Gennaio 9th, 2020 Riccardo Fucile
IN ITALIA INVECE IL CENTRODESTRA E’ CARATTERIZZATO DA ARRETRATEZZA CULTURALE
Ormai è stato approvato dal congresso dei verdi austriaci a larghissima maggioranza (del 98%): l’accordo per il governo dell’Austria con i popolari conservatori di Sebastian Kurz è cosa fatta.
La parte del programma del nuovo governo austriaco dedicata al clima è molto avanzata: raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040 (10 anni prima della recente proposta europea), produrre il 100% dell’elettricità da fonte rinnovabile entro il 2030, introdurre una tassa sui voli aerei di 12 euro, adottare misure di carbon pricing entro il 2022 e sostenere una carbon tax anche a livello europeo.
Un simile programma è certo anche il frutto del successo elettorale dei verdi austriaci che hanno ottenuto circa il 14% dei voti, rientrando in Parlamento – dal quale erano stati esclusi la scorsa legislatura per non aver superato lo sbarramento del 4% – con una crescita alle ultime elezioni di circa il 10% dei voti, di gran lunga la più consistente fra tutte le forze politiche austriache.
Ma è anche rilevante che un simile programma sia stato concordato con Sebastian Kurz che non è certo un progressista, e che nel precedente governo era alleato dell’estrema destra del Partito delle Libertà Austriaco di Heinz-Christian Strache, amico di Salvini e della Lega, travolto da uno scandalo di tangenti della Russia.
E non si tratta di un caso, significativo ma isolato. Prima di Sebastian Kurz, abbiamo visto, per esempio, il nuovo accordo di governo tedesco dei popolari della Merkel con i socialdemocratici con obiettivi e politiche climatiche avanzate e poi la proposta di Green Deal, basata su impegnativi obiettivi climatici, della nuova Presidente della Commissione europea, la popolare Ursula von der Leyen.
C’è oggi – ed è una novità di grande rilievo – un fronte europeo ampio, che comprende anche forze politiche conservatrici e di centro destra, a favore di politiche e misure avanzate per il clima, da praticare ora, senza attendere gli esisti delle trattative delle COP (le Conferenze Onu annuali per il clima) dove si decide solo all’unanimità o con ampio consenso e dove governi ostili all’impegno climatico possono esercitare un forte ruolo di condizionamento e di freno.
Perchè in Italia le forze politiche di centro destra, rimangono invece così chiuse – a volte sui loro giornali addirittura apertamente ostili – nei confronti delle misure climatiche avanzate? Questa arretratezza culturale e politica del centro destra nostrano sulle tematiche ambientali e climatiche è un problema serio per l’Italia.
Per realizzare la transizione a un’economia decarbonizzata serve un impegno consistente, stabile e duraturo, sostenuto da un’ampia condivisione politica. La decarbonizzazione è una sfida non solo ambientale, ma tecnologica ed economica che offre opportunità di nuovo benessere, sviluppo e occupazione.
Perdere questa sfida, mettersi in coda ai Paesi che frenano la conversione ecologica, significa mettere una seria ipoteca sul futuro dell’Italia, favorire il suo declino distraendo l’attenzione dalla questione cruciale di questa nostra epoca.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 9th, 2020 Riccardo Fucile
LA LEGGE PER LE RIEVOCAZIONI STORICHE E L’ASSESSORATO AL TURISMO CI SONO GIA’, SOLO LEI NON SE N’E’ ACCORTA
In tempo di campagna elettorale è quasi fisiologico aprire il vaso di Pandora delle promesse
annunciando di tutto e di più.
Ricordiamo, tra le tante cose, la cancellazione delle accise sui carburanti di Matteo Salvini, le battaglie No Tav e No Tap del Movimento 5 Stelle o, ancora, la modifica dei decreti sicurezza (targati Lega) che il Partito Democratico aveva detto di voler portare avanti (e, a cinque mesi dal nuovo governo ancora nulla è stato fatto).
E Lucia Borgonzoni non è stata da meno, ma a differenza dei casi citati le sue promesse diventeranno sicuramente realtà .
Il motivo? Perchè esistono già .
Un doppio assist fornito dalla candidata leghista (che il prossimo 26 gennaio rappresenterà anche Fratelli d’Italia e Forza Italia) al ‘rivale’ — e presidente uscente della Regione Emilia-Romagna — Stefano Bonaccini.
Il volto del centrosinistra, infatti, non ha potuto fa altro che annunciare la gaffe e riderne su. Regalando queste due perle ai social.
La prima proposta è stata annunciata da Lucia Borgonzoni a Cento, storica città dell’altrettanto storico Carnevale, e riguarda una legge per le rievocazioni storiche.
In sintesi: una tutela culturale ed economica di grandi eventi che mirano a portare in alto tradizioni locali.
Una cosa molto positiva per una Regione ricca di storia. E, forse, proprio per questo motivo (quasi tre anni fa), fu proprio la giunta regionale ad approvare una legge in tal senso, creando una cassa per finanziare queste manifestazioni.
Stesso discorso, ancor più antico nel tempo, per la seconda proposta innovativa di Lucia Borgonzoni: l’assessorato al Turismo.
Peccato che, anche in questo caso, il tutto esista già . Da anni.
Insomma, promesse elettorali facili da mantenere perchè già presenti nel tessuto legislativo e istituzionale dell’Emilia-Romagna.
(da agenzie)
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Gennaio 9th, 2020 Riccardo Fucile
LA PROPOSTA DELLA MAGGIORANZA: PROPORZIONALE, SBARRAMENTO AL 5% E DIRITTO DI TRIBUNA
391 seggi assegnati con metodo proporzionale, con soglia del 5%, con un meccanismo che permette il diritto di tribuna.
E’ il Germanicum, il sistema elettorale ispirato al modello tedesco, depositato dal presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera Giuseppe Brescia (M5S)
La proposta cancella i collegi uninominali del Rosatellum
Il partito che non supera il 5% nazionale, ma ottiene il quoziente in 3 circoscrizioni e in 2 Regioni ottiene seggi.
Dei 400 seggi della futura Camera, 8 spetteranno ai deputati eletti all’Estero (nelle circoscrizioni Estere con metodo proporzionale), un seggio va all’eletto in Valle d’Aosta in un collegio uninominale. I restanti 391 seggi sono distribuiti proporzionalmente tra i partiti che superano lo sbarramento del 5%.
Stesso metodo per assegnare i 200 seggi del nuovo Senato: quattro vanno ai senatori eletti all’estero, uno alla Val d’Aosta e i restanti 195 sono distribuiti ai partiti che nel resto d’Italia superano il 5%.
Anche il diritto di tribuna si ispira al modello tedesco anche se il sistema di assegnazione è diverso, dato che in Germania esistono collegi uninominali e il numero dei Parlamentari è variabile e non fisso come in Italia.
Il testo depositato da Brescia non affronta il tema delle preferenze. Sul piano della tecnica legislativa è una “novellazione” del Rosatellum, cioè interviene chirurgicamente su quel testo che prevede i listini bloccati, che non vengono modificati nel ddl proposto da Brescia. L’accordo di maggioranza è che il tema listini/preferenze è demandato al successivo confronto.
(da agenzie)
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Gennaio 9th, 2020 Riccardo Fucile
LA MAGLIETTA OFFENSIVA FU CAUSA DI UNA DURA REPRESSIONE A BENGASI DOVE MORIRONO 11 PERSONE
Vi ricordate il 2006? Berlusconi era al governo e Roberto Calderoli era ministro delle riforme
istituzionali. All’epoca Gheddafi era vivo e nostro alleato ma nonostante questo Calderoli mostrò in televisione delle vignette che raffiguravano delle caricature di Maometto.
L’evento suscitò dure reazioni dato che la religione islamica proibisce le raffigurazioni della figura umana in genere, tanto più quella del profeta Maometto, in particolare se in un contesto considerato irrispettoso perchè può portare a ridere di lui, come è il caso di una vignetta satirica: il 17 febbraio ci fu una violenta protesta davanti al Consolato italiano di Bengasi, in Libia, e la polizia libica sparò sulla folla, uccidendo 11 manifestanti.
Capiamo bene che il fatto che Calderoli sia vicepresidente del Senato nel 2020 è uno scandalo che poteva avvenire solo in Italia.
Ma è ancora più scandaloso il fatto che oggi Calderoli si permetta ancora di parlare della Libia, commentando l’immobilismo dell’Italia nello scenario internazionale
(da Globalist)
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Gennaio 9th, 2020 Riccardo Fucile
“OCCORRE ESSERE RICONOSCIBILI DA PARTE DEI CITTADINI”… MA LA RAGGI E SALVINI NON SE N’ERANO ACCORTI?
Si dice che l’abito non faccia il monaco. La massima può essere anche veritiera, finchè non sono coinvolti i vigili urbani della Capitale. «Vedere l’uniforme è senz’altro utile, incide direttamente sulla sicurezza dei cittadini».
A dare una strigliata ai pubblici ufficiali muniti di paletta, è la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Stanca di abbigliamenti non consoni come felpe, jeans, magliette casual, la ministra non ne ha fatto solo una questione di facciata, di look, ma di sostanza.
Sottolineando l’importanza di essere riconoscibili anche agli occhi meno allenati, ha detto: «Noto che spesso gli agenti della Polizia locale preferiscono andare in servizio in abiti civili. L’uniforme è utile per migliorare la percezione della sicurezza».
L’argomento è stato tirato in ballo, e riportato dal Messaggero, durante il tavolo sulla “Legalità e lo sviluppo nelle grandi città e il caso Roma”, organizzato da Arel e moderato dall’ex ministra Marianna Madia.
La faccenda del dress code era stata già sollevata dal comandante dei vigili urbani — nominato a marzo 2018 da Virginia Raggi — Antonio di Maggio. L’uomo aveva infatti tentato di bandire i giubbotti catarifrangenti indossati da molti vigili. Lo aveva fatto sia per una questione più “estetica”, ma anche per introdurre un abbigliamento adeguato.
A nulla, in realtà , è valso il tentativo: sono state inviate decine di lettere al Comune in cui si lamenta l’uso della divisa.
Da chi trova scomodi gli spogliatoi, a chi non riesce più a entrare negli abiti da lavoro per i chili di troppo — problema che dovrebbe risolversi con l’ultimo appalto che prevede approvvigionamenti per i cambi taglie -, fino a chi ha dichiarato di non riuscire a correre dietro gli ambulanti abusivi se indossa la divisa d’ordinanza.
(da agenzie)
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Gennaio 9th, 2020 Riccardo Fucile
“CI SONO STATE PRESSIONI DEI PARTITI”… DIVERSI SONO VICINI A MARA CARFAGNA CHE SAREBBE MEGLIO CHIARISSE IL VOLTAFACCIA
Colpo di scena nella vicenda del taglio dei parlamentari. Il deposito delle firme in Cassazione era
previsto per questa mattina alle 11 ma è slittato perchè sono venute meno alcune adesioni.
Le firme richieste per il referendum costituzionale sono infatti 64 (un quinto dei membri di una Camera, secondo l’articolo 138 della Carta) ma alcuni senatori si sono tirati indietro nelle ultime ore.
Andrea Cangini – di Forza Italia, uno dei tre parlamentari che hanno avviato la raccolta dopo l’iniziativa partita dalla fondazione Einaudi – assicura che sarà preso un nuovo appuntamento in Cassazione entro il 12 gennaio, termine ultimo. “Altri senatori si stanno aggiungendo per cui per correttezza abbiamo chiesto alla Cassazione uno slittamento”, ha aggiunto Cangini.
Negli ultimi giorni si era arrivati – spiegano gli organizzatori – a quota 66 ma ben 8 senatori si sono tirati indietro. I senatori che hanno cambiato idea sarebbero, secondo indiscrezioni, di Forza Italia.
Ma dubbi sarebbero emersi anche in alcuni dem, visto che nel frattempo è partito il treno della legge elettorale. Il referendum costituzionale – se sarà raggiunto il numero delle firme necessarie – dovrebbe tenersi in primavera. Ed è da molti considerato un possibile incentivo al voto anticipato. In caso di scioglimento delle Camere, si tornerebbe infatti alle urne con l’attuale numero dei seggi (e più alta probabilità di essere rieletti).
Ma cosa ha provocato questa marcia indietro? Le pressioni dei partiti sui parlamentari? “Sicuramente pressioni ci sono state – risponde Cangini a Repubblica – si è diffusa la convinzione che il referendum possa accorciare la vita della legislatura. C’è anche un altro fattore: qualcuno ha pensato che questa iniziativa possa incoraggiare una decisione della Consulta a favore del referendum Calderoli (ndr, quello per l’abolizione della quota proporzionale del Rosatellum per introdurre un maggioritario puro). I senatori di Forza Italia che si sono tirati indietro – guidati da Massimo Mallegni – sono in gran parte dell’area vicina a Mara Carfagna. I promotori della raccolta stavano chiudendo il verbale quando Mallegni ha bloccato l’operazione. Il verbale e la consegna sono così stati bloccati. Le firme devono essere raccolte e verbalizzate entro domenica 12 e possono essere consegnate in Cassazione anche il 13.
(da agenzie)
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Gennaio 9th, 2020 Riccardo Fucile
RINCORREVA L’UNICA POSSIBILITA’ DI FELICITA’ CHE GLI ERA STATA DATA: SCAPPARE
Mentre il personale tecnico dell’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi stava facendo una ricognizione di routine sull’aereo di linea della Airfrance partito martedì sera da Abidijan in Costa d’Avorio e atterrato a Parigi alle sei di mattina di mercoledì, ha notato qualcosa di anomalo nel vano del carrello. Avvicinandosi, comprende che c’era qualcuno, immobile: era un cadavere, un piccolo cadavere.
Le comunicazioni che citano fonti della polizia francese parlano di un immigrato: “di una decina di anni”. Scritto proprio cosi “d’une dizaine d’annees”. La Air France invece conferma ufficialmente la morte di un “clandestino”. Sembrano le parole scelte per via di una sorta di accortezza per non turbare il lettore, una specie di buon educazione per preservare dal dolore, invece è solo un orrida astuzia per gestirne il drammatico impatto mediatico, non si pronuncia la parola bambino.
È un bambino ad essere morto. Provate a immaginarvi voi stessi a dieci, dodici anni chi eravate, come eravate.
Provate ad avere a tiro di sguardo un bambino di questa età ma fatelo ora in questo istante, fissatelo. Provate a pronunciare nella vostra testa che ha una dozzina d’anni e provate a descriverlo cittadino o clandestino a seconda dei documenti che presumibilmente possiede. Ora provate a misurare il disgusto che sentite per questa metrica di descrizione che avete appena usato.
Mentre scrivo ancora non si conosce il nome ne l’età precisa di questo bambino ivoriano, è facile però immaginarselo nascosto mentre scorge nella radura che circonda l’aeroporto Fèlix-Houphouà«t-Boigny di Abidijan in Costa d’Avorio, l’aereo parcheggiato in mezzo al nulla come spesso accade nelle piste africane cosi distanti dall’agglomerato di cemento presidiato.
È semplice immaginarlo che corre nell’istante in cui ha intuito di non esser visto, ed è stato cosi veloce e cosi attento nel trovare il momento adatto che quando si è arrampicato sulle enormi gomme dell’aereo e poi con al sola forza delle braccia si è aggrappato al telaio rannicchiandosi nel vano del carrello.
Ha sperato cosi di aver trovato il posto giusto per arrivare in Europa, farcela ad avere la sua possibilità di vita. Difficile capire se aveva avvertito qualcuno, se ne aveva parlato con sua madre, se era solo in quella radura o se altri non hanno avuto la sua temerarietà , la sua velocità di corsa e di slancio.
Quello che sappiamo di certo è che gli alloggiamenti dei carrelli di atterraggio non sono nè riscaldati nè pressurizzati. Le temperature scendono a oltre -50°C tra i 9.000 e i 10.000 metri, l’altitudine alla quale volano gli aerei di linea.
Sapete cosa succede quando si è a 4mila metri? È come respirare in una busta di patatine, a 5mila inizi a non riuscire bene a muoverti, a 8 mila come dicono gli alpinisti è come correre su un tapis roulant al massimo e “respirare solo tramite una cannuccia”. Poi arriva un ictus e il cuore si spacca. Oltre i 42 gradi sotto zero il corpo non riesce più a termoregolarsi così cerca di scaricare tutto il suo calore, arrivano febbre, sudorazione poi convulsioni, svenimento.
Queste descrizioni non sono una fenomenologia dell’orrore ma solo un tentativo di dare prova di quello che un bambino ha provato pagando il suo sogno di volare via in Europa.
Se provassi a descriverne il terrore che deve averlo attanagliato al buio, al gelo estremo mentre spariva l’ossigeno, mentre le orecchie gli sanguinavano per la pressione verrei descritto come un buonista, un molle, un finto tenero speculatore che vuole far politica sul dolore di un bambino. In questo cinismo non annegava l’anima di questo bambino.
Il sogno di volare, di volare non visti e di arrivare in Europa riempie il cuore di un adolescente più di qualsiasi analisi delle possibilità reali di realizzazione e dei pericoli.
Volare via, trovare uno spazio di vita nuovo già immaginarsi dopo poche ore di volo di chiamare a casa dicendo che ce l’hai fatta, queste sono fantasie che riescono ad obliare ogni istinto di prudenza, a dissolvere persino la paura.
Così era accaduto anche a Yahuine Koita e Fode Tounkara: avevano 14 e 15 anni quando si nascosero il 29 Luglio del 1999 in un carrello di un aereo partito da Conakry in Guinea e diretto a Bruxelles. Morirono assiderati, ma il mondo si accorse di questi due bambini perchè portavano una lettera scritta a mano all’Europa
“…Signori membri e responsabili dell’Europa, è alla vostra solidarietà e alla vostra gentilezza che noi gridiamo aiuto in Africa. Aiutateci, soffriamo enormemente in Africa, aiutateci, abbiamo dei problemi e i bambini non hanno diritti…in Guinea, abbiamo molte scuole ma una grande mancanza di istruzione e d’insegnamento, salvo nelle scuole private dove si può avere una buona istruzione e un buon insegnamento, ma ci vogliono molti soldi, e i nostri genitori sono poveri, in media ci danno da mangiare. E poi non abbiamo scuole di sport come il calcio, il basket, il tennis, eccetera. Dunque in questo caso noi africani, e soprattutto noi bambini e giovani africani, vi chiediamo di fare una grande organizzazione utile per l’Africa perchè progredisca…”
L’attenzione e la commozione dilagò sui media, ma nessuna politica cambiò da allora. Continuarono i tentativi di volare nascondendosi nel vano carrelli. Nel 2013 il corpo di un ragazzo sedicenne era stato trovato assiderato nel vano carrello di un aereo proveniente dal Camerun. Nel luglio del 2019 mentre un tranquillo londinese se ne stava in giardino nel quartiere di Clapham proprio dove gli aerei fanno manovra per atterrare a Heatrow ha come avuto la sensazione di un improvvisa esplosione.
Non era una bomba caduta dal cielo ma un cadavere. Su un volo Nairobi Londra della Kenyan Airways un ragazzo si era nascosto precipitando all’apertura del carrello. Negli ultimi dieci anni in Uk era già accaduto altre due volte. Il 60% della popolazione africana è sotto i 25 anni e il 40% ha meno di 15 anni. È il continente più giovane del pianeta. L’Occidente ormai senza giovani, non riesce più a comprendere le dinamiche che portano i giovani africani ad andare via a qualsiasi costo.
Spesso la vergogna più grande in Africa non è non riuscire a raggiungere un salario, a mantenere la propria famiglia, a sposarsi, ma oggi la vergogna più grande è non provare a scappare.
La cancrena generata dalla politica populista risiede tutta nell’aver costretto uno dei temi più complessi del nostro tempo, l’Africa e le politiche migratorie, ad una gabbia interpretativa banalissima e ideologica. Il dibattito politico ridotto a slogan talmente meschini da aver impedito a tutti, anche a coloro che provano a smontarli, ad allontanarsi dall’approfondimento su ciò che realmente sta accadendo in Africa e su ciò che porta un intera generazione ad avere un unico obiettivo: scappare per non tornare.
Eppure non doveva andare così, le cose non sono sempre andate così. L’Africa dal 2012 è piena di tentativi politici di mutare il tragico destino a cui sembrava condannata, impedire di essere terra di saccheggio ed impedire che la classe politica corrotta scarichi ogni responsabilità solo sull’Occidente come alibi sempre utile.
Quando il movimento Y’en a Marre (Non se ne può più) senegalese aveva fatto cadere il presidente Wade oppure il Balai Citoyen del Burkina Faso che costrinse alle dimissioni Blaise Compaorè, quando Lucha in Congo, ed En Aucun in Madagascar, e anche Jeune et Fort in Camerun, e ancora Wake Up in Madagascar e Sindimujia (non sono schiavo) del Burundi, parlavano di lotta alla corruzione, di democrazia e partecipazione civile, di mettere fine ai presidenti a vita, di boicottare le politica contro le migrazioni europee, di mettere al centro la donna, di combattere le monoculture, di difendere l’ambiente.
Insomma quando questa Africa civile ha iniziato ad organizzarsi, l’Europa l’ha temuta. Spaventata dal non poter più controllare, sclerotizzata dai vecchi accordi per tutelare l’estrazione mineraria, le piantagioni, ricattata dalle imprese che non si fidavano dei nuovi movimenti e preferivano quelli che erano politici “figli di puttana” ma “i nostri figli di puttana”.
Ecco l’Europa e gli Usa (in diverso modo) hanno abbandonato l’Africa lasciandola a Cina (e in diversa misura) Russia ma soprattutto lasciandola alla disperazione, se vuoi diritti e una vita dignitosa scappa. Questo bambino che deve nascondersi in un carrello aereo per raggiungere l’Europa mentre il caffè e il cacao della Costa D’Avorio viaggiano senza trovare nessun muro, nessun confine, persino spesso nessuna ispezione è il simbolo terribile dell’ignoranza del dibattito politico.
L’aeroporto da cui è partito l’aereo è dedicato al primo presidente della Costa d’Avorio che costruì alla fine degli anni 80 la chiesa più alta della terra spendendo in un Paese dove mancavano ancora scuole, impianti idrici, modernizzazione degli ospedali, circa 300 milioni di dollari, ecco questo è un altro simbolo del passato africano che ne determina il presente.
Dopo tutte le parole su questa tragedia non vi è che una cosa da fare, fermarsi e ingoiare tutte le lacrime possibili per sopportare lo schifo che siamo diventati manipolando le parole, tradendo ogni significato, compiacendoci del nostro sarcasmo con un semplice ‘è stato sempre così’.
Forse conviene solo tacere difronte a questo bambino morto di freddo per l’unica possibilità di felicità che gli era stata data: scappare di nascosto.
Roberto Saviano
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 9th, 2020 Riccardo Fucile
AVEVA SCRITTO: “HA PENSATO DI FARSI RIMBORSARE IL BIGLIETTO?”
Un bambino di 10 anni è stato trovato morto all’interno del vano del carrello di un volo Air
France partito da Abidjan, in Costa d’Avorio, e atterrato all’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi.
È morto per il freddo, perchè la temperatura alle quote di crociera di un volo di linea può arrivare anche a meno 50 gradi. Ed è morto per la mancanza di ossigeno. L’ennesima tragica morte dell’immigrazione. Di storie come questa ne abbiamo lette e sentite tante, troppe.
E assieme a queste vicende drammatiche arrivano i commenti di chi invece se ne frega, o peggio. È successo con Aylan Kurdi trovato annegato su una spiaggia turca, è successo con i bambini “bambolotti” annegati a poca distanza dalla costa libica è successo con Josefa e con altri sopravvissuti alla traversata del tratto di mare tra Libia e Italia.
C’è sempre qualcuno che lascia un commento cattivo, volgare. Il commento del giorno è quello pubblicato sulla pagina di Lorenzo Tosa dalla signora Marcella. Marcella è una signora che nella foto profilo tiene orgogliosamente in braccio un bambino di pochi mesi, probabilmente suo nipote.
Nel commento alla notizia della morte del bambino di dieci anni la signora Marcella scrive «ha pensato di farsi rimborsare il biglietto?». Non si sa se voleva essere una battuta di pessimo gusto, di quelle stile black humour, oppure se invece era il classico commento sovranista.
Come quelli di coloro che quando recuperano i cadaveri dei migranti annegati si interrogano sdegnati su chi debba pagare il costo delle bare e del funerale.
Come che sia il commento è orribile.
Purtroppo però è solo uno delle decine e centinaia che vengono partoriti ogni giorno sotto notizie del genere. Forse fa rabbrividire un po’ che a scriverlo sia una nonna (o presunta tale) ma su Internet non c’è alcuna differenza tra il nazistello esaltato che sbraita contro le risorse e il razzismo “gentile”, fermo e pacato di certi cinquantenni o sessantenni che con le buone maniere ti spiegano magari che i negri è meglio che muoiano.
Succede però che qualcuno, Anna Rita Leonardi di Italia Viva, decida che la misura è colma e che la signora Marcella deve in qualche modo diventare un esempio.
Il commento che magari dopo pochi minuti sarebbe stato dimenticato e catalogato come “l’ennesimo sfogo di un razzista” o che avrebbe potuto essere il pretesto per una riflessione più ampia sul “dove siamo finiti” invece viene ripubblicato con il nome dell’autrice non censurato.
In modo che tutti possano andare sul profilo Facebook della signora a dirle quello che pensano.
E siccome la signora risulta essere coinvolta anche nella gestione di una pizzeria non mancano commenti e recensioni negative al locale (che però è chiuso da qualche anno).
C’è chi però sospetta, visto che l’ultimo post risale al 2017, che la signora Marcella magari non utilizza più Facebook e che quel commento non è suo ma di qualcuno che le ha rubato il profilo. Ma in realtà la signora Marcella, che invero usa poco Facebook, non ha alcun problema a dire che quel commento è suo.
Contattata telefonicamente da neXt Quotidiano la signora spiega che la sua voleva essere «solo una battuta sarcastica per innescare una riflessione sui veri responsabili della morte del bambino», vale a dire coloro che non hanno sorvegliato in aeroporto e quelli che hanno “detto” al bambino di andarsi a nascondere lì.
Anche se ammette che «di bambini ne muoiono tanti» e che certi migranti «sono pilotati». Da mamma e da nonna, ribadisce, le piange il cuore ogni volta che sente notizie del genere. Ma al tempo stesso è convinta che «non siamo responsabili se qualcuno muore venendo in barca”
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 9th, 2020 Riccardo Fucile
LEI GIUSTAMENTE LO DENUNCIA: “CI VEDIAMO IN TRIBUNALE”
Jasmine Cristallo parla oggi con Alessia Candito di Repubblica del sindaco di Riace Antonio Trifoli che ha pubblicato la sua mail e il suo numero di telefono pubblicando un’e-mail che lei aveva inviato all’Ente.
«Non può essere stata nè una leggerezza, nè una svista, nè un errore. È rappresaglia».
Perchè ne è così convinta
«A chi gli ha fatto notare la gravità del suo gesto, Trifoli ha risposto “chi chiede rispetto, deve prima rispettare”. Parole da padrino da operetta. E solo dopo 16 ore ha rimosso quel post».
Lei quando se n’è accorta?
«La mattina dopo la manifestazione. Al risveglio, ho trovato un’infinità di messaggi da numeri che non conoscevo. Poi, quando ho acceso il computer ho capito».
Come ha reagito?
«Non mi capacitavo. Puoi realizzare una cosa che ritieni possibile. Che un pubblico ufficiale divulghi l’indirizzo e il numero di telefono di un cittadino, usando un atto dell’Ente come se fosse cosa sua, è inconcepibile».
La spaventa che molti adesso sappiano dove abita?
«Non ho paura, ma mi sento violata nella mia intimità . Ho dovuto togliere il mio nome dal campanello, passo il tempo a tranquillizzare i miei familiari, già spaventati dalla valanga di odio social di cui sono vittima. È impensabile che una donna debba essere minacciata di morte o di stupro solo perchè si impegna in politica».
Il sindaco l’ha chiamata per scusarsi?
«Assolutamente no. È stato contattato dai miei legali perchè rimuovesse quel contenuto e ha continuato a giustificarsi. Io mi sono limitata a dargli appuntamento in tribunale».
Ha intenzione di denunciarlo?
«Non solo, chiederò anche un risarcimento danni. Se mi dovesse essere concesso, lo devolverò alla fondazione È stato il vento che sta ricostruendo i progetti di accoglienza a Riace. E dell’accaduto si occuperà anche il Garante della privacy».
(da “NextQuotidiano”)
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