Destra di Popolo.net

CONTE: “TORNO A FARE IL PROFESSORE ALL’UNIVERSITA’ DI FIRENZE, MA CREDO NELL’ALLEANZA PD-M5S-LEU”

Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile

“CI SONO TANTI MODI PER PARTECIPARE ALLA VITA POLITICA”

Dalla scrivania di Palazzo Chigi alla cattedra in ateneo.
Finisce così la parabola di Giuseppe Conte, che dopo le dimissioni da presidente del Consiglio tornerà  a insegnare in Toscana. “Vedo nel mio futuro immediato il rientro a Firenze, come professore dell’università . È terminata l’aspettativa, quindi ritornerò a Firenze”, ha annunciato
Nei giorni scorsi l’ex premier si era lasciato andare a un lungo messaggio su Facebook (che ha totalizzato un record assoluto di “like”) in cui, salutando gli italiani, aveva scritto: “Torno semplice cittadino, ma il mio impegno prosegue”.
Seppure da professore universitario, l’avvocato non abbandonerà  quindi la politica. “Ci sono tanti modi per partecipare alla vita politica, li vedremo insieme agli amici con cui abbiamo lavorato, ai compagni di viaggio”. I 5 Stelle, quindi. Ma ammette di continuare a credere nella coalizione tra il Movimento, Leu e il Pd, ovvero la maggioranza che ha sostenuto il suo secondo governo.
“È un progetto che non ho declamato a casa – risponde – ma che abbiamo iniziato a realizzare e ha già  prodotto dei risultati, altri sono in corso di completamento, altri vanno elaborati e realizzati. Quella è una prospettiva a cui credo molto, da politico, da privato cittadino e da ex presidente del Consiglio: continuerò a dare il mio contributo nelle modalità  che decideremo insieme”.

(da agenzie)

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COPPA AMERICA, LUNA ROSSA VOLA: ORA NEW ZEALAND TREMA

Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile

LA BARCA ITALIANA STA DOMINANDO LA FINALE DI PRADA CUP E SI CANDIDA A SFIDARE I NEOZELANDESI PER LA CONQUISTA DELL’AMERICA’S CUP… LA STAMPA DI AUCKLAND: “I SEGNALI SONO MINACCIOSI”

“Gli italiani stanno arrivando!”. Non è solo il titolo del divertente spot schierato su Luna Rossa che circola in questi giorni ma è anche quello che pensano i neozelandesi appassionati di vela, quindi la quasi totalità  degli abitanti, all’indomani delle quattro vittorie consecutive contro gli inglesi di Ineos.
“Arrivano gli italiani” verso la sfida finale della America’s Cup – anche se devono vincere almeno altre tre regate contro gli inglesi e ancora può succedere di tutto – ma intanto si portano avanti su quello che per loro ora diventa il tema del momento.
E non è che i neozelandesi stiano lì a sfregarsi le mani. Tutt’altro. Emittenti seguitissime di approfondimento post regate non hanno nessun timore ad andare nel cuore del “problema”.
“La crescita di Luna Rossa rappresenterà  un grave problema per Nzl?” si chiedono esperti e campioni della vela kiwi e le risposte sono tutte molte articolate, super tecniche, dentro i dettagli più sofisticati ma, insomma, il sunto è: sì, “i segnali sono minacciosi e non solo per gli inglesi di Ineos”.
Va detto che è improprio sostenere che i kiwi abbiamo paura dell’avversario, non è un sentimento da loro praticato, piuttosto il rispetto, piuttosto l’ammirazione per campioni quantomeno alla loro altezza ma… insomma…. l’inversione repentina delle quote delle scommesse legali prima assai sfavorevoli a Luna Rossa contro gli inglesi e ora più che ribaltate, potrebbe avere conseguenze anche sul prossimo contendente, e padrone di casa e fiero detentore della Coppa.
Ma solo una volta portato a casa il predominio italiano sugli inglesi. E’ vero che si sta molto avanti ma ancora in mezzo al guado.
“Luna Rossa è impressionante – ha vinto otto gare consecutive (prima quelle contro American Magic e poi le quattro contro sir Ben Ainslie)   – ma è anche facile sembrare dei campioni quando puoi guidare la regata fin dall’inizio. Però la barca italiana è veloce, stabile e sempre sotto il massimo controllo e quando tu ti puoi fidare del tuo mezzo allora è lì che lo puoi spingere al massimo. La mia preoccupazione per Te Rehutai di TNZ è soprattutto il fatto che i nostri non abbiano potuto correre molto contro gli avversari, provarsi in regata se non pochissime volte” sostiene Mark Orams, grande amico del leggendario Peter Blake, membro del Team New Zealand e docente di sport presso l’Università  di Tecnologia di Auckland.
“Jimmy ‘Pitbull’ Spithill di Luna Rossa ha lavorato tantissimo sulle pre-partenze. La sua fiducia sta crescendo con ogni uscita. Peter Burling (il talentuoso timoniere di NZ, due volte olimpionico, sette volte campione del mondo e soprattutto vincitore della Coppa dei kiwi nel 2017) dovrà  saper contrastare questa fiducia e aggressività “.
“L’ascesa di Luna Rossa crea grossi guai anche per i difensori del Team New Zealand nel match race di Coppa America?” titola qualche giornale e le risposte erano articolate ma tutte in una sola direzione: “Spithill e Luna Rossa sembrano pronti a fare la partita dell’America’s Cup”.
E se, come riportano i giornali neozelandesi, lo skipper di Luna Rossa   non ha voluto discutere di un potenziale scontro con i kiwi, sostenendo che tutto il suo obiettivo è battere gli inglesi, un veterano di Luna Rossa come Vasco Vascotto, 51 anni, non si è preoccupato di proiettarsi in avanti e sostenere che gli italiani hanno la barca giusta per battere il Team New Zealand.
Va detto che, pratica inglese a parte, finora il palmares di una Luna Rossa contro i kiwi nella storia dell’America’s cup non è mai stato troppo generoso con le barche tricolori. Nel 2007, nella finale della Louis Vuitton Cup, New Zealand ha battuto Luna Rossa 5-0, anche se poi Alinghi si è presa tutto. E ancora, nel 2013 a San Francisco i kiwi hanno battuto Luna Rossa prima nei round robins (4-0) e poi nella finale della Lous Vuitton Cup 7-1.
E, nell’edizione in corso, ci sono stati solo due scontri diretti nella America’s cup World series, competizione laterale della corsa vera e propria   e Luna Rossa ha perso tutte e due le volte.
Ma ora sembra che barca e equipaggio abbia messo un turbo, sia con gli inglesi – che comunque hanno al timone un sir che detiene il record della vela di aver conquistato cinque medaglie olimpiche in cinque diverse Olimpiadi –   e poi con i kiwi, chiunque ci arrivi, se ne riparlerà  ai primi di marzo. Sempre se il Covid – che ha bloccato per ora le regate causa lockdown – li lascerà  passare.

(da “La Repubblica”)

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LA BUFALA DELLA MASCHERINA DI LAMORGESE PRO-RIFUGIATI MESSA IN GIRO DA ACCOUNT CHE SOSTENGONO GIORGIA MELONI

Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile

CHI PUBBLICA UN FOTOMONTAGGIO PER DIFFAMARE UN MINISTRO VA PERSEGUITO PENALMENTE E LA PAGINA FB CHIUSA PER SEMPRE

Non è vero che Luciana Lamorgese indossava una mascherina con uno slogan pro-migranti durante il giuramento dei ministri, mentre veniva confermato il suo ruolo di ministra degli Interni.
Si tratta di un’altra bufala di stampo sovranista che sta girando in rete. Prima di condividere in maniera automatica la bufala mascherina Lamorgese indignandosi basterebbe fare una cosa molto semplice: andare a controllare il video del giuramento, facilmente rintracciabile con un paio di click.
Invece l’atteggiamento di chi commenta, condivide e reagisce a questo tipo di contenuto — quando non è volontariamente propagandistico — è totalmente acritico.
Non è certo la prima volta che Luciana Lamorgese si trova protagonista di bufale di stampo sovranista
La fotografia in questione ha girato su varie pagine e account Facebook, compreso quello di Primavera Nazionale — pagina seguita da più di 100 mila utenti e che appoggia Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia — con tanto di commento sprezzante che allude alla solita invasione di clandestini.
Basta guardare il video del giuramento per capire che la mascherina di Luciana Lamorgese non presentava alcun tipo di disegno
Ecco che allora la propaganda sovranista supera i confini — come quasi sempre accade — e pur di continuare a battere su quel chiodo non si cura di condividere contenuti palesemente falsi che basterebbe un minuto per verificare.
Niente «Refugees Welcome» sulla mascherina e niente evidenze del complotto sulla sostituzione etnica, solo il lavoro scorretto di persone e account che pur di fare propaganda a favore di un partito se ne inventano di ogni.

(da agenzie)

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DOPO 20 ANNI ORBAN SPEGNE LA VOCE LIBERA DI KLUBRADIO: “ORBAN STA ELIMINANDO OGNI VOCE INDIPENDENTE”

Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile

INTERVISTA AL DIRETTORE MIHALJ HARDY: “DAL COMUNISMO GULASH SIAMO PASSATI ALLA DITTATURA DEL CAPITALISMO MILITANTE”

A mezzanotte, nell’ultimo minuto del giorno di San Valentino, è calato il silenzio dopo 20 anni di trasmissione. Sono stati spenti i microfoni di Klubradio, un’emittente che ha fatto la storia dell’Ungheria libera ed ha resistito finchè ha potuto come testa d’ariete contro l’esecutivo sovranista di Viktor Orban.
Il direttore Mihalj Hardy dice adesso che, insieme alla sua squadra di giornalisti, non abbandonerà  “lo spirito combattivo” che hanno sempre tutti mantenuto: “siamo una radio libera, abbiamo una responsabilità  verso il nostro pubblico”.
Direttore, la storia spesso ci prende in giro con gli anniversari: oggi è il trentennale della costituzione del gruppo di Visegrad, avvenuto il 15 febbraio 1991, poco dopo l’uscita dell’Ungheria dal Patto di Varsavia.
C’era una buona idea alla base del gruppo di Visegrad, il V4, che è nato però come V3, perchè la Cecoslovacchia era ancora un solo Paese. Si ispirava all’accordo Benelux o l’alleanza dei Paesi nordici. Il gruppo V4 è nato da buone intenzioni, ma non ha saputo evolversi all’altezza delle aspettative: ora è solo una cornice formale, perchè tutti i Paesi hanno interessi ed intenzioni diverse, basti guardare all’atteggiamento opposto verso la Russia che mantengono Polonia ed Ungheria.
Lei ha 64 anni e dal 1980 fa il giornalista, è stato anche corrispondente a Mosca, ricorda benissimo i tempi sovietici.
Non pensavo sarebbe successo questo dopo la dissoluzione dell’Urss, non è quello per cui hanno combattuto le persone nel 1989 e nel 1990, stiamo andando indietro a quei tempi lì, regrediamo. Noi avevamo grandi speranze. Ieri in Ungheria c’era un comunismo morbido, oggi c’è un capitalismo militante, una mezza dittatura. Ieri c’era il comunismo gulash, oggi c’è il Kasernen-kapitalismus: un capitalismo che ha le caratteristiche del “comunismo da caserma” di cui parla Karl Marx. Comunque è stata un’opportunità  storica perduta, ora è finita.
La vostra radio ha cominciato a trasmettere nell’etere dell’Ungheria libera una ventina di anni fa. È stata spenta per un cavillo burocratico: si può dire che è stata una scusa per farvi chiudere?
È dal novembre del 2019 che Klubradio tenta di rinnovare la licenza di trasmissione che ci hanno negato. Formalmente hanno fatto riferimento alla violazione del regolamento che stabilisce le quote di musica e notizie nazionali ed internazionali da trasmettere, un report che invia ogni canale ogni settimana, un documento che vaglia il consiglio che supervisiona i media. Ovviamente ci sono casi di violazione molto più gravi nel Paese che non hanno avuto conseguenze. Abbiamo fatto ricorso alla Corte, ma non ci ha protetto. È stata una battaglia politica. Il premier Orban ha dato un occhio al calendario: nella primavera del 2022 ci saranno le elezioni parlamentari e per quella data deve eliminare tutte le voci indipendenti. Anche se ci definiscono una radio di sinistra e di liberali, noi forniamo un servizio pubblico, critico e senza appartenenza politica. Siamo una radio di notizie, di dibattiti e programmi di politica e cultura. Dal 2010 viviamo solo delle donazioni del nostro pubblico e, in dieci anni, abbiamo ricevuto oltre quattro milioni di euro. Insomma, funzioniamo su base commerciale.
“La Commissione europea è seriamente preoccupata per il pluralismo e libertà  dei media in Ungheria” e il caso di Klubradio “aggrava tali preoccupazioni” ha reso noto Bruxelles. Direttore, contate sull’aiuto dell’Europa?
Nessuno risolverà  il problema ungherese, se non gli ungheresi. Ma ogni aiuto è benvenuto e i contribuenti europei dovrebbero sapere che le loro tasse finiscono nelle tasche del nostro primo ministro, che i budget europei vanno a finire nei conti dei suoi tirapiedi. I Paesi europei quantomeno non dovrebbero finanziare più il governo Orban. Non sta facendo niente di buono per l’Ungheria: la sua leadership sta conducendo l’economia al collasso, la politica governativa ci danneggia innanzitutto finanziariamente. Perfino Romania e Slovacchia stanno facendo meglio di noi, mentre in passato l’Ungheria era la pioniera nella regione dell’Europa orientale.
Che farete voi giornalisti di Klubradio adesso? E che farà  l’Ungheria intera?
Continueremo a trasmettere su un canale internet: ovviamente non sarà  lo stesso e manterremo, secondo le stime, solo il 20 o 30% di quello che era il nostro pubblico di ascoltatori. In Ungheria invece l’opposizione è frammentata, sia a destra che a sinistra. Forse i giovani si stancheranno di questo sistema, ma ci vorrà  del tempo. Almeno 500mila persone sono emigrate all’estero: i migliori, i più brillanti se ne sono andati e non vogliono tornare. Il 95% del panorama mediatico ungherese è di proprietà  di investitori vicini ad Orban o controllato direttamente dai suoi uomini. A Budapest resta qualche giornale locale e siti marginali ancora indipendenti, ma non sono abbastanza forti da influenzare il dibattito pubblico.
Direttore, l’Ungheria è già  cambiata una volta una trentina d’anni fa. Può farlo di nuovo?
Temo che le elezioni non siano abbastanza. Gli uomini di Orban non si possono rimuovere alle urne. Controllano tutto: i media, l’economia, il sistema giudiziario, la cultura e le università , tutti gli organi indipendenti di indagine, fino agli istituti che si occupano di contributi. Ovunque, ci sono persone di Orban e non vedo un futuro luminoso. Temo che ci voglia qualcosa come il 1989.

(da agenzie)

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ROCCO CASALINO: “CON CONTE ALLE ELEZIONI SI FAREBBERO COSE INCREDIBILI”

Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile

“IO SONO UN ATTIVISTA DEL M5S, STO VALUTANDO COSA FARE”… “SOLO GRAZIE A LUI L’ITALIA HA POTUTO OTTENERE 209 MILIARDI DEL RECOVERY: INVECE DI FARGLI UNA STATUA LO HANNO MANDATO A CASA”

“Il concetto di potere lascia il tempo che trova. Per me Palazzo Chigi è stata una esperienza impegnativa di lavoro. Quest’ultimo anno con la pandemia è stato molto faticoso, un livello di stress pazzesco. E quando Conte è uscito la commozione ha colpito tutto il palazzo. Lui ha il dono di arrivare al cuore e questo lo renderà  diverso da tutti i presidenti del Consiglio”.
Così al Corriere della Sera Rocco Casalino, portavoce dell’ex premier Giuseppe Conte.
“Non credo che Conte sarà  presto dimenticato. Il video del suo addio ha incassato su Facebook un milione di like, numeri pazzeschi che non fa nessuno al mondo. Proprio tutto questo consenso ha fatto di lui un problema. Conte è stato fatto cadere come tutti sanno da Renzi con una manovra di palazzo ben studiata. Invece di fargli una statua è stato mandato a casa dopo aver ottenuto dall’Europa 209 miliardi”, ha aggiunto. “Il grande dubbio è cosa vuole fare lui. Credo sia una risorsa importantissima per il M5S, ma questo è un mio desiderio personale. La scelta tocca a lui e al Movimento. Non so cosa farà  Conte, ma mi auguro che la sua strada si intersechi con quella del Movimento”.
“Io sono un attivista del M5S, sto valutando cosa fare e mi serve un po’ di tempo per riprendermi. Con Conte continuiamo a sentirci, non ci siamo lasciati come se qualcosa fosse finito. Questa è la legislatura che ha sottovalutato Conte. Ha peculiarità  straordinarie. Con lui in una campagna elettorale si possono fare cose incredibil”, spiega Casalino.
”È una persona vera, ci mette la faccia. Ha avuto il coraggio di affrontare migliaia di operai arrabbiati all’Ilva di Taranto. È andato a trattare a Bruxelles ed è stato un numero uno, ottenendo il risultato migliore di tutti. Una macchina da guerra, uno stakanovista assoluto, capace di lavorare 18 ore”, dice. “Se fossi il portavoce di Draghi? Punterei sulla competenza. Il pop stonerebbe e avrei il timore dell’effetto Mario Monti col cagnolino, in tv da Daria Bignardi”, conclude.

(da agenzie)

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LE INTENZIONI DEI RIBELLI DEL M5S

Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile

SECONDO “IL CORRIERE DELLA SERA” I CRITICI SONO DIVENTATI 30 AL SENATO E 40 ALLA CAMERA

Cosa faranno i malpancisti grillini quando si voterà  la fiducia a Mario Draghi? Su Facebook Casaleggio scrive: «è arrivata in media una email al minuto sulla mancata costituzione del Superministero che sarebbe dovuto nascere dalla fusione di Mise e Ambiente, come previsto dal quesito a garanzia dell’avvio del governo (come sostenuto da Barbara Lezzi, ndr)».
«Se non sarà  possibile sottoporre un nuovo quesito agli iscritti credo sia comunque importante non creare una divisione nel gruppo parlamentare- prosegue Casaleggio, mettendo uno scudo ai ribelli contro eventuali espulsioni -. Molti parlamentari mi segnalano che vorrebbero votare contro non essendo passibili di sanzioni disciplinari sulla base dei precedenti e delle regole attuali». E conclude: «Per questo motivo, auspico che chi senta il disagio nel sostenere questo governo percorra la scelta della astensione». Quanti sono i ribelli?
Lo spiega il Corriere:
La truppa degli scontenti, intanto, si allarga: oltre ai trenta senatori ribelli, si contano anche quaranta deputati. E proprio tra le file di Montecitorio i critici si iniziano a organizzare. Una novità  quasi assoluta, un tassello che si aggiunge a un quadro già  complesso. Nella serata di domenica è la deputata siciliana Angela Raffa a organizzare un incontro su Zoom per i malpancisti. Il fronte in realtà  è più composito di quanto possa sembrare: ne fanno parte non solo i contrari al governo Draghi, ma anche i critici verso i vertici

(da agenzie)

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IL DEPUTATO M5S CABRAS: “VOTERO’ NO, I CONTRARI AL GOVERNO DRAGHI POTREBBERO ESSERE MAGGIORANZA”

Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile

“VALUTIAMO LA FORMAZIONE DI UN ALTRO GRUPPO, CI SIAMO VENDUTI PER UN PIATTO DI LENTICCHIE”

Aumenta lo scontento all’interno del Movimento 5 Stelle dopo la decisione di entrare nella maggioranza del governo Draghi, dovuta all’esito della votazione sulla piattaforma Rousseau in cui il 60% si è dichiarato favorevole.
Molte le voci contrarie, tra cui quelle del deputato Cabras e del senatore Crucioli, che voteranno in modo contrario alla prima fiducia dell’esecutivo Draghi.
“Io non ci sto – dice Cabras -. Voterò no alla fiducia al governo Draghi. Un appoggio a Draghi è qualcosa che non può trovare una mediazione. Sarà  un no convinto. Il Movimento è in grandissima crisi. La nostra scelta è per l`opposizione. Vorremmo trascinare l`intero Movimento in questa scelta, chiedendo anche i ritirare i ministri. Ma questa sarà  una scelta difficile da far passare per una dirigenza che ha accettato passivamente tutti i passaggi che ci hanno portato a questa capitolazione. Ci siamo venduti per un piatto di lenticchie. Se non si troverà  un accordo tra di noi, il Movimento 5 Stelle si spaccherà . E non escludo che possiamo essere perfino la maggioranza contrari a Draghi”.

(da agenzie)

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NUGNES E FATTORI (EX M5S) VOTERANNO NO A DRAGHI

Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile

AVEVANO ADERITO A SINISTRA ITALIANA E SEGUONO FRATOIANNI

L’Assemblea nazionale di Sinistra italiana ha approvato ieri a maggioranza la relazione del suo segretario, il deputato Nicola Fratoianni, per votare contro la fiducia al Governo Draghi.
Secondo Fratoianni “non si può governare con i sovranisti della Lega e con la destra economica di Forza Italia”, inoltre “l’omicidio premeditato del Governo Conte è frutto di un’operazione chiara: indebolire l’alleanza Pd-M5S-Leu e impedire che quell’esecutivo gestisse i fondi europei”. In altre parole ”è in atto una restaurazione”.
Con Fratoianni si schierano anche le ex M5S Paola Nugnes ed Elena Fattori, come annuncia su Facebook la prima senatrice a nome di entrambe. ”È una scelta condividiamo e accogliamo con molto entusiasmo, convinte che il paese abbia assoluto bisogno di una opposizione da sinistra a questo governo, sbilanciato sugli interessi della finanza”.

(da agenzie)

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M5S, IL RIBELLE MATTIA CRUCIOLI VOTA NO ALLA FIDUCIA: “MI CACCERANNO? PAZIENZA”

Febbraio 15th, 2021 Riccardo Fucile

IL SENATORE GENOVESE: “ALLA FINE MELONI PASSERA’ ALL’INCASSO”… “DRAGHI E’ LA GARANZIA CHE LE RISORSE DEL RECOVERY FINISCANO ALLE GRANDI IMPRESE”

Il senatore genovese del M5S Mattia Crucioli dice basta: “Mercoledì voto no. Mi espelleranno? Pazienza”.
Ieri la riunione del gruppo di Palazzo Madama com’è andata?
“A un certo punto me ne sono andato, era tempo perso. C’è stata una scelta deliberata di non mediare, sabato ci eravamo lasciati, visto il dissenso diffuso, dicendo che avremmo pensato tutti ad una soluzione di mediazione in maniera da tenere unito il gruppo. Ma oggi invece di trovare una soluzione hanno cominciato in batteria cercando di convincere quelli del no a votare sì e quindi questo non è provare a trovare soluzione ma compattare tutti sulle posizioni di qualcuno. Chi lo ha fatto notare è stato tacitato, la volontà  di portare la spaccatura fino in fondo è evidente. Vogliono togliersi dalle scatole quelli che non la pensano come loro”.
Che soluzione mediana si poteva trovare
“L’astensione, la presenza in aula senza votare, l’assenza… Volendo le opzioni c’erano”.
I motivi di fondo della sua contrarietà  a Draghi quali sono?
“Intanto il metodo, il com’è arrivato qui è tutta una manovra orchestrata in maniera magistrale, Renzi è stato un esecutore per conto terzi. Draghi è la garanzia perchè quelle risorse del Recovery fund, che sembrano tante ma sono scarse rispetto al reale bisogno, vengano spese per le grandi imprese. Fasce deboli, lavoratori, ceto medio resteranno fuori. Non si faranno gli interessi del popolo italiano ma prima di banche e grandi industriali. L’appoggio dei 5 Stelle è nato come quello della Lega, partiti che hanno avuto ambiguità  finchè non si sono calate le carte, le carte sono queste e quindi hanno dovuto scegliere. Da un lato la Lega del nord produttivo che vuole quei soldi e dall’altro il M5S che si è ancora dimostrato un partito padronale: ieri Crimi ci è venuto a dire che Grillo ha trattato per conto di tutti e poi a cose fatte hanno posto quel quesito strumentale su Rousseau”.
Lei è genovese, la città  di Grillo, lì gli attivisti come la pensano?
“La spaccatura è sul territorio così come tra i portavoce ma non mi importa. Nei pareri tanto influisce il seguito di Grillo e Di Maio e quindi qualcuno si fida, ma anche se fossero tutti per i sì, non mi starebbe bene lo stesso. E poi il grande capolavoro è che le posizioni di garanzia per le opposizioni andranno alla destra più nera. Avevano tutti paura di andare a votare, di rimettere in mano ai cittadini la sovranità , ma così si perde dal tappo e dalla spina. Quando la gente si renderà  conto di quel che è avvenuto, ovviamente non distinguerà  tra una forza e l’altra, saranno tutti colpevoli e Meloni andrà  all’incasso”.
Se vota no viene espulso, lo sa no?
“Pazienza. Il M5s è un organismo complesso che ha fatto molte cose buone e tanti compromessi al ribasso, personalmente ho sempre cercato di essere equilibrato. Spesso ho votato in dissenso, ma qui non c’è neanche stata discussione, allora liberi tutti”.
Quanti sarete come senatori a dire no?
“Difficilissimo dirlo ma c’è un pesante logorio, tra promesse e blandizie, vai a sapere. Se fossimo 6 al Senato mi riterrei soddisfatto, anche se sabato erano più di 20 a dirsi contro, però poi…”.
E in base a quanti siete cosa farete?
“Noi ci stiamo organizzando, è molto più efficace fare opposizione da gruppo, ne servono 10 al Senato, alla Camera 20”.
Ma sarà  una opposizione di “sinistra”?
“Siamo sempre quelli nè di destra nè di sinistra, oggi manca proprio uno schema diverso, però direi che manca un sovranismo di sinistra in senso economico. Non ci si può fidare di chi tolse la liquidità  agli sportelli delle banche alle famiglie greche prima di un referendum”.

(da “La Repubblica”)

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