Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile
COMBATTEREMO CONTRO CHI VUOLE CHE L’ITALIA PERDA LA SUA CIVILTA’
Che pacchia nascere in Africa. 
Che pacchia sacrificare tutto e fare debiti per provare ad avere un futuro migliore, nella speranza di poter aiutare la famiglia che intanto resta lì perchè numerosa, piena di donne, anziani e bambini che non potrebbero affrontare gli stenti di un viaggio lungo e faticoso.
Che pacchia attraversare l’Africa, che pacchia viaggiare stipati su mezzi che potrebbero trasportare dieci persone ma che invece ne trasportano cinquanta. Che pacchia senza cibo, con poca acqua.
Che pacchia essere nel pieno degli anni e sentirsi spossati, stanchi, affaticati. E che pacchia avere, nonostante tutto, ancora speranza. Che pacchia arrivare in Libia, che pacchia provare a non restare intrappolato in un campo profughi. Che pacchia cercare in ogni modo di non diventare merce di scambio tra gli aguzzini affamati di denaro e le famiglie rimaste in patria che, per aiutare chi sta fuggendo in Europa, fanno debiti che ripagheranno con anni e anni di lavoro.
Che pacchia comprare un posto su un gommone. Che pacchia passare ore e ore in mare. In mare calmo, in mare agitato. In mare caldo e accecante durante il giorno, in mare freddo e nero nella notte.
Che pacchia essere schiacciati, compressi, insieme ad altre cento persone su imbarcazioni che prendono acqua. Che pacchia stare al centro, dove manca l’aria. Che pacchia stare seduti sui bordi, gambe penzolanti, addormentate, formicolanti e ghiacciate.
Che pacchia essere bambini e vivere questo inferno. Che pacchia essere madri o padri e sentirsi responsabili di aver portato quanto di più prezioso hai al mondo in una situazione di estremo pericolo. Che pacchia quando il gommone non regge più, che pacchia quando sta per affondare.
Che pacchia quando tra Malta, Italia e resto d’Europa si tenta di scaricare la responsabilità su altri e allontanarle da sè.
Che pacchia quando, per prestare soccorso, si impedisce l’intervento delle Ong, i cosiddetti «taxi del mare» (copyright Luigi Di Maio), i cosiddetti «vicescafisti» (copyright Matteo Salvini) ma si dà luce verde alla Guardia costiera libica, loro sì in combutta con i trafficanti di esseri umani (fonte Onu), in virtù di un accordo infame siglato con l’Italia.
Che pacchia quando si trasmettono in tv video delle operazioni della guardia costiera libica e si tagliano proprio i minuti in cui i militari picchiano i migranti, sparano verso le imbarcazioni e minacciano il personale delle Ong.
Che pacchia quando non arriva nessuno a prestare soccorso e l’imbarcazione si inabissa, portando con sè i corpi ormai di chi ha sopportato la separazione dalla famiglia, l’allontanamento dalla terra, il viaggio nel deserto, la denutrizione, le percosse, le torture in Libia, stupri e violenze di ogni tipo.
Pensateci, cazzo, che pacchia.
E che pacchia quando va meglio, quando la Marina militare italiana dà l’ok e i “taxi del mare” possono iniziare le operazioni di salvataggio. Che pacchia poi, una volta saliti sui “taxi del mare”, pensare che le ore di navigazione saranno le uniche in cui sarà possibile, forse, tirare un respiro di sollievo. Magari dormire. Magari sperare che le dolorose piaghe sui piedi nudi, che all’asciutto si sono spaccati dopo essere stati tanto tempo in acqua, siano il peggio che possa succedere.
E che pacchia, perchè il peggio non sono i piedi spaccati, non è la denutrizione, non la mancanza di sonno e nemmeno la preoccupazione per i compagni di viaggio morti o dispersi. Il peggio verrà in Italia. In quella terra nota per la sua accoglienza.
Dove la pacchia arriva di notte, di sabato notte, mentre aiuti dei compagni di pacchia a procurarsi lamiere per un rifugio che possa resistere alle fiamme. La pacchia arriva in un attimo. La pacchia è un proiettile.
Soumayla Sacko è morto così. Aveva un regolare permesso di soggiorno. Non oso immaginare quale sarà la pacchia (minacciata) per chi il permesso non ce l’ha.
Quello che so con certezza e che non vi daremo tregua e vi faremo rimpiangere il giorno in cui per egoismo, interesse e cattiveria avete deciso – perchè lo avete deciso – di diventare razzisti.
Roberto Saviano
(da “La Repubblica”)
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Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile
ANCHE AD ALASSIO, CERIALE, BORDIGHERA E VALLECROSIA SCHIAFFONI A TOTI E AI SUOI COMPAGNI DI MERENDE LEGHISTI
Claudio Scajola è tornato. E al ballottaggio proverà a diventare per la terza volta sindaco della sua Imperia.
L’ex ministro, infatti, è risultato l’aspirante primo cittadino più votato (con il 35,28 per cento), staccando nettamente il candidato ufficiale del centrodestra, l’architetto Luca Lanteri che si è fermato al 28,67.
Sarà ballottaggio tutto a destra, quindi, fra il redivivo Scajola e l’uomo sostenuto dal “Modello Toti” (lo schieramento che tiene insieme Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Area popolare).
E proprio contro il governatore della Liguria si scaglia l’ex leader di Forza Italia. “Sono lieto che nel Ponente ligure, con Ceriale, Alassio, Bordighera e Vallecrosia, si sia detto fine alla patacca del modello Toti, che significa solo l’affermazione di una persona attraverso una oppressione delle autonomie. Ritengo che le elezioni amministrative siano il trionfo dei cittadini nello scegliere il sindaco che ritengono il meglio”, ha detto Scajola definendo il suo un “risultato molto lusinghiero, tanto più quando veniva predicato, con un sondaggio patacca, un discorso opposto che mi vedeva addirittura al quarto posto“.
“Io — ha aggiunto — mi qualifico di centrodestra. La mia è una lista civica che si caratterizzava come un appello ai cittadini per parlare dei problemi di questa città , in decadenza e rilanciarla”.
Scajola si è presentato infatti con il sostegno di 3 liste civiche, in aperta ostilità al fronte del centrodestra.
Dovrà affrontare un ballottaggio serratissimo con l’uomo del centrodestra, in cui saranno decisivi i voti di chi al primo turno ha sostenuto il candidato del Pd (in continuità con il sindaco uscente) o le liste minori.
L’ex ministro, 70 anni, ha dalla sua un’esperienza pluridecennale negli incarichi pubblici: già sindaco della stessa Imperia dal 1982 al 1983 (qui le prime dimissioni per un’indagine a suo carico per concussione) e poi dal 1990 al 1995.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile
LA NOVITA’ DI QUESTE AMMINISTRATIVE NON E’ TANTO IL PREVISTO AUMENTO DEL CENTRODESTRA QUANTO IL DISAMORAMENTO DELL’ELETTORE GRILLINO CHE ALLE POLITICHE NON AVEVA VOTATO PER FAR AFFOGARE I POVERI
Le elezioni amministrative, che hanno chiamato alle urne quasi sette milioni di italiani per
eleggere i sindaci di 761 comuni, vedono la Lega (e con lei il centrodestra) in vantaggio. Non va troppo bene per il Pd, in crisi anche nelle città roccaforti.
E il Movimento 5 stelle, a tre mesi dal successo alle politiche, non brilla in nessuna città , anche se conquista il ballottaggio in alcuni comuni, senza mai essere in pole position.
Con Emilio Del Bono il centrosinistra conquista Brescia senza dover andare al ballottaggio. Molti i consensi persi dal Movimento fondato da Beppe Grillo, che si ferma sotto il 6%.
Il centrosinistra è avanti ad Ancona, unico capoluogo di regione dove si è votato per eleggere il sindaco e il Consiglio comunale. La sindaca Pd uscente Valeria Mancinelli è in vantaggio, con oltre il 40%, sugli altri competitor e se la vedrà al ballottaggio con il candidato civico sostenuto dal centrodestra Stefano Tombolini.
Confronto a due a fine giugno ad Avellino dove il candidato del centrosinistra Nello Pizza devrà vedersela con Vincenzo Ciampi del Movimento 5 stelle.
L’ex ministro Claudio Scajola, che si è presentato con una coalizione di liste civiche di centrodestra, è primo nelle preferenze degli elettori di Imperia: al ballottaggio sfiderà Luca Lanteri, sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia.
Centrodestra in netto vantaggio anche a Teramo: qui Giandonato Morra può vantare oltre il 36% delle preferenze, con un distacco di 15 punti da Gianguido D’Alberto, candidato del Pd.
Marco Scaramellini, candidato di centrodestra alla poltrona di primo cittadino a Sondrio, ha preso più del 40%: a fine mese si batterà con Nicola Giugni del centrosinistra.
A Brindisi stessa dinamica: il candidato di centrodestra Roberto Cavalera, con più del 33% delle preferenze, si batterà per il posto di primo cittadino con Riccardo Rossi candidato del Pd.
A Terni il centrosinistra dice addio a un’altra roccaforte. In base ai risultati, il candidato sindaco del centrodestra, l’avvocato Leonardo Latini, è in netto vantaggio, con oltre il doppio dei consensi sullo sfidante Paolo Angeletti, ex dirigente del Pci sostenuto dai dem e da una civica.
La Lega di Matteo Salvini emerge inoltre come primo partito della coalizione. Possibile ballottaggio con il candidato del M5s, Thomas De Luca, in una città in cui la crisi economica ha pesato più che altrove, con le acciaierie in costante affanno, e dove la giunta dem di Leopoldo Di Girolamo è crollata con un anno di anticipo.
Nelle città toscane, il centrosinistra è in vantaggio sugli avversari, ma il secondo turno non è privo di rischi perchè tutti i candidati sono intorno al 30%: a Siena il ballottaggio del 24 giugno vedrà scontrarsi il sindaco uscente Bruno Valentini (Pd) e Luigi De Mossi del centrodestra. Per la poltrona di Massa, Alessandro Volpi sfiderà Sergio Menchini di M5s, mentre a Pisa è testa a testa tra Andrea Serfogli (Pd) e Michele Conti (centrodestra).
A Viterbo, dopo aver governato per cinque anni in una coalizione di centrosinistra, il Pd non arriverà al ballottaggio. Si profila, infatti, una netta vittoria del candidato del centrodestra Giovanni Arena. Al secondo turno se la vedrà con Chiara Frontini, della lista civica Viterbo2020, di poco sotto al 17%.
Per la prima volta da quando è stato introdotto questo sistema elettorale, sarà il ballottaggio a scegliere il sindaco di Imola che, sempre per la prima volta, sarà una donna.
Negli ultimi 25 anni, infatti, il centrosinistra era sempre riuscito a portare il proprio candidato sindaco sopra la soglia della metà più uno dei votanti. Stavolta invece Carmen Cappello, sostenuta dal Pd e dagli alleati, si è fermata al 42%. Il 24 giugno se la vedrà con Manuela Sangiorgi del Movimento 5 Stelle, che ha preso il 29,2%.
Male i cinquestelle in Piemonte che restano fuori dai ballottaggi di Orbassano (grosso centro alle porte di Torino) e Ivrea, la città cara a Gianroberto Casaleggio.
In Sicilia erano chiamati alle urne gli abitanti di cinque città importanti, a partire da Catania e Messina. Qui dove alle politiche il giallo del M5s ha dominato il voto – addirittura esaurendo le liste dei candidati nel proporzionale – il Movimento subisce un colpo abbastanza netto a vantaggio del centrodestra.
Lo spoglio procede a rilento, ma i dati sono già indicativi. A Catania il centrodestra di Salvatore Pogliese può vincere già al primo turno, annientando il sindaco uscente Enzo Bianco che si ferma intorno al 30%. Esponente storico del Partito democratico, Bianco questa volta aveva scelto di correre solo con liste civiche, rinunciando al simbolo Pd.
Se anche Pogliese si fermasse sotto la metà dei voti, la sfida è molto difficile per Bianco, considerando che i restanti voti sono tutti del candidato M5s, e quei voti elegerranno il sindaco. E il candidato del centrodestra già parla da primo cittadino: “È un risultato eccezionale. Abbiano avuto un consenso in tutti i quartieri della città e all’interno di tutte le fasce generazionali”.
A lui arriva l’augurio dell’avversario: “Si profila un successo del candidato del centrodestra on. Salvo Pogliese. Gli rivolgo un sincero augurio di buon lavoro, con la speranza che non sia disperso quanto fatto in questi anni per la città ed i frutti che esso darà “.
Il Movimento 5 stelle è probabilmente fuori dal ballottaggio anche a Messina, dove al secondo turno dovrebbero arrivare Placido Bramanti (centrodestra) e uno tra Antonio Saitta (centrosinistra) e Cateno De Luca (civiche di centro). Indietro il grillino Gaetano Sciacca e soprattutto il sindaco uscente Renato Accorinti.
Nei due municipi di Roma chiamati al voto, cattive notizie per il Movimento 5 Stelle: entrambi i candidati sono virtualmente fuori dai giochi, mentre il centrosinistra va verso una doppia vittoria, che nell’VIII dovrebbe arrivare già al primo turno, con Amedeo Ciaccheri sopra il 54%.
M5s arretra anche a Ivrea, città cara a Casaleggio. Tiene invece a Fiumicino il sindaco uscente di centrosinistra Esterino Montino, che supera il candidato centrista Baccini. Molto male l’esponente dei 5 Stelle Fabiola Velli.
Anche Barletta ha già il suo sindaco: Cosimo Damiano Cannito, candidato delle Liste civiche di centrodestra ha superato il 56% delle preferenze, staccando il rivale del Movimento 5 stelle, Michelangelo Domenico Filannino, detto ‘Michelè di 40 punti.
(da agenzie)
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