Aprile 24th, 2015 Riccardo Fucile
SOLO IL 36% SI RICONOSCE IN QUEGLI IDEALI
Resistenza addio. 
Alla vigilia delle celebrazioni del 25 aprile, un sondaggio Ixè per il programma Agorà su RaiTre afferma che il 58 per cento degli italiani non considera più attuali i valori della guerra di liberazione dal nazi-fascismo.
Poco più di 1 italiano su 3 (36 per cento) si rivede ancora in quegli ideali.
Inoltre il 51 per cento dice che sabato non parteciperà alle celebrazioni, mentre il 22 per cento dichiara che sarà in una delle tante piazze italiane e un altro 27 per cento sostiene che seguirà la ricorrenza davanti alla tv.
Il sondaggio arriva proprio nel giorno in cui il Capo dello Stato, Sergio Mattarella – in un’intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica – ricorda che “nella nostra democrazia confluiscono molti elementi storici nazionali, ma quello dell’antifascismo ne costituisce l’elemento fondante”.
Mattarella aggiunge: “L’abitudine alla libertà e alla democrazia rischia talvolta di inaridire il modo di guardare alle istituzioni
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Aprile 24th, 2015 Riccardo Fucile
EXPO, L’EVENTO COMICO DELL’ANNO
Malgrado abbia già dato da mangiare a un sacco di gente, attualmente in galera, non è stata una buona idea dedicare l’Expo Milano 2015 al cibo.
Era molto meglio dedicarlo al riso.
Non nel senso del prodotto nazionale cinese, ma di quello italiano: le pazze risate.
Il grande baraccone che si inaugura, pare, il 1° maggio alla presenza del presidente del Consiglio Renzi (quello della Repubblica adesso si chiama Mattarella, e mica è fesso: si tiene a debita distanza), si annuncia come l’evento comico dell’anno, forse del decennio, se tutto va bene del secolo.
Le cronache dal fronte dei lavori, peraltro proibito ai giornalisti, ai fotografi e ai cameramen per evitare l’effetto-gufi, sono strepitosamente esilaranti.
Si parla di lavori completati soltanto per il 25 per cento: tre su quattro sono ancora in pieno cantiere e non saranno pronti che fra qualche settimana, o mese, o anno.
E il calcolo comprende soltanto le opere di responsabilità Expo, esclusi dunque i padiglioni stranieri, anch’essi in altissimo mare (quello del Nepal, per dire, un edificio tutto in teak intagliato a mano, sarà pronto non prima del 2025).
Ma il commissario Giuseppe Sala si è detto sereno: “L’Expo parigina del 1890 fu molto peggio” (in realtà la data esatta è il 1889, e in effetti quegli incapaci dei parigini costruirono soltanto la Torre Eiffel: straccioni).
Anche il governatore Bobo Maroni, che è riuscito a infilare nella struttura due sue amiche e, last minute, pure il suo avvocato, ha gettato acqua sul fuoco col suo sottile umorismo: “Tanto l’evento dura sei mesi”.
C’è tempo. Infatti si era pensato di spostare la cerimonia di inaugurazione all’ultimo giorno anzichè al primo.
Ma l’idea, come tutte quelle buone, è stata inspiegabilmente scartata.
Comunque, assicurano le expompe, cioè le cronache dei giornali finanziati da Expo a botte di paginoni pubblicitari e altri lubrificanti all’ottimismo obbligatorio, “si lavora giorno e notte: solo per il Padiglione Italia ci sono 500 addetti 24 ore su 24”.
Non dormono mai e sperano che non piova per non dover rallentare vieppiù: approfittando del bel tempo, hanno già posato la bellezza di “750 pannelli di cemento biodinamico del peso di 2 mila tonnellate”.
Una cosetta leggera che, se ha richiesto cinque anni per fare metà dei lavori, ne richiederà una ventina per smontarli.
Eppure i ritardi più clamorosi vengono segnalati proprio nel Palazzo Italia e negli edifici del Cardo, sedi delle cosiddette “eccellenze made in Italy”, orgoglio e vanto del Belpaese.
Fra sette giorni saranno aperti, ma solo un po’, diciamo per finta: “gli uffici —
informa La Stampa — saranno lasciati per ultimi”, anche per ostacolare gli accertamenti della Guardia di Finanza su appalti e libri contabili.
Ma niente paura: “Ai piani alti si fanno professioni di fede: ‘Tutto quello che non sarà visibile non darà fastidio’”.
I visitatori, muniti di apposite aste da equilibrista, potranno passeggiare basculando su comode assi di legno a strapiombo sui cantieri, che però saranno invisibili grazie all’ultimo appalto andato a segno: quello da oltre 2 milioni di euro per coprire i ritardi, i camion, le betoniere, le gru, le impalcature e le altre vergogne con paratie, camouflage, trompe l’oeil, prefabbricati e teli.
Per esempio: un pannello dipinto a olio e raffigurante il santo patrono Francesco d’Assisi che si spoglia dei suoi averi nasconderà un gruppo di faccendieri intenti a scambiarsi le ultime mazzette.
Un finto pavimento in cartongesso ricoperto di fresche frasche celerà poi una botola per inghiottire i carabinieri e i poliziotti inviati dalla Procura ad arrestare gli appaltatori, farli precipitare in una vasca di cemento a pronta presa e trasformarli in piloni portanti dell’Albero della Vita (l’agile simbolo dell’intera kermesse, 35 metri di legno e acciaio, per il modico costo di appena 7 milioni di euro).
Purtroppo non ci sarà neppure il tempo per le bonifiche dall’amianto di cui i terreni sono riccamente impregnati, e nemmeno per i collaudi delle opere che verranno così testati direttamente dai visitatori, anche con opportuni incentivi: il primo che si azzarda a entrare in un padiglione incompleto vincerà il Premio Expo Cavia e, se sopravvive, avrà un biglietto omaggio per tornare con qualche amico.
La vigilanza agli ingressi, com’è noto, è affidata alla stessa ditta di security che ha così ben vigilato gli accessi al Palazzo di Giustizia.
Poi c’è il famoso drone che sorvola tutta l’area, o meglio la sorvolava fino a qualche settimana fa, prima che i vertici di Expo decidessero di tenere lontana la stampa e di pilotare essi stessi le informazioni sullo stato di avanzamento (anzi di arretramento) lavori.
Pare che ora, opportunamente riconvertito dagli scopi ricognitivi a quelli militari, il drone verrà paracadutato sul Mediterraneo, per colpire e affondare i barconi degli scafisti in base al lodo Santanchè- Salvini-Alfano-Renzi.
E si spera che gli abbiano disattivato la memoria: non sia mai che si ricordi da dove viene e vada a bombardare Expo.
Della qual cosa, peraltro, nessuno si accorgerebbe, visto che l’area somiglia ancora a Dresda dopo il passaggio dell’aviazione britannica.
Nel caso in cui l’operazione Tempesta sul Mediterraneo dovesse fallire, si potrebbero caricare i migranti appena sbarcati su treni per Milano Centrale e su voli charter per Linate e convogliarli su Expo per incrementare i visitatori, a giudicare dalle prenotazioni ancora pericolosamente lontani dalla prevista quota di 29 milioni. Farinetti li attende con l’acquolina in bocca nei 20 ristoranti regionali sui suoi 8 mila metri quadri senza gara.
L’amico Renzi aveva pensato di ribattezzare il Padiglione Italia “Padiglione Eataly”. Poi però ha optato per “Padiglione Italicum”.
Così la colpa dei ritardi è di Bersani.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 24th, 2015 Riccardo Fucile
IMMIGRAZIONE, NESSUN IMPEGNO DALLA UE SU ACCOGLIENZA E INTERVENTO
“È stato un appuntamento molto significativo. Capiremo se si passa dalle parole ai fatti. Ma per la prima
volta abbiamo avuto la possibilità di un Consiglio straordinario”.
Matteo Renzi esce in conferenza stampa a Bruxelles poco prima delle 22. E rivendica quello che può rivendicare: il fatto di aver ottenuto un vertice straordinario dopo il naufragio nel canale di Sicilia.
Perchè nel merito dall’Unione europea ha avuto poco e niente.
Il Consiglio doveva durare tre ore e si è protratto per cinque. Sulle richieste italiane (mandato politico Ue per un intervento in Libia, diversa ripartizione dei profughi e rafforzamento di Triton) c’è stata molta resistenza da alcuni dei Paesi membri.
Sono le parole della Merkel a far capire com’è andata: “Abbiamo triplicato i fondi per Triton. Ma non abbiamo parlato dell’ampliamento. Non c’era accordo, troppe divergenze”.
E sull’intervento: “Serve una base di diritto internazionale per una missione militare in Libia”.
Pure sulla richiesta italiana di una revisione delle quote di rifugiati destinati a ogni Paese, la Merkel è netta e non risparmia la bacchettata: “Nessuna decisione sulle cifre. Siamo pronti a sostenere l’Italia ma la registrazione dei rifugiati deve essere fatta secondo le regole Ue”.
Insomma, ha un bel dire Renzi che “per la prima volta c’è una strategia europea”. Quello che c’è è un documento, “che ricalca i 4 punti richiesti dal governo”, sottolinea il premier.
Li ricalca, evidentemente, nel senso che li prende in considerazione.
A metterci più mezzi e più soldi — non tanti in assoluto, ma comunque il triplo di prima — i leader dei 28 paesi sono pronti.
Un po’ meno a spartirsi i disperati che approdano sulle coste italiane e a cambiare le regole del diritto d’asilo, che oggi va chiesto nel Paese d’arrivo nell’Ue e non in quello di destinazione.
Quanto all’imboccare la via del decisionismo contro gli “scafistischiavisti”, l’Ue vuole pensarci sopra.
E affida alla Mogherini l’incarico di definire mandato e dettagli operativi di un’azione comunitaria tesa a contrastare la tratta di esseri umani.
Prima di passare all’azione, bisognerà coinvolgere l’Onu, perchè si tratta d’intervenire nelle acque e lungo le coste libiche, di un Paese terzo senza un governo credibile.
E i tempi si annunciano lunghissimi: si parla di mesi.
I capi di Stato e di governo sono d’accordo sulla necessità di lottare contro i trafficanti, almeno sulla carta, ma ci sono molti dubbi su quale sia il mezzo migliore. La Mogherini si metterà al lavoro per studiare una “possibile operazione”.
L’idea è quella di “montare” un’azione militare che preveda azioni chirurgiche, con obiettivi precisi, per distruggere i barconi prima del loro utilizzo, quindi anche sulle coste libiche.
Si è parlato in questi giorni del modello Missione Atalanta, quella in Somalia: ma non sarà così. Critico verso questa opzione è stato anche il presidente del Parlamento europeo Schulz. Nessun intervento militare, per ora.
Con buona pace dell’interventismo esibito da Renzi in questi giorni. Che però in questa direzione ha spinto fino alla fine durante il vertice: “Abbiamo chiesto a Francia, Regno Unito e anche Spagna una mano per la risoluzione Onu”.
Un percorso pieno di “se”: “Se non ci sarà la missione Onu studieremo le vie alternative”, ammette Renzi.
Niente di fatto sulla richiesta italiana di rivedere gli accordi Dublino 3 sulla ripartizione dei migranti.
La Commissione propone un progetto pilota per reinsediare nei vari Stati, su base volontaria, circa 5000 fra i rifugiati in arrivo e il ricollocamento di una parte dei migranti sbarcati in Italia, Grecia e Malta negli altri Paesi Ue. Un gesto simbolico.
Le risorse di Triton aumentano ma non cambierà il mandato di sorvegliare le frontiere (e non di ricerca e salvataggio, come Mare Nostrum).
Nonostante le pressioni Onu, molti Paesi hanno fatto resistenza. Il vertice, infine, ha stabilito di rafforzare le operazioni di polizia ai confini della Libia per evitare le partenze.
“L’Europa non gira gli occhi rispetto a quanto accaduto. Entro giugno elaborerà una road map”, continua a ripetere il premier.
Giugno è lontano.
Giampiero Gramaglia e Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 24th, 2015 Riccardo Fucile
LE COMICHE FINALI: IN SOCCORSO DEL PARACADUTATO TOTI ARRIVANO ANCHE NCD E UDC, FINO A POCHI GIORNI FA A SOSTEGNO DELLA PAITA… E LA LEGA SI CALA LE BRACHE, AMMESSO CHE NE POSSEDESSE ANCORA UN PAIO
Trovato l’accordo tra Giovanni Toti, candidato di Forza Italia alla presidenza della Regione (sostenuto da Lega, FdI, Liberali, Nuovo Psi, Riformisti Italiani), e Area Popolare, che nei giorni scorsi aveva manifestato la volontà di correre da sola.
«Dopo un confronto su obiettivi e programmi, portato avanti con tutti gli alleati della coalizione abbiamo raggiunto un accordo con cui Area popolare – Liguria si unisce al nostro sforzo per cambiare il governo di questa regione. L’accordo è di carattere regionale», ha detto Toti.
«L’accordo con Ncd e Udc si basa sul comune convincimento che l’attuale amministrazione non abbia prodotto risultati apprezzabili per la regione e che sia giunto il momento di cambiare tornando al governo della Liguria dopo 10 anni», ha detto Toti.
L’accordo si fonda «su programmi amministrativi condivisi e ricette comuni per lo sviluppo del territorio», ha precisato il consigliere di Silvio Berlusconi.
Secondo indiscrezioni all’accordo hanno lavorato per Ap Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, Rosario Monteleone leader dell’Udc in Liguria, Alessio Saso ed Eugenio Minasso, del Nuovo centro destra ligure e Dore Misuraca, responsabile degli enti locali di Area popolare.
Secondo quanto appreso, Area popolare ha ottenuto di avere nel “listino del presidente” che contiene i sei nomi che entrano in Consiglio in caso di vittoria, anche se non eletti, Andrea Costa, sindaco di Beverino (La Spezia), mentre il capolista su Genova dovrebbe essere Luigi Zoboli, coordinatore regionale di Ncd.
(da “il Secolo XIX“)
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Aprile 24th, 2015 Riccardo Fucile
INVITA GLI ALTRI A PORTARSI IMMIGRATI E ZINGARI A CASA, MA LUI HA PENSATO SOLO A SISTEMARE SENZA CONCORSO LE SUE DUE EX MOGLI IN COMUNE E REGIONE
Se c’è un teorico limite all’indecenza, Matteo Salvini l’ha superata da molto tempo.
Non dice mai cose
originali, ripete spesso quello che ascolta nei locali dove rutti e flatulenze si mescolano a pitali maleodoranti del Po.
Un classico del suo repertorio è invitare chi non è d’accordo con lui “a portarsi a casa zingari e immigrati”, buon ultimo è toccato anche a Gianni Morandi.
Ma qualcuno potrebbe chiedergli quanti italiani indigenti o barboni padani o vecchietti abbandonati di pura razza lumbard ha accolto a casa sua?
Un uomo fuori corso come lui (nel senso dei 12 anni extra trascorsi a non fare una mazza all’università ), perchè non ha ancora dato l’esempio, ospitando a casa sua quei “poveri italiani costretti a vivere sotto i ponti mentre i profughi li mettiamo in alberghi a 4 stelle”?
Che aspetta ad aprire le porte della sua ricca dimora ai meno abbienti uno che guadagna oltre 120.000 euro l’anno con lo stipendio che gli garantisce quella Unione europea che a parole vorrebbe distruggere?
E ci spiega perchè parla tanto degli esodati e dei disoccupati, ma quando si è trattato di piazzare senza concorso e per chiamata diretta in quota Lega qualcuno in Comune ha sistemato la sua prima ex moglie e non un padre di famiglia che ha perso il lavoro?
E come mai ha ripetuto in regione la stessa operazione con la sua seconda ex moglie a 75.000 eurini l’anno senza privilegiare una giovane precaria?
E perchè ha ritirato la costituzione di parte civile contro Belsito quando avrebbe potuto destinare quei proventi a qualche giovane artigiano per aprire un’attività ?
E magari qualche cognata d’Italia che divide l’appartamento politico con lui potrebbe anch’essa mettere a disposizione stanze e corredo a qualche mendicante della Garbatella.
Così, tanto per iniziare a capire che non tutti gli italiani di destra amano farsi prendere per il culo.
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