Aprile 15th, 2018 Riccardo Fucile
PROVE TECNICHE DI AVVICINAMENTO TRA M5S E PD INTORNO AL NOME DEL GRILLINO MENO INVISO AI DEM… MA SAREBBE NECESSARIO UN PASSO INDIETRO DEL MEGALOMANE DI MAIO
Tommaso Ciriaco su Repubblica racconta in un retroscena di come ci siano prove tecniche di avvicinamento tra Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle, stavolta benedette e non osteggiate da Matteo Renzi.
La svolta potrebbe arrivare dopo il fallimento delle trattative tra Lega e M5S e prevederebbe il passo indietro di Di Maio e il passo avanti di Roberto Fico:
Non può dirlo adesso, ma il capo del Movimento ragiona come detto di un passo indietro. Senza, il Pd non può sedersi al tavolo delle mediazioni. Matteo Renzi, deciso a scongelare il Pd, ne ha bisogno per non perdere la faccia davanti al suo elettorato. Ecco, Di Maio potrebbe anticiparlo. Ma soltanto a patto che a invocare un gesto di responsabilità per sbloccare lo stallo sia il Colle. Piano B, si diceva. In effetti, i Cinque stelle e il suo leader dovrebbero inghiottire più di un boccone amaro per strappare un accordo al Pd
Renzi ha già fatto sapere agli interlocutori interni al Nazareno che a guidare la partita sarebbe lui. Che nessun veto sulla sua persona sarebbe tollerabile. E che mai accetterebbe la pubblica umiliazione che i grillini hanno imposto a Silvio Berlusconi, non riconoscendogli la dignità di interlocutore politico.
È una via stretta, quella che potrebbe dover attraversare il giovane politico campano. Con un rischio nel rischio, una spina più fastidiosa delle altre: cedere il passo potrebbe significare incoronare Roberto Fico.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 15th, 2018 Riccardo Fucile
SU FB E TWITTER PESANTI CRITICHE ALLA POSIZIONE DEL MOVIMENTO DEGLI ANTI-USA: “TROPPO ATTENDISTI”
La base M5S contro Luigi Di Maio e i suoi “discorsi da democristiano”. 
La polemica monta sul web dopo le dichiarazioni del leader 5 stelle a proposito della crisi in Siria dopo gli attacchi di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
Di Maio, infatti, ieri mattina ha espresso preoccupazione e si è augurato che “l’attacco di oggi resti un’azione limitata e circoscritta e non rappresenti invece l’inizio di una nuova escalation”. E ha puntualizzato: “restiamo al fianco dei nostri alleati”.
Ma, racconta l’agenzia di stampa AGI, gli attivisti chiedono una condanna più netta. “Il Movimento deve essere contro la guerra, senza se e senza ma” sostiene Daniele da Cortona, che aggiunge critico: “Vedo troppa ambiguità e perbenismo nel Movimento degli ultimi tempi, stare con un piede in due staffe non portera’ bene al futuro del Movimento” e chiede di “esprimere fermo dissenso per i bombardamenti messi in atto da chi ha condannato di fatto una nazione sovrana senza l’ombra di una prova!”.
Duro anche Patrizio da Cagliari: “Con tutto il rispetto e la comprensione per la diplomazia, posso dire chiaro e tondo che non mi piacciono i discorsi da democristiano? O dobbiamo prendere lezioni da Salvini in merito? Per cortesia sveglia, e’ proprio ora sapete?”.
Un follower che si firma ‘undefined’ attacca: “Io ho votato un Movimento contro la guerra e le fake news, siete voi quel Movimento?”.
E Alessandro rincara la dose: “Stiamo diventando lo zerbino nuovo nuovo. Finito lo zerbino Pdino arriva lo zerbino a 5 stelle per tutti e di tutti!”.
Ancora più duro Lucio da Riccione che si dice “nauseato” per quello che definisce “il massimo del politichese stile prima Repubblica, del vecchio linguaggio democristiano, dell’ambiguità , della doppiezza, con un tocco di collusione (“Restiamo al fianco dei nostri alleati”) verso un presidente e un paese che violano di continuo la legalita’ internazionale, compiendo atto criminali e che molti di quelli che hanno votato il M5s considerano un paese nemico dell’umanità e non un alleato. Farsi superare da Salvini in coerenza e onesta’ intellettuale — prosegue — la dice lunga su quello che sta accadendo nel M5s. C’è un limite all’indecenza intellettuale e politica: ne renderete conto ai cittadini alle prossime elezioni…”.
Amareggiata Lucia che scrive: “Sono svariati anni ormai che crediamo e speriamo solo in voi, ma sembra che piano piano impercettibilmente ma inesorabilmente vi allontanate da noi e vi avvicinate sempre più a quei poteri che dicevate di voler combattere. Dio non voglia, sarebbe la fine per noi e per voi”.
Anche Mila critica il comunicato di Di Maio, parola per parola, ma poi aggiunge: “Nutro ancora fiducia in voi pero’ ci dovete dire se date piu’ ascolto ai poteri forti (Capo dello Stato, con tutto il rispetto, chiesa, unione europea, giornalisti che sono parte del sistema) che provano in tutti i modi a ‘trascinarvi’ dalla loro parte oppure dare ascolto a noi cittadini. Attenti — ammonisce — state assomigliando al Pd! In giro c’è dello scontento, è per questo motivo che non penso che siano tutti infiltrati gli scontenti su questo blog e non solo! Non ci ignorate, dite qualcosa! Poi — aggiunge a proposito delle trattative per la nascita di un governo — si’ al dialogo con Salvini, Fdi e una parte di FI… ma no al Pd!”.
E poi c’e’ Luca: “Credo che Di Maio si dovrebbe vergognare!”. E Pier Luigi: “Mio Dio cosa siam diventati… Di Maio pur di governare si è europeizzato e Atlantizzato, ma anche si è Gentilonizzato e soprattutto si è Renzusconizzato a tal punto da presentarsi come la terza via senza soluzione di continuità del Renzusconismo”.
Rari i commenti in difesa del leader M5s come quello di Massimo da Roma che invita alla calma. “Calma: la posizione di Di Maio sulla risoluzione dei conflitti in modo pacifico, diplomatico e politico e’ evidente e coincide ovviamente con la posizione sempre espressa dal Movimento. In politica, a volte, si va dritti al bersaglio con la freccia facendo una curva, perche’ se si mira direttamente il bersaglio la ‘gravita’ terrestre’ la spingerebbe in basso e fuori rotta. Voi avete sentore della gravita’ melmosa in cui ci stiamo muovendo in questi momenti cruciali? Il nostro obiettivo ora e’ l’Italia — prosegue nel suo ragionamento — non la Siria su cui ora, purtroppo, non possiamo far valere ancora la nostra linea politica di dialogo e di risoluzione pacifica che per noi e’ l’unico metodo per risolvere qualsiasi contrasto. Siamo nel bel mezzo di una decisiva partita ‘nazionale’ a scacchi, con imprevisti internazionali annessi… A coloro che pensassero di poterla risolvere e vincerla come se stessero giocando a bocce, va il mio piu’ caloroso invito alla calma, con la certezza assoluta che il Movimento e il Di Maio non potrebbero mai rinnegare se stessi per costituzione”.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 15th, 2018 Riccardo Fucile
PAOLO FERRARA, CAPOGRUPPO AL CAMPIDOGLIO, FA SPENDERE AL COMUNE L’AFFITTO DI DUE PORTATILI PER MONTAGGIO VIDEO: “SPESA INUTILE, SONO GIA’ IN DOTAZIONE STRUMENTI SIMILI”
7 mila e 400 euro circa per affittare, per 33 mesi, due MacBook Pro Touch Bar con rispettivi pacchetti softwere Adobe Creative Cloud for teams.
L’affarone lo ha fatto il Campidoglio per soddisfare le esigenze del capogruppo del MoVimento 5 Stelle Paolo Ferrara, come ha raccontato ieri RomaToday.
L’aggiudicazione definitiva è stata data con una determina dell’Ufficio gestione reti informatiche del 2 marzo scorso.
La lettera di affidamento alla società che si è aggiudicata la commessa riporta la data del 20 marzo. La richiesta di questo materiale è partita il 14 luglio del 2017 dal capogruppo Paolo Ferrara.
“Idoneo e necessario per le attività di comunicazione istituzionali”, in particolare il montaggio dei video che i consiglieri capitolini effettuano in Aula, ma non compreso nelle attrezzature in dotazione a Roma Capitale
La notizia non poteva che far scattare all’attacco il PD in Campidoglio. “Dopo il corso sull’uso dei social network, dal costo di oltre 35mila euro con una società che cura la comunicazione del gruppo grillino alla Camera poi rientrato, ora il capogruppo M5S Ferrara avrebbe affittato per 33 mesi e al costo di circa 8mila euro due portatili MacBook. Motivo: realizzare video per i consiglieri M5S. Peraltro le motivazioni addotte alla richiesta di utilizzo appaiono quantomeno inconsuete, in quanto i normali pc in dotazione degli uffici comunali, specialmente quelli di ultima generazione in dotazione all’Assemblea Capitolina, possono facilmente soddisfare alle esigenze manifestate dal gruppo M5S”, scrive in una nota il Presidente della commissione trasparenza Marco Palumbo.
“Sembra tutto uno scherzo, considerando che giornalmente i consiglieri M5S inondano FB e Twitter di post con tanto di video a volte anche banali e spesso all’insegna delle ovvietà — prosegue Palumbo — Eppure, nonostante i ritocchi dei videomaker arruolati dalla Raggi nell’ufficio stampa capitolino e un esercito di comunicatori più o meno palesi al servizio di Sindaca, giunta e gruppo grillino, al capogruppo Ferrara deve essere sembrato obbligatorio assicurarsi un’adeguata copertura mediatica e social.
Anzichè dotare le strutture capitoline, in particolare quelle decentrate, delle attrezzature più idonee ad informare la cittadinanza, ancora una volta il M5S ha preferito il proprio interesse politico e personale. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, come dimostra anche il divieto di accesso per il giornalista della Stampa Jacopo Iacoboni al meeting organizzato dal padre padrone del M5S Davide Casaleggio.
Più che informazione e trasparenza in casa grillina si preferiscono ‘ritocchi e tarocchi’. Sulla vicenda ci piacerebbe conoscere anche l’opinione del Presidente della Camera Roberto Fico che usa il bus e rinuncia all’auto di servizio”.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 15th, 2018 Riccardo Fucile
“SARA’ UN GOVERNO DISASTROSO, SEMPRE CHE RIESCANO A FORMARLO”
C’è l’oggi anche in ciò che è successo ieri: “Il Movimento cinque stelle è figlio legittimo di Giorgio Napolitano, il
quale, imponendo il governo Monti, e costringendo il Partito democratico di Bersani ad allearsi con Forza Italia, ha creato le premesse per un moto protestatario”.
Luciano Canfora aveva sedici anni quando suo padre, insegnante di storia e filosofia, gli mise in mano il libro di Albert Mathiez, La rivoluzione francese: “Venticinque anni di storia in cui sono contenuti, in nuce, i due secoli successivi, inclusi gli anni nei quali ci troviamo”.
Storico del mondo antico e filologo, Canfora è uno degli autori italiani più letti e tradotti nel mondo.
Scorrendo l’elenco delle sue opere si trovano saggi sui filosofi antichi e libri su pensatori di qualche decennio fa. C’è Platone e c’è Gramsci, Tucidide e Giovanni Gentile, Tacito e Karl Marx.
E poi il capo di un’impero come Giulio Cesare e il segretario di un partito comunista occidentale come Palmiro Togliatti: “Sono un cultore delle analogie storiche. Credo sia utile mettere in relazione il presente e il passato. Però, bisogna saperlo fare. E considerare, accanto a ciò che è simile, anche ciò che è diverso, comprendendo la differenza”.
Lo stallo politico di oggi cosa le fa venire in mente?
“La quarta repubblica francese, che ebbe una vita parlamentare molto tormentata. Ma pure in Italia ci sono state occasioni in cui in parlamento non c’era una maggioranza precostituita e la discussione parlamentare ne ha prodotta una”.
Sono i famosi corsi e ricorsi storici?
“No, perchè l’idea di Giambattista Vico rientra in una concezione ciclica della storia, secondo cui tutto torna sempre al punto di partenza”.
Come si muove, invece, la storia?
“La figura geometrica che meglio rappresenta il suo moto è la spirale”.
Ovvero?
“Nell’antichità , c’era l’idea che la storia si muovesse lungo un cerchio, seguendo sempre lo stesso ciclo e tornando continuamente al punto di partenza”.
Poi, cos’è successo?
“Con la modernità , il moto della storia è stato raffigurato come una linea retta, come se tutto andasse verso una progressione continua”
Invece?
Le cose tornano, ma tornano sempre in maniera diversa: per questo, nell’ambito delle figure geometriche, quella che mi sembra più adeguata è la spirale”.
Può fare un esempio per aiutarmi a capire?
“Prenda la schiavitù: si crede sia finita da molti secoli. E, in effetti, se si pensa alla schiavitù del mondo antico, non si può dire che ci sia qualcuno, oggi, che pensa — come Aristotele — che gli schiavi siano macchine che parlano. Eppure, nonostante già Seneca criticasse l’istituto della schiavitù, negli Stati Uniti d’America a metà dell’ottocento si è combattuta una guerra civile per la sua abolizione. E, in Russia, la servitù della gleba è stata rimossa nel 1861. Eppure, non è finita per sempre. Nel nostro secolo, iniziato da nemmeno venti anni, la schiavitù è tornata in altre forme e fa parte del sistema con cui il capitalismo produce profitto”.
A cosa si riferisce?
“Alle delocalizzazioni nell’Oriente meno sviluppato, oppure ai sistemi con cui si produce in alcune zone meno sviluppate del nostro paese: sono le forme della nuova schiavitù. Eppure — ecco perchè parlo di spirale — noi oggi siamo più pronti ad affrontare e criticare questi meccanismi dello sfruttamento”.
Si sente ancora comunista?
“Insieme a molti altri, considero questa parola una parola nobilissima. Peraltro, più antica della Lega di Marx ed Engels”.
Cos’ha di nobile?
“L’idea che — come è stato scritto nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 — gli uomini nascono e rimangono uguali. E sottolineo: “Rimangono.” Un verbo impegnativo, piuttosto difficile da attuare”.
Qualcuno, in Italia, lo sta facendo?
“Il Movimento cinque stelle è nato pronunciando una frase vecchia almeno quanto il movimento fascista: ‘Non siamo nè di destra nè di sinistra’. L’ha potuto fare perchè c’è stato davvero un abbraccio tra la destra e la sinistra, prima in sostegno del governo Monti, e poi, in parte, anche dopo, con il patto del Nazareno. Matteo Renzi ha fatto di tutto per dimostrare che il Pd era una partito come tutti gli altri. Si è creato così lo spazio per un movimento di protesta poco colto, se non del tutto incolto, la cui nascita è però da imputare a chi ha creato le condizioni perchè ciò accadesse”.
Che cosa ha pensato quando ha sentito Di Maio rivolgersi sia a destra sia a sinistra per formare un governo?
“Che non siamo di fronte al classico fenomeno di trasformismo del nostro paese, in cui — da De Petris in poi — si passa serenamente da destra a sinistra, poichè il trasformismo implica l’esistenza di una destra e di una sinistra. Invece, quella del Partito democratico è una ex sinistra. E questo agevola la possibilità del Movimento cinque stelle di dire che gli uni o gli altri sono equivalenti”.
La sinistra rischia di scomparire?
“La disgregazione mentale del Pd ha creato un grande vuoto. Per fortuna, ci sono dei ceti sociali, dei conflitti e delle organizzazioni — penso ai sindacati — che difendono gli interessi concreti di chi lavora. E questo assicura che la sinistra non si estingua”.
Se i Cinque stelle si alleassero con Salvini cosa succederebbe?
“Il Movimento perderebbe pezzi del suo elettorato, pezzi cospicui. Nè li aiuterebbe la cultura politica: ne hanno poca, e questa sarà la causa del loro probabile declino”.
Se però trovassero un accordo?
“Sarebbe un’alleanza mostruosa, da tutti i punti di vista”.
Mostruosa?
“Sì, è una parola della lingua italiana che viene dal latino monstrum e indica qualcosa che stupisce e fa spavento”.
Perchè dovremmo avere paura?
“In campagna elettorale, Salvini ha promesso una riduzione delle tasse indiscriminata. Il Movimento Cinque stelle, invece, ha sventolato la bandiera del reddito di cittadinanza. Le due cose non possono essere messe insieme. Per questo, sarà un governo disastroso. Sempre che riescano a formarlo”.
Vede un’altra soluzione?
“Se l’avessi, avrei già telefonato al capo dello stato. Che, ne sono sicuro, non desidera altro che ascoltare il mio parere”.
Si è occupato anche di utopie: sogna una società ideale?
“Sognare è un’attività sterile, preferisco lottare per una società più giusta, con le armi del ragionamento, della cultura, della lettura, della discussione”.
Per cosa combatte?
Per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, come dice l’articolo 3 della nostra Costituzione”.
Non è un intento po’ retorico?
“Questo lo pensavano coloro che non volevano scrivere quell’articolo nella Costituzione”.
Scriverlo cosa ha significato?
Delineare la possibilità di cambiare radicalmente la società “.
Perchè, settant’anni dopo che è stato scritto, si sente ancora la stessa necessità ?
“Perchè indica la via da seguire per avvicinarsi il più possibile al risultato”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 15th, 2018 Riccardo Fucile
IN VENETO CHI SI ASSENTA IN BASE ALLA LEGGE 104 E’ PASSATO DA 23.292 A 31.164 CASI
“Quando c’è spreco di denaro pubblico ci troviamo di fronte a un diritto sociale negato. E anche quello degli abusi della legge 104 è un filone di indagine che perseguiremo sempre con maggiore severità a beneficio di chi, questa norma,la utilizza in maniera corretta».
Ad annunciare la stretta sui controlli era stato, all’ inaugurazione dell’ anno giudiziario, il procuratore regionale della Corte dei Conti, Paolo Evangelista.
E che quello delle norme che regolano il diritto ad assentarsi dal lavoro se si è disabile grave o per assistere parenti invalidi sia un tema dalle mille implicazioni, lo conferma proprio l’ interesse della magistratura.
Si va a caccia dei furbetti, innanzitutto. Ma anche del modo migliore per aggirare gli ostacoli, come ha fatto il piccolo Comune di Trevenzuolo, duemila anime in provincia di Verona, alle prese con una dipendente assente per un congedo di due anni ottenuto proprio per accudire un familiare malato.
Lo scorso anno il sindaco Roberto Gazzani si era rivolto ai giudici, chiedendo se i costi per l’ assunzione di un sostituto dovessero rientrare nei già strettissimi limiti di spesa dell’ ente.
«La Corte dei Conti ci ha risposto di sì – racconta – e il risultato è che, per pagare il “supplente”, abbiamo dovuto ridurre l’ orario di servizio del segretario comunale. Lo trovo inconcepibile, anche perchè in altre zone d’ Italia i dipendenti pubblici sono perfino in esubero».
Insomma, quando la coperta è corta, le rinunce ricadono sulla collettività .
A preoccupare è soprattutto la rapidità con la quale il ricorso alla 104 e al congedo straordinario sta crescendo, col risultato che le somme versate dall’ Inps (quasi sempre attraverso i datori di lavoro) per i permessi retribuiti nelle imprese e – in via indiretta – le prestazioni lavorative non rese dai dipendenti pubblici, costano allo Stato 3,1 miliardi: 1,3 miliardi nel privato e 1,8 nel pubblico.
Gli ultimi dati Inps disponibili sono quelli relativi al 2016 e riguardano soltanto il settore privato.
In Veneto i beneficiari di permessi per assistere i familiari sono stati 31.164, ai quali si possono aggiungere i 3.515 che hanno goduto di permessi personali (quelli fruiti dal lavoratore per sè stesso) e i 3.703 che hanno ottenuto un prolungamento dei congedi parentali e straordinari.
Totale: 38.382, senza particolari differenze tra uomini e donne.
Ebbene, nel 2012 avevano goduto dei permessi di assistenza in 23.292.
Significa che in quattro anni l’ utilizzo di questo strumento è aumentato del 33%, più della media nazionale, ferma al 30%.
Eppure va meglio che altrove: nel Lazio i beneficiari sono 55.796 e in Lombardia addirittura 81.870. «Ci sono diverse spiegazioni per ciò che sta accadendo», avverte Paolo Righetti, segretario Cgil Veneto con delega al welfare.
«In generale riscontriamo un aumento delle patologie nella popolazione, anche a causa del fatto che siamo una società sempre più anziana. Inoltre, allo stile di vita moderno si accompagna una maggior incidenza delle malattie psichiatriche e professionali».
C’ è poi un altro fatto determinante: la crisi economica. «Molte persone sono costrette a farsi carico dei familiari infermi perchè non possono permettersi i costi di una badante o delle strutture assistenziali. In alcune zone ci sono Ipab con posti letto liberi: fino a qualche tempo fa era impensabile».
Righetti non nasconde, però, che tra i beneficiari si nasconda più di qualche truffatore. «Quelli vanno puniti severamente – conclude – e per farlo servono più ispettori».
Anche se nessun imprenditore mette in discussione il diritto alla tutela della salute dei lavoratori o dei loro familiari malati, per chi guida un’ azienda non è un fenomeno facile da gestire.
Maria Raffaella Caprioglio, delegata alle relazioni industriali di Confindustria Veneto, la mette in questi termini: «La 104 è una legge di civiltà che ha una importante valenza sociale ma è chiaro che, se non vengono fatti gli opportuni controlli e si lasciano indefinite le regole, si mette in gioco la credibilità stessa della legge».
Il problema nasce dall’ uso distorto delle norme.
Fino ad arrivare a situazioni estreme: il governatore della Regione Sicilia, Nello Musumeci, ha scoperto dipendenti che si sono fatti adottare da anziani malati, pur di non doversi presentare al lavoro.
«In caso di abuso dello strumento – spiega la delegata di Confindustria – le imprese subiscono un palese danno all’ organizzazione interna che si ripercuote sul lavoro di tutti i dipendenti. Chi ne approfitta commette infatti una doppia violazione: contro la norma e l’ azienda, ma soprattutto contro chi ne ha realmente necessità ».
Se il numero dei beneficiari nel settore privato è cresciuto, in quello pubblico è letteralmente esploso.
Il presidente dell’ Inps Tito Boeri ha denunciato come l’ utilizzo della 104 tra gli statali sia pari a circa quattro volte quello dei privati. Ancora il presidente della Sicilia, pochi giorni fa è sbottato di fronte ai giornalisti: «Possibile che qui, su 13mila dipendenti, 2.350 usufruiscano della legge 104?».
Stime ufficiali non ce ne sono ma alcuni dati si possono ricavare dal Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, che riporta la distribuzione dei permessi suddivisa per Regioni e autonomie locali (che comprendono anche i Comuni): in Veneto, i giorni impegnati in permessi dai dipendenti sono mediamente circa tre all’ anno, decisamente meno dei 5 dell’ Umbria o dei 4,5 della Puglia.
Nel settore della pubblica istruzione, stando a un recente studio realizzato da Tuttoscuola su dati del Miur, «un maestro su cinque per trasferirsi si è avvalso della precedenza per assistenza a familiari con disabilità . Uno su 100 al Nord, più di uno su due nel Meridione».
I dati si riferiscono agli spostamenti da provincia a provincia ottenuti dai docenti di scuola primaria, e il confronto tra diverse zone d’ Italia è impietoso: solo lo 0,7 per cento di coloro che hanno chiesto il trasferimento in Veneto si sono avvalsi della precedenza che spetta a chi assiste un familiare.
In numeri assoluti, un’ unica maestra tra le 143 trasferite nella nostra regione.
In Sicilia, invece, oltre 7 su 10, in Calabria quasi l’ 80 per cento dei docenti.
In questo modo, i maestri titolari della 104 hanno ottenuto lo spostamento a scapito di altri insegnanti provvisti di maggior punteggio ma senza familiare da assistere. E così, numeri alla mano, il sospetto che qualcuno ne stia approfittando diventa certezza.
(da “il Corriere della Sera”)
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Aprile 15th, 2018 Riccardo Fucile
A GATTORNA 12 RICHIEDENTI ASILO SI SONO ISCRITTI AL CORSO PER VOLONTARI DELL’ASSISTENZA A TITOLO GRATUITO
I migranti ospitati nei Centri di accoglienza straordinaria della Fontanabuona diventano l’asso nella manica per
salvare il comitato di Gattorna della Croce rossa di Gattorna, oggi in grandi difficoltà a garantire tutti i servizi in essere per la carenza di volontari.
Al corso di formazione di nuovi volontari che prenderà il via il prossimo giovedì 23 aprile, infatti, saranno iscritti, in buon numero, gli immigrati ospiti dei due Centri che la cooperativa Lanza del Vasto gestisce a Serra di Cicagna (otto uomini, tra africani e bengalesi, arrivati a maggio 2017) e Lumarzo (altri cinque, da queste parti da un paio di mesi).
«Di questi, al momento, possiamo dire che dodici si iscriveranno al corso, nell’ottica di diventare volontari, ed io stessa condividerò questa esperienza con loro — dice la responsabile del progetto di Cas in Fontanabuona, Valeria Raso — Due di loro, senegalesi, hanno già prestato servizio nella Croce rossa del loro paese».
Potrebbero essere i soli iscritti o comunque non avere troppa compagnia dalla gente del posto. E sanno che si tratterà di assoluto volontariato: «Ovviamente, non avranno da questa esperienza nessun guadagno».
Piuttosto, per la Cri, sarà una bella boccata di ossigeno su diversi servizi: «Questo è il corso base, per cui non potremo, poi, utilizzarli nelle emergenze, senza contare che, per quelle, la non piena conoscenza della lingua sarebbe un problema — considera il presidente del comitato, Enzo Panzarella — Per il resto, ci saranno sicuramente utili». «All’inizio avevamo ipotizzato volontariato in lavori sul territorio — commenta Raso — ma dai Comuni in zona non abbiamo avuto proposte. Questa attività può essere ancora più utile sul piano sociale».
Al momento, il comitato Cri di Gattorna non è destinato, nell’immediato, nè alla chiusura nè al fallimento: il bilancio 2017 si è chiuso con entrate per 75mila euro e costi per 91mila, ma è una cifra che si può riequilibrare.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2018 Riccardo Fucile
DEI SETTE MILIONI PROMESSI AL QUARTIERE DAL SINDACO BUCCI NEI GIORNI DELLA “RIVOLTA CONTRO I PROFUGHI” NON HANNO VISTO UN EURO… E DA SETTE MILIONI TEORICI SONO GIA’ DIVENTATI TRE IPOTETICI
Ricordate i 7 milioni per Multedo?
Quelli che il sindaco Marco Bucci aveva promesso al quartiere, in termini di investimenti e riqualificazione, il 18 ottobre 2017, per rincuorare i cittadini nei giorni complessi dell’arrivo dei migranti all’ex asilo Contessa Govone.
Per chiedersi che fine abbiano fatto, quei soldi, c’è persino chi ha creato una pagina Facebook sarcastica
Il problema è che i 7 milioni sarebbero già diventati 3. Perchè 4 mancanti, che qualcuno pensava potessero arrivare dalla Regione Liguria, dalla Regione non arriveranno.
Almeno non nel 2018, nè nel 2019.
A tornare sull’argomento, durante l’ultimo consiglio regionale, è stato il consigliere Pd Giovanni Lunardon, con un’interrogazione a cui ha risposto la vicepresidente Sonia Viale.
Il consigliere di minoranza ha chiesto se fosse che il Comune di Genova aveva fatto pervenire una richiesta di finanziamento per interventi sugli spazi pubblici e sulla piscina di Multedo e se la Regione avesse stanziato, e dal quale capitolo, 4 milioni a fondo perduto.
Sonia Viale ha escluso che siano state finora prese decisioni in merito con l’ultima variazione di bilancio.
E fino ad oggi dei 7 milioni promessi neanche un cent ha raggiunto Multedo.
Potrebbe essere un motivo per scendere di nuovo in piazza per protestare stavolta contro la giunta leghista di Genova, ma chissà come mai stavolta nessuno protesta…
Forse perchè allora la protesta era fomentata proprio da qualche esponente della becerodestra locale come abbiamo ampiamento dimostrato in precedenti articoli sul ruolo di certi capipopolo che ora stanno zitti per interesse?
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2018 Riccardo Fucile
L’ASSESSORE LEGHISTA ALLA (IN)SICUREZZA DEL COMUNE DI GENOVA, EMBLEMA DEL FALLIMENTO DI UNA GIUNTA BECERA
E’ utile provare a mettere in fila le cose. Perchè, anche se non appare, un pensiero di fondo c’è. Ed è quello di fare,
per dirla alla genovese, tanto “sciato” a fronte di una sostanziale assenza di risultati.
Perchè in un anno di mandato l’assessore Garassino porta a casa assai poco
L’ annunciata “ tolleranza zero” si è ridotta a un ben più modesto “effetto zero”.
Basta l’elenco di alcune delle questioni che in tempi non tanto lontani sono state tra le più gettonate dall’allora opposizione di Tursi e da buona parte dell’informazione cittadina
Il mercatino di Corso Quadrio assunto come emblema dell’illegalità è stato semplicemente trasferito a Bolzaneto acquisendo nel solo spostamento il carattere della legalità .
Sottoripa, dove transita un milione di turisti, affonda nel degrado.
Via Prè continua a rappresentare il modello di una difficile convivenza. Per non parlare della Maddalena. Spaccio e prostituzione non hanno allargato la morsa con cui tengono molti dei vicoli in pugno.
La movida, compreso urla, suoni e deiezioni umane, continua fino all’alba nella sovrapposizione tra la legittimità di “vivere la notte” e il consumo/abuso di alcool e stupefacenti.
Le iniziative contro gli esercizi non in regola sono di fatto quelle varate dalla giunta precedente.
I migranti continuano a raccogliere l’elemosina senza che si sia varato un piano capace di trasformare l’accoglienza in integrazione.
E ancora: nessuna nuovo intervento su Sampierdarena e tantomeno sulle periferie, norme anti- azzardo al palo.
Dunque delle promesse elettorali e dell’allarme sicurezza così tanto enfatizzato cosa è rimasto ad oggi? Nulla.
Quali idee nuove per garantire realmente un più alto decoro urbano? Nessuna. Insomma se si dovesse trarre da tutto ciò una valutazione delle capacità di governo della Lega e della corrispondenza tra urla e fatti la conclusione non potrebbe che essere assai sconfortante.
Giovano comunque all’assessore Garassino sia una certa compiacenza mediatica sia l’evidente contiguità politica con tanti veri o presunti comitati di cittadini che sono scivolati in un improvviso silenzio.
In questo anno dunque non è cambiato niente nel bene o nel male? Non è neppure così.
Perchè ciò che è profondamente mutata è la logica narrativa, lo spostamento dal piano della realtà a quello del simbolico, la pratica dell’annuncio assunto come realizzazione.
La muscolarità del linguaggio diventa rassicurazione verso gli elettori che il “ vento è cambiato”. Che la stagione del “politically correct” si è finalmente conclusa, che il buonismo è stato mandato in soffitta.
Da qui la sfilza di provvedimenti inapplicabili e costituzionalmente discutibili, l’imbarazzante elogio dei “calci in culo”, i concioni sui “diritti e doveri” indirizzati a coloro che di diritti ne godono ben pochi, l’assoluta inconsapevolezza con cui vengono affrontate questioni, come la non relazione tra povertà e malattia, che sono parte della storia moderna dell’Occidente.
Di fatto, per usare un’espressione giovanilistica, tanta “ fuffa”. Ma non solo.
Perchè c’è oggettivamente un arretramento culturale che non sta tanto nella critica di un solidarismo astratto che non vede come le vittime del degrado e dall’assenza di regole condivise siano spesso i cittadini più fragili, ma nel ruolo stesso dell’istituzione che a fronte della propria impotenza e inadeguatezza sa solo indicare “ capri espiatori” e nemici sociali.
Cancellando le ragioni dell’inclusione, delle pari opportunità , del recupero di chi il destino ha messo ai margini della comunità .
Ecco di gradini in questo senso ne sono stati discesi tanti negli ultimi mesi. Nè serve una contrapposizione del tutto estemporanea come quella sorta di “ je suis clochard” che ha animato la protesta di alcuni gruppi contro le minacciate sanzioni a chi per sua sfortuna è davvero costretto a rovistare nella spazzatura.
Perchè ciò che è in discussione non è l’opportunità /necessità di conservare il decoro degli spazi urbani, di evitare aree “ off limits”, di valorizzare la dimensione pubblica, cioè per tutti, di piazze, giardini, panchine, palazzi.
Addirittura di produrre bellezza a fronte dei tanti sentimenti di insicurezza e disagio. Questo è la base di un’etica della responsabilità che dovrebbe appartenere non solo alle istituzioni ma a tutti i cittadini
La questione è il come.
Trasformare problemi sociali in temi di ordine pubblico non solo è il modo peggiore ma anche, e ne abbiamo quotidiana dimostrazione, il più inefficiente.
Utile per un titolo di giornale o per un talk show stile “bava alla bocca”, ma del tutto incapace di cambiare davvero le cose. Al massimo si raggiunge l’obiettivo di spostare il degrado un po’ più in là . Con buona pace di quelli che ci vivono.
Quando invece proprio sulla sicurezza reale e percepita si dovrebbe disegnare un nuovo impegnativo piano che riguarda l’insieme delle azioni comunali, dai lavori pubblici ai servizi sociali, alla scuola, alla cultura, alla polizia municipale.
E la loro integrazione con l’associazionismo civico e le forze dell’ordine. Tutt’altra strada da quella fatta e annunciata in questo anno.
Luca Borzani
(da “La Repubblica”)
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