Aprile 27th, 2018 Riccardo Fucile
ECCO PERCHE’ I SOVRANISTI SONO LE GUARDIE BIANCHE DELLA SPECULAZIONE: I POVERI DEVONO CONTINUARE A ESSERE SFRUTTATI NELLE TERRE DI ORIGINE CON SALARI DA FAME, NON DEVONO EMIGRARE
Solo nel 2016 in tutto il mondo sono stati uccisi 200 difensori della terra. Non sono supereroi, ma contadini e attivisti, spesso donne, che si sono battuti, e hanno perso la vita, per evitare che i loro campi, soprattutto nei Paesi nel Sud del mondo, venissero venduti o dati in affitto a imprese, spesso multinazionali con sedi in piccoli stati che operano come piattaforme per le operazioni delle multinazionali e di società finanziarie.
Non è un caso, allora, che al quarto posto tra i maggiori investitori ci sia Singapore, città -stato che conta 63 contratti per oltre 3 milioni di ettari in 27 paesi, soprattutto in Africa centrale e Asia sud-orientale.
E al decimo posto ci sia il Liechtenstein che controlla quasi 1,5 milioni di ettari sparsi nel mondo.
La classifica dei «padroni della terra» è contenuta nel rapporto realizzato dalla Focsiv, la federazione dei volontari nel mondo e dal Cidse, l’alleanza delle ong cattoliche internazionali, che fotografa il fenomeno dell’accaparramento della terra, meglio conosciuto come «land grabbing».
Ad oggi 88 milioni di ettari, cioè una porzione di mondo grande otto volte il Portogallo, non è più nelle disponibilità delle comunità locali.
I nuovi proprietari, o i gestori incontrastati, sono imprese americane, o di Malesia, Cina, Singapore. E c’è anche l’Italia che non è nella top 10, ma gioca comunque la sua partita: le imprese tricolori hanno in mano 30 contratti stipulati in 13 Paesi per 1,1 milioni di ettari concentrati soprattutto in Romania e in Gabon, Liberia, Etiopia e Senegal.
Per i ricercatori, «buona parte degli investimenti italiani riguardano la produzione di legname e fibre, e i bio-carburanti».
GLI ATTORI E GLI OBIETTIVI
Il fenomeno del «land grabbing» si diffonde in un contesto dove la terra, soprattutto quella fertile, e l’acqua, in particolare quella salubre, si stanno esaurendo. I protagonisti di questa espansione sono governi di Paesi che vogliono garantirsi l’approvvigionamento alimentare, esternalizzando la produzione di cibo.
Ad esempio «gli Stati petroliferi che con i loro fondi sovrani affittano terreni in Africa ed Asia», spiega Andrea Stocchiero, che ha curato la ricerca.
E poi ci «sono governi di Paesi ricchi ed emergenti ed imprese multinazionali, che investono per aumentare le produzioni di monocolture intensive (mais, soia, olio di palma, canna da zucchero, ma anche prodotti agricoli per la trasformazione in biocarburanti) a costi bassi e destinate al mercato internazionale».
E poi «società finanziarie che vedono e trovano sbocchi redditizi per i loro capitali».
NUMERI SOTTOSTIMATI
La ricerca si basa sul database Land Matrix aggiornato a marzo ma molti contratti (le informazioni partono dal 2000) sfuggono alla rilevazione, perchè nessuno Stato o impresa è obbligato o impegnato a registrare le operazioni di investimento in un organismo internazionale.
Dunque «i numeri sono «sottostimati» ma significativi: 2231 contratti conclusi per oltre 68 milioni di ettari e altre 209 intese in corso di negoziazione, per oltre 20 milioni di ettari. Per la maggior parte si tratta di investimenti per l’agricoltura, lo sfruttamento delle foreste, la realizzazione di zone industriali o il turismo.
GLI EFFETTI SULLE COMUNITà€
Secondo la ricerca, «anche se le operazioni di accaparramento rispettano le normative internazionali, prevedendo consultazioni e compensazioni delle comunità locali, gli investimenti sono realizzati secondo modelli agroindustriali o speculativi, orientati al mercato internazionale e non a soddisfare il diritto al cibo delle popolazioni locali». Secondo Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti che collabora con l’Osservatorio sul «land grabbing»: «Le pressioni sostenute dalle speculazioni sui prezzi in occasione delle crisi internazionali, alimentano gli investimenti agro-industriali su grande scala a danno dei consumatori più poveri e di tutte le comunità contadine anche di quelle dei Paesi ricchi».
(da “La Stampa”)
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Aprile 27th, 2018 Riccardo Fucile
DA MESI E’ VITTIMA DI UNA CAMPAGNA DI ODIO DELLA FOGNA RAZZISTA E OMOFOBA PER LE SUE DENUNCE CONTRO IL BULLISMO E LA XENOFOBIA… OVVIAMENTE NESSUNO DEGLI AUTORI E’ FINITO IN GALERA
Luca Paladini è il fondatore e il portavoce dei Sentinelli di Milano, un gruppo di attivisti per i diritti civili delle persone omosessuali e della comunità LGBT.
I Sentinelli di Milano sono nati come risposta al movimento della Manif pour tous che in Italia ha preso il nome di Sentinelle in Piedi. Un’associazione fortemente religiosa che combatte per la difesa dei valori cattolici contro l’assalto della teoria del gender e di quello che loro definiscono “omosessualismo”.
Vale a dire l’operazione — occulta o manifesta — di omosessualizzazione della società che comporta un attacco all’istituto della “famiglia tradizionale”.
Da qualche tempo Paladini è vittima di messaggi e post, in una parola attacchi omofobi.
Qualcuno ha creato una pagina Facebook (ora rimossa) dal nome inequivocabile “Luca Paladini pederasta ha l’AIDS” dove vengono pubblicati messaggi violenti. In un post Paladini viene definito “frocio” e oltre ad essere scritto che ha “contratto l’epatite” è scritto che “a noi ci faranno sempre schifo esseri ripugnanti e invertiti come Luca Paladini”.
Secondo l’anonimo autore del post infatti i gay “oltre ad essere malati sono anche infetti e portatori di malattie come l’epatite e l’AIDS”.
Sempre nello stesso commento l’autore si rallegra del fatto che “una moltitudine di froci come Luca Paladini continuano a morire (per fortuna) di AIDS”.
Un altro utente, dal profilo probabilmente fake, ha lasciato un commento indirizzato a Paladini nel quale lo chiama “frocio pederasta”.
L’utente fa anche delle minacce esplicite di violenza fisica quando si dice convinto di non poter essere identificato e ci tiene a far sapere che “noi a te sì che possiamo arrivare. E stai tranquillo che prima o poi qualche dente te lo facciamo ingoiare per davvero spione di merda”.
Chi sono queste persone che da mesi minacciano Luca Paladini? I Sentinelli di Milano fanno sapere di avere “qualche sospetto” ma nessuna certezza.
Dopo aver meditato a lungo sull’opportunità di pubblicare insulti e minacce. La questione però non è semplicemente una questione privata: «Non intendiamo mettere le minacce e l’odio sotto il tappeto ma al contrario far conoscere quanto rancore, quanta inutile cattiveria viene vomitata”
In un comunicato stampa diffuso ieri i Sentinelli di Milano si dicono certi che l’autorità giudiziaria riuscirà ad identificare gli autori delle minacce «ma crediamo che a ognuno di noi spetti un pezzo di responsabilità per far si che il mondo reale e quello virtuale diventino luoghi in cui non c’è spazio per l’omofobia, il razzismo e il sessismo. La diversità di vedute non può essere declinata con le decine di minacce fisiche e verbali ricevute da Luca Paladini».
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 27th, 2018 Riccardo Fucile
LE CARROZZE TRAINATE DA CAVALLI SONO ANACRONISTICHE E HANNO CAUSATO INCIDENTI E LA MORTE DEGLI ANIMALI, MA CONTINUANO A CIRCOLARE IN UN CONTESTO URBANO DOVE TRAFFICO E BUCHE LA FANNO DA PADRONI
Sono chiamate botticelle a Roma le carrozze trainate dai cavalli che gli animalisti vogliono da sempre abolire: particolarmente attiva in questa battaglia è la LAV. Nell’ottobre 2016, quando la Giunta Raggi era insediata già da qualche mese, il presidente della Commissione Ambiente Daniele Diaco aveva promesso: “Parliamo di un anacronistico mezzo di trasporto che è causa di sofferenza per questi animali, costretti a trainare anche oltre 800 chili di peso. Non bastano le limitazioni nel servizio delle botticelle, imposte grazie all’intervento di numerose associazioni animaliste, a scongiurare ai cavalli malori ed anche morti durante il servizio. Ribadiamo la nostra volontà di dismettere le botticelle, è uno dei punti fermi del nostro programma”.
Dall’ottobre 2016 è passato già un anno e mezzo.
E oggi in Campidoglio non è passata la proposta di delibera di iniziativa popolare per istituire il “Divieto di esercitatare servizi di trasporto a trazione animale e l’attivita’ delle botticelle”.
Questa mattina la commissione capitolina Mobilita’ ha espresso parere negativo alla bozza di deliberazione proposta dal presidente della Lav, Gianluca Felicetti.
La proposta dell’associazione ambientalista prevedeva “l’abolizione da parte del Comune del servizio delle botticelle con la riconversione delle licenze in altre attivita’ di trasporto”.
Secondo gli animalisti “i cavalli delle botticelle sono costretti a lavorare in un contesto urbano pericoloso per via del traffico intenso, i forti rumori e la pavimentazione sdrucciolevole. E numerosi sono stati gli incidenti che in alcuni casi hanno causato il ferimento e la morte di cavalli”.
Il testo ha ricevuto parere negativo dal M5S.
Insomma, il M5S in campagna elettorale ha promesso l’abolizione. In Campidoglio, dopo tre mesi, continuava a prometterla nonostante avesse la possibilità di chiedere pareri all’Avvocatura. Poi a un anno e mezzo di distanza si è rimangiato tutto. Come per molto del programma elettorale: non vi preoccupate, le aboliranno non appena arriverà il miliardo di Frongia.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 27th, 2018 Riccardo Fucile
L’EX SEGRETARIO APRE MA CHIEDE AL GRILLINO DI SFILARSI E FRANCESCHINI E’ PRONTO A PROPORRE FICO COME PREMIER
Il sistema va in tilt quando il presidente della Camera esce dal colloquio con Mattarella e dichiara urbi et orbi che il suo mandato ha avuto un «esito positivo», si mostra ottimista e annuncia che tra Pd e M5s «il dialogo è avviato».
Da quell’istante, le cose si complicano, anche se il Capo dello Stato di fatto congela la situazione per un’altra settimana, fino alla direzione dem.
In un Pd già scosso da turbolenze, l’apertura di Fico suona infatti come una provocazione. Perfino Delrio, uno di quelli pronti ad andare al confronto programmatico, balza sulla sedia: «Noi abbiamo dialogato attraverso l’esploratore, il dialogo inteso come rapporto tra i due soggetti può derivare solo da un voto della Direzione».
Renzi fa sapere che non è vero che le cose stiano così, tanto che l’uscita di Fico viene bombardata dai renziani di complemento.
Passo indietro: nello studio del presidente di Montecitorio, prima di pranzo, il clima è disteso: Martina ripete che il Pd assumerà una scelta in Direzione, Fico chiede come mai sia stata convocata il 3 maggio e Orfini gli risponde con una battuta sui millenials che affollano l’organismo dirigente e che nei ponti sono soliti fare altro. Della serie, «i nostri meccanismi di gestione sono lenti…».
Quando stanno per uscire, Orfini avverte Martina, «attento che faccio come Berlusconi, prendo il microfono e dico che quelli non sono democratici».
Il reggente incassa, esce e sentenzia che grazie alla chiusura del forno con la Lega si sono fatti «passi in avanti importanti», altro slogan che fa imbestialire Renzi.
Il quale, se pure nei giorni scorsi può avere coltivato l’idea di prendere in mano la situazione per provare a gestirla, a sentire l’impronta data da Martina sbarra la porta.
Il 3 maggio, in Direzione, di fronte alla richiesta di Martina di aprire alla trattativa con i grillini, Renzi dirà di sì, ma a due condizioni: 1) il Jobs Act non si tocca di una virgola. 2) Il Pd non accetta Di Maio premier.
Due clausole capestro, pensate apposta per ricevere un rifiuto. Renzi ha raccontato ai suoi che Dario Franceschini avrebbe già pronta una contromossa, quella di proporre in alternativa la premiership di Roberto Fico.
Tanto che il ministro dei beni Culturali si sarebbe fatto avanti con lo stesso Renzi, nella vesti di sensale dell’accordo, offrendo anche all’ex premier un ruolo importante nella futura compagine: gli Esteri o l’Economia. Ma la risposta è stata no ed è la stessa risposta che risuonerà in Direzione.
Se non bastasse, c’è pure il carico messo da Di Maio.
Il capo dei 5Stelle ha sostenuto ieri che «non ci si può fossilizzare sull’idea di difendere tutto quello che hanno fatto i governi in questi anni: dal voto del 4 marzo sono emerse delle richieste chiare sui problemi del precariato, sugli insegnanti che devono fare mille chilometri per andare a lavorare, sulle grandi opere inutili». Insomma alza la posta, con una richiesta di discontinuità che allarga il solco.
E con un giudizio lusinghiero su Martina che sottintende una critica a Renzi. «Chiedo uno sforzo al Pd, non si può chiedere al Movimento 5 stelle di negare le battaglie storiche. E non mi riferisco alla linea espressa dal segretario Martina che apprezziamo».
Renzi legge queste parole come una chiusura e continua a sospettare che Di Maio confidi in Salvini. Il partito dei “governisti” è convinto invece che da qui a sette giorni vi sarà «un’evoluzione».
Che il Pd deve difendere la dignità ma anche mollare alcune cose, che si può discutere a partire dai cento punti, per poi arrivare a un accordo di programma e magari a una figura terza come premier con la benedizione del Colle…
(da “La Stampa”)
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Aprile 27th, 2018 Riccardo Fucile
MA IL LEADER LEGHISTA SMENTISCE: “VADO AVANTI CON LA STESSA SQUADRA”
Luigi Di Maio continua a dire che il forno della Lega è chiuso e aspetta, come ha promesso al Capo dello Stato, che la prossima settimana la direzione del Pd si pronunci.
Ma cosa farà il leader dei 5 Stelle quando Matteo Salvini annuncerà di essere disponibile a un accordo di governo senza Silvio Berlusconi?
L’annuncio verrà fatto subito dopo le elezioni in Friuli Venezia Giulia, quindi tra lunedì o martedì, prima della riunione dei Democratici fissata per il 3 maggio. Nessuno scommette un euro sul via libera di Matteo Renzi: in casa leghista ci si prepara alla svolta e alla rottura con Forza Italia.
Il conto alla rovescia è iniziato. «Si apre una fase nuova», spiega Salvini che critica il Presidente della Repubblica per il tempo concesso al «surreale» dialogo M5S-Pd. «Una perdita di tempo per consentire un raccapricciante esecutivo alla faccia del voto degli italiani».
La svolta di Salvini è maturata negli ultimi giorni quando è stata sempre più chiara l’intenzione di Berlusconi di boicottare ogni possibile intesa con i pentastellati e di lavorare «per un altro, ennesimo inciucio con il Pd».
Senza escludere, da parte dell’ex Cavaliere, l’ipotesi del governissimo o di esecutivo del presidente che sarebbe «un altro esperimento dei tecnici sulla pelle degli italiani». Questa è la convinzione del segretario della Lega, che è consapevole di non godere della benevolenza del Capo dello Stato.
Sa che mai gli darebbe l’incarico come premier del centrodestra per cercarsi i voti che gli mancano in Parlamento. Ma al Quirinale, dice Salvini, dovranno farsene una ragione se fallirà , come è probabile, il tentativo di scongelare Renzi e tornerà in primo piano la possibilità di costruire una maggioranza M5S-Lega.
E questa volta Salvini non aspetterà la disponibilità di Berlusconi nei confronti dei grillini, ai quali farebbe pulire i cessi di Mediaset o paragonati a Hitler.
Sono numerose le voci che danno credito a questa possibilità , anche se stamane Salvini esprime un’opinione di senso differente: «Non vedo perchè dovrei cambiare idea ogni quarto d’ora: non faccio come Renzi o Di Maio. Mi presento alle elezioni con una squadra e vado avanti con quella squadra».
Ora voce agli elettori del Friuli Venezia Giulia che, secondo il leader del Carroccio, plebisciteranno con percentuali quasi bulgare il suo ex capogruppo Massimiliano Fedriga.
Soprattutto regaleranno alla Lega il sorpasso ai danni di Forza Italia. Sorpasso che Berlusconi teme come la peste. E infatti si è tuffato da giorni nella campagna elettorale delle regionali. Non è un caso che ieri abbia ricordato il «risultato molto basso» di Forza Italia alle politiche del 4 marzo. «Abbiamo un distacco troppo forte dalla Lega. Di questo Salvini potrebbe approfittarsi se rimanesse un distacco così grande per imporci le sue visioni», ha detto l’ex premier, invitando i friulani a votare per gli azzurri alle regionali di domenica.
Poi a Trieste è tornato alla sua visione della coalizione a guida moderata, con Forza Italia «unico argine italiano al populismo, interno al centrodestra (leggi la Lega, ndr) e al populismo rappresentato dai 5 Stelle».
Le distanze crescono nel centrodestra. Anche le valutazioni delle mosse del Presidente della Repubblica sono diametralmente opposte.
§Intanto vengono sondate in maniera informale le basi parlamentari e il responso è univoco. Giancarlo Giorgetti racconta delle conversazioni tra deputati e senatori della Lega e del Movimento 5 Stelle. «Mi dicono che la stragrande maggioranza dei grillini vuole fare il governo con noi. E noi un governo al Paese dobbiamo darlo, non possiamo rimanere senza ancora per settimane».
Gli italiani, aggiunge Salvini, sono «ostaggio dei litigi del Pd e delle ambizioni di potere dei 5 stelle». Ma non chiude la porta in faccia nemmeno all’ambizione di potere di Luigi Di Maio.
Sì, perchè il leader leghista ora è disposto pure a concedere a Di Maio la presidenza del Consiglio in cambio di forti punti programmatici e ministeri pesanti.
Circola pure l’idea di una «staffetta» tra Salvini e Di Maio durante la legislatura. Idea già bocciata dal capo grillino quando era ancora aperto il primo forno. Un’altra ipotesi è che Salvini rimanga fuori dal governo e continui a fare quello che finora ha fatto meglio: il leader di partito, pungolando dall’esterno l’esecutivo.
Matteo ha messo in conto l’ira di Berlusconi e la retromarcia di Di Maio. Il suo annuncio di voler fare un governo con i grillini sarà accompagnato da un appello a seguirlo in un nuovo rassemblement politico.
(da “La Stampa”)
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Aprile 27th, 2018 Riccardo Fucile
GLI SCHIERAMENTI INTERNI IN VISTA DELLA RIUNIONE DEL 3 MAGGIO
In questa infografica del Messaggero si riepilogano gli schieramenti all’interno della Direzione del Partito Democratico, convocata per il 3 maggio allo scopo di discutere la proposta di un contratto di governo tra MoVimento 5 Stelle e PD.
Secondo l’infografica dei 209 componenti 117 sono attualmente schierati con Matteo Renzi e quindi sarebbero decisivi per bocciare qualsiasi ipotesi di accordo con i grillini.
Nel mezzo, oltre alla pausa del Primo Maggio, ci sono anche le elezioni in Friuli che secondo alcuni potrebbero riaprire una riflessione nel centro-destra tra Lega e Forza Italia: Matteo Salvini non ha mai chiuso la porta al Movimento 5 Stelle, e al Colle hanno registrato anche questo passaggio.
Nessuna intesa, è il tam tam che ripetono i parlamentari vicino all’ex segretario del Pd che, conti alla mano, evidenziano come un eventuale governo tra i due partiti al Senato avrebbe a disposizione 161 voti, la maggioranza assoluta sul filo.
Si potrebbe avere qualche voto in più coinvolgendo MDP, che per ora però non è citata negli schemi e nelle ipotesi di accordo tra grillini e DEM.
Ma nonostante questo, l’appuntamento del 3 maggio rischia di diventare una resa dei conti interna.
Anche se non ci sarà l”anticipo’ dei gruppi parlamentari: l’assemblea del Senato del 2 maggio resta convocata ma per completare l’ufficio di presidenza. “Il 3 potrebbe esserci uno scontro duro”, non nasconde uno dei big più vicini all’ex segretario.
I renziani restano granitici su posizioni critiche, forti dei numeri che brandiscono sui rapporti di forza in Direzione.
Su 209 componenti (maggioranza 105), 117 sarebbero i delegati renziani ‘doc’; 8 quelli vicini a Matteo Orfini, 3 a Graziano Delrio, 35 a Andrea Orlando, 14 a Michele Emiliano, 20 a Dario Franceschini, 9 a Martina, 2 i veltroniani e 5 i ‘cani sciolti’.
(da agenzie)
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Aprile 27th, 2018 Riccardo Fucile
PROSSIMO UN SERVIZIO DE LE IENE SU UN CASO DI LAVORO NERO CHE RIGUARDEREBBE IL PRESIDENTE DELLA CAMERA
Ieri su Dagospia è uscita una lettera non firmata attribuita a un giornalista che seguiva il presidente della Camera Roberto Fico durante i giri per le consultazioni.
Nel nostro gruppo di sciagurati (e annoiati) che hanno fatto il flipper tra il Quirinale e Montecitorio, in molti hanno notato che il gagliardo Presidente della Camera era tallonato dalla iena Antonino Monteleone, che ha provato più volte a intervistarlo.
Io stesso ho sentito il barbudo di Italia1 chiedergli una domanda su lavoro nero e precariato, lui che è così attento alle cause sociali e ai temi cari alla (fu) sinistra.
La lettera si concludeva con l’annuncio che il programma era stato spostato a “stasera” ovvero ieri, giovedì e si attendeva il servizio che però non è andato in onda perchè probabilmente Monteleone sta ancora lavorando al servizio.
Sulla Stampa di oggi, però, in un boxino si racconta a grandi linee l’argomento del servizio:
Contattati, gli autori tv preferiscono non commentare, mentre nel M5S cominciano a circolare voci di un servizio su una collaboratrice domestica che non sarebbe stata contrattualizzata.
Cosa c’entra il presidente della Camera, che ieri ha completato il mandato esplorativo affidatogli dal Colle?
Da quanto si riesce a ricostruire, il lavoro in nero riguarderebbe una colf in servizio in una abitazione di Napoli dove Fico, di ritorno da Roma, a volte risiede.
Insomma, ci sono due gialli. Il primo è di cosa parla il servizio delle Iene e chi ha assunto la colf in nero. Il secondo è chi ha mandato la lettera a Dagospia. L’ultimo quesito ha una soluzione molto più facile del primo.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 27th, 2018 Riccardo Fucile
EUROFLOP, NON E’ TUTTO ROSA E FIORI…CRITICHE DEI VISITATORI, LETTERE AI GIORNALI: “LA FIERA ERA UN’ALTRA COSA”
Tutto bello: tranne i fiori. Si potrebbe sintetizzare con questo paradosso, la stroncatura di tanti visitatori agli allestimenti di Euroflora.
Perchè il leitmotiv delle lettere e delle recensioni che si leggono sulla pagina Facebook della manifestazione è proprio questo: la floralie non è all’altezza della ricchezza e dell’elaborazione delle scorse edizioni alla Fiera.
E non vale il prezzo (giudicato molto caro) del biglietto.
Mentre i numeri degli ingressi venduti continuano a salire – siamo a quota 195 mila – i riscontri di molti visitatori sono impietosi: l’accusa, infatti, è quella di non reggere il confronto con le precedenti edizioni organizzate alla Fiera di piazzale Kennedy.
Scrive a Repubblica Roberto Mezzadri: “Sono molto deluso, mi sento ingannato e truffato. Al costo di 23 euro, oltre alle spese di viaggio da Piacenza, ho visto una esposizione che non ha nulla a che vedere con le precedenti tanto da non meritare, per onestà e rispetto verso i visitatori, nemmeno di essere chiamata Euroflora, e da giustificare persino la richiesta di rimborso del biglietto: opinione condivisa da numerosi visitatori provenienti da Emilia, Lombardia, Piemonte, Veneto”.
Abbiamo visitato la pagina Facebook ufficiale della manifestazione che si è aperta sabato 21 aprile ai parchi di Nervi e il rating ottentuto attraverso 155 recensioni del pubblico è, al momento, pari a 3,2 stellette. In 67 hanno definito Euroflora eccellente. Ma in 42 l’hanno votata con appena una stella, e altri 27 con due.
Le critiche esistono, insomma. E riguardano, nella maggior parte dei casi, il contenuto stesso della floralie.
“A Euroflora pensavamo di trovare dei fiori”, è un po’ il concetto che si ripete da una recensione all’altra. Perchè i Parchi di Nervi sono stupendi, la cornice meravigliosa, il mare e il sole fantastici, ma secondo molti visitatori le piante sono tutto sommato poche e poco particolari. Insomma, non esistono — dicono i detrattori di Euroflora — quelle scenografie che, alle edizioni precedenti, toglievano il fiato.
Commenti negativi anche riguardo al mercato delle piante, limitato e piuttosto costoso, a detta di alcuni.
Feedback con pollice verso per via del roseto non fiorito. “Sì, è aprile — scrive una visitatrice — ma si sarebbe potuta inserire qualche rosa in vaso per rendere l’idea”.
Il tutto al costo di 23 euro di biglietto (l’intero), una cifra considerata piuttosto alta. Dando una scorsa ai commenti on line, quello che emerge è la netta separazione tra “foresti” molto delusi e genovesi abbastanza soddisfatti: se l’organizzazione ha retto, e la logistica risulta generalmente apprezzata, per chi è stato costretto a fare centinaia di chilometri la delusione è tanta.
I commenti sono molto variegati, ma tra i fattori comuni c’è il contrasto tra la grandiosità dei parchi e la “pochezza” dell’allestimento: “Scadente! Avete perso una grande opportunità — dice Zaira Antonucci, appioppando una sola stella sulla pagina Facebook dell’evento — il finto prato rosso del labirinto puzzava e il il paesello ricreato(non ricordo il nome) sembrava il classico presepio. Per chi viene da fuori come me è stato un viaggio a vuoto, 24 euro rubati”.
“Una grandissima delusione — scrive Giulia Mitrugno, arrivata a Nervi da Bologna — Abbiamo fatto centinaia di chilometri con l’aspettativa di rimanere a bocca aperta per la grandiosità degli allestimenti e la varietà di piante esposte, come è sempre stato ad Euroflora. Invece, le aiuole sono tutte uguali, le piante sempre le stesse e anche piuttosto comuni. Nulla si può dire della location: il parco è davvero molto bello. L’organizzazione, invece, pietosa, con l’area mostra-mercato minuscola, con piante che si trovano in qualsiasi vivai di provincia vendute qui a prezzi altissimi”
C’è addirittura chi trova più interessanti le aiuole cittadine: “Allestimento di Euroflora praticamente inesistente — segnala Luca Agostini, dopo aver dato due stelle su cinque alla kermesse — dopo un’ora son riuscito ad uscire e ad aver il tempo per visitare la bella Nervi con la sua passeggiata lungo mare, la via dei commercianti e la bellissima piazza Vittoria, nonchè la scalinata delle “Tre Caravelle” Bellissime aiuole! peccato non fossero ad Euroflora”.
(da agenzie)
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Aprile 27th, 2018 Riccardo Fucile
HA UN SEGUITO L’ESPOSTO DEL SINDACO E DEL M5S
La Procura di Lecce ha posto sotto sequestro una parte del cantiere per la realizzazione del gasdotto Tap, a Melendugno. Si tratta dell’area in località Le Paesane, in cui era stato recentemente avviato l’espianto di 448 ulivi che si trovano sul tracciato del gasdotto.
Lunedì scorso alcuni parlamentari del Movimento Cinque Stelle avevano visitato il cantiere insieme al sindaco di Melendugno, Marco Poti, e avevano poi presentato un esposto alla magistratura per valutare la legittimità degli ulteriori espianti, dopo i 200 circa effettuati nella scorsa primavera in località San Basilio.
A seguire, i carabinieri forestali avevano effettuato un sopralluogo sul cantiere, dal quale è scaturito il provvedimento di sequestro, firmato dal Procuratore della Repubblica, Leonardo Leone de Castris, è dalla pm Valeria Farina Valaori.
Immediata la reazione del gasdotto. “Tap, nella convinzione di aver operato nel pieno rispetto delle disposizioni legislative in materia e delle autorizzazioni ricevute, ribadisce l’assoluta fiducia nella magistratura e fornirà tempestivamente alla Procura tutti i chiarimenti necessari volti ad ottenere il dissequestro dell’area”.
(da agenzie)
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