Destra di Popolo.net

L’ULTIMA FIGURA BARBINA DI GIORGIA MELONI

Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile

COME SCAMBIARE UN MENU SCOLASTICO CON UNA DIETA ISLAMICA

Certo ci vuole applicazione, un po’ di impegno quotidiano, una dose accettabile di umiltà  perchè la conoscenza è un mare grande e profondissimo e noi umani non siamo in grado di attraversarlo tutto a bracciate.
Però se l’onorevole Giorgia Meloni avesse avuto più stima per la sua ignoranza, e tutti noi del resto dovremmo esserne continuamente consapevoli, avrebbe misurato le parole e non scambiato il menù scolastico di un istituto del comune di Peschiera Borromeo per una dieta islamica.
Le hanno riferito che i bambini mangiano cous cous, e a lei immediatamente è venuto mal di testa.
“Follia” sottrarre ai bimbi lombardi la carne di maiale, il risotto e le verdurine, le patatine e le carotine. Bisogna che si mangi italiano, doc anzi “super doc”.
L’allarme della Meloni è stato subito raccolto dall’assessore regionale alla Sanità  che ha annunciato una immediata verifica del menù e la sua stretta osservanza alla dieta lombarda.
E’ dovuta intervenire la sindaca di Peschiera e informare che i bimbi mangiano seguendo una dieta equilibrata e controllata dalla Asl, non dall’imam.
E certo non mancano in tavola, ogni giorno, la pasta, il pane, la frutta, la carne, le verdure e le carotine e le patatine.
E ogni venti giorni (ripetiamo: 20 giorni) nel menù è proposto anche il cous cous. Proposto: chi vuole può mangiarlo. E il cous cous, sebbene sia un piatto africano, è sempre presente sulla tavola dei siciliani, che — fino a prova del contrario — sono anch’essi italiani.
Ma la Meloni, se avesse approfondito il tema dei prodotti doc, si sarebbe stupita e non poco.
Perchè avrebbe saputo, come un utente di Twitter le ha segnalato, che mangiamo, e con gioia, una notevole quantità  di cibi che i nostri avi hanno importato, perchè di migrazioni e migranti è fatto il mondo e specialmente l’Italia.
Per esempio: i pomodori, i fagioli, le patate vengono dall’America. E la mela e la pera dall’Asia. Il caffè dall’Etiopia, le arance dalla Cina, la melanzana e il basilico dall’India.
La Meloni, se dovesse dar credito alle sue stesse parole — solo cibo patrio senza alcuna contaminazione — alla sua bimba di pochi anni cosa darebbe da mangiare?

(da “il Fatto Quotidiano”)

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IL CONDONO AGLI EVASORI C’È, CHI HA FATTO NERO FINO A 100.000 EURO RICEVE UNA MEDAGLIA DA SALVINI E DI DI MAIO

Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile

MINI-TAGLIO PER LE PENSIONI D’ORO, IL COMPROMESSO DOPO UNA GIORNATA DI LITIGI TRA LEGA E M5S… SE HAI FRODATO 100.000 EURO NE PAGHI 20.000 E TI RINGRAZIAMO PURE

Dopo una giornata di discordia e incertezza sembra esserci l’intesa sul condono fiscale e, a spuntarla nella querelle all’interno della maggioranza è Matteo Salvini.
Di Maio, infatti, dovrà  accontentarsi di una norma che inasprisce le pene per i grandi evasori.
Ma in cosa consiste l’accordo raggiunto dopo il vertice a palazzo Chigi?
La pace fiscale non riguarderà  chi non ha presentato la dichiarazione dei redditi, bensì chi, nel presentarla, ha dichiarato una cifra inferiore rispetto a quanto effettivamente posseduto (il 99%)
Alla luce di questo principio sarà  possibile integrare fino ad un massimo del 30% in più, rispetto alle somme già  dichiarate, con un tetto massimo di 100.000 euro.
Questo significa in sostanza che chi ha evaso totalmente le tasse non può accedere al condono, tuttavia lo può fare invece chi le ha evase parzialmente: il nero quindi potrà  essere sanato, anche se solo per una certa cifra.
L’aliquota che sarà  applicata a chi deciderà  di aderire alla pace fiscale sarà  il 20% dell’imponibile Irpef.
I grandi evasori in teoria, invece, saranno puniti: nel decreto fiscale, spiegano dal Movimento 5 Stelle, sarà  inserita una norma per l’arresto degli evasori fiscali. Cosa questa che Di maio ha incassato in cambio del fatto di aver “ingoiato” il condono parziale sul nero.
Raggiunto anche l’accordo sul taglio alle pensioni d’oro: rispetto alla proposta iniziale, che prevedeva il taglio di 500 milioni l’anno, le decurtazioni agli assegni varranno, nel complesso, un miliardo in tre anni, quindi poco più di 300 milioni l’anno (cifra ben più modesta secondo gli esperti)
È stata una giornata di passione e di litigi per la maggioranza.
In mattinata sia Salvini sia Di Di Maio avevano disertato l’incontro a Palazzo Chigi. Al centro del braccio di ferro il capitolo della pace fiscale e quello del taglio alle pensioni d’oro.
Sul primo punto con il vicepremier e ministro del Lavoro era deciso a chiedere un ‘tetto’ come limite della possibilità , per ogni contribuente, di mettersi in regola.
Non solo: il M5S chiedeva a gran voce che la pace fiscale fosse circoscritta ai cittadini che non hanno pagato le tasse dovute, ma che in ogni caso hanno segnalato in modo fedele il proprio debito al fisco, oppure hanno effettuato correttamente tutte le dichiarazioni.
Sul secondo punto invece, è intervenuto categoricamente il sottosegretario Giancarlo Giorgetti: a chi gli chiedeva se il taglio delle pensioni d’oro fosse stato inserito nel decreto fiscale ha risposto: “Assolutamente no, fate tutto voi”.

(da “Huffingtonpost”)

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LA RIDICOLA POLEMICA SUI MIGRANTI SCARICATI AL CLAVIERE DALLA GENDARMERIE: SOLO UN ERRORE, “GLI ITALIANI ERANO STATI AVVERTITI”

Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile

SE LA DIGOS, INVECE CHE FARE FOTOGRAFIE E ANNOTARE LA TARGA, FOSSE SCESA E AVESSE CHIESTO SPIEGAZIONI AI GENDARMI FRANCESI, AVREMMO EVITATO DI PARLARE DEL NULLA

Un furgone della gendarmeria francese e’ stato avvistato dalla Digos italiana a Claviere, sulle Alpi del Torinese al confine con la Francia, mentre faceva scendere un paio di uomini – presumibilmente migranti di origine africana – in una zona di bosco già  in territorio italiano di alcune centinaia di metri” nei pressi di una galleria.
E’ successo venerdì scorso. Il mezzo, a quanto si apprende da fonti del Viminale, è poi tornato oltreconfine: è stata aperta un’inchiesta da parte della Procura di Torino alla quale la Digos ha consegnato la foto della “toccata e fuga” del furgone.
La zona è monitorata perchè occupata da alcuni antagonisti e anarchici “no border” legati all’organizzazione “Briser Les Frontieres”: mercoledì scorso è stata sgomberata la chiesa di Clavière occupata dagli antagonisti che avevano realizzato al suo interno un ricovero per immigrati battezzato “Chez Jesus”.
In serata le autorità  francesi hanno ammesso l’errore: la prefettura del Dipartimento delle Haute Alpes ha reso noto che “le autorità  italiane hanno riferito oggi di un incidente avvenuto venerdì (12 ottobre) al confine franco-italiano, vicino a Montgenèvre. Nell’ambito di una missione di rimpatrio di stranieri irregolari, un veicolo della gendarmeria francese ha attraversato il confine franco-italiano in direzione di Clavière (Italia). I primi controlli effettuati dalla prefettura delle Hautes-Alpes confermano questo attraversamento, in contrasto con le disposizioni in vigore. La stazione di polizia di Bardonecchia era informata correttamente in relazione al trasferimento di due stranieri illegali al confine. Il veicolo della gendarmeria, tuttavia, non era destinato ad entrare nel territorio italiano”.
Da questo semplice episodio è nata una polemica ridicola, come se ogni giorno la Francia non ci riconsegnasse decine di immigrati che hanno sconfinato.
In questo caso i francesi hanno sbagliato e hanno superato il confine, ma l’Italia era stata avvisata.
Invece che fare inutili polemiche con la Francia, Salvini farebbe bene a ricordare agli agenti della Digos che sono stipendiati per intervenire nei casi sospetti, non solo per fare fotografie. Se fossero scesi dall’auto e avessero chiesto ai due agenti francesi che stessero facendo non ci sarebbe stato alcun caso diplomatico e tutto si sarebbe chiarito senza scatenare una polemica internazionale.
Munirsi di buon senso vale più di un taser

(da agenzie)

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“M5S VOLTAGABBANA, DIMETTETEVI”: LA RIVOLTA DEGLI ELETTORI NO TAP

Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile

DOPO IL CASO ILVA, UN ALTRO TRADIMENTO DELLE PROMESSE ELETTORALI

Il silenzio del Movimento 5 Stelle stride con le proteste dei comitati No-Tap che nella politica pentastellata avevano creduto per bloccare la realizzazione del gasdotto, battaglia storica dei grillini.
Adesso gli esponenti di governo, nell’imbarazzo generale, allargano le braccia, e al porto di Brindisi gli attivisti sono arrivati a chiederne le dimissioni.
“Qui ci sono degli impegni politici presi e vanno rispettati”, dice il portavoce dei No Tap, Gianluca Maggiore: “C’è una forza di governo che, come uscito ampiamente su moltissimi media, ha contatti con chi finanzia il gasdotto, e c’è una forza di governo, che è andata al governo con la parola onestà “.
Il primo riferimento è alla Lega, che vuole andare avanti con l’opera. Il secondo è agli M5s, che avevano promesso in campagna elettorale di bloccarla, oltre ad aver fatto numerosi sit-in di protesta contro i passati governi.
Quindi “se non siete in grado di fermare un’opera, perchè illegale e non ha nulla di strategico e perchè ve lo chiede la popolazione che vi ha eletto, dimettetevi”, è la richiesta di Maggiore a nome di tutti i comitati No-Tap.
“L’unico gesto sensato di questi politici — si legge nella pagina Facebook – sarebbero le dimissioni immediate, nel rispetto di chi ha creduto in loro e che invece oggi si ritrova con ingannatori, truffatori e voltagabbana al governo”.
Ad intestarsi la battaglia dentro il governo e contro la Lega, in particolare contro il ministro Matteo Salvini, era stata la titolare del dicastero per il Sud, Barbara Lezzi, non a caso pugliese.
Ma ormai sembra aver ceduto anche lei: “Per me non è un’opera strategica. I lavori si avvicinano alle coste pugliesi, lo so. La Lega lo vuole, altrimenti avremmo già  agito”. Parole che decretano come il Movimento, nonostante le promesse di Alessandro Di Battista per il quale la Tap si poteva bloccare in due settimane e le vecchie rassicurazioni del ministro Lezzi, abbia ceduto all’impeto del Carroccio.
Lo stesso premier Conte non ha mai messo in dubbio la realizzazione del gasdotto che porterà  in Europa il gas dell’Azerbaijan, con approdo a Melendugno, in provincia di Lecce. Questa sera ribadirà  la linea quando a Palazzo Chigi vedrà  il ministro Lezzi, i parlamentari e i consiglieri regionali pugliesi in ambasce perchè sul territorio sono diventati il bersaglio di tutti gli elettori delusi.
“La posizione del Movimento è chiara ed è la stessa da sempre, vediamo cosa ha da dirci il governo”, riferisce un parlamentare piuttosto scoraggiato poco prima dell’incontro.
Il ministro per il Sud, in particolare, aveva garantito che con la Lega si sarebbe trovato “un accordo sulla base dell’analisi costi-benefici”.
Tuttavia, secondo i movimenti che si oppongono alla costruzione del gasdotto Tap, nessuno dei ministeri da loro interpellati (“eccetto il Mise presieduto da Di Maio che non ha risposto nonostante la richiesta ufficiale”) possiede dati per l’analisi costi-benefici dell’infrastruttura.
“Penali, contratti e costi per la rinuncia – dicono – sono soltanto menzogne mediatiche per prendere tempo o, peggio ancora, per favorire Tap?”, scrivono su Facebook il Movimento No TAP, Comitato No TAP Salento, Movimento No TAP della Provincia di Brindisi, le associazioni ‘Terra mia’, ‘Salento Km0’ e ‘Bianca Guidetti Serra’, e i professori Graziano Petrachi e Michele Carducci.
I lavori, che dovevano riprendere oggi dopo la pausa estiva, al momento sono stati sospesi in attesa anche di capire che cosa emergerà  dall’incontro di stasera, che appare più come una ratifica di una decisione già  presa, cioè quella di andare avanti.
Il sindaco di Melendugno Marco Potì fa leva sui pentastelli: “Chiederò agli eletti dei 5 stelle di fare pesare la propria posizione perchè eletti secondo un indirizzo preciso dei cittadini: fermare la realizzazione di questo gasdotto”.
Ma i parlamentari M5s non sembrano avere voce in capitolo nè troppe speranze.

(da “Huffingtonpost”)

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DITELO A SALVINI, C’E’ UN’ALTRA RIACE IN ABRUZZO, SI CHIAMA MONTESILVANO E IL SINDACO E’ DI CENTRODESTRA: “GLI IMMIGRATI SONO UN VALORE AGGIUNTO”

Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile

LA CITTADINA E’ UN MODELLO DI INTEGRAZIONE, RICONOSCIUTO DAI MEDIA STRANIERI, GRAZIE A PICCOLE STRUTTURE CHE NON CREANO GHETTI… ANCHE A DESTRA NON TUTTI HANNO PORTATO IL CERVELLO ALL’AMMASSO

L’integrazione dei migranti, il considerarli come un valore aggiunto e non un pericolo imminente o un problema.
L’idea e la pratica di una società  aperta, in controtendenza rispetto alla tossica retorica dell’allarme invasione dei sacri confini nazionali da serrare col lucchetto.
Oltre a Riace esistono anche altri modelli virtuosi da prendere a esempio, e non stupisce che se ne accorgano prima altrove.
«Le città  europee devono reagire! Barcellona con Riace!” ha esclamato qualche giorno fa Ada Colau, sindaco della metropoli spagnola, che si è schierata contro l’arresto del sindaco calabro Domenico Lucano, colpevole di aver ripopolato un borgo in via di estinzione nel nome dell’accoglienza.
«A Montesilvano, una cittadina abruzzese di 55 mila abitanti, 500 immigrati sono stati accolti con lo strumento degli Sprar e tutti loro godono di formazione e istruzione, a cominciare dai bambini» ha scritto invece l’agenzia di stampa France Press, in un articolo che sta facendo il giro del mondo.
Nel servizio, firmato da Fanny Carrier, Montesilvano è indicata come un prototipo vincente per l’abbattimento di ogni ghetto etnico e l’inclusione di extracomunitari molto spesso in fuga da guerre e odissee indicibili.
«L’arresto di Lucano è immediatamente successivo al disegno di legge sulla sicurezza e l’immigrazione del ministro dell’interno Matteo Salvini, che vuole ridurre i piccoli progetti di immigrazione ispirati al modello Riace e raggruppare tutti i richiedenti asilo nei grandi centri» scrive la giornalista francese, che poi aggiunge: «Il sindaco di Montesilvano, Francesco Maragno, ha invece sostenuto la chiusura di due mega-centri vicini (“due ghetti”) e l’inaugurazione di strutture più piccole».
I risultati si sono visti subito: «le persone hanno iniziato a percepire gli stranieri non più come un problema, ma come un valore aggiunto: oggi hanno di fronte persone che mettono la loro opera a servizio della comunità  che li ospita» ci spiega il primo cittadino, eletto in una coalizione di centrodestra.
Per decenni ritenuta un po’ un satellite-dormitorio della vicinissima Pescara, grazie anche alla spinta propulsiva dei migranti se indirizzati sui binari giusti,
Montesilvano sta rifiorendo. «Il mio Comune è un modello di gestione oculata dei migranti, e sono felice che se ne siano accorti i media internazionali — ci dice ancora Maragno -. Siamo passati dai Cas (grandi centri di accoglienza straordinaria), con flussi illimitati di migranti sui quali non avevamo voce in capitolo e che avevano provocato qualche problema in materia di ordine pubblico, ai cosiddetti Sprar, “sistemi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”. Già  l’anno scorso il nostro progetto era stato valutato dall’ex ministro dell’Interno Minniti come il più corposo e articolato a livello nazionale. Grazie a queste piccole strutture, gestite direttamente dal Comune, la situazione è mutata radicalmente. e in meglio».
Evitando gli assembramenti-monstre precedenti, che per Salvini dovrebbero diventare la norma, la vivibilità  di questa località  balneare sta così migliorando.
«I migranti sono accolti all’interno di cinque strutture, volutamente diffuse su tutto il territorio per scongiurare concentrazioni pericolose e ghettizzanti e consentirne la piena integrazione».
Centinaia di migranti, prima “balcanizzati” e allo sbando, sono stati impiegati in numerose attività  di rilevanza pubblica, in lavori socialmente utili come la cura e la manutenzione della spiaggia per i diversamente abili, dei servizi cimiteriali e del verde.
Ci hanno guadagnato loro, gli stranieri, che si sono sentiti finalmente utili e calati nel contesto urbano in cui vivono, non più individui di terza classe («persone, non più numeri» annota il sindaco); ci hanno guadagnato tantissimo i cittadini di Montesilvano, sia in termini di vivibilità  che di (ri)apertura mentale.
Pure qui, come a Riace, sebbene da posizioni politiche differenti, ha preso piede una bella comunità  allargata. In centri come Montesilvano (o come Prato, in Toscana) la concretezza delle giornate quotidiane parla ormai una lingua decisamente differente. Merito delle energie e dei sentimenti che si sono messi in moto.
Merito di un soprassalto di intelligenza politica nell’interesse di tutti.
«Se mi sento minacciato, dopo l’arresto di Mimmo Lucano? Assolutamente no. Abbiamo ottenuto in questo lungo e difficile percorso l’apprezzamento dei cittadini, che hanno compreso in pieno tutti i vantaggi che lo Sprar ha prodotto sulla loro qualità  della vita».

(da “L’Espresso“)

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SAN LUIGI DI MAIO E LA MOLTIPLICAZIONE DEI PENSIONATI E DEI POSTI DI LAVORO

Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile

LA BALLA DI “UN PENSIONATO = UN NUOVO ASSUNTO”… LA REALTA’ DEGLI ESPERTI DICE UN NUOVO ASSUNTO OGNI CINQUE PENSIONATI (SE VA BENE)

«In un’epoca in cui un certo giornalismo ha un po’ la puzza sotto il naso qui si possono dire le verità  come stanno, le cose come stanno».
Così ha esordito il vicepremier Luigi Di Maio ieri a Domenica Live prima di spiegare il contenuto della manovra economica che si propone (tra le altre cose) il superamento della Legge Fornero.
Altrove evidentemente il ministro non può dire la verità , oppure non dice le cose come stanno, ma non è colpa sua: è colpa dei giornalisti.
Il ministro del Lavoro ha spiegato che grazie alla riforma delle pensioni sarà  possibile assumere tre giovani per ogni lavoratore che potrà  andare in pensione.
Grazie all’introduzione della cosiddetta “quota cento” secondo il governo del Cambiamento non solo si darà  più dignità  a chi attende di andare in pensione ma anche a tutti quei giovani che non hanno lavoro e che potranno così trovarlo grazie ai posti che si libereranno con il superamento della legge Fornero.
Luigi Di Maio ha detto ieri da Barbara D’Urso che «mi stanno dicendo tante aziende anche di Stato quelle grandi   che per ogni pensionato che ci sarà  l’anno prossimo alcune aziende assumeranno anche tre giovani. Quindi uno a tre [il rapporto pensionati/nuovi assunti NdR]. Quindi se io mando in pensione 500mila persone ci saranno: in alcuni casi il triplo dei lavori; in alcuni casi un lavoro in più e in alcuni casi il doppio dei posti di lavoro».
Di Maio quindi chiarisce subito dopo il suo fantastico annuncio che mandare in pensione 500 mila persone non creerà  un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro ma che “solo in alcuni casi” potrà  accadere. Non sappiamo quali.
E del resto il ministro si guarda bene dal dire quanti posti di lavoro verranno creati in totale con la riforma delle pensioni.
Non dice nemmeno quanto costerà  mandare un lavoratore in pensione prima, perchè qualcuno dovrà  compensare i contributi non versati.
Chi lo farà ? Lo Stato facendo deficit e soprattutto i lavoratori che dovranno versare più contributi per pagare la pensione a chi uscirà  dal mondo del lavoro una volta raggiunta quota cento.
Come funziona il meccanismo pensato da Di Maio? È molto semplice: «Io pensiono le persone, contemporaneamente si sbloccano i posti di lavoro. Devo formare i giovani per farli entrare lì? Li formo con il meccanismo del reddito [di cittadinanza NdR] e poi chiudiamo con la proposta di lavoro».
Al momento però il valore formativo del “meccanismo del reddito” non è ancora chiaro anche perchè per avviare la distribuzione del Reddito di Cittadinanza servirà  prima procedere alla riforma dei centri per l’impiego nella speranza che poi possano assorbire le richieste di chi cerca lavoro.
Ad oggi la percentuale di chi trova lavoro grazie ai centri per l’impiego è bassissima. E soprattutto non è detto che per sostituire un pensionato “quota cento” sia sufficiente (o possibile farlo con) il periodo di formazione previsto dal Reddito di Cittadinanza. Quello del superamento della Fornero che crea posti di lavoro è uno dei mantra del governo gialloverde.
Qualche tempo fa Matteo Salvini aveva detto «partiremo dall’inizio dell’anno con la piena riforma della legge Fornero. Vuol dire che potenzialmente possono andare in pensione 400 mila persone e si liberano altrettanti posti di lavoro».
Nonostante quello che sembra suggerire il grafico è difficile stabilire un nesso di causalità  tra aumento dell’età  pensionabile e aumento della disoccupazione giovanile, il calo delle assunzioni nella fascia 15-24 però è evidente
I numeri sono diversi (400 mila contro i 500 mila di Di Maio) e anche il rapporto.
Per il pentastellato è tre a uno mentre per il leader leghista è uno a uno.
Ma non è così, perchè questo ragionamento si basa sull’assunto che esista un numero fisso di posti di lavoro che non varia mai e che per così dire è “tenuto impegnato” dai lavoratori più anziani che — tardando ad andare in pensione — ritardano l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
Ma è un ragionamento che non ha senso, perchè se così fosse non ci sarebbe mai una vera crescita economica, e non tiene conto della capacità  di creare nuovi posti di lavoro e nuove opportunità  lavorative.
Si tratta di una fallacia che è nota come lump of labor fallacy.
Se ci sono 100 posti di lavoro e ci sono 8 giovani in cerca di lavoro e 8 “pensionandi” significa che un Paese non è in grado di creare nuovi posti di lavoro ma solo di procedere alla sostituzione delle posizioni precedentemente occupati.
In realtà  in un’economia che cresce (che è quello che accadrà , promette il governo) i lavoratori anziani non sottraggono opportunità  lavorative ai più giovani.
Senza contare il problema derivante dal fatto che abbassare l’età  pensionale significa mandare al collasso il sistema pensionistico (a meno di non prelevare ulteriori contributi dai nuovi lavoratori) perchè l’INPS dovrà  erogare un maggior numero di pensioni.
Certo, le aziende di potrebbero trovare costrette a sostituire i lavoratori più anziani pensionati in maniera repentina e lo farebbero non senza difficoltà  dovuta all’impossibilità  di portare avanti una pianificazione delle assunzioni. Ma non è detto che punterebbero sull’assunzione dei più giovani perchè la scelta dipende da una molteplicità  di fattori dei quali l’innalzamento o l’abbassamento dell’età  pensionabile è solo uno.
Ma quindi quante assunzioni ci saranno se andranno in pensione 500mila lavoratori (o 400mila, secondo Salvini)?
Non si tratta di una cifra facile da prevedere, molto dipenderà  anche dal tenore della crescita economica promessa (o dall’eventuale fase di stagnazione).
Qualche tempo fa su LaVoce.info   ha condotto un fact-checking sulle affermazioni del vicepremier leghista spiegando che esiste anche una correlazione positiva (e non solo negativa come sostiene il governo) tra il numero dei lavoratori anziani e quello dei nuovi lavoratori.
Secondo LaVoce però è quanto mai irrealistica l’ipotesi di una sostituzione di 400mila pensionati con 400mila giovani. Il rapporto di sostituzione non sarebbe di 1 a 1 come dice Salvini e nemmeno di 1 a 3 come dice Di Maio.
Secondo alcuni studi invece sarebbe di 5 a 1 a favore dei pensionati.
Ovvero un nuovo assunto ogni cinque pensionati. Rapporto che si traduce in circa 80mila nuove assunzioni.

(da “NextQuotidiano”)

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SI DIMETTE L’ASSESSORA DI FRATELLI D’ITALIA CHE HA INSULTATO CRISTINA PARODI

Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile

SONIA D’AVOLIO HA RIMESSO LE DELEGHE NELLE MANI DELLA SINDACA LEGHISTA

L’assessora del comune di Cascina, Sonia Avolio, autrice e protagonista di un video in cui offendeva pesantemente la giornalista Cristina Parodi, si è dimessa.
Avolio, in quota Fratelli d’Italia, ha rimesso le deleghe nelle mani della sindaca leghista Susanna Ceccardi.
“Sonia si è dimessa. La ringrazio e ringrazio Fratelli D’Italia per aver preso questa decisione sofferta – il commento su Facebook di Ceccardi
In un video, pubblicato venerdì sulla sua pagina Facebook, l’assessora con delega anche alle pari opportunità , aveva offeso la giornalista tv, rea di aver detto in un’intervista che l’ascesa di Matteo Salvini era stata favorita da rabbia, paura e ignoranza.
Quando il filmato non era ancora diventato virale, i primi commenti sul profilo Facebook dell’amministratrice, che è un’omeopata, erano pure divertiti.
E lei rispondeva fiera: “Mai stata delicata: sono nata a Livorno!”.
Piano piano però, quando l’aria è cambiata e sono iniziate ad arrivare critiche durissime, Avolio ha provato ad appellarsi alla libertà  di pensiero: “Il mio parere è libero”, ha scritto l’assessora che, sommersa dalle critiche, qualche ora più tardi si è scusata ma senza fare il nome del bersaglio delle sue parole.
Ora i suoi pensieri da querela potrà  esprimerli da libera cittadina.

(da agenzie)

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ANCHE IN BELGIO TRIONFANO GLI AMBIENTALISTI

Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile

A BRUXELLES, ANVERSA E IN VALLONIA RAGGIUNGONO IL 18%, AVANZA ANCHE L’ESTREMA SINISTRA… NELLE FIANDRE IL CENTRODESTRA REGGE   A FATICA , PERDE CONSENSI L’ESTREMA DESTRA RAZZISTA

Forte progressione degli ambientalisti, e in parte della sinistra radicale, mentre i partiti tradizionali – socialisti, liberali e cristiano- democratici – in calo: questa la doppia tendenza uscita dalle urne in Belgio, dove domenica 8 milioni di aventi diritto erano chiamati a votare in elezioni provinciali e municipali.
Nella regione-capitale di Bruxelles e in Vallonia (maggioranza francofona), i belgi hanno dato fiducia agli ambientalisti del partito Ecolo/Groen, arrivati al secondo posto a Bruxelles, con il 16,8% dei consensi, dietro al Partito socialista del sindaco uscente Philippe Close, con il quale dovrebbero allearsi per governare.
Il partito Ecolo – finora al potere in un solo Comune – è riuscito a conquistare altri municipi nella regione di Bruxelles.
Risultato storico per i verdi anche ad Anversa (nord), con 18,4% delle preferenze. «Ha vinto l’ecologia politica» ha commentato Zakia Kattabi, co-presidente del partito Ecolo, citando l’ambientalista ed ex ministro francese Nicolas Hulot, e la sua idea di «progetto ambientale globale».
Nelle città  post industriali della Vallonia è invece entrato di scena il Partito del lavoro (Parti du travail, PTB) della sinistra radicale, ottenendo 16,5% dei voti a Liège e 15,8% a Charleroi.
In ascesa nei territori valloni francofoni anche il Partito marxista, votato dal 13,6% degli aventi diritto a Molenbeek, dall’11,6% a Bruxelles e dall’8,9% ad Anversa.
Così i socialisti sembrano destinati a governare con il Partito marxista, pur avendone criticato posizioni bollate come «populiste».
Globalmente in Vallonia i socialisti hanno perso sette punti rispetto alle ultime elezioni, passando da 32 al 25%.
Risultati di segno opposto nella regione delle Fiandre, che rimane molto ancorata a destra: nelle zone di lingua fiamminga il Partito socialista non ha ottenuto buoni risultati e, diversamente da quanto preventivato dai sondaggi, seppur in leggero calo, l’Alleanza neofiamminga di Bart De Wever conserva il comune di Anversa.
Perde consensi il N-VA di Theo Franken (considerato il “Salvini delle Fiandre”):   complice anche lo scandalo di un’organizzazione giovanile vicina alla N-VA che si richiamava al nazismo, il partito di Francken a Bruxelles ha racimolato un misero 3,7%, in flessione rispetto al 2014 e nell’hinterland fiammingo ha perso una roccaforte come Ninove

(da agenzie)

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“ORGOGLIO AZZURRO”: SUI SOCIAL VALANGA D’AFFETTO PER LE RAGAZZE DEL VOLLEY

Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile

DECIMA VITTORIA CONSECUTIVA, PAOLA EGONU E’ UNA FORZA DELLA NATURA… E SU TWITTER LE AZZURRE VOLANO IN CIMA AI TRENDING TOPIC

“Le #ragazzeterribili sanno anche soffrire. Ma soprattutto sanno vincere! Vincere! E solo vincere!”.
Una valanga di entusiasmo ed euforia è esplosa sui social dopo la decima vittoria consecutiva dell’Italvolley femminile che vola in semifinale nel Mondiale in corso in Giappone, battendo le padrone di casa 3-2.
E’ stata una gara tesissima quella disputata a Nagoya dalle ragazze di Davide Mazzanti: per il successo al tie-break al quinto set con il punteggio di 15 a 13, per assegnare il punto decisivo è stato necessario l’esame delle immagini registrate, una sorta di Var della pallavolo.
E dopo il fischio finale su Twitter l’hashtag #ItaliaGiappone è diventato trending topic rimbalzando su una infinità  di post.
Già , Paola Egonu: qualla della schiacciatrice azzurra è stata ancora una volta una grande prestazione e dall’alto del suo metro e novanta ha messo a segno 36 punti, in una partita in cui il Giappone trascinato da 8.000 tifosi ha sfoggiato un’ottima fase difensiva.
Il tie-break si è deciso con il sorpasso dell’Italia sull’11-10 con un muro di Anna Danesi, dopo una bella battuta di Cristina Chirichella, poi il punto della vittoria è stato, appunto, della solita Egonu.
E c’è anche qualcuno che si complimenta con le ragazze della pallavolo, ma non rinuncia ad una battuta polemica tirando in ballo il governo.
Domani l’Italia si giocherà  con la Serbia, anch’essa già  qualificata, il primato nel girone. Fuori invece la nazionale nipponica.
In semifinale le azzurre a Yokohama affronteranno una tra Olanda e Cina.
La partita si disputerà  alle 9.10 e già  il tifo si preannuncia caldissimo.

(da agenzie)

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