Destra di Popolo.net

LA SUPERCAZZOLA DELLA MELONI: “NON SONO TRUMPIANA”. BANNON CHI L’HA INVITATO IN ITALIA?

Gennaio 9th, 2021 Riccardo Fucile

ACCUSA TUTTI PUR DI NON CONDANNARE IL TERRORISTA TRUMP

Una lunghissima supercazzola nella quale accusa tutti pur di non accusare Trump e non prendere le distanze da un losco figuro che non accettando l’esito di elezioni regolarissime, spargendo odio e fake news, ha incitato i suoi sostenitori a ‘combattere’ ed è stato il responsabile dell’invasione di Capitol Hill che è costata cinque morti oltre ai feriti e alla ferita a alla democrazia.
Una Giorgia Meloni che non prende le distanze da uno che ha lanciato messaggi di connivenza alle milizie armate razziste, a cominciare dai Proud Boys. Che ha applaudito alle rivolte del Michigan con altre milizie armate contro la governatrice ‘colpevole’ di voler far rispettare le norme anti-Covid.
Non prende le distanze da un losco figuro che, mentre accusava di brogli l’avversario, ha prima chiamato in giro i suoi per chiedere loro (come è accaduto in Georgia) di trovare voti in suo favore e poi ha cercato a tutti i costi un golpe legale facendo pressioni sul vice-presidente Pence perchè facesse un colpo di mano, da vero traditore della patria.
Ma ora, in una lunga lettera, la Meloni tenta di rivoltare la frittata, fa la caricatura degli avversari per poi criticarli meglio ed evitare (come ad esempio ha fatto Johnson) di accusare Trump di essere stato l’istigatore dello scempio di Washington.
Condanna genericamente le violenze ma senza prendere le distanze da chi le ha provocata, da chi ha infiammato gli animi delle milizie armate, da chi ha mandato Rudy Giuliani e altri a lanciare proclami incendiari.
Una figura patetica che giunge a sostenere di un non essere “trumpiana”, pensando che gli italiani dimentichino chi ha invitato Bannon in Italia e ha fatto la foto di rito accanto a lui.

(da Globalist)

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I RAZZISTI TRUMPIANI DI PROUD BOYS NELLE CHAT RIVENDICANO: “LA VIOLENZA E’ INEVITABILE, QUESTO E’ UN COLPO DI STATO”

Gennaio 9th, 2021 Riccardo Fucile

PUBBLICATE LISTE DI PROSCRIZIONE E MINACCE DI MORTE… CONTRO QUESTA FOGNA RAZZISTA E’ ORA DI FARE PULIZIA

I membri delle milizie di estrema destra americane stanno mettendo in guardia gli uomini di “sinistra” e i rappresentanti del Senato
Se siete ancora convinti che i QAnon siano solo «banale folclore», sbagliate di grosso due volte se sottovalutate allo stesso tempo i movimenti di estrema destra americani Proud Boys e Boogaloo. A seguito della sospensione da Twitter di Donald Trump sono apparsi dei messaggi inequivocabili nei loro rispettivi canali Telegram: «La violenza è inevitabile»
Il messaggio originale proviene dal canale Telegram dei Boogaloo, condiviso poi dagli alleati estremisti Proud Boys, ridetto come vera e propria minaccia nei confronti dei cosiddetti «sinistri» che starebbero gioendo per la sospensione di Trump da Twitter: «Questo è un colpo di Stato. Un messaggio speciale per tutte le persone di sinistra che celebrano la cultura della censura. La destra vi ha permesso di vomitare la vostra vile sporcizia negli ultimi 100 anni perchè credeva nella libertà  di parola. Ora che non state ricambiando il favore, la violenza è inevitabile ed è probabile che i tuoi vicini potrebbero rispondervi lanciandovi un mattone o peggio».
Nel frattempo inizia la caccia al «sinistro» e la stesura di liste di proscrizione attraverso il canale Telegram dei Proud Boys, dove tra i primi elencati troviamo l’attore comico britannico Sacha Baron Cohen a causa di un suo tweet dove afferma che «Twitter ha finalmente bannato Trump».
Nel canale Telegram dei Boogaloo vengono pubblicati messaggi come quello sotto riportato, dove dichiarano di non vedere l’ora di terrorizzare e uccidere i dissidenti politici. Nel messaggio c’è anche un riferimento agli ebrei tipico dei gruppi antisemiti: «We going full on jewish takeover complete with state run media censorship!».
L’istigazione ad agire attraverso veri e propri atti di violenza sono riscontrabili non solo tramite questo genere di messaggi. Durante l’assalto al Campidoglio, nel canale Telegram dei Proud Boys sono state condivise le foto dei politici spaventati, mentre cercavano protezione all’interno dell’edificio, rivolgendosi agli assalitori con elogi — «avete fatto sentire loro la paura» — ed incoraggiamenti di fronte ad eventuali «ritorsioni» per ciò che hanno compiuto. Il messaggio si conclude con un evidente «noi conosciamo la nostra forza e anche loro».
Da tenere d’occhio anche altre realtà , come quelle promosse da persone come John LaMond (@LaMondROCKS) dove vengono invitati «tutti i patrioti» ad andare a Washington il 20 gennaio 2021.
Nel tweet sotto riportato troviamo un banner a sostegno dell’iniziativa «Million Militia March» prevista nella capitale nella data e nel luogo dove lo stesso Donald Trump ha preannunciato la sua assenza.

(da Open)

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MENTRE CAPITOL HILL ERA ASSALITA DAI TERRORISTI TRUMP TELEFONAVA AI REPUBBLICANI PER BLOCCARE L’ELEZIONE DI BIDEN

Gennaio 9th, 2021 Riccardo Fucile

LA RIVELAZIONE DELLA CNN: L’EVERSORE CAZZARO E “MANO NEI PANTALONI” HANNO SBAGLIATO A TELEFONARE AL SENATORE GIUSTO

Emergono sempre più le prove del golpe fallito: in pieno assedio al Campidoglio, Donald Trump e Rudoph Giuliani tentavano di contattare senatori ‘amici’ per convincerli a ritardare il processo di certificazione dei voti del Collegio Elettorale e dare così il tempo di fornire elementi a sostegno della tesi infondata circa presunte frodi elettorali.
A rivelarlo è la Cnn, precisando che sia Trump sia Giuliani hanno contattato per errore il senatore Repubblicano Mike Lee, mentre cercavano di parlare con il suo collega Tommy Tuberville, neoeletto senatore per l’Alabama. La conferma all’emittente è stata data dal portavoce di Lee
Trump prima ha chiamato il cellulare di Lee, Repubblicano dello Utah, poco dopo le 14.
I senatori a quel punto erano stati fatti uscire dall’aula del Senato ed erano stati temporaneamente spostati in una sala di attesa mentre la folla iniziava a fare irruzione.
Lee ha risposto alla chiamata e Trump si è identificato, spiegando che cercava Tuberville. Chiaramente aveva il numero sbagliato. Lee è andato a cercare il collega e gli ha passato il telefono.
La telefonata è durata meno di dieci minuti, durante i quali Trump ha tentato di convincere l’interlocutore a muovere nuove obiezioni al voto del Collegio Elettorale per fermare la certificazione della vittoria del presidente eletto, stando ad una fonte a conoscenza del contenuto della conversazione citata dalla Cnn.
La conversazione è stata interrotta perchè ai Senatori è stato chiesto di spostarsi in luogo più sicuro.
La seconda telefonata a Lee è arrivata alle 19. Era Rudolph Giuliani. Lee non ha risposto ed è scattata la segreteria. Dall’ufficio di Lee è arrivata la conferma che il messaggio era rivolto a Tuberville e che il contenuto era del tutto simile a quello ricevuto da un altro senatore Gop del quale non è stato fatto il nome.
La trascrizione della telefonata è stata riportata da ‘The Dispatch’ e dal blog ‘emptywheel’. “Senatore Tuberville? Qui Rudy Giuliani, il legale del presidente. La chiamo perchè voglio parlare con lei di come stiano cercando di fare andare avanti di corsa questa seduta e di come abbiamo bisogno di voi, i nostri amici americani, per cercare semplicemente di rallentarla per dar modo a quelle assemblee di fornirvi maggiori informazioni”, ha aggiunto, alludendo alle denunce infondate di brogli.
“So che tornano a riunirsi alle 20 ma…l’unica strategia che possiamo seguire è obiettare in numerosi stati e sollevare questioni così da arrivare a domani, idealmente alla fine della giornata di domani”.
Tuberville, scrive la Cnn, ha appreso del tentativo di Giuliani di contattarlo solo dopo che questo è diventato di dominio pubblico.
Tuberville era probabilmente considerato da Trump e Giuliani come un potenziale aiuto alla loro causa perchè faceva parte di un gruppo di sei senatori Gop che aveva votato a sostegno dell’obiezione ai voti elettorali dell’Arizona, bloccata con 93 voti a 6.
La Cnn, ricorda l’emittente, aveva riferito mercoledì che anche mentre il Congresso tornava a riunirsi dopo l’assalto quella sera, Trump continuava a premere sui senatori per portare avanti la protesta sulla certificazione di Biden, stando a fonti a conoscenza delle conversazioni citata dall’emittente.

(da agenzie)

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ANCHE UNA SENATRICE REPUBBLICANA CHIEDE LE DIMISSIONI DI TRUMP: “LO VOGLIO FUORI”

Gennaio 9th, 2021 Riccardo Fucile

LISA MURKOWSKY MINACCIA DI LASCIARE IL PARTITO SE CONTINUA A SOSTENERE TRUMP… I REPUBBLICANI SCENDEREBBERO A 49 SENATORI

Dopo le oscene rivolte avvenute mercoledì scorso di fronte al Campidoglio, scatenate dalla campagna di odio di Donald Trump, tutti dovrebbero seguire il suo esempio.
La senatrice repubblicana Lisa Murkowski ha infatti chiesto le dimissioni del presidente uscente, lasciando intendere che potrebbe lasciare il partito qualora i repubblicani continuassero a sostenere Trump.
Murkowski, senatrice dell’Alaska, è il primo esponente repubblicano a chiedere apertamente le dimissioni di Trump.
Ma ancora più importante, è la sua presa di posizione contro il partito, perchè se dovesse davvero lasciarlo, cambierebbero equilibri e dinamiche al Senato, oggi diviso a metà , 50-50, con i democratici che possono contare sulla maggioranza solo grazie al voto della vice presidente eletta Kamala Harris.
“Voglio che si dimetta – ha detto la senatrice Murkowski in un’intervista – lo voglio fuori, ha causato abbastanza danni”.
Quindi ha aggiunto: “Se il Partito Repubblicano non è altro che il partito di Trump, mi chiedo sinceramente se questo è il mio partito”.

(da agenzie)

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UN DELINQUENTE SOVRANISTA HA PURE GUADAGNATO SOLDI TRASMETTENDO IN DIRETTA SU DLIVE L’ASSALTO TERRORISTICO A CAPITOL HILL

Gennaio 9th, 2021 Riccardo Fucile

LA PIATTAFORMA ORA E’ SOTTO ACCUSA

Un manifestante ha guadagnato soldi trasmettendo in diretta streaming sulla piattaforma DLive i concitati momenti in cui stava avvenendo l’assalto a Capitol Hill.
Si tratta di un utente, tale ‘Baked Alaska’ — il cui vero nome è Tim Gionet — che, grazie a un seguito social stimato in un totale di 16mila spettatori, ha ottenuto grazie alle donazioni un totale di 222 dollari.
In realtà  DLive, una piattaforma di streaming decentralizzata che Justin Sun ha acquistato ed integrato in Tron a dicembre 2019, trattiene il 25% di tutte le donazioni effettuate. Gionet, che non è nuovo alla partecipazione a questo tipo di eventi (ha anche partecipato alla manifestazione “Unite the Right” dell’agosto 2017 a Charlottesville, dove si verificarono violenze e scontri), il 6 gennaio si è filmato all’interno del Campidoglio e ha trasmesso in diretta anche il momento in cui è entrato nell’ufficio della presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi.
Secondo alcuni media locali, almeno cinque account, compreso come detto quello di Tim Gionet, hanno trasmesso in diretta su DLive l’assalto a Capitol Hill: si tratta di “Murder the Media”, “Loulz”, “Woozuh”, “Gloomtube” e “Baked Alaska”.
Tuttavia, tra questi solo l’utente “Baked Alaska” si sarebbe effettivamente introdotto nel Capitol Building. Fin dalla sua fondazione, DLive ha ricevuto critiche e accuse per aver permesso a vari gruppi estremisti di raccogliere centinaia di migliaia di dollari.
DLive non è stata comunque l’unica piattaforma di streaming usata dai manifestanti: molti video sono infatti stati pubblicati anche su Facebook, Twitter e YouTube. Alcuni contenuti sono stati rimossi, ma altri sono invece circolati, diventando in poco tempo virali. A tal proposito, un portavoce Facebook ha dichiarato: «Le violente proteste avvenute oggi in Campidoglio sono una vergogna. Noi vietiamo l’incitamento e gli appelli alla violenza sulla nostra piattaforma. Stiamo attivamente rivedendo e rimuovendo qualsiasi contenuto che infranga queste regole».

(da agenzie)

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LUCCA: CENTINAIA DI GIOVANI IN PIAZZA NEL CENTRO STORICO, MOLTI SENZA MASCHERINA, CON MUSICA SPARATA DA CASSA PORTATILE

Gennaio 9th, 2021 Riccardo Fucile

SCATTANO LE DENUNCE PER GLI ASSEMBRAMENTI, COME AL SOLITO A POSTERIORI… QUANTI ITALIANI AVRANNO CONTAGIATO QUESTI COGLIONI?

Stanno facendo il giro del web le immagini dell’aperitivo selvaggio in centro storico a Lucca nella serata di venerdì 8 gennaio.
Musica e balli a Porta dei Borghi, senza alcun rispetto delle misure anti Covid. Assembramenti e tante, troppe mascherine abbassate.
Centinaia i giovani presenti, con la musica sparata da una potente cassa portatile. Sarebbero stati gli stessi gestori dei locali adiacenti a chiamare le forze dell’ordine.
E come spesso accade in questi casi, da Facebook alle chat di whatsapp, i filmati hanno cominciato a circolare. Le forze dell’ordine, in queste ore, stanno controllando le telecamere installate nella zona, per risalire alle persone, identificarle e procedere d’ufficio con le denunce. Già  individuato un ragazzo, che si vede in alcuni video, che avrebbe portato in centro la cassa da cui partiva la musica.
Immagini che chiaramente sono arrivate anche al sindaco di Lucca Alessandro Tambellini. “Sono triste e amareggiato. Quei giovani ora devono mettersi in quarantena — dice il primo cittadino — Le forze dell’ordine erano sul posto ieri sera, compresi gli agenti della Polizia Municipale. Chi sostiene il contrario, come ho letto sui post o sui commenti di qualche consigliere di opposizione che non perde occasione per raccontare bugie, è in malafede o è non correttamente informato. Vista la quantità  di persone presenti e la situazione nel suo complesso, le due pattuglie presenti fin dalle 19.30 (una di Polizia Municipale e una di Carabinieri) hanno valutato che un intervento immediato non avrebbe probabilmente consentito un’identificazione sicura dei trasgressori e, anzi, avrebbe rischiato di generare un problema di ordine pubblico”.
Come se non si potesse chiedere rinforzi e circondare la zona, procedendo alla immediata identificazione dei responsabili.

(da agenzie)

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GLI SPAGNOLI DI OPEN ARMS TUTTI A PALERMO CONTRO SALVINI: “HA CAUSATO DOLORE A 151 PERSONE PER INTERESSI ELETTORALI”

Gennaio 9th, 2021 Riccardo Fucile

IN AULA PER COSTITUIRSI PARTE CIVILE ANCHE IL CAPOMISSIONE DELLA NAVE

“No pasaran”. E’ da quel primo agosto 2019, quando il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio mise fine a quei drammatici 20 giorni bloccati in mare davanti a Lampedusa con 151 migranti a bordo, che Anabel Montes Mier, che di quella missione era il capo, aspetta questo momento: vedere Matteo Salvini, allora ministro dell’interno, sul banco degli imputati. Ancora accusato di sequestro di persona aggravato e abuso d’ufficio, questa volta davanti al giudice dell’udienza preliminare di Palermo.
“Mi presenterò come parte civile. Non passeranno”, dice Anabel arrivata a Palermo insieme ai vertici della Ong spagnola Oscar Camps e Riccardo Gatti e a un nutrito gruppo di volontari per l’udienza preliminare.
Altri sono rimasti bloccati a Porto Empedocle in quarantena forzata dopo l’ultimo sbarco di migranti autorizzato dal Viminale. “Tutti negativi i tamponi dell’equipaggio – dice la Ong – e nonostante questo l’Italia ci obbliga a fare quarantena”.
A Palermo anche il fondatore della Ong Oscar Camps.
“L’ex Ministro Salvini – dice Camps a Repubblica – ha causato dolore e sofferenza a 151 persone solo ed esclusivamente per portare avanti la propria campagna elettorale. Tutto questo ha un prezzo ed è giusto che venga fatta giustizia.   Siamo a Palermo a nome di tutte le persone che vedono la loro vita e i loro diritti violati mentre cercano di attraversare il mare”.
A rappresentare in aula la Ong, che in quei giorni di agosto ricevette anche a bordo la visita di solidarietà  dell’attore Richard Gere, l’avvocato Alessandro Gamberini.
E’ proprio dei legali di Open Arms l’iniziativa che costituisce uno degli assi della manica dell’accusa contro Salvini, quel ricorso presentato e vinto al tar del Lazio a fine luglio 2019 che – per la prima volta – portò all’annullamento del decreto di interdizione all’ingresso in acque italiane che Salvini aveva firmato in base ai suoi decreti sicurezza. Annullato dal Tar che riconobbe la legittimità  dell’intervento della Ong per salvare vite umane e il suo diritto a portare subito a terra i migranti soccorsi come prescrivono tutte le norme internazionali.
In seguito al verdetto del Tar, l’Open Arms potè entrare in acque italiane ed avvicinarsi a Lampedusa ma venne bloccata nuovamente da Salvini che si rifiutò di autorizzare l’ingresso in porto sostenendo che dovesse farsene carico il governo spagnolo.
Dopo quella sentenza, gli allora ministri dei Trasporti Toninelli e della Difesa Trenta si rifiutarono di firmare il nuovo decreto di interdizione alle acque italiane che Salvini voleva riproporre.

(da agenzie)

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DUE LETTERE DI CONTE NELL’ATTO DI ACCUSA INCHIODANO SALVINI: “FAI SBARCARE I MINORI”

Gennaio 9th, 2021 Riccardo Fucile

NON FU DECISIONE COLLEGIALE, MA SEQUESTRO DI PERSONA DECISO DA SALVINI

Per ben due volte, fra il 14 e il 16 agosto 2019, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiese a Matteo Salvini di fare sbarcare i 27 minori non accompagnati della “Open Arms”. Perchè la situazione a bordo era diventata insostenibile.
Quelle due lettere fanno parte dell’atto d’accusa della procura di Palermo contro l’allora ministro dell’Interno accusato di sequestro di persona aggravato e rifiuto di atti d’ufficio. Per aver tenuto i 107 migranti salvati dalla Ong spagnola al largo di Lampedusa, per sei giorni. Oggi, Salvini è a Palermo per l’udienza preliminare in cui il gip Lorenzo Jannelli dovrà  decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio firmata dal procuratore capo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Geri Ferrara.
Per l’accusa, quelle due lettere di Conte smentiscono in pieno la linea difensiva dell’imputato Salvini che ha sempre parlato di una decisione collegiale sul respingimento della Open Arms.
Nella lettera del 14 agosto 2019, “il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte invitava ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza ai minori presenti sull’imbarcazione”. Così scriveva già  il tribunale dei ministri di Palermo nella memoria inviata alla Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato.
Salvini “respingeva ogni responsabilità  al riguardo — ricostruisce il tribunale — evidenziando che i minori a bordo della nave spagnola dovevano ritenersi soggetti alla giurisdizione dello Stato di bandiera anche con riferimento alla tutela dei loro diritti umani”.
Stessa risposta il ministro dell’Interno diede al presidente del Tribunale dei minori di Palermo. Risposta ritenuta insoddisfacente. Tanto che il 16, il tribunale aprì i procedimenti per attivare le tutele dei minori non accompagnati.
Quello stesso giorno, ricorda ancora il tribunale dei ministri, “il presidente del Consiglio rispondeva alla missiva di Matteo Salvini ribadendo con forza la necessità  di autorizzare lo sbarco immediato dei minori presenti a bordo della Open Arms, anche alla luce della presenza della nave al limite delle acque territoriali (in effetti vi aveva già  fatto ingresso) e potendo, dunque, configurare l’eventuale rifiuto un’ipotesi di illegittimo respingimento”.
In quella note, Conte “aggiungeva di aver ricevuto conferma dalla Commissione europea della disponibilità  di una pluralità  di Stati a condividere gli oneri dell’ospitalità  dei migranti della Open Arms, indipendentemente dalla loro età ”.
Il presidente del Consiglio “invitava dunque il ministro dell’Interno — conclude il tribunale dei ministri – ad attivare le procedure, già  attivate in altri casi consimili, finalizzate a rendere operativa la redistribuzione”.
Questa seconda lettera sbloccò lo sbarco dei minori non accompagnati, il 18 agosto. Intanto, la procura di Agrigento ordinava un’ispezione della nave, “nel corso della quale si constatava il sopraffollamento e le scarse condizioni in cui versavano i migranti”.
Il 20 agosto, a bordo arrivò il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio, che dispose il sequestro preventivo in via d’urgenza della Open Arms, e i migranti vennero fatti sbarcare.

(da agenzie)

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AL VIA L’UDIENZA CONTRO SALVINI PER SEQUESTRO DI PERSONA, IN AULA IL CAPO DEI PM LO VOI

Gennaio 9th, 2021 Riccardo Fucile

AMMESSE 18 PARTI CIVILE, FRA CUI SETTE MIGRANTI, LE ONG E DIVERSE ASSOCIAZIONI

Nell’aula verde dove si tenne il primo grande processo a Cosa nostra, oggi l’imputato è l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che arriva poco prima delle nove, accompagnato dal suo legale, l’avvocatessa Giulia Bongiorno.
Ad accoglierlo, la protesta delle associazioni del movimento antirazzista, con cartelli e slogan: “Processo all’odio”. Salvini esce dall’auto blindata e si infila velocemente dentro al bunker. Sono pesanti le contestazioni da cui oggi deve difendersi, per aver tenuto in mezzo al mare, per sei giorni, 147 migranti salvati dall’Ong Open Arms, nell’agosto 2019: sequestro di persona, “aggravato dall’essere stato commesso da un pubblico ufficiale con abuso dei poteri inerenti le sue funzioni nonchè per essere stato commesso anche in danno di minori”, e rifiuto di atti d’ufficio.
Le accuse
A sostenere le ragioni dell’accusa è arrivato il procuratore capo Francesco Lo Voi, con l’aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Geri Ferrara. La procura chiede un processo per l’ex ministero dell’Interno. A differenza di quanto avvenuto a Catania, per un’imputazione analoga (sequestro di persona), riguardante i migranti salvati dalla nave Gregoretti della Guardia Costiera nel luglio 2019: il 3 ottobre scorso, il sostituto procuratore Andrea Bonomo ha chiesto il proscioglimento per l’ex ministro, il gup Nunzio Salpietro ha disposto un approfondimento, citando Conte e altri ministri, per verificare quanto ripete l’imputato Salvini: la decisione di non far sbarcare i migranti fu una scelta dell’intero esecutivo.
A Palermo, invece, la procura non ha dubbi su chi assunse la scelta. Nell’atto d’accusa dei pm, ci sono due lettere del presidente Conte. Lettere con cui nei giorni più difficili del caso Open Arms il presidente del Consiglio sollecitava l’allora ministro dell’Interno a far sbarcare al più presto i 27 minori non accompagnati perchè la situazione sulla Open Arms era ormai drammatica dal punto di vista igienico-sanitario.
Le parti civili
Oggi, sette migranti che erano a bordo si costituiscono parte civile, così come la fondazione Open Arms, il comandante della nave e il capo della missione, Marc Reig Creus e Ana Isabel Montes Mier.   “Fu un vero e proprio sequestro di persona”, dice l’avvocato Arturo Salerni, che assiste le parti civili assieme ai colleghi Mario Angelelli, Gaetano Pasqualini e Giuseppe Nicoletti. Chiedono di costituirsi parte civile anche l’Arci Sicilia, con l’avvocato Michele Calantropo; l’Associazione antidiscriminazione, con l’avvocato Gaetano Pasqualino; Mediterranea saving humans (avvocato Fabio Lanfranca); l’Associazione giuristi democratici (avvocato Armando Sorrentino); l’Associazione cittadinanza attiva (avvocatessa Stefania Maccarrone); Associazione Ciss (avvocato Giorgio Bisagna), Legambiente, AccoglieRete. In totale 18 richieste di parti civili
Le parti civili Open Arms annunciano il deposito del provvedimento con cui il tribunale di Ragusa ha prosciolto il comandante e il capo missione della Open Arms, Marc Reig Creus e Ana Isabel Montes Mier, che erano stati accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violenza privata. “Così Salvini non potrà  più dire che dietro le operazioni di salvataggio ci sono degli indagati”, dice l’avvocato Salerni.
La vicenda di Ragusa risale a due anni fa: Open Arms soccorse 218 persone al largo della Libia, “rifiutandosi di consegnarli alla Guardia Costiera libica – hanno scritto i giudici – per via delle violenze e dei maltrattamenti che avrebbero potuto subire in Libia non ritenuta un luogo sicuro”. La procura di Catania aveva aperto un’inchiesta. “Si è chiusa con un non luogo procedere”, ribadiscono i legali.
L’udienza
Alle 10.04, il gup Jannelli si ritira in camera di consiglio per decidere sulle richieste di costituzione di parte civile. Alle 11.29, l’udienza riprende, il gip ha ammesso tutte le costituzioni di parte civile. Parola al pm, che integra il capo d’imputazione, sono 147 le parti offese, per un errore materiale nel capo dì imputazione ne erano state segnate 107.

(da agenzie)

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