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SONDAGGIO YOUTREND/SKY: PD 20,2%, FDI 19,9%, LEGA 17,8%, M5S 15,8%, FORZA ITALIA 7%

Dicembre 5th, 2021 Riccardo Fucile

CENTRODESTRA IN AFFANNO, CENTROSINISTRA-M55-SINISTRA-VERDI A UN PUNTO E MEZZO DI DISTANZA… CENTRO IPOTETICO AL 5,1%

Stando al sondaggio di Quorum/YouTrend per Skytg24, per quanto riguarda le intenzioni di voto, il Partito Democratico è primo partito con il 20,2% delle preferenze, davanti a Fratelli d’Italia (al 19,9%) e Lega, che si attesta al 17,8%.
A seguire si colloca il M5S con il 15,8%.
Quindi Forza Italia con il 7% e Sinistra Italiana – Articolo 1 – MDP al 4,3%.
Seguono i Verdi al 2,8%, Italia Viva al 2,6%, Azione! al 2,5%, +Europa al 2,1%, altri partiti al 5%.
Resta sempre alto il dato relativo ad astenuti e indecisi che si attesta al 36,3%.
Continua il calo della Lega che ritorna alla percentuale delle politiche di quattro anni fa.
(da agenzie)

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PER LA CORSA AL QUIRINALE GLI ITALIANI PUNTANO SU DRAGHI

Dicembre 5th, 2021 Riccardo Fucile

SONDAGGIO YOUTREND/SKY: E’ PRIMO NELLE PREFERENZE, MA A PATTO CHE NON SI VADA AL VOTO ANTICIPATO

Draghi piace agli italiani come futuro inquilino del Quirinale.
Stando al sondaggio di Quorum/YouTrend per Skytg24, infatti, tra le personalità che potrebbero ricoprire il ruolo di prossimo Presidente della Repubblica, per il 17% degli italiani il nome migliore sarebbe Mario Draghi, seguito da Silvio Berlusconi al 10% e da due donne, Emma Bonino e Marta Cartabia, rispettivamente all’8% e al 5%.
Al 5% anche Romano Prodi. Seguono Walter Veltroni (4%), Mario Monti (3%), Paolo Gentiloni, Pier Ferdinando Casini, Elisabetta Casellati, Dario Franceschini, ( tutti al 2%), poi Paola Severino, Franco Frattini e Giuliano Amato (tutti all’1%), altri nomi (4%).
Nessuno dei nomi proposti è idoneo per il 18%, mentre non sa rispondere il 15%. Nonostante Draghi sia il nome più gradito, gli italiani non sarebbero favorevoli alla sua elezione se questa comportasse elezioni anticipate: è contrario a questa possibilità il 49%, contro il 43% che è favorevole, non sa o non risponde l’8%.
Sono questi alcuni dei risultati emersi dal sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend per Sky TG24 diffuso oggi dalla testata.
Entrando nel dettaglio delle caratteristiche che il prossimo presidente della Repubblica dovrebbe avere, per il 28% dovrebbe avere un grande prestigio internazionale, per il 27% una lunga attività istituzionale, per il 20% non dovrebbe essere né un personaggio di destra né di sinistra mentre il 12% vedrebbe bene qualcuno che non fosse un politico. Per il 3% dovrebbe essere un candidato che abbia l’appoggio del partito che vota solitamente, mentre il 10% non sa cosa rispondere.
Il sondaggio ha poi misurato la fiducia degli italiani nei confronti del Governo Draghi: il 50% degli intervistati ha fiducia nel Governo Draghi (il 12% ha molta fiducia, ha fiducia il 38%), contro il 44% che non ne ha (ha poca fiducia il 30% e nessuna fiducia il 14%). Il 6% che non si esprime.
Riguardo le proteste contro la scelta del Governo di utilizzare il Green pass come misura di contenimento, si registra un forte dissenso rispetto a queste manifestazioni. Il 33% non è d’accordo con le motivazioni di chi scende in piazza e vorrebbe impedire le proteste, il 31%, pur non condividendo i motivi, considera intoccabile il diritto a manifestare. Solo il 13% concorda con le motivazioni che hanno spinto migliaia di persone a protestare, ritenendo anche che sia giusto per questo scendere per questo in piazza, mentre il 16%, pur essendo d’accordo con le motivazioni, considera le manifestazioni di protesta sproporzionate.

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L’OPERATORE SANITARIO CHE AFFRONTA IN PIAZZA I NO VAX PER CONTRASTARE LE FAKE NEWS

Dicembre 5th, 2021 Riccardo Fucile

“VENGO IN PIAZZA PER CONVINCERE LE PERSONE A VACCINARSI”… AMMIREVOLE, MA CON LE TESTE DI CAZZO C’E’ POCO DA DISCUTERE

Tra i tanti no-vax e no Green pass che in queste settimane stanno scendendo in piazza c’è anche lui, Stanislav Nizzi, un ragazzo di soli 21 anni. È un operatore sanitario e lavora a Como dentro ad un’ambulanza. Durante la manifestazione dei No Green Pass, ha deciso di scendere in piazza Duomo a Milano per far sentire la sua voce.
E proprio nel corso dell’ultima manifestazione ha parlato a Repubblica delle ragioni che lo hanno spinto nelle piazze.
“Ho vissuto la realtà di Bergamo, Como e Milano. Sono venuto già la settimana scorsa in piazza per caso e mi sono imbattuto in persone con idee molto confuse. Non è la classica persona che mi dice ‘io sono no vax’. Era in teoria un corteo per il no Green pass e siamo passati ai negazionisti. Ci sono persone che mi dicono che c’è il 5G dentro al vaccino, che non sanno cosa c’è dentro e hanno paura. Ci può stare però la mala informazione in questo caso e la fomentazione alla violenza è un’attuale realtà”, spiega Stanislav.
“Io sono dentro i gruppi di Telegram di queste persone che organizzano questi cortei e passano veramente tante fake news riguardo a vaccini, cure e terapie intensive. La cattiva informazione potrebbe creare grandi disagi sia per l’ordine pubblico che per le persone stesse perché se non sono informato bene è ovvio che non voglio fare il vaccino ma se ho qualcuno di competente che sa di queste cose la persona ci ripensa”, aggiunge.
“Sono venuto in piazza per convincere quante più persone manifestino contro il green pass a vaccinarsi. Lo farò tutti i sabati a venire cercando di informare quante più persone dalla mala informazione e dalle fake news. Ho ricevuto minacce di morte e insulti, mi hanno anche aspettato fuori dalla stazione a Roma ma non sono spaventato. Ognuno può dire la sua. Il mio intento è quello di argomentare le mie ragioni e tornare nelle piazze per informare la gente”, conclude il giovane sanitario.
(da agenzie)

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“SI OFFENDE DIO LASCIANDO GLI UOMINI IN BALIA DELLE ONDE”: iL DURO MONITO DI PAPA FRANCESCO CONTRO I FALSI CRISTIANI SOVRANISTI

Dicembre 5th, 2021 Riccardo Fucile

TRA I RIFUGIATI DI LESBO: “IL MEDITERRANEO STA DIVENTANDO UN CIMITERO SENZA LAPIDI, FERMIAMO QUESTO NAUFRAGIO DI CIVILTA'”

“Il Mediterraneo sta diventando un freddo cimitero senza lapidi”: lo ha detto il Papa Francesco al centro per i rifugiati di Lesbo, 5 anni dopo la sua prima visita, invocando: “Fermiamo questo naufragio di civiltà”.
Il Papa ha percorso a piedi, salutando le persone, accarezzando i bambini, il tragitto dal cancello del Centro al tendone, dove ha parlato ai circa 200 rifugiati raccolti ad ascoltarlo.
E qui ha usato parole forti per scuotere tutti di fronte alla tragedia dei migranti, che sembra sempre sfumare sullo sfondo, anche della pandemia, invece – ha sottolineato il Papa – “se vogliamo ripartire, guardiamo i volti dei bambini. Troviamo il coraggio di vergognarci davanti a loro, che sono innocenti e sono il futuro”.
Ché i bambini “interpellano le nostre coscienze e ci chiedono: ‘Quale mondo volete darci?” Non scappiamo via frettolosamente dalle crude immagini dei loro piccoli corpi stesi inerti sulle spiagge. Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi. Questo grande bacino d`acqua, culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte. Non lasciamo che il mare nostrum si tramuti in un desolante mare mortuum, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro!”
“Non permettiamo – ha ammonito il Papa – che questo ‘mare dei ricordi’ si trasformi nel ‘mare della dimenticanza’”.
(da agenzie)

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DISUMANITA’ SOVRANISTA: LA POLONIA AUTORIZZA LA CACCIA AL CINGHIALE NEI BOSCHI DI CONFINE DOVE CI SONO I MIGRANTI AL GELO

Dicembre 5th, 2021 Riccardo Fucile

LA PROTESTA DEGLI ATTIVISTI CIVILI

Incredibile la disumanità, l’egoismo e la mancanza di senso di responsabilità in una situazione che vede l’area interdetta a ong, stampa e all’interno della quale ci potrebbero essere migranti.
Nei boschi di Narewka, villaggio polacco al confine con la Bielorussia, la Guardia forestale ha aperto la stagione della caccia al cinghiale. Venerdì 10 e domenica 12 dicembre e poi il 2 gennaio sono state annunciate delle battute di caccia dalle 7 alle 15, così come riporta il Comune sui propri profili social. L’area è adiacente alla “zona rossa” di frontiera interdetta all’accesso di media e organizzazioni umanitarie attraverso un decreto che il governo del primo ministro Mateusz Morawiecki ha motivato con “ragioni di sicurezza”.
Sta alla polizia autorizzare l’accesso ai civili non residenti o che non lavorano nella zona, inoltre al momento sono stati dispiegati oltre 14.000 militari dopo che, da agosto, è notevolmente aumentato l’afflusso di profughi mediorientali e africani dalla Bielorussia
“Davvero permettete di sparare mentre neanche sapete quanta gente è nei boschi? Chi prende decisioni così irresponsabili?” ha scritto Katarzsina, una cittadina, sotto al post che su Facebook accompagna l’annuncio.
“La scelta di permettere ai cacciatori di praticare l’attività venatoria ha suscitato infatti le vive reazioni dei residenti e di molti utenti su internet, preoccupati per l’incolumità dei tanti profughi che, dopo aver varcato illegalmente il confine, si nascondo tra i boschi per sfuggire alle guardie di frontiera ed evitare arresti e respingimenti, nella speranza di poter presentare richiesta d’asilo. “Bisogna avere qualcosa che non va per organizzare battute di caccia in una zona piena di profughi” ha aggiunto Mateusz commentando lo stesso post.
Critico anche Adam Bodnar, che fino a luglio ricopriva la carica di ombudsman nazionale (in italiano “difensore civico”, una figura riconosciuta dalla Costituzione a garanzia dei diritti dei cittadini), commenta così la notizia: “È una decisione inaccettabile e inumana. In quell’area è vietato l’accesso ai media e alle organizzazioni umanitarie ma si consente la caccia. La priorità dovrebbe essere risolvere la crisi dei profughi e invece il governo adotta un nuovo decreto che impedisce l’accesso, sospendendo il diritto di informazione e di movimento, impedendo la presentazione e la valutazione delle richieste d’asilo e l’arrivo di aiuti, in violazione della Costituzione, del diritto internazionale e umanitario. Una simile legge è illegale e spetterebbe alla Corte costituzionale stabilirlo”
“Purtroppo – conclude Bodnar – da quando il governo ha riformato il processo di selezione dei giudici della Corte, le sue decisioni non sono più indipendenti dalla linea politica del governo e non possiamo più farci affidamento”.
(da agenzie)

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DI FREDDO E DI FAME: COSI’ SI MUORE NELL’AFGHANISTAN DIMENTICATO

Dicembre 5th, 2021 Riccardo Fucile

UNO SCENARIO AGGHIACCIANTE DESCRITTO DALLE NAZIONI UNITE

Uno scenario agghiacciante, è il caso di dirlo, che l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati tratteggia in una nota ufficiale: “Considerato l’aumento di gravi esigenze umanitarie, l’Unhcr, chiede di assicurare un sostegno molto più consistente ai 3,5 milioni di sfollati interni in Afghanistan, comprese le 700.000 persone costrette a fuggire nel 2021. La carenza di alloggi coibentati e di indumenti pesanti, la disponibilità ridotta di combustibili per il riscaldamento e la quantità inadeguata di cibo e forniture mediche sono solo alcune delle privazioni a cui le persone costrette a fuggire devono far fronte in Afghanistan, in una fase in cui le temperature iniziano a scendere nettamente sotto zero. Dopo più di 40 anni di conflitto, quella in Afghanistan resta una delle situazioni umanitarie più complesse al mondo, con persone in fuga nel Paese a causa di emergenze correlate al clima e catastrofi naturali. È previsto che le temperature precipitino a -25⁰C e molte famiglie sfollate sono prive di alloggi adeguati, requisito di primaria importanza per sopravvivere al freddo gelido. La crisi umanitaria che affligge l’Afghanistan si aggrava in maniera inarrestabile giorno dopo giorno. La fame ha raggiunto livelli assolutamente senza precedenti: quasi 23 milioni di persone, ovvero il 55 per cento della popolazione, soffre gravemente la carenza di cibo, e, di questi, quasi 9 milioni sono a rischio carestia.
Fornire derrate alimentari per contribuire a evitare che un’elevata percentuale di popolazione soffra di inedia rappresenta un’altra priorità assoluta.
Quest’anno, l’Unhcr ha assicurato assistenza a circa 700.000 persone sfollate all’interno del Paese, la maggior parte delle quali da metà agosto.
Attualmente l’Agenzia è in grado di assistere quasi 60.000 persone a settimana. È necessario destinare con urgenza ulteriori risorse ai più vulnerabili: madri sole prive di alloggio o cibo da dare ai propri figli, anziani che devono prendersi cura dei nipoti rimasti orfani, e persone che assistono familiari portatori di esigenze particolari
L’Unhcr sta facendo arrivare forniture di beni di prima necessità via terra attraverso i Paesi confinanti con l’Afghanistan e mediante ponti aerei umanitari. L’arrivo di altri cinque voli con a bordo scorte per l’inverno in arrivo dal polo di stoccaggio di Amman è previsto per la settimana prossima
L’Unhcr continuerà ad assicurare supporto durante tutta la stagione invernale fino a febbraio 2022 per aiutare le famiglie sfollate a far fronte alle condizioni climatiche estreme. I beni di prima necessità previsti dal piano di risposta includono coperte termiche e indumenti invernali. Contemporaneamente, gli alloggi sono sottoposti a riparazioni per essere rinforzati, anche tramite la distribuzione di teli impermeabili e materiali isolanti.
L’Agenzia sta inoltre erogando aiuti in contanti alle famiglie vulnerabili, affinché possano soddisfare ulteriori esigenze nei mesi più freddi, quali l’acquisto di combustibile per il riscaldamento
L’Unhcr ha lanciato una raccolta fondi per l’inverno per alleviare la condizione delle famiglie costrette a fuggire nei mesi potenzialmente più letali dell’anno, sia in Afghanistan sia in altri Paesi.
L’Unhcr esprime gratitudine per il sostegno di governi e donatori privati alle attività dell’Agenzia per aiutare e proteggere le famiglie vulnerabili, tra cui una generosa donazione elargita dal partner privato Fast Retailing, che ha contribuito con 1 milione di articoli di abbigliamento e supporto finanziario, fondamentali per le persone in fuga nei mesi invernali
Le settimane più fredde della stagione sono alle porte ed è necessario assicurare con urgenza maggiore sostegno affinché l’Unhcr possa continuare a fornire aiuti vitali per l’inverno. I finanziamenti richiesti dall’Unhcr per la situazione in Afghanistan nel 2022 – comprese le continue attività di risposta per l’inverno – ammontano a 374,9 milioni di dollari.
La carestia mina la crescita di un Paese e mina anche speranze e illusioni per Babar Baloch, portavoce dell’ Unhcr che spiega come sia previsto “che le temperature scendano a meno 25 gradi e molte famiglie sfollate non dispongono di alloggi adeguati, un requisito fondamentale per sopravvivere al freddo in Afghanistan. La crisi umanitaria si intensifica ogni giorno. La fame nel paese è davvero arrivata livelli esasperanti. Quasi 23 milioni di persone, il 55 per cento della popolazione, sta affrontando una carestia senza precedenti e quasi nove milioni di loro sono a rischio di carestia”. Si fa quel che si trova, si fa di tutto per guadagnare qualcosa, anche lavori poco raccomandabili. Come Ahmad che è consapevole di quel che fa.
“Lavoravo la mattina per guadagnare un po’ di soldi per i miei genitori; prima andavo a scuola metà giornata, l’altra metà mi preparavo per l’esame di ammissione e questo fino a sera, ma ora la situazione è tale che devo fare qualcosa e lavoro nelle colture d’oppio”
L’allarme di Save the Children
In Afghanistan quasi 800.000 bambini stanno affrontando un inverno gelido senza ripari adeguati. 8,6 milioni di bambini vivono in famiglie che non hanno coperte a sufficienza e più di 3 milioni non hanno il riscaldamento per tenersi al caldo. Nel Paese alcuni bambini sono già morti di fame a causa dell’aumento dei prezzi del cibo che le famiglie non possono più permettersi e 5 milioni di bambini sono a un passo dalla carestia. Questo l’allarme per la richiesta di aiuti immediati lanciato da Save the Children- l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro – che sta sostenendo più di 26.000 famiglie in nove delle province più colpite, fornendo coperte, vestiti caldi e mezzi e combustibile per riscaldarsi.
Secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite, circa 1,6 milioni di persone vivono in tende di emergenza o rifugi di fortuna – spesso niente di più se non dei fragili teli di plastica sorretti da bastoni – che offrono scarsa protezione da pioggia, neve e temperature sotto lo zero. In inverno le temperature raggiungono i -12,1˚C in alcune province e i bambini che dormono all’aperto senza vestiti invernali adeguati o senza il riscaldamento sono a grave rischio di ipotermia, infezioni respiratorie acute come la polmonite e, nei casi peggiori, di morte. Circa il 25-30% dei decessi di bambini sotto i cinque anni in Afghanistan sono dovuti a infezioni del tratto respiratorio e il 90% di questi è dovuto a polmonite. Secondo Save the Children le morti infantili potrebbero aumentare questo inverno a causa dell’aggravarsi della crisi umanitaria.
In Afghanistan l’inverno è anche la stagione della fame. Si prevede che quest’anno il Paese affronterà la sua peggiore crisi alimentare. Ad ottobre Save the Children ha rilevato che oltre 14 milioni di bambini soffriranno la fame questo inverno e 5 milioni saranno a un passo dalla carestia.
“Il Paese sta affrontando la peggiore crisi alimentare mai registrata e quest’inverno milioni di bambini dormiranno al freddo e affamati. Le notizie scioccanti di bambini che muoiono di fame dovrebbero farci vergognare tutti” annota Thomas Howells, direttore di Save the Children in Afghanistan. “Anche in circostanze normali, il rigido inverno afghano è una lotta disperata alla sopravvivenza per molte famiglie, ma quest’anno lo sarà ancora di più. Migliaia di famiglie vivono in campi per sfollati, dove spesso un telo di plastica è tutto ciò che hanno per proteggersi dalle gelide temperature invernali. I bambini piccoli che dormono all’aperto in tenda senza vestiti caldi, coperte o riscaldamento, non hanno assolutamente alcuna possibilità di sopravvivere in queste condizioni sotto lo zero. È solo questione di tempo prima che siano vittime di ipotermia, polmonite o, nei casi peggiori, di morte”.
Gli aumenti dei prezzi e il collasso dell’economia hanno spinto molte famiglie sul lastrico. Molte non possono permettersi combustibile o legna da ardere per riscaldare le case. I costi del carburante sono aumentati di circa il 40% nell’ultimo anno e la legna sufficiente per una famiglia durante l’inverno costa circa 200 dollari. Molte famiglie sono costrette a bruciare plastica o altri materiali dannosi per riscaldarsi, aumentando così i rischi per la salute dei bambini nei mesi invernali.
“Sono preoccupata per il prossimo inverno; viviamo in una vecchia tenda e non potremo proteggerci dalla pioggia in inverno. Non posso permettermi cibo a sufficienza per sfamare i miei figli e tenerli al caldo. Non so come li proteggerò dal freddo e come sopravviveremo, sono molto preoccupata. Di notte i bambini hanno tanto freddo, ma non abbiamo abbastanza soldi per comprare legna e riscaldare la tenda” racconta Narges che ha 27 anni e vive con suo marito e i loro sei figli nella provincia di Kandahar.
“L’inverno sarà difficile quest’anno. Abbiamo bisogno di scorte di cibo, vestiti per i bambini e una casa calda, ma per noi è impossibile avere tutto questo. Siamo preoccupati per i nostri figli e la loro salute, mio figlio più piccolo ha meno di un anno” racconta Mirza, un operaio che vive con la moglie e i sette figli nella provincia di Faryab.Dopo che la loro casa è stata danneggiata nel conflitto e non potevano permettersi una ristrutturazione hanno dovuto lasciarla e ora vivono in una casa in affitto in un’altra città.
“Il prezzo del cibo è in aumento e la maggior parte dei giorni non lavoro. Stiamo cercando di resistere, ma è molto difficile. Ho dovuto chiedere in prestito circa 30.000 AFN (330 dollari) dai miei parenti e dai negozianti. Abbiamo bisogno di gas e legna per riscaldarci e cucinare ma il loro costo per tutto l’inverno sarà di quasi 8000 AFN ($88), che non posso permettermi. Se non riuscirò a guadagnare niente, dovrò chiedere altri soldi in prestito per comprare le cose di cui abbiamo bisogno. Dovrò mandare i miei figli più piccoli a cercare carta e legna per strada per riscaldarci”.
“Stiamo facendo tutto il possibile per fornire alle famiglie l’essenziale di cui hanno bisogno per sopravvivere all’inverno: coperte, vestiti caldi e combustibile per riscaldarsi. Ma c’è un disperato bisogno di più aiuti e servono subito, prima che l’inverno diventi ancora più rigido”, continua Thomas Howells.
Save the Children sosterrà più di 26.000 famiglie in nove delle province più colpite questo inverno. Le famiglie riceveranno kit con coperte e vestiti invernali per bambini, tra cui cappotti, calzini, scarpe e cappelli.L’Organizzazione fornirà, inoltre, alle famiglie 200 dollari per l’acquisto di una stufa e legna da ardere sufficiente per tre mesi o una stufa a gas e combustibile.
Fuga in Iran
Da quando i talebani hanno conquistato Kabul, il 15 agosto, almeno 300.000 afghani (circa 4.000 al giorno) si sono rifugiati in Iran, secondo il Consiglio Norvege per i Rifugiati (Nrc).
Secondo quanto riferito il 9 novembre, l’organizzazione prevede che ne arriveranno altre centinaia di migliaia, durante l’inverno. Sull’altro lato del confine, si teme per la capacità di Teheran di gestire un tale afflusso. “Non ci si può aspettare che l’Iran ospiti così tanti afghani con così poco sostegno da parte della comunità internazionale”, ha affermato il segretario generale dell’Nrc, Jan Egeland, in una nota. “Ci deve essere un immediato aumento degli aiuti sia verso l’interno dell’Afghanistan sia verso i Paesi vicini, come l’Iran, prima del micidiale freddo invernale”, ha aggiunto.
Iran e Pakistan insieme ospitano circa il 90% dei cinque milioni di afghani che risultano sfollati oggi, anche se non tutti sono considerati rifugiati. Intanto, anche dentro il Paese, la situazione è critica.
Le agenzie delle Nazioni Unite affermano che ben 22.8 milioni di persone – più della metà dei 39 milioni di abitanti dell’Afghanistan – stanno affrontando un’insicurezza alimentare acuta. Si tratta di un aumento consistente, rispetto ai 14 milioni registrati appena due mesi fa. Ciononostante, i finanziamenti per lo sviluppo, stanziati dalla comunità internazionale, rimangono congelati, in attesa di un riconoscimento dell’esecutivo talebano, che ha deposto con la forza il precedente governo.
A Kabul, nei campi per gli sfollati interni, nei giorni scorsi sono morti cinque bambini per il freddo e la fame. Le famiglie erano scappate dalle province per sfuggire alle rappresaglie dei talebani prima che questi arrivassero alla capitale. Nei campi non ci sono strutture sanitarie, i bambini che nascono restano vestiti per ore.
Senza i soldi degli aiuti internazionali anche gli ospedali sono al collasso. “Non siamo in grado di pagare gli stipendi e le forniture a causa della situazione economica”, racconta Atiqullah Kariq, direttore dell’ospedale Dasht-e-Barchi a Kabul. “Eravamo abituati a far nascere 70 bambini al giorno, ma ora siamo scesi a meno di 15. Avevamo più di 100 ostetriche, ora ne abbiamo 6. Stiamo facendo del nostro meglio, ma senza un maggiore aiuto internazionale, non possiamo tornare a lavorare come prima”.
(da Globalist)

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IL SABATO DEI NO VAX PERDE ADESIONI

Dicembre 5th, 2021 Riccardo Fucile

A TORINO SANZIONI E MULTE IN ARRIVO PER I NO VAX SENZA MASCHERINA GRAZIE ALLA PROVA TV

TORINO
Sanzionati grazie alla “moviola”: sembra questo il destino di alcuni manifestanti che ieri hanno partecipato a un corteo No Green Pass a Torino privi di mascherina.
Dal 2 dicembre scorso anche nella città di Torino è entrato in vigore l’obbligo di mascherina all’aperto nell’area della Ztl. E ora gli operatori della questura stanno identificando le persone grazie alle immagini della polizia scientifica, dopo aver proceduto ad alcune identificazioni sul posto.
Ieri erano circa 3 mila le persone che si sono date appuntamento – come accade ogni sabato non solo a Torino, ma anche a Roma e Milano – al grido di No Green Pass in piazza Castello. Per poi percorrere le vie della città in corteo e protestare contro la strategia del governo per contenere i contagi di Coronavirus. Si trattava di persone prive di mascherina nella stragrande maggioranza dei casi. Alcune multe, poche per evitare di creare tensione, sono state comminate sul posto. Ma le sanzioni sono ora destinate ad aumentare grazie ai riconoscimenti via prova tv.
MILANO
Nel ventesimo sabato di proteste contro il Green pass, sono poche decine le persone che stanno manifestando contro l’obbligo del certificato verde nella piazza dell’Arco della Pace, a Milano. Tensioni invece in Piazza Duomo, dove circa 15 persone sono state identificate e portate via dalla polizia che sta presidiando la zona in cui si sono radunate alcune decine di persone per manifestare. Ci sono stati momenti di tensione tra le forze dell’ordine e i manifestanti, quando alcuni di questi si sono messi a gridare e a insultare la polizia al grido di «fascisti» e «delinquenti». La situazione al momento è sotto controllo.
«Non ce ne importa nulla di andare nei ristoranti e di non prendere i mezzi pubblici, prima o poi questa dittatura finirà», ha detto una delle organizzatrici della protesta all’Arco della Pace, Marina Assandri, che ha un Daspo che le vieta di andare in Piazza Duomo. Dal palco allestito per l’occasione, ha spiegato che sabato prossimo ci sarà una manifestazione a cui parteciperà anche il portuale triestino Stefano Puzzer e la deputata No vax Sara Cunial.
ROMA
Anche a Roma un gruppo di persone contro il Green pass si è riunito al Circo Massimo alle 15 di oggi per manifestare il proprio dissenso. Secondo la Questura, sarebbero circa 500, quasi tutti senza mascherina. Anche in questo caso, si tratta di un numero in diminuzione rispetto alle settimane precedenti. «I diritti non vanno a dosi. Giù le mani dai lavoratori» e «No Green pass» sono alcuni alcuni degli striscioni esposti.
BOLOGNA
Circa 3 mila persone si sono radunate a Bologna per un corteo contro la nuova Certificazione verde, pensata dal governo Draghi per frenare l’aumento dei contagi da Coronavirus. L’appuntamento è stato in Piazza delle Medaglie d’Oro, dove c’è la Stazione Centrale, e il corteo è arrivato in Piazza dell’Unità attorno alle 17.00.
TRIESTE
Sono circa 250 le persone che hanno partecipato questo pomeriggio contro il Super Green pass e quella che i manifestanti definiscono «dittatura sanitaria» a Trieste.
La manifestazione è stata organizzata dal «Fronte del dissenso». Alcune decine di persone si sono ritrovate in Largo Barriera e in Piazza Unità d’Italia con una motivazione ufficiale: quella di «prendersi un caffè in piazza». La provocazione fa riferimento all’obbligo, che scatterà lunedì 6 dicembre, di vaccino o di certificazione di avvenuta guarigione per poter entrare in bar o ristoranti.
(da agenzie)

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“NON SI VACCINANO, DEVO PROTEGGERE LE MIE BAMBINE”

Dicembre 5th, 2021 Riccardo Fucile

IL NATALE DEGLI ITALIANI CON I PARENTI NO VAX

Una parente No vax può creare molti problemi a Natale. Per questo, racconta oggi a Il Messaggero la romana Angela Arancio, biologa e ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità, eviterà di incontrarla durante le feste: «Una decisione dovuta soprattutto al fatto che ho il dovere di proteggere le mie bambine e quindi limitare per quanto possibile i contatti con i non vaccinati».
La diatriba con la parente è cominciata quando la dottoressa ha letto alcuni suoi post su Facebook. Ha cercato di far ragionare la parente, che l’ha accusata di essere «parte attiva di una dittatura sanitaria».
A quel punto è scoppiata la lite in famiglia: «Le ho spiegato – racconta il medico – che non si può affrontare una situazione seria come quella del Coronavirus informandosi su internet». E a Natale i componenti della famiglia Arancio saranno divisi tra vax e No vax: «Ho scelto di non vederla e interrompere ogni rapporto – spiega – Ora più che mai: perché è proprio a causa degli adulti che non si vaccinano che dovrò invece vaccinare le mie bambine. La follia è tutta qui, si tratta di persone che non vogliono accettare la realtà e l’evidenza scientifica. Rispetto a questo l’unica arma che abbiamo è prendere le distanze, comprese quelle fisiche per proteggerci e limitare la diffusione del virus. Anche a Natale».
(da agenzie)

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LEWIS HAMILTON IN DIFESA DEI DIRITTI IN ARABIA SAUDITA: “NON MI SENTO A MIO AGIO QUI”

Dicembre 5th, 2021 Riccardo Fucile

ANCHE VETTEL FA LA SUA PARTE, AFFITTA UNA PISTA DI KART PER FAR CORRERE PILOTI DONNA LOCALI

Il campione del mondo di Formula 1, Lewis Hamilton, torna a parlare in difesa dei diritti e lo fa proprio dall’Arabia Saudita, dove si trova in questi giorni per il Gran Premio di Gedda, penultima gara della stagione.
Venerdì Hamilton ha criticato apertamente il regime saudita per le restrizioni alla libertà delle donne e la repressione degli omosessuali, dicendo: “Non mi sento a mio agio, ma non è una mia scelta essere qui. Il nostro sport ha deciso così. La Formula 1 ha il dovere di aiutare a sensibilizzare su alcune questioni che riguardano i diritti umani in questi Paesi”.
A trovare il collegamento politico, che non è poi così celato, è stata Dagospia. “Non fate leggere a Matteo Renzi le parole di Lewis Hamilton”, sottolinea il sito riferendosi alle numerose conferenze che l’ex premier, attualmente leader di Italia Viva, tiene negli eventi organizzati e sovvenzionati dallo sceicco Mohammed bin Salman, sospettato nel passato di essere coinvolto nella brutale uccisione del blogger anti-regime Khashoggi.
Ma Hamilton non è solo nella protesta per i diritti. C’è infatti chi, come Sebastian Vettel, ex Ferrari oggi nella Aston Martin, ha fatto anche di più affittando un’intera pista di kart per far correre piloti donna locali.
Intanto si è mosso anche l’Osservatorio per i Diritti umani che ha scritto una lettera a Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato della Formula 1, Chase Carey, il suo predecessore, e Jean Todt, presidente della Federazione Internazionale dell’Automobile, per sottolineare come il governo saudita utilizzi i grandi eventi sportivi per fare “sportwashing” e ripulirsi l’immagine, nascondendo l’aumento della repressione politica, sociale e sessuale interna.
(da agenzie)

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