Maggio 30th, 2019 Riccardo Fucile
“VOLEVANO ORGANIZZARE UNA FIACCOLATA PER STRUMENTALIZZARE LA SUA MORTE, DECIDO IO COME COMMEMORARE MIO FIGLIO, CON I NOSTRI VALORI DI GIUSTIZIA E NON DI ODIO”
Maria Grazia Carta è la mamma di Davide Marasco, giovane papà travolto e ucciso in sella al suo scooter domenica notte sulla via Casilina: lo ha investito, contromano, un conducente ubriaco, un cittadino albanese, poi arrestato per omicidio stradale.
Come racconta sul Corriere di Roma Valeria Costantini, erano circa le tre della notte quando Davide, 32 anni, è deceduto a pochi metri dal Raccordo anulare, in zona Torre Maura: era diretto al panificio dove lavorava, tra turni duri e tanti sacrifici compiuti per il figlio di nove anni
“CasaPound e Forza Nuova non avranno il mio odio, non strumentalizzeranno la morte di mio figlio. La nazionalità di chi lo ha ucciso non fa alcuna differenza, ma ora alcuni militanti dell’estrema destra vogliono organizzare una fiaccolata nel nome di Davide. Non lo posso permettere, non voglio la loro presenza”, spiega con la voce straziata ma lucida Maria Grazia, una vita da docente precaria a Tor Bella Monaca.
Originaria della Sardegna, ha scelto di vivere in quella periferia difficile per stare vicino ai figli e per insegnare proprio ai bambini della borgata.
Nelle ultime ore la sua famiglia è stata contattata, appunto, da esponenti di CasaPound e Forza Nuova che vorrebbero promuovere un corteo per Davide.
“Basta sciacallaggio, basta con queste guerre tra poveri – è stata l’immediata reazione della mamma -. Stanno solo cercando di usare le disgrazie altrui. Decidiamo noi come commemorare mio figlio, con i nostri ideali, che non sono di odio ma di giustizia”.
(da Globalist)
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Maggio 30th, 2019 Riccardo Fucile
PERCHE’ PER 24 ORE LA MARINA NON E’ INTERVENUTA PER SALVARE 90 PERSONE TRA CUI 15 BAMBINI IN UN GOMMONE ALLA DERIVA NONOSTANTE GLI ALLARMI?… SOLO QUANDO SI E’ DIFFUSA LA VOCE DI UNA BIMBA MORTA SI E’ DATO L’OK
«Sono infondate e diffamatorie le accuse contro i nostri uomini e donne della Marina». Così Matteo Salvini, ministro dell’Interno e — a quanto pare — anche facente funzioni del ministro della Difesa.
Salvini sta parlando di quello che sta succedendo da ieri mattina nel Mediterraneo e che è stato denunciato da Sea Watch.
Andiamo con ordine.
Nel pomeriggio di ieri l’Ong Sea Watch avverte che il proprio aereo Moonbird ha avvistato in mattinata un gommone con a bordo circa 80 persone, tra queste nel primo comunicato dell’Ong si parla della presenza di due bambini.
Il gommone si trovava in acque internazionali «a poche decine di miglia dalla nave della Marina Militare P490». L’imbarcazione è la la Nave Comandante Cigala Fulgosi.
Passano alcune ore Sea Watch pubblica un nuovo aggiornamento. Il gommone non è più in vista ma all’ultimo avvistamento la nave della Marina Militare si trovava “a sole nove miglia di distanza”.
A quanto pare dalla P490 si era levato in volo un elicottero per monitorare “l’evento SAR” (vale a dire la situazione di emergenza in mare) ma i soccorsi non erano iniziati.
E non inizieranno per quasi un giorno intero, perchè solo questa mattina la Marina farà sapere che «Nave ‘Cigala Fulgosi’ della Marina Militare è intervenuta in soccorso dei migranti a bordo del gommone che da ieri si trova in difficoltà al largo della Libia.
Il recupero dei circa novanta a bordo è già in corso. L’intervento, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, è stato deciso perchè le condizioni meteo sono in peggioramento, l’imbarcazione si trova senza motore ed in precarie condizioni di galleggiamento».
Viene data la notizia che una bambina di cinque anni è morta e improvvisamente si mettono in moto i soccorsi
Questo annuncio conferma due cose.
Che l’affermazione di Sea Watch che già 22 ore fa diceva che c’era un gommone in difficoltà è vera.
E che la nave P490 della Marina Militare si trovava a poche miglia nautiche di distanza.
La Marina ha atteso un giorno intero per intervenire, pur sapendo che il barcone era in difficoltà . Il fatto che l’intervento sia stato deciso in vista del peggioramento delle condizioni meteo cambia di poco la vicenda: imbarcazioni come quelle non sono notoriamente in grado di attraversare il Mediterraneo nemmeno con il mare calmo.
I migranti non sono certo rimasti in silenzio. Hanno contattato Alarm Phone raccontando quello che vedevano dalla loro posizione.
In particolare l’elicottero militare che era stato avvistato anche da Sea Watch. I fatti sono questi: da ieri mattina novanta persone tra qui 15 bambini (una di pochi mesi) e una donna incinta sono state lasciate in mezzo al mare perchè nè la Guardia Costiera italiana nè la Marina Militare hanno voluto intervenire.
Eppure le autorità erano state informate e gli operatori del MRCC sapevano che il gommone aveva bisogno di assistenza perchè un lato si stava sgonfiando (cosa che rende difficile la navigazione in qualsiasi condizione meteo-marine), che il carburante era finito e che l’imbarcazione stava imbarcando acqua.
Il dubbio però è che la Marina Militare sia intervenuta perchè ad un certo punto questa mattina i migranti riferiscono ad Alarm Phone «che una bambina di 5 anni è morta a bordo».
Al momento non c’è alcun modo di verificare se questa affermazione è vera
Le agenzie di stampa che danno conto del salvataggio riferiscono che “al momento non ci sono conferme di eventuali vittime a bordo”.
Certo è strano ma appena un’ora dopo il tweet di Alarm Phone la Marina Militare ha lanciato l’operazione di soccorso che si è conclusa in breve tempo.
La comunicazione di Alarm Phone è delle 9 e 5 minuti, l’ANSA batte la notizia del salvataggio dopo appena 36 minuti alle 9 e 41.
Questo significa che Nave Cigala Fugosi era vicinissima al gommone e che lo è stata per un giorno intero senza intervenire.
Forse la Marina voleva evitare che venisse diffuso un altro video come quello relativo al migrante morto il 23 maggio? Chi ha dato l’ordine?
L’assetto è della Marina Militare quindi di competenza della Ministra Elisabetta Trenta, ma il primo a parlare è Salvini.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 30th, 2019 Riccardo Fucile
“NO EURO, ANTI-IMMIGRATI, LI COMANDA CASALEGGIO, SI SONO MESSI CON SALVINI: ORA SONO DISPERATI, PERCHE’ DOVREMMO SALVARLI?”
“Quando fanno i loro referendum interni, non possono controllarne i dati. Casaleggio non glieli fa vedere. Questa non è democrazia. Quando il processo non è verificabile, mi dispiace: non è democrazia. La puoi chiamare democrazia diretta: io la chiamo autocrazia”.
Ma le critiche a Rousseau – che oggi tra l’altro ospiterà un’altra votazione, stavolta sul destino del capo politico Luigi Di Maio – è solo una delle ragioni per cui i Verdi europei continuano a respingere le richieste dei 14 eurodeputati pentastellati di entrare nel loro gruppo.
Ce ne parla Philippe Lamberts, eurodeputato belga dei Verdi, in un colloquio ieri sera con due media italiani mentre l’Europarlamento va via svuotandosi dei neoeletti venuti per registrarsi oppure per partecipare alle riunioni sulle prossime alleanze. Ecco, i Verdi non si alleano con il M5s, che è rimasto senza un gruppo, dopo la debacle elettorale in Italia e il tonfo degli interlocutori europei (solo i croati di Zivi Zid hanno eletto un eurodeputato).
Senza un gruppo a meno che il Movimento non decida di restare con il britannico Nigel Farage nell’attuale gruppo Efdd: il padre della Brexit li sta corteggiando, loro resistono, ma sono disperati.
“Certo che lo sono — ci dice Lamberts — ma perchè dovremmo salvarli? Noi abbiamo un capitale politico, immagina come appariremmo se li prendessimo a bordo ora. Noi siamo compatti, questa è la nostra forza. Forse siamo più piccoli degli altri ma siamo coesi. Devo prendermi a bordo 14 europarlamentari la cui posizione è decisa da qualcuno a Milano? No, grazie”.
Perchè per Lamberts le ragioni per cui Verdi e M5s non possono stare insieme sono profonde, hanno a che fare con il dna del Movimento.
“Menomale che con il M5s non ci siamo alleati cinque anni fa! – tira un respiro di sollievo – Erano no euro, anti-immigrati. Dicemmo di no. Poi si sono messi con Salvini… Insomma, l’abbiamo scampata bella!”.
Ora, continua, “sarebbe positivo avere altri deputati nel nostro gruppo ma non al costo della nostra credibilità . Loro sono in 14, ma possono essere anche 25: non mi interessa. Il punto è la credibilità del gruppo dei Verdi, noi abbiamo un capitale politico e non lo sprecheremo, credetemi”.
Eppure sui temi ambientali Verdi e M5s potrebbero essere vicini o forse è una consonanza passata, annegata nell’esperienza di governo con Salvini.
“Siamo vicini su alcuni temi ma questo succede anche con i socialisti o i liberali – risponde Lamberts – e non per questo loro sono diventati Verdi perchè abbiamo diversità su tante altre cose. I cinquestelle possono continuare a chiederci di allearci, ma diremo no. E comunque Di Maio in persona non ci ha mai contattato, lo fa attraverso la stampa…”.
(da TPI)
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Maggio 30th, 2019 Riccardo Fucile
“IL VOTO SU ROUSSEAU E’ SOLO UNO STRUMENTO DI RATIFICA”
Nel giorno in cui gli elettori M5S sono chiamati al voto di fiducia verso il capo politico Luigi Di Maio sulla piattaforma Rousseau, TPI ha intervistato Paola Nugnes, senatrice del Movimento Cinque Stelle.
Nugnes è tra le voci che si sono espresse in modo più critico verso la gestione del partito da parte di Di Maio, il quale ha incassato invece l’appoggio di Beppe Grillo e di Davide Casaleggio.
Senatrice, cosa pensa del voto su Di Maio attraverso la piattaforma Rousseau?
Il voto sulla piattaforma è solo uno strumento di ratifica. Non c’è dibattito, la domanda è binaria: sì o no. Ed è una domanda retorica. Tranne in casi estremi prevede sempre un plebiscito. Gli affezionati, che vogliono sostenere il Movimento Cinque Stelle al governo, voteranno sempre in quella direzione. Gli altri si asterranno. Non parteciperanno proprio alla tornata.
Questo si è verificato già molte volte.
Io sarei stata felicissima di aver messo su una piattaforma capace di contraddirmi, perchè avrebbe dato senso alla vera democrazia partecipata che volevo instaurare. Invece c’è stata una chiusura e un blindare lo strumento.
A parte le critiche allo strumento, reputa giusta la scelta di rimettere la scelta agli elettori M5S?
No, non è il modo. È stato fatto anche in maniera molto precipitosa, prima di sentire i parlamentari, gli europarlamentari, prima di tastare il polso anche nei territori, che danno dei segnali molto forti di necessità di un cambiamento. Non chiedono la testa di Di Maio, si è voluto personificare e concentrare su Di Maio tutta la questione, che in realtà non è su di lui. La questione è organizzativa e strutturale, poi ha delle conseguenze anche sui risultati. Però questo non si è voluto ascoltare. Ieri hanno fatto le 4 di mattina al dibattito, ma non è uscita neanche nei telegiornali la posizione difforme da quella dettata dalla struttura. È un sistema estremamente blindato, dove c’è una dittatura della maggioranza. Questa maggioranza è condizionata dal fatto che tutto viene deciso da una sola testa. Chiunque voglia partecipare, anche con le migliori intenzioni, è sotto la soggezione di dover far parte di questa maggioranza. Ma la dittatura della maggioranza non è democrazia. La democrazia è quando si riescono a tenere in conto tutte le parti che compongono il proprio corpo, anche in parlamento. Io per esempio faccio parte ancora del gruppo Cinque Stelle che sostiene la maggioranza, ma sono stata sollevata dal lavoro parlamentare come è successo in Commissioni riunite XIII e VIII sul decreto sblocca cantieri, dove sono stata sostituita da un’altra collega che sicuramente avrebbe votato in modo conforme sempre e comunque. Quando non si tiene in debito conto chi fa parte della propria maggioranza si sta imponendo una parte, e questo non fa parte della democrazia.
A cosa è dovuto questo approccio?
Dipende molto dal fatto che non esistono strutture intermedie di rappresentanza di tutte le parti. Chi dirige non è destituibile, non ci sono assemblee nazionali. Non c’è il corpo, c’è solo la testa, che comanda su tutto: dall’emendamento alla scelta della lista, alla domanda su Rousseau, anche a decidere se una votazione va rifatta. Questo è esattamente l’opposto di quanto il Movimento si era proposto di realizzare con la democrazia diretta.
Cosa è uscito fuori dall’assemblea di ieri?
È stato chiesto, anche dalle parti “dissidenti”, di non arrivare al voto su Rousseau, perchè sarebbe stata solo una ratifica inutile e che il punto era discutere di tutta la struttura, non della sola posizione di Di Maio. Lui copre due ruoli inconciliabili dal punto di vista costituzionale, anche se la prassi corrente con Berlusconi ci ha insegnato che questo può accadere (ma noi l’abbiamo sempre contestato). Ossia che il capo politico del gruppo parlamentare sia anche un soggetto importante nell’esecutivo. La distinzione dei poteri è fondamentale, ma per dare forza anche alla proposta. Il parlamento, se viene lasciato lavorare in una dialettica forte anche col proprio esecutivo, può portare a segno degli obiettivi più alti. Nel momento in cui invece tutto si concentra nella posizione di uno o di pochi, e non si fa lavorare il parlamento, si indebolisce anche la posizione dello stesso esecutivo, perchè non ha una contrattabilità con l’altra parte. Mi spiego meglio, in Consiglio dei ministri se Luigi rappresenta il tutto, mostra all’altro che, sfondato lui, si è ottenuto tutto. Se Luigi avesse potuto farsi forza di una controparte parlamentare che per la Costituzione deve essere vigile sull’operato dell’esecutivo, avrebbe potuto far intendere al contraente di minoranza che sfondato lui avrebbe trovato il parlamento, e che quindi sarebbe stato inutile andare oltre un certo limite, perchè il parlamento lo avrebbe fermato. Invece Salvini ha capito che sfondato il limite posto da Di Maio non avrebbe trovato ostacoli, perchè lui gliel’ha assicurato più volte. Di Maio è profondamente convinto che per governare bisogna controllare il parlamento, ma questa è una convinzione errata, fondata su presupposti lontani dallo Stato di diritto e dalla Costituzione.
Il consiglio dei 5 “saggi” proposto da Di Maio potrebbe essere una soluzione?
No, io già nel 2014 quando si fece il direttorio lo valutai come una tappa che poteva essere utile ad arrivare a un’organizzazione interna più democratica. Ma se queste figure vengono scelte sempre dal sistema centrale, è a lui che rispondono. È sempre la stessa voce che viene amplificata.
Però si parla di coinvolgere anche Fico.
Fico già fu coinvolto, però se poi viene messo nell’impossibilità di fare effettivamente la differenza non c’è granchè. Bisognerebbe che fossero delle figure elette e anche destituibili.
Non va bene arrivare sulla piattaforma e dire: questi sono i 5 che abbiamo deciso. Sì o no?
Questo poteva essere un primo passo nel 2014, ma non oggi.
Lei cosa propone?
Di tornare indietro sullo statuto del 2017, che ha abiurato lo statuto del 2009. Da lì partire con una fase costituente, stabilire una carta di valori e principi non contrattabili, perchè non bastano solo gli obiettivi. Un esempio: se io dico che sono a favore delle fonti rinnovabili, ma poi per raggiungere questo obiettivo mi dici di sparare in fronte a un petroliere, allora non sono d’accordo. Come ha detto Fico, dobbiamo capire chi siamo, quali sono i nostri principi, che sono poi quelli costituzionali. Se per fare il reddito di cittadinanza, che era dovuto al popolo italiano, abbiamo dovuto cedere alla chiusura dei porti e a tenere delle persone in mare in ostaggio, in condizioni di disagio inimmaginabile, lo trovo atroce. Non credo che si possa pensare che per ottenere un diritto si possano mettere i piedi sulla testa di qualcun’altro. Il Movimento deve chiarire a se stesso cosa è, ma mi sa che non c’è questa intenzione. Si parla, si dicono tante cose, ma alla fine non si esce dallo staff della Casaleggio Associati, che in maniera contestabile e indiscutibile decide per tutti.
Se la posizione di Di Maio sarà ratificata, lei e gli altri “dissidenti” cosa pensate di fare?
Per me non cambia niente, semplicemente non si è affrontato il problema. Io ormai ho una posizione radicale, che ho dichiarato e che è frutto di un percorso graduale durato anni. Fare una votazione online su chi espellere, senza distinzioni, ma solo con un “sì” o un “no” era sicuramente qualcosa di grave, ma era limitato all’organizzazione interna di un partito. Chiedere invece sulla piattaforma di votare “sì” o “no” all’autorizzazione a procedere per Salvini, ha una ricaduta sul paese molto più grande e un’incidenza devastante sullo Stato di diritto, se gestita male. Se tutto questo non è ristrutturabile io ne prendo atto e non posso più esserne parte. Mi dicono: allora esci dal Movimento. Ma dove vado? Non c’è un partito in grado di cogliere le istanze che una volta erano del Movimento. Non c’è più il Movimento come era una volta.
Ma se a uscire fosse un numero consistente di parlamentari forse qualcosa accadrebbe.
No, ognuno è in un punto diverso di questo percorso. Finora non ci siamo organizzati perchè nessuno di noi crede di poter imporre su un altro una linea. C’è rispetto reciproco del percorso interiore fatto. Io penso di essere, tra coloro che sono ancora dentro, la più esterna. Molti altri sono in posizioni di mediazione, ancora con la speranza di poter cambiare dall’interno. Per quanto mi riguarda penso invece, con questa ultima esperienza, che non ci sia più nessuna possibilità di poter cambiare dall’interno. Spero di essere smentita, sarei felicissima di poter ritrovare il mio Movimento, perchè all’interno ci sono ancora tante energie positive, che potrebbero fare molto per il paese. La paura di distruggere tutto le tiene silenti, ma non so quanto potranno durare. Ho visto molta gente allontanarsi in questi anni, perchè ha compiuto prima di me questo per corso. Tanti non si sono ricandidati. Se io non fossi stata così vicina a Roberto Fico non mi sarei ricandidata, e assieme a me altri. Se avessi saputo tutto questo invece non mi sarei ricandidata. Mi chiedono: ma allora perchè non dai le dimissioni? Io credo nella dialettica e credo, dagli stimoli e dalle risposte che ricevo, di rappresentare una parte consistente ma minoritaria della nazione. La narrazione del nostro paese è sicuramente peggiorata, ma proprio per questo bisogna resistere: le voci minoritarie che nel frastuono dicono qualcosa di diverso sono necessarie.
Voterà sulla piattaforma Rousseau oggi?
Non ha molto senso farlo, ma non lo escludo del tutto. Molti non votano proprio perchè non intendono partecipare a questo meccanismo.
(da TPI)
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Maggio 30th, 2019 Riccardo Fucile
COME SE IL PROBLEMA FOSSE ORGANIZZATIVO E NON DI LINEA POLITICA E COERENZA.. LA RUOCCO CRITICA, IL PD IRONIZZA
Il voto online per confermare o meno la leadership di Luigi Di Maio è partito stamattina e sulla piattaforma Rousseau si potrà votare fino alle 20, al netto dei malfunzionamenti del sistema.
All’indomani della riunione dei parlamentari cinquestelle sulla sconfitta alle europee, in un post sul blog delle Stelle Di Maio ricorda agli iscritti di votare e rassicura sull’unità interna al Movimento: “Alessandro Di Battista è un fratello e un compagno di viaggio, così come lo è Roberto e lo sono molti altri”, afferma.
E aggiunge: “Ieri abbiamo ritrovato lo spirito, sebbene non avessimo mai perso la forza, nè il coraggio – dice Di Maio – Ci siamo detti che ora è importante fare uno scatto, trovare un’organizzazione più adeguata, dare più spazio e ascolto ai territori, ultimamente abbandonati. E di questo mi scuso ancora una volta personalmente. Sono io per primo che me ne assumo le responsabilità “.
Ma nel M5s non tutti sono allineati. Questa mattina, nella trasmissione Circo Massimo in onda su Radio Capital, la deputata pentastellata Carla Ruocco ha sottolineato come “il problema è che il Movimento 5 stelle ha sempre detto che anche un doppio incarico fa deconcentrare rispetto all’incarico principale. Qui ce ne sono quattro. Secondo me è più che normale e legittimo, in un momento in cui il Paese è in difficoltà , chiedersi se sia opportuno che una sola persona concentri tutti questi incarichi, anche alla luce di un risultato elettorale che ha visto deluse 6 milioni di persone. Secondo me non lo è”.
Netta la posizione anche della senatrice dissidente Elena Fattori, che già ieri aveva rimarcato come Di Maio “non è Berlinguer. Se vuoi trasformare un movimento in un partito verticistico – osserva Fattori – devi almeno avere una classe dirigente di fenomeni. Ed è evidente che il M5s questi fenomeni non ce li ha. Il M5s funzionava perchè aveva un’intelligenza collettiva. Se vuoi fare il capo e tenerti due ministeri devi essere una cima: lui a 32 anni non aveva l’esperienza e neppure lo spessore”. E sul voto attraverso la piattaforma Rousseau aggiunge: “Io non voto proprio perchè è del tutto inutile. Questo voto è solo un paravento, una trovata comunicata per uscire dall’angolo. Se Luigi voleva fare un passo indietro lo faceva e basta”.
Anche il Pd denuncia che il voto su Rousseau è una farsa, “un finto tribunale di popolo”, come si legge su Democratica. Al punto che c’è chi fa dell’ironia, come il senatore dem Antonio Misiani che su Twitter scrive: “Inizia sulla piattaforma Rousseau il voto ‘per confermare la fiducia a Luigi Di Maio’. Ecco cosa compare a chi vota ‘no'” e posta l’immagine “Sintax error”.
(da agenzie)
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Maggio 30th, 2019 Riccardo Fucile
TUTTI DECADUTI PER LA LEGGE SEVERINO… RIXI SBAGLIA INTERLOCUTORE: CONSEGNA LE DIMISSIONI A SALVINI NON A CONTE
Il viceministro della Lega Edoardo Rixi è stato condannato a tre anni e cinque mesi per peculato e falso dal Tribunale di Genova nel processo delle Spese Pazze in Regione Liguria.
Il pm Pinto aveva chiesto tre anni e quattro mesi.
Per Rixi il Tribunale ha stabilito l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, provvedimento che viene sospese se il diretto interessato presenta ricorso.
Il giudice ha disposto anche la confisca nei confronti di Rixi di 56.807 euro. Immediate le reazioni di Rixi: “Ho già consegnato nelle mani di Matteo Salvini le mie dimissioni”.
Nel filone sono 19 in tutto le condanne compresa quella che riguarda il senatore Francesco Bruzzone, anche lui leghista, già presidente del consiglio regionale ligure, condannato a due anni e 10 mesi.
Il sindaco di Alassio Melgrati è stato condannato a due anni, undici mesi e 15 giorni ed è quindi stato anch’esso sospeso dalla carica di sindaco.
Matteo Rosso, consigliere regionale di Fdi, è stato condannato a tre anni, due mesi e 15 giorni e anche lui sospeso in applicazione della legge Severino.
Per l’accusa, i consiglieri regionali dei vari partiti si sarebbero fatti rimborsare con soldi pubblici, spacciandole per spese istituzionali, cene, viaggi, gite al luna park, gratta e vinci, ostriche, fiori e biscottini.
In alcuni casi, sempre secondo l’accusa, venivano riciclate ricevute lasciate da altri avventori. Alla Lega di Rixi sono state contestate, fra le altre cose, le numerose birre acquistate a Pontida in occasione delle feste del periodo di Bossi, gli inspiegabili quindici scontrini di fila emessi in uno stesso giorno dal Caffè dell’Angolo di Mondovì, i 1774 euro spesi nella pelletteria di lusso a Tolentino, agli acquisti al ” Chocolate Town” all’Outlet di Serravalle.
C’erano anche le molteplici ricevute del ” Quadrifoglio”, il ristorante di Carcare preferito dal consigliere Maurizio Torterolo. Quest’ultimo ha inguaiato non poco i due ex colleghi Rixi e Francesco Bruzzone, attualmente senatore. Torterolo ha infatti patteggiato due anni proprio per una serie di contestazioni che condivideva con Rixi.
(da agenzie)
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Maggio 30th, 2019 Riccardo Fucile
SI POTREBBE TORNARE ALLE URNE A FINE SETTEMBRE
Quando si vota per le elezioni politiche? I colloqui tra Conte, Di Maio, Salvini e Mattarella avvicinano pericolosamente la data delle prossime urne, che potrebbero arrivare già a settembre. Il retroscena di Ugo Magri sulla Stampa parla proprio delle decisioni eventuali del Quirinale:
Nelle alte sfere istituzionali hanno cerchiato un paio di date: domenica 22 settembre o quella subito successiva.
Votando entro fine mese ci sarebbe qualche ragionevole chance di mettere in piedi un governo subito dopo i Morti. Di lì a fine anno resterebbe il tempo sufficiente per approvare la manovra economica 2020: e tutti sanno quanto Mattarella ci tenga a onorare le scadenze su cui ci giudicano i creditori. Ma per chiamare i cittadini a pronunciarsi a settembre, la legge parla chiaro: le Camere vanno sciolte non oltre i 70 giorni dalle elezioni.
In altre parole, il presidente della Repubblica dovrebbe decretare il «tutti a casa» dopo la metà di luglio, prima non sarebbe consentito.
Dunque adesso è presto per scatenare l’ambaradam della crisi. Lo scontro finale dovrà aver luogo come minimo tra un paio di settimane, forse addirittura tre.
Tanto Salvini quanto Di Maio lo sanno perfettamente, figurarsi se lo ignorano sul Colle. Dove le rassicurazioni di Conte sulla durata del governo sono state ascoltate con l’educazione che sempre regna lassù. hyundai.i
Marzio Breda sul Corriere scrive più o meno le stesse cose, aggiungendo la preoccupazione per la lettera della UE:
Dunque, basta proclami, qui come con Bruxelles. Quel che serve– questo il senso della sua raccomandazione– è dare subito segni di condivisa consapevolezza, chiamiamoli così. In primo luogo nella replica (entro domani) alla missiva della Commissione che ci ha messo in mora sul percorso di rientro del debito pubblico.
E poi (il 5 giugno) nell’affrontare le raccomandazioni sul Def, nell’ambito del semestre europeo, sull’andamento dei conti. Per inciso: la tenaglia tra deficit e debito, fatto un sommario calcolo che al Quirinale ben conoscono, potrebbe costarci 50 miliardi abbondanti ogni anno. Da oggi fino al 2023, compreso.Uno sforzo mostruoso.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 30th, 2019 Riccardo Fucile
L’ENNESIMO TRADIMENTO DEGLI ELETTORI SARA’ SULLA TAV
Era una notte buja et tempestosa quando il MoVimento 5 Stelle decise di salvarsi dall’emorragia di sei milioni di voti nell’unico modo possibile: con il sacrificio umano di Danilo Toninelli.
Racconta Paola Zanca sul Fatto che il ministro delle Infrastrutture è sul banco degli imputati:
Non per le gaffe, ormai passate nel dimenticatoio, ma proprio per i contenuti: se Salvini vuole il sì al Tav —la macchina è già in moto, per fermarla una volta per tutte servirebbe un voto del Parlamento — tanto vale che ci metta la faccia lui. […] Cosi , nelle valutazioni delle ultime ore, anche il posto di Toninelli è finito sul banco delle offerte agli alleati che si sono fatti grandi.
Perchè, esattamente al contrario di quello che va dicendo Salvini, i Cinque Stelle possono cedere sui posti ma non sul programma: il Contratto non si può riscrivere, al massimo si potranno fare concessioni ai leghisti nei punti in cui era stato scritto in modo sufficientemente vago da permettere interpretazioni. Come nel caso del Tav, appunto: un progetto — recita l’accordo gialloverde — da “ridiscutere integralmente nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”.
Il MoVimento 5 Stelle quindi cominciò il sacrificio di Toninelli. In una notte senza luna, la Gran Sacerdotessa Virginia Saba diede il via al rito invocando tre volte Gianroberto Casaleggio e ottenendo così la materializzazione di un sito internet che non stava su nemmeno dieci secondi; seduto sul suo scranno fatto di violazioni della privacy su Rousseau, Davide Casaleggio mostrò il pollice come Commodo nel Gladiatore e lo piegò verso il basso; a quel punto Di Maio procedette mentre Di Battista dimenava le chiappe in una sfrenata danza tribale sulle note della mazurka di periferia di Raoul Casadei.
E al verso “Ci basta un Grillo per farci sognare” Egli si materializzò e disse: “Ok, mettiamo Sibilia al suo posto”. E fu così che finì tutto in vacca.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 30th, 2019 Riccardo Fucile
A “PORTA A PORTA” HA PARLATO IL NUOVO GENIO DELL’ECONOMIA
In uno spezzone della trasmissione Porta a Porta potete ammirare il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia che spiega a Bruno Vespa e Carlo Calenda come la flat tax abbasserà il carico fiscale nei confronti di coppie che guadagnano anche 100mila euro l’anno.
“Per ripartire abbiamo bisogno di dare una scossa, perchè quando i tuoi competitori abbassano le tasse devi farlo anche te”, dice Garavaglia che dimostra così di essere un nuovo genio dell’economia, di quelli che il mondo ci invidierà per anni: gli manca soltanto di spiegare chi siano i competitori che hanno abbassato le tasse (gli USAhahahaha?) e perchè quando i tuoi competitori invece abbassano il debito tu lo alzi.
Infine Garavaglia spiega che è il ceto medio che ha subito un depauperamento e a loro vanno restituiti i soldi delle tasse. Ma chi guadagna 50mila euro l’anno non è ceto medio, gli dice qualche pericolo sovversivo in trasmissione.
Ma non importa: basti pensare che Garavaglia è viceministro in quota Lega perchè ha una collega che si chiama Laura Castelli. Ho finito, vostro onore.
(da “NextQuotidiano”)
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