Destra di Popolo.net

TOTOMINISTRI, SI VA VERSO UNA LISTA CORTA

Febbraio 10th, 2021 Riccardo Fucile

LA NOVITA TRANSIZIONE ECOLOGICA… FORZA ITALIA CHIEDE UN POSTO PER TAJANI

Una lista di ministri il più possibile corta, per dover mediare meno. Per garantire a un governo che deve fare molte cose in poco tempo – la distribuzione dei vaccini, il Recovery plan – una navigazione più veloce, più sicura.
È questa, secondo chi ci ha parlato in queste ore, l’intenzione di Mario Draghi
Ci dovrebbe essere infatti l’accorpamento di alcuni dicasteri. Il che potrebbe favorire l’appoggio del Movimento 5 stelle, nel caso nascesse il ministero della Transizione ecologica chiesto ancora ieri da Beppe Grillo, unendo Sviluppo e Ambiente sul modello francese.
Tra i candidati, Stefano Patuanelli, ministro uscente M5S, che però – nel caso il presidente del Consiglio incaricato volesse scegliere solo un esponente per partito – avrebbe la concorrenza fortissima di Luigi Di Maio (se non quella di Giuseppe Conte).
Ogni schema cambia a seconda di quali saranno le condizioni di gioco scelte da Draghi. Se ci fosse la Lega, che ha eliminato ogni possibile ostacolo per provarci a tutti i costi, il segretario pd Nicola Zingaretti rinuncerebbe ad avere un ruolo. E lascerebbe spazio ai secondi: quindi il suo vice Andrea Orlando, o l’ex capo delegazione Dario Franceschini, o ancora Lorenzo Guerini.
Uno, al massimo due (lo schema Cencelli, con 3 posti per i grillini, 2 per il Pd e via a scendere, pare ormai saltato) e questo sta gettando scompiglio in tutti i partiti.
Perchè l’impressione avuta dal secondo giro di consultazioni è che l’ex presidente della Bce sceglierà  soprattutto tecnici: al ministero dell’Economia – dove il dem Roberto Gualtieri spera ancora, in nome della continuità  – è sempre più probabile l’arrivo di Daniele Franco, direttore generale di Bankitalia e già  ragioniere dello Stato.
Italia Viva butta lì il nome di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate. Mentre Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei, sarebbe destinato a guidare Cassa depositi e prestiti. Se poi dovesse prevalere la volontà  di avere tante donne in posti chiave, c’è sempre la carta dell’economista Lucrezia Reichlin, presa in considerazione anche per il Mise.
Agli Interni, dovrebbe essere riconfermata Luciana Lamorgese (sempre nello schema senza leader, perchè del Viminale si era parlato in caso entrasse Zingaretti). All’Università  o alla Giustizia, l’ex presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia. Mentre la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni potrebbe, nel caso Leu restasse fuori, prendere il posto di Roberto Speranza alla Salute.
Di Maio lotta per la riconferma al ministero degli Esteri. Se ci riuscisse, la segretaria generale della Farnesina Elisabetta Belloni – che potrebbe prenderne il posto – sarebbe un’ottima carta per la delega ai Servizi segreti. Lei o Giampiero Massolo, ora presidente di Fincantieri.
Per la Lega potrebbero entrare, se non ci riesce Salvini, che spinge, Giulia Bongiorno (tornando alla Pa) o Giancarlo Giorgetti (alle Infrastrutture).
Per Italia Viva Teresa Bellanova (o Maria Elena Boschi). Per Forza Italia Antonio Tajani, probabilmente agli Affari europei (Silvio Berlusconi lo ha chiesto esplicitamente). Tutto è però nelle mani di Draghi, e del presidente della Repubblica Mattarella

(da “La Repubblica”)

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GOVERNO DRAGHI, SLITTANO I TEMPI PER LA NASCITA, I DUBBI DEL M5S PROVOCANO UN RINVIO

Febbraio 10th, 2021 Riccardo Fucile

ORLANDO: “FORSE CI SARANNO ALTRI PASSAGGI NON PREVISTI”

I tempi della nascita del governo di Mario Draghi si allungano. E gli interessati ne prendono atto. “Non abbiamo notizie di un terzo giro di consultazioni. Ci rendiamo conto che ci troviamo di fronte ad una crisi che ha caratteristiche del tutto inedite, la sua soluzione può richiedere anche passaggi al momento non preventivati”, dice il vicesegretario del Partito democratico Andrea Orlando.
Beppe Grillo, infatti, deve fare i conti con l’incognita del voto di gradimento dei militanti sulla piattaforma Rousseau. E per convincerli a dire sì all’ex presidente della Bce prende tempo. Riesce nell’intento di rinviare l’appuntamento che era previsto per oggi e domani. Con Alessandro Di Battista e i suoi frondisti che per l’ennesima volta sperano che il voto della base sconfessi il gruppo dirigente e gli consegni la guida del Movimento. Anche per questo il reggente Vito Crimi lascia aperte tutte le porte: “Non andremo al governo a tutti i costi, ci stiamo confrontando”, dice.
Draghi, dunque deve rinviare il passaggio al Quirinale per sciogliere la riserva nella mani di Sergio Mattarella che era previsto per oggi o domani. Si scivola verso sabato. Sempre in attesa che la sibilla Rousseau faccia conoscere il suo verdetto. Verdetto che adesso è appeso alle parole di Draghi, alle sue dichiarazioni, ai suoi progetti.
Perchè, come dice Grillo, i militanti mica possono votare sul nulla. “Dire sì o no a Draghi sarebbe troppo povero. Quando avremo qualcosa su cui votare scriveremo nei quesiti ‘vogliamo stare in un governo che ha queste caratteristiche?’, dice sempre Crimi.
E dietro queste parole si nasconde il nodo chiave del quesito, o dei quesiti da sottoporre ai militanti. Perchè i dissidenti vorrebbero che ci fosse pure la domanda sull’ipotesi di astenersi nel voto di fiducia a Draghi. Ma si sa che su questo terreno il Movimento è capace di acrobazie incredibili.
È evidente, infatti, che se i grillini si sfilano, bisognerà  ridiscutere tutto. Perchè senza il Movimento il peso specifico degli altri contraenti del patto di governo aumenta. E aumentano anche gli appetiti, la voglia di quel posto o di quella poltrona.
Ammesso e concesso che il presidente incaricato sciolga la sua riserva entro venerdì, il giuramento potrebbe avvenire sabato 13. Da quel momento il presidente del Consiglio, che sarebbe nella pienezza dei suoi poteri, avrebbe dieci giorni di tempo per presentarsi alle Camere per ottenere la fiducia. Ma presumibilmente la fiducia potrebbe essere votata lunedì 15 alla Camera e martedì 16 al Senato. Ma non si esclude una dilatazione ulteriore delle tappe, con giuramento lunedì e fiducia nei giorni a seguire.
Tempi ampi. Ma il Movimento Cinque Stelle deve decidere presto. Perchè Draghi, quando si presenterà  al Quirinale per sciogliere la riserva porterà  con sè anche la lista dei ministri che il presidente della Repubblica dovrà  nominare.
Però Draghi deve anche dire che programma ha in concreto.

(da agenzie)

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GOVERNO DRAGHI, SLITTANO I TEMPI PER LA NASCITA, I DUBBI DEL M5S PROVOCANO UN RINVIO

Febbraio 10th, 2021 Riccardo Fucile

ORLANDO: “FORSE CI SARANNO ALTRI PASSAGGI NON PREVISTI”

I tempi della nascita del governo di Mario Draghi si allungano. E gli interessati ne prendono atto. “Non abbiamo notizie di un terzo giro di consultazioni. Ci rendiamo conto che ci troviamo di fronte ad una crisi che ha caratteristiche del tutto inedite, la sua soluzione può richiedere anche passaggi al momento non preventivati”, dice il vicesegretario del Partito democratico Andrea Orlando.
Beppe Grillo, infatti, deve fare i conti con l’incognita del voto di gradimento dei militanti sulla piattaforma Rousseau. E per convincerli a dire sì all’ex presidente della Bce prende tempo. Riesce nell’intento di rinviare l’appuntamento che era previsto per oggi e domani. Con Alessandro Di Battista e i suoi frondisti che per l’ennesima volta sperano che il voto della base sconfessi il gruppo dirigente e gli consegni la guida del Movimento. Anche per questo il reggente Vito Crimi lascia aperte tutte le porte: “Non andremo al governo a tutti i costi, ci stiamo confrontando”, dice.
Draghi, dunque deve rinviare il passaggio al Quirinale per sciogliere la riserva nella mani di Sergio Mattarella che era previsto per oggi o domani. Si scivola verso sabato. Sempre in attesa che la sibilla Rousseau faccia conoscere il suo verdetto. Verdetto che adesso è appeso alle parole di Draghi, alle sue dichiarazioni, ai suoi progetti.
Perchè, come dice Grillo, i militanti mica possono votare sul nulla. “Dire sì o no a Draghi sarebbe troppo povero. Quando avremo qualcosa su cui votare scriveremo nei quesiti ‘vogliamo stare in un governo che ha queste caratteristiche?’, dice sempre Crimi.
E dietro queste parole si nasconde il nodo chiave del quesito, o dei quesiti da sottoporre ai militanti. Perchè i dissidenti vorrebbero che ci fosse pure la domanda sull’ipotesi di astenersi nel voto di fiducia a Draghi. Ma si sa che su questo terreno il Movimento è capace di acrobazie incredibili.
È evidente, infatti, che se i grillini si sfilano, bisognerà  ridiscutere tutto. Perchè senza il Movimento il peso specifico degli altri contraenti del patto di governo aumenta. E aumentano anche gli appetiti, la voglia di quel posto o di quella poltrona.
Ammesso e concesso che il presidente incaricato sciolga la sua riserva entro venerdì, il giuramento potrebbe avvenire sabato 13. Da quel momento il presidente del Consiglio, che sarebbe nella pienezza dei suoi poteri, avrebbe dieci giorni di tempo per presentarsi alle Camere per ottenere la fiducia. Ma presumibilmente la fiducia potrebbe essere votata lunedì 15 alla Camera e martedì 16 al Senato. Ma non si esclude una dilatazione ulteriore delle tappe, con giuramento lunedì e fiducia nei giorni a seguire.
Tempi ampi. Ma il Movimento Cinque Stelle deve decidere presto. Perchè Draghi, quando si presenterà  al Quirinale per sciogliere la riserva porterà  con sè anche la lista dei ministri che il presidente della Repubblica dovrà  nominare.
Però Draghi deve anche dire che programma ha in concreto.

(da agenzie)

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ESPLODE IL VAFFA DEL M5S TRA I PASDARAN CINQUESTELLE ANTI-DRAGHI: SE VOTASSERO SU ROUSSEAU SAREBBE SCONFESSATA LA LINEA DELL’ACCORDO

Febbraio 10th, 2021 Riccardo Fucile

SUCCESSO   DELL’INCONTRO DEI DISSIDENTI SU ZOOM, PIOGGIA DI CRITICHE E INSULTI SUI “CHI HA TRADITO I VALORI DEL MOVIMENTO”

Tutto esaurito su Zoom. Il Vaffa-Day che i pasdaran M5s anti-Draghi hanno allestito online diventa una piazza affollatissima. Ci si deve mettere in attesa per partecipare, la scritta che campeggia è “raggiunti i 1000 partecipanti”.
Poi ecco che finalmente la richiesta di entrare nella videocall viene accettata dagli organizzatori e la prima voce che rimbomba nell’adunata di protesta via web è quella di Barbara Lezzi: “Ci dovremmo mettere al tavolo del governo con Berlusconi, uno che, come dice la sentenza Dell’Utri, ha pagato ‘cosa nostra’, dare questo segnale sarebbe devastante”.
E pensare che Beppe Grillo durante la seconda edizione del vero V-Day, quello di Torino del 2008, quando chiamò il leader di Forza Italia “testa d’asfalto” fu più clemente della senatrice pasionaria pugliese ex ministra.
Ma anche di tanti altri attivisti intervenuti sulla piattaforma per picconare, ancor prima che nasca, l’esecutivo dell’ex presidente della Banca centrale europea ma anche il Movimento 5 Stelle stesso: “Siamo stati traditi, anche da Beppe”.
Tutto questo alla vigilia del voto sulla piattaforma Rousseau in programma mercoledì. Ops, mentre i pentastellati ribelli si sgolano per gridare al mondo della Rete la loro posizione contraria, Beppe Grillo annuncia che il voto è rimandato a data da destinarsi. “Ecco, non vogliono farci votare, peggio ancora. Sanno che vinciamo noi”, grida un grillino di Caserta. E in effetti il rischio che i vertici possano finire in minoranza esiste davvero perchè sui territori la rabbia è tanta. E non è detto che il Garante riesca a placarla.
L’iniziativa di questa mega riunione via Zoom è partita da un attivista di Salerno. Si chiama Luca Di Giuseppe, studente universitario
Tramite un tam tam sui social ha coinvolto, in meno di ventiquattro ore, deputati e senatori in questa maratona oratoria in cui nessuno risparmia insulti, non solo nei confronti del premier incaricato, ma anche nei riguardi dei vertici: “Il giorno della votazione online sarà  il vero Vaffa-Day”, dice Giuseppe.
Mentre si alternano gli interventi dei parlamentari con quelli dei semplici attivisti, ecco che appare Matteo Brambilla. Per chi non lo ricorda si tratta del candidato sindaco di Napoli nel 2016, grazie ai 276 voti ottenuti su 574 sul Blog grillino. Torna sulla scena e va giù duro, senza mezzi termini: “Io voterò ‘no’ nel sondaggio su Rousseau. Cacciateci come si faceva con le purghe fasciste. Sapete cosa dico? Houston, we have a problem”. E sfodera un inglese niente male. Il problema di entrare nel governo con Salvini e Berlusconi, pur essendo ben lontano da quello della missione spaziale Apollo 13, agita e anche molto quella parte dei 5Stelle pronta anche a lasciare il partito.
I parlamentari presenti sono parecchi. Tra questi i senatori Crucioli, Lezzi, Angrisani, Abate, Lannutti, Granato e i deputati Raduzzi, Maniero, Cabras, Colletti. Nessuno evoca apertamente la scissione ma è chiaro che il governo Draghi segnerebbe un punto di non ritorno.
I toni sono durissimi, si passa dalle mazzate che meriterebbe “chi ha tradito”, al “colpo in mezzo alla fronte” che ha sparato chi ha tradito. C’è proprio l’immagine di un annientamento, fisico e morale. Parla la senatrice Rosa Silvana Abate: “Ci hanno tagliato i nostri diritti e ora ce li ritroviamo di fronte. Noi dovremmo tornare a lavorare con Salvini, con Renzi gomito a gomito. La loro parola d’ordine è distruggere il Movimento 5 Stelle. Come? Loro ci vogliono tirare sul loro terreno, ci finiranno con un colpo in mezzo alla fronte. Stiamo attenti”.
Subito dopo tocca all’avvocato Natalina Giungato, semplice attivista calabrese: “Devono ringraziare che la nostra non è una generazione violenta perchè questi meriterebbero di essere ammazzati con le mazze. Dobbiamo organizzarci, l’importante sono i contenuti non il contenitore, ci possiamo chiamare anche in un modo diverso, ma io vi chiedo di andare avanti”. E agita lo spettro della scissione. C’è chi definisce Mario Draghi “l’uomo della Troika”, chi quello della “privatizzazione selvaggia”, e chi come la senatrice Bianca Laura Granato torna a parlare di Berlusconi e Renzi: “Ci è stata scippata la leadership naturale e ora ci chiedono di partecipare insieme ai golpisti a un governo con loro e in più con Berlusconi. La nostra riforma della giustizia è stata bloccata per due volte, ora non dobbiamo essere complici. Dobbiamo andare all’opposizione, metterci di traverso e bloccare il Parlamento”.
È un continuo, la riunione dura fin dopo mezzanotte. “Se sette anni fa ci avessero detto ‘candidati e sostieni un governo con Carfagna e Giorgetti’ ci saremmo messi a ridere”, interviene Raphael Raduzzi tra gli scontenti di Montecitorio. E poi ancora il senatore Lannutti: “Mi sentite? Mi sentite?”. La connessione non gli funziona benissimo. “Oggi abbiamo scoperto che Mario Draghi è un grillino a sua insaputa. Io conosco Beppe dal ’94 e non mi aveva mai parlato di questa simpatia. Credo che gli interessi di Draghi siano quelli della finanza tossica, del neo liberismo dittatoriale e sono incompatibili con M5S”. Dopo la rievocazione del regimi dittatoriali, si arriva poi anche alla rievocazione di chi non c’è più: “E Gianroberto Casaleggio da lassù ci starà  scomunicando e sta scomunicando anche Grillo”.
Anche il senatore Crucioli definisce “imbarazzante” l’intervento di questa sera del garante 5Stelle ed ha chiamato il Movimento “a reagire. I vertici che abbiamo sono la negazione dei nostri principi e quindi dobbiamo fare qualcosa. Siamo ad un bivio. Teniamoci in contatto”. Bivio che potrebbe portare davvero alla scissione, si vedrà  quanto sarà  grande nel gruppo parlamentare. Ma nel vedere i numeri dei partecipanti all’assemblea stasera, di certo la base è molto presente.

(da “Huffingtonpost”)

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PESTAGGIO DEL GIORNALISTA ORIGONE A GENOVA: CONDANNA RIDICOLA PER I QUATTRO AGENTI AUTORI DEL PESTAGGIO, 40 GIORNI

Febbraio 10th, 2021 Riccardo Fucile

L’ACCUSA AVEVA CHIESTO 1 ANNO E 4 MESI… NESSUNO DICE CHE SONO ANCORA IN SERVIZIO?

E’ stato un pestaggio da parte delle forze dell’ordine e adesso lo dice anche una sentenza, anche se le pene sono molto diverse rispetto a quanto chiesto dall’accusa. Sono stati condannati a 40 giorni Stefano Mercadanti, Luca Barone, Fabio Pesci e Angelo Giardina agenti del Reparto Mobile di Bolzaneto, per la brutale aggressione al cronista di Repubblica Stefano Origone, durante la manifestazione contro il comizio elettorale di CasaPound del 23 maggio 2019 in piazza Corvetto.
Gli agenti hanno scelto il rito abbreviato, che comporta lo “sconto” di un terzo della pena.
Agli agenti è stata riconosciuta la scriminante putativa: secondo la linea difensiva degli stessi poliziotti accolta dal Gip, non lo avrebbero ritenuto un giornalista ma un manifestante potenzialmente pericoloso: da qui la derubricazione del reato da doloso a colposo.
La pm Gabriella Dotto aveva chiesto 1 anno e 4 mesi per ciascuno dei quattro. Lo stesso cronista di Repubblica ha detto di essere “soddisfatto per essere arrivati a sentenza, è stata riconosciuta una responsabilita e il fatto che io stessi facendo il mio lavoro, anche se la pena è molto molto diversa dalle richieste dell’accusa”.

(da agenzie)

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