Giugno 24th, 2019 Riccardo Fucile
OGGI AVREBBE COMPIUTO 47 ANNI, SI E’ SACRIFICATO PER SALVARE GLI ALTRI, GRANDE ESEMPIO DI ITALIANO VERO IN UN MARE DI MERDA
Quell’esplosione ha lasciato un segno indelebili in tutti i cittadini di Rocca di Papa, negli amici del sindaco Emanuele Crestini e nella sua compagna.
La fuga di gas, lo scoppio, il soccorso degli altri dipendenti del Comune prima di mettere in salvo se stesso: un attaccamento al proprio ruolo che ha portato alla sua morte — a soli 47 anni — lasciando sola la sua fidanzata Veronica Cetroni.
Mentre stava entrando in ospedale, con ferite molto gravi da ustioni e intossicazione, il sindaco Crestini aveva chiesto alla sua compagna di sposarlo una volta curato e guarito.
Il loro sogno, però, si è interrotto nel tardo pomeriggio di giovedì scorso.
Oggi, 24 giugno 2019, Emanuele Crestini avrebbe compiuto 47 anni. Un giorno speciale che avrebbe condiviso con i suoi amici e la sua compagna Veronica Cetroni. Quell’esplosione, però, gli ha tolto tutto e ha privato i suoi cari della sua generosità , testimoniata anche nel giorno in cui ha immolato la sua vita per proteggere i suoi dipendenti e tutte le persone che lavoravano al suo fianco. Un giorno, oggi, che sarebbe stato di gioia. Oggi, però, è di malinconica tristezza.
«Tanti auguri mio eroe, mia spalla, unico e grande amore della mia vita!». A quel tag, però, Emanuele Crestini non potrò rispondere perchè quella maledetta esplosione all’interno degli uffici del comune di Rocca di Papa gli ha tolto la vita, solo dopo aver salvato quella degli altri.
Il suo gesto eroico deve render fiera la sua compagna, ma la gioia per quel riconoscimento di eroe non può placare le lacrime per una vita spezzata così presto.
I cittadini di Rocca di Papa — e non solo — continuano a esprimere vicinanza e solidarietà a e lei e alla famiglia di Emanuele Crestini che, in una tragedia, ha dimostrato il suo volto buono. Sempre disponibile ad aiutare prima gli altri e poi sè stesso. Il suo gesto rimarrà nella storia e nella memoria di tutti.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2019 Riccardo Fucile
E’ L’ITALIA DEI VILI, ALTRO CHE DARE LEZIONI DI CIVILTA’ AL PROSSIMO
I numeri parlano chiaro: 1 automobilista su 6 scappa dopo aver tamponato un’auto in sosta.
Parliamo di 1,3 milioni di automobilisti l’anno che non si assumono la responsabilità e – approfittando dell’assenza del proprietario del veicolo danneggiato – si danno alla fuga.°
L’analisi arriva da uno studio realizzato per Facile.it da mUp Research e Norstat su un campione di 1220 persone rappresentativo della popolazione adulta con età compresa tra i 18 ed i 74 anni e svela come il malcostume sia talmente diffuso da meritare una riflessione in tema di RcAuto.
Già perchè numeri così importanti sono la prova che il sistema Bonus Malus, portato all’esasperazione come è oggi per ottenere il massimo risparmio, non funziona: carica l’automobilista di un’enorme responsabilità per evitare incidenti. Stesso discorso per le franchige sulle polizze che scattano come mannaie in caso il cliente incappi in un sinistro.
Con questo non si vuole giustificare chi provoca un danno e fugge via, per carità , ma è chiaro che con questi balzelli post-incidente si mina lo spirito della legge sull’obbligatorietà dell’RcAuto, introdotta in Italia nel 1959, che puntava proprio a dare “tranquillità ” alla circolazione stradale, con la certezza che tutti i danni sarebbeto stati pagati.
Ma – a proposito di assicurazioni, c’è anche dell’altro: in caso di veicolo danneggiato da ignoti l’RC auto non rimborsa, ma anche la garanzia contro gli atti vandalici potrebbe non essere sufficiente.
Torniamo allo studio di mUp Research e Norstat: a “scappare” cercando di farla franca sono soprattutto gli uomini (tra di loro lo ha fatto il 21,3%), mentre le donne si dimostrano notevolmente più oneste e, nel campione femminile, appena l’8,5% di chi ha fatto un danno se ne va senza lasciare al danneggiato i dati per essere ricontattata.
Considerando invece le fasce d’età – spiegano i riceratoti – la maggior percentuale di “furbetti” (31%) si incontra in quella fra i 25 ed i 34 anni. Di contro, gli automobilisti più corretti sembrano essere coloro che hanno tra i 65 ed i 74 anni; fra loro si dà alla fuga solo l’8,8% degli intervistati che dichiarano di avere danneggiato un veicolo in assenza del proprietario.
A livello geografico, le aree dove si sono registrate le percentuali maggiori di automobilisti che, in questa situazione, hanno ingranato la prima e se ne sono andati via di corsa sono il Centro ed il Meridione. In Centro Italia hanno dichiarato di averlo fatto il 18,8% del campione; appena meno (18,5%) al Sud e nelle Isole”.
I ricercatori sono anche andati ad analizzare il fenomeno più in generale, scoprendo che che sono circa 7,7 milioni gli automobilisti italiani ai quali è capitato almeno una volta di danneggiare un veicolo terzo in sosta in assenza del relativo proprietario, vale a di dire il 17,7% dei titolari di patente.
I problemi, invece, nascono nel momento in cui il responsabile del danno scappa senza lasciare i propri recapiti e in assenza di testimoni. “È bene sapere che questo genere di danni non sono coperti dalla polizza RC auto obbligatoria — spiega Diego Palano, responsabile assicurazioni di Facile.it – ma richiedono una copertura aggiuntiva opzionale; quello contro gli Atti vandalici. Attenzione però perchè la garanzia contro gli Atti vandalici non copre tutte le tipologie di danno subito; ci sono alcune componenti dell’automobile, ad esempio il parabrezza, i finestrini e il lunotto posteriore, che richiedono un’ulteriore coperture aggiuntiva, in assenza della quale il danno causato da terzi non verrà rimborsato”.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2019 Riccardo Fucile
IL PROBLEMA E’ UN ALTRO: ANDREBBE INCRIMINATO UN GOVERNO CHE EMANA DIRETTIVE ILLEGALI E CHE STA SPUTTANANDO L’IMMAGINE DELL’ITALIA NEL MONDO
Il vescovo di Torino, Cesare Nosiglia nel discorso in Duomo per la festa patronale, aveva parlato della Torino delle due città , quella di giorno, quella diurna, che vive del lavoro, del commercio, del turismo e della cultura cittadina, e quella notturna, caratterizzata da una forte concentrazione di popolazione in spazi ristretti di agglomerati urbani che accentuano l’individualismo e i quartieri dormitori.
Poi al termine l’annuncio legato all’attualità :”Desidero esprimere la mia solidarietà a quanti in Italia e anche nella nostra città stanno dimostrando pacificamente per richiamare l’attenzione sulla situazione di grave e ingiusta sofferenza in cui si trovano 43 persone sulla nave Sea Watch al largo di Lampedusa. Un gruppo di nostri concittadini questa notte ha iniziato a dormire davanti alla chiesa di San Dalmazzo per questo motivo. Io aggiungo che, come ha sempre fatto anche in altre circostanze analoghe, la Chiesa di Torino è disponibile ad accogliere senza oneri per lo Stato questi fratelli e sorelle al più presto, se questo può servire a risolvere il problema”.
L’arcivescovo Nosiglia ha poi parlato con la sindaca Chiara Appendino e con il prefetto di Torino Claudio Palomba della possibilità di accogliere i 42 naufraghi ospitati dalla Sea Watch.
Per la sindaca Chiara Appendino (M5S) si tratta “di un appello significativo, per di più, come ha detto pubblicamente, l’accoglienza non sarebbe a carico dello Stato. Un gesto che testimonia la grande sensibilità di Nosiglia. Un modo per scuotere le coscienze di tutti”.
Nosiglia uscendo dal Duomo ha ribadito l’impegno: “Se ci lasciano ce li andiamo a prendere e li ospitiamo nelle nostre famiglie e nelle nostre strutture”.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2019 Riccardo Fucile
ARRIVATI A BORDO DI UNA BARCA A VELA, SONO PAKISTANI
Mentre sulla pelle dei migranti della Sea Watch, da 11 giorni al largo in attesa di un porto, si consuma l’ennesimo braccio di ferro fra il ministro Salvini e l’Europa, sulle coste joniche calabresi continuano gli sbarchi.
Cinquantanove migranti, tutti di origine pachistana, sono stati rintracciati a Sovereto, vicino Crotone. Erano tutti a bordo di una barca a vela, partita diversi giorni fa dalla Turchia e nella notte fra il 23 e il 24 giugno si è incagliata sugli scogli che proteggono la costa crotonese.
Nonostante la difficile e pericolosa posizione, alcuni migranti erano riusciti a lasciare l’imbarcazione e nuotare fino alla riva. Da lì avevano raggiunto la strada, nella speranza di raggiungere una stazione degli autobus, ma sono stati individuati dalle pattuglie della Guardia di Finanza.
Molti altri invece erano rimasti bloccati sulla barca a vela. Tutti quanti sono stati soccorsi e portati al vicino Cara di Sant’Anna.
In manette e poi in carcere sono finiti invece due uomini di 29 e 32 anni, gli unici di nazionalità ucraina. Per i finanzieri, sono loro gli scafisti incaricati di condurre i migranti dalle coste turche a quelle italiane.
Una rotta sempre esistita ed utilizzata, soprattutto dai migranti di origine afghana, pachistana e siriana, ma che oggi viene percorsa da sempre più imbarcazioni. Da mesi ormai, ad intervalli regolari, al largo delle coste joniche vengono intercettate barche a vela cariche di migranti, che per giorni viaggiano nascosti sotto coperta, nella speranza di raggiungere l’Europa.
La Finanza pattuglia le coste con gli elicotteri del reparto aeronavale e numerose motovedette. Qualcuno però riesce a superare il blocco e navigare di notte fino alla costa, dove i migranti vengono fatti sbarcare o le barche, tradite dagli scogli, si arenano e vengono abbandonate.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2019 Riccardo Fucile
POST CONTINUI PER AVALLARE L’IMMAGINE DEL “BUON PADRE DI DUE FAMIGLIE”, TUTTO CASA. ROSARIO E UFFICIO (QUANDO CI VA)
La nuova svolta della propaganda leghista: i figli di Salvini
Matteo Salvini, un uomo, un ministro e un papà .
Padre di sessanta milioni di italiani, figli della Ruspa che il Capitano e Leader dell’Europa dei Popoli, non eletto dai popoli europei, ha giurato di proteggere da tutti i nemici esterni (migranti invasori e Commissone europea) e interni (buonisti, comunisti e sinistri vari).
Ma Salvini è anche un vero papà , padre di due figli. E anche loro a quanto pare devono fare la propria parte per la campagna elettorale permanente del vicepremier.
Accantonati per il momento gli scatti di panini, fritture e spaghettate ultimamente Salvini si è dedicato alla famiglia, la sua.
O meglio: i figli di Salvini hanno iniziato a comparire in misura sempre maggiore nei post su Faceboook, Twitter e Instagram. Che sia un’altra mossa geniale dello stratega della comunicazione del segretario della Lega? Chi può dirlo.
Impossibile non notare come alla riduzione dei post sui carboidrati complessi ingurgitati dal ministro faccia da contraltare un aumento dei post dedicati ai figli (e parallelamente quelli dedicati a cani abbandonati e maltrattati).
La figlia di Salvini era già comparsa — sempre di spalle — nei post del vicepremier. Ma nelle ultime settimane i post con i figli come “protagonisti” sono aumentati in maniera esponenziale, con qualche novità .
Ad esempio il 25 maggio, il giorno prima delle europee, Salvini pubblica una foto del saggio di danza della sua principessa. Il giorno successivo una foto di Salvini con la figlia Mirta (questa volta fotografata di fronte) e la loro amica mucca.
Da quel momento i figli di Salvini hanno cominciato ad entrare sempre di più nel mondo social del ministro.
Un mondo fatto di insulti a ladri, immigrati, gogna nei confronti di ragazzine (magari coetanee del figlio più grande del Capitano). A queste ultime Salvini non riserva nemmeno la cortesia di una foto di spalle o censurata, anzi proprio come fa un suo parlamentare, le sbatte sulla sua pagina Facebook senza troppi complimenti.
Eppure anche quelle ragazze sono italiane e quindi “figlie sue”.
Ad esempio c’è il post del 4 giugno dove Salvini annuncia che la sua bimba ha perso un dentino e che ci sono state “ben sei operazioni contro mafiosi, camorristi, spacciatori di droga e trafficanti di esseri umani in tutta Italia”.
Due giorni dopo con un post simile, ma senza la bimba, Salvini annuncerà l’arresto di dieci cittadini cinesi a Prato. Lo farà mentre l’operazione era ancora in corso facendo arrabbiare le forze dell’Ordine e la procura. Ma il motivo era che proprio quel giorno doveva tenere un comizio in città . La ragion di propaganda prima della Ragion di Stato.
Negli ultimi giorni è stato un crescendo morisiano.
Evidentemente il nuovo stile funziona e ha buoni riscontri dal punto di vista della diffusione del verbo salviniano. Il tutto inframmezzato da post come quello in cui bacia in fronte i figli degli altri (ma pur sempre figli suoi) manco fosse Papa Francesco. Qualcuno pensi ai bambini, gridano i sovranisti, ed ecco che arriva lui: super Salvini, il super papone.
Segue il post dedicato alla pagella del figlio Federico, che frequenta la seconda liceo e che ha portato a casa “sei 8 e quattro 9, con 10 in condotta”.
Per Salvini è l’occasione di festeggiare “alla vecchia maniera” (come facevano i nostri nonni!) con un vaso di caramelle Rossana e uno secchiello di lecca-lecca.
E soprattutto è il pretesto per fare un altro post da padre orgoglioso. Roba da Settimo Cielo o da famiglia del Mulino Bianco.
Il venerdì deve essere il giorno “dedicato alla famiglia” nel calendario della propaganda social. Perchè una settimana dopo Salvini pubblica una foto dei suoi “due gioielli” (come la madre dei Gracchi) dove i due figli compaiono di spalle mentre si tengono per mano.
Evidentemente quella del 26 maggio, la foto di Mirta sulle spalle del papà e la loro amica mucca era un’eccezione. Quel giorno si votava per il rinnovo dell’Europarlamento era un’occasione speciale.
L’ultimo post è di due giorni fa. Protagonista sempre la figlia piccola: «mettere lo smalto rosa sulle dita della mia principessina, che emozione!», scrive Salvini.
Il messaggio è sempre quello: un vicepremier che mentre fa la guerra all’Europa e ai suoi stessi alleati di governo trova sempre un momento per prendersi cura dei suoi piccoli. E così come il Capitano si occupa dei suoi figli naturali sicuramente sarà in grado di fare altrettanto coi suoi figli elettorali, ovvero tutti noi.
Perchè come un vero leader democristiano Salvini è tutto casa, rosario (e ufficio, quando ci va).
Che la Lega voglia diventare la nuova Democrazia Cristiana?
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 24th, 2019 Riccardo Fucile
I CEDOLINI CON LA TRATTENUTA “SERVIZI DI BARBERIA” (QUELLI CHE ANDAVANO SOPPRESSI)
Alfonso Bonafede e Luigi Di Maio nel 2013 pubblicavano indignati dossier sulle spese della Camera puntando il dito su dipendenti come i barbieri e i baristi, i quali, secondo loro, percepivano stipendi troppo onerosi per il lavoro che facevano.
Ebbene, a distanza di sei anni è successo che Di Maio e Bonafede sono diventati clienti di quel barbiere:
Nei cedolini del vicepremier la trattenuta per «Servizi di barbieria» non manca mai. Nell’ultimo, pubblicato dal leader politico dei Cinque Stelle (risalente a febbraio perchè il sistema di rendicontazione grillino è diventato più complicato per evitare nuovi casi di finte restituzioni) si trova la spesa, modesta,per farsi tagliare i capelli dai barbieri della Camera: 36 euro. Poco, anche perchè i barbieri sono dipendenti del Parlamento quindi il loro reddito (che arriva a 136mila euro l’anno) non dipende dal fatturato della bottega che può quindi tenere i prezzi bassi: 15 euro un taglio, 8 euro la barba, 6 euro la frizione extra.
Quindi per 36 euro Di Maio si è forse tagliato i capelli due volte in un mese. Ma i capelli vanno curati, e infatti anche nella busta paga dell’onorevole Di Maio del mese precedente, gennaio, c’è la voce «Servizi di barbieria», stavolta 41 euro.
E così pure a dicembre (36 euro), a novembre (26 euro), ad ottobre (51 euro), a settembre (54 euro), a luglio (41 euro)…
E quindi sia Giggetto che il fido scudiero Bonafede usano il servizio.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 24th, 2019 Riccardo Fucile
SE FISSATO A LIVELLI BASSI STIMOLA L’OFFERTA DI LAVORO, MENTRE A LIVELLI ALTI DISTRUGGE IL 10% DEI POSTI DI LAVORO
Tito Boeri su Repubblica oggi dice la sua sul salario minimo, segnalando le molte perplessità che si affastellano dietro la proposta del MoVimento 5 Stelle:
Il fatto è che se stabilito a livelli bassi (nei Paesi europei è tra il 40 e il 50% delle retribuzioni medie), il salario minimo può aumentare sia le retribuzioni effettive che l’occupazione perchè stimola l’offerta di lavoro e impedisce ai datori di lavoro di pagare i lavoratori meno della loro produttività . Se, invece, viene stabilito a livelli più alti distrugge molti posti di lavoro.
Quanti? Stime sull’Italia ci dicono che l’elasticità della domanda di lavoro al salario fissato dalla contrattazione è molto elevata: attorno a — 1.
Questo significa che per un 10% di aumento del salario, l’occupazione si riduce del 10 per cento. E chi perde il lavoro in questi casi sono i giovani, le donne e i lavoratori precari, le fasce meno protette. Bene quindi che la politica smetta di sparare numeri a caso
Il problema della proposta M5S è che vuole estendere per legge la copertura dei contratti collettivi nazionali, con le loro rigide griglie salariali differenziate per settore e qualifica.
Queste tutelano solo i lavoratori maggiormente rappresentati e si dimenticano di chi è sfruttato nelle campagne e nelle piccole imprese.
Il professor Boeri spiega che dato che povertà fra chi lavora, lavoro nero e disoccupazione sono problemi soprattutto nel Mezzogiorno, bisognerebbe fissare il livello del salario minimo con riferimento alla realtà meridionale, lasciando poi alle Regioni che volessero istituire livelli più alti del salario minimo la possibilità di farlo:
Infine sarebbe utile accompagnare l’introduzione del salario minimo con misure che riducano il prelievo fiscale e contributivo sui lavori pagati ai salari minimi e al di sopra di questi (ad esempio, in Francia gli sgravi si estendono fino ai lavori pagati 3,5 volte il salario minimo).
È un modo per ridurre il costo del lavoro e aumentare i salari netti al tempo stesso, incentivando l’emersione del sommerso.
Rimedierebbe almeno in parte alla follia di avere introdotto un reddito di cittadinanza che al Sud vale di più dei redditi di quasi la metà di coloro che lavorano. Nell’introdurre il salario minimo bisognerebbe anche rivedere il reddito di cittadinanza in modo tale da incoraggiare maggiormente la ricerca di lavoro, con o senza navigator.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 24th, 2019 Riccardo Fucile
COME I GRILLINI SI SCHIERANO TRA DI MAIO E DI BATTISTA
Monica Guerzoni sul Corriere della Sera oggi ci racconta le correnti renzian ehm grilline all’interno del MoVimento 5 Stelle mentre scoppia il disagio tra i due contendenti.
Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, che ieri se le sono date senza nominarsi come i leader democristiani della Prima Repubblica, cominciano a sembrare come Letta e Renzi:
Sarà . Ma intanto senatori e deputati romani provano a organizzarsi in corrente per puntellare Di Battista, nato anche lui all’ombra del Cupolone. Manovre sottotraccia, che nessuno ammetterebbe mai. Paola Taverna infatti smentisce «attriti e malumori» e si ostina a dipingere i duellanti come «due amici», uniti dall’amore per il M5S.
Intanto però il ritorno dell’ex deputato spacca il Movimento e fa tremare il governo. Nel team di Di Maio il timore è che Di Battista si stia ritagliando il ruolo del guastatore.
«L’apertura al secondo mandato è una polpetta avvelenata», commenta un senatore amico del leader.
E un esponente del governo rivela il timore dei vertici: «Alessandro aveva deciso di rinunciare al ruolo in segreteria, ma ora ha cambiato idea. Ha capito che non si vota e vuole un ruolo per ricostruire il rapporto con la base».
Per dirla con la freddura renziana che gira tra i parlamentari: «Luigi, stai sereno».
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 24th, 2019 Riccardo Fucile
RESPINTA LA RICHIESTA DI DIMISSIONI
Una bella storia che ci racconta quanto valgano i principi per il MoVimento 5 Stelle arriva da Sedriano nel milanese e riguarda Davide Rossi, vicesindaco grillino che è stato appena “assolto” dal consiglio comunale nonostante abbia usato il pass per disabili del padre morto per parcheggiare. Il racconto è del Fatto Quotidiano Online, diretto da Peter Gomez:
Siamo nell’ottobre del 2018 quando l’auto del vicesindaco Davide Rossi (con delega alla Trasparenza e all’Anticorruzione) viene immortalata in via Falck a Milano, nel quartiere San Leonardo, vicino alla fermata della metro rossa e sulle strisce blu a pagamento. Sul parabrezza però non c’è il ticket, bensì il pass disabili di Nicola Rossi, padre del politico e deceduto cinque mesi prima.
Nell’aprile 2019 stessa scena e stesso scatto, stavolta con il racconto di un testimone: “Ho visto più volte Rossi parcheggiare in quella zona utilizzando il permesso del padre disabile per poi dirigersi verso la metropolitana”.
Il vicesindaco grillino lavora in Regione Lombardia e raggiunge abitualmente il Pirellone con i mezzi pubblici. La notizia arriva alla stampa locale e genera un’ondata di indignazione: perchè quel pass non è stato restituito dopo il decesso dell’intestatario?
A questo punto per Rossi, che deve aver studiato chiacchiera politica da vicino con la Casaleggio Associati, si giustifica così:
All’inizio Rossi sostiene questa tesi: “Ogni comune prevede una prassi diversa sulla restituzione. A Rho (che ha rilasciato il documento, ndr) non è obbligatorio riconsegnarlo”. Ma basta una telefonata al comando della Polizia locale per sentirsi rispondere che “la restituzione è assolutamente obbligatoria, proprio per evitare che si utilizzi il pass in modo improprio”.
Secondo tentativo: “Ho tenuto il pass per ragioni affettive, come ricordo di mio padre”. E ancora Rossi scomoda la madre: “Anche mia mamma è disabile. L’accompagno spesso per le visite in ospedale, per le commissioni oppure a far visita ai parenti. Devo aver fatto confusione con i due pass”.
Ma il pass della madre — unico documento che il politico ha prodotto — scadrà nel novembre 2023. Ciò significa che è stato rilasciato nel novembre 2018, mentre la foto “incriminata” è precedente. Secondo Rossi si tratta di un rinnovo, ma non esistono prove a riguardo.
Ovviamente è tutto vano. E allora a Sedriano si è cominciato a gridare al complotto perchè qualcuno denunciava il povero vicesindaco e infine il consiglio comunale gli ha salvato la poltrona. E daje, raga.
(da “NextQuotidiano”)
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