Giugno 26th, 2017 Riccardo Fucile
COMINCIA LO SHOW DEL DUO COMICO GABIBBO BIANCO E ZIO D’AMERICA: PRIMA PROMESSA RIDURRE LE TARIFFE DEI PARCHEGGI A PAGAMENTO, COME SE I MANCATI INTROITI NON FINISSERO POI PER RIDURRE I SERVIZI SOCIALI
Lo zio d’America catapultato a Genova per fare il sindaco predestinato dopo l’incarico di ufficiale pagatore di tappeti rossi per conto di Toti oggi ha incontrato il suo predecessore, Marco Doria
Fra gli argomenti trattati, «soprattutto le procedure e le urgenze da portare avanti, come l’assestamento di bilancio 2017, da fare entro fine luglio. Le alternative per la partecipata dei rifiuti Amiu per noi sono ben chiare – ha detto ancora Bucci – Amiu resta pubblica, non abbiamo cambiato idea, la Tari non aumenta e dobbiamo trovare i soldi che mancano all’azienda. La Regione Liguria ci darà sempre una mano” (per colmare i passivi che creerà , certo)
Bucci ha confermato che «la giunta sarà composta da 11 assessori più parecchi consiglieri comunali con deleghe», manuale Cencelli alla mano, perchè deve accontentare tutti i questuanti, a cominciare dal capolista di Fdi che se non lo fanno vicesindaco si mette a piangere.
Gli hanno chiesto dei migranti, quelli che pochi giorni fa Salvini aveva promesso “che andremo a cercare strada per strada” per cacciarli e Bucci per oggi fa il buonista: «Tutti quanti noi vogliamo integrare i migranti, ma accoglierli non è sufficiente. Se li accogliamo soltanto, dopo due anni dobbiamo rispedirli a casa, che è una tragedia per noi e soprattutto per gli stessi migranti. La vera risposta è nell’integrazione».
Roba che se lo sentiva Salvini gli sputava in un occhio.
Toti non poteva sparare la sua cazzata giornaliera, lo pagano un tanto a pirlata:«Stenderemo il red carpet attraverso galleria Mazzini sino al palazzo del Comune, un segno simbolico del nuovo “fil rouge” che unisce Tursi e la Regione”, tanto avanzano dei rotoli di quelli sputtanati per la marchetta a Rapallo.
Poi sai che gliene frega, mica sono soldi suoi, li paga la Regione Liguria a Liguria Digitale (dove casualmente era Ad Bucci) che poi paga i fornitori.
Poi gli chiedono: “Qual è una delle prime decisioni simboliche che vuole prendere? «Ridurre il costo dei parcheggi a pagamento a Genova – risponde Bucci – sono motivato, voglio fare ritornare il costo dagli attuali 2,50 euro all’ora a 1,20-1,30 euro”.
Peccato che non dica come intende far fronte al mancato incasso, magari tagliando i servizi sociali.
O forse era solo l’ultima balla della giornata, domani è un altro giorno si vedrà .
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2017 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEL GIORNALISTA DE “IL FATTO” E I LOSCHI FIGURI DI CORTE …E BUCCI NON SI SCUSA NEMMENO, CHE GRAN SIGNORE
Sono le 23,50 di ieri sera ed entro nel comitato elettorale di Marco Bucci, appena eletto sindaco di Genova. Sto facendo il mio lavoro di cronista.
E subito vengo accolto da insulti. Gruppi di persone che mi rivolgono sguardi minacciosi e poi rincarano la dose: “Ecco lo schifoso”, dice una donna che si qualifica così: “Sono la sorella del sindaco”.
Vero o falso? Poco importa, ma comunque un dettaglio che merita risposta.
Non è finita: passo vicino a un gruppo di signori con gli occhi accesi dall’eccitazione: “Sento puzza di merda”, dicono appena mi vedono.
Poi aggiungono: “E’ come suo padre, li conosciamo. C’è puzza di merda”. Intanto altri si aggiungono, sento voci alle mie spalle: “Infame, schifoso, vattene”.
Un gruppo di ragazzi mi si stringe intorno. Qualcuno minaccia: “Non provare ad avvicinarti”.
Chiedo spiegazioni, ma com’è tipico di certa mentalità vigliacca, tutti negano, tutti abbassano lo sguardo appena li guardi negli occhi: “Abbiamo solo detto che c’è puzza di merda”.
Poi la ciliegina finale: mi piomba davanti Francesco Carleo, neo-eletto presidente del Municipio Levante di Genova. Una persona quindi che oltre a essere un ex carabiniere, da oggi rappresenta le istituzioni.
Un uomo, vicino a Bucci, noto per le sue simpatie di destra. Mi si piazza a un centimetro dal viso e mi alita in faccia: “Vergognati, giornalaio, devi vergognarti. Hai scritto delle falsità . Tu non conosci la storia!”.
Di che cosa parlava: di un articolo che ho scritto in cui raccontavo che sul profilo Facebook di Carleo sono condivisi link in cui si esalta l’opera del Duce. Ecco, questo Carleo, basta andare a vedere la sua bacheca (ammesso che non abbia cancellato tutto, comunque noi abbiamo gli screenshot).
Chiedo allora spiegazioni al consigliere regionale Matteo Rosso (ex Forza Italia poi ricollocato in Fratelli d’Italia) che abbandonata la sua abituale cortesia, già fa mostra dei toni del padrone della città : “Tu sei un giornalista di parte”.
Ma quale parte, se in questi anni non ho risparmiato critiche — e ben dure — anche a Pd e Cinque Stelle?
Infine mi rivolgo a Marco Bucci. Come sindaco della mia città , quindi anche mio: “Se mi fa queste domande neanche le rispondo”, esordisce e fa per andarsene.
Aggiunge: “Non mi faccia perdere tempo”. Ancora: “Io non ci credo”.
Gli ricordo che il suo presidente di Municipio, Carleo, condivide immagini del Duce. Gli chiedo cosa ne pensi: “Se non lo vedo, non ci credo”, conclude mentre entriamo a Palazzo Tursi. Il municipio. La casa dei genovesi.
Ma io non mi sono mai sentito tanto estraneo nella mia città . Non la riconosco più.
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 26th, 2017 Riccardo Fucile
IL CENTRODESTRA NON HA FATTO NULLA, HA FATTO TUTTO IL PD… L’ARROGANZA DEI VINCITORI: “INFAME, MERDA” AL GIORNALISTA
La Lega Nord avrà più consiglieri comunali del Pd: 9 contro 6. Fratelli d’Italia avrà 3 consiglieri. Già qui si capisce il terremoto di Genova che per la prima volta dal Dopoguerra finisce alla destra: il Carroccio prende più consiglieri del Partito che fino a vent’anni fa in alcuni quartieri del Ponente genovese arrivava al 70%.
Sono passati i tempi — erano gli anni Novanta, mica la preistoria — in cui il segretario del Partito guardando un passante per strada diceva: “Vedi quello, se voglio lo faccio diventare sindaco”.
Come Bologna quando vinse Giorgio Guazzaloca, dice qualcuno. Forse ancora di più: perchè in Emilia il legame era con un partito, a Genova era più una questione culturale. Di identità .
“La città Medaglia d’Oro della Resistenza, l’unica in Europa che si è liberata da sola dal nazifascismo”, ricorda Luca Borzani, presidente del Palazzo Ducale. Addio alla città dei camalli, di Paride Batini, di don Andrea Gallo, simboli di un mondo che non c’è più.
Il vincitore Bucci in campagna elettorale lo ha detto: “Amministreremo Genova come un’impresa”. Insomma, il riferimento non è più l’operaio, ma l’imprenditore (e non importa che Bucci non lo sia).
Ma il cambio di pelle è ancora più profondo. Addio a Genova città magari ruvida, ma solidale con il primato del volontariato.
Bucci avrà vinto, ma certo non convinto. Il vero centro del dibattito non sono stati i problemi locali, ma i migranti.
Ecco allora le frasi di Salvini pronunciate proprio a Genova: “Ci vuole una pulizia di massa, via per via, quartiere per quartiere”. Ecco il blogger che scrive su Facebook: “Quando spediamo via i delinquenti stranieri”.
E Toti che senza battere ciglio risponde: “Appena andiamo al Governo”.
Una volta frasi così a Genova sarebbero costate decine di migliaia di voti. Oggi, invece, l’impressione è che ne abbiano procurati altri.
Quelli della folla rabbiosa che durante uno degli ultimi dibattiti zittiva Crivello urlando: “Taci, infermiere”, come fosse una vergogna.
A Genova non si era mai visto, l’aria è cambiata.
Era cambiata quando Stefano Balleari, vice-sindaco in pectore, mesi fa era stato fotografato in cravatta regimental con alle spalle una lavagnetta con una croce celtica e la frase “boia chi molla” (da uno che proviene da Forza Italia)
Era cambiata perchè il municipio Levante, quello della borghesia ricca e di Beppe Grillo, sarà guidato da Francesco Carleo, ex carabiniere che su Facebook condivide post su Mussolini.
È cambiata quando ieri sera il cronista è stato pesantemente insultato all’ingresso del comitato Bucci: “Infame, merda, vattene”
“Ha pesato l’astensionismo. Noi ci abbiamo messo il cuore”, dice lo sconfitto Gianni Crivello. E sarebbe sommamente ingiusto lasciargli il cerino in mano, mettergli addosso la croce di una sconfitta così pesante.
Ma ha torto, Crivello, quando punta il dito contro l’astensionismo. Le colpe della sinistra genovese sono chiare e sotto gli occhi di tutti da molti anni.
Colpa del partito averle ancora una volta ignorate. Colpa di Crivello, questa sì, aver accettato l’appoggio di gente come Claudio Burlando (il vero artefice del disastro) e di Massimo D’Alema.
Il Pd — e prima ancora il Pds e i Ds — hanno perso quando per anni hanno occupato ogni poltrona libera in città (municipalizzate, asl, ospedali, università , teatri, tutto). Hanno perso quando sono diventati una cosa sola con il potere economico tacendo sul disastro della banca Carige che già si profilava.
Hanno perso quando hanno cementificato mezza Liguria.
Hanno perso quando hanno ignorato le infiltrazioni della ‘ndrangheta e anzi hanno frequentato imprenditori che nelle informative della Finanza venivano indicati come punto di contatto tra mondo economico e criminalità .
Hanno perso quando, alle regionali del 2015, hanno cercato di imbarcare nelle loro liste ex leghisti ed ex rappresentanti di An.
Hanno perso quando a inizio mandato hanno cominciato a segare le gambe al sindaco Marco Doria colpevole di non essere fedele al burlandismo.
Così se n’erano andate prima la Regione Liguria, poi Savona. Adesso anche Genova e perfino La Spezia, altra città rossa. Dove il candidato di Toti ha preso addirittura il 20% in più del rivale. Mentre il centrosinistra si è diviso.
Addirittura ha presentato una lista concorrente, guidata da Lorenzo Forcieri — ex sottosegretario del governo Prodi e tuttora indagato per lo scandalo del porto di cui era Presidente. La Spezia dove il centrosinistra si è dilaniato tra fedeli a Raffaella Paita e Andrea Orlando.
Dove voleva realizzare una cementificazione da centinaia di milioni sul lungomare. Non importa che agli elettori del centrosinistra tutto questo non andasse proprio giù. E alla fine hanno smesso di ingoiare. Hanno smesso di votare tappandosi il naso.
Ecco, per questo il centrosinistra ha perso. Non per i meriti del centrodestra che in Liguria non ha fatto finora nulla.
Ma adesso sarà dura, come dice la consigliera comunale uscente, Marianna Pederzolli (oggi candidata con Crivello): “E’ una sconfitta pesante, perchè nasce da una trasformazione culturale profonda. Adesso dobbiamo provare a riconquistarci una base e a formare una nuova classe politica. Partendo dai giovani”.
No, non una semplice alternanza politica. Ma un cambio di anima. Oggi la Liguria ha il volto di Bucci, di Toti che ligure non è e non conosce questa terra.
Ha le facce di Daniela Santanchè e Ignazio La Russa subito planati a celebrare il trionfo.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 26th, 2017 Riccardo Fucile
ORA SONO IN FUGA NEL FIUME E SULLE MONTAGNE, A RISCHIO VITE UMANE… CHE SENSO AVEVA UNA OPERAZIONE SENZA COORDINAMENTO DEGLI ENTI DI ASSISTENZA?
Lo sgombero dei migranti dal greto del fiume Roja a Ventimiglia è fallito.
Quella che era stata annunciata dal sindaco come una semplice operazione di pulizia dell’argine trasformato in accampamento da circa trecento profughi ha innescato invece una fuga generale che le forze dell’ordine non sono state in grado di arginare.
Centinaia di migranti alle prime luci dell’alba hanno iniziato a risalire il corso d’acqua nascondendosi nella vegetazione.
Hanno percorso alcuni chilometri, tra Ventimiglia e Bevera, e attualmente si stanno disperdendo sulle montagne nel tentativo di superare il confine con la Francia.
Gli stranieri sono apparentemente senza assistenza, anche da parte delle associazioni di volontariato che solitamente li accompagnano nei loro spostamenti.
L’emergenza sanitaria che interessava l”accampamento abusivo sembra aver lasciato spazio ad una nuova emergenza, quella legata allo spostamento incontrollato di almeno 150 profughi lungo il fiume, in zone che non conoscono, pericolose, mettendo a rischio la loro stessa incolumità .
Della questione di stanno occupando tardivamente la prefettura e il ministero dell’Interno.
Sembra acclarato che la situazione dei giorni scorsi sia stata ampiamente sottovalutata.
(da “La Stampa”)
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Giugno 26th, 2017 Riccardo Fucile
C’E’ UN ELETTORATO, MA NON UN PROGETTO DI GOVERNO, BERLUSCONI GUARDA ALTROVE
Il centrodestra ha vinto. Ma il centrodestra non esiste più. Non suoni irriverenti, e nemmeno troppo paradossali.
I candidati sindaci di Berlusconi e Salvini hanno conquistato municipi su municipi, sbaragliato gli antagonisti del Pd, riguadagnato il centro della scena, incassato qualche sconfitta (Padova, Lecce, Taranto).
Eppure mai come oggi quel sistema di forze appare strategicamente e irrimediabilmente diviso, e dunque inesorabilmente lontano dall’approdo a Palazzo Chigi.
È un elettorato. Ma non è (più) un progetto di governo.
Nel ’94 Berlusconi inventò il centrodestra. Lo fece innanzitutto “sdoganando” la destra, quella destra che i democristiani avevano sempre tenuto ai margini.
La cancellazione di quell’antico confine ideologico segnò appunto il tramonto della Prima Repubblica e fece pensare che quelle due inedite coalizioni, il polo e l’ulivo, avrebbero ridisegnato una volta per tutte, nel nome del bipolarismo, le coordinate della nostra vita pubblica.
Ora lo stesso Berlusconi sembra voler tornare sui suoi passi e cercare un percorso diverso.
Guarda con un certo raccapriccio il mondo “sovranista” che sta alla sua destra.
Invoca la proporzionale, lui vecchio alfiere del maggioritario. Inneggia al Partito popolare europeo. Si fregia come mai prima d’ora del titolo di “moderato”.
Si dispone a negoziare con il Pd, sia pure in versione renziana. Quello stesso Pd che fino all’altro ieri veniva demonizzato come l’ultima versione del vecchio Pci. In altre parole, cerca di conquistare il suo futuro ribaltando il suo passato
Non è detto che gli riesca. Non è poco che ci provi. Se ci riuscirà , sarà un magistrale “colpo di teatrino”.
Ma, appunto, occorre cercare di capire quali novità , e quali cavalli di ritorno, ora si annuncino. A costo di andare un po’ controcorrente. Perciò, insisto.
Il centrodestra ha trionfato, ma non è più un insieme. Da quelle parti è ricomparso un gigantesco “trattino” che divide forze non più omogenee, e neppure così desiderose di stare insieme.
Segno che abbiamo davvero archiviato la Seconda Repubblica. E che, secondo i principi della nemesi, tocca forse al suo principale attore protagonista far calare il sipario sulla sua rappresentazione.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 26th, 2017 Riccardo Fucile
IL “GRANDE SUCCESSO” DI AVER 8 SINDACI IN PIU’ SU 1000 AL VOTO, POI LA PREOCCUPAZIONE PER LE DIVISIONI (CHE HA CREATO LUI SNATURANDO LA LINEA DEL MOVIMENTO)
Un appello a restare uniti e un messaggio di speranza verso il futuro, sottolineando il buono raccolto in questa tornata elettorale e non i problemi. Beppe Grillo tira dritto e guarda al futuro, alle politiche e a un M5s che, dice lui, “cresce”.
E’ pronto a tutto il leader pentastellato a patto che si resti uniti: “Andiamo avanti come squadra o cederemo un centimetro alla volta”.
“Il MoVimento 5 Stelle ha vinto otto ballottaggi su dieci. Siamo passati da 37 sindaci a 45, un aumento di oltre il 20% (peccato che i sindaci in palio fossero un migliaio n.d.r.). Siamo entrati con nuovi consiglieri in comuni dove prima non eravamo presenti. Ogni maledetta elezione continuiamo a crescere e questo è ciò che conta. Le prossime sfide sono la Sicilia e poi la battaglia campale delle politiche. Per vincere dobbiamo essere una squadra che lotta insieme per un obiettivo comune. Cittadini, attivisti, portavoce: tutti sono indispensabili se sono al servizio della squadra. Oggi come ieri dobbiamo continuare a lottare. Forza”.
Così Grillo sul blog commenta i risultati dei ballottaggi citando Al Pacino in ‘Ogni maledetta domenica’.
“Otto mesi, alla nostra più difficile sfida: le elezioni politiche. Tutto si decide in questi mesi. Ora noi o andiamo avanti come squadra o cederemo un centimetro alla volta, un giorno dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi”, chiosa il garante sul blog l’indomani dei ballottaggi, citando il film.
(da “Huffingtonpost)
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Giugno 26th, 2017 Riccardo Fucile
RISPONDE LA PORTAVOCE DI SALVINI: “MODERAZIONE NON ESISTE, CONTA IL PROGRAMMA”
Come dopo il risultato del primo turno, c’è la corsa tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini a intestarsi il merito della vittoria.
E’ del tutto politico il messaggio che parte da Arcore.
Eccolo: “Da questi risultati il centrodestra può partire in vista della sfida decisiva per tornare a guidare il paese, sulla base di un programma condiviso, che in larga parte già abbiamo, e di una coalizione fra forze politiche diverse, caratterizzata da un chiaro profilo liberale, moderato, basato su radici cristiane, secondo il modello di centrodestra vincente in tutt’Europa e oggi anche in Italia”.
Tradotto: altro che populisti e lepenisti, il centrodestra vince solo se la guida rimane saldamente nelle mani di Forza Italia e del suo fondatore.
Continua l’ex Cavaliere: “Sono naturalmente molto soddisfatto del risultato delle elezioni comunali, che conferma quanto ho ripetuto molte volte in campagna elettorale: il centrodestra è la prima coalizione politica del paese, vince presentando candidati credibili, un programma concreto di cose da fare, la serietà nel linguaggio”.
Lo dice Silvio Berlusconi, commentando i risultati dei ballottaggi.
Berlusconi parla di “un grande successo in tutto il paese grazie all’ottimo lavoro dell’intera dirigenza e dei coordinatori di forza italia.
“Sono particolarmente felice ed emozionato per il risultato ottenuto all’Aquila, una città che per noi è un simbolo, alla quale abbiamo dedicato le nostre migliori energie di fronte alla tragedia del terremoto, e che negli anni non ha visto rimarginate le sue ferite. Grande valore hanno i successi nei comuni tradizionalmente rossi, Genova, La Spezia, Piacenza, Pistoia, Sesto San Giovanni, Todi e altri comuni importanti”.
Per l’ex premier “Questi risultati, nonostante siano stati espressi da un numero limitato di elettori, hanno un grande valore per il centrodestra e indicano la strada per il futuro. Gli italiani ci chiedono di essere uniti e di cambiare il paese come ci hanno dato il mandato di cambiare il futuro delle nostre città , come avevo chiesto negli appelli al voto in vista dei ballottaggi. Sono contento e grato agli elettori del fatto che questi appelli siano stati ascoltati. E’ una responsabilità forte nei loro confronti che avverto pienamente, e della quale sono pronto a farmi carico, con forza italia e tutta la coalizione”.
A rispondere a Berlusconi ci pensa la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “La moderazione è una categoria che in politica non esiste più: a me non interessano le etichette, mi interessano i contenuti. Parliamo di quelli e da quelli voglio partire per costruire la coalizione di centrodestra”.
Ovvio, sono tutti interessati ai contenuti, non alle poltrone.
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2017 Riccardo Fucile
CLAMOROSA RIMONTA DI DI CAPUA: “HO BATTUTO I POTERI FORTI DELLA CITTA'”…”HANNO PORTATO SALVINI E LA MELONI IN CITTA’, QUESTO E’ IL RISULTATO”
Marco Di Capua è il nuovo sindaco di Chiavari.
L’uomo dei numeri indossa la fascia tricolore, strappandola dalle spalle del primo cittadino uscente, Roberto Levaggi. L’agostiniano assessore al Bilancio delle giunte guidate da Alessandra De Barbieri e Vittorio Agostino entra, trionfante, a Palazzo Bianco. La prima incursione in piazza dell’Orto nella notte, scortato dal corteo vociante dei suoi sostenitori.
«Dedico la vittoria a mia moglie Michela, che ha fatto tanti sacrifici per consentirmi di dedicarmi a tempo pieno alla campagna elettorale – le prime parole del nuovo sindaco – La dedico anche a mio papà Pino e a mia mamma Carla, che, pur non essendoci più, mi è, comunque, vicina».
Nei giorni scorsi Di Capua aveva annunciato di aver messo la freccia a sinistra e di essere pronto al sorpasso: l’operazione è riuscita.
A poche ore dal voto, sul profilo Facebook di “Avanti Chiavari”, una delle liste che l’ha sostenuto, è comparso un video di Valentino Rossi, che sulla tuta sfoggia il numero 46, lo stesso degli anni di Di Capua, e supera l’avversario, Marc Marquez, in pista. Ieri Rossi ha vinto ad Assen, in Olanda, e Di Capua a Chiavari.
«Un segno del destino – commenta il neo sindaco, affiancato da Giovanni Giardini di “Cambia con me – Chiavari da tutelare”, Giorgio Canepa di Partecip@ttiva e Antonio Segalerba, consigliere comunale di “Avanti Chiavari” e presidente del consiglio in pectore – Sarò il sindaco di tutti. Quello che unisce, perchè ho battuto i poteri forti, che dividono, e sono andato avanti nonostante le cattiverie riversate su di me negli ultimi venti giorni. Per la mia vittoria sono stati determinanti i voti di Giardini e Canepa con i quali ho fatto un apparentamento e un’alleanza, ma ho ottenuto anche l’appoggio indiretto del Movimento cinque stelle, del Pd, di “Chiavari domani” e di tutti i cittadini che non se la sono sentita di votare un sindaco, di Forza Italia, che ha portato in città Matteo Salvini della Lega Nord e Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia».
Il ballottaggio incorona Marco Di Capua sindaco regalandogli il 53,42 per cento (6.301 voti) contro il 46,58 per cento (5.495 voti) sul quale si è arenato Roberto Levaggi, uscito dal primo turno elettorale con 847 punti di vantaggio sull’avversario.
(da “il Secolo XIX”)
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Giugno 26th, 2017 Riccardo Fucile
IL “MODELLO TOTI” DEL CENTRODESTRA UNITO PRENDE UN SONORO SCHIAFFONE IN VENETO, NELLA CITTA’ SIMBOLO DELLE ORDINANZE XENOFOBE
Sergio Giordani è il nuovo sindaco di Padova. La sua vittoria al ballottaggio contro Massimo Bitonci è stata di circa 3.500 voti. Quasi il 52 per cento dei padovani ha deciso di cambiare.
Poco dopo mezzanotte l’imprenditore che dopo le primarie ha stretto un patto d’acciaio con Arturo Lorenzoni, è uscito di casa e si è diretto verso il quartier generale del centro, abbracciato dalla gente.
Molti piangevano dalla felicità . Sergio Giordani ha mostrato una contenuta soddisfazione, ma sul volto aveva i segni della stanchezza di una campagna elettorale che lo ha molto provato.
La piazza un po’ alla volta si è riempita di persone e si sono sentiti molti cori, come “Padova libera, Padova libera”. Sono arrivati i giovani che la Coalizione di Lorenzoni è riuscita a coalizzare e spingere con la loro energia.
Massimo Bitonci, da parte sua, alle televisioni locali ha ammesso la sconfitta dicendo di non essere stato capito nel suo progetto.
Una campagna sfibrante, che non ha risparmiato per primo Giordani, ex presidente del Calcio Padova, colpito da un ictus cerebrale il 4 maggio scorso, durante un incontro elettorale.
L’imprenditore è rimasto in ospedale una decina di giorni, ma ha scelto – con l’appoggio convinto del Pd, che rischiava di trovarsi senza candidato, e di tanti cittadini che gli hanno dimostrato il loro affetto – di continuare la corsa.
L’accordo veloce, semplice e naturale con la vera sorpresa di queste elezioni, Arturo Lorenzoni, è stato poi decisivo. Fino alla vittoria finale.
(da “il Mattino di Padova”)
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