Gennaio 25th, 2021 Riccardo Fucile
GLI ATLETI AZZURRI PARTECIPERANNO DA INDIPENDENTI PERCHE’ IL GOVERNO LEGA-M5S HA TOLTO AUTONOMIA AL CONI E VIOLATO LA CARTA OLIMPICA
La data fissata è quella del 27 gennaio. Solo allora il Comitato olimpico internazionale, durante l’incontro del suo esecutivo a Tokyo, si esprimerà ufficialmente sul caso dell’Italia.
Secondo la Repubblica, però, il Cio avrebbe già deciso: il Coni sarà sospeso. Un’indiscrezione confermata dallo stesso Comitato Olimpico Nazionale Italiano a Open. Gli atleti azzurri gareggeranno quindi alle prossime Olimpiadi senza bandiera e come sportivi indipendenti.
Una figuraccia per l’Italia che si va così ad aggiungere, insieme a Russia e Bielorussia, alla lista dei Paesi sospesi dal Cio. Non solo. Una sospensione comporterebbe anche uno stop ai finanziamenti con un impatto diretto sull’organizzazione di Giochi olimpici di Milano-Cortina del 2026.
Al governo resta solo un’opzione. Convocare entro 24 ore un consiglio dei ministri e approvare in extremis un decreto salva-coni, già pronto, ma mai affrontato, ed evitare così un’esclusione storica.
Le ragioni del contenzioso
Al centro del contenzioso tra l’Italia e il Comitato olimpico internazionale c’è la riforma dello sport voluta dal primo governo Conte (in primis dal sottosegretario della Lega Giorgetti) che ha privato il Coni della sua autonomia. Uno scontro, dunque, quello tra Vincenzo Spadafora e Giovanni Malagò, che il ministro dello Sport non ha ancora sanato.
Più volte in questi mesi il Cio ha invitato l’Italia a intraprendere quanto prima una modifica per rispettare la Carta olimpica e l’autonomia del Coni. «Siamo molto preoccupati per ogni giorno che passa, oggi tutti sanno la problematica, il nostro Paese è fatto così ma il nostro Comitato olimpico non se lo merita», aveva dichiarato qualche giorno fa il presidente del Coni Malagò.
Petrucci: «Comitato olimpico umiliato»
Anche Gianni Petrucci, ex numero uno del Comitato olimpico italiano e attualmente a capo della Federbasket, ha parlato di una situazione grave: «Siamo alla vigilia dell’esecutivo del 27 e i casi sono due: o non c’è la volontà o non c’è autorità . Non si è mai arrivati a un punto tale per cui il Comitato olimpico di un Paese che è ai primi posti nel mondo per risultati sportivi e olimpici debba essere umiliato perchè ancora non si è data la completa autonomia al Coni».
(da Open)
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Gennaio 25th, 2021 Riccardo Fucile
EMANUELE LICOPODIO ORA E’ COORDINATORE DELLA LEGA MA TRE ANNI FA DEFINIVA GLI EBREI “FIGLI DI CAINO”
Secondo quanto scrive il Foglio quando Matteo Salvini si è accorto di aver invitato Emanuele
Licopodio, ex esponente di Forza Nuova e ora coordinatore della Lega nel VI municipio ad un evento in diretta Facebook si è precipitato a cancellare tutto.
Perchè Licopodio fino a qualche tempo fa sui social era capace di dire cose come “Anche quest’anno a Pasqua Israele ci ricorda che non sono i nostri fratelli maggiori ma semplicemente i figli di Caino”
Sulle pagine Facebook delle europarlamentari leghiste Cinzia Bonfrisco e Luisa Regimenti domani si sarebbe dovuta tenere infatti una diretta in occasione della prossima Giornata della Memoria. Tra gli invitati a parlare proprio Licopodio. A chi ha organizzato il dibattito però è sfuggito il background culturale e politico di quello che ora è un coordinatore della Lega.
Quando la comunità ebraica di Roma si è resa conto del personaggio invitato ha protestato vivacemente, tanto che la Lega lo ha annullato in tutta fretta facendo anche sparire la locandina.
Ma quando hanno fatto entrare Licopodio nella Lega due domande se le saranno fatte o risulta un personaggio scomodo solo una volta l’anno quando c’è il Giorno della Memoria?
(da NextQuotidiano”)
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Gennaio 25th, 2021 Riccardo Fucile
UNA PARTE GUIDATA DA CARFAGNA E BRUNETTA DENTRO A UN GOVERNO DI SALVEZZA NAZIONALE , UN’ALTRA RESTEREBBE A FARE LA RUOTA DI SCORTA DEI SOVRANISTI
La crisi di governo spacca ancora il centrodestra. E quel che si prospetta nelle prossime ore non fa che aumentare le divisioni interne.
Si parla ormai di dimissioni certe per Giuseppe Conte. Il premier salirà al Quirinale prima del voto in Aula su Bonafede. Questo perchè i numeri sono risicati e col voto contrario dei renziani il governo si troverebbe sotto.
Conte però punta al reincarico per un Ter a maggioranza allargata, inglobando centristi e vari pezzi di Forza Italia.
Ed è proprio questa opzione a spaccare il centrodestra. Se Conte lascia, una trentina di parlamentari vicini a Carfagna e Brunetta sarebbero pronti a sganciarsi, mentre la parte più leghista del partito di Berlusconi resterebbe ancorata a Salvini e Meloni, i quali vorrebbero andare subito al voto per affermare il consenso che gli darebbero i sondaggi.
Come racconta Lopapa su Repubblica, “se davvero si aprirà una nuova partita, allora una decina dei 52 senatori di Forza Italia e una ventina (qualcuno del gruppo azzarda 25) dei 91 deputati sono pronti a sganciarsi per giocare in proprio. Soprattutto se Silvio Berlusconi non si rassegnerà a uscire dal cono d’ombra sovranista.
Coi parlamentari più vicini a Mara Carfagna e alla sua corrente “Voce libera”, attendono un segnale anche i tre senatori di “Cambiamo” con Giovanni Toti (Berruti, Quagliariello e Romani), almeno due Udc (Binetti e Saccone).
L’invito da parte di tutti i malpancisti del centrodestra, in queste ore, è a chiudere questa esperienza e ad aprirne un’altra. “L’interlocuzione — mediata in molti rasi da Gianni Letta o da Renato Brunetta, dalla stessa Carfagna, da Quagliariello — è serrata con esponenti di vertice del Pd. Si parla di Franceschini e Guerini, per esempio.
La tesi, a sentire il “totiano” ed ex berlusconiano Paolo Romani, è che ‘occorre un governo di salvezza e di unità nazionale, una compagine ministeriale seria, professionale e in grado di affrontare l’emergenza’. Non questa, sottinteso.
E siccome ‘è impensabile una campagna elettorale in queste condizioni’, prosegue il ragionamento la centrista Paola Binetti, ‘il premier Conte ci pensi e individui le soluzioni migliori’”.
Si tratterebbe di un esecutivo sostenuto dai partiti che al Parlamento europeo hanno votato a favore della presidente della commissione Ursula Von der Leyen: il Pd, il M5s e Ppe di cui fa parte Forza Italia. Una alleanza che al Senato potrebbe contare su un’ampia maggioranza, circa 220 voti e metterebbe il governo al riparo da imboscate di ogni genere.
(da agenzie)
argomento: governo | Commenta »
Gennaio 25th, 2021 Riccardo Fucile
22 IDENTIFICATI, PROCESSO IN SEDE SIA PENALE CHE CIVILE
L’assessora del Comune di Pianoro Silvia Benaglia durante la campagna elettorale per la Regione Emilia Romagna era finita nel mirino degli haters che l’avevano pesantemente insultata. E ora gli odiatori che aveva denunciato pagano per le loro azioni . All’epoca Benaglia era finita sulla pagina Facebook di Salvini
Benaglia era insieme a due amiche in piazza Maggiore per l’iniziativa delle sardine. Le scattano una foto in cui appare sorridente. Ma lei è assessora in una giunta a guida Pd e così esce un primo post sui social di Salvini dal titolo: «Se gratti il sardino, trovi il piddino». Dopo qualche ora, però, il post viene aggiornato. Al viso dell’assessora viene accostato il simbolo del Pd e viene rintracciato un commento scritto su Facebook, in cui si sottolineano le parole: «Delinquenti prestati alla politica».
Oggi Repubblica Bologna scrive che per quegli insulti tre leoni da tastiera hanno ricevuto altrettanti decreti penali di condanna:
In poche ore Benaglia diventa il bersaglio di un mare di messaggi che le arrivano continuamente sul telefono, sul computer, sull’Ipad. A quel punto, spaventata, la giovane decide di passare alle vie legali. Non solo in sede civile, ma anche con la denuncia penale per diffamazione. Con l’aiuto del suo avvocato, Salvatore Tesoriero dello studio Gamberini trovano più di mille messaggi con parole pesanti e offensive. Alla fine ne scelgono una quarantina che contengono le offese e allusioni di carattere sessuali. Da lì partono le 22 identificazioni e i procedimenti che adesso stanno gradualmente arrivando a conclusione
Secondo il giudice si è trattato di un «attacco al patrimonio morale della donna, un’innegabile allusione al comportamento sessuale che esula radicalmente da una critica sul merito della questione politica»
(da agenzie)
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Gennaio 25th, 2021 Riccardo Fucile
“DAL RINTANAMENTO IN SE’ NASCE L’EGOISMO E DA LI’ LA CATTIVERIA”
Più paurosi, passivi, cattivi. Sono gli italiani nella pandemia, visti da Giuseppe De Rita, presidente del Censis, intervistato da ‘Libero’. “Già nel rapporto Censis di dicembre veniva fuori che l’opinione sotterranea di molti italiani è ‘meglio sudditi che morti’. In nome della paura stiamo accettando vincoli e modi di comportamento che inibiscono la nostra vitalità e la ricerca di obiettivi comuni. Assistiamo così a un rannicchiarsi degli italiani entro se stessi, nel proprio egoismo, da cui derivano processi, se non di degrado, almeno di regressione psicologica collettiva”.
“Ciò riguarda soprattutto la condizione di vivere quasi da popolo internato -aggiunge De Rita-. Quando parliamo di internamento, pensiamo a un carcere, un manicomio, un convento di clausura. In tutti questi casi il meccanismo interno è l’infantilizzazione. Cioè si trattano le persone come bambini, dicendo loro: questa cosa non la puoi fare, questa cosa non la puoi mettere, ti devi lavare bene.
Ovviamente non viviamo in senso stretto in internamento, però molte assonanze ci sono: l’obbligo di rispettare regole di minimale comportamento igienico, l’uso della mascherina come divisa da internato, e l’idea che non si possa uscire neanche per andare al bar sono diventati fatti normali. E questo è molto pericoloso. Dal letargo, cioè dallo stato di indolenza, sarà più facile uscire, dall’internamento no”.
“La storia sociale di questo Paese non è mai stata pacifica. Non siamo gente tranquilla, ma persone che si sono odiate a morte, hanno fatto guerre civili. Questa tendenza si è acuita con la pandemia: ora ci sentiamo protetti solo quando siamo con noi stessi, e se c’è qualcuno intorno per noi è un pericolo. Dal rintanamento in sè nasce l’egoismo e da lì scatta la cattiveria”, conclude De Rita, secondo cui però alla fine “credo che prevarrà la propensione alla accettazione e non alla rivolta. La bontà del potere ci garantirà sempre la cassa integrazione, un ecobonus, un incentivo per fare smart working. E così, anzichè contestare, accetteremo passivamente il declino”.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 25th, 2021 Riccardo Fucile
TRA VACCINI IN RITARDO E CAOS RIAPERTURE
Tra nuove varianti, e una campagna vaccinale piena di intoppi, spunta ancora una volta l’ipotesi di
un lockdown generalizzato a livello nazionale.
L’auspicio arriva da Walter Ricciardi, il consulente del ministro della Salute Roberto Speranza.
In un’intervista a Il Messaggero, l’ex direttore dell’Iss dice che l’Italia registra ancora troppi casi: «Serve per un mese che tutte le regioni siano in fascia rossa. Un lockdown vero. L’apri e chiudi è uno stillicidio, le zone arancioni sono insufficienti». Per Ricciardi il rischio è che l’Italia si trovi nelle stesse condizioni di Spagna e Portogallo.
Galli: «Basta guardare all’estero per capire che non c’è da stare tranquilli»
Una posizione condivisa anche dall’infettivologo Massimo Galli che a La Stampa dice: «Bisognerà mantenere le misure fino a chiarire l’andamento della curva che resta incerto ma sempre in crescita». Anche il primario del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco teme l’impatto delle varianti sulla crescita dei contagi: «Basta guardare all’estero per capire che non c’è da stare tranquilli. Il rischio di importazione del virus è forte, e più si allungano i tempi della vaccinazione più aumentano le possibilità di avere nuove varianti».
E proprio sul tema vaccini entrambi gli esperti non profilano una situazione rosea: «Io sono preoccupato perchè l’organizzazione di una vaccinazione di massa ancora non è stata perfezionata — aggiunge invece Ricciardi — dobbiamo farci trovare pronti quando avremo un numero sufficiente di dosi».
Una gestione della distribuzione delle dosi che per Galli influisce inevitabilmente sulle restrizioni: «Se riuscissimo ad accelerare la campagna vaccinale e ad aumentare test e tracciamento, entro qualche mese si potrebbe alleggerire le misure o applicarle in maniera mirata, ma non mi pare che ci siano novità incoraggianti su queste frontiere»
(da agenzie)
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Gennaio 25th, 2021 Riccardo Fucile
L’ERRORE DI FONTANA HA CAUSATO UNA SETTIMANA DI ZONA ROSSA IN REGIONE CON DANNI ECONOMICI MILIONARI: “ORA BASTA, I VOSTRI FALLIMENTI NON SI CONTANO PIU'”
Nella clamorosa vicenda dei dati relativi alla situazione sanitaria della Lombardia, la pubblicazione delle mail inviate da Regione all’Istituto Superiore di Sanità segna una svolta probabilmente decisiva.
Con la comunicazione datata 22 gennaio, Marco Trivelli (direttore generale del settore Welfare, nominato nel pieno della pandemia) si rivolge al presidente dell’ISS Silvio Brusaferro per modificare il conteggio tra pazienti e deceduti.
Una corrispondenza che dimostra, nonostante le dichiarazioni di Fontana, che è la Lombardia ad essere responsabile per l’errore che è costato una settimana di zona rossa alla regione.
Una situazione decisamente eclatante, che ha spinto a convocare una manifestazione di protesta per lunedì 25 gennaio alle 18.00 sotto Palazzo Lombardia, sede della Regione. Il titolo è eloquente: “Ora basta — i vostri fallmenti non si contano più!”.
Il testo diffuso dagli organizzatori recita: “Regione Lombardia ha fallito sui vaccini anti influenzali, sul tracciamento, sulla gestione dei vaccini anti Covid. Adesso ha pure sbagliato a fare i calcoli. Ha fornito dati sbagliati all’Istituto Superiore di Sanità , includendo fra i positivi anche i guariti. Una volta che si sono accorti dell’errore hanno chiesto la rettifica, mentre parlavamo di punizione dando la colpa della zona rossa al governo. Solo una cosa può fare, adesso, la giunta Fontana: andare a casa! Se scendi in piazza vieni dotato di mascherina, bandiere, cartelli e calcolatrice! Manifesteremo nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e con il distanziamento previsto per questo ci saranno posti limitati. Ma puoi fare la tua parte anche in maniera virtuale: pubblica una foto con una calcolatrice e un foglio che riporta l’#orabasta. Un gesto simbolico per esprimere il nostro dissenso in una grande piazza digitale”.
(da agenzie)
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Gennaio 25th, 2021 Riccardo Fucile
LA PRIMA CITTADINA DI PESCHIERA AVEVA SCOPERTO L’ERRORE DELLA REGIONE GIA’ 13 GIORNI FA MA NON HA RICEVUTO RISPOSTA
La verità sui dati della Lombardia arriva da Peschiera Borromeo, un paese di circa 24mila abitanti
alle porte di Milano. E più precisamente dalla sindaca Caterina Molinari, che già dieci giorni fa aveva segnalato anomalie sui dati della Regione trasmessi a Roma.
Una polemica nata dalle accuse del leader della Lega Matteo Salvini, che sui social aveva incolpato il governo di aver sbagliato i numeri sulla Lombardia. E poi il governatore Attilio Fontana e la neo assessore Letizia Moratti che — pur di non ammettere errori interni — hanno promesso richieste di risarcimento danni per essere rimasti in zona rossa e non arancione.
Ma i dati vengono forniti a Roma dalle Regioni, tanto che, appena rettificati, il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato la delibera per portare la Lombardia in zona arancione.
A rompere gli indugi sulle colpe, è stata Caterina Molinari, sindaca di 37 anni eletta con una lista civica e già ingegnere Eni. Come scritto da Il Giorno il 17 gennaio, la prima cittadina aveva denunciato che nel conteggio quotidiano non veniva fatta distinzione tra guariti e infetti. In sostanza: rientravano tra i positivi anche coloro che ormai si erano negativizzati, facendo aumentare di gran lunga il numero di malati e quindi l’Rt.
Se ne sarebbe resa conto il 13 gennaio, dopo aver notato che sul sito della Regione il numero degli infetti del suo paese fosse triplicato nel giro di 24 ore, da 400 positivi a 1.200. Così, da un momento all’altro.
Un numero troppo elevato per essere vero, che ha portato la sindaca (ingegnere) a fare dei controlli. Poco dopo ha scoperto che sul portale continuavano a comparire i positivi che erano guariti. Fenomeno che lei — e poi gli altri sindaci dei dintorni — hanno subito segnalato alla Regione, all’Ats e alla Prefettura, non ricevendo risposte se non di rassicurazione sulla bontà dei loro calcoli.
Almeno fino all 22 gennaio, quando — da un giorno all’altro — i positivi a Peschiera Borromeo sono passati da 395 a 82. Sbalzo che a lei ha fatto capire che — finalmente — qualcuno di fosse accorto degli errori commessi.
(da agenzie)
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Gennaio 25th, 2021 Riccardo Fucile
IN RUSSIA DOPO 20 ANNI DI SOVRANISMO PUTINIANO LA SOCIETA’ SI RIBELLA
È sempre bene distinguere un fuoco di paglia da un incendio, sono due cose diverse. Cautela e realismo di fronte alle dimensioni e alla complessità della Russia possono indurre a valutare le manifestazioni di sabato a sostegno di Alexey Navalny come un corollario fisiologico del braccio di ferro in corso da tempo tra l’attivista politico e il sistema di potere russo.
Per alcuni, le proteste, pur imponenti per partecipazione e diffusione sul territorio nazionale, sono certo espressione di malcontento, ma non suscettibili di provocare un incendio fuori controllo.
Meglio tener presenti i limiti della cosiddetta società civile, pensano, senza sottovalutare la forza degli apparati e la storica capacità di assorbimento della Russia. Sicchè nel posizionamento sulla vicenda Navalny e sui suoi sviluppi, quegli stessi osservatori non vanno al di là della felpata visione di uno status quo in sostanza immutabile. Argomenti per certi versi plausibili, tuttavia a questo punto occorre aggiungere qualcosa.
Navalny sta dimostrando grande coraggio personale e coerenza d’intenti. Sa che non avrebbe potuto continuare la battaglia contro la corruzione del potere, nelle sale dorate del Cremlino, negli ingranaggi del sistema economico e nei bastioni della sicurezza, se fosse rimasto esule all’estero.
Il suo posto è in Russia e, con tutti i rischi, forse la sua sfida potrà essere rilanciata meglio dalla prigione. La guerra d’attrito potrebbe essere lunga oppure spegnersi a poco a poco, come sembra avvenire in Bielorussia.
Anche Vladimir Putin è coerente. A lungo non ha nemmeno nominato Navalny, per delegittimarlo anche con il linguaggio. Non lo imbarazza il tentativo di eliminazione fisica dell’oppositore, nega l’evidenza e ironizza con arroganza sulle capacità dei suoi servizi (“se fossimo stati noi, l’avremmo ucciso”).
È coerente, nel segno della forza e del suo uso spregiudicato, dentro e fuori dei confini, vecchio antidoto contro novità temute. Anche piccole concessioni sarebbero viste come cedimenti imposti da debolezza, che da secoli è un incubo fatale nell’esercizio del potere a quelle latitudini. Ci vogliono invece la forza e la minaccia, per mostrarle a chi deve essere governato nell’ordine assoluto e a chi è sempre sospettato di trame oscure ai danni della Russia.
Ora la gente scende in piazza a Mosca, San Pietroburgo e in molte altre città , grida contro la corruzione e per la libertà , non teme la repressione. Tremilatrecento arresti non sono un fatto da poco. Dopo venti anni di nazional-putinismo si muove un embrione di società che cerca un cambio di passo. E se qualcuno pensava di emulare il modello cinese, ampi margini di tolleranza in economia accanto a un ferreo controllo politico, si sarà dovuto ricredere: l’equazione non funziona in un sistema produttivo ancora troppo poco agile e spesso in affanno.
Intanto la solidarietà agli oppositori coraggiosi, che rivendicano diritti e trasparenza, non dovrebbe essere rituale. L’Europa comunità di diritto non può restare inerte quando sono princìpi fondamentali a essere sotto scacco. Vale anche per la Russia, non solo per la Cina, l’Egitto o l’Arabia Saudita.
Se davvero vogliono assicurare all’Europa il ruolo che merita, i suoi dirigenti non devono temere di far sentire la propria voce. Le garanzie sui diritti sono un prezioso capitale comune degli europei. Non deve essere velleitario l’auspicio che essi sappiano trovare una sintesi credibile tra sensibilità e interessi diversi.
Oggi a Bruxelles i ministri degli Esteri Ue parleranno anche di Russia. Se insieme confermassero con chiarezza l’attenzione per quel che si muove nelle città del Paese, sarebbe un bel segnale dopo le parole semplici ma solenni di Joe Biden sulla democrazia.
(da “Huffingtonpost”)
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