Giugno 29th, 2016 Riccardo Fucile
C’E’ CHI LO DEFINISCE LA “FINE DEL CALIPPATO”, TORNANO IN SCENA CON MARINA I VESSILLI DI SEMPRE: CONFALONIERI, LETTA, GHEDINI E VALENTINI
La cosa più strabiliante, fanno notare alcuni, è che giusto adesso — fuori tempo e con un altro bersaglio – viene soddisfatta in qualche modo la richiesta che fece invano Veronica Lario.
Nel 2009, l’allora moglie di Silvio Berlusconi spiegava infatti, annunciando il divorzio, di aver “implorato coloro che gli stanno accanto” di “aiutare mio marito”, “come si farebbe con una persona che non sta bene”.
Cioè toglierlo dai giri delle Noemi Letizia e dalle trappole delle cene eleganti prima, dalle Ruby poi. Difenderlo da se stesso, forse.
Accade adesso, anche se non esattamente nel senso che avrebbe auspicato Lario: comunque è un ciclo che pure si chiude, con la fine del cerchio magico.
Tanto si porta dietro la “caduta del calippato”, come lo chiamano prosaicamente taluni a Palazzo, intendendo con ciò il dominio da califfa di Francesca Pascale (e relativa cerchia), fidanzata trentenne cui è stato concesso tutto ma non la grazia di cancellare l’eco del video Telecafone sulla spiaggia con in mano quella “specie di ghiacciolo che in un tubo chiuso sta”.
Via la più recente accolita intorno al Cavaliere, via le “tre badanti”, o quattro, come le chiamò persino lui una volta, per scherzare.
Quel gineceo che nel momento stesso in cui ha strappato Berlusconi dalle grinfie esose delle olgettine e dei fagiolini ottanta euro al chilo lo ha chiuso però dietro a un muro invalicabile di filtri, continuando a sostenere la sua permanenza nella politica. Un sistema troppo ingombrante, tale da attirarsi sia le antipatie di Forza Italia, sia quelle dell’azienda-famiglia dell’ex Cav.
E’ stato dunque il cuore, come altre volte per lui, a dare la svolta. Stavolta però in senso clinico: al San Raffaele, con la rottamazione della valvola aortica, è stato rottamato anche ciò che quell’equilibrio garantiva.
Dunque anzitutto Maria Rosaria Rossi, la tesoriera, detentrice per volontà del caro Silvio del potere più forte di tutti: quello della firma.
Era lei, in fondo, che teneva fattivamente ancorato il Cavaliere alle beghe del suo partito: si vedrà se senza di lei anche lui si sposterà via via ai margini della scena, dalle parti del padre nobile.
Via anche Deborah Bergamini, responsabile della comunicazione. Via la giornalista Alessia Ardesi, che forse andrà al Tg5. Via le Pascale-girls, insomma. Disarcionate, in qualche modo, da coloro che disarcionarono.
E’ in effetti stupefacente assistere alla contro-rivolta, guidata dalla primogenita Marina, cuore di papà e luce dei suoi occhi, di tutto l’apparato di amici e sodali e professionisti che per anni nella penombra e nel silenzio ha guardato succedersi i tonfi e i trionfi, i bunga bunga e gli scandali, le condanne e le decadenze della decadenza.
Sembrava di no e invece erano tutti ancora lì, evidentemente, i vessilli di stagioni migliori o magari di sempre.
Pronti a intervenire, l’uno a chiamare gli altri, ciascuno a tornare al suo posto: Fedele Confalonieri, Gianni Letta, Niccolò Ghedini, ma anche Valentino Valentini, Sestino Giacomoni, Niccolò Querci, persino la segretaria Marinella Brambilla — alla quale ora si fa la ola perchè ritorni, dopo l’accantonamento voluto dal cerchio magico.
E chissà se pure il maggiordomo Alfredo Pezzotti, che fu congedato tre anni fa e aprì un ristorante, sarebbe disponibile ora a rientrare.
In fondo, dopo tante rabdomanti e vane ricerche dello spirito del ’94, ci si accontenterebbe ormai di recuperare lo spirito del Duemila.
Cancellare, cioè, tutto ciò che è venuto dall’addio di Veronica in poi.
Anche sul fronte politico, sia pur escludendo il ritorno in campo di Berlusconi: non è un caso che si parli di rimettere insieme tutti i vari pezzi dell’ex Pdl, da Alfano a Fitto passando per Verdini, e che vada per la maggiore l’ipotesi di affidare la guida del partito (se non la leadership) a Giovanni Toti. Un uomo, finalmente, dopo tanto femmineo dominio.
Sul fronte personale, si salva giusto Pascale. Purchè appunto resti là , fuori dalla politica come deve starci Silvio: senza sconfinare nelle polemiche, nelle dichiarazioni gay friendly, ma neppure su Instagram (pare sia stato Ghedini a insistere perchè chiudesse il profilo).
Che si contenti al massimo di coccolare Dudù e tenere da conto i selfie con Marina. Che poi non è affatto poco, a pensarci.
Susanna Turco
(da “L’Espresso”)
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Giugno 29th, 2016 Riccardo Fucile
“NECESSITA’ DI RIMANERE NELLA UE PER GARANTIRE AI CLIENTI SERVIZI E TARIFFE”
Vodafone sta valutando la possibilità di spostare la propria sede legale dal Regno Unito verso un
Paese delll’Unione Europea.
Lo scrive la BBC citando un comunicato della stessa azienda.
La scelta sarebbe motivata dalla necessità di rimanere nella Ue per garantire ai clienti gli stessi servizi e le stesse tariffe applicate fino a oggi.
“Stiamo valutando giorno per giorno la situazione – specifica una nota – e qualsiasi decisione prenderemo sarà volta a tutelare gli interessi di clienti, azionisti e impiegati”.
Il gigante delle telefonia ha spiegato che per l’azienda è importante mantenere l’accesso “alla libera circolazione di persone, capitali e merci” in Europa, anche se “è presto per trarre conclusioni sulla collocazione a lungo termine dei quartier generali”.
“Restiamo impegnati nel supportare i nostri clienti britannici e continueremo a investire nella nostra compagnia locale del Regno Unito in futuro”: ha fatto sapere all’AGI Vodafone dopo le voci circolate.
Chiaramente, ha aggiunto Vodafone, “è ancora poco chiaro a questo punto quanti degli elementi positivi (dell’appartenenza del Regno Unito all’Ue, ndr) rimarranno in essere quando il processo dell’uscita del paese dall’Unione europea sarà completato. Pertanto non è ancora possibile arrivare a una chiara conclusione per il lungo termine circa la localizzazione del quartier generale del gruppo. Continueremo a valutare la situazione – aggiunge l’azienda nella sua nota – e prenderemo tutte le decisioni appropriate negli interessi dei nostri clienti, dei nostri azionisti e dei nostri impiegati”. In questa fase di attesa, inoltre, il gruppo ha sottolineato come “la larga maggioranza dei nostri 462 milioni di clienti” sia fuori dal Regno Unito, così come “108mila impiegati”.
Nel mentre, in attesa appunto di una decisione su Londra, il gruppo ha fatto sapere che rafforzerà le sue attività a Bruxelles “per preservare l’abilità di Vodafone di avere a che fare in modo effettivo con le istituzioni europee”.
La Bbc, dopo aver intervistato l’amministratore delegato di Vodafone, Vittorio Colao, la settimana scorsa, nella giornata di ieri aveva appunto sostenuto che “Vodafone ha avvertito che potrebbe spostare il suo quartier generale dal Regno Unito a seconda del risultato delle negoziazioni della Gran Bretagna per lasciare l’Unione europea”.
Nel Regno Unito Vodafone dà lavoro a circa 13 mila persone, con una divisione operativa a Newbury, nel Berkshire, e la sede centrale a Londra.
(da “Huffingtonpost“)
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Giugno 29th, 2016 Riccardo Fucile
RISARCIMENTI RICHIESTI ANCHE A BASSOLINO E CALDORO, COINVOLTI CENTO AMMINISTRATORI LOCALI
La Guardia di finanza ha notificato le prime 15 richieste di risarcimento per la mancata bonifica delle discariche – mettendo gravemente a rischio la salute dei cittadini e arrecando gravi danni all’ambiente – che costò all’Italia una multa della Corte di giustizia europea in tema di rifiuti.
Nel mirino sindaci e funzionari della Regione. Un danno da 27 milioni. Tra i destinatari degli inviti a dedurre per danno erariale emessi dalla Corte dei Conti della Campania ci sono anche Antonio Bassolino e Stefano Caldoro, due ex presidenti della Regione Campania e l’ex assessore all’Ambiente Giovanni Romano.
L’inchiesta del sostituto procuratore della Corte dei conti, Donato Luciano, ritiene di aver individuato coloro i quali erano responsabili del riassetto delle discariche ma, a causa della loro inerzia, hanno costretto l’Unione europea a sanzionare l’Italia nel dicembre 2014.
Sono circa 200 i siti di sversamento finiti nel mirino della commissione europea, dislocati in 18 regioni italiane: ben 48 si trovano in Campania. I finanzieri del Nucleo polizia Tributaria comandato da Giovanni Salerno hanno calcolato, discarica per discarica, l’impatto della Campania sul totale della multa pagata dal governo: il danno, come detto, è di 27 milioni di euro. Sono quattro i primi provvedimenti notificati, ma saranno oltre un centinaio i soggetti coinvolti dall’indagine.
Secondo la Guardia di Finanza e la Corte dei Conti i vertici degli enti competenti non avrebbero adottato tutte le misure necessarie malgrado la legge fosse esplicita sull’attribuzione delle competenze e benchè i progetti di bonifica fossero stati ampiamente finanziati dalla Regione Campania nel giugno del 2013, attingendo dalle risorse del POR Campania 2007/2013.
L’Unione Europea ha condannato l’Italia a pagare una somma forfettaria di 40 milioni e penalità semestrali pari a 42,8 milioni di euro, fino alla completa esecuzione delle relative sentenze di condanna della Corte di Giustizia.
L’elenco dei destinatari.
Oltre gli ex presidenti della Giunta regionale Antonio Bassolino (a cui il provvedimento è stato notificato anche in qualità di commissario all’emergenza alle bonifiche e tutela delle acque); l’ex governatore Stefano Caldoro e l’ex assessore regionale all’Ambiente Giovanni Romano, g i altri inviti a dedurre riguardano tre amministratori pubblici attualmente in incarica, tutti in provincia di Avellino: Francesco Ricciardi, sindaco di Monteverde ed ex responsabile unico per le bonifiche; Antonio Russo, neo sindaco di Rotondi, a cui le contestazioni sono state notificate in qualità dell’incarico ricoperto in passato di responsabile unico delle bonifiche; e Stefania Di Cicilia, neo sindaco di Villamaina.
Anche per lei l’invito a dedurre riguarda l’incarico ricoperto in passato di responsabile unico delle bonifiche.
Tra i destinatari anche Massimo Menegozzo, ex commissario delegato per le criticità in materia dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinati e di tutela delle acque superficiali della Regione Campania; Angelantonio Caruso, ex sindaco di Andretta (Avellino); Ines Giannini, ex commissario prefettizio di Andretta (Avellino); Luigi Antonio Scanzano, ex responsabile unico di procedimento ad Andretta (Avellino); Maurizio Rosa, ex responsabile unico delle bonifiche di Monteverde (Avellino); Bartolomeo Esposito, ex vice sindaco reggente di Rotondi (Avellino); Gabriele Lanzotti, ex responsabile unico bonifiche di Rotondi (Avellino); Michele Marruzzo, ex sindaco di Villamaina (Avellino); e Giovanni Vuolo, ex responsabile unico di procedimento di Villamaina (Avellino).
(da “La Repubblica“)
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Giugno 29th, 2016 Riccardo Fucile
PER FORTUNA CI SONO ANCHE TANTE PERSONE PER BENE CHE LE ESPRIMONO SOLIDARIETA’
“Hai inguaiato quei ragazzi”. Dopo essere stata violentata dal branco in un garage a San Valentino
Torio, in provincia di Salerno, adesso la vittima dello stupro, una ragazzina 16enne, è costretta a subire un’altra aggressione, non fisica, ma che fa altrettanto male: insulti sul suo profilo Facebook.
Un nuovo branco all’attacco, ma questa volta sui social, frasi spesso anonime o di persone estranee alla vicenda. Un popolo virtuale pronto a giudcare.
Ma lei anche nella realtà virtuale si difende con forza: “Ho fatto la cosa giusta”.
A insultare su Facebook la giovane vittima sono soprattutto maschi: amici, parenti e conoscenti dei 5 minorenni arrestati per lo stupro.
Non tutti i commenti fortunatamente sono di questo tenore. Anzi sono in minoranza. C’è anche tanta solidarietà e ci sono comment idi incoraggiamento.
A difendere la ragazzina ci pensano le amiche, che in molte ribadiscono: “la vittima è lei, non loro”.
E ancora “Spero ke tu possa dimenticare in fretta la squallidissima avventura ke ti è capitata – è l’augurio di una delle amiche sul profilo di D. – e ti faccio i miei complimenti X il coraggio e la forza ke hai avuto”.
Ieri era il compleanno della ragazza e la sua bacheca si riempie di auguri, cuori e fiori virtuali. E il sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora, che è anche presidente della Provincia di Salerno, è andato a esprimere la sua solidarietà alla sedicenne vittima di violenza insieme con la presidente del consiglio comunale di Sarno, Maria Rosaria Aliberti.
Anche se San Valentino propende per i suoi concittadini che ieri sono sfilati davanti al giudice dell’udienza di convalida Maria Rosaria Minutolo.
Il giudice si è riservato: oggi dovrà ascoltare l’ultimo indagato, il cui avvocato aveva avuto un impedimento.
Per lo stupro di gruppo del piccolo centro dell’agro nocerino-sarnese ieri al Tribunale dei Minorenni di Salerno sono stati convocati i fermati e i loro familiari.
La madre di uno di loro ha avuto un malore e al suo posto all’udienza ha dovuto presenziare il marito.
Per altri, i figli «sono dei babbei». La zia di uno dei cinque, S. M., ha dichiarato: «Mio nipote non voleva fare del male a quella ragazza».
Uno figlio di commerciante, uno di un camionista, un altro di genitori separati, e il padre fuori dall’aula per questo recriminava, attribuendo alla situazione familiare l’accaduto.
Gli interrogatori continueranno oggi. Il racconto dei minori più o meno coincide: due di loro, V. S. e S. M. conoscevano D. D., la sedicenne di Sarno con la quale V. S. aveva avuto una storia mesi addietro. Non avevano appuntamento, D. frequentava San Valentino dove vedeva degli amici. V. S. e R. R. (a settembre maggiorenne) l’hanno avvistata nella piazza del paese, un punto di aggregazione per tutti e cinque e per gli altri ragazzi della zona.
Lei era seduta sul muretto del supermercato che confina con il parcheggio sottoposto di qualche metro . «Perchè non scendiamo?», chiedono i due, lei – secondo il racconto dei ragazzi – si sarebbe opposta, ma alla fine è finita nel parcheggio con loro.
L’hanno costretta a fare sesso tenendola ferma mentre lei voleva sottrarsi e fuggire. Alla fine hanno detto al giudice che sono arrivati gli altri tre, i sedicenni S.M., F.M. e A.D. Forse chiamati da un sms o un whatsapp inviato dai primi due, i quali però sarebbero andati via e dicono di non sapere che cosa sia accaduto nel sotterraneo perchè non hanno assistito alla scena.
Nessuno è andato in soccorso della sedicenne, che ha anche gridato, nel lasso di tempo di un’ora, durante il quale è rimasta sola con i cinque.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 29th, 2016 Riccardo Fucile
IN AUMENTO CONTRABBANDO E FRODI FISCALI…DAGLI ACQUISTI SENZA IVA DA PARTE DI SOCIETA’ FANTASMA A PRODOTTI ADULTERATI CON SOLVENTI DANNOSI FINO AL FURTO DI CARBURANTE
Aumentano i casi di contrabbando e frode fiscale legati alla rete carburanti italiana.
Ogni giorno una notizia sui giornali, per lo più locali, che denunciano un nuovo caso: dirottamenti in Italia di merce destinata all’estero, acquisti senza Iva di false società fantasma, prodotti adulterati con solventi dannosi per i motori, sabotaggi a oleodotti per rubare benzina.
Tutti fenomeni di illegalità che provocano danni importanti all’ambiente e falsano la concorrenza, mettendo fuori gioco chi lavora onestamente.
Appena una settimana fa la Guardia di finanza ha fermato a Ronago, in provincia di Como, un uomo che trasportava in macchina 1.200 litri di gasolio “da riscaldamento”, importato illegalmente.
Il contrabbandiere non aveva nessun documento che potesse attestarne la regolare compravendita.
Solitamente in questi casi il prodotto viene comprato a prezzi notevolmente ridotti, senza pagare Iva e accisa, e quindi rivenduto agli automobilisti con forti sconti. Insomma, un vero e proprio dumping.
Altro caso, più eclatante, a Trieste, dove le Fiamme Gialle hanno scoperto, al termine di un anno e mezzo di indagini, un traffico illecito di oltre un milione di litri di prodotti petroliferi.
In sostanza alcuni uomini, legati a gruppi criminali attivi sul territorio italiano ma con basi operative anche all’estero, acquistavano il carburante da imprese straniere, ne curavano il trasporto, gestivano i pagamenti, trovavano i clienti e predisponevano la falsa documentazione per nascondere l’intera operazione.
Poi ci sono i casi di sabotaggio degli oleodotti per rubare il prodotto, con evidenti danni ambientali.
La scorsa settimana è stato forato l’oleodotto di Eni vicino la raffineria di Sannazzaro, facendo fuoriuscire 30.000 litri di gasolio agricolo in due risaie nel comune di Trino.
I dati della Guardia di finanza confermano che furti e frodi stanno dilagando.
Nei primi 5 mesi del 2016 è stata scoperta l’immissione “in nero” sul mercato di circa 100.000 tonnellate di prodotti energetici, 3.300 evasori totali, 840 società fantasma messe in piedi per sottrarsi al fisco e 220 casi di trasferimento indebito all’estero di redditi societari.
Secondo Il Sole 24 ore, la quota del “nero” nella distribuzione carburanti sarebbe pari al 20% per cento del mercato, ben circa 5 miliardi di litri all’anno
A chiedere un intervento è da tempo anche il settore stesso. Assopetroli (aziende indipendenti) e Unione Petrolifera (compagnie petrolifere) parlano, in un documento comune, di un “fenomeno devastante” che rischia di avere “effetti irreversibili“.
E il sindacato dei benzinai, Fegica Cisl, parla di “oltre il 10% del prodotto già nelle mani della criminalità organizzata e almeno altrettanto arriva da scali compiacenti, europei e non”.
Dal canto suo, l’esecutivo ha risposto con l’annuncio di un tavolo ad hoc al ministero dell’Economia.
Tavolo che entro settembre dovrebbe portare alla predisposizione di nuovi interventi ed entro la fine dell’anno a rinnovare le regole sui controlli.
Elena Veronelli
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Giugno 28th, 2016 Riccardo Fucile
TRE KAMIKAZE SI SAREBBERO FATTI SALTARE IN ARIA DOPO AVER APERTO IL FUOCO SUI PASSEGGERI NEL TERMINAL VOLI INTERNAZIONALI
Potrebbero esserci gli islamisti dell’Is dietro al nuovo attentato terroristico colpisce Istanbul. Come a
marzo a Bruxelles, è il maggiore aeroporto della Turchia a finire sotto attacco.
Almeno 3 terroristi armati di kalashnikov hanno aperto il fuoco intorno alle 22 locali ai controlli di sicurezza nella zona degli arrivi dell’aeroporto Ataturk, provocando almeno 28 morti e 60 feriti.
Poco dopo, si sono fatti saltare in aria durante un scontro a fuoco con la polizia.
Le esplosioni udite nello scalo sono state almeno 3. E’ accaduto alle 22.10 locali, le 21.10 italiane. Sospesi tutti i voli. L’aeroporto è stato evacuato.
Sul posto sono giunte una trentina di ambulanze, mentre alcuni testimoni raccontano di scene drammatiche con feriti portati via anche in taxi.
Almeno 6 risultano in gravi condizioni. Non si hanno ancora notizie sull’identità delle persone coinvolte. Ingressi e uscite dell’aeroporto sono stati subito chiusi, mentre diversi voli in arrivo sono stati dirottati altrove e quelli in partenza cancellati. L’aeroporto resterà chiuso fino alle 20 di domani. Lo riportano media locali. Ataturk è lo scalo più grande della Turchia e il terzo in Europa, con oltre 61 milioni di passeggeri nel 2015.
“Qui nessuno ci dice niente, nessuno parla inglese, ho saputo che c’era stato un attentato grazie ai messaggi da casa”, ha detto a SkyTG24 Edoardo Semmola, giornalista del Corriere Fiorentino, bloccato all’aeroporto di Istanbul dopo gli attacchi terroristici
“Ho sentito del rumore, non le esplosioni – ha spiegato – La polizia ci ha presi in gruppo e fatti spostare in fila da dove eravamo. Spero che adesso ci facciano evacuare. Qui è un grandissimo caos”.
Lo scalo Ataturk ha un doppio sistema di controlli di sicurezza, il primo dei quali all’ingresso dello scalo, ancor prima di arrivare ai banchi di accettazione.
È lì che è avvenuto l’attacco, mentre spari sono stati uditi anche in un parcheggio vicino. L’azione terroristica è stata confermata direttamente dal ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag.
Le autorità , ha aggiunto, hanno già forti sospetti su un’organizzazione, che però non sono ancora stati confermati. E in serata una fonte di polizia, citata da media turchi, ha affermato che i sospetti cadrebbero sull’Is.
Ma il bilancio definitivo dell’attacco, come la dinamica, restano ancora da chiarire. Sulle immagini dal luogo dell’attentato, come avviene regolarmente in Turchia in casi simili, è stata imposta una censura ai media.
L’Alitalia ha bloccato un suo volo in partenza da Roma per Istanbul appena giunta la notizia dell’attacco terroristico, mentre un equipaggio della compagnia era in città ma in un albergo,e non c’era personale di terra all’aeroporto Ataturk al momento della sparatoria e delle esplosioni.
Il premier turco Binali Yildirim ha attivato una unità di crisi e si sta dirigendo a Istanbul dalla capitale Ankara.
Anche l’unità di crisi della Farnesina segue gli eventi. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è stato informato dalla sua assistente per la sicurezza interna e l’antiterrorismo Lisa Monaco. Facebook ha attivato il ‘safety check’, come già avvenuto in altri avvenimenti simili.
Con il safety check gli utenti del social che si trovano nell’area dell’attacco possono far sapere ai loro amici e parenti che stanno bene.
(da agenzie)
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Giugno 28th, 2016 Riccardo Fucile
FARAGE NON MOLLA L’INDENNITA’ DA PARLAMENTARE EUROPEO
Cena a base di quaglia, vitello, verdure e fragole. Niente ‘fish and chips’, nessun ‘pudding’ per salutare David Cameron, il premier britannico dimissionario, battuto nel referendum sulla Brexit.
All’ultima cena di consiglio europeo con il collega di Londra, l’ultima a 28, Bruxelles non riserva cortesie per colui che ha messo l’Unione in seri guai. Solo gelo per il premier di Downing Street, che però riesce ancora a imporsi e creare scompiglio.
Ai colleghi europei Cameron infatti ripete ciò che ha detto ieri a Westminster: non sarà lui a celebrare la cerimonia di addio all’Ue.
Il vecchio e malandato continente dovrà aspettare il successore il 9 settembre. E incrociare le dita.
“Prima di attivare l’articolo 50 (che nei trattati europei regola l’uscita di uno Stato dall’Ue, ndr.) dobbiamo determinare il tipo di relazione che vogliamo con l’Ue”, ha spiegato Cameron prima di venire a Bruxelles.
“E questa decisione spetterà al prossimo primo ministro e capo di gabinetto”, che verrà indicato dai Tories il 9 settembre. Ancora altri due mesi.
A Bruxelles cadono nel vuoto tutti gli appelli a fare presto. Anche la risoluzione di Socialisti, Popolari, Liberali e Verdi votata oggi dall’Europarlamento non trova immediata applicazione.
Del resto, la scadenza di settembre era stata decisa già ieri nel summit a tre tra Matteo Renzi, Francois Hollande e Angela Merkel a Berlino.
E’ stata la Cancelliera a proporla, facendosi portavoce degli interessi di quegli Stati (la stessa Germania, ma anche Olanda, Lettonia, Danimarca) più legati alla Gran Bretagna a livello commerciale e dunque interessati ad avere il tempo per ripensare il rapporto con Londra.
Renzi e Hollande hanno acconsentito, in cambio dell’apertura di una nuova fase proprio sull’onda della Brexit: più flessibilità , meno austerità per salvare l’Europa.
Il punto però è che questi due mesi estivi — sperando che siano solo due – vanno gestiti.
All’ultima cena dei 28, risuonano forti le parole di Mario Draghi, invitato speciale in questa sessione di Consiglio post-Brexit. Il governatore della Bce invita i leader a stare “uniti”, a “lavorare insieme”, altrimenti, dice, all’esterno “si potrebbe avere la percezione che la Ue è ingovernabile”. E ne andrebbe della credibilità delle istituzioni finanziarie, dei titoli Stato, delle banche.
L’Ue dunque è sotto tiro anche dopo la Brexit, dopo aver dedicato mesi per concedere a Cameron tutto il possibile per convincere Londra a restare: invano.
A Palazzo Justus Lipsius nessuno sta tranquillo, malgrado le dichiarazioni ufficiali (“Non ci sono rischi per i risparmiatori”, dice per esempio Matteo Renzi). Ma nessuno è tranquillo nemmeno sulla data di settembre. Per varie ragioni.
Primo perchè si teme il peggio, si teme anche una crisi di governo a Londra.
L’alleato di Cameron, il liberale Nick Clegg, ha posto il problema di nuove elezioni se cambia il premier.
E poi perchè dalla City arrivano segnali contrastanti, segnali di pentimento quasi. Oggi Jeremy Hunt, ministro alla Sanità del governo Cameron, ha scritto al Telegraph per porre le condizioni di una retromarcia sulla Brexit: nuovo referendum sull’addio all’Ue nel caso in cui si riuscisse a chiudere un accordo con Bruxelles sulle frontiere. Come ad ammettere che l’immigrazione è stato l’unico motivo vero di dissidio con l’Ue, l’unico motore di una macchina referendaria rivelatasi nefasta, evidentemente.
Proprio di immigrazione, anzi del piano italiano sui flussi dall’Africa (il migration compact), avrebbe dovuto occuparsi questo Consiglo Europeo.
Ma la Brexit si è mangiata quasi tutta la discussione, a parte l’approvazione della bozza finale che dedica un intero paragrafo al Mediterraneo, ma sottolinea anche che in questa area “i flussi di migranti soprattutto economici si mantengono allo stesso livello dello scorso anno”.
Per l’aumento dei Fondi (Feis) si rimanda poi a dopo l’estate.
Quando anche i 27 si incontreranno informalmente a Bratislava per fare il punto sul dopo Cameron. Senza alcuna garanzia, almeno per ora.
Su Palazzo Justus Lipsius cala il sipario di una giornata carica di tensioni e scaricabarile.
Ci sono le voci di chi vuole le dimissioni del presidente della Commissione Jean Claude Juncker (il ministro degli esteri polacco), quelle di chi fa quadrato intorno al lussemburghese (Merkel ma anche Renzi) anche per non aprire un ennesima questione, ce ne sono già tante. E Juncker che si ‘sfoga’ con l’eurodeputato britannico Nigel Farage, il leader dell’Ukip, primo sostenitore della Brexit, il padrino di tutto questo caos. “Sono sorpreso di vederla ancora qui, ma lei non era per la Brexit?”, gli dice il presidente della Commissione nella sessione straordinaria dell’Europarlamento. Lui abbozza, non si dimette, continua a prendere l’indennità da parlamentare Ue e a sera fa pure una ‘sfilata’ in sala stampa al Consiglio Ue.
Se la prende con i compagni di gruppo del M5s: “Vogliono cambiare l’Europa da dentro? Auguri…”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 28th, 2016 Riccardo Fucile
LA FIGLIA DI SILVIO PIAZZA UOMINI DELL’AZIENDA NEI SETTORI CHIAVI
C’è un filo rosso che unisce la vendita del Milan e il riassetto di Forza Italia, gestito col pugno di
ferro. Passando per le nuove nomine in Fininvest. Nell’Impero è l’ora della svolta di Marina Berlusconi. La quale, col consenso del padre, sia pur dubbioso su alcuni dossier, sta mettendo le basi per la nuova era, quella dell’uscita dal campo.
Da padre nobile che si gode la salute ritrovata e il cuore nuovo, senza assecondare l’istinto alla pugna e i suoi rischiosi ritmi.
Ecco il dossier più complicato: il Milan. Forse anche il più “politico” perchè parte integrante della narrazione berlusconiana per un ventennio, quando sarebbe stato inimmaginabile pensare a Berlusconi politico senza Berlusconi patron del Milan.
Tra il 7 e il 15 luglio le firme, poi l’annuncio all’uscita di Berlusconi dal San Raffaele. L’accordo prevede che la cordata cinese acquisterà subito l’80 per cento del Milan — con una valutazione attorno ai 750 milioni (debiti compresi).
Il 20 per cento resta a Fininvest, per tre anni, poi potrà essere rilevato. In questi tre anni Berlusconi rimane presidente, un ruolo evidentemente più onorario che operativo.
Proprio ieri il Cavaliere ne ha parlato con Adriano Galliani e i manager che hanno seguito la trattativa. Ma, raccontano i ben informati, è stato indeciso fino all’ultimo, per ragioni di cuore, dopo trent’anni di presidenza, e consapevole dell’inquietudine dei tifosi.
È stata soprattutto Marina, che ha seguito la trattativa con attenzione, a mantenere la fredda lucidità del manager di fronte alle incertezze dei sentimenti, fornendo così al padre — col suo comportamento — un appoggio per andare avanti in una decisione che, razionalmente, aveva identificato come la più giusta.
L’argomento cessione è entrato nella grande faida tra la famiglia e il famoso cerchio, ormai in dismissione.
“Lo stanno facendo soffrire”, “lui non voleva”, “Marina non asseconda la sua volontà ”: sono alcune delle frasi, pronunciate in modo concitato e scomposto dalle signore che stavano attorno al Cavaliere.
E che hanno sortito, nella primogenita, l’effetto di rafforzarla nei suoi convincimenti di “impacchettarle tutte”.
Tornano con insistenza le voci di un trasloco di Francesca nella villa in Brianza comprata qualche tempo fa Berlusconi, mentre si è di fatto già insediato colui che sostituirà la Rossi nella gestione dei conti di Forza Italia.
È un uomo azienda tout court: Alfonso Cefaliello, trent’anni in Fininvest, poi membro del consiglio di amministrazione del Milan e curatore del progetto del nuovo stadio del club rossonero.
Cefaliello vanta anche un passato in Fininvest. Finora ha affiancato la Rossi. Ora la sostituzione è imminente, nell’ambito di un riassetto complessivo dell’azienda. Cifaliello è molto legato a Danilo Pellegrino, un altro uomo chiave di Marina Berlusconi, nominato ieri amministratore delegato di Fininvest, la holding di famiglia che ha tra i propri asset rilevanti Mediaset, Mondadori, Mediolanum oltre a Milan, partecipazioni in Mediobanca e Teatro Manzoni.
Pellegrino è, in assoluto, uno dei più stretti collaboratori di Marina, sin da quando la primogenita del Cavaliere ha iniziato a lavorare nel gruppo.
Ed è del tutto ovvio che, in questo contesto, il riassetto del partito sia una variabile del resto più che un urgente obiettivo.
Raccontano quelli che ci hanno parlato che Berlusconi è rimasto molto colpito dal successo dei Cinque Stelle: “È innamorato di Di Maio come all’inizio era innamorato di Renzi, gli piace, dice che funziona in tv”.
Ma la politica è nelle salde mani di Gianni Letta, uno che non ha mai amato nè Renzi nè Di Maio nè altri, ma è consapevole che bastano due righe ostili in un decreto per colpire gli interessi aziendali e quindi col potere si tratta.
E dunque meglio non innervosire i manovratori. Anzi, ora che Renzi appare in difficoltà già sogna le larghe intese dopo il referendum.
Non proprio la costruzione di una alternativa.
Un ex ministro di Forza Italia varcando il Transatlantico, ammette sconsolato: “La verità è che noi non ci siamo e non c’è più il centrodestra. Altro che direttori, cabine di regia. Il paese sta archiviando Renzi e noi siamo appesi a una stanza del San Raffele, sperando che il futuro passi di là . C’è l’azienda e basta”.
A rifletterci il finale è all’insegna del paradosso, dopo anni di tormentone sulla discesa in campo di Marina.
Ecco, Marina è scesa in campo. E questo coincide con la grande dismissione della politica, delle sue strutture, di badandi e codazzi. E con essa del Milan.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 28th, 2016 Riccardo Fucile
SINN FEIN: “IL GOVERNO INGLESE NON CI RAPPRESENTA”
La via pacifica degli irlandesi del Nord per rimanere in Europa e avere libero accesso alle frontiere dei 28 Paesi passa per gli uffici postali.
Basta reclamare la cittadinanza della Repubblica d’Irlanda, visto che è un loro diritto avere due passaporti.
Ma fino ad ora, tutti sotto l’ombrello europeo, non era necessario almeno per chi non ne faceva una questione ideologica e di appartenenza. Da venerdì scorso, però, le cose sono cambiate e adesso all’ufficio centrale della posta di Belfast c’è la fila e i moduli per fare richiesta sono finiti.
Colpa anche di un tweet di Ian Paisley jr, deputato del Dup (partito unionista democratico), uno dei più forti sostenitori della campagna del Leave, che adesso ai suoi connazionali dice: «Il mio consiglio è che se avete i requisiti per avere un secondo passaporto, prendetelo».
Della serie: poche idee ma confuse.
Bizzarro, da un politico che ha speso la sua faccia nella campagna per abbandonare l’Europa sostenendo che sarebbe stato meglio, con lo slogan: «Riprendiamoci il controllo».
Negli ultimi 10 anni quasi 100 mila persone nate nel Nord dell’Irlanda hanno ricevuto il loro passaporto repubblicano, si legge sul «Belfast Telegraph».
E un censimento del 2011 ha rivelato che il 25 per cento degli irlandesi del Nord si sente unicamente irlandese.
E le tante bandiere tricolore repubblicane che sventolano dalle finestre di Belfast ne sono una conferma.
Dal ministero degli Affari Esteri di Dublino fanno sapere che per i cittadini irlandesi nati nell’isola e per chi richiede la cittadinanza grazie a un genitore o ai nonni irlandesi, nulla è cambiato.
E questo vuol dire che le porte sono aperte anche per i delusi sostenitori del Leave che vivono nel resto della Gran Bretagna, a patto che nel loro albero genealogico, in linea diretta, ci sia qualcuno nato sull’isola.
AAA nonno irlandese cercasi. E così anche a Londra, inizia il pellegrinaggio alle poste per chiedere i moduli.
Qualcuno lungimirante si è mosso per tempo visto che a marzo, fanno sapere al dipartimento irlandese per gli Affari Esteri, c’è stato un aumento del 33 per cento nelle richieste.
E quando venerdì si è avuta la certezza del «Leave» tutti su Google ad informarsi su: «Irish passports», passaporti irlandesi e «moving to Ireland», trasferirsi in Irlanda.
Intanto montano le istanze indipendentiste.
Martin Mc Guinness, vice primo ministro dell’Irlanda del Nord, appartenente allo Sinn Fein, insiste sulla necessità di un referendum per la riunificazione visto che «il governo inglese ha perso ogni mandato di rappresentare gli interessi economici e politici della gente» che qui ha votato in maggioranza per il «Remain».
Nel frattempo un passaporto della Repubblica d’Irlanda aiuta a mantenere la calma.
Maria Corbi
(da “La Stampa”)
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