Giugno 8th, 2014 Riccardo Fucile
CONSULENZE E ASSUNZIONI A VENEZIA CON INCARICHI FARLOCCHI E SPESE FOLLI
Il Consorzio Venezia Nuova, dominus indiscusso del Mose, 227 dipendenti, 22 dirigenti pagati fino a 200 mila euro l’anno, era finalizzato, di fatto, a comperare il consenso di chiunque potesse rivelarsi prezioso per eliminare lacci e laccioli alla realizzazione del Mose, compresi, naturalmente figli e parenti.
Tutto “secondo una gestione quasi ‘familiare’ dell’impresa a opera dei Mazzacurati”, come si legge nell’informativa della Guardia di Finanza.
Il presidente Mazzacurati, a parte l’una tantum di un milione di euro del 2009, si faceva pagare dal Consorzio anche l’assicurazione di casa oltre ai “benefici economici ottenuti direttamente o indirettamente dal CVN anche alle figlie, alla moglie, all’ex moglie ecc…”.
L’elenco prosegue con figli e parenti di dipendenti CVN (o società collegate) o di pubblici ufficiali e consulenti assunti in società collegate al Consorzio.
La figlia Cristina del consulente CVN Francesco Giordano; il fratello di Valentina Croff, rappresentante legale CVN; Matilde e Francesco Cazzagon rispettivamente marito e figlia del dirigente responsabile Programmazione e controllo CVN, Nicoletta Doni; il marito di Maria Brotto, dirigente responsabile del Servizio progettazione opere alle bocche di porto del CVN; il figlio Alessandro del dipendente CVN Sergio Nave; il genero e il figlio dell’ingegnere Johann Stocker del Consorzio.
Scrive la Finanza: “Senza entrare nel merito delle attività eseguite, suscitano non poche perplessità i vincoli familiari che legano i soggetti, tutti collegati direttamente o indirettamente a CVN”.
Nell’elenco delle persone che il Consorzio Nuova Venezia aveva a cuore c’è anche Giampietro Beltotto, ex portavoce del governatore del Veneto, Luca Zaia, che ora cura l’immagine della Fenice contattato dall’addetta stampa del Consorzio, Flavia Faccioli per arginare gli attacchi sulla stampa di un assessore provinciale leghista.
Il motto era “Una consulenza CVN non si rifiuta a nessuno” come rivela Pio Savioli, consigliere del Consorzio, e all’epoca del fatto, marzo 2011, assessore comunale alle attività produttive intercettato mentre parla con Antonio Paruzzolo, ex amministratore delegato di Thetis (società collegata al Venezia Nuova).
E una vacanza per l’intera famiglia come quella offerta nel 2011 in Toscana al Funzionario della Presidenza del Consiglio dei ministri, capo dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica” Paolo Signorini al fine di “reperire i fondi da destinare alla conclusione dell’opera Mose”.
Scrivono le Fiamme Gialle: “L’ingerenza non si è fermata alla sola nomina dei presidenti del magistrato alle acque di Venezia è proseguita con una gestione assolutamente promiscua dell’ente deputato a controllare (Il magistrato alle acque) e del Consorzio formalmente controllato, il Cvn”.
Mazzacurati aveva impiegato “svariati dipendenti del CVN presso il magistrato alle acque, anche con compiti di redazione di atti i quali, in sostanza, vengono predisposti indifferentemente da personale magistrato alle acque o da personale CVN, semplicemente a seconda di chi è disponibile”.
Il presidente del magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta, oltre agli 800 mila euro di stipendio per i due anni in cui è rimasto in carica, dal 2008 al 2011, e alla buonuscita di 500 mila ricevuti dal Consorzio su un conto svizzero, in cambio di “Atti contrari ai doveri d’ufficio”, ottiene per la figlia Flavia “prima, un contratto di collaborazione a progetto con il CVN per un compenso lordo di euro 27.600 poi l’assunzione alla Thetis S.p.A., controllata del CVN. E come se non bastasse fa avere al fratello Paolo, architetto, un contratto tramite il co.ve.co di 38 mila euro pagato con i fondi del CVN.
Infine “otteneva per sè e per i componenti del proprio nucleo famigliare utilità o la promessa di utilità rappresentate da voli con aerei privati, nonchè alloggi e pranzi in alberghi e ristoranti di lusso ubicati in Venezia, Cortina d’Ampezzo e altre località ” .
Un costo a sè aveva l’immunità giudiziaria come i 500 mila euro al comandante della Guardia di Finanza Emilio Spaziante pagato, secondo l’ex segretaria di Galan da Baita della Mantovani, azionista di maggioranza del CVN. “Mi chiese anche di fare un paio di assunzioni”.
Due ragazze, “una si chiama S, figlia di un comandante dei Servizi segreti — continua l’ex segretaria e — l’altra si chiama A., figlia di un importante funzionario della Regione Veneto, addetto alle opere di bonifica e di salvaguardia della Laguna”.
Tutti lautamente pagati e corrotti sempre con soldi pubblici.
Sandra Amurri
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 8th, 2014 Riccardo Fucile
STRASBURGO: “L’ITALIA PREVEDA ALTRI CENTRI DI ACCOGLIENZA”
Sono quasi tutti profughi, tutti bisognosi di assistenza.
Sono più di 45mila, entro la fine dell’estate potrebbero diventare 100mila. Uomini, donne e bambini in cerca di aiuto che approdano sulle nostre coste a ritmi mai registrati prima.
Portati sulla terraferma dalle navi dell’operazione «Mare Nostrum» che ormai fanno la spola nel Mediterraneo e ne sbarcano in media 800 al giorno.
La maggior parte proviene dall’Eritrea, poi ci sono i siriani.
Salpano in Libia, dall’inizio dell’anno quasi 50mila hanno trovato posto su uno dei barconi che a decine ogni settimana lasciano i porti e le spiagge, con scafisti consapevoli che a metà del tragitto basterà lanciare l’Sos e attendere i soccorsi.
Ma i posti per l’accoglienza non bastano e soprattutto sono ormai finiti i finanziamenti.
Il grido di allarme che arriva dai sindaci siciliano non lascia spazio ai dubbi. «Siamo radicalmente fuori controllo, in un dramma disumano. Le chiacchiere si sprecano, la credibilità delle Istituzioni europee e dei Governi è vacillante. Ormai siamo di fronte a numeri insopportabili», denuncia il sindaco di Porto Empedocle Lillo Firetto.
La circolare ai prefetti
Il 9 aprile scorso, di fronte «al perdurante e massiccio afflusso di migranti e a seguito dell’intensificarsi degli sbarchi di queste ultime ore» il ministro dell’Interno Angelino Alfano aveva trasmesso ai prefetti una circolare per il reperimento di strutture pubbliche «per fare fronte alla situazione di congestionamento e saturazione dei centri di accoglienza governativi».
Il titolare del Viminale specificava la «necessità di procedere all’ampliamento da 9.400 a 19mila posti per i richiedenti asilo e i rifugiati e a una ulteriore espansione del Piano nazionale di distribuzione dei migranti».
Le cifre rese note dal ministero parlavano di circa 20mila stranieri arrivati dall’inizio dell’anno. Sono trascorsi due mesi e il numero degli sbarchi è più che raddoppiato.
In queste ore i prefetti di tutta Italia hanno ricevuto un nuovo allerta perchè in Sicilia la situazione è ormai al collasso, ma soprattutto ci sono da trovare nuovi finanziamenti a fronte di un quadro in costante evoluzione che certamente subirà impennate nelle prossime settimane.
Il nuovo finanziament
Lo stanziamento previsto a inizio anno è ormai quasi finito. Per ogni migrante è prevista una spesa di 35 euro al giorno, cui si devono aggiungere i costi di «Mare Nostrum» che ormai sfiorano i 10 milioni al mese.
Il programma prevedeva un’operazione a termine, ma al momento appare difficile che si possa pensare a fermare il progetto se non si vuole rischiare altri naufragi, proprio come accaduto appena qualche settimana fa e ancor prima a ottobre con centinaia di persone annegate a poche centinaia di metri da Lampedusa
Il governo aveva annunciato una nuova valutazione «al momento di assumere la presidenza Ue», dunque a metà luglio, ma i «report» trasmessi dalla Libia parlano di altre decine di migliaia di persone pronte a salpare e dunque appare difficile che l’Italia possa tirarsi indietro.
Per questo il Viminale ha già avviato le procedure per ottenere un nuovo stanziamento, anche tenendo conto del monito arrivato da Strasburgo.
Il monito dall’Europ
Un documento del Consiglio d’Europa approvato dalla commissione Immigrazione e trasmesso all’assemblea per il voto «elogia i maggiori sforzi compiuti dall’Italia in risposta all’emergenza immigrazione, in particolare attraverso l’operazione Mare Nostrum», ma sollecita interventi urgenti «per la dotazione di un’adeguata rete di centri di accoglienza e di un sistema appropriato per identificare i migranti e per controllarne i movimenti».
Il richiamo coinvolge anche l’Unione europea «affinchè ridefinisca le sue politiche e regole, specie quella di Dublino, e le sostenga con risorse finanziarie e operative adeguate anche pensando alla costruzione di campi per i richiedenti asilo nei Paesi del Nord Africa, patto che l’Alto commissario per i rifugiati dell’Onu possa avervi accesso».
La dimostrazione che ancora molto c’è da fare, ma l’Italia rimane in prima linea come lo stesso Alfano è costretto ad ammettere quando sottolinea come «in Europa non c’è un’omogenea valutazione positiva, c’è una certa differenza tra i Paesi del nord e quelli del Mediterraneo e su questo noi daremo battaglia perchè non possiamo pagare da soli l’instabilità in Libia nè possiamo andare avanti in eterno con Mare Nostrum» .
Fiorenza Sarzanini
(da “il Corriere della Sera”)
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Giugno 8th, 2014 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELL’AUTORITA’ ANTI-TANGENTI CHIEDE L’ALT ALLE DEROGHE SUGLI APPALTI
«Non c’è qualcuno che abbia poteri salvifici nè che abbia la bacchetta magica». Il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, replica a chi lo chiama «San Cantone», rispondendo alle domande di Liana Milella sul palco della “Repubblica delle Idee”. Cantone non è un santo, ma ha le idee chiare
Ha incontrato Renzi a Napoli: che gli ha detto?
«Fate i vostri giochi, ma ricordati che ci siamo anche noi e chiediamo garanzie».
Il premier ha promesso che sarà varato un provvedimento sulla corruzione che prevede poteri precisi all’Autorità anticorruzione. Cosa si aspetta?
«Politica è la decisione su cosa deve controllare l’Autorità . È Renzi che deve decidere se possiamo ficcare il naso negli appalti già assegnati o se ci dobbiamo muovere solo sui nuovi appalti. E politica è la scelta di come dobbiamo muoverci e cosa cercare. Voglio dire, il controllo cosa deve riguardare? Deve essere una specie di timbro, come una revisione – spesso falsa – o deve avere un senso?»
Non esistono bacchette magiche, ma esistono obiettivi, dunque. Da dove si comincia?
«La corruzione esiste in tutti gli Stati occidentali ed è molto difficile da prevenire. L’azione di contrasto è molto più difficile di quella alla camorra perchè spesso gli appalti truccati, sul fronte del rispetto formale delle regole, sono perfetti. Ma qualcosa si può fare, con le norme adatte e correggendo la legge sugli appalti che è fatta male».
Qual è una buona legge sugli appalti?
«Uno dei problemi è quello delle deroghe: perchè ormai riguardano praticamente tutti i grandi appalti e perchè di lì passano le camarille, le revisioni che gonfiano i capitolati e le consulenze agli amici degli amici alla base del sistema corruttivo».
Torniamo alle sue priorità .
«Per i vecchi appalti capire che margini d’azione abbiamo. Per i nuovi rivedere e ispirare a norme di trasparenza bandi, commissioni, aggiudicazioni ed esecuzioni. Una delle questioni da affrontare da subito, per esempio, è quella della trasparenza nella scelta delle commissioni di gara. Basterebbero degli elenchi di docenti universitari e membri di ordini professionali da cui sorteggiare i membri».
Quale volto ha la corruzione che lei vuole combattere?
«La corruzione tradizionale, quella con il passaggio di mazzette non esiste più, o quasi. Nel Mose sta emergendo un sistema rodato a trecentosessanta gradi. Ma siamo onesti: non è che se cambiamo le leggi, le persone diventano brave. E molte leggi ci sono già . Una parola chiave per me è la trasparenza».
Il Daspo per gli imprenditori come per i politici corrotti è una buona arma?
«Per i nuovi appalti c’è già una norma nella legge Severino che consente alle stazioni appaltanti di cacciare a calci nel sedere chi non rispetta il patto di integrità . La norma c’è, ma non è applicata. La cacciata dalle gare per le imprese “inquinate” è un obbligo, ma è anche una questione tra le più delicate. Di certo si possono creare meccanismi per cui l’imprenditore che ha corrotto non ottenga vantaggi dal reato compiuto. Per la revoca degli appalti poi ci vuole una legge».
Il falso in bilancio va ripristinato?
«Si, con una pena a cinque anni. Il vero tema è quello dei tempi di prescrizione che sono inaccettabile. Comunque ricordiamoci che l’abolizione del falso in bilancio non è stata voluta solamente da Berlusconi. Il mondo dell’imprenditoria ha fatto festa. Dopo Tangentopoli pezzi di classe dirigente hanno fatto di tutto per smontare il sistema dei controlli, la politica è stata solo il braccio operativo ».
Cristina Zagaria
(da “la Repubblica”)
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Giugno 8th, 2014 Riccardo Fucile
INCOGNITA RIFLESSI SCANDALO MOSE, I CINQUESTELLE A MODENA SUPPORTATI DA GIOVANARDI, SALVINI E MELONI CONTRO LA “PESTE ROSSA”
Dopo il primo turno delle amministrative di quindici giorni fa, che ha sancito il trionfo del Pd, oggi sono chiamati al voto 4.249.450 italiani per i ballottaggi delle elezioni comunali.
L’incognita, stavolta, è lo scandalo che ha coinvolto la realizzazione del Mose a Venezia, che potrebbe avere ripercussioni politiche, in termini sia di affluenza che di preferenze di voto. L’affluenza si registra in calo.
Alle 12 ha votato il 15.54%, contro il 21.55% del primo turno.
I seggi sono aperti in 148 Comuni dalle ore 7 alle 23, mentre in Sicilia dalle 8 alle 22 ma anche lunedì 9 dalle 7 alle 15.
Tra i centri chiamati al voto, 14 sono capoluoghi di provincia: Foggia, Biella, Vercelli, Verbania, Teramo, Livorno, Modena, Pescara, Terni, Bergamo, Cremona, Padova, Pavia, Caltanissetta. Mentre sono tre i capoluoghi di Regione: Potenza, Bari e Perugia. Lo scrutinio inizierà al termine delle operazioni di voto.
I riflettori sono puntati, in particolare, su tre città : Livorno, Modena e Padova.
A Livorno e Modena, di lunga tradizione di sinistra, per la prima volta il Pd ha dovuto subire “l’onta” del ballottaggio ed è insidiato a distanza dal Movimento 5 Stelle.
A Livorno, in particolare, Marco Ruggeri (Pd) è forte del 39,9% dei consensi al primo turno; lo sfidante è Filippo Nogarin (M5s) che il 25 maggio ha ottenuto il 19%.
Ma Nogarin può contare sul supporto di almeno una lista civica di sinistra, per non parlare degli endorsement ricevuti da diversi esponenti del centro-destra.
Anche a Modena è in vantaggio un candidato del Pd, Giancarlo Muzzarelli, ma con uno scarto, almeno teoricamente, molto più ampio, visto che al primo turno ha sfiorato la vittoria con il 49,7%.
Anche qui l’avversario è un grillino: si tratta di Marco Bortolotti, che quindici giorni fa ha ottenuto il 16,3% dei voti e in queste due settimane ha raccolto altri appoggi da politici di centrodestra, come l’ex ministro Carlo Giovanardi (Ncd) che ha definito il M5S “il male minore”. Sostegno ai grillini anche da Lega Nord e Fratelli d’Italia.
A Padova, invece, è la Lega Nord che cerca il colpaccio contro il Pd, che schiera Ivo Rossi ( 33,8% al primo turno), che, da vice, ha sostituito Flavio Zanonato quando quest’ultimo è diventato ministro del governo Letta.
Tutte le speranze del Carroccio, che qui non ha mai vinto, sono puntate su Massimo Bitonci, che quindici giorni fa ha ottenuto il 31,4% dei voti, rendendo l’esito del ballottaggio molto incerto.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 8th, 2014 Riccardo Fucile
PENOSA LITE A SINISTRA DOPO IL LEGITTIMO CAMBIO DI IDEA DELLA SPINELLI PER LA QUALE SI PROSPETTA LA VICEPRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Barbara Spinelli ha deciso: siederà in europarlamento con la sinistra del Gue, insieme e a sostegno del leader greco di Syriza Alexis Tsipras.
E a rimetterci sarà Sel.
La sua doveva essere una candidatura di servizio, ma adesso per la giornalista si prospetta un ruolo di prestigio: la vicepresidenza della Commissione Europea.
Il nome della figlia di Altiero, uno dei padri dell’Europa, ha infatti un forte ascendente anche sul Pse.
«Il Parlamento in cui intendo entrare – dice Spinelli – dovrà , su spinta della nostra Lista e delle pressioni che essa eserciterà in Europa e in Italia, essere costituente. Dovrà lottare accanitamente contro lo svuotamento delle democrazie e delle nostre Costituzioni, a cominciare da quelle italiane e dal vuoto democratico che si è creato in un’Unione che non merita, oggi, il nome che ha».
Parlando poi della decisione di andare a Bruxelles, la Spinelli si dice certa «che i tanti elettori di Sel, battutisi con forza per la nostra Lista, approveranno e comunque accetteranno una scelta che è stata molto sofferta, visti i costi che saranno sopportati dal candidato del Centro designato come il primo dei non eletti».
Il cambio di rotta rischia però di mandare in frantumi il già complicato tentativo di unità delle sinistre oltre il Pd.
Nemmeno il tempo di festeggiare il superamento della soglia del 4% dell’Altra Europa.
Il gioco delle preferenze (al netto della rinuncia di Spinelli) aveva accontentato tutti: un eletto della società civile, il giornalista Curzio Maltese di Repubblica ; uno di Sel, Marco Furfaro; una di Rifondazione, Eleonora Forenza.
Invece ora Spinelli, capolista nelle circoscrizioni Italia centrale e meridionale, ha deciso di optare per il centro, e così resta fuori Furfaro: «Al Sud non ero capolista, ma seconda dopo Ermanno Rea, e da molti verrei percepita come “paracadutata” dall’alto. Mi assumo l’intera responsabilità di quest’opzione, che mi pare la più giusta, nella piena consapevolezza del prezzo che essa comporterà . Io volevo fare il sorteggio ma avete detto di no».
Così scrive Spinelli in una lettera aperta. Ma la reazione della platea riunita ieri al teatro Umberto è stata di assoluta sorpresa: «E questa che democrazia è?». Critiche anche dal comitato di Milano.
Nei giorni scorsi su internet si erano fronteggiati due appelli: uno affinchè Spinelli mantenesse la parola e rinunciasse al seggio; un altro affinchè Spinelli accettasse il seggio, «per unire società civile e mondo dei partiti».
«Considero questa scelta grave – dice il coordinatore di Sel Nicola Fratoianni – perchè sottratta a un percorso collettivo. Sequestrato in modo autoritario da un singolo. Uno stile deludente e un po’ miserabile perchè Spinelli mai si è confrontata con nessuno».
E mentre Sabina Guzzanti firmava il primo degli appelli ma in realtà voleva optare per il secondo («scusate, a furia di firmare appelli mi sono sbagliata…», ha scritto su Twitter) Maltese dalla “Repubblica delle idee” esprimeva soddisfazione: «Bella notizia. Meglio Barbara di Iva Zanicchi».
Matteo Pucciarelli
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Giugno 8th, 2014 Riccardo Fucile
E IL COMPAGNO PIO SCHERZAVA: “SE VADO DENTRO NON ESCO PIU'”
C’è pure la tangente bipartisan in quel teatrino di burattinai, mazzette e miliardi di euro che si è innalzato attorno al Mose.
Soldi delle coop rosse, o presunte tali, che finiscono addirittura al Pdl, il partito del centrodestra, il partito di Silvio Berlusconi.
A testimoniare, una volta di più, che quello che si è visto nello scandalo Expo non era un caso sporadico, ma la prova della mutazione genetica di alcune cooperative di sinistra, diventate, alla bisogna, dei veri comitati di affari.
«No sai, al partito suo (il Pdl, ndr), gli ho appena portato io 150mila euro», dice Pio Salvioli in un’intercettazione ambientale dell’8 febbraio 2013, dalle parti di Piazzale Roma a Venezia.
Salvioli non è un imprenditore, nè un uomo che per un motivo o per un altro, per storia, per cultura, o solo per simpatia, è vicino al centrodestra.
È un ingegnere trevigiano, con un passato nel Pci prima, nel Pds e nei Ds poi.
L’uomo che ha sempre lavorato con le coop, tanto da guadagnarsi il soprannome di “compagno Pio”.
Salvioli, nel Consorzio Venezia Nuova, non è nemmeno uno qualunque. Fa parte del consiglio direttivo, è il braccio destro del patron Giovanni Mazzacurati (i due si chiamano quasi ogni giorno) ed è titolare di un contratto di collaborazione firmato con il Co.Ve.Co., il Consorzio “rosso” con sede a Marghera, nato nel 1954 e che oggi riunisce 85 cooperative in tutto il Centro Nord.
La quota del Co.Ve.Co. sul Mose non è enorme, appena il 2,63 per cento, ma è affidatario tramite la Clodia delle opere milionarie alla Bocca di Chioggia.
«Sto facendo il giro per distribuire – ride il “Compagno Pio” insieme con Andrea Rismondo, il rappresentante della Selc, altra consorziata con il Co.Ve.Co. – uno di questi giorni mi mettono in galera e buttan via la chiave… Devo andare a riferire al capo supremo (Mazzacurati, ndr) e vedo… però la Maria Teresa (Brotto, ex amministratrice di una società ingegneristica, ndr) mi pare disponibile a dire la verità ».
Segue un pezzo di conversazione incomprensibile, poi Salvioli continua: «No ma sai, siccome al partito suo (il Pdl, annotano i finanzieri all’ascolto) gli ho appena portato 150mila euro…e lei sa che gliel’ho portati io…».
Di quale verità sia depositaria la Brotto, non è chiaro. È chiara ai magistrati, invece, la destinazione di quei bigliettoni.
Il 7 febbraio, il giorno prima, li ha consegnati a Sutto, un dipendente del Consorzio, il quale li ha portati poi a Renato Chisso, l’assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità della Regione Veneto, di Forza Italia.
Uno dei tanti modi per ungere il sistema e le pratiche. Ed evitare ostacoli.
Ancor più chiara, e sorprendente, è la provenienza del contante: «150mila euro – scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare – sono stati prelevati da Mario e Stefano Bacheto Boscolo ».
Vale a dire il presidente e il consigliere della Cooperativa San Martino, anch’essa nel consorzio rosso Co.Ve.Co., detentrice, attraverso quello, di una quota consistente del 22,4 per cento del Consorzio Venezia Nuova di Mazzacurati.
«Gli altri 10mila sono stati dati da Nicolò Buson, ex direttore finanziario della Mantovani».
(da “la Repubblica“)
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Giugno 8th, 2014 Riccardo Fucile
L’EX SEGRETARIA DI GALAN. “COSI’ IL DICASTERO DELL’ECONOMIA SBLOCCO’ I FONDI PER IL MOSE”
Sono domande a cui manca ancora una risposta, e i pm veneti stanno pensando di ascoltare Tremonti come persona informata dei fatti. Potrebbe essere chiamato già nelle prossime settimane. Lui, e solo lui, può spiegare
LA VERITà€ DELLA DOGESSA
C’è in particolare una dichiarazione, messa a verbale nell’interrogatorio del 14 luglio 2013 da Claudia Minutillo, la “Dogessa”, l’ex segretaria di Giancarlo Galan, che ha bisogno di un qualche approfondimento.
«Tra i destinatari delle somme raccolte da Mazzacurati (Giovanni, il presidente del Consorzio Venezia Nuova che costruisce il Mose, ndr) vi erano… omissis… e Marco Milanese, uomo di fiducia di Tremonti. A quest’ultimo era destinata la somma di 500mila euro che l’ingegner Neri (stretto collaboratore di Mazzacurati, ndr) conservava nel suo ufficio al momento dell’ispezione della Guardia di Finanza».
La Minutillo, dunque, il testimone chiave dell’inchiesta ritenuta attendibile dai pm, è sicura.
Quei bigliettoni, dice, erano per Tremonti.
A scanso di equivoci lo ripete anche in un altro passaggio: «Neri li aveva nel cassetto, da consegnare a Marco Milanese per Tremonti, e li buttò dietro l’armadio. La Finanza sigillò l’armadio ma la sera andarono a recuperarli e furono poi consegnati a Milanese il 7 giugno del 2010».
Non c’è traccia nè prova, nelle 700 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, di un successivo approdo della somma nelle mani dell’ex ministro, che non è indagato.
Milanese, «il nostro amico», come lo definiscono gli uomini della cupola del Mose, «l’uomo con le mani in pasta in questa storia», come lo presenta Mazzacurati ai magistrati, ha la bocca chiusa, non parla.
Il suo nome è nell’elenco dei cento indagati dell’inchiesta sulle tangenti veneziane ma una ventina di giorni fa, pochi giorni prima che scattassero gli arresti, la procura ne ha revocato la richiesta di custodia cautelare, non si sa se in carcere o ai domiciliari
L’INCONTRO DELLA SVOLTA
Tremonti viene tirato in ballo anche da Piergiorgio Baita, l’ex presidente della Mantovani, quando gli viene chiesto di raccontare come avessero fatto a ottenere lo sblocco nel 2010 dei soldi del Comitato interministeriale per la programmazione economica.
Gianni Letta aveva consigliato a Mazzacurati di «trovare una strada» per rivolgersi a Tremonti. Quella strada si chiama Roberto Meneguzzo, è il direttore dell’azienda vicentina Palladio.
Costui fissa a Milano un appuntamento tra Tremonti e il presidente del Consorzio. «Quando ritorna a Venezia – spiega Baita in un verbale – Mazzacurati fa una convocazione d’emergenza dei soci e dice: “Se volete sbloccare il Cipe ci sono 500 mila euro da consegnare all’onorevole Milanese, almeno una settimana prima della delibera”».
La “pratica Milanese”, quindi, pare avviarsi subito dopo l’incontro faccia a faccia con Tremonti.
Cosa si sono detti in quell’appuntamento? Perchè tanta fretta, da parte di Mazzacurati, nel convocare i sodali che siedono nel Consorzio?
Sarà poi Mazzacurati stesso ad ammettere di avere consegnato «in una scatola» il denaro al consigliere politico di Tremonti nella sede della Palladio Finanziaria, a Milano.
Quell’incontro, di pochi minuti, lo lascia perplesso. «Mi dice che si adopererà e che pensa di riuscire… poi mi ha detto solo grazie, mi ha sorpreso questa cosa, perchè è un po’ imbarazzante anche, ma insomma, non importa… lui mi ha detto grazie».
IL VIA LIBERA DA ROMA
L’impegno porta i frutti sperati. Il 13 maggio 2010 il Cipe approva la delibera n. 31 per la «continuità funzionale di opere di difesa idraulica».
Tradotto, significa che dopo molti mesi di stallo per le ditte del Mose stanno arrivando 400 milioni di euro dal governo Berlusconi.
Scrive il gip veneziano nell’ordinanza di custodia cautelare: «L’intervento di Milanese è stato determinante per l’introduzione di una norma ad hoc», l’ex finanziere è riuscito a contattare e a parlare «con Ercole Incalza e con Claudio Iafolla».
Sono persone che contano, sono il capo della struttura tecnica e il capo di gabinetto del ministero delle Infrastrutture.
E però – annota il gip – Milanese è stato «efficace» anche sul “fronte interno”, su chi cioè reggeva in quel momento il dicastero dell’Economia, Giulio Tremonti, il quale – secondo gli imprenditori veneziani arrestati – non era mai stato troppo favorevole allo sblocco.
Quello stesso 13 maggio, alle 16.15, Paolo Emilio Signorini, il capo dipartimento delle Politiche Economiche della presidenza del Consiglio, chiama Mazzacurati al telefono: «Non abbiamo potuto già oggi dare la destinazione di 400 miloni al Mose, ma il ministero dell’Economia sta predisponendo una norma che dà direttamente l’assegnazione…».
E poi, rassicura il presidente del Consorzio: «Mi sentirei abbastanza tranquillo perchè l’Economia mi è sembrata decisissima su questo, ora fanno la norma… sarà molto rapido, li ho visti veramente molto molto decisi».
Fabio Tonacci e Francesco Viviano
(da “La Repubblica”)
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Giugno 8th, 2014 Riccardo Fucile
ANTI-CORRUZIONE, SOLO CHIACCHIERE: CHI OFFRE DI PIU’? TANTO E’ TUTTO GRATIS
Il guaio vero non è solo quello che i politici non fanno contro la corruzione, ma anche quello che non dicono.
Il che fa pensar male comunque, perchè delle due l’una: o hanno la testa vuota e non sanno di che cosa parlano, o lo sanno benissimo ma hanno la testa bacata.
Prendiamo Renzi che, essendo appena arrivato, non dovrebbe avere nulla di personale da nascondere.
Appena uno scandalo gli esplode in mano, se ne esce con dichiarazioni tonitruanti. Dopo il caso Expo annunciò “il Daspo per chi ruba”.
Risultati concreti: zero assoluto.
Dopo il caso Mose, la spara ogni giorno più grossa. Mercoledì è “turbato”. Giovedì vuole incriminare i corrotti per “alto tradimento”. Venerdì li vuole “fuori dalla politica”, mentre i suoi giannizzeri fingono di non conoscere il sindaco Orsoni per la decisiva ragione che non s’è iscritto al Pd che l’ha candidato, fatto eleggere e sostenuto per quattro anni.
Ieri si accorge che forse Orsoni c’entra col Pd e promette di “mandare a casa i ladri a calci nel sedere”.
Oggi dirà che vuole prenderli a ceffoni. Domani che gli sputerebbe in faccia. Dopodomani che meritano una bastonata in testa e pure qualche cinghiata.
Poi che li cospargerebbe di miele e li lascerebbe lì sotto il sole legati a un albero infestato di formiche rosse.
Chi offre di più? Tanto è tutto gratis.
Intanto giovedì il nuovo ddl anti-corruzione (già necessario visto che il precedente, detto comicamente Severino, partorito 16 mesi fa dal governo Monti e votato dagli stessi partiti che sostengono ufficialmente o ufficiosamente il governo Renzi, è un colabrodo) era pronto per il voto in commissione e l’approdo nell’aula della Camera martedì, magari completato e inasprito con emendamenti del governo.
Ma Renzi l’ha bloccato, annunciandone uno nuovo di zecca che ancora non c’è, però garantisce che arriva venerdì (non si sa ancora a che ora).
Così la rumba riparte da zero e se ne riparla fra qualche mese. Tutti sanno che l’azzeramento l’ha imposto B. da Cesano Boscone, non volendo sentir parlare di falso in bilancio e minacciando di bloccare la boiata del Senato.
Ma Renzi racconta che “il rinvio è stato una mia scelta” perchè “occorre una duplice risposta, strutturale e culturale assieme”. Perbacco. “Bisogna ripartire dall’emergenza educativa”. Perdindirindina. “Cambiare radicalmente il processo amministrativo, l’impostazione della procedura”. Ah bè, allora.
Quindi se politici, imprenditori, funzionari, amministratori, manager, tecnici e alti ufficiali rubano sempre su tutto, collezionano Tintoretto e Canaletto, seppelliscono milioni nell’orto, scrivono pizzini su carta commestibile per poi mangiarseli a colazione, è perchè sono poco educati, culturalmente svantaggiati, strutturalmente traviati dalle procedure.
L’idea che le grandi opere servano soltanto a far girare soldi da rubare per sfamare la Banda Larga e che gli onesti siano pochi deviati infiltrati in un sistema fondato sulla razzia, non sfiora Renzi nè i cervelloni che lo circondano.
Infatti continuano a trattare la corruzione come un incidente di percorso, un’eccezione di poche mele marce (i famosi “ladri” che, beninteso, diventano tali solo in Cassazione, ergo ci rivediamo fra 10 anni).
E, anzichè fermare la rapina, spaccano il capello in quattro tirando in ballo la burocrazia e l’educazione, disquisendo su tesserati e non, o addirittura (la Moretti, che Dio la perdoni) sulla minor gravità del finanziamento illecito di Orsoni rispetto alla corruzione di Galan.
La scena ricorda Prendi i soldi e scappa, con Woody Allen che tenta di rapinare la banca consegnando all’impiegato un bigliettino con scritto “Agite con calma, siete sotto tiro”.
Ma l’altro non capisce perchè legge “aprite con calma, siete sotto giro”. Allora si apre un ampio e articolato dibattito fra decine di persone sulla lettera g che sembra una p e sulla t che pare una g, fino alla scena finale dell’aspirante ladro in guardina, condannato su due piedi a 10 anni di galera, senza attenuanti, prescrizioni, indulti, servizi sociali.
A noi manca giusto il finale. Sempre.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 8th, 2014 Riccardo Fucile
“IL CENTRODESTRA NEGLI ULTIMI DUE ANNI HA PERSO 9 MILIONI DI VOTI: PER RISALIRE OCCORRE ASCOLTARE LE RAGIONI DI CHI NON CI HA PIU’ VOTATO PERCHE’ NON SI FIDA PIU'”
E’ stato ai margini del Parlamento per più di un anno. E zitto. Oggi decide di tornare in campo e di riorganizzare una destra che ‘non può essere rottamata’ perchè nel Dna di questo ideale c’è proprio conservazione e tradizione.
A BlogSicilia parla Gianfranco Fini che il prossimo 28 giugno presenzierà a un’assemblea pubblica rivolta a quegli elettori del centrodestra che negli ultimi due anni hanno scelto altro o di non votare.
Presidente Fini, abbiamo letto che ha scelto di tornare in campo, ma come sono stati questi mesi senza politica attiva?
“Semmai senza il Parlamento. Attraverso l’associazione che ho costituito, ‘Liberadestra’, e le innumerevoli presentazioni del libro che ho scritto, ‘Il Ventennio’, un contatto con la società e con la polis, la parola politica deriva da questo, c’è stato”
Recentemente ha detto di tornare in politica con modalità diverse, quali?
“Il 28 giugno è convocata a Roma un’assemblea aperta, unico requisito siccome è un evento autofinanziato è quello di versare un obolo, ed è rivolta agli elettori del centrodestra, quegli elettori che purtroppo negli ultimi due anni in numero enorme non lo hanno scelto: ci sono 9 milioni di voti che non sono più nell’ambito del centrodestra. Il punto che credo significativo è ‘L’Italia che vorresti, le tue idee per la destra che non c’è’. Io farò un’introduzione indicando, senza polemiche, solo alcuni dei principi e dei programmi che la destra moderna o un centrodestra moderno devono presentare e poi ascolterò il parere di questa platea. Attenzione, però, il rientro in politica non si significa voler fare dei partiti, sono cosciente che siamo in una fase in cui serve un rinnovamento che è cosa diversa da rottamazione e non mi considero un uomo per tutte le stagioni. Spero di poter allenare una nuova squadra”.
Lei dice di non essere un uomo per tutte le stagioni, ma un sondaggio de Il Tempo la colloca ancora in testa al gradimento fra i vari leader del centrodestra che effetto le fa?
“Ovviamente mi ha fatto piacere, ma come onestamente ha scritto lo stesso giornale non è un sondaggio scientifico e un piccolo test che è la riprova che forse il tempo è galantuomo. Ma è storia di ieri”
In un’intervista che ha rilasciato pochi giorni fa al Tg3 lei ha detto che il centrodestra è un po’ una torre di Babele, non è che questo stato di confusione è cominciato proprio qui in Sicilia, la regione del 61 a zero dove vi siete divisi?
“La sua terra ha spesso ha anticipato, nel bene e nel male, delle dinamiche che poi si sono mosse a livello nazionale. Lei non ha torto quando dice che certamente alcuni sintomi della divisione interna al centrodestra, ma anche di una confusione di carattere programmatico, in Sicilia dovevano essere avvertiti qualche tempo fa. Vista dal Continente, la Sicilia, proprio perchè è gelosa della sua autonomia che in passato ha anche dato vita a delle dispense politiche diverse rispetto a quelle nazionali, ha sempre goduto di una sorta libertà di azione. Mi spiego meglio: anche la nascita di movimenti fortemente autonomistici collegati o polemici col centrodestra rientra in questa fisiologia”
E oggi dialogherebbe con uno come Nello Musumeci, col quale ebbe qualche frizione (uscì da An e fondò Alleanza Siciliana) che dall’opposizione a Crocetta cerca di ricostruire il percorso della destra?
“Proprio Nello lo conosco da una vita. Non è che abbia delle preclusioni al dialogo nei confronti di chiunque anche perchè si fa presto a verificare se un dialogo sia finalizzato a qualcosa oppure ad interessi di potere. Guardi, oggi nel centrodestra c’è chi vuole uscire dall’Euro e chi sta anche nel Partito popolare, chi sostiene il Governo Renzi e chi invece sta all’opposizione, chi condivide le riforme istituzionali del patto fra Berlusconi e Renzi e chi le avversa. Il dialogo nel nome dei programmi va fatto con tutti, ma poi bisogna capire se si ha una posizione o meno. Insomma nel centrodestra serve un comune denominatore”
E con chi trovarlo?
“Le ripeto, i soggetti in campo oggi sono quattro: Forza Italia, Nuovo centrodestra, Fratelli d’Italia e la Lega che insieme, negli ultimi due anni, hanno perso nove milioni di voti. Io cerco di rovesciare lo schema del ragionamento se iniziamo questo processo di ricostruzione, che è molto difficile, dalla coda cioè chi sono gli alleati, chi è il leader, rischiamo di non uscirne. Iniziamo, invece, dalla testa ovvero che vuole il centrodestra, quali sono i punti qualificanti, anche perchè non si voterà domani e una volta definito il perimetro comune, i valori ed i programmi c’è tutto il tempo per affrontare la questione”
Dopo l’assemblea di Roma sono previsti degli altri appuntamenti?
“Certamente, ma soprattutto la rete sta dando un contributo notevole e la cosa mi fa ricredere sulla efficacia dello strumento, diciamo così. Poi luglio e agosto sono mesi tradizionalmente complicati e da settembre ci sarà la replica in ogni regione, quindi anche in Sicilia”
Stamani confidando a un trentenne di realizzare questa intervista, lui mi ha risposto: ‘pensa da ragazzino avevo un poster nella mia stanza con il volto e la scritta di ‘Fini ti fidi’ e alle Europee non ho votato’. Che ne pensa?
“E’ l’interlocutore ideale nel senso che, purtroppo, come lui tantissimi non sono andati a votare e nel passato avevano votato destra e il centrodestra, il primo dovere che abbiamo è quello di chiederci perchè ammettendo gli errori che abbiamo commesso, ma soprattutto cercando di capire le ragioni per le quali non si fida più. E secondo me, più che riferite a degli errori nei comportamenti, che sono umani, c’è scarsa possibilità di comprendere cosa vuol dire oggi essere di destra, che tipo di identità e di programmi porta avanti una forza di destra o che si definisce tale. In termini spicci: se lei comprasse del vino per come è fatta la bottiglia o l’etichetta cerca di sapere se il contenuto è buono…”
Indro Montanelli, nel 1994, scrisse una frase che oggi potrebbe assomigliare a una profezia ‘con Berlusconi la parola destra diventerà impronunciabile per almeno 50 anni, per ragioni di decenza’, da giornalista quanto vede realizzata questa previsione fatta venti anni fa?
“Certamente l’idea della destra che Berlusconi voleva dare, quella della rivoluzione liberale, del grande cambiamento, purtroppo non si è tradotta in realtà . Ma quel che è peggio è che nel corso del tempo questa è diventata sinonimo di posizioni che per certi aspetti danno ragione alla profezia di Montanelli soprattutto per quello che riguarda il senso dello Stato, la necessità di comportamenti che siano in sintonia con i principi che si affermano. Troppe volte, poi, si è ceduto alla richieste della Lega, che in alcuni momenti, avevano minato perfino l’identità unica nazionale, che è un altro presupposto della destra. Tuttavia, non sono così catastrofista: è un’immagine, quella della destra per molti aspetti sfregiata, colpita, ma è un’immagine che può essere ricostituita partendo dalla idee e dai programmi e affidando il compito di farlo ai più giovani. Vede, noi non possiamo rottamare perchè la destra è anche conservazione di una tradizione e non si butta alle ortiche una tradizione, un’esperienza, un vissuto, ma rinnovare certamente sì…”
Francesco Lamiani
(da “BlogSicilia“)
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