Gennaio 14th, 2017 Riccardo Fucile
DEI 186,7 MILIARDI DI CREDITI DETERIORATI, BEN 131,2 SONO PRESTITI SOPRA I 500.000 EURO EROGATI A GRANDI GRUPPI
Al 30 settembre 2016, ultimo dato disponibile, le sofferenze riferite solo al sistema bancario italiano si sono attestate a 186,7 miliardi di euro lordi.
Sebbene il nostro tasso di copertura continui ad essere superiore alla media europea, in nessun altro Paese dell’Ue la dimensione complessiva dei crediti deteriorati ha raggiunto tale importo.
A chi sono riconducibili questi 186,7 miliardi di euro di sofferenze lorde che hanno messo in serie difficoltà le banche italiane e in generale tutta la nostra economia?
In relazione a una elaborazione su dati Banca d’Italia, l’Ufficio studi della CGIA segnala che al 30 settembre scorso l’80 per cento circa dei finanziamenti per cassa era stato erogato dalle nostre banche al primo 10 per cento degli affidati.
Soggetti, questi ultimi, di segmento alto che sicuramente non appartengono alle categorie dei piccoli commercianti, degli artigiani o dei lavoratori autonomi.
Per contro, la quota di sofferenze causate dal primo 10 per cento degli affidati è stata pari a poco più dell’81 per cento.
Questa situazione ha provocato una forte contrazione dei prestiti all’economia reale del nostro Paese.
Non essendo in grado di recuperare una buona parte dei prestiti erogati, le banche hanno deciso di non rischiare più e hanno chiuso i rubinetti del credito.
Solo nell’ultimo anno (novembre 2016 su novembre 2015) gli impieghi alle imprese italiane sono diminuiti di 21,3 miliardi di euro. Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, dichiara: “Nel rapporto tra banche e imprese, quelle di grandi dimensioni hanno sempre fatto la parte del leone, mentre le piccole e le micro, ancorchè più affidabili rispetto alle altre, continuano ad avere un potere negoziale con gli istituti di credito pressochè nullo. Se da anni la migliore clientela — costituita quasi esclusivamente da grandi imprese, grandi famiglie e gruppi societari — riceve dalle banche italiane ben l’80 per cento dei finanziamenti erogati per cassa nonostante sia poco solvibile, visto che l’81 per cento dei crediti deteriorati presenti in Italia è in capo a quest’ultima tipologia di clientela, vuol dire che nel suo complesso il sistema presenta delle distorsioni molto preoccupanti che vanno assolutamente eliminate. Un’anomalia tutta italiana che si è alimentata in questi ultimi decenni attraverso il massiccio ricorso al credito relazionale; ovvero i soldi, nella stragrande maggioranza dei casi, venivano prestati agli amministratori, ai soci e ai conoscenti senza garanzie, con la complicità delle istituzioni predisposte al controllo che, colpevolmente, hanno fatto finta di non vedere”.
Anche analizzando l’ammontare complessivo delle sofferenze bancarie suddivise per classi di grandezza, emerge che dei 186,7 miliardi di crediti deteriorati ben 131,2 sono ascrivibili a prestiti sopra i 500.000 euro che, di norma, vengono erogati a grandi gruppi e a grandi aziende.
Soggetti, questi ultimi, che secondo l’Ufficio studi della CGIA sono, assieme ai manager delle banche che hanno concesso con molta generosità i prestiti, i principali “responsabili” di questa situazione. Renato Mason, Segretario della CGIA, afferma: “Accogliamo con grande soddisfazione l’ipotesi di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta che faccia chiarezza su quanto accaduto in questi ultimi anni. La fiducia nei confronti delle banche salvate con il contributo dei soldi pubblici si riconquista anche attraverso la pubblicazione dei nomi, degli importi non ancora restituiti e della quantità di aiuti che questi istituti si sono fatti carico sino a ora per le ristrutturazioni di queste aziende insolventi. Se ciò non si verificasse, gli azionisti che hanno perso buona parte dei propri risparmi sarebbero raggirati 2 volte. Non vorremmo, infatti, che coloro che hanno contribuito a dissestare i bilanci di molti istituti ce li ritrovassimo tra qualche tempo a pontificare come maestri di vita o peggio ancora come Cavalieri del lavoro. Nel caso tutto questo non fosse possibile per una questione di privacy, auspichiamo che la Commissione parlamentare di inchiesta o una legge ad hoc consentano ai soci delle banche in difficoltà di poter comunque visionare i dati sopracitati”.
A livello regionale è interessante notare che al Sud il primo 10 per cento degli affidati ottiene meno credito delle rispettive fasce presenti nel resto d’Italia, ma genera una quota di sofferenze quasi in linea con il dato medio nazionale.
Al Nord, invece, le grandi imprese ottengono percentuali di credito molto alte, con livelli di affidabilità che, comunque, si allineano attorno al dato medio nazionale.
In altre parole possiamo dire che i grandi gruppi del Nord sono più “virtuosi” di quelli presenti nel Mezzogiorno (vedi Tab. 2). I dati a livello provinciale, infine, ci dicono che il primo 10 per cento degli affidati ha in capo l’86,9 per cento delle sofferenze a La Spezia: record nazionale rispetto a una media Italia pari all’81,1 per cento. Scorrendo la graduatoria troviamo al secondo posto con l’86,6 per cento Roma, al terzo con l’86,5 per cento Verbania, al quarto con l’86,3 per cento Bolzano e al quinto con l’85,7 per cento Bologna.
In coda alla classifica troviamo 3 province lombarde: con il 69,8 per cento Varese, con il 69,7 per cento Sondrio e con il 65,5 per cento Lodi.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 14th, 2017 Riccardo Fucile
IL SINDACO GRILLINO HA UNA MAGGIORANZA ORMAI A RISCHIO… IL 19 GENNAIO POTREBBE CADERE
A Civitavecchia Antonio Cozzolino è in bilico. 
Il sindaco eletto nel 2014 dal MoVimento 5 Stelle nella cittadina laziale ha una maggioranza a rischio e il 19 gennaio potrebbe essere il giorno giusto per la sua caduta.
Il Fatto Quotidiano racconta oggi le peripezie della maggioranza grillina in città in un articolo a firma di Luca De Carolis, che parte dall’addio di Alessandra Riccetti, presidente del Consiglio Comunale:
Quattro giorni fa la presidente del Consiglio Alessandra Riccetti ha lasciato il Movimento dopo mesi di gelo: “Non mi sento più a casa, dovevamo essere quelli dello streaming e delle istituzioni aperte come una scatoletta ditonno, manon èaccaduto nulla di tutto questo”.
E Cozzolino non ha fatto una piega: “Non sono sorpreso, ormai da tempo la sua attività era in contrasto con il M5s, tanto che lo staff nazionale aveva aperto una procedura nei suoi confronti”.
Ieri però ha ufficializzato l’addio al Consiglio anche Patrizio Carlini. E al suo posto subentrerà Luciano Girolami, iper-critico.
Mentre da mesi sono sull’Aventino le consigliere Raffaella Bagnano e Fabrizia Trapanesi. E allora Cozzolino rischia.
Perchè adesso conta su 15 voti contro i dieci delle opposizioni: ma se Girolami, Bagnano e Trapanesi mostrassero pollice verso, sarebbe fine corsa.
Le opposizioni hanno pronto da tempo un documento per la sfiducia, e puntano a far cadere Cozzolino entrofebbraio, prima del voto sul bilancio, così da ottenere il voto già in primavera.
E c’è già una data per il primo assalto, il consiglio comunale del prossimo 19 gennaio.
Dal M5s lamentano: “Stanno facendo di tutto per convincere i consiglieri”.
Ma Enrico Leopardo, segretario del Pd locale, nega: “Non stiamo facendo proprio nulla e diffido dal dirlo, casomai è qualcunodella maggioranza che ci ha cercato”.
Però riconosce: “Ovvio che vogliamo mandare a casa subito Cozzolino, e che ne parliamo con gli altri partiti, è la politica”. Ma il sindaco ha fatto così male? “Paghiamo le più alte tasse d’Italia, la città è sporca e in giro non si vede neppure una gru: e poi ci sono cose che non piacciono neanche al M5s, come il nuovo forno crematorio”.
Cozzolino cadrà ? “Spero di sì, ma temo di no: possono salvarsi con un colpo di coda”.
Lui, il sindaco, mostra calma: “Il 19 non succederà nulla”. Poi entra nel merito: “Se stanno pressando i nostri? Questa è una città su cui pesano tantissimi interessi, e di certo proveranno a mandarmi a casa”
Ma sull’Enel avete fatto una giravolta: “Stiamo solo ottenendo le opere per la città , a cominciare da due parchi: gli altri concedevano cose all’Enel, noi facciamo applicare i contratti”.
Però siete divisi: la solita incapacità politica del M5s…
“Storie, un veterano come Tidei è durato due anni. E comunque la mia porta è sempre aperta: parlerò con Girolami e con Trapanesi. Incontrerei anche Bagnano, ma non la vedo da mesi in Consiglio.”.
E dal M5s Nazionale? “Ci siamo sentiti: spero in una loro maggiore presenza…”.
Il consigliere Girolami può fare la differenza. Al Fatto giura: “Io voglio rimanere nel M5s, ma debbono cambiare delle cose, va ristabilito il contatto con i cittadini. Lo dirò al sindaco.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 14th, 2017 Riccardo Fucile
IL 41ENNE OLANDESE TAES BILL MONTI GUIDAVA LE FORZE SPECIALI DEL CALIFFATO IN CITTA’
Un altro duro colpo per l’Isis a Mosul.
L’esercito iracheno ha ucciso, in uno scontro a fuoco nel quartiere di Muhamdiseen, il comandante dei foreign fighters, il 41enne olandese Taes Bill Monti, conosciuto con il nome di battaglia di Abu Omer Hollandi.
Hollandi guidava l’unità d’èlite degli Inghimasi, cioè quelli che combattono “immersi” dietro le linee del nemico.
In sostanza le truppe speciali del Califfato che hanno resistito per tre mesi nella parte a Est del fiume Tigri e inflitto durissime perdite alle forze irachene.
Gli Inghimasi sono quasi tutti stranieri, con una forte componente di caucasici e uzbeki, ma erano guidati da un europeo.
Hollandi è uno dei 150 olandesi che si stima sia andati a combattere nel Califfato. La sua eliminazione indebolisce ancora di più le difese dell’Isis a Mosul Est, ora liberata all’80 per cento.
Oggi siamo entrati nel 89esimo giorno dell’offensiva, cominciata il 17 ottobre. I comandi iracheni contano di liberare completamente Mosul entro marzo.
L’Isis sta rinunciando a Mosul Est e si prepara a resistere a Ovest del fiume Tigri, dove ci sono i quartieri medievali della Medina, con vie strette che facilitano la guerra urbana e gli agguati.
Giordano Stabile
(da “La Stampa“)
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Gennaio 14th, 2017 Riccardo Fucile
BIMBA FERITA AL MERCATO DI FORCELLA, QUATTRO ARRESTI… I FERMATI VICINI AL CLAN MAZZARELLA, COINVOLTI ANCHE DUE AMBULANTI ITALIANI CHE FECERO DA BASISTI
La polizia ha individuato e fermato gli autori della sparatoria avvenuta il 4 gennaio scorso nel mercato di
Forcella a Napoli, dove rimasero feriti, una bambina di 10 anni colpita a un piede e tre ambulanti senegalesi.
Sono cinque i provvedimenti di fermo emessi: quattro i provvedimenti eseguiti, due esecutori materiali dell’agguato e due basisti.
Una quinta persona, destinataria del provvedimento di fermo, è tutt’ora ricercata.
I quattro fermi
I provvedimenti di fermo eseguiti dalla squadra mobile di Napoli sono stati firmati dai pm della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea De Falco e Woodcock. In carcere sono finiti Gennaro Cozzolino, 39 anni e Valerio Lambiase, 28 anni. Cozzolino è ritenuto colui che materialmente ha esploso i colpi d’arma da fuoco che hanno ferito i cittadini senegalesi e la bambina.
Lambiase nel corso dell’aggressione era armato di una mazza da baseball. Quest’ultimo è il fratello di Giammarco Lambiase, ucciso il 1° marzo del 2015 a seguito di un regolamento di conti tra clan camorristici contrapposti.
Fermati anche Luciano Rippa, 33 anni e Gennaro Vicedomine , 25 anni, venditori ambulanti nel mercato della Maddalena/Duchesca, che non fanno parte del clan . Hanno partecipato alla spedizione punitiva, Rippa armato di una mazza di ferro, perchè convinti dagli esponenti del clan Mazzarella che gli stranieri, praticando prezzo più bassi, alteravano il mercato riducendo gli introiti dei venditori ambulanti italiani.
Spedizione punitiva
Il raid è stata una vera e propria spedizione punitiva, organizzata da appartenenti al clan camorristico Mazzarella per colpire, in particolare, un quarto cittadino senegalese, anch’egli venditore ambulante, reo di non aver versato la somma di 20 euro a titolo di estorsione imposta per poter esercitare liberamente la propria attività commerciale.
I fermati, a vario titolo, sono accusati di lesioni personali aggravate, estorsione, tentata estorsione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, reati aggravati dal metodo mafioso
(da “il Corriere della Sera”)
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