Destra di Popolo.net

SALVINI E’ ALLA FRUTTA, MANIPOLA PURE UN VIDEO DI UNO SBARCO AUTONOMO PER DIFFAMARE IL GOVERNO

Luglio 29th, 2020 Riccardo Fucile

SE IL GOVERNO FOSSE “COMPLICE” NON LI AVREBBE TUTTI RINTRACCIATI … E VISTO CHE CON SALVINI MINISTRO ERANO ARRIVATI CON SBARCHI AUTONOMI 4.553 MIGRANTI, IL PRIMO “COMPLICE” SAREBBE LUI

Con l’eleganza e la correttezza istituzionale di chi studia da statista, la pagina facebook di Matteo Salvini pubblica un video girato sulla spiaggia a Marina di Ragusa in cui prima di tutto aggiunge musica africana di sottofondo rispetto all’originale ma soprattutto cerca di far credere che le persone che sono sbarcate siano scappate e sfuggite alla polizia per accusare il governo di complicità .
In realtà , come riportano tutte le agenzie di stampa, tutte le persone che sono scese dalla barca sono state rintracciate:
Sbarco autonomo in località  Casuzze nel Ragusano. Questa mattina, quando e’ stato individuato un gommone, polizia e carabinieri si sono messi alla ricerca delle persone che si trovavano a bordo. Dalle prime informazioni, confermate da fonti ufficiali, si tratterebbe di una quarantina di persone. Lo sbarco e’ avvenuto tra Caucana e Casuzze (Ragusa). Si tratta di un piccolo peschereccio di legno di una decina di metri, con una cabina al centro. Dalla imbarcazione sono scesi una quarantina di migranti, a pochi metri dalla battigia, in acque basse. I migranti si sono dileguati a piedi ma sono stati rintracciati dalle forze polizia che erano state allertate. Intanto arrivano segnalazioni dai cittadini per avvistamenti in zona. (AGI)
Sbarco sulla spiaggia del commissario Montalbano mentre i turisti fanno il bagno a mare. E’ accaduto questa mattina quando una piccola imbarcazione con a bordo una quarantina di migranti tunisini ha raggiunto la spiaggia e gli extracomunitari sono scesi per raggiungere di corsa la battigia. A quel punto è iniziato il fuggi fuggi dalla spiaggia dei bagnanti. Qualcuno ha anche immortalato lo sbarco. Lo sbarco di migranti è avvenuto nella frazione di Casuzze. Il sindaco di Ragusa Giuseppe Cassì si dice “preoccupato”. I migranti sono stati tutti fermati e identificati. (AdnKronos)
Ora, è evidente che se il governo fosse “complice”, come dice la pagina fb di Salvini, quelle persone non sarebbero state rintracciate. In più, come facciamo da un po’, dobbiamo segnalare che in questo, come in altri casi, si tratta di “sbarchi autonomi” che non si possono in alcun modo respingere anche se c’è chi, soffiando sul fuoco, dice il contrario.
Giusto un esempio per dare l’esatta dimensione del fenomeno: dal 1 gennaio al 1 settembre 2019 (un periodo nel quale il ministro dell’Interno era un certo Matteo Salvini) in Italia sono sbarcati 5.025 migranti (tutti mentre Salvini era al governo).
Di questi però solo 472 sono arrivati a bordo delle imbarcazioni delle ONG. Gli altri 4.553 sono arrivati in un altro modo.
All’epoca, mentre Salvini ingaggiava furiose battaglie di chiacchiere con le ONG, si arrivava con i barchini che hanno una curiosa caratteristica: non possono essere respinti perchè quando vengono avvistati si trovano già  nelle acque italiane e non è possibile ingaggiare una tarantella con Malta tirando fuori il centimetro per misurare la distanza dal “porto sicuro” più vicino.
Di questi Salvini non parlava quando era ministro. Ma oggi che è all’opposizione li usa per far abboccare i gonzi.

(da “NextQuotidiano”)

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SONIA LEONARDO LASCIA IL GRUPPO DI FORZA ITALIA AL SENATO: “HO PROVATO A RESISTERE, LA DERIVA SALVINIANA DEL PARTITO E’ L’ESATTO CONTRARIO DEL MIO STILE, DEL MIO MODO DI PENSARE E DELLA MIA TRADIZIONE POLITICA E CULTURALE”

Luglio 29th, 2020 Riccardo Fucile

LA MOGLIE DI MASTELLA FORMALIZZA L’ADDIO E PASSA AL GRUPPO MISTO

“Signora Presidente, la prego di prendere atto che, da questo momento, lascio il Gruppo di Forza Italia e chiedo di entrare nel Gruppo Misto”. Lo ascrive la senatrice di Forza Italia Sandra Lonardo in una lettera inviata alla presidente del Senato Casellati.
“La guida salviniana – si legge ancora – che si è imposta negli ultimi tempi in questa coalizione è l’esatto contrario del mio stile, del mio modo di pensare, della mia tradizione culturale e politica. Ho provato a resistere fino a quando ho potuto ma, non condividendo più la strategia politica, che determinava soltanto una forma di contrapposizione meramente ideologica, e nonostante le affettuose premure di colleghi, con i quali ho lavorato in sintonia, che stimo e che lascio malvolentieri, ho deciso di fare questa mia scelta di rinnovata vita politica”.
“So – prosegue – che tutto questo porterà  le malelingue e i teologi della moralità  politica ad esprimere giudizi ingenerosi nei miei riguardi. Qualcuno avrà  certamente da eccepire. Voglio, però, ricordare che non siamo in presenza soltanto, negli ultimi tempi, dei singoli che scelgono, ma di intere forze politiche. Va ricordato che queste forze politiche, ognuna di loro, ha giocato nel campo elettorale in un modo, comportandosi in maniera diversa alcuni mesi dopo e realizzando finanche formule di Governo di convergenza. Nessuno, quindi – conclude Lonardo – scagli pietre moraliste, che rimbalzerebbero facilmente e tornerebbero indietro rispetto a chi le ha lanciate. Posso solo dire, per quanto mi riguarda, che continuerò a fare, con impegno, dedizione e generosità , gli interessi della mia gente, che vedo affaticata, mai come ora, e in attesa di una speranza che tocca alla politica saper dare”.

(da agenzie)

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IL CONTO IN SVIZZERA DI FONTANA NON ERA “DORMIENTE”: ACCERTATI MOVIMENTI PER CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO TRA IL 2009 E IL 2013

Luglio 29th, 2020 Riccardo Fucile

I PM SCAVANO PER CAPIRE DI CHI FOSSERO REALMENTE: IL SOSPETTO CHE UNA PARTE FOSSERO DI FONTANA E CHE QUINDI ABBIA MENTITO

Emergono nuove incongruenze sul “caso camici” in Lombardia dopo le dichiarazioni di Fontana rilasciate a Repubblica, evidenziate dallo stesso quotidiano. Il governatore della Regione è accusato per frode in pubbliche forniture dopo l’acquisto di 75mila camici da parte di Aria (la centrale di acquisti della Regione Lombardia) all’azienda del cognato, Andrea Dini, trasformato in donazione in seguito alle rivelazioni di Report sul legame di parentela tra Fontana e Dini, e dopo il tentativo del governatore di “risarcire” il cognato per il mancato guadagno con un trasferimento di denaro “scudato”.
I 250mila euro del bonifico che Fontana ha cercato di eseguire a favore di Dini il 19 maggio — bloccato in base alla normativa antiriciclaggio perchè privo di una causale coerente con il versamento da parte di un soggetto “sensibile” — proveniva da un conto aperto presso la banca Ubs Ag, in Svizzera, dove riposano i capitali (oltre 4 milioni) provenienti da un altro conto da cui la madre di Fontana ha “scudato” 5 milioni di euro, fatti transitare dalle Bahamas alla Svizzera con una voluntary disclosure nel 2015.
Nell’intervista rilasciata a Repubblica, Fontana ha dichiarato che quei soldi erano stati portati all’estero “legalmente” dai suoi genitori, i quali “non avevano mai evaso le tasse”. Ma, come osserva lo stesso quotidiano, se così fosse stato non vi era bisogno di scudarli con i trust alle Bahamas (di cui Fontana risultava beneficiario) e di redigere una voluntary disclosure nel 2015 per regolarizzare la posizione.
Inoltre, è difficile spiegare come mai i genitori del governatore, un medico e una dentista, negli anni 80 — il periodo a partire dal quale, secondo Fontana, quel conto non è stato più utilizzato — possedessero una somma di denaro così ingente sul conto svizzero.
Il sospetto è che parte di quel denaro appartenesse allo stesso Fontana, aspetto che andrebbe a confliggere con quanto dichiarato indicato nella clausola voluntary disclosure: “eredità ”.
Sempre dalla voluntary disclosure, emerge che su quel conto ci siano stati movimenti anche tra il 2009 e il 2013, in un periodo in cui la madre del governatore, Maria Giovanna Brunella, aveva tra gli 86 e i 90 anni e in cui sono stati movimentati migliaia di euro: 129mila nel 2010 dal conto delle Bahamas a quello svizzero, circa 500mila l’anno seguente e altri 200mila nel 2013 secondo quanto riportato da Domani nella sua newsletter. A dimostrazione del fatto che il conto fosse tutt’altro che fermo.
Le affermazioni di Fontana stridono con la realtà  dei fatti anche per quanto riguarda il fulcro della vicenda: i camici e l’accordo con Dama. Il governatore ha affermato di non aver saputo dell’affidamento oneroso della fornitura prima del 12 maggio, eppure l’ex numero uno di Aria, Filippo Bongiovanni, ha rivelato ai pm di aver informato Fontana subito.
Dunque, se inizialmente era pacifico che quella fornitura fosse di carattere oneroso, perchè trasformarla in donazione? E infine, la consegna lasciata a metà : quei 25mila camici — sequestrati ieri dalla Guardia di Finanza durante una perquisizione nel magazzino dell’azienda — che la Dama non ha consegnato, ma cercato di rivendere a un prezzo maggiorato ad una clinica.
Bongiovanni ha dichiarato che dopo la consegna dei primi 50mila camici “non c’era più bisogno” del materiale restante. Eppure vi era ancora un grande bisogno di dispositivi di protezione in Lombardia, ancora in piena crisi Covid a fine: perchè rinunciare? Viene da pensare che anche questa mossa fosse legata alla necessità  di risarcire Dini del mancato guadagno.

(da TPI)

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COME BERNARD-HENRY LEVY HA MASSACRATO SALVINI A QUARTA REPUBBLICA: “VOI SOVRANISTI AVETE PERDUTO, GLI ITALIANI HANNO CAPITO CHE SENZA EUROPA SAREBBE UNA TRAGEDIA”

Luglio 29th, 2020 Riccardo Fucile

DURANTE LA TRASMISSIONE SU RETE 4 IL FILOSOFO E’ ANDATO PER TUTTO IL TEMPO ALL’ATTACCO DEL LEGHISTA CHE ANNASPAVA TRAGICAMENTE… “L’ITALIA HA BISOGNO DI LEADER CALMI E CAPACI, NON DI CHI ISTIGA ALL’ODIO”

Sentite questa che è amena: nei giorni scorsi si è svolto il famoso convegno al Senato organizzato dal leghista Armando Siri e da Vittorio Sgarbi sul Coronavirus: era presente anche Matteo Salvini che ne ha approfittato per uno show sulla mascherina ma tra gli ospiti c’era anche il filosofo francese Bernard-Henry Lèvy.
Ebbene, lo stesso giorno Lèvy è stato ospite da Nicola Porro a Quarta Repubblica insieme proprio a Salvini e ne ha approfittato per attaccare lui e il sovranismo all’italiana.
La parte più divertente della vicenda è che oggi il Giornale è andato all’attacco di Lèvy proprio perchè si è permesso di scontrarsi con Salvini:Sulla Stampa di oggi Lèvy ha continuato a dare spettacolo su Salvini:
«L’Italia ha bisogno di leader calmi e capaci, che affrontino il problema a sangue freddo. A vedere Salvini da vicino, ho avuto l’impressione di uno che cerca di dare a chi lo chiede il permesso di essere violento, la licenza di uccidere. Chi dice agli italiani che sono vittime di una occupazione, che la violenza principale che devono affrontare è l’arrivo di questa povera gente che arriva su imbarcazioni di fortuna, si assume una   responsabilità  terribile. Qualcuno li prenderà  alla lettera e vorrà  cacciare“l’invasore”»
Sinora chi evoca i mostri ha una vita meno dura di chi cerca di costruire ponti.
«È uno degli insegnamenti di Freud e Lacan: la pulsione dell’odio è la più forte. È il legame più potente fra gli uomini ed è un umore sociale molto difficile da contrastare. È facile essere Salvini, dici delle sciocchezze e la gente più in difficoltà  può crederti, così si conduce il paese al fallimento. Fortunatamente, Salvini non è al potere e non ha negoziato lui con l’Europa. Gliel’ho detto: “Voi avete perduto”. Perchè gli italiani sanno che se non ci fosse l’Europa sarebbe la debacle».
Ma Lèvy era in Italia per il famoso convegno, organizzato da un salviniano di ferro come Siri che l’ha anche invitato insieme a Sgarbi. E allora come la mettiamo? Forse che la prossima volta è meglio informarsi prima di far fare figuracce a Salvini in tv?

(da “NextQuotidiano“)

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IL SINDACO LEGHISTA DI CODOGNO CONTRO SALVINI: “LA MASCHERINA SI DEVE USARE, IO L’EMERGENZA SANITARIA L’HO VISSUTA SULLA MIA PELLE”

Luglio 29th, 2020 Riccardo Fucile

“LE REGOLE VALGONO PER TUTTI E VANNO RISPETTATE”

Francesco Passerini, sindaco di Codogno eletto proprio con la Lega, spiega in un’intervista al Messaggero che la mascherina si deve usare e che c’è un’emergenza sanitaria che ha vissuto sulla sua pelle:
Signor sindaco, allora Salvini ha torto quando dice: «Io la mascherina non ce lo e non me la metto»?
«Non ho sentito le sue parole. Noi, ovviamente, le usiamo, eccome. Ricordo che siamo stati uno dei comuni ad essere dichiarato zona rossa. Abbiamo visto sul campo e sulla nostra pelle la pericolosità  del virus, e la protezione sanitaria è utile e necessaria. Qui dobbiamo stare molto attenti. Abbiamo avuto, dal 21 febbraio al 18 maggio, 224 morti su 16mila abitanti, e pensi che nello stesso periodo del 2019 — senza il Covid — i defunti erano stati un’ottantina. Insomma i dati si sono impennati».
Quindi?
«Qui a Codogno la mascherina la portano tutti ma proprio tutti. E’ obbligatoria in qualsiasi luogo chiuso, all’aperto non lo è, ma specialmente gli anziani la portano sempre. Quando vai in   campagna o a fare passeggiate in luoghi spaziosi si può evitare, ma giusto lì. Sennò, le regole sono regole ed evviva le regole. Sono quasi due mesi che non abbiamo casi di positività , e occorre continuare a preservarci in tutti i modi. Anche l’uso delle mascherine ha contribuito a questo risultato».
Salvini ha peccato di leggerezza allora l’altro giorno al convegno, con Sgarbi, dei negazionisti o dei relativisti?
«Non lo so, perchè non c’ero. Io sono il primo a sperare che col tempo non ci sia più bisogno delle mascherine, intanto teniamole. Io confido, come ho fatto fin dall’inizio di questa tragedia che non dobbiamo minimizzare e non dobbiamo far diventare una psicosi, visto che ne stiamo ampiamente uscendo grazie agli sforzi di tutti, nel profondo senso di responsabilità  dei cittadini. E non mi sembra che stiano mollando nella prudenza e nel controllo. Continuiamo a fidarci delle normative e affrontiamo tutti i problemi che, dopo l’emergenza, restano da risolvere. Sono tanti: c’è il tema delle scuole, del personale. C’è bisogno di risorse, ma soprattutto di regole chiare, che consentano agli enti locali di metterle a sistema, di muoversi per tempo».

(sa “NextQuotidiano”)

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LE 234.000 AZIENDE CHE HANNO TRUFFATO LO STATO: DIPENDENTI UFFICIALMENTE IN CASSA INTEGRAZIONE MA LAVORAVANO LO STESSO

Luglio 29th, 2020 Riccardo Fucile

OLTRE UN QUARTO DELLE ORE DI CASSA INTEGRAZIONE TAROCCATE DA AZIENDE CHE HANNO MANTENUTO INALTERATO IL FATTURATO… E GLI STIPENDI RISPARMIATI SONO DIVENTATI PROFITTO… QUESTA E’ L’ITALIA DEI PRENDITORI NON DEI VERI IMPRENDITORI

C’è un dato che è la cartina al tornasole di un malcostume, di un comportamento abusivo perpetrato per mesi ai danni dello Stato. E quindi degli italiani.
Nel bel mezzo della pandemia. Il dato è quello rivelato nel corso di un’audizione in Parlamento da Giuseppe Pisauro, presidente di quell’Ufficio parlamentare di bilancio che vigila sulla finanza pubblica: “Oltre un quarto delle ore” di cassa integrazione Covid ”è stato tirato da imprese che non hanno subito alcuna riduzione di fatturato”. Già  il fatto che un’impresa abbia mantenuto lo stesso fatturato a fronte di lavoratori rimasti a casa fa affiorare qualche sospetto, ma è scavando nel dato che emerge uno scenario ancora più oscuro: i dipendenti erano formalmente in cassa, pagata dallo Stato, ma in realtà  lavoravano, in azienda o in smart working.
E così le imprese furbette hanno trasformato il costo per quei dipendenti, cioè i loro stipendi, in profitto.
I dati
Partiamo dal dato di Pisauro. Per arrivare a questo dato, l’Ufficio parlamentare di bilancio prende come riferimento quelli più dettagliati di un monitoraggio fatto dall’Inps e quelli di un check dell’Agenzia delle Entrate sulla fatturazione elettronica.
Il periodo di riferimento è il primo semestre del 2020 (la cassa per l’emergenza Covid è scattata dal 23 febbraio) messo a confronto con lo stesso periodo del 2019. Incrociando questi dati esce fuori che un terzo delle ore di cassa integrazione è stato utilizzato da imprese che hanno avuto perdite di fatturato superiori al 40 per cento.
E fin qui nulla di anomalo dato che il fatturato è calato a fronte di dipendenti in cassa integrazione.
Ma oltre un quarto delle ore è stato tirato, quindi usufruito, da imprese che non hanno subito alcuna riduzione di fatturato.
Così sono lievitati i profitti di 234mila imprese furbette
I dati dettagliati, di cui Huffpost è venuto a conoscenza, dicono che il numero delle aziende furbette che hanno usato la cassa integrazione Covid pagata dallo Stato e che però non hanno subito alcun calo del fatturato sono 234mila.
Meglio: 234mila ci hanno provato perchè questo numero si riferisce a quello delle aziende che hanno ricevuto l’autorizzazione a usare la cassa dall’Inps.
Non tutte sono andate fino in fondo, ma il numero cambia di poco. E la percentuale di nulla. In 188mila, infatti, hanno usufruito di queste ore. Sono andate fino in fondo. Per fare cosa?
Il meccanismo ha funzionato grosso modo così.
Prendiamo come esempio un’impresa con dieci dipendenti. C’è il coronavirus, quindi il lockdown. L’impresa dice allo Stato che ha bisogno di mettere i dipendenti in cassa. Lo Stato, attraverso l’Inps, paga la cassa integrazione a questi dipendenti.
Però questi dipendenti continuano ad andare in sede o a lavorare in smart working da casa. E il fatturato così rimane uguale.
Solo che questo fatturato genera un profitto, che prima non c’era. In poche parole: il fatturato è rimasto uguale, ma è un fatturato ottenuto con i dipendenti pagati dallo Stato. Ecco allora che il costo di quei lavoratori, cioè i loro stipendi, ovviamente a carico dell’impresa, sono diventati profitto per l’impresa stessa.
Lo schema del Governo per una cassa integrazione più selettiva
Questo e altri fenomeni hanno messo un’ipoteca su una considerazione che il Governo ha già  in mente da settimane: la cassa integrazione è servita per tenere a galla il mondo del lavoro, ma molte imprese non ne avevano bisogno. E perciò si cambia.
Anche perchè la cassa Covid, pagata dallo Stato, può diventare un alibi per non far ritornare i dipendenti a lavoro, a stipendio pieno, e così è l’intero ciclo produttivo viaggia sempre a singhiozzo.
Lo schema per disincentivare il ricorso alla cassa integrazione sarà  contenuto nel decreto agosto. Solo chi ha avuto un calo del fatturato pari o superiore al 20% nel primo semestre di quest’anno rispetto a quello del 2019 potrà  accedere alla cassa Covid alle condizioni attuali. La cassa continuerà  a pagarla lo Stato.
Le imprese che hanno avuto invece un calo contenuto, sotto il 20%, se vorranno ricorrere ancora alla cassa dovranno pagarne una parte. In alternativa potranno ottenere una decontribuzione al 100% per quattro mesi: niente più contributi versati all’Inps.

(da “Huffingtonpost”)

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MARIA ELENA BOSCHI: “IL COVID ESPORTATO DAGLI ITALIANI IN AFRICA CON GLI AEREI E NON DA LORO CON I BARCONI”

Luglio 29th, 2020 Riccardo Fucile

“IL VERO PROBLEMA IN ITALIA E’ IL LAVORO”

Maria Elena Boschi è stata recentemente al centro di una serie di critiche per la fotografia in barca a Ischia postata. La parlamentare del Pd ha sottolineato di essere «oggetto dell’odio dei leoni da tastiera da anni» scegliendo volutamente, insieme a Italia Viva, di non ripagare con la stessa moneta chi attacca: «Siamo diversi e rivendichiamo questa diversità ».
Interpellata sul coronavirus, poi, ha sottolineato che è inutile continuare a battere sul chiodo migranti che lo portano sui barconi poichè siamo noi italiani ad averlo portato in Africa con gli aerei.
La Boschi, aggiunge che «la narrazione di Minniti spesso segue il canovaccio di quella di Salvini: è accaduto anche nel 2017-2018. Quello che è certo, però, è che i migranti debbono rispettare le regole sanitarie, quarantena compresa, al pari dei cittadini italiani»
Per Maria Elena Boschi è arrivato il momento di intervenire sul lavoro — la vera emergenza in Italia ora che il coronavirus è sotto controllo — e sui 500 mila posti perduti da inizio pandemia. «Non c’è bisogno nè di commissioni nè di task force. Più che aumentare le poltrone penserei a come aumentare i posti di lavoro», ha sottolineato in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Sul Recovery Plan: «Il Parlamento può e deve essere coinvolto con una discussione su come spendere questi soldi. Noi chiediamo di mettere subito risorse su turismo, moda, ristorazione, artigianato. Vorrei vedere meno post su Facebook e più decreti attuativi».

(da agenzie)

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INCHIESTA CAMICI: PERQUISIZIONI DELLA GUARDIA DI FINANZA NELLA SEDE DELLA DAMA SPA: SI CERCANO ELEMENTI SULLA MANCATA CONSEGNA DI 25.000 CAMICI

Luglio 28th, 2020 Riccardo Fucile

INDAGINE SUI 5,2 MILIONI: ESCE FUORI CHE DAL 2005 ERA CONFUITA IN UN TRUST GESTITO DA UNA FONDAZIONE NEL LIECHTENSTEIN SULLA QUALE AVEVA L’OPERATIVITA’ ANCHE FONTANA, NON SOLO LA MADRE

I militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, su delega della Procura di Milano, stanno effettuando perquisizioni presso la Dama spa, l’azienda di cui è titolare ad Andrea Dini, il cognato del governatore lombardo Attilio Fontana, e che è al centro del caso camici in Lombardia in cui risultano entrambi tra gli indagati.
Da quanto si è appreso, le Fiamme Gialle stanno cercando elementi probatori relativi alla mancata consegna di 25 mila camici avvenuta dopo che la fornitura di 75 mila pezzi si è trasformata, nelle intenzioni dichiarate, in donazione.
Intanto dalle indagini è emerso che è stato l’ufficio legale di Aria, la centrale acquisti di Regione Lombardia, a dare il parere negativo e quindi a non accettare la donazione di camici da parte della Dama. Donazione di “non modico valore” che, secondo il codice, necessita dell’atto pubblico notarile e della presenza di due testimoni.
Quindi non era sufficiente la mail mandata da Andrea Dini lo scorso 20 maggio all’allora dg di Aria Filippo Bongiovanni per revocare il contratto di fornitura. Bisognava seguire una procedura più complessa, in mancanza della quale è   ancora operativo l’ordine al centro dell’inchiesta. In più, a contribuire al rigetto del cospicuo regalo è stato anche il conflitto di interessi che, in base all’ipotesi investigativa, sarebbe stato nascosto.
Intanto oggi i pm Luigi Furno, Paolo Filippini e Carlo Scalas, titolari del fascicolo con l’aggiunto Maurizio Romanelli,   si sono riuniti più volte per fare il punto della situazione in vista dei prossimi passi dell’indagine in cui tra gli indagati per frode in pubbliche forniture figura Fontana, oltre a Dini, Bongiovanni (entrambi accusati anche di turbata libertà  nella scelta del contraente) e a una funzionaria di Aria. §Ieri avrebbero concluso un primo giro di audizioni e tra le le persone ascoltate, da quanto si è saputo, accanto   ai tecnici della Consip lombarda, è stato convocato anche un fornitore di tessuti per camici.
Se da un lato   il cuore dell’inchiesta riguarda la fornitura con tutte le sue anomalie, dall’altro la Procura   ha acceso un faro sul conto in Svizzera con depositati 5,3 milioni del presidente della Lombardia.
Si tratta di una somma scudata nel 2015 proveniente dai conti associati a due trust alle Bahamas creati dalla madre del presidente della Lombardia: uno che risale al 1997 il cui capitale nel 2005 è confluito in un secondo trust gestito da una fondazione a Vaduz nel Liechtenstein sulla quale, oltre alla madre, aveva l’operatività  pure Fontana. L’esistenza del patrimonio milionario detenuto alla Ubs di Lugano (Fontana è stato multato dall’Anac per aver omesso la dichiarazione dello stato patrimoniale relativa al 2016, quando era ancora sindaco di Varese)   è emersa proprio   perchè dal conto elvetico di Fontana sarebbe dovuto partire il bonifico di 250 mila euro, poi bloccato in quanto operazione sospetta dall’Uif della Banca d’Italia, a titolo di risarcimento al cognato per il mancato profitto derivato dalla trasformazione della fornitura in donazione.

(da agenzie)

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INDOVINATE CHI HA CREDUTO CHE IL COMUNE (INESISTENTE) DI BUGLIANO HA TOLTO LA CITTADINANZA ONORARIA A BOCELLI

Luglio 28th, 2020 Riccardo Fucile

L’ACCOUNT PARODIA RIPRESO DA “LA PADANIA” CHE LO CREDE VERO E NON FRUTTO DI SATIRA

La differenza tra mondo virtuale e mondo reale si sta assottigliando sempre di più e questo è un fatto.
Diverso, però, è trasportare nel mondo reale fenomeni nati esclusivamente in quello virtuale. Così, il comune di Bugliano — l’account parodia di un ipotetico comune toscano — è diventato un account talmente realistico e “sul pezzo” da trarre in inganno diversi esponenti e protagonisti del dibattito pubblico. La cosa accade sempre più spesso. Oggi, ad esempio, è capitato con la “notizia” della revoca della cittadinanza onoraria ad Andrea Bocelli per le sue dichiarazioni sul coronavirus nel corso di un convegno organizzato in Senato.
Cioè, intendiamoci, la notizia che Bocelli abbia rilasciato dichiarazioni contestabili sul coronavirus in Senato è vera. A essere falsa è l’esistenza (nel mondo reale, lo ricordiamo) del comune di Bugliano e, quindi, il fatto che Bocelli sia mai stato cittadino onorario di questo municipio. L’account parodia aveva scritto nella giornata di ieri:
Tra l’altro, nella finta lettera di revoca della cittadinanza c’era anche questo passaggio — che avrebbe dovuto dare qualche indizio sulla comicità  dell’intenzione -: «Ad Andrea Bocelli fu anche consegnata la chiave della città , ma per quello risolveremo cambiando la serratura».
Nonostante tutto, come ha scritto David Puente su Twitter, il quotidiano La Nuova Padania non si è sottratto alla realizzazione di un articolo in cui si trattava l’argomento come se fosse realmente accaduto. Ora, l’articolo in questione è offline, ma sul web rimane ancora qualche traccia nella cache.
Non è la prima volta che il comune di Bugliano crea qualche grattacapo alla Lega. Qualche settimana fa, nel corso di una diretta Instagram, a Matteo Salvini era stato chiesto di rivolgere il proprio saluto ai cittadini del comune di Bugliano. Cosa che il leader del Carroccio ha fatto con molta solennità  e con impegno.

(da agenzie)

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