Giugno 4th, 2014 Riccardo Fucile
PRESSIONE FISCALE AL 43,8%, TRE PUNTI IN PIU’ RISPETTO AL 2000 E QUATTRO RISPETTO ALLE MEDIA UE… IL SOMMERSO HA RAGGIIUNTO IL 21,1% DEL PIL….EVASIONE PER SOLO IVA E IRAP DI 50 MILIARDI
Strumenti “surrogati”, come il bonus di 80 euro, che hanno portato allo “svuotamento” della base imponibile Irpef.
Una pressione fiscale arrivata nel 2013 al 43,8 per cento del Prodotto interno lordo italiano, e un’economia sommersa che arriva a sforarne il 21,1 per cento.
È quanto emerge dal Rapporto 2014 sulla finanza pubblica della Corte dei Conti presentato a Roma, nel quale viene chiesta una riforma vera per una riduzione dell’onere tributario.
Il presidente della magistratura contabile Raffaele Squitieri, ha evidenziato come in questi anni la spesa pubblica si sia ridotta in valore assoluto, anche se con un forte sacrificio degli investimenti pubblici: “Uno sforzo eccezionale che non può, realisticamente, essere protratto troppo oltre in assenza di crescita economica. O, almeno, non oltre quanto già programmato nel Def”.
Bonus 80 euro è “surrogato”, per Irpef serve riforma equa
“L’Irpef presenta ormai dei limiti specifici e andrebbe riformata per garantire una effettiva progressività e redistribuzione dell’imposta”.
La magistratura contabile definisce il bonus da 80 euro ”un surrogato” rispetto a una revisione complessiva dell’imposta.
“Scelte selettive — si legge nel rapporto -, rientranti nell’ambito proprio e naturale della funzione dell’Irpef, affidate a strumenti ‘surrogati’ come ‘prelievi di solidarietà ‘, ‘bonus’, ‘tagli retributivi’, sono all’origine di un sistematico svuotamento della base imponibile Irpef, finendo per intaccare la portata e l’efficacia redistributiva dell’imposta”.
Vanificata anche da “evasione, erosione, ‘fughe dalla progressività ‘” e “politiche redistributive basate sulle detrazioni d’imposta, in larga parte, rese inefficaci dal fenomeno dell’incapienza”.
Pressione fiscale “eccessiva”
La Corte dei Conti evidenzia poi come “il sistema tributario italiano è caratterizzato da un livello di prelievo eccessivo e mal distribuito”.
Nel 2013, evidenzia la magistratura contabile, la pressione fiscale era pari al 43,8 per cento del Pil, quasi 3 punti in più rispetto al 2000 e 4 in confronto alla media Ue.
“Un contenimento della spesa è la strada obbligata per ridurre il peso della tassazione sull’economia”, si legge nel Rapporto.
Economia sommersa al 21,1% del Pil
Nel 2013 l’economia sommersa italiana — scrive la Corte dei Conti -, è arrivata a valere il 21,1 per cento del Pil, uno dei dati più alti in Europa.
“Di oltre 50 miliardi è l’evasione stimata per il solo 2011 per Iva e Irap che, con 150 miliardi, spiegano un quinto delle entrate tributarie complessive della Pa, mentre per l’Irpef le stime più recenti indicano un tasso medio di evasione pari al 13,5% dei redditi, ma sono riferite al 2004″.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 4th, 2014 Riccardo Fucile
ALITALIA, DISOCCUPATI, DEBITO PUBBLICO, BUCO DI 9 MILIARDI, RIFORMA DEL SENATO, CORRUZIONE, RAI
Evviva evviva, all’Alitalia arrivano gli emiri di Etihad! Altre 2500 persone perderanno il lavoro, in aggiunta alle 7mila già sterminate dai capitani coraggiosi, ma stiamo allegri: c’è il governo Renzi, su cantiamo tutti in coro all’insegna dell’ottimismo.
Evviva evviva, i giovani disoccupati sono saliti al 46%, mai nessuno era riuscito a fare peggio, se tutto va bene entro fine anno raggiungeranno quota 50%, ma stiamo sereni: c’è il governo Renzi, su facciamoci un bel selfie e festeggiamo il nuovo record mondiale all’insegna dell’ottimismo.
Evviva evviva, il debito pubblico ha raggiunto i 2.107 miliardi, del resto è l’èra del rigore e delle spending review, ma va tutto bene: c’è il governo Renzi, su facciamo un bel sorriso e compriamoci un’autoblu su eBay all’insegna dell’ottimismo.
Evviva evviva, l’Europa manda a dire che nei conti mancano 9-10 miliardi, una cosuccia, pari agli 80 euro per comprare i voti alle Europee, ma è tutto ok: c’è il governo Renzi, su battiamo un cinque all’insegna dell’ottimismo.
Evviva evviva, la riforma del Senato “riparte dal modello francese” che i francesi stanno abbandonando di corsa perchè non serve a una mazza, ma è tutto sotto controllo: c’è il governo Renzi, su festeggiamo all’insegna dell’ottimismo.
Evviva evviva, anche l’Europa s’è accorta che non facciamo nulla contro la corruzione, in compenso facciamo moltissimo a favore, ma è tutto regolare: c’è il governo Renzi con il supercommissario con i superpoteri, il piano antitangenti, la task force, la road map, il cronoprogramma, la grande riforma della giustizia entro e non oltre il 31 luglio metà pomeriggio-ore 20 massimo, nell’attesa su corriamo a visitare il prato di erbacce più noto come Expo2015 all’insegna dell’ottimismo.
Evviva evviva, il governo proprietario della Rai le scippa 150 milioni dal canone per finanziare gli 80 euro del voto di scambio, dunque contro la legge (il canone è una tassa di scopo e non può servire ad altro che finanziare la Rai), così Mediaset se la ride e la Rai caccia altri dipendenti (oltre ai 700 sbattuti fuori dal 2013), ma guai scioperare, perchè la rapina mica l’ha fatta Berlusconi, l’ha fatta Renzi e allora è per il bene della Rai, così “risparmia sui compensi dei conduttori” (certo, come no, così vanno a Mediaset o a La7 pure quelli), sulle sedi regionali (così va a casa qualche altro giovane precario) e si vende RaiWay (così se la compra per un tozzo di pane B. o chi per lui), quindi nessuno si azzardi a scioperare, l’ha detto anche il Garante che non sta bene, e poi Renzi non vuole (“è umiliante” scioperare per difendere il posto di lavoro, lo dice anche Marchionne), Cuperlo nemmeno, Anzaldi & Marcucci della Guardia Repubblicana avvertono che sarebbe “frustrante per gli italiani” che “alcuni sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Usigrai, ndr) protestino senza costrutto” anzichè “rivendicare la prima grande operazione di redistribuzione ai cittadini con gli 80 euro”, infatti Giletti non ci pensa proprio, Mannoni neanche, i compagni del Tg3 mica son cannibali che azzannano il governo amico, Masi (direttore Tg2) esalta “la politica che ritrova una visione comune con la gente” quindi meglio non disturbare, Gubitosi preferisce “parlare non di tagli ma di ottimizzazione, di crescita” perchè è ancora lì che cerca di farsi ricevere a Palazzo Chigi e intanto prepara tappeti rossi-lingua per l’Immortale Expo e l’Imperituro Semestre Europeo, e se Floris vuol fare domande lo sa dove se le deve ficcare, così gli altri si regolano, colpirne uno per educarli tutti, quindi è tutto perfetto: chi perde il lavoro guadagna un sacco di tempo libero, dovrebbe ringraziare e organizzare un carnevale di Rio, su facciamo un bel trenino che il governo Renzi ha un piano per la Rai, una task force, una road map, un cronoprogramma, una grande riforma per abolire la pubblicità su Rai2 e Rai3 così gli spot di Mediaset raddoppiano, ridurre il canone tanto chi lo paga più, non toccare il Biscione con antitrust o leggi sul conflitto d’interessi ci mancherebbe, entro e non oltre il 31 agosto, ore 12-12:15 massimo, prima che l’ultima truccatrice e l’ultimo usciere ritardatari diventino renziani.
Un paio di contrari è meglio conservarli, per la riproduzione.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 4th, 2014 Riccardo Fucile
“SE QUELLA NOTTE DUE-TRE DEPUTATI NON SI FOSSERO FATTI COMPRARE, OGGI FINI SAREBBE CONSIDERATO NON UN TRADITORE MA IL SALVATORE DELLA PATRIA”… OGGI MOLTI SI SONO RICREDUTI
«Il rogo eterno per Gianfranco Fini non ha senso. Ha fatto tanto per la destra italiana e ha diritto di dire la sua. E se il suo progetto rilanciasse i contenuti abbandonati da Fratelli d’Italia, sarei pronto a seguirlo».
Roberto Menia si definisce un «reduce».
Finiano della prima ora, ha provato di volta in volta a mantenere viva la tradizione di An prima con gli storaciani poi appellandosi alla Meloni.
Ora, nel ritorno in campo del vecchio leader, rivede la speranza di dare una casa agli orfani di un grande partito di destra.
Menia, Fini ritorna. C’è spazio per lui?
«Non mi hanno sorpreso le sue parole, ci sentiamo ancora e, di fatto, pur stando fuori dal Parlamento non ha mai smesso di fare politica. Io credo che lo spazio per lui ci sia, il diritto di dire quello che pensa. In fondo tutta la sua opera non può essere ridotta a un maquillage. È stato capace di modernizzare la destra e l’ha fatta crescere. Di tutto questo, però, non c’è più traccia».
La traccia ci sarebbe. Nel simbolo di Fdi c’è quello di An…
«Io ero il primo a sperare che si potesse ricreare l’humus di Alleanza Nazionale. Purtroppo i Fratelli d’Italia hanno deciso di prendere un’altra strada. Noi eravamo europeisti, loro una cosa completamente diversa. Avevamo fatto dei passi in avanti, loro sono tornati indietro. Hanno preferito chiudersi in una torre, sono stati isolazionisti. Tutto il contrario di An, che era un partito dove la regola era il pluralismo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Alleanza Nazionale era arrivata al 15%, loro sono riusciti a respingere più gente di quanta ne hanno attratta».
Molti esponenti – ed elettori – sono rimasti in Forza Italia.
«Purtroppo anche quel partito è cambiato. All’inizio c’erano i pensatori, cos’è rimasto adesso? E gli esponenti che sono restati lo hanno fatto più che altro per amministrare quel poco di potere che gli è rimasto».
Forse si sente più vicino a chi ha scelto il Nuovo Centrodestra?
«Quando io ho rotto con Berlusconi, mi sono dimesso dal governo. Loro, invece, hanno rotto proprio per non dimettersi. Se davvero fossi vicino a qualcuno, mi sarei impegnato direttamente. Non me l’ha chiesto il dottore di fare politica».
Magari potrebbe trovare ospitalità nel nuovo movimento di Fini?
«Penso di sì. Penso che sia necessario rimettersi in moto per tutto il centrodestra e che chiunque ha delle idee le esprima. L’importante è essere consapevoli che il tempo è passato e che bisogna fare spazio ad altri. Non servono scialuppe di salvataggio per vecchi naufraghi».
Ma come fa a essere Fini il portabandiera della novità ?
«In questa politica che brucia tutto in fretta ben venga qualcuno che sappia dire cose che restano. C’è bisogno di un leader moderno, ma la destra è anche tradizione, è anche non rinnegare il proprio passato e i propri padri fondatori. Sono stufo di sentir parlare di traditori. In teoria lo sono stato anch’io, ma ho sempre agito credendo in quello che facevo. E se quella famosa notte due o tre deputati non si fossero fatti comprare, oggi magari Fini non sarebbe considerato un traditore, ma il salvatore della patria. Tanti continueranno a odiarlo. Ma magari in questi mesi qualcuno si è ricreduto».
Come si ricostruisce un centrodestra vincente? Rimettendo insieme i cocci o inventando qualcosa di nuovo?
«Non sono un appassionato delle formule. Mi auguro semplicemente che a destra ci sia un contenitore che sia quello che il Pdl non è stato capace di essere. A sinistra sono riusciti a fare il partito unico, a destra come pensiamo di rispondere?».
Quanto è ostativa la presenza di Berlusconi?
«Mi pare evidente che un centrodestra credibile che combatta ad armi pari con Renzi non possa essere guidato da Berlusconi. Nessuna guerra contro di lui, è semplicemente nello stato delle cose. Non può essere più lui il federatore».
Car. Sol.
(da “il Tempo”)
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Giugno 4th, 2014 Riccardo Fucile
AL TG3 DICHIARA: “OCCORRE UN CANTIERE DELLE IDEE PER RILANCIARE IL CENTRODESTRA”…”PRIMARIE DI PROGRAMMA CON VOLTI NUOVI”
A fine giugno in piazza a Roma. La rentrèe politica di Gianfranco Fini adesso ha anche una data e un luogo.
A comunicarlo è lui stesso al Tg3, aggiungendo altri particolari alla novità che sta agitando negli ultimi giorni il mondo della destra.
L’ex presidente della Camera si tiene ancora sul vago, spiega di non essere «un uomo per tutte le stagioni» e auspica l’avvento di nuove leadership.
Ma al tempo stesso scende direttamente in campo per favorire un «cantiere delle idee» che possa poi rappresentare la base programmatica per il rilancio del centrodestra: «Ritorno a fare politica attiva – spiega al Tg3 – anche se con modalità diverse da quelle tradizionali. Intendo rivolgermi non al ceto politico, ma a quegli elettori di centrodestra che vogliono sapere che cosa il centrodestra si propone di fare. Intendo coinvolgere gli elettori attraverso la Rete, attraverso delle assemblee, la prima delle quali si terrà a Roma alla fine di questo mese. Al termine di questo percorso trarremo le conseguenze».
Secondo l’ex presidente della Camera, c’è bisogno di chiarire le troppe incoerenze attuali del campo moderato: «Il centrodestra è diventato una Torre di Babele, per questo servono le primarie dei programmi, perchè un nuovo leader mi auguro che scaturisca sulle cose che si accinge a fare, altrimenti è un circolo vizioso. Non si può tenere insieme chi dice usciamo dall’euro e chi siede nei banchi del Partito popolare, occorre chiarezza su cosa intende fare, sui contenuti, sui programni, sui comportamenti».
Operazione che non può certo condurre in porto la sua «nemesi» Silvio Berlusconi: «Lui è il padre-padrone del suo partito, lo dico senza polemiche, e in altre occasioni è stato capace di innovare. Ora però penso che sia difficile, perchè Berlusconi non è più capace di scelte nette sui contenuti».
Giudizio sospeso, invece, per Corrado Passera, che «annuncia un’iniziativa meritoria rivolta all’elettorato moderato. Ma vediamo i contenuti e speriamo sia cosciente del fatto che la politica è tornata centrale ed è finita l’epoca del suo commissariamento con i tecnocrati e gli “esterni”».
Bene Renzi, quindi, e la sua rottamazione ma meglio, spiega l’ex leader di Alleanza Nazionale, «la meritocrazia, perchè l’esperienza non si butta alle ortiche».
Però, chiarisce Fini, «non con i volti di sempre: io non sono un uomo per tutte le stagioni e dico che adesso devono essere altri a farsi avanti».
È anche un modo per rispondere a chi lo accusa di essere un «tossicodipendente» della politica, uno che non sa resistere troppo a lungo lontano dal Transatlantico: «La politica non è una dipendenza. È una passione, un impegno civico».
Intanto, nel sondaggio su www.iltempo.it il 48% dei lettori continua a vedere di buon occhio un suo ritorno nel centrodestra.
Solo il 10%, invece, riaccoglierebbe Alfano.
Carlantonio Solimene
(da “il Tempo”)
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Giugno 4th, 2014 Riccardo Fucile
L’ATTACCO DI FITTO E LA CONTROFFENSIVA SUL TERRITORIO DEI FEDELISSIMI…E TOTI VA IN TOUR AL SUD
Avanti, ma piano. Silvio Berlusconi non ha alcuna intenzione di concedere a Raffaele Fitto una vittoria, nè sostanziale nè di immagine.
E ieri, in un vertice a palazzo Grazioli con lo stato maggiore del partito, ha ribadito tutta la sua irritazione per le uscite che «non servono ad altro che a danneggiarci» e la sua convinzione che non si debba dare soddisfazione nè al «ribelle», nè a chi – deludendolo molto come Mara Carfagna «una che io ho creato e adesso mi tratta così» – pretende di avere con lui l’ultima parola.
Sì, perchè, e lo capiscono bene i big del partito, far passare lo scontro sulle Primarie chieste da Fitto come un duello tra lui e il leader è già un modo per mettere l’ex governatore sul piedistallo. Mossa pericolosissima, che potrebbe anche far crescere i consensi dello sfidante, ad oggi certamente minori di quelli sui quali può contare non solo Berlusconi, ma anche il gruppo di big che gli è accanto, da Toti a Verdini.
Dunque, non bisogna «cadere nella trappola» del botta e risposta, ma nemmeno concedere alcunchè. Ieri, nel vertice, si è ribadito che si andrà avanti sulla linea che era stata tracciata allo scorso Ufficio di presidenza, ma che poi non era stata ufficializzata proprio per l’opposizione di Fitto. Berlusconi – questa potrebbe essere l’unica concessione – dovrebbe solo illustrarla (senza presentare un documento che andrebbe votato e sancirebbe la spaccatura) assicurando che dall’autunno si aprirà la stagione dei congressi comunali e provinciali e contestualmente procederà l’operazione di scouting di volti nuovi e di selezione sul territorio del meglio della classe dirigente.
Obiettivo, un ricambio visibile ma non traumatico, che salvaguardi la struttura di partito ma permetta innesti di forze fresche.
Già dalla prossima settimana, infatti, partiranno le prime riunioni dei comitati territoriali, e Toti è pronto per una sorta di «tour del Sud», a partire da Napoli e fino alla Sicilia (ieri al vertice c’erano i coordinatori campano e siciliano, De Siano e Gibiino), con l’obiettivo di far capire anche sul territorio che il referente del partito non può essere Fitto.
Ma Berlusconi confermerà anche la sua disponibilità a Primarie di coalizione, sia per mandare un messaggio ai possibili alleati, sia per dimostrare all’esterno che lo strumento preteso da una parte dei suoi per lui non è tabù.
Ma solo a patto che non crei «divisioni interne e non sia usato per scalate ai vertici, che si possono scordare».
E proprio ieri l’incaricata Laura Ravetto ha finito di redigere il regolamento – chiesto dallo stesso Berlusconi – sui diversi tipi di Primarie possibili.
Ma l’ex premier vorrebbe guardare oltre: «Non ci sono elezioni in vista, dobbiamo tornare ai temi programmatici, dobbiamo alzare il tiro contro gli errori del governo, rendere visibile la nostra opposizione».
È previsto che si organizzino convention tematiche già entro l’estate, una sul fisco, e da oggi l’ex premier riprenderà le interviste televisive.
Il tutto mentre l’opposizione interna si organizza. Perchè il malessere c’è e resta. Antonio Martino consiglia a Fitto di «non raccogliere le polemiche e di continuare per la sua strada con serenità », Maurizio Bianconi si dispera: «È una cosa avvilente, mentre il Titanic va a fondo, quelli cantano con Dudù».
E Fitto va avanti. Nonostante i fedelissimi dell’ex premier – pur temendo qualche «scherzetto dei suoi in Parlamento, magari sulle riforme» – lo vedano all’angolo e si attendano da lui toni bassi e marcia indietro, l’ex ministro non si ferma.
Oggi è il momento della campagna per i ballottaggi, poi si tornerà alla lotta. Con quale esito, si vedrà .
Paola Di Caro
(da “il Corriere della Sera”)
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Giugno 4th, 2014 Riccardo Fucile
CORRUZIONE, CONCUSSIONE E RICICLAGGIO SONO LE ACCUSE NEI CONFRONTI DI 35 PERSONE… IN MANETTE ANCHE UN ASSESSORE REGIONALE, UN CONSIGLIERE REG. PD E UN GENERALE IN PENSIONE
Corruzione, concussione, riciclaggio. Mazzette a politici, commercialisti, protagonisti della finanza che conta, generali a tre stelle delle Fiamme Gialle.
Tutto all’ombra degli appalti per il Mose, il sistema di dighe mobili progettato per difendere Venezia dall’acqua alta e realizzato dal Consorzio Venezia Nuova quale concessionario unico.
Ci siamo. Ecco la nuova Tangentopoli veneta.
In queste ore i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle di Venezia stanno eseguendo le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip lagunare Alberto Scaramuzza su richiesta dei pm Paola Tonini, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini.
Su tutto il territorio regionale ma anche a Roma e a Milano, centinaia di militari impiegati fin dalle prime ore di questo 4 giugno destinato a passare alla cronaca come il giorno della resa dei conti.
Trentacinque arresti, un centinaio di indagati e altrettante perquisizioni.
In manette, personaggi di spicco fra cui l’attuale assessore regionale alle Infrastrutture di Forza Italia, Renato Chisso, di Favaro, il sindaco di Venezia del Pd Giorgio Orsoni, il consigliere regionale Pd, Giampietro Marchese di Jesolo, il presidente del Coveco, una delle cooperative consorziate in Cvn, Franco Morbiolo di Cona, il generale in pensione Emilio Spaziante, casertano, fino al 4 settembre 2013 comandante in seconda della Guardia di Finanza e il vicentino Roberto Meneguzzo, fondatore e amministratore della Palladio Finanziaria spa, la holding diventata punto di riferimento della finanza dell’intero Nordest e non solo, che ha recitato la parte del leone in partite finanziarie del calibro di Fonsai e Generali.
Richiesta di arresto anche per l’ex governatore del Veneto ed ex ministro all’Agricoltura e ai Beni culturali, ora senatore di Forza Italia, il padovano Giancarlo Galan, ma per poter procedere occorre il beneplacito dell’apposita Commissione di Palazzo Madama.
Tra i 35 arrestati anche due ex Presidenti del magistrato alle acque emanazione del Ministero delle infrastrutture Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva.
Entrambi sarebbero entrati nella vicenda in base – secondo fonti degli inquirenti – a dichiarazioni fatte nel corso dell’inchiesta da parte degli indagati dei vari filoni d’indagine.
È il risultato finale di tre anni di indagini serrate svolte dagli investigatori in grigioverde veneziani che hanno raccolto prove schiaccianti e incontrovertibili di un vero e proprio sistema di corruzione e collusione fra politica, imprenditoria e finanza che gli stessi aderenti non hanno potuto fra altro che confermare, messi con le spalle al muro dalla mole di riscontri dettagliati raccolta.
Una guerra di resistenza quella combattuta dagli inquirenti costretti ad affrontare continue fughe di notizie e pesanti ingerenze, contro un “nemico” in grado di infiltrasi a tutti i livelli, anche all’interno delle forze dell’ordine, mettendo a libro paga un vicequestore della polizia di Stato, un generale della Guardia di Finanza ed ex appartenenti ai servizi segreti.
Solo una settimana fa, è trapelata anche la notizia di un avviso di garanzia all’ex ministro Altero Matteoli.
Ma il primo colpo al sistema viene inferto il 28 febbraio 2013 con l’arresto di Piergiorgio Baita, allora ai vertici della Mantovani il colosso padovano delle costruzioni, fra i soci pesanti di Cvn ora impegnato sul fronte di Expo 2015 con l’aggiudicazione di lavori er circa 65 milioni di euro.
L’accusa, formulata dal pm Stefano Ancilotto, è associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale attraverso un giro vorticoso di fatture false tramite “cartiere” collocate per lo più all’estero.
Con Baita finiscono in carcere Claudia Minutillo, ex segretaria personale di Galan e ad di Adria Infrastrutture società della galassia Mantovani, il responsabile amministrativo di quest’ultima Nicola Buson e il console onorario di San Marino William Colombelli a capo della Bmc Broker, azienda di consulenza che dalle pendici del Titano garantiva a Baita un flusso ininterrotto di “uscite certificate” per attività mai svolte.
Circa 20 milioni di euro la cifra calcolata per la maxi evasione.
A distanza di circa 4 mesi e mezzo arriva il secondo colpo al sistema.
È il 12 luglio 2013 quando si capisce che in laguna nulla sarà come prima. L’arresto di Giovanni Mazzacurati, sconvolge insieme all’opinione pubblica, equilibri che sembravano eterni.
Il creatore del Mose si era dimesso dalla carica di presidente di Cvn appena da due settimane, mettendo fine a un trentennio di assoluto dominio, dentro e fuori il Consorzio.
Il sostituto procuratore Paola Tonini, che lo definisce “il grande burattinaio” gli contesta la turbativa d’asta per un appalto riguardante dei lavori nell’area portuale.
E anche in questo caso spuntano fatture false e bustarelle. A 81 anni finisce ai domiciliari l’uomo che aveva condizionato la politica e l’economia veneziana e veneta. Stessa misura cautelare per Pio Savioli e Federico Sutto, nell’ordine consigliere e dipendente di Cvn, i responsabili della Cooperativa San Martino di Chioggia, Roberto Boscolo Anzoletti, Mario Boscolo Bacheto e Stefano Boscolo Bacheto e un altro chioggiotto Gianfranco Boscolo Contadin della Nuova Coedmar.
Due inchieste un unico filone, alla ricerca dei fondi neri milionari creati truccando le gare e facendo lievitare i costi non solo del Mose ma anche delle opere connesse alla salvaguardia di Venezia e finanziate con la Legge speciale.
Soldi depositati su conti criptati e affidati alla “discrezione” di istituti bancari con sede nei paradisi fiscali.
Già un anno fa la domanda, retorica, che si erano posti gli inquirenti era: a cosa serviva tutto quel denaro fantasma?
La risposta era contenuta nella ponderosa relazione trasmessa dal pm al gip, costellata da numerosi omissis motivati da esigenze investigative, dietro i quali si nascondevano nomi cosiddetti eccellenti di corruttori e corrotti.
All’alba di oggi, a due giorni dalla festa della Repubblica, il crollo definitivo del sistema.
Monica Andolfatto
(da “il Gazzettino di Venezia“)
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