Giugno 12th, 2017 Riccardo Fucile
QUANDO IL MATRIMONIO DI CONVENIENZA POTREBBE NON BASTARE… POSSIBILE IL RIBALTONE CON L’APPOGGIO DI LORENZONI A GIORDANI E DELLA SALEMI ALLA BISINELLA… IN QUEL CASO PER SALVINI SAREBBE UNA BOTTA MICIDIALE
Potranno anche sembrare separate in casa, eppure Lega Nord e Forza Italia riescono a vincere soltanto se riescono a trovare una formula di convivenza che le tenga unite.
E come in tutti i matrimoni che hanno qualche ruga, anche loro devono mandare giù più di un rospo per evitare che finisca a torte in faccia e che se ne avvantaggi il centrosinistra.
Il primo verdetto in Veneto lancia questo segnale, significativo anche per la politica nazionale.
Cominciamo da Padova che costituisce l’esempio più eclatante di baruffe tutte interne al centrodestra.
A novembre il sindaco Massimo Bitonci fu mandato a casa, con la complicità di due consiglieri azzurri. La pace elettorale ha riportato Bitonci candidato, con Forza Italia costretta a chiedere scusa e a diventare una specie di ruotino di scorta del presidente della Liga Veneta.
Un primo risultato si è visto perchè il commercialista di Cittadella ha superato il 40 per cento con 39.158 voti, lasciando a 11 incollature (29.25%) l’imprenditore Sergio Giordani del centrosinistra (28.487 voti).
Tutto secondo i sondaggi, che però avevano messo in allarme Bitonci, indicato come soccombente in caso di ballottaggio.
Infatti, il terzo incomodo, il professore universitario Arturo Lorenzoni alla testa di due civiche di area centrosinistra, ha avuto una performance inattesa, sfiorando il 23 per cento.
Insomma, l’aritmetica dice che l’elettorato di centrosinistra e dintorni supera abbondantemente quota 52 per cento.
Un altro matrimonio combinato è stato celebrato a Verona, la città dell’amore.
Anche qui Forza Italia e Lega Nord hanno scelto la mediazione, nel tentativo di togliere elettorato di centro a Patrizia Bisinella, compagna del sindaco uscente Flavio Tosi, che ha fondato Fare! dopo essere stato espulso dalla Lega.
Il calcolo non era campato per aria. Eppure la Lega ci ha rimesso la faccia, visto che aveva già presentato pubblicamente il proprio candidato, poi ritirato in tutta fretta per far posto all’avvocato Federico Sboarina.
Forza Italia, in una città a tradizione di centrodestra, non è mai sembrata avere in mano il pallino, anzi la scelta di Sboarina è stata percepita come frutto di un accordo di palazzo tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini.
I risultati non del tutto positivi si sono visti. Forza Italia è precipitata al 3.43 per cento con soli 3.767 voti. Nel 2012 il Popolo della Libertà correva da solo e raggiunse il 5.29 per cento (8.88 per cento al candidato Luigi Castelletti). Ma anche la Lega Nord ne è uscita ridimensionata in modo drammatico, visto che cinque anni fa poteva contare sul candidato Flavio Tosi e ora se lo è trovato contro.
La percentuale di 8.86 punti (9.726 voti) non può dirsi esaltante per il Carroccio, considerando che il 13.66 per cento di consensi alla lista del sindaco non va considerato in quota leghista.
Nel 2012 Tosi con la propria civica superò il 37 per cento e il partito arrivò al 10.72 per cento.
L’operazione di occupare con Sboarina il centro non può dirsi completata con successo.
Anzi, ha dovuto prendere atto che la compagna di Tosi, Patrizia Bisinella, è lì vicino, distanziata di 6 mila voti che non sembrano incolmabili, visto l’appeal dimostrato dalla coppia ex leghista con Verona.
E quindi il centrodestra rischia di perdere anche qui, dopo aver vinto il primo turno.
E così il discorso si sposta sul centrosinistra, che potrebbe anche riuscire nell’impresa di vincere a Padova e di far perdere il centrodestra a Verona, ma non per meriti propri.
Orietta Salemi del Pd a Verona è fuori dal ballottaggio ma i suoi voti saranno decisivi per il recupero della candidata di Tosi, che sul referendum istituzionale aveva preso una posizione pro-Renzi.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 12th, 2017 Riccardo Fucile
IL SEMPRE EQUILIBRATO POPOLO DELLA RETE SOMMERGE DI IMPROPERI CHI HA VOTATO PD E CENTRODESTRA
Gli italiani continuano a deludere gli italiani. Dopo lo psicodramma penstellato sulla sconfitta del M5S alle amministrative di domenica va in scena quello di chi commenta i risultati elettorali nelle aree terremotate.
A quanto pare il fatto che a L’Aquila si vada ad un ballottaggio tra PD e Centrodestra (con il PD al momento in netto vantaggio). Come è possibile si chiedono alcuni elettori del 5 Stelle (ma anche del centrodestra) che i terremotati continuino a votare per il Partito Democratico?
Laggente alla scoperta dei misteri della democrazia
Se alcuni attivisti ed elettori pentastellati augurano ai tarantini di morire “di veleni” per non aver votato M5S le cose nelle zone terremotate non vanno meglio.
Ai fini analisti politici dell’Internet non è infatti sfuggita un’evidente contraddizione. Quella dei terremotati che votano per far vincere i vecchi partiti, quelli che ci hanno mangiato sulla ricostruzione.
Il pessimo risultato del M5S a L’Aquila fa intuire da che parte provengano gli insulti nei confronti degli abitanti della città colpita dal sisma del 2006.
Come è possibile che in una città dove ancora ci sono i segni del terremoto e la ricostruzione non è ancora stata ultimata il PD continui a vincere?
Non sarà colpa di quel dentista che “ha avanzato soldi con la ricostruzione” (dei ponti dentali) o di tutti gli altri collusi? La delusione è palese: quel misero 5% del candidato pentastellato è davvero troppo poco.
Evidentemente all’Aquila come a Palermo hanno votato mafiosi e corrotti.
È incredibile come la cautela professata dal MoVimento quanto si tratta di commentare i risultati di elezioni all’estero (un classico il mantra “rispettiamo la volontà popolare”) non valga in Italia.
Eppure che differenza c’è tra commentare il voto USA dall’Italia e quello delle comunali dell’Aquila da un’altra città ? Non si dovrebbe rispettare il voto?
Ovviamente l’ipotesi che i voti siano stati modificati o truccati per non far vincere il MoVimento non viene scartata.
Più di qualcuno sente “puzza d’imbroglio” e teme che i voti siano stati pilotati.
Ma è solo un pensiero fugace: la realtà è che gli italiani sono una massa di pecoroni e i terremotati sono degli stronzi. Se le meritano le macerie.
Il tribunale elettorale dell’Internet ha completato lo spoglio e l’analisi dei voti. Per gli elettori dell’Aquila e di tutte le zone terremotate che oseranno eleggere un sindaco non honesto il giudizio sarà sempre quello: delusione, sconforto, rabbia.
“I terremotati da oggi in poi non hanno più diritto di lamentarsi. Così come i cittadini di Taranto non potranno più protestare per l’ILVA”
È facile immaginare che, se persone come queste avessero il potere assoluto che il M5S insegue da anni, probabilmente costringerebbero gli abitanti di Taranto a fare i suffumigi direttamente dentro lo stabilimento dell’Ilva e magari chiuderebbero gli ospedali che curano i malati di cancro.
C’è chi si incarta con le percentuali e racconta che “l’80% ha votato PD” quando in realtà il candidato del centrosinistra andrà al ballottaggio con qualcosa di molto vicino al 47%.
I campioni della solidarietà e del levarsi gli stipendi per aiutare gli italiani ci spiegano bene l’obiettivo di certe trovate.
Come già dopo le elezioni a Mirandola i 5 Stelle sono sorpresi dal fatto che una volta ricevute le donazioni i cittadini delle zone terremotate votino come preferiscono senza essere riconoscenti al M5S.
Facendo una notevole confusione tra Amatrice (che non era al voto) e L’Aquila qualche buon samaritano fa sapere che ora non farà più l’amatriciana con i guanciali di loro produzione e nemmeno con le lenticchie (di Castelluccio si immagina).
Da ora in poi non riceveranno nemmeno un centesimo!
Non si meritano nulla, insiste il nostro attivista generoso: nè soldi, nè cibo, nè vestiti. E stasera tutti a letto senza cena!
Anzi, se fosse possibile chiedere indietro anche i soldi che ha donato è meglio. E qualcuno, sapendo bene come vanno le cose, scrive che non ha dato soldi, ma solo abiti usati (e con le tarme e i piocchi!!1).
Quegli “stronzi appecorati e pecoroni” meritano di stare in mezzo alle macerie e guai a loro se si lamentano.
Saranno mica gli effetti del terremoto sulla memoria delle persone?
Chi lo sa, nel dubbio non si meritano nulla!
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 12th, 2017 Riccardo Fucile
CANDIDATA SINDACO A LARIANO, HA OTTENUTO SOLO IL 4,7%: “VI VENDERESTE ANCHE VOSTRA MADRE, MERITATE DI RIMANERE SENZA ACQUA”
Sabrina Taddei, candidata del MoVimento 5 Stelle a Lariano, non è andata proprio benissimo alle urne: ha ottenuto appena il 4,7% dei voti ed è arrivata ultima tra i quattro candidati nella tornata che ha rieletto il sindaco uscente Maurizio Caliciotti. Lei però non è stata sportivissima.
Su Facebook con molta lungimiranza ha scelto di prendersela con gli elettori che non l’hanno votata, accusandoli di essere addormentati e abituati ad eseguire gli ordini dei signorotti locali che li hanno comprati:
Ringrazio i pochi elettori che ci hanno votato ed i miei compagni di avventura. Almeno sono stati voti sinceri, non estorti con compromessi e dati ad una UNICA LISTA, PRIVA DI ACCOZZAGLIE. Avete dimostrato di essere lo stesso identico paese RETROGRADO di anni fa in mano ai soliti lecchini che sanno raggirare chi HA FAME E CHI SI VENDEREBBE ANCHE LA MADRE’. Non lasciate spazio all’INFORMAZIONE. Vi muore la gente vicino e non vi preoccupate di saperne l’origine. Siete ADDORMENTATI, abituati ad eseguire ordini dei SIGNOROTTI LOCALI CHE SANNO COME COMPRARVI.
NON AVETE LA concezione di cosa sia PENSARE LIBERAMENTE. Per voi certi concetti PURI non sono neanche “pensabili” o COMPRENSIBILI e non penetreranno nelle vostre menti condizionate. E quindi vi meritate giorni e giorni SENZA ACQUA, scene tristi di persone povere che rovistano nei cassonetti, disagiati e disabili senza sussidi, intimazioni di sfratto, dinieghi a domande di lavoro e di piu’ che i vostri figli vi abbandonino perchè non avete pensato al loro futuro. Buon quinquennio PAESE CHE SA DI VECCHIO !
Poi ha concluso dicendo che si meritano di rimanere senza acqua, con lo sfratto e con i figli disoccupati.
Se ha usato gli stessi toni durante la campagna elettorale, si capisce come mai il risultato sia stato deludente.
Nei commenti al post la Taddei, a chi le chiedeva conto di quanto scritto, rispondeva di non voler cancellare nè scusarsi di nulla ed esortava a fare lo screen dello status. C’è da segnalare che sulla sua pagina, aggiornata fino al giorno delle elezioni ma non oggi, la candidata sindaca di Lariano dichiarava di ispirarsi a Berlinguer.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 12th, 2017 Riccardo Fucile
DIPENDERA’ DA CHI SI AFFERMERA’ NEL BALLOTTAGGIO
Dopo il voto di domenica, si aprono due scenari per il nuovo consiglio comunale, con la Lega e il Pd che dominerebbero la scena in consiglio, la prima in caso di vittoria di Bucci, il secondo se il vincitore fosse Crivello.
Ecco le due ipotesi di consiglio Comunale
Vittoria di Marco Bucci:
Coalizione di centrodestra 24 seggi + Bucci, così ripartiti:
9 Lega nord
6 Lista Bucci
5 Forza Italia
3 Fratelli d’Italia
1 Direzione Italia – Lista Musso
Coalizione di centrosinistra: 10 seggi, così ripartiti:
6 Pd
3 Lista Crivello
1 Crivello (se Crivello rinunciasse entrerebbe 1 consigliere di “A Sinistra”)
5 M5S
1 Chiamami Genova
Vittoria di Gianni Crivello:
Coalizione di centrosinistra 24 seggi + Crivello, così ripartiti:
14 Pd
7 Lista Crivello
2 A Sinistra
1 Genova Cambia
Coalizione di centrodestra 10 seggi, così ripartiti:
3 Lega nord
3 Lista Bucci
2 Forza Italia
1 Fratelli d’Italia
1 Bucci (se Bucci rinunciasse, entrerebbe il primo non eletto della Lega Nord)
5 M5S
1 Chiamami Genova
(da “il Secolo XIX”)
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Giugno 12th, 2017 Riccardo Fucile
IL NUOVO SINDACO MARTELLO VUOLE PIU’ GARANZIE SULLL’ACCOGLIENZA
Parla di «una rivincita consumata a sangue freddo» Salvatore Martello, Totò per gli amici, il nuovo sindaco di Lampedusa che spodesta Giusy Nicolini. L’avversaria di sempre. Entrambi Pd. Con circoli separati.
E con rivincita covata da cinque anni, da quando Martello cominciò a gridare all’impostura vedendo l’ex segretaria di Legambiente volare sulle prime pagine di tutti i giornali accanto a Papa Francesco, Obama e Renzi che l’ha voluta in segreteria nazionale Pd.
Immagini e storia che Martello, sindaco per due legislature fino al 2001, proprietario di alberghi e leader dei pescatori di Lampedusa, liquida infierendo: «Ladra di medaglie».
Il buio dell’isola
Lei non incassa e respinge al mittente epiteti e provocazioni, ma deve fare i conti con lo scrutinio che fa trionfare con 1.566 voti Martello condannandola addirittura al terzo posto con 908 voti, dopo il giovane assicuratore e giornalista scelto dal Movimento Cinque Stelle, Filippo Mannino, che ha raggiunto quota 1.116.
In coda la pasionaria della Lega Nord, Angela Maraventano, ferma a 231 voti.
Questo il verdetto dei quattromila lampedusani affluiti ai seggi in massa, con una percentuale che sfiora il 79 per cento.
Per una notte tutti svegli. Anche quando nell’isola è andata via la luce per un guasto e lo scrutinio s’è bloccato per riprendere prima dell’alba.
Accoglienza da modificare
Alla stessa ora in cui una motovedetta della Capitaneria rientrava dopo una missione di soccorso con 102 migranti recuperati vicino alle coste libiche.
Un’altra operazione che Giusy Nicolini, premio Premio Unesco per la Pace, forse avrebbe visto come un buon segno in caso di vittoria, riproponendo l’immagine di una Lampedusa che apre le braccia.
Mentre per Martello è la conferma che «adesso sul piano dell’accoglienza, o meglio dell’organizzazione dell’accoglienza, deve cambiare tutto».
Eccolo pronto ad una rivoluzione copernicana che forse non piacerà a molti: «Le nostre braccia restano aperte, ma vogliamo prima sapere quali sono le regole date: quanti ne possono arrivare, quanto tempo debbono restare, dove debbono stare».
Migranti e reti metalliche
Riferimento esplicito alla gestione dell’hotspot, del Centro di contrada Imbriacola, a quattro chilometri dalle spiagge, circondato da reti metalliche e agenti di guardia. Perchè Martello è categorico: «Non ne possiamo più di vedere sciamare i migranti ovunque. Debbono dirci se da quel Centro si può entrare o uscire senza problemi. Stabiliamo le regole. Si dica se reti metalliche e poliziotti servono solo per non fare entrare i lampedusani nel Centro accoglienza».
Il medico di «Fuocoammare»
Una provocazione da Martello spesso riproposta negli anni dell’era Nicolini trovando spazio fra i suoi concittadini e molto meno sui mass media concentrati su eventi come l’Orso d’oro vinto a Berlino da «Fuocoammare», il docufilm di Gianfranco Rosi.
Con un protagonista, Pietro Bartolo, il coordinatore del Poliambulatorio, sempre associato dalla stampa alla sindaca che Renzi volle al suo fianco per la cena con l’ex presidente degli Stati Uniti, Obama.
Ma queste vulcaniche elezioni rivelano adesso che fra sindaca e Bartolo c’è stata una frattura e che il medico famoso per avere curato migliaia di migranti in campagna elettorale non stava dalla sua parte.
Fa parte di quelle che Martello continua a chiamare «le imposture» di un’era, adesso alla svolta: «A cominciare dagli sbarchi. Se non c’è una emergenza perchè continuano a portare migranti a Lampedusa, anzichè sulla terra ferma, da Porto Empedocle a Pozzallo o Augusta? E’ arrivato il momento della chiarezza».
Il segretario amareggiato
Ma c’è chi interpreta tutto questo come una fase di restaurazione in un’isola dove ormai da quasi dieci anni esistono due circoli Pd, uno gestito dal marito della ex sindaca, Giuseppe Palmeri, e l’altro da Martello.
Una guerra fratricida che ha visto schierare Renzi solo da una parte. Come lo stesso segretario provinciale di Agrigento, Peppe Zambito, scrittore e organizzatore di kermesse letterarie, amareggiato per Giusy: «Forse ha avuto troppi riconoscimenti e per molti siciliani non va bene. Siamo così bravi a farci del male da soli, da sempre».
La sindaca e il repulisti «a mia tutela»
Non ha il tempo di ringraziare nè Zambito nè centinaia di amici ed estimatori che inviano messaggi la ex sindaca.
Si affaccia per un istante dalla porta del suo ufficio al municipio di Lampedusa. Telegrafica: «No, non ho tempo di replicare a Martello. La mia priorità adesso è un’altra. È’ svuotare la stanza e fotocopiare carte a mia tutela».
E infatti copia su pendrive i file del computer, cancella documenti e corrispondenza privata, fotocopia interi faldoni e ne cestina altri.
Un repulisti fatto con l’ansia di non consegnare pezzi di via propria a chi succede. Sintomo di una diffidenza che sfocia nell’istinto dell’autotutela.
Preoccupata da come carte e impegni di questi anni potrebbero essere malamente interpretati.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 12th, 2017 Riccardo Fucile
OCCHIO A SCARPA, IL CANDIDATO DI SINISTRA SENZA PD CHE E’ ARRIVATO A SOLI DUE PUNTI DAL SINDACO
Quando alla fine alle 6 del mattino è andato a dormire, con i risultati che lo davano praticamente a due punti da Federico Pizzarotti, Paolo Scarpa deve aver sorriso e pensato un po’ anche a suo nonno.
“Era un ferroviere e a differenza di chi mi indica solo come parte di una borghesia intellettuale è anche da lì che provengo. Perchè in fondo Parma è una città articolata, dove il popolo, anche i più poveri, andava al Regio a vedere l’Otello confondendosi fra i velluti rossi. Bene, c’è ancora molto di quella città : è innovatrice, esce dai sistemi tradizionale, ed è da lì che vogliamo partire in vista del ballottaggio”.
Qualcosa di nuovo, questo ingegnere 60enne passato per vari partiti ma oggi senza alcuna tessera, lo ha fatto davvero: candidato come frontman del centrosinistra (ha vinto le primarie) è riuscito a portarsi testa a testa con il sindaco senza praticamente avere il Pd alle spalle.
Fra due settimane, quando gli elettori dovranno scegliere fra lui (32,5%) e l’ex grillino (34,9%), “rischia” davvero di diventare l’effetto sorpresa, come fu allora Pizzarotti quando sfidò la sinistra.
Perchè se tanto si celebra la rivincita di Pizzarotti su Grillo, dall’altra parte c’è una Parma che ha confluito centinaia di voti su unico tema: la sicurezza.
Con le arterie della città che si riempiono di spacciatori notte e giorno, la candidata della Lega di centrodestra Cavandoli ha preso quasi il 20% e il microcosmo degli altri candidati, tutti con tematiche anti microcrimalità , ha racimolato altri punti.
Adesso si tratta di vedere dove andranno questi voti.
Forte astensione (53%), elettorato del Pd spaccato fra Pizzarotti e lei (soltanto il 15% dai Dem) e un 32% conquistato pescando fra votanti vari, non solo del centrosinistra. Come arriva Paolo Scarpa al ballottaggio?
“Nella Parma che ha scelto la nostra lista c’è un elettorato nuovo. E questo è molto bello. E’ vero, abbiamo scelto di non correre sventolando la bandiera del Pd ma come lista civica con un programma definito e preciso, chiamando a raccolta chi era interessato. C’è una città che non ha lavoro, che si sente insicura, che vede i problemi della sanità , dell’università , della sicurezza e ci ha dato fiducia. Eravamo mediaticamente in svantaggio, poco conosciuti, eppure talloniamo il sindaco uscente, che evidentemente non è riuscito a convincere, e il 25 giugno ce la giochiamo: speriamo i parmigiani capiscano l’importanza di tornare alle urne, che non è solo mettere una crocetta, ma espressione di libertà “.
In vista del voto pensate ad alleanze? Come accaparrarsi i voti della Lega e di tutti quei cittadini preoccupati per la sicurezza?
“Parma non è Caracas, non può esserla. Non è possibile che gli spacciatori siano ovunque e dominino il territorio. E’ scivolata in una spirale negativa da cui dobbiamo uscire e possiamo farlo con i 10 punti del nostro programma. Io vorrei, al di là di dialogare con la Lega o altre forze, che gli elettori capiscano questo: se nei loro desideri, anche se hanno votato Lega o centrodestra, c’è l’obiettivo a noi comune di migliorare la sicurezza allora dovrebbero votarci. Il sentirsi a casa, sicuri, non è un’esclusiva della destra. Anche per questo insieme a sanità e lavoro abbiamo messo la sicurezza al primo posto”.
Pizzarotti cinque anni fa vinse anche grazie ai comizi di Grillo, poi ripudiato. Voi invece non avete portato a Parma nessun big del Pd. Ora ci state pensando?
“A noi interessa dialogare con i cittadini: il nostro è un civismo che non è anti partito, anzi. Mi hanno fatto piacere le telefonate dei politici, il sostegno, la chiamata del segretario regionale del Pd: ma il punto è che noi crediamo che la sfida vada vinta senza ostentare il simbolo e solo parlando di programmi concreti. Come mettere sedi della polizia municipale in ogni quartiere”.
Con il sindaco non siete molto amici. Qual è stato il più grave errore nell’amministrare la città ?
“Io lo rispetto. Ma è una persona che dice a M5s di non aver guardato al territorio quando curiosamente non lo ha fatto nemmeno lui. Non solo non è stato in grado di arginare problemi quali sicurezza o disoccupazione, ma ha lasciato cadere nel degrado molti aspetti, svalutandoci: non contiamo più in Iren, abbiamo perso il bando della storica azienda di trasporti, l’Università arranca. Parma è qui e non in tv, dove va sempre il sindaco uscente a parlare solo dei suoi conflitti con Grillo. Non mi piace il suo liberismo sfrenato. E poi ha sempre questo atteggiamento irrisorio, come quando sono usciti gli exit poll e lui e i suoi giocavano a Risiko, sicuri di vincere. Invece oggi i dati dicono un altra cosa”.
Dicono che potete farcela. Tanto che Pizzarotti ha detto di non avere paura di perdere ma di aver telefonato al lavoro per sapere della sua aspettativa.
“Io mi preoccupo della città e non di loro. Sa cosa le dico, le leggo la frase che mi ha appena mandato un amico, che condivido. E’ di Gandhi: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci””.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 12th, 2017 Riccardo Fucile
UN MOVIMENTO SENZA TESTA E SENZA VOLTI, CON UNA LEADERSHIP VACUA COME QUELLA DI DI MAIO
Imitando il gambero, Beppe Grillo si ritrova un Movimento — malgrado il tempo avanzi e l’esperienza pure — senza testa e senza volti, senza speranze di mettere a frutto ciò che dice di voler fare e di saper fare: il buon governo.
In nessuna città gli hanno creduto.
Non a Genova, la sua Genova, che avrebbe dovuto sperimentare una forma più larga di selezione della classe dirigente e si ritrova nella casella ingiallita dell’ininfluenza, nè a Taranto, capitale della crisi sociale ed economica, città martire dei Cinquestelle.
Che sono spariti da nord a sud, nei grandi capoluoghi e nei centri più piccini. Ingoiati come un sol boccone da competitori non di primissimo pelo, anzi: gli stessi di sempre.
La lezione è dura e quasi senza appello: un movimento deve custodire i voti sapendo offrir loro una guida credibile, larga, che appaia e si muova fuori dai binari consueti ma lo faccia con il sale in zucca, con una visione e un obiettivo da offrire.
Grillo paga l’inconcludenza della esperienza romana, così drammaticamente rilevante, e la vacuità della leadership nazionale affidata a Luigi Di Maio.
A parte la cravatta e i modi gentili, molto affettati, un po’ tardo-democristiani, Di Maio cosa esprime?
Quale energia creativa, quale competenza, quale tensione, quale visione?
I cinquestelle hanno gambe forti e un consenso che non si esaurisce certo in questa tornata elettorale, ma vengono recintati nel loro luogo d’origine: popolo senza voce, protesta senza proposta.
E il recinto, ed è ciò che deve impensierirli di più, è costruito dal sempiterno Silvio Berlusconi, immobile nei suoi anni, nel suo sorriso di plastica, nella sua eccentrica condizione di padre della Patria benchè le leggi della Repubblica lo considerino indegno e incandidabile
Il centrodestra raccoglie voti in uscita dai cinquestelle e voti in uscita dal Pd, altro partito che se la passa non benissimo, costretto a fare i conti con la fragilità e l’ambiguità della segreteria renziana che oscilla come un pendolo tra l’uno e il suo opposto.
Ora è destra e ora è sinistra. Il moto perpetuo dà l’idea che Renzi nasconda all’ombra del proprio ipercinetismo l’assenza di reputazione politica.
Questo voto consegna alla debacle i cinquestelle ma giudica Renzi come il passato, o forse anche il trapassato.
Ecco che spunta il centrodestra. Non ha fatto nulla per vincere, ma è la squadra più capace a curare i propri interessi.
Ieri Matteo Salvini era il più fiero avversario del Cavaliere, oggi appare come l’alleato tranquillizzante, anzi — ed è questa la novità direbbe il grande Lucio Dalla — il socio di maggioranza della sempiterna SpA.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 12th, 2017 Riccardo Fucile
I PROCURATORI DEI DUE STATI: VANTAGGI INDEBITI OTTENUTI DAL TRUMP INTERNATIONAL HOTEL APERTO L’ANNO SCORSO… COME TITOLARE DI CARICA PUBBLICA NON PUO’ AFFITTARLO
Violazione delle clausole anticorruzione della Costituzione statunitense.
E’ con questa accusa che i procuratori generali del Maryland e del Distretto di Columbia citeranno in giudizio Donald Trump.
Il presidente degli Stati Uniti, scrive il Washington Post, viene incolpato di aver approfittato della sua posizione per ottenere benefici finanziari per milioni di dollari da governi stranieri quando era già in corsa per la Casa Bianca.
Se il tribunale federale accoglierà la richiesta dei procuratori Karl Racine (Distretto di Columbia) e Brian Frosh (Maryland) questi chiederanno subito di poter visionare la dichiarazione fiscale di Trump, che l’immobiliarista diventato presidente non ha mai voluto svelare.
Il tycoon, ricorda il quotidiano, ha deciso di “mantenere la proprietà delle sue imprese” dopo aver assunto l’incarico di presidente.
Si è limitato a trasferire il controllo a due dei suoi figli, Donald Jr ed Eric, per evitare conflitti di interesse durante il mandato.
La citazione giudiziaria, la prima di questo genere avviata da istituzioni pubbliche, si basa però sull’accusa che in realtà il presidente non abbia separato la sua attività privata di uomo d’affari da quella di presidente.
I due procuratori, entrambi democratici, sottolineano per esempio che Eric Trump ha detto che il padre avrebbe ricevuto regolari informazioni sullo stato di salute del trust.
Al centro del caso vi è la vicenda del Trump International Hotel, aperto l’anno scorso dello storico edificio della Posta di Washington.
Secondo i due procuratori, la U.S. General Services Administration (Gsa) ha erroneamente permesso alla compagnia di Trump di continuare a prendere in affitto l’edificio, malgrado vi sia una clausola del contratto che esclude ogni persona con una funzione pubblica elettiva.
L’agenzia governativa aveva inizialmente stabilito che Trump dovesse uscire dall’affare dopo essere stato eletto.
Ma dopo che Trump ha proposto un aumento del bilancio per la Gsa, questa ha dichiarato che non vi erano problemi nell’affitto della vecchia sede della posta. Diversi stati stranieri si sono serviti dell’albergo dopo che Trump è diventato presidente.
L’ambasciata del Kuwait vi ha organizzato un evento, che inizialmente era programmato in un altro hotel. L’Arabia Saudita, primo paese straniero visitato da Trump, vi ha prenotato stanze in diverse occasioni.
L’ambasciatore della Georgia vi ha alloggiato in aprile, facendo i suoi complimenti via Twitter.
Oltre ad approfittare del suo ruolo di presidente per ottenere vantaggi personali, Trump fa anche concorrenza con il suo hotel a due centri congressi di proprietà pubblica, uno a Washington D.C e l’altro nel Maryland, argomentano i due procuratori.
La citazione giudiziaria potrebbe aprire un nuovo fronte per Trump, già impegnato sul fronte Russiagate.
Tanto più che Racine e Frosh intendono chiedere subito di visionare la cartella delle tasse del presidente. Trump si è sempre rifiutato di farlo e la questione, ritengono i due procuratori, rischia di arrivare fino alla Corte Suprema con il presidente che dovrà spiegare perchè ritiene di avere il diritto di mantenerla riservata
Racine ha spiegato di essersi sentito obbligato ad agire anche perchè il Congresso, controllato dai repubblicani, non sembra aver affrontato seriamente la questione del conflitto d’interessi di Trump.
“Portiamo avanti la citazione perchè il presidente non ha adottato i passi adeguati per separare sè stesso dai propri affari”, ha spiegato al Washington Post. Scopo della citazione è chiedere al tribunale federale una ingiunzione contro Trump perchè smetta di violare la costituzione. Sarà la Corte federale a stabilire in che nodo ciò dovrà realizzarsi.
Un’analoga denuncia contro Trump, accusato di violare il divieto costituzionale per i funzionari pubblici a ottenere benefici di ogni genere da governo stranieri, era già stata presentata in gennaio da un’organizzazione civica, la Citizens for Responsibility and Ethics in Washington (Crew).
Il presidente del Crew Norman Eisen, ex avvocato per le questioni etiche dell’allora presidente Barack Obama, ha salutato l’azione dei due procuratori generali, da lui ritenuti “ricorrenti ideali” per una causa di questo genere.
(da “La Repubblica“)
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Giugno 12th, 2017 Riccardo Fucile
750 FERMI A MOSCA, 950 A SAN PIETROBURGO, NAVALNY NUOVAMENTE ARRESTATO… LA SOLITA DEMOCRAZIA DELL’EX AGENTE DEL KGB
Il leader dell’opposizione russa Alexey Navalny è stato arrestato dalla polizia all’ingresso della sua casa a Mosca, mezz’ora prima dell’inizio della protesta anti-corruzione da lui stesso organizzata, nel giorno delle celebrazioni per la Festa Nazionale russa.
Il noto blogger è accusato di “ripetuta violazione delle norme sull’organizzazione delle manifestazioni” e di “resistenza a un ordine di un funzionario di polizia”.
Lo riporta Interfax che cita la polizia stessa. Sono reati di carattere amministrativo e ora un tribunale dovrà decidere se convalidare il fermo. Rischia “30 giorni di arresto amministrativo”
E’ stata la moglie del blogger, Julia Bulk, a dare la notizia dell’arresto di Navalny, usando l’account Twitter del marito.
Alexey, spiega la donna, ha chiesto che non vengano cambiati i piani per le proteste previste oggi nel centro di Mosca.
In un video di questa notte, il blogger aveva deciso di spostare il luogo della protesta da quello approvato dalle autorità , la prospettiva Sakharov, a uno non concordato con l’amministrazione comunale: la centralissima via Tverskaya, a pochi passi dal Cremlino, dove si celebra il giorno di festa nazionale.
Questo nuovo percorso è stato poi autorizzato dal comune di Mosca che ha comunque vietato ai partecipanti di esporre striscioni e intonare slogan.
A Mosca gli arresti sono saliti a 100, mentre a San Pietroburgo, dove la manifestazione non è stata autorizzata, i fermi sono “oltre 300”, così riporta Fontanka, che cita i dati diffusi dal Comune
Proprio su via Tverskaya, i sostenitori del blogger avevano marciato pacificamente contro Dmitry Medvedev, ma senza autorizzazione, il 26 marzo, quando la prima protesta si era conclusa con un migliaio di fermi, tra cui lo stesso Navalny e alcuni giornalisti.
(da agenzie)
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