che valgono meno dello stipendio annuale di un singolo calciatore!).
Ma questo è un governo debole, che sin qui, oltre agli annunci, ha proceduto soprattutto di rinvio in rinvio — dall’Imu, alla Tobin tax, all’Iva, agli F35— in attesa di tempi migliori.
Non sappiamo giudicare se potranno, a bocce ferme, arrivare davvero tempi migliori negli equilibri politico- parlamentari.
Ma è certo che la nostra economia non andrà  meglio se non si riprende il cammino delle riforme economiche e se non si dimostra nei fatti, oltre che nelle parole, di accordare priorità  al lavoro.

Tito Boeri
(da “la Repubblica”)

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LA GAFFE DI GRILLO SUL BLOG DIVENTA UN CASO POLITICO

Giugno 27th, 2013 Riccardo Fucile

AVEVA CONSIDERATO SIMULTANEI E NON ALTERNATIVI I REQUISITI PER GLI INCENTIVI DEL DECRETO LAVORO… SI E’ BECCATO L’IRONIA DEI CINQUESTELLE E L’ACCUSA DI “PINOCCHIO” DA LETTA… POI CORREGGE IL BLOG SENZA DARE SPIEGAZIONI

Scende in campo direttamente il presidente del consiglio Enrico Letta per difendere il pacchetto di misure sul lavoro varato oggi: “Si sappia che son bugiarde le informazioni su DL lavoro per i giovani che Grillo mette sul suo blog per chiamarmi Pinocchio..” scrive il presidente del Consiglio.
Grillo, che sul suo blog aveva mal interpetato il testo del decreto considerando come simultanei e non alternativi i requisiti stabiliti per accedere agli incentivi, è poi corso rapidamente ai ripari.
Prima aggiungendo il link alle due versioni della presunta fonte dell’errore, un articolo di Repubblica.it, poi cambiando il testo del suo intervento, aggiungendo vari “o” tra i requisiti menzionati, cambiando quindi il senso della propria critica.
Peccato che il comico non faccia menzione delle modifiche fatte in corsa, modificando il testo senza dare spiegazioni, forse sperando nella distrazione dei lettori.
Ma il web, Grillo dovrebbe saperlo meglio degli altri, non dimentica niente.
Ed ecco le due schermate del post.
Prima com’era originariamente, poi com’è ora.
Dopo le correzioni.

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EDITORIA, ANGELUCCI INDAGATO PER FALSO E TRUFFA, SEQUESTRATI 20 MILIONI DI BENI DI FAMIGLIA

Giugno 27th, 2013 Riccardo Fucile

IL DEPUTATO PDL ACCUSATO DI AVER INCASSATO CONTRIBUTI ILLECITI PER LE SOCIETA’ EDITORIALI DI “LIBERO” E DE “IL RIFORMISTA”

Il deputato del Pdl Antonio Angelucci è indagato nell’ambito di un’indagine della procura di Roma sui contributi pubblici percepiti da ‘Editoriale Libero’ e ‘Edizioni Riformiste’, le società  che pubblicano “Libero” e pubblicavano “il Riformista”, negli anni 2006 e 2007.
I reati ipotizzati nei suoi confronti sono falso e truffa aggravata.
La Guardia di finanza sta eseguendo un sequestro preventivo di 20 milioni nei confronti delle due società .
Secondo quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle, le due società  hanno dichiarato di appartenere ad editori diversi per aggirare il divieto di richiedere contributi pubblici per più di una testata da parte dello stesso editore.
Al centro di questa operazione, secondo gli inquirenti e investigatori, ci sarebbe proprio il deputato del Pdl, re della sanità  privata del Lazio con un impero di venticinque cliniche che, attraverso persone fisiche e società  residenti all’estero, ha nascosto il controllo reale delle aziende editoriali.
I contributi pubblici sarebbero stati percepiti indebitamente nel 2006 e nel 2007, mentre dal 2008 al 2011 sono stati bloccati in seguito all’indagine.
Assieme ad Angelucci, sono indagati per falso e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, i rappresentanti legali delle sue società , Arnaldo Rossi e Roberto Crespi.

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VACANZE VALTUR: “ANCHE A BEPPE GRILLO IL MAXISCONTO”

Giugno 27th, 2013 Riccardo Fucile

“PANORAMA” AGGIUNGE ALTRI NOMI ALLA LISTA DEGLI OSPITI PRIVILEGIATI…. GRILLO AVREBBE TRASCORSO LE VACANZE NELLE STRUTTURE VALTUR DI BAIA DI CONTE IN SARDEGNA E AL SESTRIERE

Carmelo Patti, ex patron della Valtur — indagato perchè ritenuto prestanome del capo di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro — ha sempre regalato vacanze a politici e personaggi dello spettacolo.
Dai primi si presume volesse in cambio favori, dai secondi pubblicità  per le proprie strutture turistiche.
E dopo l’Espresso, che poche settimane fa ha rivelato come Angelino Alfano, Salvatore Cuffaro, Renato Schifani (anche nel periodo in cui era presidente del Senato) e altri politici andassero in vacanze gratis o a prezzi scontati nelle strutture in giro per il mondo dell’amico di Trapani, oggi è Panorama ad aggiungere nomi alla lista degli ospiti privilegiati.
E tra giornalisti, parlamentari, sportivi e uomini di spettacolo, il periodico di casa Berlusconi scova anche il nome di Beppe Grillo.
Il comico genovese, secondo quanto scrive il settimanale di Segrate, ha fatto vacanze a prezzi scontati fino al 70% nei villaggi Valtur negli anni compresi tra il 2002 e il 2007.
In particolare un soggiorno al Sestriere a Capodanno 2002 da 12 mila euro “pagato” da Grillo con un cambio merce, presumibilmente uno spettacolo per gli ospiti del villaggio.
In quell’occasione era accompagnato dalla moglie e altri amici.
Panorama, nell’anticipazione del servizio, punta il dito contro Grillo per aver “ricevuto un trattamento anche superiore rispetto a politici della Prima e Seconda Repubblica”
Nell’inchiesta sulle “Vacanze a scrocco” alla quale Panorama dedica la copertina, vengono raccontati anche numerosi altri casi di politici, vip, giornalisti, sportivi che hanno soggiornato a condizione di favore nelle strutture Valtur.
Sicuramente molti. Compresi i comici.
Ma Grillo è ora leader del Movimento 5 Stelle.
Ieri l’anticipazione si è diffusa rapidamente in rete.
Scatenando le tifoserie. “Grillo come Schifani”, i critici di M5S.
La risposta: “Chissà  che spettacoli ha fatto Schifani”.
Insomma ce n’è per tutti, anche se la situazione è più imbarazzante soprattutto per chi si pone come simbolo dell’ anticasta.

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CINQUESTELLE, CONSIGLIERE COMUNALE SE NE VA E LA SEN. BIGNAMI AMMETTE: “LA BASE SENTE IL DISTACCO”

Giugno 27th, 2013 Riccardo Fucile

“SONO PREOCCUPATA, SE ANDIAMO AVANTI COSI’ ME RIMANE UNO SOLO”

Il “j’accuse” a Beppe Grillo arriva da un comune lombardo, uno dei tanti che il comico genovese aveva visitato durante i comizi elettorali dello “Tsunami tour 2012″. Daniele Berti è stato il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle alle amministrative 2012 a Legnano, città  della provincia di Milano di lunga tradizione leghista tanto da dare al Carroccio parte della mitologia e della simbologia cittadina a cui ha poi attinto. Il M5S non aveva vinto le elezioni, ma aveva superato alle urne proprio la Lega Nord, conquistando due posti in consiglio comunale.
Dopo un anno di lavoro, Berti si dimette a causa di “quello che sta succedendo a livello nazionale nel Movimento.
Il sogno è finito”: non digerisce le espulsioni, i post di Grillo che “spara su tutti”, le riunioni riservate ad alcuni esponenti 5 Stelle e sfida Grillo: “Organizzi una riunione con tutti gli eletti del territorio, per ascoltare la base”.
In sala arriva anche una senatrice 5 Stelle, Laura Bignami, che fa parte del Movimento pentastellato a Busto Arsizio (Va): “La base sente il distacco. Ma noi siamo a Roma e più di tanto non possiamo fare”, e sulle espulsioni dice: “Sono preoccupata, se andiamo avanti così ne resterà  uno solo”.
Anche a livello locale il Movimento è diviso: una parte condivide le critiche di Berti a Grillo e Casaleggio e a microfoni spenti dice: “Anche noi qui abbiamo i nostri integralistii”

Francesca Martelli

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SANTANCHE’ VERSO LA REGGENZA DI “FORZA ITALIA”: ADDIO PDL ENTRO LUGLIO, MA IL FUTURO SI CHIAMA MARINA

Giugno 27th, 2013 Riccardo Fucile

SARANNO RIDIMENSIONATI ALFANO, CICCHITTO, GASPARRI E MATTEOLI… RIEMERGONO VERDINI, BONDI, GALAN E CAPEZZONE, SPAZIO A VOLTI NUOVI

Forza Italia pronta al decollo e si chiamerà  proprio così.
Addio Pdl entro luglio, Silvio Berlusconi si riprende in mano il partito, «dobbiamo rivitalizzare, resuscitare una sigla morta».
Gli incontri si susseguono tra Arcore e Palazzo Grazioli, dove il brefing di due ore ieri mattina con la vecchia guardia Giancarlo Galan ha segnato solo una delle tappe di avvicinamento.
E sarà  una rivoluzione.
Salgono le quotazioni della battagliera Daniela Santanchè per il ruolo di coordinatore della nuova Forza Italia, quasi a spianare la strada alla leadership del futuro, quella di Marina Berlusconi.
La presidentessa Mondadori per ora smentisce qualsiasi impegno, sebbene il coro di sostegno da parte dei dirigenti prosegua.
«Non possiamo che ribadire quanto già  più volte detto in passato: si tratta di ipotesi che non hanno alcun fondamento» fasapere il portavoce Fininvest a proposito delle indiscrezioni delle ultime ore.
Berlusconi in realtà  tace e lo fa anche rinviando a un generico “vedremo”, con tutti i dirigenti che gli chiedono lumi sulla notizia e sulle sue reali intenzioni. Non è un caso, del resto, se le parlamentari Pdl continuino a incoraggiare Marina.
Verdini taglia corto con un significativo: «Decide Berlusconi e il partito».
A sorpresa, è il capogruppo alla Camera Renato Brunetta a mostrare più di una perplessità , beccandosi i rimbrotti dei fedelissimi del capo.
«A me non piacciono le dinastie, nè quelle monarchiche, nè quelle democratiche» spiega a Radio24.
«Se la dottoressa Marina Berlusconi vuole fare politica la faccia pure, ma non penso sia possibile una investitura a carattere ereditario. Dimostri le capacità , se vale acquisirà  ruoli, funzioni, leadership. Io amo il merito, in democrazia è tutto».
Il nodo della successione certo non si scioglie qui. Sarà  al centro del dibattito per i prossimi mesi. «La verità  è che semmai si votasse entro la primavera 2014 il padre resterebbe al suo posto, più in là , si spiana la strada per Marina» spiega un quotato dirigente Pdl.
Ma la giornata del vertice al Colle in cui l’ex premier garantisce sostegno al governo (come aveva già  fatto la sera prima con Enrico Letta a Palazzo Chigi) segna soprattutto la sconfitta dei falchi interni.
A poco sono valse le ultime pressioni esercitate da loro nel «gabinetto» ristretto convocato da Berlusconi a Palazzo Grazioli all’ ora di pranzo, poi ripreso in serata dopo la visita al Quirinale.
Nella residenza del leader ci sono il segretario Alfano, i capigruppo Schifani e Brunetta, con Verdini, Santanchè e Capezzone.
«Ti stai infilando in un tunnel dal quale non uscirai, sei senza garanzie, bisogna approfittare dell’ultima finestra di fine settembre per andare al voto in autunno»hanno insistito i falchi Verdini, Santanchè, Capezzone. Ma ancora una volta non c’è stato nulla da fare. «Meglio star dentro che fuori questo governo» ha replicato il Cavaliere. Per ora conviene così.
Questo non vuol dire che il Pdl resterà  immutato, dopo le ultime sconfitte.
«Cambio tutto a giorni, preparatevi» ha avvertito lo stato maggiore nel vertice in due tempi.
Il capo è già  al lavoro, imprenditori e manager e volti nuovi in via di reclutamento in Lombardia e Piemonte, presto nel Nordest.
“Reclutatori” e procacciatori di finanziamenti privati su piazza come gli agenti Publitalia alla vigilia della discesa in campo del ’94.
Della dirigenza di via dell’Umiltà  (per altro in via di trasloco nella più modesta sede di Piazza San Lorenzo in Lucina) resterà  ben poco.
Ne è consapevole lo stesso Alfano che a “Porta a Porta” spiega che sì, «stiamo accelerando il progetto di ritorno a Forza Italia che è in stato avanzato e pressochè irreversibile».
Poi la stilettata alla Santanchè: «Capisco la gioia di Daniela che non ha mai fatto parte di Forza Italia e potrà  finalmente esordire in questo partito ».
È guerra aperta, insomma. In tanti in realtà , da Bondi a Galan ad altri chiedono che sia proprio lei ad avere un ruolo di primo piano.
Resta il fatto che dopo aver visto per oltre due ore Berlusconi, proprio Galan si è presentato alla direzione del Pdl in cui si sarebbe dovuto approvare solo il bilancio interno e ha sparato a zero preannunciando che lui, come altri, non avrebbe più partecipato a riunioni di un partito che dopo tante sconfitte si riunisce solo per discutere dei conti, non prendendo atto della propria estinzione.
Per lui e altri esiste già  Forza Italia.
E fuori dalla direzione il refrain è lo stesso. «Partito finito, ora avanti con Marina, leader del futuro» per la Santanchè, «partito superato, oggi inizia un nuovo corso» per Stefania Prestigiacomo.
Per nulla convinti Cicchitto, Gasparri, Matteoli.
In festa le “amazzoni”, a cominciare dalla Biancofiore sottosegretaria allo Sport.
Non sarà  una metamorfosi indolore.

Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)

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BERLUSCONI A NAPOLITANO: «SE MI SALVATE NON MI RICANDIDO PIU”

Giugno 27th, 2013 Riccardo Fucile

IL CAVALIERE GARANTISCE SOSTEGNO AL GOVERNO MA SI SFOGA SULLA “TENAGLIA GIUDIZIARIA CHE LO PERSEGUITA”… E INDICA UNA MOSSA CHE NON PIACE AI FALCHI: FARE UN PASSO INDIETRO

Alla fine si sono parlati. E Berlusconi ha tirato fuori tutto quello che teneva in gola e che aveva riservato finora agli sfoghi con i fedelissimi.
Invettive contro i magistrati, contro la «tenaglia giudiziaria». Quel sentirsi «sotto assedio continuo». «Messo all’angolo», con l’intenzione di «espellermi dal consesso civile e mandare ai domiciliari uno che è stato quattro volte presidente del Consiglio».
Napolitano lo ha lasciato parlare e il Cavaliere è andato avanti: «Di fronte a questo trattamento dei pm come si fa a restare neutrali? ».
Un interrogativo lasciato sospeso. Ma con un senso implicito ben chiaro all’inquilino del Quirinale. Il Cavaliere vuole negoziare politicamente i suoi processi. Pretende un “cappello politico”.
La sua richiesta, pronunciata in maniera vaga e lasciata sospesa a mezz’aria, ha come perno principale quello di una garanzia istituzionale per il futuro.
«Perchè non è possibile — ripete da giorni il diretto interessato — che la Cassazione, dove siede quel gentiluomo di Giorgio Santacroce, avalli questo massacro».
Ma si tratta di una pretesa che sul Colle non può ottenere alcuna adesione.
Anche per questo Berlusconi ha evitato di reclamare da Napolitano un salvacondotto preventivo.
«Non credo che Berlusconi abbia chiesto nulla a Giorgio Napolitano», ha infatti detto in serata Angelino Alfano.
Ma è quella l’ossessione del capo del Pdl, convinto che solo una parola del Quirinale lo potrà  mettere al riparo dalla condanna definitiva.
E per ottenere questo obiettivo, che passa sotto il titolo di «pacificazione», il Cavaliere è disposto a offrire tutto, anche un patto di governo che traguardi Enrico Letta fino alla presidenza italiana del semestre europeo, luglio 2014: «Il mio appoggio e quello del Pdl resta pieno e totale, nonostante l’ingiusta condanna che ho subito».
Anche se la vera “carta segreta” che il capo del centrodestra vuole mettere sul tavolo è un’altra: «Alle prossime elezioni sono pronto a fare un passo indietro».
Tutte questioni, però, che per il capo dello Stato non possono essere oggetto di trattativa.
«Le sentenze — è il messaggio che in questi giorni ha sempre rivolto il presidente della Repubblica — si possono criticare, ma restando sempre nei limiti del rispetto istituzionale».
Un monito riecheggiato, con parole quasi identiche, anche nella nota diramata dal Consiglio superiore della magistratura, di cui Napolitano è presidente: «È auspicabile ripristinare un clima di serenità  e di rispetto nei rapporti tra le istituzioni ad evitare che i cittadini traggano da eccessi polemici ragioni di ulteriore sfiducia verso lo Stato».
Alla base della svolta moderata del Cavaliere, che ieri ha gettato nello sconforto i falchi del Pdl, c’è anche il timore o forse la certezza, che il capo dello Stato non si piegherà  facilmente a uno scioglimento anticipato della legislatura se il Pdl dovesse provocare la crisi di governo.
Un esponente della maggioranza sceso di recente dal Colle ne ha tratto la medesima impressione: «Prima di aprile non si torna a votare».
Anche perchè Napolitano, come ha preso a ripetere nelle sue conversazioni private in questi giorni di fibrillazioni sul governo, non intende assolutamente sciogliere le Camere senza che il Parlamento abbia prima riformato la legge elettorale.
Insomma, la sensazione dell’ala dura del Pdl è che il Cavaliere sia tornato dal Quirinale «ingabbiato », paralizzato nel sostegno al governo senza potersi divincolare in alcun modo. Napolitano ha usato vari argomenti per arrivare all’obiettivo.
Il primo e più importante è stato l’Europa, oggetto del pranzo con Enrico Letta, Alfano, Bonino e gli altri ministri interessati.
«Non possiamo fallire questo appuntamento del Consiglio europeo ha spiegato Napolitano guardando negli occhi il segretario del Pdl -, dobbiamo presentarci senza smagliature».
Un discorso ripetuto anche al Cavaliere.
E Berlusconi, come filtra dagli ambienti del Quirinale, ha manifestato il suo «netto orientamento a confermare il sostegno suo e del Pdl al governo e all’azione che è impegnato a svolgere ».
Sottolineando, dunque, anche le garanzie offerte dal leader a nome di tutto il partito, in preda ad uno scontro acceso fra colombe e falchi, che hanno gridato al golpe per la condanna a Milano e spingono ancora il Cavaliere a staccare prima possibile la spina di Palazzo Chigi.
Per questo Napolitano ha deciso di vederci chiaro e sondare di persona intenzioni e umori dell’ex premier.
Proprio il capo dello Stato ha voluto prendere l’iniziativa di ricevere il presidente del Pdl, con il quale spiega la nota ufficiale «ha proceduto a un ampio scambio di opinioni sul momento politico e istituzionale ».
Sia l’invito al Colle che il confronto politico a tutto campo sono, nel linguaggio del Colle, segnali lanciati all’esterno per far intendere che il capo dello Stato riconosce sempre a Berlusconi il ruolo di leader e di interlocutore politico.
La condanna di Milano non li ha messi in discussione.

Francesco Bei
(da “La Repubblica”)

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