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CHI PRENDE IL CORONAVIRUS MUORE DI COVID-19: I NUMERI DELL’ISTAT

Luglio 16th, 2020 Riccardo Fucile

CAUSA INIZIALE E DIRETTA DELLA MORTE NELL’ 89% DEI CASI… C’ERA CHI DICEVA NO

Vi ricordate? A un certo punto anche la Protezione Civile, nel momento più buio della pandemia di Coronavirus SARS-COV-2 in Italia, allo scopo di minimizzare la situazione inventò la famosa distinzione tra morti “con” COVID-19 e “per” COVID-19.
Il ragionamento, copiato paro paro dai no-vax che dicevano che di morbillo non si muore perchè chi muore ha altre patologie, ha avuto un certo successo per qualche tempo tra i negazionisti del virus.
Oggi l’Istat e l’Istituto Superiore di Sanità  spiegano in un report che COVID-19 “è la causa direttamente responsabile della morte, ossia è la causa iniziale, nell’89% dei decessi di persone positive al test SARS-CoV-2”.
In questi casi, la morte è quindi causata direttamente da COVID-19, seppure spesso sovrapposto ad altre malattie preesistenti, e dalle sue complicanze. In altri termini è presumibile che il decesso non si sarebbe verificato se l’infezione da SARS-CoV-2 non fosse intervenuta. Nel restante 11% dei casi il decesso si può ritenere dovuto ad un’altra malattia (o circostanza esterna). In questi casi, COVID-19 è comunque una causa che può aver contribuito al decesso accelerando processi morbosi già  in atto, aggravando l’esito di malattie preesistenti o limitando la possibilità  di cure.
Spiegano ancora ISTAT e ISS che per quanto riguarda l’analisi dell’11% dei decessi in cui COVID-19 non è causa iniziale, si riscontrano interessanti differenze se si considerano le diverse classi di età . Nei più giovani (0-49 anni) le cause di morte predominanti sono i tumori, che rappresentano circa il 9,3% del totale in questa fascia di età . Nella classe di età  50-59 anni oltre ai tumori (5,7%) troviamo il diabete (2,2%) e alcune malattie del sistema circolatorio (3,1%).
Nelle età  più avanzate la distribuzione per causa è più eterogenea, ma i tumori restano ancora la causa iniziale di morte più frequente (è circa il 2,2% tra 60 e 79 anni), seguiti dalla cardiopatia ischemica, dalle malattie cerebrovascolari e dalle malattie croniche delle basse vie respiratorie.
Nel report ISS scrive che l’analisi è stata effettuata su 4.942 decessi di cui era pervenuta all’ISS la scheda di morte Istat con le informazioni sulle cause. Tale sottogruppo corrisponde al 15,6% dei decessi totali di soggetti positivi a SARS-CoV-2 segnalati alla Sorveglianza fino al 25 maggio 2020.
Le schede provengono da tutte le Regioni e/o Province Autonome del Paese, fatta eccezione per la Regione Valle D’Aosta, e la loro distribuzione per età  e genere è simile a quella del totale dei decessi segnalati alla Sorveglianza.
Tutte le cause di morte diverse da COVID-19 sono ovviamente molto più rappresentate tra le multiple rispetto alla causa iniziale.
La polmonite è presente in 3.977 schede di morte, ovvero nell’80,5% del totale, ma in nessun caso è la causa iniziale del decesso. La presenza della polmonite, malattia causata direttamente dal virus SARS-CoV-2, in una così grande quota conferma il ruolo rilevante di COVID-19 come causa direttamente responsabile della morte nella gran parte dei decessi analizzati.
Infine, nel 28,2% delle schede di decesso, COVID-19 è l’unica causa di morte rilevante riportata (Tabella 2). Nel 71,8% dei decessi è presente almeno una concausa, diversa da COVID-19: il 31,3% ne ha una, il 26,8% ne ha 2 e il 13,7% ne ha tre o più.
Quasi un terzo dei decessi, quindi, sono causati solo da COVID-19 e non vi è indicazione da parte del medico della presenza di altre cause che possano aver contributo al decesso.
Questa percentuale è simile nei due sessi e nelle diverse classi di età  , con l’eccezione della classe più giovane (0-49 anni). In questa fascia di età , solo il 18% dei deceduti non presenta concause che possano aver contribuito al decesso e pertanto COVID-19 è riportata come l’unica causa di morte.
Questo dato suggerisce che più spesso nei giovani sono presenti una o più malattie preesistenti che, associate a COVID-19, contribuiscono al decesso. Tuttavia, è importante sottolineare che in circa un quinto dei morti di età  compresa tra 0 e 49 anni non sono state segnalate concause e che quindi, secondo quanto riportato dal medico certificatore, COVID-19 è una malattia che può rivelarsi fatale anche in persone giovani in assenza di concause di decesso
Le concause più frequenti nelle schede di decesso di persone positive a COVID-19 sono le cardiopatie ipertensive, che compaiono nel 18% dei casi, il diabete mellito (nel 16%), le cardiopatie ischemiche (13%) e i tumori (12%).

(da “NextQuotidiano”)

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NELLA NUOVA AUTOSTRADE NESSUNO SA NIENTE DI AUTOSTRADE

Luglio 16th, 2020 Riccardo Fucile

CASSA DEPOSITI E PRESTITI NON DISPONE DI RISORSE SPECIALISTICHE SULLA GESTIONE DEL RISCHIO E HA LO STESSO CONFLITTO DI INTERESSI IMPUTATO AD ATLANTIA: FARE PROFITTI O FARE MANUTENZIONE?

Roma locuta, causa finita? Non proprio, anzi c’è il rischio che nella “soddisfazione generale” per l’accordo su Autostrade, resti insoluta la questione principale, che non è più quella economica, su cui pare si sia raggiunto l’accordo.
Di grandi disastri, non dovuti a cause naturali, ne sono capitati altri, penso alla Exxon-Valdez, o alla Deepwater Horizon, e prima al Bhopal.
Tutti sono riconducibili a una inadeguata valutazione del rischio: ormai si è imparato che la prima cosa da fare, oltre a contenere o rimediare ai danni, è rivedere come e da chi nell’azienda viene accertato il rischio, e a che livello delle strutture gestionali e societarie vengono portate le relative segnalazioni. Questo è quello che l’azionista avrebbe dovuto fare e il governo pretendere da subito.
Su tutte le altre istanze invece ha prevalso la necessità  di difendersi dal giudizio della piazza e dalla richiesta di una condanna sommaria: sta di fatto che non ha neppure iniziato a farlo. Bisogna farlo adesso: in questo senso la causa non è finita.
Chi ha le competenze per mettere in piedi questa gestione del rischio?
Evidentemente non le strutture di ASPI, che sono oggetto della revisione. Neppure quelle di ANAS, che anzi, stando a recenti disavventure, avrebbero molto da imparare. Ma neppure CDP, che non ha ragione per disporre di simili risorse specialistiche; e che anzi, entrando nel capitale, viene ad avere lo stesso conflitto di interessi tra fare profitti e fare manutenzione che veniva, a torto o a ragione, imputato ad Atlantia.
Bisogna quindi ricorrere a consulenti esterni, di cui c’è gran numero, soprattutto da quando l’analisi dei rischi aziendali è diventata l’elemento centrale per gli investimenti in aziende che rispondono ai criteri ESG, Environmental, Social, Governance. Una asset class che dovrebbe diventare ancor più diffusa dopo il Covid-19.
Proprio la presenza di CDP nella compagine azionaria rende questa riforma della struttura aziendale più che mai necessaria
Se c’è stata responsabilità  di ASPI, c’è stata anche quella delle strutture governative che avrebbero dovuto controllare l’operato del concessionario. Se, come si è detto nella “generale soddisfazione”, ASPI verrà  quotata, e CDP farà  largo spazio ad altri investitori, saranno proprio questi a esigere che i rischi siano adeguatamente valutati, che esista a livello di consiglio di amministrazione un comitato valutazione rischi, costituto in maggioranza da amministratori indipendenti: sarà  quindi il capitale privato a proteggere dai rischi le nostre autostrade, e magari l’esempio si diffonderà  anche ad altre strutture governate dal pubblico.
ASPI dovrebbe cercare di ottenere la qualifica di azienda ESG. Anche perchè, con il controllo della velocità , la riduzione della resistenza al rotolamento, il taglio delle distanze, il diffondersi dello sharing, le autostrade possono dare un contributo importante alla riduzione delle emissioni.
Per molti rimane la convinzione che nella esasperata politicizzazione, la “generale soddisfazione” si sia ottenuta e prezzo di una ingiustizia nei riguardi della proprietà  di ASPI.

(da “Huffingtonpost”)

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LA FOTO DEL MIGRANTE CHE CI SBATTE IN FACCIA QUANTO SIA CRIMINALE FINANZIARE LA GUARDIA COSTIERA LIBICA

Luglio 16th, 2020 Riccardo Fucile

SONO COLLUSI CON I TRAFFICANTI, SI FANNO PAGARE PER PARTIRE E, RIPORTANDOLI INDIETRO, INCASSANO UNA SECONDA VOLTA

La domanda è: ne servivano altre?
Di testimonianze fotografiche che toccano cuore, stomaco e animo di chi sa guardare e provare pietà  per le altre persone ne avevamo già  fin troppe, a partire dalla foto di Alan Kurdi. Il suo corpicino è stato rinvenuto ormai cinque anni fa sulle coste della Turchia, dopo il naufragio del piccolo gommone su cui si trovava insieme alla sua famiglia.
Oggi ne abbiamo un’altra, la foto migrante che sta girando e che tutti stiamo vedendo in queste ore. Assolutamente niente, niente di questa foto è degno e chiarire la situazione con la Libia diventa più imperativo di quanto non sia stato finora.
Parte della maggioranza lo sa e arriva alla spaccatura sul Decreto missioni e sul rifinanziamento della Guardia costiera libica.
Il parlamentare di Leu, Erasmo Palazzotto, ha presentato un documento chiedendo che l’Italia smetta di non vedere quanto accade nel Mediterraneo, ribadendo quello che accade nei centri di detenzione gestiti dalla famosa Guardia costiera libica.
Tutte questioni documentate in più di un’occasione negli ultimi anni.
La risoluzione di Palazzotto l’hanno firmata 22 persone (tra questi i dem Laura Boldrini, Matteo Orfini, Giuditta Pini; i 5 stelle Doriana Sarli, Paolo Lattanzio, Giorgio Trizzino; altri esponenti di Leu e Riccardo Magi di Più Europa).
La Guardia costiera libica — quella che qualche esponente politico italiano ha provato ad elogiare in passato — viene accusata da più parti per la sistemica violazione dei diritti umani, a partire dalle Nazioni Unite.
Quella foto ci dice che è il momento di cercare nuove soluzioni, non protrarre quelle che si sono rivelate fallimentari
I dati parlano chiaro e l’Onu sta chiedendo agli Stati membri di «rivedere le politiche a sostegno del ritorno di rifugiati e migranti in quel Paese». Italia e Malta, nonostante tutto — insieme all’agenzia europea Frontex — «hanno intensificato il sostegno alla Guardia costiera libica a cui vengono segnalati i barconi da intercettare anche all’interno di SAR europee».
Nel documento presentato al Parlamento italiano si legge: «Solo nel 2019, le autorità  marittime libiche, in particolare la Guardia costiera libica, hanno intercettato almeno 9.225 rifugiati e migranti che attraversavano il Mediterraneo centrale, riportandoli quasi tutti indietro nei centri di detenzione libici».
La foto, dicevamo. La spaccatura della maggioranza. Ma a poco è servito, considerato come è andata alla Camera.
Sono pezzi di vari partiti che chiedono un cambiamento sulla questione finanziamenti alla sedicente Guardia costiera libica — che in realtà  non esiste come ente, a differenza della Marina libica -. Il centrodestra vota con il governo.
Il risultato, quindi, è che l’Italia continuerà  a finanziare lo scempio della Guardia costiera libica che recupera (non sempre, a quanto pare) i migranti che provano a raggiungere l’Europa per poi riportarli nei centri di detenzione.

(da Giornalettismo”)

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LA BUFALA DEI “25 POLIZIOTTI INFETTI DOPO LO SBARCO DEI MIGRANTI IN CALABRIA”

Luglio 16th, 2020 Riccardo Fucile

GLI AGENTI SONO SOLO IN ISOLAMENTO DOMICILIARE PER PRECAUZIONE, NON CI SONO ANCORA I RISULTATI DEI TEST.. LA RETTIFICA DEL GAZZETTINO

Questa è la storia di come un titolo sbagliato venga utilizzato dai megafoni sovranisti per fare pura propaganda, senza fare attenzione (anzi, non dando importanza) alle rettifiche e alle notizie reali.
È il caso della vicenda che riguarda i «25 poliziotti infetti» nei commissariati di Siderno e nella Questura di Reggio Calabria dopo lo sbarco dei migranti a Roccella Jonica dei giorni scorsi.
Una disinformazione che si basa sui fatti: perchè se è vero che 25 agenti non stanno lavorando in questi giorni, occorre sottolineare come nessuno di loro risulti (al momento) contagiato. Si tratta di una soluzione preventiva — chiamiamola quarantena o isolamento fiduciario — in attesa dei risultati dei test.
Come spiega FactaNews, la notizia ‘errata’ era stata pubblicata inizialmente da Il Gazzettino che nella sua versione cartacea, in edicola martedì 14 luglio, titolava: ‘Roccella Jonica, positivi 25 poliziotti. Commissariato dimezzato’. E che il commissariato (anche se la notizia reale parla di elementi suddivisi tra Siderno e Questura di Reggio Calabria) conti meno forza lavoro in questi giorni è reale. Ma nessuno degli agenti risulta essere positivo al Coronavirus.
Il Gazzettino, nella sua versione online, ha poi corretto il tiro: i 25 poliziotti infetti dopo lo sbarco dei migranti provenienti dal Pakistan diventano ‘in quarantena e in isolamento domiciliare’.
Ed è questa la versione corretta: i risultati dei test sugli agenti non sono ancora arrivati. Il provvedimento è stato deciso per evitare il proliferare di possibili (non certi) contagi.
E sui social la notizia — nella sua versione bufala e disinformativa — circola ancora grazie a un articolo di Vox che, però, riporta la rettifica all’inizio dell’articolo, non modificando il titolo: «Aggiornamento: i giornali dello stesso gruppo editoriale hanno poi cambiato il titolo in una successiva edizione, da ‘positivi’ a ‘in quarantena’ — si legge nell’incipit -. Molto strano che un giornale così attento cambi in corsa. Ne diamo comunque conto». Mettono in dubbio la rettifica, insomma. Nonostante loro stessi non abbiano elementi per sostenere il contrario.

(da agenzie)

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LOMBARDIA FILM COMMISSION: IL NESSO TRA IL FERMO DEL LIQUIDATORE E L’INCHIESTA SUI 49 MILIONI DELLA LEGA

Luglio 16th, 2020 Riccardo Fucile

SOSTEGNI ERA IL PRESTANOME DEL COMMERCIALISTA DELLA LEGA DOVE HA SEDE LA LEGA PER SALVINI PREMIER: E’ ACCUSATO DI PECULATO

Il liquidatore della Lombardia Film Commission Luca Sostegni è stato fermato oggi dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano su ordine della procura perchè c’era il sospetto che stesse scappando in Brasile.
Sostegni è accusato di peculato ed estorsione nell’inchiesta sulla vendita di un capannone industriale a Cormano tra l’Immobiliare Andromeda e la fondazione Lombardia Film Commission.
Dell’inchiesta che ha portato nel frattempo a una rogatoria verso la Svizzera abbiamo parlato stamattina: La pista che porta lì parte dalla discussa compravendita di un immobile a Cormano, in provincia di Milano, da parte   della Lombardia Film Commission, una fondazione a partecipazione pubblica che si occupa della promozione e dello sviluppo di progetti cinematografici.
Un acquisto sospetto secondo gli investigatori: nel 2017 infatti una società , l’Immobiliare Andromeda srl, lo aveva comprato al prezzo di 400mila euro e a inzio 2018 lo stesso immobile veniva venduto alla Lombardia Film Commission al prezzo di 800mila euro.
Un acquisto avvenuto, secondo quanto riportato dagli investigatori del Uif, quando a capo dell’ente culturale lombardo c’era proprio Alberto Di Rubba, che con Andrea Manzoni faceva parte del pool di revisori contabili del partito alla Camera e al Senato e collaboratori di Giulio Centemero, il tesoriere del Carroccio nel frattempo rinviato a giudizio a Bergamo e sul quale pende un’analoga richiesta a Roma. Scriveva stamattina Repubblica Milano:
È partendo da qui che gli investigatori della Banca d’Italia hanno evidenziato un flusso di denaro intricatissimo uscito dalla Andromeda e che, dopo lunghi e complicati giri, sarebbe finito a società  private molto vicine ai professionisti legati al partito di Salvini.   «L’operatività  posta in essere da Lombardia Film Commission parrebbe configurare il trasferimento di fondi pubblici a soggetti vicini agli ambienti politici di riferimento del cliente» scrivono gli investigatori citati dal settimanale. Un groviglio di passaggi di denaro su cui i magistrati milanesi stanno cercando di far luce, anche perchè si parla di trasferimenti dalle casse pubbliche
La grande caccia ai fondi leghisti partita dopo la sentenza di Genova sui famosi 49 milioni ha incrociato diverse strade investigative. Finendo per collegare tra loro molte vicende emerse in questi anni sui movimenti di soldi riconducibili alle Lega, fosse anche solo per i nomi che ritornano ciclicamente. A lavoro su questo ci sono state almeno quattro procure italiane. Oltre ai magistrati milanesi ci sono quelli della procura di Genova che ancora sta indagando per riciclaggio sui famosi 48,9 milioni di euro confiscati in via definitiva.
Scrive l’agenzia di stampa AGI che in base alla ricostruzione degli investigatori — l’inchiesta è del pm Stefano Civardi con l’aggiunto Eugenio Fusco — Sostegni era il prestanome del commercialista Michele Scillieri, presso il cui studio in via delle Stelline aveva sede la Lega per Salvini Premier.
Oltre ad essere un suo uomo di fiducia, secondo l’accusa il liquidatore aveva architettato insieme al commercialista l’operazione relativa al capannnone di via Bergamo 7 a Cormano, configurando così il reato di peculato.
Per prima cosa — sostengono gli inquirenti — avrebbe sottratto il bene al fisco e dunque si sarebbe macchiato di sottrazione fraudolenta delle imposte, poichè non avrebbe inserito il valore dell’ immobile, inizialmente di 400mila euro, nel complesso di beni che la società  in liquidazione doveva registrare
La Paloschi Srl, iniziale intestataria del bene, infatti, avrebbe dovuto dichiararlo per restituirne il valore alle casse dello Stato, perchè gravata da molti debiti tributari.
In seconda battuta il capannone sarebbe passato all’immobiliare Andromeda, che lo avrebbe venduto per 800 mila euro alla Lombardia Film Commission, la quale aveva ricevuto dalla Regione un milione di euro per l’acquisto. In conclusione i soldi pubblici sarebbero stati usati per coprire l’operazione.
Nell’ultima fase, sempre secondo l’accusa, Sostegni avrebbe tentato di ricevere un’ulteriore somma per il “lavoro svolto”, configurando così il reato di tentata estorsione. E infine, sentendosi accerchiato, anche dopo un’inchiesta del settimanale L’Espresso uscita il 31 maggio, avrebbe tentato di scappare in Brasile.
L’uomo è però stato fermato stamani dai militari della Gdf. Il commercialista Scillieri, insieme agli altri due colleghi Manzoni e Di Rubba, farebbe parte del pool dei professionisti di fiducia della Lega. Di Rubba, in particolare, aveva anche il ruolo di revisore dei conti del gruppo parlamentare alla Camera e amministratore unico della Pontida Fin, la storica cassaforte immobiliare del Carroccio.
Nell’articolo “«Trasferimenti illeciti di fondi pubblici»: l’affare che fa tremare la Lega di Matteo Salvini” L’Espresso alla fine di maggio parlava dell’inchiesta giudiziaria in corso da parte della Procura di Milano. «L’operatività  posta in essere da Lombardia Film Commission parrebbe configurare il trasferimento di fondi pubblici a soggetti vicini agli ambienti politici di riferimento del cliente», si legge nelle carte della Uif. E ancora: «Anomala operatività  posta in essere da nominativi in vario modo riconducibili alla Lega, oggetto di indagini da parte della Procura della Repubblica di Milano. Si ipotizzano in particolare illeciti trasferimenti di fondi pubblici a soggetti privati, per lo più “orchestrati” dal commercialista Alberto Di Rubba». Diceva anche che Sostegni era già  in Brasile all’epoca.
Cinque giorni dopo aver incassato il denaro pubblico per la compravendita dell’immobile di Cormano, l’immobiliare Andromeda versa 488 mila euro alla società  Eco srl. La Eco è un’azienda con sede a Milano, costituita un mese prima che Andromeda vendesse alla Lombardia Film Commission. «Il capitale sociale di 10 mila euro dell’azienda è stato versato dal titolare Pierino Maffeis», scrivono i detective dell’antiriciclaggio, che aggiungono: tuttavia sul suo «conto corrente lo stesso giorno viene accreditato un bonifico di pari importo da parte di Barachetti Service». Il proprietario della Eco è di Gazzaniga, provincia di Bergamo, 5 mila anime in Val Seriana, paese natale di Di Rubba.
Non tutti i soldi della Lombardia Film Commission finiscono però a Barachetti e Maffeis. Una parte, dopo alcuni giri, termina sui conti di società  di proprietà  o molto vicine ai commercialisti della Lega. I documenti dell’antiriclaggio mostrano versamenti fatti proprio dalla Eco srl — tre bonifici, per circa 60 mila ero — allo studio Dea Consulting di Di Rubba (all’epoca anche di Andrea Manzoni), allo studio Cld e allo studio Sdc (fondato con capitale della Dea Consulting).
L’immobiliare dal proprietario segreto, sei giorni dopo la chiusura dell’affare Cormano, ordina pagamenti per 178.500 a Sdc. Proprio la società  fondata con capitale del duo Di Rubba-Manzoni, la coppia di commercialisti che hanno fatto carriera con Salvini al comando della Lega, i professionisti pagati dal partito, nominati su poltrone pubbliche e private, amici da una vita del tesoriere Giulio Centemero, con cui hanno fondato anche l’associazione Più Voci (al centro di indagini per finanziamento illecito) e suoi soci in affari.
La fine della storia: da chi ha acquistato l’immobiliare Andromeda pagandolo 400 mila euro e incassando il doppio dalla fondazione pubblica a guida leghista? Proprio dalla società  Paloschi Srl, oggi cancellata, di proprietà  di Luca Sostegni. Oggi fermato a Milano.

(da “NextQuotidiano”)

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FONDI LEGA, FERMATO IL LIQUIDATORE DELLA SOCIETA’ LEGATA ALLA LOMBARDIA FILM COMMISSION: STAVA SCAPPANDO IN BRASILE

Luglio 16th, 2020 Riccardo Fucile

LA STORIA DEL CAPANNONE A CORMANO VENDUTO AL DOPPIO DEL VALORE

È stato fermato oggi Luca Sostegni, uno dei nomi collegati all’inchiesta sulla Lombardia Film Commission e i fondi della Lega. Sostegni è accusato di peculato ed estorsione, reati legati alla vendita dell’immobile di Cormano all’ente Lombardo.
Sostegni sarebbe l’uomo delle società  che ha venduto all’immobiliare Andromeda per 400mila euro l’immobile poi acquistato al doppio dalla Lombardia Film Commission.
La vicenda è collegata alla ricerca dei fondi della Lega, in cui svolgono un ruolo chiave i commercialisti del carroccio Antonio Di Rubba e Andrea Manzoni, entrambi collegati al tesoriere leghista Giulio Centemero.

(da agenzie)

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SALVINI SPECULA PERSINO SUL NUBRIFAGIO DI PALERMO PER FARE PROPAGANDA, I SOCIAL LO MASSACRANO: “TURPE MISERABILE SCIACALLO”

Luglio 16th, 2020 Riccardo Fucile

SOMMERSO DA CRITICHE E INSULTI CAMBIA IL POST MENTRE QUALCHE SUO FAN ESULTA PER I PRESUNTI DUE CITTADINI ANNEGATI: “BEN VI STA”

Ieri sera Matteo Salvini ha deciso di sfruttare il disastro di Palermo (un nubifragio si è abbattuto sulla città , due persone risultano presunte disperse dopo che un camionista che ha raccontato a forze dell’ordine e vigili del fuoco di avere visto un uomo e una donna travolti dall’acqua sotto al ponte di piazzale Einstein, all’incrocio con via Leonardo da Vinci) per fare propaganda.
Il Capitano ha pubblicato un video in cui si sente una persona che dice “Guarda, la gente sta morendo” per dire che il sindaco Leoluca Orlando “a furia di pensare solo agli immigrati, dimentica i cittadini”.
La frase ha suscitato la reazione di moltissimi su Twitter, tra cui quella di Roy Paci, trombettista e compositore: “Ho sempre ritenuto superfluo commentare qualsiasi suo post ma di fronte alla morte di due miei concittadini per questa immane tragedia le dico semplicemente una cosa: lei è un turpe e miserabile sciacallo. Spero che le nostre lacrime diventino per lei gocce della tortura cinese”.
La parte più orribile della vicenda è che alla fine è spuntato qualche supporter del capitano a dargli ragione e a dire ai palermitani “Ben vi sta”:
Accortosi della gaffe — e probabilmente del fatto che la risposta di Paci ha più “like” del suo tweet — Salvini subito dopo ha pubblicato un tweet più “potabile” allo scopo di metterci una pezza
E a quel punto alcuni hanno avuto buon giorno a ricordare che la Lega ha fatto saltare gli aumenti di stipendio dei vigili del fuoco in Parlamento, che sono stati successivamente ripristinati in un secondo momento.

(da agenzie)

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49 MILIONI LEGA, SPUNTA LA PISTA DEI CONTI IN SVIZZERA

Luglio 16th, 2020 Riccardo Fucile

I PM DI MILANO ALLA CACCIA DEI FONDI SOTTRATTI DALLA LEGA AGLI ITALIANI

I pm milanesi avrebbero chiesto una rogatoria per andare alla ricerca del denaro transitato sui conti delle società  riconducibili ai commercialisti del Carrocci
L’inchiesta della Procura di Milano sugli ormai famosi 49 milioni di euro spariti dalle casse della Lega ha portato i pm in Svizzera. Come racconta la Repubblica, i magistrati hanno chiesto una rogatoria per scandagliare i conti delle società  riconducibili ai commercialisti del Carroccio sui quali potrebbero essere transitati i fondi.
Sotto l’attenzione dei magistrati di Milano ci sarebbe la Lombardia Film Commission, una fondazione a partecipazione pubblica che si occupa della promozione e dello sviluppo di progetti cinematografici.
E la pista che porta i magistrati italiani oltre le Alpi parte, spiega la Repubblica, da una discussa compravendita di un immobile a Cormano, in provincia di Milano. Un acquisto che è apparso sospetto agli investigatori.
Nel 2017 una società , l’Immobiliare Andromeda srl, lo aveva comprato al prezzo di 400mila euro, per poi rivenderlo alla Lombardia Film Commission, a inizio 2018, al prezzo di 800mila euro.
Partendo da qui gli investigatori della Banca d’Italia avrebbero portato alla luce un intricato flusso di denaro, uscito dalla Andromeda e che, dopo molti giri, sarebbe finito a società  private vicini ai professionisti legati alla Lega.
Ma l’attenzione non sarebbe rivolta solo sulla Lombardia Film Commission. Repubblica, citando le inchieste de L’Espresso, spiega che era emerso come almeno altri 3 milioni di euro fossero usciti dalle casse dei due partiti e spesso finiti, dopo lunghi e complicati giri, ad aziende private e sui conti personali di uomini molto vicini allo stesso Salvini.
Nuovo capitolo quindi di una vicenda sulla quale si è, finora, concentrata l’attenzione di ben quattro Procure. Oltre a Genova anche Milano, Bergamo e Roma. La caccia è iniziata dopo la sentenza del tribunale del Riesame di Genova del 2018, che confermava il sequestro di 49 milioni di euro della Lega ottenuti mediante rimborsi elettorali non dovuti.

(da Open)

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LA FOTO DEL MIGRANTE MORTO IN MARE SCUOTE LA POLITICA, 22 DEPUTATI: “BASTA FONDI ALLA GUARDIA COSTIERA LIBICA”

Luglio 16th, 2020 Riccardo Fucile

LA MAGGIORANZA SI SPACCA SUL RIFINANZIAMENTO MENTRE L’OPPOSIZIONE SOVRANISTA STA CON I CRIMINALI E I TRAFFICANTI

La risoluzione preparata dal parlamentare di Leu Erasmo Palazzotto l’hanno firmata in 22. Tra gli altri, i dem Laura Boldrini, Matteo Orfini, Giuditta Pini, i 5 stelle Doriana Sarli, Paolo Lattanzio, Giorgio Trizzino. Poi altri esponenti di Leu e Riccardo Magi di Più Europa.
Quel che chiede è presto detto: che l’Italia la smetta di non vedere quello che accade nel Mediterraneo. Che non faccia finta di non sapere quel che sono i centri di detenzione gestiti dalla cosiddetta Guardia Costiera libica. Un insieme di milizie mal coordinate accusate dalle stesse agenzie delle Nazioni Unite di una sistematica violazione dei diritti umani.
Gennaro Migliore, nell’annunciare che Italia Viva non parteciperà  al voto sul rinnovo del memorandum, dice: “Non possiamo continuare a far finta di non vedere quel che accade nel Mediterraeo. Quella foto ci dice che è il momento di cercare nuove soluzioni, non potrarre quelle che si sono rivelate fallimentari”.
Nel documento, si ricorda come in Libia sia in corso una guerra civile e che “la condizione di decine di migliaia di rifugiati, richiedenti asilo e migranti rimane drammatica: esposti ad arresti arbitrari e rapimenti per mano delle milizie e regolarmente vittime di trafficanti di esseri umani e di abusi di potere da parte di gruppi criminali collusi con le autorità . Il deteriorarsi del conflitto li ha esposti a rischi sempre maggiori;le autorità  libiche continuano a detenere illegalmente migliaia di persone nei centri amministrati dal Direttorato generale per la lotta alla migrazione illegale, dove vengono sottoposte a sfruttamento, lavoro forzato, tortura e altre violenze, inclusi stupri, spesso allo scopo di estorcere denaro alle famiglie in cambio del loro rilascio; i detenuti nei centri vivono in condizioni disumane, di sovraffollamento e mancanza di cibo, acqua e cure mediche; i centri vengono regolarmente ripopolati. Solo nel 2019, le autorità  marittime libiche, in particolare la Guardia costiera libica, hanno intercettato almeno 9.225 rifugiati e migranti che attraversavano il Mediterraneo centrale, riportandoli quasi tutti indietro nei centri di detenzione libici”. E ancora: “Con oltre 480 contagi da coronavirus registrati ufficialmente nel Paese, e molti altri che potrebbero non essere stati rilevati, in questo momento a preoccupare è anche la situazione sanitaria nei centri di detenzione dove si vive ammassati, in condizione di vera disumanità . Un allarme rilanciato ripetutamente anche da Papa Francesco”.
Come non bastasse, ci sono gli ultimi rapporti dell’Unhcr – l’agenzia Onu per i rifugiati – secondo cui “mentre il numero di persone che arrivano in Europa dal Mediterraneo Centrale è diminuito, il tasso di mortalità  è aumentato bruscamente, in particolare per coloro che tentano la traversata dalla Libia”. E “Il segretario generale dell’Onu ha chiesto di interrompere la cooperazione per la cattura dei migranti in mare esortando ‘gli Stati membri a rivedere le politiche a sostegno del ritorno di rifugiati e migranti in quel Paese’. Nonostante tutto ciò, l’Italia, Malta e le agenzia europea Frontex, hanno intensificato il sostegno alla Guardia costiera libica a cui vengono segnalati i barconi da intercettare anche all’interno di SAR europee”.
La risoluzione è lunga e puntuale e chiede un ripensamento di tutto l’approccio ai fenomeni migratori nel Mediterraneo. Presentarla, fa sì che le missioni stamattina siano votate separatamente, e che quindi ci sia un voto separato prorprio sul memorandum di intesa con la Guardia Costiera Libica, che è stato fatto rinnovare automaticamente a inizio febbraio e poi leggermente modificato in una trattativa tra il governo di Fadez al-Serraj e i nostri ministeri degli Esteri e dell’Interno.
Il Pd ufficialmente sostiene di aver rafforzato – grazie alla spinta del capogruppo alla Camera Graziano Delrio – la parte sulla necessaria revisione del memorandum, chiedendo che dal 2021 il sostegno sia esclusivamente alla marina libica (non alla guardia costiera, che – come ha sottolineato in aula Giuditta Pini – di fatto non esiste), e sollecitando il governo per far passare l’attività  di addestramento dei libici sotto la missione europea Irini.
Ma per una parte della maggioranza è troppo poco. In 23 hanno votato contro l’articolo del decreto missioni sul rifinanziamento. Italia Viva non ha partecipato al voto. Un anno fa, ai tempi del Conte 1, per protesta contro quel memorandum di intesa il Pd era uscito dall’aula.
E all’ultima assemblea nazionale aveva approvato all’unanimità  un ordine del giorno che lo impegnava a non sostenere più il rifinanziamento. Ma oggi, alla Camera, è andata diversamente. L’Italia continuerà  a finanziare le milizie che si occupano di bloccare i migranti che cercano di fuggire dalla guerra civile riportandoli nei centri di detenzione.
“La Libia non è mai stata un porto sicuro – ha detto l’ex presidente della Camera Laura Boldrini nel suo intervento in aula – sostenere la Guardia costiera libica significa sostenere illeagalità , violazioni dei diritti umani e anche del diritto internazionale”.
Ancor più duro Matteo Orfini, sempre del Pd: “Sappiamo di stare finanziando chi fa traffico di esseri umani, chi riporta i migranti in posti sove subiscono torture, stupri, omicidi, farlo dicendo che gli chiederemo di comportarsi bene è una gigantesca ipocrisia. Dobbiamo rimanere in Libia, sono d’accordo, ma per difendere i più deboli, non per formare e finanziare chi li tortura”.

(da “La Repubblica”)

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