Giugno 29th, 2013 Riccardo Fucile
L’EX IDV RACCONTA LE PROPOSTE PER TENERLO LEGATO AL PARTITO “PRIMA ANDAI DA GHEDINI, POI A PALAZZO GRAZIOLI E DA VERDINI”
Siamo tutti puttani, con la “i” finale, per parafrasare il patetico titolo della manifestazione flop di Giuliano Ferrara a sostegno di B. condannato per Ruby.
I puttani sono una categoria puramente politica, introdotta negli anni sessanta dal quotidiano napoletano Roma, quando una pattuglia di consiglieri monarchici tradì l’allora sindaco Achille Lauro.
Una categoria che torna d’attualità con l’inchiesta partenopea sulla compravendita di senatori che nel 2008 causò la caduta del premier Romano Prodi.
Tre i protagonisti sinora: l’ex dipietrista poi berlusconiano Sergio De Gregorio, il faccendiere Valter Lavitola, il Cavaliere.
Richiesta di rinvio a giudizio per corruzione.
De Gregorio ha chiesto di patteggiare e sta collaborando coi magistrati.
Il suo primo verbale è del 28 dicembre 2012, l’ultimo del 7 gennaio 2013.
Le sue rivelazioni potrebbero portare all’apertura di nuovi filoni.
Almeno due: i fondi neri di Mediaset in Cina (De Gregorio sostiene di essere stato il mediatore per bloccare la rogatoria internazionale chiesta dalla procura di Milano sui diritti tv del Biscione) e un’altra compravendita di parlamentari presunti puttani. Stavolta deputati, come ha raccontato nella sua intervista pubblicata ieri dal Fatto. L’ex senatore del Pdl (ai domiciliari fino a quattro giorni fa per un’altra inchiesta: truffa e bancarotta per i soldi pubblici all’Avanti) ha raccontato ai giudici di come Denis Verdini, plurinquisito coordinatore del Pdl, avrebbe “acquistato” un deputato finiano nella stagione 2010-11, quando nel centrodestra lo strappo di Gianfranco Fini venne arginato con transfughi di varia provenienza.
Compresi quelli che approdarono in Fli e poi ci ripensarono.
Nelle sue ricostruzioni, De Gregorio rivela anche altre promesse di denaro da parte del Cavaliere.
Non solo i tre milioni di euro ottenuti per gli Italiani nel mondo, il suo movimento politico. Uno “ufficiale” e gli altri due in nero, tramite Lavitola.
Nel maggio del 2012, De Gregorio va in treno a Padova, accompagnato da un componente della sua segreteria, un carabiniere.
Lì, a Padova, c’è lo studio di Niccolò Ghedini, l’avvocato-parlamentare stratega della difesa di B.
De Gregorio ha già in animo di lasciare la politica. Il suo amico e socio Lavitola è finito in manette e lui capisce di essere il prossimo candidato al “tritacarne”.
Ghedini riceve De Gregorio e gli fa un’offerta a nome del Cavaliere, secondo la versione dell’ex senatore: un milione e mezzo di euro e un posto blindato alle politiche del 2013.
De Gregorio ribatte che vuole farsi da parte e lasciare ai giovani del suo movimento.
I due si rivedono ancora. Stavolta a Roma, a Palazzo Grazioli, la residenza privata di B. nella capitale.
De Gregorio ha ormai maturato definitivamente la decisione di abbandonare il Parlamento e chiede un aiuto per ricostruirsi “una vita nuova al di fuori della politica”. Il suo sogno è fare un film per Mediaset.
Ghedini gli dice che B. è d’accordo.
Ma restano sul tavolo le richieste per candidare “uno o due giovani al mio posto” e i soldi per finanziare il movimento Italiani nel mondo, tra i “piccoli cofondatori” del Pdl.
A questo punto entra in scena Verdini. De Gregorio va a trovarlo nella sede nazionale del Pdl a Roma, in via dell’Umiltà .
Verdini, coinvolto in numerose inchieste (il fallimento della sua banca e la P3, tanto per citarne due), gli dà brutte notizie sul milione e mezzo promesso da Ghedini: “Sergio , qui Berlusconi non copre nemmeno più le fidejussioni per mantenere la sede e pagare i dipendenti”.ù
Da quel momento in poi, siamo a luglio, Ghedini e Verdini scompaiono.
Non si fanno più trovare da De Gregorio, che rilascia un’intervista al Fatto in agosto e poi scrive una lettera ai vertici del Pdl a settembre , invitando Berlusconi a fare un passo indietro come lui.
Così Verdini si rifà vivo, per conto di Berlusconi. Ma De Gregorio è infuriato con il Cavaliere. Una lunga serie di appuntamenti fissati e poi rinviati.
L’ultimo incontro con Verdini risale al 19 dicembre, raccontato nell’intervista di ieri.
L’offerta di una candidatura al Senato che però il coordinatore del Pdl smentisce con una lunga nota: “Non è vera la compravendita di deputati nel 2010. Non è vero che io o qualcuno del partito, men che meno il presidente Berlusconi, abbia mai offerto all’ex senatore un seggio parlamentare alle ultime politiche. È vero l’esatto contrario. A più riprese, egli insistette per incontrare il presidente Berlusconi, ma io opposi sempre un rifiuto e allora cominciò a insistere, anche in maniera sgradevole, per ottenere somme di denaro al di fuori di quelle ufficialmente concordate ed effettivamente elargite per garantire la legittima attività politica del suo movimento. Ogni volta che De Gregorio l’ha fatto è stato respinto con perdite. E più i suoi toni minacciosi e sgradevoli aumentavano, più duro è stato il rifiuto. Com’è evidente, questo mio comportamento, tenuto in nome e per conto del partito, dimostra il fatto che non abbiamo mai avuto nulla da nascondere o da temere”.
Il duello tra De Gregorio e Verdini ha avuto una coda anche in sede civile, quando l’ex senatore ha chiesto il rispetto degli accordi con B. sulle liste per le politiche del 2013.
In quel-l’occasione un altro parlamentare del Pdl, Ignazio Abrignani, scrisse di essere stato minacciato da De Gregorio.
L’impero berlusconiano vacilla e sembra iniziata una gigantesca resa dei conti.
Soldi e puttani.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 29th, 2013 Riccardo Fucile
“STIAMO DIVENTANDO LA REPUBBLICA FONDATA SUI LICENZIAMENTI”… “FUORI IL PROFITTO DALLA SANITA, NESSUN SOLDO PUBBLICO DEVE FINIRE NELLE MANI DEI PRIVATI”
Ascoltare Gino Strada, fondatore con la moglie Teresa Sarti di Emergency presieduta dalla figlia
Cecilia, è come immergersi in un mondo smarrito in cui le parole riacquistano la loro umanità .
Con quell’aria apparentemente stanca, quasi assente, scapigliato, quando parla cattura l’attenzione perchè il suo dire è passione e pratica di vita.
Apostrofato dai giornali berlusconiani come “visionario, venditore di fumo, comunista”.
È amato da migliaia di volontarie e volontari e da quella sinistra in cerca di casa.
E indicato dal popolo web di Grillo come candidato per il Quirinale.
Strada è a Livorno per il XII Incontro di Emergency: “Diritti o Privilegi”.
Punto di domanda volutamente assente nel titolo?
Ovvio. Non dovremmo più chiamarci Repubblica italiana ma Paese privato. La messa in dubbio della sostenibilità della sanità , dell’acqua, della scuola pubblica. Ormai è al di fuori della politica. La Costituzione sta diventando la più grottesca del mondo, non siamo più una Repubblica fondata sul lavoro, ma sui licenziamenti.
Deluso da Grillo?
Il M5S è stato e resta un segnale forte per i “signori della politica”. Il problema non è M5S, ma questa nuova formazione bulgara che ci governa: la messa in pratica o meglio la conclusione di un processo che dura da decenni. Destra, sinistra, al di là del codice stradale vuol dire guerra o pace, pubblico o privato e tante altre cose. Quando una parola come la sinistra viene stuprata meglio cambiar parola.
Ne ha una nuova?
No, serve a poco. Non sono ottimista sul fatto che le cose cambieranno. Il che non significa che bisogna smettere di parlare di certi valori, di promuoverli, di fare delle cose giuste che cambiano la vita delle persone. Più delle coglionate dei politici. Se siamo in tanti ci troveremo in una società migliore. In questo sono ottimista.
Pentito di non aver accettato la candidatura al Colle proposta dal popolo di Grillo?
Era una proposta-provocazione, il Presidente lo eleggono i grandi elettori e siccome lì dentro ci sono condannati, papponi, pedofili…
Però il ministro della Sanità lo avrebbe fatto…
Intanto è il premier che forma il governo ma se uno qualsiasi, non importa chi, me lo chiedesse seriamente risponderei: il mio programma è questo: fuori il profitto dalla sanità , nessun soldo pubblico deve più finire nelle tasche del privato, via le convenzioni.
Emergency dal 2006 opera anche in Italia. Chi l’avrebbe mai detto?
Stiamo mettendo in piedi ambulatori mobili. Strutture di alta qualità e gratuite come da diritto costituzionale per chi, e sono tanti, non può più permettersi di essere curato. Stiamo costruendo una sanità non profit contro quella profit. Sanità che è stata rovinata con l’introduzione del concetto di azienda che risponde alla domanda: quanto bisogna spendere? Quanto serve, non un euro in più. Qualcuno ci dice che noi spendiamo 35 miliardi meno della Germania e della Francia ottenendo risultati migliori e che abbiamo tecnologie superiori ad altri Paesi ma non le usiamo? Però ci dicono che il sistema è in crisi. E il cittadino paga un ticket superiore a quello che pagherebbe in una struttura privata. Mi chiedo dov’è l’aggettivo pubblico? Cosa vuol dire ticket? Da quando in qua bisogna pagare i propri diritti? Il sistema resiste grazie alla volontà di tanti medici e infermieri che operano contro le politiche sanitarie.
Teoria ineccepibile. In pratica?
Basterebbe non firmare piu nessuna convenzione, riesaminare quelle esistenti e tagliare quelle senza senso ma non c’è la volontà politica perchè la casta ha profondi intrecci con la cricca del settore della sanità .
Perchè gli ospedali comperano lo stesso prodotto di Emergency e lo pagano 3,5,10 volte di più?
Perchè nel gonfiare i prezzi c’è spazio per le mazzette.
Secondo l’Oms il maggior determinante della salute è la giustizia sociale. La sanità non riguarda solo ospedali e ambulatori, ha a che fare con la difesa dell’ambiente. E vogliamo parlare delle malattie costruite a tavolino?
Parliamone.
Veicolazione della malattia vuol dire assicurarsi che vengano consumati sempre più farmaci da persone sane convinte di essere malate per fare soldi. Dicono che se hai la glicemia alta hai il diabete. Se il livello di normalità della glicemia prima era 125, la abbassano a 110. Uguale per il colesterolo, l’ipertensione… Parte una nuova campagna e si vendono i farmaci. Porcherie con il coinvolgimento dei medici.
Torniamo alla politica lei è molto critico però non vota da 35 anni.
Non voterò mai chi non mi garantisce che non mi porti in guerra, non ho bisogno dell’art 11 della Costituzione mi basta la mia coscienza civile. So che fino a che ci sarà questa casta politica non sarà possibile costruire un sistema etico, un sentire comune con regole certe. Invece di una società stiamo costruendo una grande giungla. Nello statuto dei diritti umani si dice che gli uomini debbono comportarsi in spirito di fratellanza, se siamo insieme il rispetto per gli altri è il rispetto per noi stessi, cioè un bene comune.
Sandra Amurri
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Giugno 29th, 2013 Riccardo Fucile
TEOREMI E “VERITA’ IN SE'” CHE NON HA BISOGNO DI ESSERE PROVATA…IN NESSUN PAESE A CHI AVESSE UN CURRICULUM GIUDIZIARIO COME BERLUSCONI SAREBBE PERMESSO DI GOVERNARE
I seguaci di Berlusconi sostengono da sempre che le accuse della magistratura al Cavaliere sono basate su “teoremi”, su un “accanimento giudiziario”.
E non si rendono conto di essere assisi a loro volta su un teorema o, peggio ancora, su un assioma: l’innocenza a priori di Berlusconi.
La differenza fra un teorema e un assioma è che il primo parte da una proposizione la cui verità deve essere dimostrata, l’assioma non ne ha bisogno, è, per dirla con Plotino, una “verità in sè”, talmente evidente da non aver bisogno di essere dimostrata.
E infatti l’assioma che Berlusconi è a priori innocente è indistruttibile.
Contro questa logica, priva di ogni logica, è impossibile competere.
Un altro antico mantra dei berluscones è che un uomo politico che ha ricevuto milioni di voti “non può essere eliminato per via giudiziaria”.
Il senso di questa affermazione, ammesso che ce l’abbia, qual è?
Che chi è stato eletto con un certo numero di voti è, per questo, autorizzato a commettere reati?
Che Berlusconi, se li salta il ticchio, può strangolare Veronica perchè ha il consenso popolare?
E che livello di consenso bisogna raggiungere per godere di questa particolare immunità ?
Ci vogliono 9 milioni di voti o ne bastano quattro o due?
Una new entry nella galleria dei nonsense, sostenuta soprattutto da Fabrizio Chicchitto, è che la condanna a Berlusconi per quello che impropriamente viene chiamato il “caso Ruby ” (in realtà è un caso di concussione, il reato di prostituzione minorile ha un’importanza minore, un anno di carcere rispetto ai sei per la “con — cussione per costrizione”) “mette a rischio la pacificazione nazionale”.
Il senso è che il sostegno del Pdl al governo va barattato con una sanatoria dei reati commessi dal Cavaliere.
Credo che nessun Paese, democratico o non, civile o incivile, a una persona che ha sul groppone due condanne, una in primo grado e una in appello, per una colossale e scientificamente organizzata evasione fiscale, una condanna per concussione e prostituzione di minore, che ha goduto di cinque prescrizioni (alla faccia dell’avvocato Ghedini oltre che di Bruno Vespa che sostengono che i processi del Cavaliere sono insolitamente rapidi), in due delle quali però la Cassazione ha accertato in via definitiva che i reati a lui ascritti Berlusconi li aveva effettivamente commessi anche se era scaduto il tempo per poterli sanzionare, che si trova nella singolare situazione di aver pagato 600 mila dollari all’avvocato Mills perchè rendesse falsa testimonianza in processi che lo riguardavano, Mills è stato condannato, ma il corruttore, cioè il Berlusca, no, mentre un altro suo avvocato, Cesare Previti (che a questo punto va considerato quasi una vittima) è stato pure condannato per aver corrotto il giudice Metta per avere una sentenza favorevole nel cosiddetto “Lodo Mondadori”, ma il mandante dell’operazione, cioè ancora il Berlusca, ha usufruito, a differenza di Previti, della prescrizione perchè la Cassazione gli ha riconosciuto con una singolare motivazione, le attenuanti poichè nel frattempo era diventato presidente del Consiglio (che avrebbe dovuto essere semmai un’aggravante), bene, a nessuna persona con questo straordinario curriculum, sarebbe concesso di determinare la politica nazionale.
Però questa è l’Italia.
Ma sì, diamogli, come vuole Cicchitto, un salvacondotto.
Per le Bermude.
Possibilmente nel Triangolo.
Massimo Fini
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Giugno 29th, 2013 Riccardo Fucile
ACCUSATA DI AVER PROCURATO PROSTITUTE AL CAVALIERE, NELL’AMBITO DELL’INCHIESTA TARANTINI, RICEVETTE UN BONIFICO DI 1,4 MILIONI DI EURO NELL’OTTOBRE 2011
Mentre i giornali pubblicavano i suoi colloqui con Gianpaolo Tarantini («la patonza deve girare»)
e i magistrati arrestavano Lavitola con l’accusa di averlo ricattato per ottenere il suo silenzio, Silvio Berlusconi regalava un milione e 400mila euro, con bonifico bancario, alla sua adorata imputata Sabina Began.
A che serviva quel denaro? Era un regalo a una vecchia amica? O il prezzo perchè lo tenesse fuori dall’inchiesta giudiziaria?
È la risposta che cercheranno ora di dare le procure di Roma e di Bari che hanno ricevuto a febbraio la segnalazione dalla Banca d’Italia con tutti i dettagli dell’operazione sospetta.
Per capire cosa è accaduto, bisogna ricostruire la storia di quei giorni.
Il bonifico, secondo quanto è possibile ricostruire dall’informativa del Nucleo speciale di polizia valutaria, sarebbe stato emesso dal Cavaliere nell’ottobre del 2011. È un momento particolarmente difficile per l’Ape Regina: qualche giorno prima (il 15 settembre) aveva ricevuto un avviso di chiusura delle indagini dalla procura di Bari con l’accusa di aver procurato prostitute proprio a Berlusconi.
Oggi rischia una condanna durissima (lunedì la prossima udienza preliminare a Bari), le accuse sono pesanti e circoscritte.
Ma ciò nonostante, nel pieno dello scandalo, l’attrice sembrava avere le idee chiare: «È un complotto contro Berlusconi — confessava ai giornali a ottobre del 2011 — Altro che prostitute, io ero pazza di lui. Io per amore di Silvio rifiutai George Clooney. Io ho agito con amore verso Berlusconi, l’ho amato e lo amo tuttora. Vorrei essere una geisha per il presidente ».
Saranno state queste parole, forse, a commuovere Berlusconi.
Che quasi in contemporanea — con i giornali che pubblicavano le sue intercettazioni con il lenone Tarantini e con le decine di prostitute che erano state sue ospiti a Palazzo Grazioli e nelle altre residenze e con il governo che traballava sotto i colpi dello spread (il 14 ottobre ottiene la fiducia alla Camera ma un mese dopo è costretto a cedere il passo a Monti) — decide di mettere mano al portafoglio e “premiare” la Began. Versando in più tranche un milione e 400mila euro alla società Moon & Stars.
Che lavoro avrà svolto Moon & Stars per Berlusconi? L’azienda ha zero dipendenti. Sulla carta si occupa di “Pubbliche relazioni e comunicazione”.
Ha un capitale sociale di 10mila euro e un pacchetto azionario controllato al 100 per cento da Sabina Began.
Agli atti depositati alla Camera di Commercio non risulta alcun contratto firmato nè con il Cavaliere nè con le sue aziende.
Risulta invece alla Banca d’Italia che qualche giorno dopo aver incassato l’ultima tranche del bonifico, con quel denaro, la società acquisti un immobile in via Baccina, in una splendida palazzina nel rione Monti, nel cuore di Roma.
A vendere è Giovanni Lombardi Stronati, avvocato, ex presidente del Siena calcio, re delle cartolarizzazioni immobiliari, recentemente condannato a tre anni e sei mesi per una bancarotta fraudolenta. La Moon & Stars (che aveva chiuso l’anno con un attivo di 21 euro) diventa a quel punto proprietaria dell’appartamento e dopo nemmeno un anno viene messa in liquidazione.
Una situazione sospetta per palazzo Koch che invia la segnalazione alle Fiamme Gialle che, a loro volta, girano alla procura.
I magistrati romani studiano le carte, notano coincidenze temporali di quell’operazione finanziaria con le indagini in corso e decidono di inviare gli atti a Bari dove la Began è imputata, appunto, con l’accusa di aver «favorito e sfruttato la prostituzione» di tre ragazze in «favore di Silvio Berlusconi».
L’incartamento è arrivato mercoledì sul tavolo dei sostituti Ciro Angelillis ed Eugenia Pontassuglia che conducono l’inchiesta su Tarantini e il giro di escort.
I reati che però loro contestano alla Began si fermano al 6 settembre del 2008: è difficile, quindi, che possano depositare questi atti nell’udienza preliminare della prossima settimana.
Giuliano Foschini
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
NON STA BENE A GRILLO: E PER LA PRIMA VOLTA UN SONDAGGIO VIENE STRONCATO
C’è aria di rivolta tra i grillini romani.
Lo stop imposto da Beppe Grillo alla decisione presa martedì dalla rete di indicare il nome di un assessore per la giunta del sindaco Ignazio Marino non è piaciuto alla base del movimento, stanca di subìre pressioni indesiderate.
Ma soprattutto sbalordita dal fatto che, a più di 48 ore di distanza, da parte di Marcello De Vito, Daniele Frongia, Virginia Raggi ed Enrico Stefà no, i quattro consiglieri pentastellati in Campidoglio, ancora non sia arrivata una sola parola di spiegazione sul perchè non abbiano rispettato, per di più dopo averlo chiesto, il parere dei militanti.
«E’ la prima volta che un sondaggio viene stroncato, e questa decisione ci ha messo in ginocchio», ammette un attivista.
In realtà ieri i quattro un post lo hanno pubblicato, ma solo per smentire le affermazioni fatte da Marino quando ha detto che sono stati loro a chiedergli di presentare il curriculum per un posto in giunta.
La questione vera, però, è un’altra e sia De Vito, candidato per il M5s alla poltrona di sindaco e ora capogruppo in Campidoglio, che gli altri, lo sanno bene.
Al sondaggio di martedì hanno partecipato più di mille attivisti, 800 dei quali hanno dato il via libera all’indicazione del nome.
«Perchè Grillo ha cambiato le carte in tavola?» si chiede adesso chi ha votato.
E soprattutto: «Perchè i nostri consiglieri hanno accettato il diktat? Siamo un movimento che vuole essere parte attiva in tutte le decisioni, se questa certezza viene meno, allora crolla tutto».
«Caro Beppe, ti stai sbagliando e non è la prima volta», ha detto subito Dante Santacroce, candidato regionale M5S.
«Non partecipare alla vita politica della città è l’unico suicidio reale che non possiamo nè dobbiamo permetterci».
E nelle comunicazioni interne tra attivisti ci sarebbe chi chiede le dimissioni dei consiglieri.
Se non le dimissioni, oggi i quattro potrebbero provare a rispondere alle domande degli attivisti con un comunicato.
Di sicuro sono a dir poco imbarazzati. «Ma dove abbiamo sbagliato? Abbiamo fatto tutto secondo le nostre regole, e poi siamo appena all’inizio del nostro lavoro, se cominciamo così…», si sono sfogati con lo staff.
In realtà il «caso romano» sarebbe solo l’ultimo atto dello scontro in corso anche nella capitale tra fedelissimi a Grillo e quanti, invece, reclamano una maggiore autonomia. Al punto che non manca chi ipotizza che dietro l’intervento del leader ci sarebbe in realtà la telefonata di qualcuno che lo avrebbe convinto che a Roma si stava per celebrare un’alleanza tra Marino e il M5S.
Da qui la decisione di agire subito, fin da martedì mattina, per scomunicare il sondaggio lanciato da De Vito tra gli attivisti.
E altre telefonate sarebbero seguite anche nel pomeriggio, durante la riunione fiume in cui i quattro consiglieri, uniti tra loro, avrebbero tentato per ore ma senza riuscirci di spiegare a Grillo quanto stavano tentando di fare.
Vale a dire un’operazione politica e non un’alleanza.
«Non si può continuare così», si sfoga un attivista.
«A Roma abbiamo circa 30 consiglieri municipali, mentre nei comuni di tutta Italia ci sono centinaia di consiglieri M5S. Non si può governare tutto da Genova seguendo le indicazioni di Grillo, perchè così si paralizza tutto».
Sabato 6 luglio in un albergo capitolino si terrà l’assemblea regionale del movimento e saranno presenti anche molti parlamentari.
Sarà l’occasione per parlare di come sono andate le elezioni e per affrontare il caso romano. Non è detto, però, che l’appuntamento non diventi anche il pretesto per una prima resa di conti tra le anime del movimento.
Carlo Lania
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
IL MARZIANO NELL’ISOLA DEI PUPI: RITRATTO DELL’ANARCHICO, AMBIENTALISTA E PRIVO DI CELLULARE CHE RINUNCERA’ ALLO STIPENDIO DA SINDACO…”UN PO’ DI UMILTA’ NON FA MALE A NESSUNO”…MESSINA IN FESTA PER LA VITTORIA DEGLI UMILI CONTRO I POTERI FORTI
«A Messina arriveranno pullman di sociologi per capire quello che stiamo facendo». È un fiume in
piena Renato Accorinti. 59 anni, anarchico, attivista anti-mafia e anti-ponte, neo sindaco senza cellulare e senza blog (anche se la sua candidatura è nata sui social network – in campagna elettorale lui si era detto «contento dell’appoggio della Rete» anche se «non ho capito bene cosa sia questo Facebook»).
Il nuovo primo cittadino di Messina – con il 53 per cento dei voti al secondo turno – è un personaggio del tutto atipico nel panorama politico italiano, addirittura marziano nell’isola dei pupi.
Grillino prima di Grillo, ora in rotta contro il comico («troppo rigido»), insegnante di educazione fisica — ha annunciato che rinuncerà allo stipendio da sindaco — a lui adesso l’arduo compito di cambiare una città di 250mila abitanti nella quale criminalità organizzata, massoneria, baroni, sistemi di potere, l’hanno fatta sempre da padrone.
Sindaco, il suo primo atto è stato quello di “aprire” il Comune.
Certo: c’era una vetrata che impediva il libero ingresso in municipio. Per entrare in quella che dovrebbe essere la casa di ogni cittadino, bisognava consegnare una carta di identità , riempire un modulo, spiegare dove si voleva andare: era diventato un nuovo muro di Berlino.
Si è presentato in Comune a bordo di una bicicletta, con indosso una maglietta “No Ponte” e a piedi scalzi. Perchè?
Ho voluto dare un segnale di semplicità , la nostra amministrazione sarà così, com’è stata la mia vita. Sono una persona semplice, mi sono battuto sempre per i diritti di tutti e voglio rimanere con i piedi per terra. Un po’ di umiltà non fa male a nessuno.
Dicono che lei è un “puro”
Non posso essere io a definirmi in questo senso. In questi quarant’anni, di certo, ho dedicato la mia vita alle lotte sociali. Non ho mai avuto tessere di partito, però, nè di associazioni, nè di sindacato, sono stato come un semplice cittadino. Già questa è una grande cosa: il centro della collettività è il cittadino, non il “primo cittadino”.
Questi temi, sui quali lei spinge da decenni, sono stati portati alla ribalta da Grillo. È vero che il Movimento 5 Stelle — che con il suo candidato non ha raccolto neanche il 3 per cento dei voti — voleva candidarla?
Sette-otto mesi fa ero stato contattato dai meet-up locali che mi avevano chiesto di candidarmi. Con loro avevo fatto alcune iniziative e avevo risposto: lo farò solo con una mia lista civica, l’appartenenza mi sta stretta. Ho chiesto loro di appoggiarmi ed erano d’accordo.
E poi?
Poi Grillo, per i regolamenti interni, che sono molto severi, ha bloccato tutto. L’accordo è saltato e sono andato per la mia strada.
Cosa pensa di Grillo e dell’operato dei cinque stelle in parlamento?
È chiaro che il movimento di Grillo è stato una novità nel panorama nazionale e ha avuto un impatto molto forte: ha creato enorme entusiasmo. Eppure la sua rigidità eccessiva e tutte le epurazioni portate avanti, non mi piacciono per niente, non le condivido.
Grillo che avrebbe dovuto fare?
La gente si aspettava cose concrete. Doveva fare un accordo con il Pd su pochi punti, a cominciare dalla legge elettorale, questo gli avevano chiesto gli elettori. Non a caso dopo è cominciato il crollo dei consensi.
A Messina il giorno dopo la sue elezioni è piovuta una pioggia di avvisi di garanzia su Francantonio Genovese, alcuni suoi parenti e collaboratori — l’accusa è per associazione a delinquere, peculato e truffa in merito a dei fondi per la formazione professionale. Genovese, ora deputato, già sindaco di Messina e segretario regionale del Pd, è uno degli uomini più potenti di Sicilia ed era il maggiore sponsor del suo avversario, Felice Calabrò, del Pd.
Diciamo che questa bella sorpresa della nostra vittoria è un caso nazionale: a mani nude abbiamo sconfitto le portaerei con le testate nucleari. Queste è una delle città più controllate d’Italia. C’è la mafia, la ‘ndrangheta, la massoneria, il traffico internazionale di armi, la mafia di Barcellona Pozzo di Gotto, una delle più potenti della Sicilia. E poi il sistema di potere svelato anche da una puntata di Report.
Genovese?
Conosciamo bene il “sistema Genovese”, un sistema di potere molto forte che dà poco spazio a tutti; lui è anche un imprenditore con affari da tutte le parti. Ci aspettavamo queste indagini, sapevamo come stavano le cose. La cosa strana piuttosto è, come al solito, che questi avvisi di garanzia arrivano dopo le elezioni.
Anche i 5Stelle avevano promesso “il cambiamento”. Ma a Parma, e a livello nazionale, la sfida appare più ardua di quanto non fosse in campagna elettorale. Lei quale arma in più pensa di avere?
Qua arriveranno pullman di sociologi per cercare di capire quello che stiamo facendo: siamo un laboratorio unico in Italia. Abbiamo vinto in bicicletta contro la Ferrari, ma il salto di qualità lo sa qual è? Non sono io e gli otto assessori, ma il cambiamento dal basso. Puntiamo ad una evoluzione: la vera politica è il bene comune e non a caso abbiamo promesso un assessorato alla co-gestione dei beni comuni. Ma chiediamo ai cittadini la partecipazione vera, di passare dalla delega alla partecipazione.
Per esempio?
Continuiamo a riunirci con tutti, con i giovani, moltissimi, che vogliono continuare questo percorso. Faremo la pulizia delle spiagge, ci penserà il Comune ma insieme ai cittadini: ce lo chiedono loro, per strada mi fermano migliaia non solo per la gioia di aver sconfitto i poteri forti ma perchè dicono: se non partecipiamo tutto muore.
Lei è un insegnante di educazione fisica, ed ha sempre promosso lo sport come strumento di riscatto nelle periferie. Pensa di continuare anche da sindaco?
Assolutamente sì. L’investimento sulla cultura e sul piano educativo sono gli strumenti più potenti che a disposizione dell’essere umano per cambiare veramente tutto. Gesualdo Bufalino, grande scrittore siciliano, quando gli chiedevano come si può sconfiggere la mafia diceva: con un esercito di maestri elementari. Il cambiamento parte dalla cultura, solo così si può trasformare questo enorme condominio che è la città di Messina, in una comunità .
Sergio Rizzo, in merito alla sua vittoria, ha scritto sul Corriere della Sera: “Siamo riusciti a diventare il Paese del No, ed è davvero triste”. Cosa risponde?
Rizzo non mi conosce, prima di parlare dovrebbe venire a farsi una chiacchierata con me. I no sono molto dignitosi nella vita, e spesso sono educativi anche quelli che danno i genitori, se sono motivati.
Viva i “no” quindi?
Per niente. Sono il primo a dirlo: la protesta fine a se stessa è sterile e inutile. A un “no” io antepongo mille “sì”. Rizzo dovrebbe informarsi, non dovrebbe guardare una maglietta e pensare che siamo tutti uguali. Deve parlare con me, con Renato, e gli spiegherò che ho vissuto una vita di proposte. Anche adesso: le biblioteche, gli impianti sportivi di base.
La sua vittoria è anche la vittoria di una generazione, quella del’68 che ha continuato a credere che era possibile cambiare le cose?
La mia è la vittoria di quelli che hanno preso calci in faccia per una vita, che hanno creduto in se stessi, nei valori, nell’utopia. Oggi che finalmente è stata vinta una battaglia culturale epocale, ne siamo contenti. Ma non abbiamo vinto contro qualcuno, abbiamo vinto per il cambiamento.
Federico Mello
(da “L’Huffington Post“)
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
12° RAPPORTO SULLA POVERTA’: IN 4 ANNI ANNI AUMENTATI DEL 31,4% COLORO CHE DOMANDANO PACCHI VIVERI E AIUTI MATERIALI
La fila di persone in coda per chiedere cibo e aiuto alla Caritas si fanno sempre più lunghe.
“Dal 2008 al 2012 sono aumentati del 31,4 per cento coloro che domandano pacchi viveri aiuti materiali”.
Questo è il dato rilevato dal 12° Rapporto sulle povertà , basato sui dati raccolti dagli operatori dei centri d’ascolto e dei servizi di Caritas Ambrosiana.
E ciò che emerge è che sempre più italiani bussano alla porta dell’associazione in cerca di sostegno: nel 2012 “sono stati il 37 per cento, una percentuale pressochè pari a quella registrata tra gli stranieri”.
La crisi continua a mordere feroce e un altro dato evidenziato è la perdita di speranza di poter trovare un altro lavoro per i disoccupati.
Spia di questo fenomeno, secondo il rapporto, è anche il calo della popolazione straniera, soprattutto di alcune nazionalità .
Sono soprattuto ucraini (-18 per cento) e peruviani (-19,5 per cento) a decidere di modificare il proprio progetto migratorio e lasciare l’Italia.
Durante i colloqui con gli operatori Caritas, sono stati molti gli stranieri a manifestare il desiderio di tornare in patria perchè qui da noi non riescono a trovare lavoro.
E sebbene il loro numero costituisca oltre il 70 per cento dei centri di ascolto, il dato è in calo di due punti percentuali rispetto al 2011.
Il dato più preoccupante rimane, infatti, quello sulla disoccupazione: in un anno il numero dei disoccupati da oltre un anno continua a salire, con un aumento dell’11, 5 per cento.
Proprio tra gli italiani il bisogno di reddito supera quello di occupazione ed è pari al 57,6%, con un incremento di 3 punti percentuali rispetto al 2011.
Questo è particolarmente avvertito dalle donne italiane, tra le quali raggiunge il 62,4 per cento, con un incremento di 4,5 punti percentuali sul 2011.
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
L’AMMISSIONE: “E’ VERO, LO HO USATI QUANDO ERO LATITANTE”… L’EX TERRORISTA GODE DI ASILO POLITICO OFFERTO DALL’EX PRESIDENTE LULA, QUINDI E’ IMPROBABILE CHE VENGA CONSEGNATO ALLE AUTORITA’ ITALIANE
Una vecchia condanna potrebbe rimettere in discussione la permanenza di Cesare Battisti in
Brasile, dove gode dell’asilo politico concessigli dall’ex presidente Lula.
Il Supremo Tribunale di Giustizia ha respinto l’appello chiesto dall’ex terrorista italiano per una condanna minore avvenuta mentre era in carcere a Brasilia, e cioè uso di timbri ufficiali falsi sul passaporto.
AMMISSIONE
Battisti, lo ha ammesso lui stesso, ha usato questo sistema per garantirsi la permanenza in Brasile mentre era latitante.
Il documento, a sua volta, era falso e Battisti l’aveva usato per entrare in Brasile come cittadino francese. S
econdo il Tribunale, «una copia della sentenza verrà inviata al ministero della Giustizia, per le eventuali decisioni in merito».
CONSEGUENZE
In teoria, la legge prevede l’espulsione immediata dal Paese per gli stranieri che falsificano documenti per entrare o per restare in Brasile.
Ma il caso di Battisti è particolare: il governo brasiliano ha prima negato l’estradizione chiesta dall’Italia e poi gli ha concesso un visto di lavoro permanente.
Entrambe le decisioni sono avvenute quando la vicenda del passaporto e dei timbri falsi era già venuta alla luce.
Mentre era in carcere Battisti ha ammesso che i timbri che imitavano quelli dell’immigrazione all’aeroporto servivano nel caso che il latitante fosse stato fermato per qualche motivo in Brasile.
Rocco Cotroneo
(da “il Corriere della Sera“)
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
ENTRO FINE ANNI ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL NUOVO MOVIMENTO POLITICO, LEGGERO E INNOVATIVO
Battesimo oggi all’auditorium del museo Maxxi di Roma, del movimento politico “Green Italia”. Un movimento, spiegano i promotori, per «mettere l’ecologia nel cuore della politica, offrire agli elettori italiani un’altra scelta da quelle oggi disponibili: la scelta di un progetto politico fondato sull’idea di un “green new deal” per l’Italia».
A promuovere “Green Italia” sono, tra gli altri, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante (già parlamentari del Pd), la presidente dei Verdi europei Monica Frassoni, Rossella Muroni e Edoardo Zanchini, direttrice e vicepresidente di Legambiente, imprenditori della “green economy” come Ilaria Catastini , esponenti politici provenienti dalla destra come Fabio Granata, Fabio Renzi, segretario generale della Fondazione Symbola, il presidente dei Verdi italiani Angelo Bonelli, Anna Donati già parlamentare verde e dirigente del Wwf, Francesco Fiore tra gli animatori del progetto civico “Padova 20/20”, Giuseppe Gamba presidente di “Azzero CO2”.
Della Seta: è un azzardo necessario
«Green Italia — ha sottolineato Roberto Della Seta nel corso del suo intervento — è un azzardo necessario. Dobbiamo convincere i cittadini, e prima ancora la politica, che difendere l’ambiente è tutt’uno con la prospettiva di benessere oggi più vera e concreta. Serve a creare lavoro, a combattere ingiustizie, a guarire l’Italia dalla sua “depressione”».
Per Fabio Granata, Green Italia «non è una rifondazione verde. È un progetto politico legato alle specificità italiane, ovvero la bellezza e lo spirito innovativo. La trasversalità riguarda il passato, perchè sul futuro con chi affronta questa avventura di Green Italia abbiamo identica visione».
Per Monica Frassoni, copresidente del “Green European Party”, «è necessario un soggetto che fa dell’ecologia politica, di un “green new deal” il centro della sua azione non perchè si cerchi un nuovo contenitore, ma perchè riteniamo che senza una trasformazione in “verde” dell’attività economica e dell’organizzazione sociale non si esce dalla crisi, non si cambia l’Italia, non si contribuisce a rilanciare un sogno europeo oggi in panne».
Entro fine anno assemblea costituente
All’incontro oggi di Green Italia hanno partecipato tra gli altri anche Angelo Bonelli ed Ermete Realacci.
«Gli spazi culturali e politici per i temi incentrati sull’ambiente e la green economy – ha sottolineato Realacci – sono sicuramente vasti, occorrerà valutare quanto lo siano gli spazi elettorali. Comunque non c’è dubbio che nella politica italiana questa chiave sia oggi pochissimo rappresentata e debba avere molto più spazio».
«Green Italia – ha concluso Francesco Ferrante – costituisce oggi il suo comitato promotore, che avrà come compiti raccogliere idee e contribuiti per il programma e avviare il radicamento territoriale, con gruppi di lavoro regionali che organizzeranno appuntamenti locali. Entro fine anno terremo l’assemblea costituente di un soggetto politico vero e proprio, leggero e innovativo ma deciso a pesare nella competizione per il consenso degli italiani».
(da “il Sole24Ore”)
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