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STAVOLTA RENZI NON HA TORTO: “SUL RECOVERY SI CAMBIA O VOTIAMO CONTRO”. SALTA IL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Dicembre 8th, 2020 Riccardo Fucile

ANCHE IL PD E’ CRITICO… UN GOVERNO NON PUO’ DELEGARE A 300 PRESUNTI ESPERTI E 6 MANAGER LA GESTIONE DELLE RISORSE, NEGLI ALTRI PAESI EUROPEI I GOVERNI SI ASSUMONO LE RESPONSABILITA’

Se è saltato il consiglio dei ministri è perchè hanno capito che quello di Renzi non è un “penultimatum” a favor di stampa ma un “ultimatum” a favor di Conte.
E che, detta in sintesi, a questo punto o il premier torna indietro ridiscutendo tutto — il piano, l’allocazione delle risorse, i compiti e la natura della cabina di regia — oppure il rischio di andare a sbattere è concreto.
Perchè, ha spiegato Renzi ai suoi, “o toglie dalla manovra la norma sulla cabina di regia e anche il progetto di fondazione sui servizi segreti o votiamo contro la manovra”.
È per questo che, in un crescendo dichiaratorio, ha detto ai microfoni del Tg2 che, per come si è messa “teme la rottura”, parole che rendono complicata una frenata se a palazzo Chigi non si deciderà  di accogliere la richiesta. Scenario per cuori forti, in piena sessione di bilancio, nel pieno di una pandemia, col paese chiuso in casa a Natale.
La verità  è che Renzi ha azzeccato la mossa, comprendendo che siamo a uno snodo: i tempi, le modalità , il terreno. E non è un caso che, proprio attorno all’iniziativa, si registri un clima nuovo, proprio nella sinistra.
Bettini invita a prenderlo sul serio, ecco perchè, prima di arrivare a questo punto, aveva suggerito una discussione profonda sull’assetto di governo; in pochi lo attaccano come una volta, contano le parole che in altri tempi gli venivano dette su “stabilità ”, “responsabilità ” e “irresponsabilità ” che, stavolta, invece restano bloccate nelle ugole dei dichiaratori.
E in parecchi sussurrano dentro il Pd che “anche se lo dice Renzi è vero”, inviandogli messaggi di condivisione, che celano un malessere che cova al fondo su una linea che non è linea: c’è la pandemia, non c’è l’alternativa a questo governo e, anche se fa cose discutibili che se le avesse fatte la destra si sarebbe urlato all’allarme democratico, si deve essere usi ad ubbidir tacendo.
In fondo, magari in modo meno guascone, più riflessivo, meno irriverente ma, insomma, il concetto di fondo non sarebbe stato un’eresia se lo avesse detto qualche alto in grado al Nazareno. E invece lo dice Renzi, proprio lui: “Così non si può andare avanti con una misura che sostituisce il governo con una task force, la seduta del Parlamento con una diretta su Facebook, noi abbiamo mandato via Salvini per non dargli i pieni poteri, ma non è che li diamo a Conte”.
Effettivamente che gli vuoi dire, se non che ha trovato un terreno perfetto che gli consente di parlare non di rimpasto, poltrone, alchimie, ma di una questione di dignità  delle istituzioni. E infatti, sulle chat di Italia Viva, ha messo nero su bianco questa regola di ingaggio: “Chi parla di rimpasto, lo asfalto”.
Gliel’hanno servita su un piatto d’argento. Era stato il premier ad assicurare un ampio dibattito parlamentare sul più grande piano di ricostruzione dal dopoguerra e invece ha recapitato una bozza all’una di notte ai ministri.
Si è pure inventato una struttura che esautora il governo, prevedendo poteri in deroga per un gruppo di manager non si sa scelti come, con meccanismi di assunzione fuori dal controllo della Corte dei conti: “È una roba— ha spiegato Renzi ai suoi – fuori dal mondo. Ero anche andato a trovarlo per aiutarlo per una ripartenza su un nuovo assetto, erano tutti d’accordo e la risposta quale è stata? Due interviste per prendermi per i fondelli e una struttura che non sta nè in cielo nè in terra.”.
E ora in una situazione che è un classico muro contro muro, qualcuno ci perde la faccia. Difficile che, a questo punto, Renzi si accontenti di quattro poltrone dentro la cabina di regia. Così giura a chi gli chiede lumi: “Su questa cosa si va fino in fondo, è una linea Maginot. Servono i tecnici? E allora andiamo su un governo tecnico. Io la faccia non ce la perdo”.
Se però Conte sarà  costretto a stralciare la norma dalla finanziaria, accettando un dibattito e una norma ad hoc sulla cabina di regia non si sarà  consumata solo una dimostrazione di forza nel governo, ma sarà  andata in scena anche una lezione nei confronti del Pd. E cioè che si può stare al governo anche senza calare le braghe.

(da “Huffingtonpost”)

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RIENTRA IL DISSENSO MES NEL M5S: HANNO TROVATO UN PUNTO DI CADUTA

Dicembre 8th, 2020 Riccardo Fucile

RISOLUZIONE SU LOGICA A PACCHETTO

“Ho trascorso due intere giornate insieme ad altri 60 parlamentari per mediare le posizioni, per trovare un punto di caduta. Grazie a questo lavoro è venuta fuori una risoluzione che non è quella ideale ma, almeno, rivendica il ruolo del Parlamento in sede di ratifica e avverte che non sarà  disposto al voto finale se non ci sarà  l’avanzamento significativo del resto del pacchetto di riforme (Edis prima di tutto)”. Lo scrive su Facebook la senatrice M5S Barbara Lezzi che aggiunge: “Tutto a posto? No. Il testo dovrà  essere ulteriormente mediato con il resto delle forze di maggioranza”.
Ci siamo riuniti “superando sterili distinguo, posizioni tese solo a provocare o azioni esterne di chi esalta Conte in pubblico ma mira ad affossarlo, ringrazio tutti i colleghi per questo impegno sentito e aperto di questi due giorni.”, spiega la senatrice, tra gli esponenti M5S che, in una lettera a vertici, qualche giorno fa avevano avvertito che non avrebbero votato la riforma del Mes.
Nel post Lezzi attacca duramente Marco Travaglio per il suo editoriale “i nuovi Bertinotti”, oggi sul Fatto Quotidiano. “Il Parlamento ha due prerogative da esercitare in merito ai trattati intergovernativi. La prima è l’atto di indirizzo ovvero la risoluzione con la quale approva un impegno in cui traccia la linea che il Governo deve seguire nel negoziato. La seconda è il disegno di legge di ratifica che rende pienamente operativo il trattato intergovernativo.   In questi due anni e mezzo, due diverse maggioranze hanno impegnato il governo a procedere nelle riforme richieste dall’Europa seguendo la c.d. logica di pacchetto. Questo significa che, a fronte della modifica del Mes, ci sarebbe dovuta essere anche l’introduzione di altri meccanismi come, ad esempio, l’Edis”, scrive Lezzi che attacca: “Cosa fa Gualtieri pochi giorni fa? In totale spregio del Parlamento approva in Europa la modifica del Mes pur senza avanzamenti dell’Edis.   È stato naturale per il M5S insorgere di fronte al ministro”.
“Lei potrà  darmi della Bertinotti, dell’utile idiota così come altri suoi colleghi potrà  insultarmi e denigrarmi ma, dopo la fuga in avanti del Ministro Gualtieri, il Partito Democratico non potrà  porre veti o distinguo. La mia linea rossa è questa e non posso cambiarla”, conclude Lezzi rivolgendosi a Travaglio.
Di Maio: “Domani voto su Governo, serve responsabilità ”.
“Come ho ribadito più volte, il no all’utilizzo del Mes resta fermo, ma il voto di domani sarà  un voto sul governo, su una risoluzione, sul presidente del Consiglio. Prevalga la responsabilità ”. Così il ministro Luigi Di Maio in una nota.
”È un bene che si stia andando verso un punto di caduta nel Movimento 5 Stelle a proposito del voto di domani e mi auguro si raggiunga un punto di incontro quanto prima – prosegue -. Era ciò che avevo fortemente auspicato e per cui ho lavorato insieme a tutti gli altri. Come ho ribadito più volte, il no all’utilizzo del Mes resta fermo, ma il voto di domani sarà  un voto sul governo, su una risoluzione, sul presidente del Consiglio. Prevalga la responsabilità ”.
Fico: “Per M5s un dovere sostenere Conte”.
“Il presidente del Consiglio ha il pieno sostegno del Movimento 5 Stelle, questo non lo ha messo in discussione nessuno al nostro interno”. Parla il presidente della Camera Roberto Fico e in un’intervista al Corriere della Sera dichiara che “come tutti i periodi di transizione, si vive un momento complesso”, tuttavia nel Movimento “abbiamo ragionato e stiamo ragionando su punti essenziali per l’identità , l’organizzazione e il percorso di una forza politica che in poco tempo ha conosciuto varie fasi” tanto che con gli Stati generali “stiamo cercando di dare risposte a esigenze e problematiche che sono emerse nel tempo”. Passaggio che Fico reputa “fondamentale per affrontare al meglio i prossimi nodi e le prossime sfide”.
Brescia: “Il Governo non è a rischio”.
“Il governo non è affatto a rischio. Domani”, giorno del voto sulla riforma del Mes, “sarà  senza dubbio un giorno delicato. Sono certo che il M5S e la maggioranza troveranno la maturità  necessaria a superare tutte le differenze e votare insieme un testo. Non ci possiamo permettere polemiche e divisioni in questa fase. Francamente è uno spettacolo surreale”. Sono le parole di Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, esponente del M5S vicino a Roberto Fico, dettate a ‘La Stampa’.
I timori sulla fronda? “In passato sono stato anch’io in dissenso, ma ho sempre rispettato le decisioni, provando nel mio piccolo a cambiarle. Non temo chi scappa dal trovare una soluzione condivisa, accecato dalle ideologie. Domani – aggiunge – voteremo una risoluzione per sostenere il presidente del Consiglio ai tavoli europei e non possiamo mancare all’appuntamento. Capisco i fari accesi della stampa, non la drammatizzazione interna. Comunque non penso che questa fronda sarà  determinante”.
Tofalo: “Sì alla riforma del Mes, no all’utilizzo”.
“La votazione sulla risoluzione per il Consiglio d’Europa, invita alla grande responsabilità  istituzionale, in una fase delicata legata all’emergenza Covid. In queste ore stiamo leggendo tutto e il contrario di tutto sul Mes e sulla votazione che si terrà  domani in Aula. D’altronde sappiamo che da sempre provano a dividerci. Nessuno dice però che in queste ore i gruppi parlamentari del M5S, di Camera e Senato, stanno lavorando senza sosta a in perfetta sinergia per arrivare alla migliore risoluzione sul tema e, soprattutto, per tener conto di ogni sensibilità  interna. La fase conclusiva degli Stati Generali e una leadership ormai non più riconosciuta non devono infatti pesare su votazioni così importanti per il Paese. Il Movimento voterà  compatto dando un forte mandato al Presidente del consiglio Giuseppe Conte per la trattazione sui tavoli europei”. Lo afferma il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo (M5s).
“Una cosa è certa, il Mes resta per noi – conclude – uno strumento inadeguato e ormai inutile per le esigenze dell’Italia, disponiamo infatti già  di tantissime risorse come i fondi strutturali, gli scostamenti di bilancio, il Recovery Found e altri. La questione piuttosto è come e dove usare al meglio queste risorse”

(da agenzie)

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I NUOVI BERTINOTTI

Dicembre 8th, 2020 Riccardo Fucile

L’ARTICOLO DI MARCO TRAVAGLIO SUI “DISSIDENTI” DEL MES NEL M5S

C’era una volta un buon governo di centrosinistra molto più apprezzato dei partiti che lo sostenevano, con un premier onesto e capace e vari ministri coraggiosi e stimati anche all’estero.
Portò l’Italia in Europa, riformò la sanità  privilegiando il pubblico e non il privato, si oppose alle spinte inciuciste col centrodestra. Ma durò solo due anni.
Poi un leader che si credeva il più puro e intransigente del bigoncio lo sfiduciò sventolando la decisiva battaglia per l’orario di lavoro a 35 ore. Il governo cadde alla Camera per un voto, il premier andò a casa, indisponibile ad ammucchiate.
E quattro giorni dopo il suo rivale, che fino ad allora giurava “o questo governo o elezioni”, era già  pronto a formarne uno nuovo con un plotone di parlamentari eletti col centrodestra.
Il premier abbattuto era Romano Prodi, il suo killer Fausto Bertinotti, il successore e utilizzatore finale di cotanta intransigenza Massimo D’Alema, i voltagabbana suoi compagni di strada Mastella e Buttiglione, fondatori con Cossiga della leggendaria Udr.
Nato sotto i peggiori auspici, il governo D’Alema si distinse per quattro scelte sciagurate: i bombardamenti sulla Serbia nella guerra del Kosovo, ordinati da Usa e Nato ma senza l’Onu; l’abolizione dell’ergastolo per le stragi; le privatizzazioni di due galline dalle uova d’oro come Autostrade e Telecom, praticamente regalate ai Benetton e ai “capitani coraggiosi” Colaninno, Gnutti e Consorte.
Risultato: crollo dei consensi del centrosinistra, caduta di D’Alema dopo un anno e mezzo, nascita del secondo governo Amato e resurrezione di B. Che nel 2001 rivinse le elezioni e tornò al governo come nuovo.
Il copione stava per ripetersi nel 2008 ai danni del governo Prodi-2, se le manovre dei compagni Rossi e Turigliatto, anch’essi purissimi e intransigentissimi, non fossero state anticipate dal ritorno di Mastella alla casa del Papi.
Ma domani il bis potrebbe arrivare al Senato con Conte al posto di Prodi, i dissidenti 5Stelle al posto di Bertinotti&C., la risoluzione sul Mes al posto delle 35 ore, pezzi di FI e pulviscoli centristi al posto dell’Udr, la moglie di Mastella al posto di Mastella, Cottarelli o Cassese o un altro tecnico uscito dal cilindro dell’Innominabile e degl’inciucisti Pd al posto di D’Alema e, come utilizzatore finale, il solito centrodestra. Naturalmente, della risoluzione sul Mes che rischia di mandare in mille pezzi M5S e maggioranza, da giovedì se ne sbatteranno tutti allegramente.
Così come delle 35 ore non è mai più fregato nulla a nessuno. Ciò che resterà  saranno i risultati nefasti della geniale Operazione Morra, Lezzi &C., talmente puri e intransigenti da non vedere al di là  del proprio naso.
Cioè da immaginare l’eterogenesi dei fini sempre ottenuta dagli estremisti miopi, vanesii e irresponsabili, altrimenti detti “utili idioti”, che diventano regolarmente i migliori amici dei loro peggiori nemici in cambio di qualche ora di visibilità .
Gli effetti di uno scisma a 5Stelle mercoledì al Senato si vedranno già  da giovedì e potranno essere soltanto tre. Meglio pensarci prima che pentirsi dopo. Dunque eccoli.
1) I no dei dissidenti bastano a mandar sotto Conte e la maggioranza: così si va a votare in piena pandemia e campagna vaccinale, con la probabilissima mancata ricandidatura dei dissidenti medesimi e l’immancabile vittoria del centrodestra, che si pappa i 209 miliardi del Recovery.
2) Oppure, caduto Conte, nasce un nuovo governo-ammucchiata tecnico che smantella le principali conquiste fatte dai 5Stelle in questi due anni e mezzo e chiede il Mes sanitario: l’unico premier che non voleva chiederlo è andato a casa.
3) I frondisti non bastano a rovesciare Conte, ma fanno da cavallo di Troia al soccorso forzista-centrista, che salva il governo: così la maggioranza muta e si sposta a destra; il rimpasto, oltre al Pd e al Iv, lo chiedono pure i nuovi arrivati; i 5Stelle contano meno di prima e devono ingoiare non solo la riforma del Mes, ma pure l’accesso al Mes sanitario.
In tutti e tre i casi, la riforma del Mes va avanti spedita, visto che non dipende dai dissidenti grillini, ma dall’Unione europea. E non è all’ordine del giorno domani o dopodomani, ma a 2021 inoltrato, quando passerà  per i Parlamenti degli Stati membri e tutto può accadere (del resto, un anno fa nessuno avrebbe immaginato una Ue che vara il debito comune con gli eurobond del Recovery).
Intanto, finchè dura la legislatura, l’Italia non chiederà  mai nè il Mes sanitario nè quello ordinario riformato, che in questo Parlamento non hanno i numeri per passare. Tantopiù che nel 2021 l’Italia inizierà  a incassare il Recovery e di tutto avrà  bisogno fuorchè di un premier azzoppato o ricattato da chi non sa distinguere una risoluzione parlamentare dalla riforma di un trattato e sogna un veto italiano all’Ue senza calcolare le ritorsioni che ci pioverebbero in capo.
Già , perchè i giochetti di queste teste calde (o vuote) danneggerebbero anzitutto gli italiani. I nuovi Bertinotti e Turigliatto, invece, diventerebbero (anzi già  sono) gli idoli dei giornaloni e delle tv Mediaset. I padroni del vapore cercavano giusto un grimaldello per scassinare Palazzo Chigi, introdursi nel caveau del Recovery e levarsi dai piedi i 5Stelle e il loro premier senza lasciarci le impronte digitali.
Ma nemmeno loro osavano sognare che, a servirgli il pacco dono su un piatto d’argento, fossero proprio dei 5 Stelle.

Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)

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VENEZIA SOTT’ACQUA, IL MOSE NON E’ STATO ATTIVATO E LA FRITTATA E’ FATTA

Dicembre 8th, 2020 Riccardo Fucile

“SITUAZIONE DRAMMATICA”… “MOSE NON ATTIVATO PER NON ALERT 48 ORE PRIMA”: LA PROSSIMA VOLTA L’ALTA MAREA DIA UNA TELEFONATA DI PREAVVISO DUE GIORNI PRIMA, COSI BRUGNARO PROVVEDE

L’acqua alta a Venezia ha toccato ora una massima di 122 centimetri, con parte della città  allagata. La rilevazione è riferita al punto mareografico di Punta della Salute. In questo momento il Mose non è attivo.
Il Centro maree del Comune di Venezia ha diramato un avviso che parla di condizioni meteo in peggioramento, prevedendo per le 15.10 un picco di massima di 135 centimetri. Per Chioggia si ipotizza che l’acqua alta possa essere di 145 centimetri
“La situazione è terribile, siamo sotto l’acqua in maniera drammatica”: lo dice all’ANSA Carlo Alberto Tessein, Procuratore della Basilica di San Marco, a Venezia, in relazione all’acqua alta che ha invaso oggi la città , senza l’entrata in funzione del Mose. “Il   nartece è completamente allagato – spiega, raccontando i danni nell’edificio sacro – e se il livello sale ancora andranno sotto anche le cappelle interne”.
“Perchè oggi il Mose non è stato azionato? Siamo in una fase sperimentale, nella quale si alza quando c’è una previsione di 130 centimetri: l’allerta viene data 48 ore prima, per permettere non solo di emettere le ordinanze per la navigazione ma anche per convocare le squadre operative”. Lo spiega all’ANSA Cinzia Zincone, a capo del Provveditorato alle opere pubbliche del Nordest
“Infatti, nonostante a Venezia si parli di ‘strucare el boton’ (pigiare il bottone), in realtà  l’operazione nasce con molto anticipo e va preparata sottolinea -. Fino a questa mattina le previsioni non arrivavano a 130, e quando sono cambiate si era fuori tempo massimo. Si prevede che possano esserci margini di errore, ma non così ravvicinato”.
Zincone afferma di augurarsi due cose: “la prima è che il vento, cioè l’elemento più imponderabile e fantasioso del mondo meteoreologico, spinga le acque fuori della laguna e faccia quello che oggi noi non siamo stati in grado di fare -conclude -. La seconda è che si riesca a fare tesoro anche di questa esperienza per aggiornare le procedure in modo da adattarle anche a situazioni come questa, di improvviso peggioramento”.
“Sono al Centro Maree per seguire l’evolversi della situazione: il prossimo massimo di 145 centimetri è alle 16.40, a causa del rinforzo anomalo del vento. Il sistema Mose non è attivo”. Lo dice in un tweet il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.

(da “Huffingtonpost”)

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INDOVINATE CHI HA MESSO SALVINI A “INSEGNARE” ALLA SCUOLA DI PARTITO COME SI GOVERNA ETICAMENTE: LA DEPUTATA ELENA MURELLI, QUELLA CHE SI E’ INTASCATA IL BONUS 600 EURO DESTINATO ALLE PARTITE IVA IN DIFFICOLTA’

Dicembre 8th, 2020 Riccardo Fucile

DOVEVA ESSERE SOSPESA E PUNITA PER AVER CHIESTO UN SUSSIDIO QUANDO GUADAGNA 12.000 EURO AL MESE, INVECE DIVENTA ANCHE RESPONSABILE DELL’ACCADEMIA FEDERALE LEGA

Non è scuola di polizia ma poco ci manca. Vi ricordate di Elena Murelli, la deputata della Lega che definiva il bonus di 600 euro per le partite Iva un’elemosina se non poi decidere di richiederlo per sè stessa nonostante lo stipendio da parlamentare da 12mila euro al mese?
Doveva essere punita e invece è diventata responsabile dell’Accademia Federale Lega in Emilia.
Cos’è l’Accademia Federale Lega? Leggiamo dal sito: “L’Accademia Federale della Lega, nata l’8 ottobre 2018 grazie all’idea del segretario Matteo Salvini, si pone l’obbiettivo di confrontarsi sulle tematiche principali a livello politico nazionale ed internazionale. Il Responsabile Nazionale dell’Accademia è il Senatore Manuel Vescovi e poi, ogni regione ha il suo Referente. I momenti di formazione dell’Accademia si suddividono in 8 giornate di lezione l’anno, dove partecipano docenti e politici. Durante l’anno si svolgeranno dei meeting nazionali, dove tutti gli iscritti saranno invitati per condividere le proprie esperienze e trascorrere dei momenti insieme. La durata dell’Accademia sono 3 anni, quindi 24 giornate di lezione e al fine di ogni anno sarà  rilasciato l’attestato di partecipazione”.
Vengono svolte delle lezioni, dei corsi, dunque si insegna. Questi corsi però non sono gratuiti.
Il costo è abbastanza misterioso, non si trova sul sito dell’accademia, e anche il responsabile nazionale Manuel Vescovi all’apertura della sede in Trentino aveva spiegato che «L’iniziativa è già  partita in 10 regioni d’Italia, con il Trentino arriviamo ad 11. Si tratta di un corso che prevede otto moduli per anno, in totale gli anni sono tre. Sono iniziative riservate agli iscritti al partito, alla Lega e di norma le lezioni, per venire incontro alle esigenze di chi lavora, si svolgono il sabato e la domenica. Parliamo di 24 giornate formativi, in cui affrontiamo argomenti come le tecniche di comunicazione, la leadership. Ma anche materie tecniche come la Costituzione, il diritto amministrativo. Molto sarà  incentrato sugli enti locali, l’Autonomia; in questi incontri c’è la possibilità  di incontrare dal parlamentare all’ex ministro, ad esperti dei vari settori» ma non aveva parlato del prezzo.
Per fortuna sul sito della Lega Trentino, almeno per l’edizione 2019; c’è una cifra precisa, da inviare al conto corrente di Lega Salvini Premier. 150 euro, per il “materiale di studio” e “l’attestato di partecipazione”. Si presume che i costi siano omogenei per tutte le sedi regionali:
Quindi ricapitolando. Si chiama Accademia, il suo slogan è “Formarsi per governare”, fornisce “materiale di studio”, fa lezioni e corsi e alla fine secondo quanto promette rilascia un attestato di partecipazione.
Insomma insegna come si governa, con la Lega ovviamente. Tutto al modico prezzo di 150 euro.
Chi è responsabile di questo nobile compito che forgerà  le leve leghiste nei prossimi anni? Tenetevi forte perchè per l’Emilia a essere responsabile di come instillare puro concentrato di governo leghista nelle menti e nei cuori di chi partecipa ai corsi dell’Accademia Federale è Elena Murelli, proprio lei, la parlamentare che aveva preso il bonus 600 euro.
Racconta il Fatto:
Ieri, alle ore 16.30, il partito ha presentato in streaming l’Accademia Federale Lega Emilia. “Un’iniziativa — si legge sul sito aperto per l’occorrenza —nata per chi intende arricchire le proprie conoscenze politiche e istituzionali partecipando al progetto di alternativa di governo proposto da Matteo Salvini”.
Obiettivo: trasmettere a tutti gli interessati, “in modo approfondito e articolato, la conoscenza del nostro sistema politico, amministrativo, economico e sociale”.
Chi ha scelto Salvini per insegnare ai suoi sostenitori tutto questo? Proprio la deputata Murelli, nominata addirittura responsabile dell’A ccademia Federale in Emilia-Romagna, la sua regione natale. Piacentina, 45 anni, laureata in Economia e specializzata in Finanziamenti europei per la ricerca e l’innovazione, Murelli è nella Lega dal 2001, e dopo anni di esperienza in consiglio comunale nella sua cittadina, Podenzano, nel 2018 è stata candidata da Salvini alla Camera. A dispetto dell’annunciata e non meglio specificata sospensione, Murelli è ancora oggi una parlamentare della Lega e continua a rappresentare il partito in Commissione Lavoro
Insomma non solo Salvini, che aveva spiegato di voler prendere provvedimenti contro i “furbetti del bonus” presenti nel suo partito alla fine li ha solo sospesi, ma adesso ha messo chi ha inopportunamente approfittato di una somma riservata a chi sta scontando la crisi economica dovuta al Coronavirus a dirigere come insegnare “a formarsi per governare” con la Lega.
Le lezioni, oltre ai grandi temi della politica nazionale, riguardano anche l’etica e la responsabilità  delle istituzioni. Già .
E oltretutto facendosi anche pagare per questo. Non è il primo “premio” che la Murelli riceve. Tempo fa era stata scelta per tenere comizi a sostegno dell’elezione a sindaca di Carlotta Oppizzi nel Comune di Ferriere, Piacenza
Quando la deputata Elena Murelli è stata sospesa dalla Lega per la storia del bonus 600 euro è tornato d’attualità  il video del suo ultimo discorso come esponente del Carroccio in parlamento, quello in cui ha accusato il governo di “importare il virus per tenersi la poltrona” che era stato pubblicato con orgoglio anche sulla pagina di Matteo Salvini. In quello stesso video infatti Murelli diceva: “Ci siamo chiusi in casa per tre mesi e abbiamo accettato l’elemosina dei 600 euro”.

(da agenzie)

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LAURA BOLDRINI HA DENUNCIATO SALVINI PER LA CAMPAGNA D’ODIO CONTRO DI LEI: AZIONE CIVILE CON “IMPORTANTE” RICHIESTA DI RISARCIMENTO DANNI

Dicembre 8th, 2020 Riccardo Fucile

STAVOLTA DOVRA’ PAGARE DI TASCA SUA, SE LI METTE IN CONTO ALLA LEGA INTERVIENE LA CORTE DEI CONTI CHE NON FA SCONTI SUI BILANCI DEI PARTITI

Laura Boldrini ha intrapreso un’azione legale contro Matteo Salvini, una causa civile al tribunale di Milano per risarcimento danni.
L’ex presidente della Camera dei deputati lo ha annunciato in un’intervista al Corriere, spiegando di aver denunciato il leader della Lega per “una massiccia strumentalizzazione” della sua persona, “attraverso una campagna d’odio che non ha precedenti, massiccia, duratura e dai toni virulenti”.
Il comportamento e la strumentalizzazione messa in campo da Salvini, avrebbe associato il nome della deputata “ai crimini commessi dai migranti”, come se “la responsabilità  di quelle azioni delinquenziali fosse mia”, ha continuato Boldrini.
“Salvini e la Lega inventano una narrazione distorta del mio pensiero sull’immigrazione, sostengano che io volevo l’invasione degli immigrati, la sostituzione etnica”.
Un vero e proprio piano, iniziato quando nel 2013 la Lega “era un partito in frantumi”, Salvini “per risollevarne le sorti decise di scagliarsi contro i migranti”, ma “aveva anche bisogno di un capro espiatorio politico”.
Da qui la nascita dello slogan, che “non ha mai smesso di perseguitarmi: risorse boldriniane”, perchè “avevo parlato dei migranti come risorse”, ma lo avevano fatto anche altri. Lei, però, era la vittima perfetta, ha spiegato la deputata.
Venticinque anni nell’Onu, in cui “mi sono sempre spesa per il rispetto dei diritti umani”, l’essere semplicemente “una donna”, il “non aver paura di ciò che dico”.
Sono questi secondo Boldrini i motivi che l’hanno portata ad essere scelta come vittima della campagna d’odio che dura ancora oggi. “Non finisce mai, anche se da quando nel 2018 ho smesso di fare la presidente della Camera ho iniziato a denunciare penalmente alcuni autori di post sui social”. Ma non è bastato.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’affermazione di Daniele Belotti, deputato leghista che ha detto “questa è una boldrinata”, spiegando di riferirsi alle “azioni tese a favorire l’immigrazione di massa, specie islamica, al fine di eliminare l’identità  italiana e giungere alla sostituzione etnica”. Boldrini ha deciso di dire basta.
Danni per cosa presidente Laura Boldrini?
Per una massiccia strumentalizzazione della mia persona attraverso una campagna d’odio che non ha precedenti. Massiccia e duratura, e dai toni virulenti».
Di cosa stiamo parlando?
«Del mio nome associato ai crimini commessi dai migranti, come se io avessi la responsabilità  di quelle azioni delinquenziali. Ma per capire dovremmo andare con ordine».
Andiamo con ordine.
«Partiamo dal 2013 quando la Lega era un partito in frantumi – era al 4% – e Salvini per risollevarne le sorti decise di scagliarsi contro i migranti e aveva anche bisogno di un capro espiatorio politico».
Il 2013 è l’anno in cui lei diventa presidente della Camera.
«Sì, e Salvini decide di prendere me come bersaglio politico».
Perchè proprio lei?
«Avevo lavorato 15 anni all’Unhcr, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati».
Quindi?
«Quindi Salvini e la Lega inventano una narrazione distorta del mio pensiero sull’immigrazione».
Quale?
«Sostengono che io volevo l’invasione degli immigrati, la sostituzione etnica, un’immigrazione indiscriminata. Poi arrivano alla sintesi con uno slogan che non ha mai smesso di perseguitarmi».
Quale slogan?
«Le risorse boldriniane».

(da agenzie)

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UN ITALIANO SU MILLE E’ MORTO DI COVID DALL’INIZIO DELL’EPIDEMIA

Dicembre 8th, 2020 Riccardo Fucile

SIAMO AL QUINTO POSTO NEL MONDO PER VITTIME RISPETTO ALLA POPOLAZIONE

Sono molte le cose che ancora non sappiamo della pandemia di COVID-19, ma dopo i dati di oggi siamo a conoscenza di un macabro dato: dall’inizio della pandemia in Italia è morta una persona ogni mille.
Ha poco senso, dopo numeri simili, mettersi a guardare l’età  e lo stato di salute pregresso di ciascuna delle oltre 60mila persone morte a causa di questo virus (come se ce ne fossero di serie A e di serie B…), tanto sono alti questi numeri, sia in termini assoluti che in rapporto con la popolazione.
Un morto ogni mille, lo 0,1 per cento della popolazione italiana: si tratta di uno dei peggiori dati del genere su scala globale.
Secondo il sito Worldometer, che puntualmente ogni giorno aggiorna questa macabra classifica, l’Italia è al quinto posto per morti di COVID-19 rispetto alla popolazione, alle spalle di Belgio, San Marino, Perù e Andorra.
Non siamo attualmente in grado di conoscere pienamente le ragioni per cui siamo così colpiti, e la cosa che ha meno senso è fare emotivi processi sommari: probabilmente solo quando tutto questo sarà  finito sapremo chi ha fatto le scelte giuste e chi quelle sbagliate, chi ha sbagliato in buonafede e chi no.
Siamo di fronte a qualcosa di nuovo e di imprevedibile che anche chi ha maggiori responsabilità  non è in grado di conoscere.
Lo stesso Time magazine, nella sua ultima copertina in ha definito il 2020 “il peggior anno di sempre”, ha notato come ci siano stati anni più catastrofici su scala globale: la Seconda Guerra Mondiale, la concomitanza tra la Grande Guerra e l’epidemia di spagnola, e molti altri. Al di là  di una retorica ormai fin troppo inflazionata su questo anno, il settimanale statunitense ha notato come la maggior parte della popolazione globale oggi non abbia vissuto tali periodi, e non abbia avuto una preparazione nè si fosse fatto le ossa per qualcosa del genere.
Sicuramente l’Italia è stato uno dei Paesi maggiormente presi alla sprovvista da questa pandemia. Lo scorso febbraio l’Italia è diventata il primo Paese occidentale a scoprire un focolaio nel suo territorio: dopo tutti gli interrogativi del caso si scoprì che a Codogno era stato aperto il vaso di Pandora, mostrando che il coronavirus ormai era uscito da tempo da Wuhan e da tempo (quanto è ancora oggetto di studio) si stava diffondendo entro i confini di molti Paesi del mondo.
Da quel giorno, in Italia, oltre 60mila persone sono rimaste uccise dalla pandemia, ma oltre a loro non dobbiamo dimenticarci di un numero ancora non calcolato di vittime collaterali, che magari neanche sono mai entrate in contatto col virus.
Si tratta di chi ha trovato gli ospedali sovraffollati e non ha potuto ricevere le cure a regola d’arte, chi è rimasto senza lavoro, ha perso i propri cari, è stato costretto a una solitudine prolungata e ne ha avuto ripercussioni psico-fisiche.
Anche di loro non dobbiamo dimenticarci quando leggiamo il bollettino dei morti, per quanto non siano contemplati. E anche per questo dobbiamo ricordarci che parallelamente alle giuste chiusure e limitazioni dobbiamo trovare realmente, finchè la pandemia non sarà  finita, quella tanto ripetuta “nuova normalità ” per poter continuare a portare avanti molti aspetti della nostra vita, seppur in modo diverso.
Le notizie riguardo i vaccini ci danno una prospettiva sulla fine della pandemia, ma non dobbiamo pensare che ciò succeda in tempi fulminei. Ci vorrà  ancora del tempo e non sappiamo quanto: non dobbiamo illuderci su questo. Fino a quel momento sarà  necessario che si faccia tutto il possibile, istituzioni in primis ma anche noi cittadini, per fermare la diffusione del virus.

(da Open)

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GALLERA ERA “SOPRAPPENSIERO” QUANDO POSTAVA SUI SOCIAL LA SUA CORSA FUORI COMUNE

Dicembre 8th, 2020 Riccardo Fucile

FACENDO RUNNING AVEVA SCONFINATO, VIOLANDO LE NORME

Giulio Gallera, l’assessore soprappensiero.
Così soprappensiero che non si è accorto che stava sconfinando dal suo comune di residenza, mentre la Lombardia si trova in zona arancione, facendo una corsetta salutare di 20 chilometri e facendosi fotografare insieme ad altre persone.
Ovviamente, gli sconfinamenti tra comuni sono vietati in un regime di zona arancione per le attività  sportive e di questo lo stesso assessore si è detto consapevole, al momento delle scuse pubbliche dopo la polemica sui social network.
«Sono uscito a correre — riporta il Corriere della Sera -, come faccio quando posso su un percorso urbano tra quelli frequentati da noi runner milanesi. Ero solo, ho incrociato gli amici alla partenza e poi ognuno per conto suo, con il proprio passo e la sua distanza. Io mi sentivo bene, le gambe andavano, avevo la musica nelle orecchie e, se c’era, non ho fatto caso a nessun cartello che segnalasse il confine comunale. Avrò probabilmente sconfinato di un paio di chilometri e mi dispiace, ma non c’era alcuna intenzione, ero soprappensiero, immerso nella corsa in un percorso riservato a runner e ciclisti».
Una riflessione, tuttavia, sarebbe da fare. L’attività  fisica di Giulio Gallera è avvenuta di domenica mattina, mentre il post sui social network è stato pubblicato alle 15 di domenica pomeriggio.
Ci sarebbe stato spazio per la riflessione se Gallera si fosse accorto di aver sconfinato, riguardando le foto.
Delle due l’una: o l’assessore conosce poco il proprio territorio di competenza, oppure era soprappensiero anche quando — diverse ore dopo la corsa di 20 chilometri — ha deciso di postare le fotografie sui suoi seguitissimi canali social.
Tra l’altro, come dimostrato sempre dallo stesso post sui social network, Giulio Gallera ha utilizzato anche una delle tante app che servono ai runner per monitorare la propria prestazione giornaliera, con l’indicazione dei chilometri. Sarebbe bastato dare un’occhiata al gps per stabilire che il percorso effettuato presentava uno sconfinamento comunale.
Un problema per chi, da rappresentante delle istituzioni, dovrebbe stare molto attento a dare il buon esempio. E a non sconfinare.
Anche quando si tratta di dichiarazioni pubbliche di scuse. Perchè quella della corsa soprappensiero ha un bel po’ di lacune.

(da agenzie)

argomento: Costume | Commenta »

CARTABELLOTTA ATTACCA FONTANA: “PARLA DI DISASTRO SOCIALE A NATALE? IL DISASTRO SONO I MORTI CHE ABBIAMO AVUTO NELL’ULTIMO MESE”

Dicembre 8th, 2020 Riccardo Fucile

“LA TRAGEDIA SONO I 20.000 DECESSI”

Ieri il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana a Radio Padania ha commentato le restrizioni contenute nell’ultimo DPCM che vietano lo spostamento tra comuni il 25 dicembre parlando di disastro sociale: “Credo che il giorno di Natale, con questa norma, si rischi di creare un disastro sociale e umano, perche’ ci saranno tante persone anziane che non potranno incontrare i propri figli” e ha auspicato che il Parlamento “cambi la norma, che non ha minimamente senso, prima di Natale”.
Oggi Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe, ha dato una risposta alle affermazioni del governatore durante la trasmissione Ogni Mattina:
“Credo che la cosa più importante è capire qual è il concetto di disastro. Quando nell’ultimo mese abbiamo fatto già  20mila decessi, io credo che questo sia già  un disastro se non una grande tragedia. Quello che è importante è capire qual è la delicatezza del momento perchè trovandoci nella fase di culmine della curva che sta cominciando la discesa sia dal punto di vista dei casi attualmente positivi, sia dei pazienti ospedalizzati, sia dei pazienti in terapia intensiva, è evidente che in questo momento ogni incremento della circolazione delle persone rischia di far risalire nuovamente il numero dei casi. Ci troviamo nella fase più delicata della gestione di questa epidemia dovendo attraversare un periodo abbastanza critico che è quello di fatto della parte piena dell’inverno e del picco di influenza che arriverà  intorno alla fine di gennaio. Poi sul fatto che ci troviamo di fronte ad un evento straordinario come una pandemia in coincidenza di un periodo natalizio che ha determinato queste cose allora non si può non essere d’accordo, ma è importante decidere le priorità  per decidere cosa è realmente nella vita in questo momento va messo al primo, al secondo e al terzo posto.

(da agenzie)

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