Destra di Popolo.net

“VERGOGNA, BUFFONI, FASCISTI”: ESPLODE LA RABBIA CONTRO LA RAGGI DEI LAVORATORI DELLA MULTISERVIZI

Giugno 6th, 2017 Riccardo Fucile

SOSPESO IL CONSIGLIO COMUNALE TRA URLA E FISCHI: TRADITE LE PROMESSE ELETTORALI, A RISCHIO I POSTI DI LAVORO

Una nuova azienda partecipata con un partner privato e il via libera alla gara a doppio oggetto. La soluzione individuata dal M5S per risolvere una volta per tutte la questione Multiservizi non piace ai lavoratori, che in aula hanno fischiato la sindaca Virginia Raggi, il presidente dell’aula Giulio Cesare Marcello De Vito e la maggioranza grillina.
“Buffoni”, “vergogna”, “siete fascisti”: la protesta, scattata subito dopo l’intervento della prima cittadina, ha costretto il numero uno dell’assemblea capitolina a sospendere i lavori.
Inutile il tentativo di riconciliazione del consigliere pentastellato Roberto Di Palma.
Il suo faccia a faccia con i lavoratori si è concluso con una nuova accusa da parte dei dipendenti dell’azienda partecipata da Ama: “Avete integrato i verbali della commissione ambiente (una vecchia seduta in cui l’ex assessora Paola Muraro proponeva l’internalizzazione e la trasformazione di Multiservizi in un’azienda di primo livello del Campidoglio) o avete lasciato la versione fasulla?”.
Alla ripresa dei lavori, dopo la capigruppo convocata da De Vito, lo scambio polemico tra maggioranza e opposizioni.
Alla sindaca, che ha puntato il dito contro i predecessori, hanno risposto prima la capogruppo piddina Michela De Biase e poi Alessandro Onorato della Lista Marchini. Per la prima il M5S, dopo aver cavalcato la protesta della Multiservizi prima e durante la campagna elettorale, ha smesso di ascoltare i lavoratori: “Dite che la gara a doppio oggetto è l’unica che garantisce i livelli occupazionali, ma ce lo state dicendo e basta: che garanzia hanno i lavoratori? C’è un documento? A noi risulta che non c’è alcun atto e neanche il dialogo con i lavoratori, che chiedono invano di essere ricevuti da febbraio”.
Per il secondo, invece, la soluzione individuata dai grillini è una copia di quella studiata dalla giunta Marino: “Avevate promesso a queste persone che l’azienda sarebbe diventata al 100% pubblica, invece avete scelto la gara a doppio oggetto, la soluzione che era stata proposta dal Pd dall’allora capogruppo D’Ausilio. Sia chiaro e rimanga ai verbali che voi fate la stessa proposta del Pd. Siete dei pupazzi”.
Nel frattempo, sullo sfondo, c’è l’attesa degli impiegati. Da anni aspettano di conoscere il loro destino e sapere cosa ne sarà  del loro posto di lavoro: “La soluzione adottata dal Campidoglio – spiegano — non garantisce tutti. Molti resteranno a spasso”.

(da agenzie)

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RE GIORGIO GUASTA LA FESTA DEL VOTO ANTICIPATO CON UN DISCORSO LUCIDO E APPASSIONATO

Giugno 6th, 2017 Riccardo Fucile

DURO INTERVENTO CONTRO IL “PATTO ABNORME” DEI LEADER SULLA LEGGE ELETTORALE “PER CALCOLO DI CONVENIENZA”

Ancora una volta Napolitano non abdica dal suo ruolo presidenziale.
Ecco il primo passaggio, di un discorso di rara incisività : “È semplicemente paradossale discutere come si sta discutendo. In tutti i paesi democratici europei si vota alla scadenza naturale delle legislature”. Applausi, della composta ed elegante sala.
Prosegue il presidente emerito: “Fare significa dare il massimo contributo negativo alla credibilità  politica e istituzionale del paese. È abnorme che il patto extra-costituzione sul voto sia considerato un corollario dell’accordo sulla legge elettorale”.
Palazzo Giustiniani, sala Zuccari. Napolitano interviene a un convegno sull’Europa. Le sue riflessioni si trasformano in un discorso al Parlamento e al paese, contro le elezioni anticipate, critico sulla legge elettorale e contro il “patto” Renzi-Berlusconi-Grillo e Salvini: “Questa grande impresa di quattro leader di partito che calcolano le loro convenienze”.
Asciutto, nel consueto schema di antica scuola che si parte dall’analisi del contesto internazionale, per arrivare poi nell’ambito di questa cornice alle questioni domestiche.
Napolitano cita Mario Draghi sull’irreversibilità  dell’Euro, il suo discorso di Lubiana, parla dell’europeismo come di fede incrollabile, vede i segni — dopo le elezioni francesi — di una possibile “controffensiva europeista”.
In questo quadro colloca il ruolo dell’Italia, che, al netto di quanto di buono è stato fatto in questi anni e dal governo in carica, “resta legato al fattore incertezza politica che la espone a rischi di sfiducia dei mercati e delle istituzioni”.
Un discorso di verità , in cui più volte Napolitano fa riferimento alla situazione delicata del debito e dell’economia italiana.
E, ad ogni passaggio, sottolinea i limiti e superficialità  del dibattito politico, proprio sul delicato terreno dei conti pubblici: “Si prospetta il rifiuto del previsto scatto della clausola di salvaguardia, senza proporvi valide alternative”; e ancora: “Può il sostegno alla crescita tradursi in una generalizzata propensione alla riduzione della pressione fiscale”.
Insomma, dice Napolitano, “l’attuale incertezza politica circa gli intenti complessivi di politica finanziaria è una rilevante incognita che mina la nostra credibilità “.
Un discorso, interrotto un paio di volte da applausi, formulato con tono di voce non asettico e freddo, ma appassionato, scandito nei passaggi, col piglio del vecchio comunista che, si sarebbe detto una volta, vede in atto il partito della crisi e dell’avventura.
Partito contro cui rivolge passaggi particolarmente polemici: “Ne abbiamo viste di tutti i colori, ora ci sono colori nuovi. Il passaggio dal modello elettorale francese, tranne fare confusione tra modello elettorale e quello costituzionale, in modo . funambolico al tedesco”.
Lo scetticismo non riguarda solo il timing del voto, ma il merito di questa legge, iper-proporzionale: “La governabilità  del paese si profila molto problematica, sulla base di quel che si sa sulla legge elettorale”.
Attenzione all’incertezza, che così salta il paese, questo il fil rouge di tutto il discorso. Conclusione e appello. “Dare continuità  all’azione del governo in carica invece di metterne in dubbio la sopravvivenza. Questo ci dice l’interesse del paese”.

(da “Huffingtonpost”)

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TORINO SCOPRE IL LATO DEBOLE DI CHIARA APPENDINO

Giugno 6th, 2017 Riccardo Fucile

LE IMMAGINI E I FERITI DI PIAZZA SAN CARLO HANNO SVELATO LE CRITICITA’ DI UNA AMMINISTRAZIONE CHE SI SENTIVA INVIOLABILE

Il primo grande inciampo.
Una caduta che Chiara Appendino sta pagando e, come prevedono i tempi della politica, continuerà  a pagare ancora per un po’.
Innanzitutto scricchiola il tandem Chiamparino-Appendino. “Il sistema Torino non ci ha fatto bella figura”, insiste il presidente del Piemonte. I fatti di piazza San Carlo, nel giorno della finale di Champions, gli oltre 1500 feriti, costano al sindaco di Torino la fine della sua inviolabilità  e riaprono, nella città  sabauda, una dinamica di scontro tra partiti che in quest’ultimo anno era stata un po’ silente.
E anche dentro i 5Stelle il primo cittadino più amato d’Italia non è più un tabu: “Alla vigilia delle amministrative questa non ci voleva”, dice qualcuno dopo che il senatore Airola, che aveva criticato apertamente il primo cittadino, è stato silenziato.
Sta di fatto che il primo a rompere la luna di miele tra Appendino e persone che contano, poteri della città , è stato proprio Sergio Chiamparino, presidente fino a tre anni fa della fondazione bancaria Compagnia di San Paolo.
Lui, che l’ha sempre difesa, che è sempre stato dalla sua parte iniziando anche un lavoro in sinergia, adesso mette in discussione l’operato della sindaca.
Non lo fa con un attacco diretto, ancora può essere presto, ma al Corriere della Sera dice: “Il sistema Torino ha dato prova di non saper governare la situazione, si è mostrato impreparato, mettendo a rischio la sicurezza dei suoi cittadini e di chi era arrivato per vedere la partita”.
Ma, aggiunge, “non è che si può mettere in croce una sola persona, è chiaro gli errori sono stati molti e ben distribuiti”.
Sottolinea che non si può mettere in croce solo Chiara Appendino ma, nello stesso tempo, non le fornisce alibi. Anzi, oggi come mai era stato fatto prima d’ora, lo stesso presidente della regione fa notare un certo imbarazzo.
Lo stesso imbarazzo, raccontano ambienti del Pd torinese, che si respira in città  e nel rapporto tra Appendino e i cosiddetti poteri forti che prima e dopo la campagna elettorale l’hanno sostenuta.
Ma ora in una certa Torino si parla di impreparazione e addirittura di dilettantismo. Non che sia venuto meno l’asse con personaggi di spicco del cotè industrial-finanziario, dalla Fiat alla Camera di commercio e agli istituti bancari.
Ma sicuramente l’immagine di una città  come Torino, balzata alle cronache nazionali come un luogo pericoloso e non ben controllato, è quella che la società  torinese più influente non avrebbe voluto vedere, considerando che ha investito molto sulla figura di una politica giovane e innovativa che proprio da quel tipo di ambienti proviene.
Per la Appendino la batosta è stata forte.
Oggi, per la prima volta, velatamente, non nasconde un complesso di colpe: “È evidente – dice – che qualcosa non ha funzionato. Come amministrazione siamo pronti ad assumerci le eventuali responsabilità  che dovessero emergere dall’inchiesta della magistratura”. La pressione che ha addosso è forte, basti pensare che ha pianto dopo aver incontrato i genitori del bambino ferito.
Anche il quotidiano La Stampa ha aperto il giornale con un titolo che dice molto: “Il piano d’emergenza fantasma”.
Sottolineando poi che è stata ignorata la circolare diffusa dal capo della Polizia Franco Gabrielli con le linee guida da adottare in occasione dei grandi eventi.
Ha parlato di quanto avvenuto anche l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia: “Quello che conta è prenderci tutti le nostre responsabilità , senza scaricare su altri o sul caso quello che è accaduto. Se è vero che la piazza era piena di cocci di bottiglie vendute abusivamente, che sono state poi la causa di tanti ferimenti, occorre anche un severo controllo delle norme di sicurezza”.
Sicurezza, quindi. Il mantra di questi giorni in una Torino che si è risvegliata improvvisamente insicura con un’amministrazione che, almeno sabato sera, si è scoperta debole.
Il Pd, rimasto schiacciato un anno fa dalla vittoria di Chiara Appendino, adesso vede con una certa soddisfazione questa prima crisi di fiducia.
E non manca di sottolinearla: “Credo che la responsabilità  della Appendino e della sua Giunta sia quella di aver assolutamente sottovalutato l’enorme rischio a cui era esposto quell’evento e le giustificazioni addotte sono ancor meno convincenti”.
Prova a gettare acqua sul fuoco il candidato premier in pectore M5S, in piena campagna per le amministrative, ma sa bene che uno scivolone del genere può costare caro.
Soprattutto perchè in ballo c’è la credibilità  dei pentastellati come amministratori sui territori.

(da “Huffingtonpost”)

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BEPPE GRILLO SMENTISCE BEPPE GRILLO: “QUESTA LEGGE ELETTORALE NON LA CAPISCE NESSUNO”

Giugno 6th, 2017 Riccardo Fucile

A TARANTO CRITICA LA NUOVA LEGGE CHE HA VOLUTO LUI, POI SI ACCORGE DELLA GAFFE E CERCA DI RIMEDIARE SU FB

Wow! Da quando nella politica italiana è arrivato Beppe Grillo è tutt’un’altra storia! Dovete sapere che oggi Beppe Grillo a Taranto, dove ha incontrato e si è fermato a parlare con gli operai dell’Ilva, ha detto che la legge elettorale che il M5S sta facendo insieme a Partito Democratico, Forza Italia e Lega non la capisce nessuno: “Democrazia, voto …. Cos’è? Stiamo facendo una legge elettorale che nessuno capisce più. Neanche voi riuscite a capire quando dovete mettere 8 croci su 5, 6 cose che non capite…”. Ma siccome Beppe Grillo non è mica scemo, poco fa Beppe Grillo ha smentito Beppe Grillo su Facebook:
La legge elettorale è un tema complicato, che i cittadini non capiscono e di cui neppure vogliono sentire parlare. Li capisco. Oggi sono a Taranto e ho visto i segni che l’Ilva ha lasciato sulla città . Per questa gente la legge elettorale è l’ultimo dei problemi. E questo è ciò che ho detto loro. Sulla legge elettorale che abbiamo votato online con gli iscritti e che i nostri stanno portando avanti stiamo facendo un lavoro certosino. Abbiamo messo la faccia sulla legge elettorale perchè non potevamo lasciare che PD e Forza Italia scrivessero le regole del gioco a loro uso e consumo.   Avanti così!
In realtà  non è vero che Beppe Grillo ha detto agli operai di Taranto che la legge elettorale è l’ultimo dei problemi.
O meglio, glielo avrà  anche detto ma ha anche detto che è una legge elettorale che non capisce più nessuno.
Ma poi è arrivato Beppe Grillo che gliele ha cantate chiare e forti a Beppe Grillo.
Che non si permetta più, Beppe Grillo, di dire le cose che ha detto Beppe Grillo!

(da “NextQuotidiano”)

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SPESE PAZZE IN REGIONE: SEQUESTRATI SOLDI E IMMOBILI A 13 POLITICI LIGURI, TRA LORO ANCHE L’ATTUALE PRESIDENTE LEGHISTA DEL CONS. REG. BRUZZONE E IL PARLAMENTARE DI FORZA ITALIA BIASOTTI

Giugno 6th, 2017 Riccardo Fucile

E’ SOLO LA TRANCHE CHE RIGUARDA I FATTI DAL 2008 AL 2010 PER CUI SI DEVE DECIDERE IL RINVIO A GIUDIZIO PER PECULATO…DEVONO DA 20.000 A 100.000 EURO A TESTA

Sequestro per equivalente nei confronti di 13 tra consiglieri ed ex consiglieri regionali, per le spese pazze sostenute nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010 con i soldi erogati dalla Regione.
L’ordine è partito dal pm Massimo Terrile che ha incaricato la guardia di finanza di procedere con i sequestri di beni mobili e immobili.
Il provvedimento è scattato in vista dell’udienza preliminare fissata per sabato davanti al gup Nadia Magrini che dovrà  decidere se rinviare a giudizio o prosciogliere i 13 imputati.
I reati contestati, a vario titolo, sono peculato e falso.
I politici per cui è stato chiesto il sequestro appartenevano a tutti gli schieramenti politici.
Sono Sandro Biasotti, parlamentare di Forza Italia, Nicola Abbundo, Angelo Barbero, Tirreno Bianchi, Fabio Broglia, il leghista Francesco Bruzzone (attuale presidente del consiglio regionale), Giovanni Macchiavello, Matteo Marcenaro, Rosario Monteleone, Carmen Patrizia Muratore, Luigi Patrone, Giovanni Battista Pittaluga e Franco Rocca.
Secondo l’accusa, i 13 avrebbero usato i fondi pubblici, erogati per finalità  istituzionali, per spese private.
Le cifre contestate vanno da 20 mila a 100 mila euro, usate per viaggi, taxi, cene, libri e consulenze.
L’inchiesta era nata dalle segnalazioni della Corte dei Conti che aveva riscontrato irregolarità  contabili.
Se venissero condannati, ai politici verrebbe applicata la legge Severino e non potrebbero ricandidarsi.

(da “il Secolo XIX”)

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STADIO ROMA, IL MUNICIPIO GUIDATO DAL M5S FA MURO ALLA DELIBERA DEL COMUNE

Giugno 6th, 2017 Riccardo Fucile

A OSTACOLARE LO SPRINT PER APPROVARE LA DELIBERA DELLA RAGGI SONO PROPRIO I GRILLINI DELLA CIRCOSCRIZIONE

I malumori erano solo sopiti: il Movimento 5 stelle rischia di spaccarsi di nuovo sullo stadio della Roma.
Un’altra volta, dopo quella riunione fiume in Campidoglio dove alcuni consiglieri votarono contro l’accordo stretto dalla sindaca Virginia Raggi, e di cui il gruppo comunale ancora sente gli strascichi.
Ora che è arrivato il momento decisivo per il progetto di Tor di Valle (la giunta approverà  in giornata la delibera definitiva di interesse pubblico, che dovrà  poi arrivare in aula), i contrasti interni sono pronti a riesplodere.
E il Campidoglio rischia di andare allo scontro con il Municipio IX che ospiterà  l’impianto, e che pur essendo a guida 5 stelle pare non essere intenzionato a dare il suo via libera: il parere dell’amministrazione locale potrebbe essere negativo.
Da lunedì è iniziato lo sprint finale che dovrebbe portare all’approvazione della delibera aggiornata la settimana prossima: oggi l’ok della giunta, entro il 15 quello dell’Assemblea capitolina.
Si tratta della prima data utile da cui si può riconvocare la nuova conferenza dei servizi, dopo che la prima si è chiusa negativamente ad aprile.
Non c’è una scadenza precisa, ma il Comune vuole lanciare un segnale positivo alla società , dopo che il presidente James Pallotta di recente ha minacciato l’addio nel caso in cui lo stadio non dovesse esser pronto entro il 2020.
Di qui la fretta di ultimare l’iter, anche se ciò comporta un tour de force burocratico. Prima del voto in aula servirebbe il parere del municipio sulla nuova delibera.
A tal fine ieri il capogruppo del M5s in Comune, Paolo Ferrara, e il consigliere Pietro Calabrese si sono recati nella sede del Municipio IX, quello che ha la competenza sull’area di Tor di Valle, per ottenere un rapido via libera dell’amministrazione locale. La riunione, però, non è andata proprio come i due emissari della Raggi si aspettavano.
I consiglieri comunali si sono trovati di fronte all’opposizione di una parte consistente della maggioranza municipale.
Una nuova frattura interna al Movimento romano, non del tutto imprevedibile vista la riottosità  della base e dei comitati di quartiere.
Le resistenze sono nel merito del progetto: agli oppositori il taglio delle cubature non basta, sono contrari alla variante urbanistica e continuano a chiedere di rimanere all’interno del piano regolatore, che non prevede un business park.
Ma anche nella forma: il Comune vorrebbe che il Municipio si esprimesse al più presto, già  entro la fine della settimana.
“Ma se non ci avete ancora dato il testo della delibera, come possiamo dire sì in queste condizioni?”, hanno protestato alcuni.
“Altro che trasparenza e partecipazione, sono solo decisioni calate dall’alto”.   Secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, ci sarebbe stata anche una conta interna (lo strumento tipico di tutte le riunioni M5s), conclusa con 5 voti contrari e solo 3 favorevoli.
Ma l’esito non sarebbe stato ratificato per la mancanza di alcuni consiglieri, con la decisione di ripetere il voto forse già  in giornata.
In Comune sperano che la nottata abbia portato consiglio in Municipio, convincendo qualche indeciso e recuperando gli assenti.
E che insieme all’ok della giunta capitolina arrivino anche segnali di distensione dal quartiere a sud della Capitale. Ma al momento il rischio di ricevere giudizio negativo da parte di un’amministrazione a guida 5 stelle è concreto.
Il parere del Municipio non è vincolante ma — ragionano in Campidoglio — rappresenterebbe comunque un “segnale politico molto forte”.
Il peggior viatico possibile per l’approdo in aula del testo, visto che anche nel gruppo comunale non manca il dissenso: l’ala oltranzista capeggiata da 3-4 consiglieri ha ripreso forza, pure ieri nella riunione di maggioranza sono volate parole forti. Lo stadio si deve fare, ma rischia di costare caro al Movimento.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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PERCHE’ PIERO ANGELA CE L’HA (A RAGION VEDUTA) CON BEPPE GRILLO

Giugno 6th, 2017 Riccardo Fucile

NELLA BIOGRAFIA DI ANGELA EMERGONO I CONTRASTI DI QUANDO GRILLO FACEVA DISINFORMAZIONE… OGGI LODA IL MODELLO INCENERITORI DI BARCELLONA, MA UNDICI ANNI FA LI CRITICAVA

Oggi l’Italia ha scoperto che Piero Angela non nutre molta ammirazione per Beppe Grillo.
La questione però non è dovuta — a quanto pare — all’attività  politica del comico ma ad alcuni trascorsi professionali.
Come spesso accade però nel caso di Grillo i due aspetti sono strettamente legati. Questo perchè per molto tempo alla base dell’azione politica del MoVimento c’è stato unicamente il Grillo-pensiero.
L’aneddoto raccontato da Piero Angela nella sua autobiografia riguarda una proposta di collaborazione fatta a Grillo.
La proposta consisteva in una serie tv dove i temi ecologici affrontati da Grillo nei suoi spettacoli venissero presentati con un piglio più scientifico. Grillo da sempre ha fatto dell’ecologia una dei suoi cavalli di battaglia. Che fossero gli OGM che uccidevano i ragazzi “per shock anafilattico” o i cellulari che cuociono le uova come il microonde il comico ha spesso parlato dei pericoli della tecnologia o della medicina.
Ad esempio quando ha detto che la chemioterapia era inutile e serviva solo a far ingrassare i conti correnti dei primari.
Oppure sul fatto che l’AIDS non esiste dicendo addirittura che “ci sono dei seri sospetti che sia una bufala” e spiegando che nessuno “ha mai fotografato il virus dell’HIV” e che era la cura contro l’HIV a causare l’AIDS (di fatto invitando a non curarsi).
Nel 2006 Grillo (o chi per lui visto che il post è anonimo) attaccò Piero Angela e suo figlio “ben remunerati dalla Rai ma non informati”.
Nel post Grillo critica un servizio di SuperQuark sugli inceneritori dicendo che Angela ha fatto cattiva informazione.
Per Grillo Piero Angela ha sbagliato a citare il modello di Barcellona dove sono stati realizzati due inceneritori in piena città . SuperQuark ha sbagliato inoltre a non parlare della strategia “rifiuti zero” che secondo Grillo stava dando buoni risultati in alcune città  (ma non nelle metropoli).
Ed è interessante perchè qualche settimana fa Grillo ha citato proprio Barcellona come modello per risolvere il problema dei rifiuti di Roma.
Ovviamente il Capo Politico del MoVimento non ha detto che Barcellona usa gli inceneritori. Curioso no?
Sempre nel post del 2006 Grillo citava gli studi di Stefano Montanari e Antonella Gatti sulle nanoparticelle. Sono gli stessi ricercatori che sostengono la teoria dei metalli pesanti nei vaccini.
In calce all’articolo Grillo ricordava inoltre che era ancora possibile donare per l’acquisto di un microscopio elettronico sulle nanopolveri. Uno strumento da 350 mila euro da destinare alle ricerche di Montanari e Gatti ai quali era stato sottratto perchè ricercatori indipendenti.
Peccato però che una volta raggiunto l’obiettivo il microscopio sia finito altrove. Questo perchè la Onlus che ha raccolto il denaro si è accorta che il primo microscopio non era “stato sottratto” ma spostato dalla sede della Nanodiagnostic (dove i due svolgevano attività  di analisi a pagamento) all’università  di Modena.
Nella vicende interviene anche l’ex moglie di Grillo, Simona Toni, a spiegare come Grillo sia stato raggirato.
Mentre da parte sua Montanari pubblica un libro dal titolo “Il Grillo Mannaro” dove dice invece di essere stato sfruttato da Grillo.
Rimane il fatto che Grillo ha fatto informazione utilizzando le ricerche di Montanari senza verificarle (compresa una lista degli alimenti contenenti metalli pesanti).
Quello stesso Grillo, che ora ha rotto i rapporti con Montanari e loda il modello Barcellona, contestava a Piero Angela di non aver fatto corretta informazione.
Buffo no?

(da “NextQuotidiano”)

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A TORINO NON C’ERA UN PIANO DI EMERGENZA, IGNORATA LA CIRCOLARE DI GABRIELLI

Giugno 6th, 2017 Riccardo Fucile

DISATTESE LE MISURE DETTATE DAL CAPO DELLA POLIZIA DOPO LA STRAGE DI MANCHESTER… ASSENTI IL CENTRO DI COORDINAMENTO, STEWARD E PUNTI RACCOLTA PER I FERITI

Subito dopo l’attentato di Manchester il capo della Polizia, Franco Gabrielli, aveva dettato – con una circolare datata 25 maggio – le linee guida da adottare in occasione dei grandi eventi.
Verifiche preliminari: «Specialmente nei luoghi dopo possono essere celate insidie». Controlli agli accessi: «Valutando l’adozione di impedimenti anche fisici all’accesso dei veicoli nelle aree pedonali». Presenza di steward degli organizzatori: «Come per gli eventi sportivi», aveva scritto il prefetto nella nota inviata a tutte le questure d’Italia.
Perchè gli attacchi di Parigi, Nizza e Berlino hanno cambiato la percezione della sicurezza. Perchè ogni manifestazione di piazza è potenzialmente un obiettivo. E perchè, nell’immaginario, è entrato ciò che prima non c’era: la figura del terrorista.
È attorno a tutto questo che adesso ruota la domanda delle mille pistole: «Ma, a Torino, s’è fatto davvero tutto il possibile?».
E tutto ciò che Gabrielli ha imposto-suggerito?
Se l’allerta attacchi ha fatto innalzare il livello dei controlli – sabato in piazza c’erano 200 circa tra poliziotti e carabinieri più 100 e rotti vigili – ciò che è mancato in toto è un piano per l’emergenza.
Cioè una strategia per i soccorsi in una piazza che potenzialmente può contenere 30 mila persone. E questo era compito degli organizzatori. Anche con gli steward. Che non c’erano.
Come non c’era un punto di raccolta feriti, uno per le persone disperse o spaventate, un centro di coordinamento interforze.
Tutte cose che nella notte della finale non si sono viste. E che si sono concretizzate sul tardi grazie all’intervento di un vicecomandante dei Vigili del fuoco di Torino che ha organizzato i soccorsi e cercato di dare una forma agli aiuti nella piazza impazzita mettendo in comunicazione istantanea tutte le forze coinvolte.
Ma ormai era mezzanotte passata. Quasi due ore dopo il disastro.
C’era un punto di soccorso, è vero. Ma era in un angolo della spianata (lato opposto al maxi-schermo) ed è stato quasi travolto dall’ondata di gente in fuga.
Se i feriti sono andati in ospedale è per la decisione del capo della polizia municipale che ha deviato in zona otto autobus che hanno portato via oltre 120 feriti. Intuizioni dei singoli. Non strategia pianificata a tavolino.
Non c’era una via dedicata all’arrivo dei mezzi di soccorso. E il parcheggio sotterraneo, quello che corre sotto la piazza e prosegue per tutta la lunghezza di via Roma, sabato era aperto.
Chiusi soltanto gli accessi pedonali su piazza San Carlo. Ma un’auto in fiamme lì sotto – per caso o perchè incendiata – avrebbe provocato, nonostante i sistemi antincendio, colonne di fumo che avrebbero invaso comunque piazza San Carlo.
Se ci sono responsabili per tutto questo è una questione tecnico-giuridica che è troppo presto da definire.
Dopo l’attacco di Parigi, i gestori dell’ordine pubblico a Torino avevano comunque già  dato una stretta in tema di sicurezza.
Ma è rimasta sospesa la «safety», ovvero la gestione dell’emergenza. E l’organizzatore dell’evento, Turismo Torino, per ora non commenta: «Aspettiamo di confrontarci con gli avvocati».

(da “La Stampa”)

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UN TESTIMONE DI PIAZZA SAN CARLO: “C’ERA UN VARCO NON CONTROLLATO E BOTTIGLIE PER TERRA GIA’ ALLE 19”

Giugno 6th, 2017 Riccardo Fucile

SI INDAGA SULLE CAUSE E SULLE RESPONSABILITA’

Un gruppo di persone aggressive, ubriache, prepotenti, tanto da sgomitare e spintonare i tifosi per arrivare a piazzarsi sotto al maxi schermo.
Proprio davanti alla zona di piazza San Carlo dove si è creato il primo cerchio di vuoto, dopo un evento – uno scoppio, un grido, un lancio – ancora sconosciuto.
È su questo gruppo di tifosi che si sta concentrando l’attenzione della Digos di Torino che sta continuando a lavorare – coordinata dal pm Antonio Rinaudo – su un doppio fronte.
Il vaglio dei filmati e l’ascolto di testimoni. Martedì il ministro dell’Interno Marco Minniti sarà  a Torino per una visita ai feriti ricoverati in ospedale e per un vertice in prefettura. È previsto anche un incontro tra il ministro e la sindaca Appendino.
L’uomo con la maglietta nera
Le immagini offrono molti spunti. C’è un video, per esempio, che ritrae di spalle un uomo vestito con una maglietta nera che lascia scoperte braccia e un pezzo di spalle.
Il vuoto si è appena creato, l’individuo lancia qualcosa verso la folla che si sta agitando, verso le persone che si trovano oltre quello spazio lasciato libero. Forse nell’altra mano tiene qualcosa. Ora gli inquirenti stanno cercando di capire.
Il gesto del lancio è posteriore al primo spostamento di folla. Quindi non si può di certo sostenere che sia stato lui a far scattare il panico. Magari quel ragazzo si stava difendendo, stava lanciando qualcosa per paura, verso chi lo voleva aggredire.
Per rispondere a tutte queste domande sarà  importante sentirlo: gli inquirenti lo cercano.
Le persone con ferite alle mani e l’elenco dei tifosi
Per le indagini si cerca di rintracciare poi le persone ferite e ormai dimesse che avevano tagli alle mani o qualsiasi lesione che potrebbe essere stata provocata dal lancio di un petardo.
Tutto può aiutare a fare chiarezza perchè al momento non esiste certezza sul fatto che effettivamente sia stato il lancio di un petardo a scatenare il fuggi fuggi.
Quel che è sicuro è che alcuni di quei tifosi che si sono piazzati avanti in piazza San Carlo, verso lo schermo, sono stati identificati dalla Digos. C’è un elenco.
E poi ci sono testimoni che riferiscono di aver visto degli ultrà , con in mano birre e canne, avanzare verso la postazione più vicina a quello schermo. Sono tutte parole che verranno vagliate con attenzione.
Situazione critica già  alle 19 e varco scoperto
Un punto fermo è che la situazione della piazza alle 19 sarebbe già  stata critica. Racconta un testimone: «Sono juventino, ma quando ho visto quella mandria di ubriachi stipati sono andato via».
«I carabinieri facevano un controllo capillare all’altezza delle chiese, davanti ad Armani e verso Intesa Sanpaolo. C’erano code, persone che venivano palpate e a tutti veniva chiesto di aprire lo zaino ma poi – prosegue l’uomo – c’era un varco all’altezza di via Roma del tutto scoperto, proprio all’angolo più o meno con via Maria Vittoria. Da lì passavano tutti, nessuno controllava».
«Era pieno di bottiglie – racconta ancora – Entravano cani e porci. Mi è venuta paura ed erano solo le sette di sera. Era pieno di gente fuori di testa, venivano da tutta Italia».
«Sono juventino – conclude il testimone – ma ho detto a mia moglie, andiamocene: qui se qualcuno starnutisce succede il finimondo».
La procura sta aspettando le prime acquisizioni di ordinanze e atti di Comune, questura, prefettura e vigili del fuoco per capire come ha funzionato la gestione della piazza e di chi sono le responsabilità  dell’accesso del tutto fuori controllo dei venditori di birre abusivi.
I rifiuti in vetro hanno provocato il 90% degli oltre 1.500 feriti.

(da “La Stampa”)

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