Ottobre 16th, 2015 Riccardo Fucile
DOPO LA DIASPORA BERLUSCONIANA, MODERATI SENZA META… L’IPOTESI DEL GRUPPO UNICO NCD-VERDINI-FITTO
Altro che transfughi, questo è un gigantesco esperimento di trasformismo collettivo. Tutto colpa dell’otto settembre del berlusconismo, che fa rima con poltronismo: «Il sistema è in decomposizione. Qualche collega vive come nel braccio della morte – ammette Carlo Giovanardi – e prova ad allungare la legislatura».
Benvenuti al Grand Hotel Senato, dove tutti cercano una camera con vista sul renzismo.
Solo a Palazzo Madama centododici cambi di casacca in due anni, un record strabiliante.
«Gente disperata – sostiene Umberto Bossi – che difende solo la poltrona».
Anime in pena che si offrono a chi promette il sogno migliore.
«E invece io resto fermo – sussurra il senatore Antonio Gentile – perchè tutti questi movimenti sono votati al suicidio. Sono un mediatore, afferro chi vuole buttarsi dalla finestra…».
Esodo e controesodo, così funziona tra i reduci di Arcore. Dopo un’ondata verso il centrosinistra, è il momento del riflusso antirenziano.
«Sono costretti a girare per l’eternità inseguendo un’insegna – si lanciano i fittiani Pietro Laffranco e Massimo Corsaro – come gli ignavi dell’Inferno dantesco». Verdiniani, alfaniani di sinistra e alfaniani di destra, conservatori e, new entry, la scissione orchestrata da Gaetano Quagliariello.
«La dissoluzione è totale, assoluta – sorride Luigi Compagna, senatore da quattro legislature – E purtroppo il Nuovo centrodestra è diventato il comitato elettorale per la difesa della poltrona del ministro dell’Interno. Ma sì, magari passo con Gaetano, ma nè io nè lui diamo risposta alla fine del berlusconismo: addò cazz’ s’avviamo? ». Contro Angelino si batte pure Nunzia De Girolamo.
Ministro dell’Agricoltura, fu licenziata da Enrico Letta e divenne tifosa del governo Renzi. Oggi è tornata da Berlusconi e viaggia con lui in elicottero, da socia riconosciuta del cerchio magico.
Si salvi chi può, questa è la colonna sonora della legislatura.
Un esempio genuino lo regala il deputato Riccardo Gallo Afflitto, secondo le cronache in bilico: «No, guardi, non lascio Berlusconi. Alzo solo il prezzo. Magari mi candido in Regione, ma di certo Margherita, Pd, Mpa e, appunto, Forza Italia.
Non si tratta più solo di scissioni. È un mondo senza futuro, quello che fa e disfa gruppi al ritmo della luce.
Perchè manca il collante: «Berlusconi è un uomo di 79 anni – ammette il quasi coetaneo Franco Carraro – e alla nostra età ragioniamo con un orizzonte più ristretto».
Tutto e subito, insomma, ma chi lo spiega a chi si batte per la poltrona di domani? Molti militano in Gal, la Svizzera dei gruppi del Senato: chi ci sta dentro vota indifferentemente a favore o contro l’esecutivo.
Uno è Michelino Davico, eletto nelle liste della Lega: «Ma poi coi forconi in piazza ho votato per il governo Letta. E, per coerenza, per Renzi».
È stato pure senatore Idv, vero? Ci pensa, poi finalmente ricorda: «Portavoce per qualche mese, sì. Ma era una sorta di favore, per dare rappresentanza». Restare sul ponte del Titanic per cinque anni è logorante. Infatti resto in Forza Italia. Da fermo, Silvio vale il 12%, rieleggerà parecchi parlamentari. A sinistra invece c’è il partito di Renzi, non quello di Verdini: le pare che mi vado a suicidare?».
Altro esempio? Il senatore azzurro Riccardo Villari. Ha da poco votato le riforme costituzionali, in aperto dissenso dal gruppo. Ieri si intratteneva alla Camera con parecchi colleghi del Pd. Ex colleghi, in fondo, essendo transitato per Dc, Ppi, Cdu, Udeur, molti si sono adeguati: «Potevamo dipendere dall’umore della Pascale? – domanda il verdiniano Ignazio Abrignani – Non potevamo, no. Ora aspettiamo il partito della nazione, ma se non cambia la legge elettorale rischiamo».
Intanto si attrezzano. Mente dell’operazione è proprio Verdini, che ieri ha arruolato il senatore azzurro Pietro Iurlaro.
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica“)
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Ottobre 16th, 2015 Riccardo Fucile
INTERVISTA ALLO STUDENTE DI “SENZACENSURA.EU”, IL SITO CHIUSO DALLA POLIZIA POSTALE: “LE MIE NOTIZIE ERANO PALESEMENTE FALSE, MA DIVENTAVANO VIRALI E IO GUADAGNAVO SEMPRE DI PIU'”
“Catania, 15enne bruciato vivo. Massacrato perchè cristiano”. 
“Roma: extracomunitario tenta di stuprare bambina. Interviene un passante e lo demolisce”.
“Napoli, ospitano un pakistano a cena: stupra la figlia e viene picchiato dal padre”. “Marocchino salva bambino in mare e poi muore per la fatica”. “Quattro tunisini stuprano la moglie e poi uccidono il marito a sprangate”. “Nigeriano stupra madre e figlia, il marito gli getta l’acido sul pene”. “Immigrato violenta bambina di 7 anni. Il padre gli taglia le palle e gliele fa ingoiare”.
Con quest’ultimo titolo, e relativo “articolo”, “ho fatto più di cinquecentomila visite, e guadagnato mille euro, solo nella prima settimana”.
Senza contare le centinaia di migliaia di Mi piace e condivisioni su Facebook.
Funzionava così: il protagonista del nostro articolo ha aperto un blog, l’ha trasformato in un giornale di informazione in Rete e ha cominciato a pubblicare notizie molto spesso inventate di sana pianta, bufale e fandonie che mettevano al centro della scena (del crimine) sempre e soltanto lui: il nemico immigrato e le sue nefandezze.
Più la sparava grossa, più ingannava deliberatamente, più soffiava sul fuoco dello spirito peggiore del nostro tempo e più gli aumentava il volume di visualizzazioni e lettori. Che lievitavano a numeri inimmaginabili.
E a questo punto faceva soldi veri, talvolta a palate, grazie alla pubblicità di Google Adsense e similari. Ogni click, un tot di centesimi.
“Ogni mille visite guadagnavo due euro” ci rivela. Conta solo la quantità di “contatti”: alla propaganda di massa ci pensavano Facebook e gli altri social newtork, dove condivideva e spammava gli articoli falsi attraverso una girandola di fake e pagine fittizie forti, a loro volta, di consensi impressionanti: quasi 87 mila i followers di “Uomo d’onore”, e ben 130 mila quelli di “Cresciuti per le strade”.
Un like, si sa, tira l’altro e a furia di essere diffusa qualsiasi notizia può diventare virale, e quindi verosimile, e perciò “vera”.
Gli algoritmi dell’advertising sul web non sono programmati per riconoscere le categorie del bene e del male
Dalla sua cameretta di San Cataldo, nella provincia di Caltanisetta, un giovane studente di nemmeno vent’anni, Gianluca Lipani, era diventato un piccolo imperatore del finto giornalismo a base di razzismo e caccia all’immigrato online.
Prima che circa un mese fa la Polizia postale siciliana lo scoprisse e denunciasse per istigazione alla discriminazione razziale.
Il suo sito di “informazione”, “Senzacensura.eu”, “il blog senza peli sulla lingua”, oggi oscurato, era seguitissimo: “Viaggiavo sui 500 mila lettori al mese”.
Senzacensura.eu era una terra promessa per tutti gli aspiranti o magari inconsapevoli Ku Klux Klan all’italiana.
Perchè raccontava, o meglio, immaginava storie raccapriccianti dove gli italiani, “brava gente già stremata dalla crisi”, erano sempre vittime di immigrati brutti, sporchi e cattivi, colpevoli dei reati più immondi, mentre lo Stato lassista e parassitario sta a guardare.
Sbatti il mostro – extracomunitario of course – in homepage. Tutto ciò per puro spirito di “mercato”.
“Non agivo per risentimento nei confronti di soggetti di diversa nazionalità . Lo scopo della mia attività era quello di attirare l’attenzione sul mio sito guadagnando, con i banner pubblicitari, dagli ingressi degli utenti” ha dichiarato il ragazzo ai carabinieri, e lo stesso ha fatto a noi, nell’intervista esclusiva che segue.
“Non siamo di fronte a un singolo articolo, ma c’è stata una reiterazione nel tempo e molte persone erano portate ad avere un senso di risentimento nei confronti degli extracomunitari” è stato il commento del dirigente della polizia postale Marcello La Bella.
E Senzacensura.eu era solo uno dei tanti portali che “commercializzano” la tragedia di migranti in fuga da guerre e orrori.
Sul suo profilo Facebook “ufficiale”, Gianluca Lipani ha 3310 amici.
Posta roba innocente, indistinguibile da quella dei suoi coetanei. Calcio, humour greve, battute sulla nuova Miss Italia e foto d’amore con la fidanzatina, che gli scrive: “Sei la persona più bella del mondo. Sei un ragazzo d’oro”.
Gianluca porta i capelli dritti e sparati come quelli dell’ex attaccante del Milan El Shaarawy. Orecchini. Fisico palestrato il giusto. Sopracciglia ad ali di gabbiano. Una passione generazionale per il rap.
Quando Senza Censura.eu era ancora online, lui si firmava “Il Divulgatore” e si descriveva così: “Sono un webmaster che cerca di dar voce agli italiani tramite la diffusione virale. Da troppo tempo noi italiani subiamo le spergiure di uno Stato ignobile che pensa a sfamare i propri governanti e lasciare nella miseria i cittadini. Da questo momento saprete la verità grazie alle informazioni che vi pongo giorno dopo giorno. Solo tramite l’informazione, QUELLA VERA, riusciremo a distruggere questa situazione che ormai affligge la vita di molti italiani”.
Come e perchè hai aperto questo sito di “informazione”, Gianluca?
“à‰ nato per dare realmente voce a fatti che sono trascurati dai giornali; ma purtroppo queste cose non sono seguite, ricevono pochissime visualizzazioni, nessuno le condivideva sui social e allora mi son chiesto: “Quali fatti potrebbero coinvolgere più gente?”. Osservando dal tg le gesta di un noto uomo politico, con i suoi famosi discorsi populistici contro i migranti, ho notato subito la notevole attenzione che catturavano le sue parole d’ordine. E allora mi è venuto in mente di creare un sito con discorsi e una retorica simile: se può farlo un Onorevole, perchè non può farlo un ragazzo disoccupato?”.
Parliamo della natura dei tuoi “articoli”.
“Le mie notizie erano chiaramente inventate: solo chi non ha facoltà di discernimento poteva crederci. Dico questo senza voler offendere in nessun modo il mio pubblico, grazie a cui le notizie diventavano estremamente virali, e alla velocità della luce. Una volta resomi conto di quanto tirasse il tema “immigrazione”, ho proseguito su questo solco continuando a pubblicare notizie false e infondate. Fingendo che fossero vere, altrimenti chi le avrebbe più lette? Tu mi dirai: hai violato la legge. E perchè, allora, i nostri politici continuano a dire e promettere cose non vere e assurde, senza pagare mai per le loro frottole?”.
Che cos’è, per te, la verità ?
“La verità , quella vera, non esiste, o meglio esisteranno sempre delle verità nascoste dietro a un racconto e soprattutto dietro a una notizia: perchè le baggianate proliferano anche nel giornalismo vero, proprio per spingere il lettore a leggere gli articoli”.
Qual è la differenza tra una notizia vera e una bufala?
“La notizia vera è sempre seguita da una fonte; la bufala si capisce dal modo stesso in cui viene scritta. Nei miei articoli ricreavo un linguaggio comprensibile a tutti, pur se grammaticalmente non corretto. Basta conoscere l’italiano per comprendere se una notizia è vera o fasulla”.
Perchè pubblicavi notizie infondate?
“Come gli uomini cercano la virilità , io inseguivo la viralità . Mi costruivo da solo i miei scoop. E provavo a guadagnarmi in questo modo qualche euro”.
Com’era il tuo modus operandi “giornalistico”?
“Alcuni articoli li pescavo da altri siti, mentre altri li inventavo totalmente: sa, non ci vuole mica molta immaginazione, basta pensare a ciò che desidera l’italiano medio, e le idee affiorano da sole. L’italiano medio purtroppo (o per fortuna) non riesce a separare una notizia vera da una bufala, anche perchè molte notizie false sono molto simili a quelle vere. Davo al lettore ciò che il lettore voleva”.
Il tuo “articolo” più controverso ha questo titolo: “Immigrato violenta bambina di 7 anni. Il padre gli taglia le palle e gliele fa ingoiare”.
“In passato avevo condiviso sulle mie innumerevoli pagine Facebook la storia davvero accaduta di un immigrato che stuprò una bambina, e tra i commenti al post ci fu chi scrisse una roba del tipo “Eviratelo e fateglielo mangiare a forza” e “Buttategli l’acido addosso”. Questi commenti macinavano centinaia di like; e così ho deciso di farne il format del mio blog. Ho avuto quasi 6 milioni di visualizzazioni e 800 mila condivisioni…”.
Quanto ti rendeva la tua attività ?
“Il guadagno andava a periodi”.
Ti consideri un razzista?
“Certamente no: io non sono un razzista, nè tantomeno un divulgatore di odio razziale, ma un ragazzo normalissimo che cercava di fare qualche euro scrivendo”.
E cosa pensi, allora, degli immigrati?
“Non provo nessun risentimento nei loro confronti, ma solo su coloro che speculano sulla loro pelle”.
I tuoi articoli seminavano odio sociale?
“Non mi sembra che dopo aver letto i miei articoli i lettori siano scesi in piazza con un machete per colpire gli extracomunitari di passaggio. Altrimenti dovrebbero farlo anche dopo aver visto un tg”.
Vuoi diventare un giornalista?
“No”.
Secondo te, i social network sono uno strumento di conoscenza o di ignoranza?
“I social sono una miniera di diamanti per chi pubblica qualcosa, ma non per chi legge. Consiglio di utilizzarli per passatempo: non per informarsi”.
Maurizio Di Fazio
(da “L’Espresso”)
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Ottobre 16th, 2015 Riccardo Fucile
AVREBBE FATTO CAMBIARE LA DESTINAZIONE D’USO DELL’AREA DOVE POI E’ SORTA LA STRUTTURA GESTITA DA UN PRESTANOME
Ci sono altri sei indagati nell’inchiesta che, all’alba del 13 ottobre, ha portato all’arresto dell’ormai ex vicegovernatore della Lombardia, Mario Mantovani, oltre che del suo assistente Giacomo Di Capua e del dirigente del Provveditorato opere pubbliche in Lombardia Angelo Bianchi.
Il nuovo filone investigativo della Guardia di Finanza, parallelo ma collegato alla ‘Operazione Entourage’, chiama in causa Antonio Pisano (contabile dell’impero Mantovani, formato da una ventina di società e cooperative), Michele Franceschina (direttore generale di Fondazione Mantovani Onlus e presidente di Opera Pia Castiglioni Srl), Stefano Sacchi (commercialista milanese e amministratore delegato di Spem Srl, società controllata da Mantovani tramite una fiduciaria), Alfio Molteni (commercialista di Parabiago e amministratore unico di un’altra società della galassia del politico berlusconiano, Le Ginestre Srl, poi divenuta Ticino Srl), Francesco Errichiello e Vincenzo Battaglia (rispettivamente ex provveditore opere pubbliche in Lombardia e Responsabile unico del progetto della gara per la costruzione della casa di riposo di Arconate, paese dove Mantovani fu sindaco dal 2001 al 2013).
Le ipotesi di reato sono, a vario titolo, quelle di concorso in abuso d’ufficio — che tocca Mantovani — e turbativa d’asta.
LA VILLA DEL 600: MANTOVANI-IMPRENDITORE CONTRO MANTOVANI-SINDACO.
Le vicende di questo filone parallelo d’inchiesto sono due.
Ed entrambe portano ad Arconate, nel Milanese.
La prima riguarda palazzo Taverna (un pregevole immobile del ‘600) e comincia addirittura nel 1987, quando Mantovani riveste il ruolo di assessore all’Urbanistica in una giunta democristiana.
Il Comune vorrebbe comprare lo stabile, peraltro al vantaggioso prezzo di 150 milioni di vecchie lire. Secondo una relazione della Guardia di finanza, finita poi nel fascicolo del pm Giovanni Polizzi, “le indagini hanno permesso di accertare che fu Mantovani a far sfumare l’accordo relativo all’acquisto dello stabile, onde poi acquistarlo per mezzo di una società intestata ad un prestanome, Le Ginestre Srl”. Già all’epoca la vicenda genera scandalo e, per la prima volta nella storia, la Democrazia Cristiana perde le elezioni comunali.
La nuova amministrazione di sinistra avvia l’esproprio di palazzo Taverna ma tra lungaggini e ricorsi si arriva al 2001, quando Mantovani diventa sindaco.
Secondo le Fiamme Gialle, a quel punto, il politico potrebbe risolvere la controversia sul palazzo seicentesco fra Comune e Le Ginestre Srl in pochi minuti, essendo Mantovani sia il primo cittadino sia il proprietario dell’immobile.
Invece, “ha posto in essere una condotta dolosamente inerte, facendo in modo di procrastinare nel tempo la risoluzione bonaria della questione”.
Lo scopo: far “lievitare (fino al 2010, ndr) gli interessi concernenti l’occupazione dell’edificio (nel frattempo il Comune conclude i lavori e insedia una biblioteca nel palazzo, pur essendo ancora aperta la controversia giudiziaria, ndr) versati dal Comune alla proprietà ”, cioè alle società Le Ginestre Srl e Spem Srl, ovvero a se stesso. In questo modo avrebbe procurato un ingente danno ai cittadini di Arconate, calcolabile in 400-500 mila euro. Per questa ragione Mantovani è indagato anche per abuso d’ufficio in concorso con i già citati Molteni, Sacchi e Pisano.
LA CASA DI RIPOSO E LA GARA D’APPALTO “NASCOSTA”.
La seconda vicenda verte sulla casa di riposo di Arconate. In questo caso Mantovani “in qualità della sua funzione pubblica, quale sindaco pro tempore, ometteva di astenersi di fronte a un interesse proprio, procurando intenzionalmente a sè un ingiusto vantaggio”.
La questione è complessa. La giunta Mantovani procede per gradi: prima cambia la destinazione a un’area pubblica in centro al paese (“rendendo edificabile una casa di riposo sul terreno vincolato a verde”), poi approva uno studio di fattibilità “concernente la realizzazione di una casa di riposo sul suolo in oggetto mediante la procedura del project financing”, infine aderisce al parere espresso dal Provveditore Errichiello (“parere che ha visto quale stazione appaltante il citato Provveditorato Interregionale alle opere pubbliche per la Lombardia”).
A questo punto viene indetta la gara, la quale però (ed è questo il motivo per cui Errichiello e Battaglia sono indagati per turbativa d’asta) “non ha avuto adeguata pubblicità sui giornali a diffusione nazionale e locale”, contravvenendo alle disposizioni di legge. “Tale condotta ha portato a rendere Opera Pia Castiglioni Srl l’unica partecipante alla gara, con l’aggiudicazione finale”.
Ma Opera Pia Castiglioni, formalmente presieduta dal citato Franceschina, è in realtà una società controllata, ancora una volta, da Mantovani.
Per questo la Procura parla di “disegno criminoso” che “veniva perpetrato mediante un iter delittuoso da Mantovani e dalla giunta da lui guidata”, in concorso con Franceschina e Pisano.
Di più, “tale condotta delittuosa è stata posta in essere da Mantovani anche con la sua partecipazione attiva al voto che ha permesso alla giunta o al consiglio comunale di Arconate di approvare i relativi provvedimenti”. Vengono citate dieci delibere dal 2005 al 2013, acquisite al fascicolo.
Gli inquirenti sottolineano che “la gestione di Errichiello, che concerne personale tuttora in forza al Provveditorato di Milano, è oggetto di indagini riguardo il malaffare, anche se l’attuale provveditore (Pietro Baratono, ndr) ha avviato da tempo iniziative volte a isolare i soggetti con personalità più critiche”.
A riprova dell’efficacia del lavoro di pulizia svolto da Baratono si cita un episodio: a Bianchi, “seppur non trasferito per intervento di Mantovani”, era stato assegnato un ruolo diverso, “in maniera tale che non potesse più avere contatti diretti con le imprese”.
Ersilio Mattioni
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 16th, 2015 Riccardo Fucile
OTTIMA IDEA REINTRODURRE IL SERVIZIO MILITARE OBBLIGATORIO PER SALVINI
Durante una manifestazione di protesta delle forze dell’ordine a cui ha partecipato indossando
una divisa taroccata della polizia (rabbrividisco all’idea di come si presenterebbe a una manifestazione di protesta delle conigliette di Playboy), il felpato Salvini ha proposto di reintrodurre il servizio militare obbligatorio «per insegnare a qualche ragazzo come si rispetta il prossimo».
Lo diceva già mia nonna e nel ricordarlo non intendo mancare di rispetto nè a lei, nè a Salvini, nè tantomeno al prossimo, ma solo rimarcare la persistenza nel tempo di certe profonde intuizioni: non ci sono più le mezze stagioni, si stava meglio quando si stava peggio e, appunto, ai giovani d’oggi servirebbe una bella guerra.
Sulla scia di mia nonna, anche il felpato è convinto che la rigida disciplina dell’esercito e una raffica di piegamenti in cortile al primo accenno di ribellione forgerebbero una generazione educata, rispettosa e senza tanti grilli per la testa.
La tesi è interessante è andrebbe sperimentata con qualcuno che corrisponda all’identikit.
Qualcuno che disprezzi chi non la pensa come lui, reagisca alla complessità della vita sparando il primo slogan scontato (purchè reazionario) che gli passa per la testa, irrida i deboli e sfrutti la rabbia dei frustrati, vellicando il loro punto debole con sparate demagogiche.
Qualcuno, insomma, che dimostri ogni giorno di non avere alcun rispetto per il prossimo.
Più ci penso e più mi sembra un’ottima idea quella di reintrodurre il servizio militare obbligatorio per Salvini.
Massimo Gramellini
(da “la Stampa”)
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Ottobre 16th, 2015 Riccardo Fucile
L’ALFANIANO TRIVELLONI, CONDANNATO IN PRIMO GRADO PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, NON SMENTISCE I SUOI RAPPORTI CON IL CLAN DI SILVIO A LATINA, MA INGIURIA IL GIORNALISTA DE IL FATTO: “SUO PADRE ERA UN GRAN FIGLIO DI…..”
Andrea Palladino, collaboratore di ilfattoquotidiano.it, è stato oggetto di pesanti insulti e allusioni postate su Facebook da parte di Lamberto Trivelloni, politico Ncd dei Castelli Romani citato in un articolo sui rapporti tra Lorenzo Lorenzin, fratello del ministro della salute Beatrice (anche lei del partito di Alfano) e Natan Altomare, uno dei 24 arrestati nella recente operazione contro il clan Di Silvio a Latina, accusato di estorsione.
Il politico è citato da Lorenzo Lorenzin in un’intercettazione (“incominciate a coinvolgere quelle persone che che conoscono pure Lamberto Trivelloni… così facciamo un bell’incontro su Roma, che a noi ci interessa tanto Roma…”).
Nell’articolo, Palladino ricorda che Trivelloni ha una condanna in primo grado per associazione a delinquere per una vicenda che aveva portato al suo arresto quando era assessore a Velletri.
Trivelloni avrebbe avuto tutto il diritto di inviare a ilfattoquotidiano.it rettfiche o precisazioni su eventuali inesattezze.
Noi, come abbiamo sempre fatto, gli avremmo dato lo spazio dovuto.
Però, significativamente, finora non lo ha fatto, probabilemente perchè i fatti riportati non sono smentibili.
Invece ha scelto la via dell’insulto e dell’insinuazione sbattuti pubblicamente su Facebook. Non si è limitato alle solite banalità sul giornalista “ignobile e incapace giornalaio”, e neppure — il che già sarebbe grave — a definirlo “quel coglione”.
Quest’altro eccelso campione del Nuovo centrodestra (a proposito, il ministro dell’Interno Alfano ha qualcosa da dire?
O magari ci troveremo prima o poi Trivelloni candidato a qualkche elezione per il suo partito? Arriva a insultare anche il padre del nosro collega, magistrato deceduto nel 2013.
Il “mediocre giornalista”, scrive il politico su Facebook, “è figlio di un ex sostituto procuratore” che “ebbe uno strano ruolo in una vicenda che, ad inizi anni 90, interessò diversi personaggi di Velletri”.
E aggiunge, in un altro post: “Lo sapevate che il padre era un gran f. d. n. m.?”.
Non c’è bisogno di tradurre, nè di commentare lo spessore politico — e non solo — di chi lo ha scritto. Basta solo dire che — a differenza del nostro scrupoloso collega — Lamberto Trivelloni omette di dire come finì quella vicenda, originata da un falso dossier firmato (falsamente) Lega nord e confezionato quando il magistrato si offrì di lavorare in procura a Palermo, dove poi sarebbe arrivato Giancarlo Caselli, dopo l’assassinio di Falcone.
Finì con la condanna per calunnia di chi aveva architettato quella bufala.
Ilfattoquotidiano.it resta al fianco del giornalista Andrea Palladino.
Continuerà a seguire le vicende — anche giudiziarie — che riguardano questo campione della politica laziale.
E le ricorderà caso mai il suo nome compaia, in futuro, in una lista elettorale di qualunque colore.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 16th, 2015 Riccardo Fucile
NEL PAESE DEL BERGAMASCO NON SI SONO ANCORA ACCORTI CHE ANCHE IN SERIE A CI SONO SQUADRE DI QUASI TUTTI STRANIERI
La squadra vince, è prima in classifica, ma in paese c’è chi storce il naso. 
E non per questioni tattiche o di formazione, ma per il colore della pelle dei giocatori. Accade a Foresto Sparso, dove la compagine locale che milita nel girone C di Terza categoria della provincia di Bergamo quest’anno è formata esclusivamente da ragazzi di origine africana.
Dopo la retrocessione della passata stagione dalla Prima Categoria il presidente Gianbattista Gregori, imprenditore nel settore metalmeccanico, ha deciso di ripartire da zero: una situazione che gioco forza ha obbligato a una rifondazione della rosa, affidata al nuovo allenatore, Ndiaye Bassirou.
Ndiaye, senegalese, abita da anni proprio a Foresto Sparso, ed è ormai un veterano dei dilettanti bergamaschi, sia come giocatore che come allenatore.
Dopo una buona carriera da centrocampista, nella Gavernese in particolare, Ndiaye ha iniziato a sedere in panchina, diventando lo scorso anno vice allenatore al Carobbio prima della chiamata a Foresto Sparso.
Come si poteva intuire già dalla scelta del mister, da parte della società l’idea di dare un segnale forte in chiave antirazzista c’era sin dall’inizio: poi, quando a Foresto si è proposta la squadra dell’Atletico Senegal (che l’anno scorso aveva disputato un campionato amatoriale in città ), le cose hanno preso un’altra piega.
Al blocco dei ragazzi africani ex Atletico se ne sono aggiunti altri del paese, e la rivoluzione africana è completa.
Con i primi risultati che si vedono già : quattro partite, tre vittorie e un pareggio, sette gol all’attivo (di cui tre segnati dal bomber della squadra, Balde) e con una difesa imperforabile, con nessuna rete subita in 360 minuti.
Numeri record, che per ora permettono al Foresto Sparso di guardare tutti dall’alto della classifica del girone, seppur in compartecipazione con Lovere e Entratico.
Squadra che vince, però, si discute, almeno da parte di alcuni residenti che non vedono di buon occhio l’iniziativa.
A farne le spese è stato il sindaco Roberto Duci, alla guida di una lista civica di centrodestra, arroccato in questi giorni in difesa per tenere a freno le polemiche in paese.
Non piace che a rappresentare il calcio locale fuori dai confini del paese sia una squadra di soli africani, come se dai vivai del territorio non uscisse alcun giocatore di talento, e per questo si punta l’indice contro il sindaco e la sua amministrazione, «colpevole» di aver concesso alla società del presidente Gregori l’utilizzo del campo comunale.
Difficile capire, in una situazione del genere, se si tratti di puro campanilismo o se ci sia anche qualche venatura di razzismo.
E poi ci sarebbero vecchie ruggini tra le due polisportive del paese: una è quella della squadra a trazione africana, l’altra quella sta facendo crescere i ragazzi del settore giovanile, puntando proprio sui ragazzi del paese.
Intanto è proprio dal campo comunale che stanno arrivando le risposte alle polemiche, dalla squadra di mister Ndiaye, ormai tra le favorite per la vittoria finale del campionato.
Fabio Spaterna
(da “il Corriere della Sera”)
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