Dicembre 10th, 2014 Riccardo Fucile
INTERVISTA AL BRACCIO DESTRO DI BUZZI CHE RIVELA: “ABBIAMO VERSATO 10.000 EURO PER LA CENA E SALVATORE GIRAVA PER I TAVOLI”
“Il tavolo alla cena di Matteo Renzi è costato 10 mila euro, ha pagato tutto la cooperativa e, tra i soci della nostra cooperativa, la 29 giugno, c’è anche Massimo Carminati”.
A parlare è Claudio Bolla, braccio destro di Salvatore Buzzi, l’uomo delle cooperative rosse in affari con Massimo Carminati, il capo di Mafia Capitale.
Bolla — che non è indagato — era al tavolo dell’ormai famosa cena di finanziamento per Matteo Renzi, quella del 7 novembre, e con lui c’erano anche Buzzi e Carlo Maria Guarany, entrambi arrestati nell’inchiesta romana con l’accusa di associazione mafiosa.
Bolla, al tavolo eravate in cinque, oltre agli arrestati Buzzi e Guarany, chi erano gli altri due?
Sono due soci della cooperativa, persone senza alcuna carica, non vi dico il nome perchè non mi va di metterli in questo tritacarne senza motivo.
Due soci della cooperativa, senza alcuna carica, che hanno pagato mille euro a testa per finanziare Renzi?
Ma no, non hanno pagato un centesimo, Buzzi mi ha detto che ha sborsato tutto la cooperativa.
L’ha chiesto lei di partecipare alla cena?
Io? Ma se non ci volevo neanche andare… è Buzzi che un giorno mi chiama, mi dice: “Abbiamo preso un tavolo alla cena del Pd, c’è Renzi, ti va di venire?”. La verità è che non ci voleva andare nessuno, era in difficoltà a trovare gente disponibile, così l’ha chiesto a me e agli altri due, perchè, pensando che in quel contesto ti trovi a parlare con imprenditori e amministratori locali, voleva qualcuno in grado di spiccicare due parole in italiano…
Così lei ha stretto la mano a Renzi.
Ma quando mai? Renzi era inavvicinabile.
Avete soltanto mangiato?
Abbiamo mangiato poco e male.
E quanto è costata la cena?
Presumo 10 mila euro, poi non so se Buzzi ha millantato d’aver pagato, e invece non ha pagato niente…
Almeno Buzzi avrà stretto buoni rapporti, quella sera, Renzi l’avrà incrociato.
Salvatore non se l’è filato nessuno…
Ma insomma: che ci siete andati a fare?
Gravitando intorno a quell’area politica, visto che non esiste più il finanziamento pubblico, la cooperativa s’è sentita in dovere di intervenire in favore del partito… ma si va lì per cercare contatti, relazioni, mica per la politica. Salvatore e Guarany andavano di tavolo in tavolo a cercare d’intavolare rapporti, ci sono un bel po’ di selfie…
Per partecipare era necessario l’invito di un politico: chi vi ha invitati?
Salvatore s’è auto-invitato. Non ha bisogno d’essere invitato. Per una cooperativa come la nostra, 10 mila euro, cosa vuole che siano? Non è bello se non ci andiamo, visto che è in corso il finanziamento del partito e non c’è più il finanziamento pubblico.
Carminati lo incontrava spesso in cooperativa?
Ho iniziato a incontrarlo alla fine del 2012 e le assicuro che non mi ha sorpreso per niente: la nostra cooperativa, che ha avuto al suo interno tante persone che hanno commesso reati gravi, è nata apposta per contribuire al loro reinserimento. A noi non interessa cosa abbia fatto in passato: è lo spirito della cooperativa.
Qualche domanda a Buzzi, su Carminati, l’ha fatta?
Certo. E non soltanto io. E alle nostre domande Buzzi ha risposto: “È un lavoratore della cooperativa”.
Che significa un “lavoratore della cooperativa”?
Un socio.
Un socio?
Ho chiesto a Buzzi: “Carminati in che ruolo viene qui?”. E lui mi ha risposto: “È un socio lavoratore”.
Quindi Carminati, il camerata dei Nar, è socio della cooperativa rossa.
Sì, ma i soci non sono tutti allo stesso livello. C’è il consiglio d’amministrazione, la presidenza, insomma c’è una scala gerarchica: Massimo era uno dei soci, non uno dei dirigenti, non prendevo ordini da Carminati.
Con chi aveva rapporti, in cooperativa, il socio Carminati?
Con Buzzi e Guarany. Parlava soprattutto con i dirigenti, ma la sua presenza era sporadica, solo negli ultimi tempi era più presente. Ha segnalato dei fornitori.
Che tipo di fornitori e perchè?
Posti da affittare nel settore dell’accoglienza, case, palazzi. Carminati ha segnalato a Buzzi degli amici, dei piccoli costruttori, quindi anche a me, ma di tutti i posti che ha segnalato, che sono due o tre, nessuno andava bene: in un caso si trattava di un albergo all’Ostiense mentre le altre due strutture erano fuori Roma, ma li ho scartati.
Ma Carminati era un socio vero o fittizio secondo lei?
Penso che sia stato un socio vero.
Ha letto il suo nome sull’elenco dei soci?
Io l’elenco dei soci non l’ho mai visto.
Mai visto?
Pensi che l’abbiamo cercato per quattro giorni, da quando ci sono stati gli arresti, e l’abbiamo trovato soltanto oggi: sono tre faldoni di nomi che abbiamo appena consegnato al nuovo consiglio di amministrazione.
E il nome di Carminati c’è?
Voglio verificarlo anche io. Voglio capire fino a che punto Buzzi può averci raccontato balle.
Antonio Massari
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 10th, 2014 Riccardo Fucile
L’ANNUNCIO DI UNA NUOVA LEGGE CONTRO LA CORRUZIONE: VEDIAMO SE SI PASSA DALLE PAROLE AI FATTI
Mercoledì, a una mia domanda a Bersaglio Mobile su La7, Renzi ha risposto che contro la corruzione non occorrono nuove leggi.
Ieri ha annunciato una nuova legge contro la corruzione.
Non mi illudo che mi abbia dato retta: molto più probabilmente ha fiutato, da quel notevole annusatore che è, l’aria che tira e ha capito che sventolare il bel nome di Raffaele Cantone e mandare in giro il commissario Orfini non basta a frenare l’ondata di discredito che tracima dalle carte di Mafia Capitale.
La paura fa 90.
Sia come sia, è una buona notizia il fatto che abbia cambiato idea. Anche se, per diventare un fatto, l’annuncio deve tradursi in un disegno di legge e, soprattutto, il disegno di legge deve passare al vaglio del Consiglio dei ministri poi della Camera poi del Senato, dove gli allergici agli inasprimenti di pena per i colletti bianchi sono legione. Molto meglio sarebbe stato ricorrere a un decreto, i cui requisiti di necessità e urgenza non c’è nemmeno bisogno di spiegare: basta leggere i giornali.
Oltretutto, in base al “favor rei”, le norme più severe in materia penale valgono solo per il futuro (cioè per le corruzioni di domani, non per quelle di oggi e di ieri): dunque un decreto non lederebbe alcuna garanzia.
Ma bisogna accontentarsi. Pare che Renzi sia rimasto molto colpito dal caso di Giancarlo Galan, tuttora incredibilmente presidente della commissione Cultura della Camera, che dopo quasi tre mesi al fresco ha ottenuto di patteggiare 2 anni e 10 mesi di carcere (finto: a parte la custodia cautelare già scontata, andrà ai servizi sociali) e di restituire 2,6 milioni (una parte delle tangenti contestate dai pm).
Dunque ha annunciato l’aumento della pena minima per la corruzione, dagli attuali 4 anni a 6.
E alcune modifiche della prescrizione (per allungarla) e della confisca dei beni per chi ha rubato (per obbligare il condannato a “restituire il maltolto fino all’ultimo centesimo”). Domani, quando il testo uscirà dal Consiglio dei ministri e passerà dalla tradizione orale a quella scritta, ne sapremo di più.
Al momento si può dire che l’aumento del minimo della pena non incide sulla prescrizione (che si calcola sul massimo).
Però può essere utile per impedire i patteggiamenti al ribasso: oggi la media delle pene patteggiate in Italia per corruzione è inferiore ai 2 anni e non solo consente al condannato di scansare la galera, ma anche di andare o restare in Parlamento (la Severino, guardacaso, salva da decadenza e ineleggibilità i pregiudicati fino a 2 anni).
È vero però che non basta alzare il minimo di pena da 2 a 4 anni per garantire la galera a chi patteggia: sia perchè il gioco delle attenuanti può portare a condanne inferiori ai 4 anni, sia perchè le continue leggi svuotacarceri (quattro dal 2010 a oggi, una per governo: da Berlusconi a Monti a Letta a Renzi) hanno portato a 4 anni la pena totale o residua che si può scontare ai servizi sociali anzichè in galera.
Quanto alla confisca dei beni del corrotto, è già prevista dalla legge attuale, anche “per equivalente”: cioè, una volta dimostrato che Tizio ha incassato una mazzetta di tot milioni, gli si possono confiscare beni di pari entità , anche non in denaro.
Quello che manca è l’estensione ai corrotti delle regole vigenti per i mafiosi: la confisca dei beni di cui il titolare non riesce a dimostrare la legittima provenienza, anche se intestati ad altri, invertendo l’onere della prova (non è il giudice a dover dimostrare che li hai rubati: sei tu che devi provare di averli guadagnati lecitamente).
Se è questa l’intenzione di Renzi, è un altro passo in avanti.
A questo punto, però, perchè non riprendere l’idea lanciata nel ’93 dal pool Mani Pulite a Cernobbio?
Semplificava l’infinita gamma di reati dei pubblici ufficiali infedeli, che costringe pm e giudici a fare i salti mortali per distinguere fra corruzione, concussione, traffico d’influenze e altre fattispecie.
Come? Creando un unico reato, punito col carcere da 4 a 12 anni (come la vecchia concussione), per qualunque pubblico ufficiale accetti soldi da un privato, senza sindacare la causale del versamento.
Siccome il ferro va battuto finchè è caldo, la buttiamo lì: vedi mai che lassù qualcuno ci ascolti.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 10th, 2014 Riccardo Fucile
I CASI DELLA MAMMA DI LORIS E DEL FRATELLO DI MANGO
Le due notizie viaggiano sui siti l’una accanto all’altra ed è difficile sfuggire alla tentazione di prenderle per mano.
La mamma di Santa Croce Camerina, accusata di avere strangolato il figlio di otto anni.
E il fratello maggiore di Mango che muore di crepacuore durante la veglia funebre del cantante fulminato da un infarto trentasei ore prima.
Due storie e un’unica protagonista, la famiglia.
Questa struttura protettiva ma anche innaturalmente costrittiva che Platone voleva abolire, almeno per le classi dominanti, nella convinzione che estraesse il peggio dagli esseri umani.
In realtà tira fuori quello che c’è. La famiglia è un pennarello evidenziatore.
Se sei di pasta buona come il fratello di Mango, talmente in equilibrio da non avere mai consentito all’invidia per il suo successo di prevalere sull’amore, la famiglia diventa il luogo dei legami indissolubili e dei sentimenti assoluti.
Ma se hai qualche baco nel cuore o nel cervello e, magari una madre così immatura e incosciente da dirti che sei nata per sbaglio, non assocerai la famiglia al rifugio di un abbraccio ma all’umiliazione di un rifiuto.
Puoi salvarti, e in tanti si salvano. Qualcuno evolvendo, altri accettando la menomazione e rinunciando a perpetuarla in una nuova famiglia.
Oppure puoi reagire da bestiolina ferita e riprodurre il trauma che ti ha segnato la vita. Allora sarai anche tu una madre-bambina, anche tuo figlio nascerà per sbaglio, anche a lui lo farai pesare.
A quel punto nella tua psiche alterata potrà scaturire di tutto.
Persino l’impulso di sacrificare un innocente per regolare idealmente i conti con tua madre e con te stessa.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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