Dicembre 16th, 2021 Riccardo Fucile
CI RIVEDIAMO LUNEDI 20 DICEMBRE
Come avevamo da tempo programmato, ci prendiamo una breve pausa, dopo una “tirata” ininterrotta di un anno: Il blog riprenderà le pubblicazioni venerdi 3 settembre
Un grazie alle centinaia di amici, comunque la pensino, che ogni giorno visitano il nostro sito, anche dall’estero, gratificandoci del loro interesse.
Essere da 14 anni tra i primi blog di area in Italia, basando la nostra attività solo sul volontariato e senza guardare in faccia nessuno, con un impegno di aggiornamento costante delle notizie (20 articoli al giorno dal mattino a tarda sera, festivi compresi) è una sfida unica nel panorama nazionale che testimonia che non siete in pochi a pensarla come noi.
Orgogliosi di rappresentare una destra diversa, popolare, sociale, nazionale, antirazzista, solidale, legalitaria, attenta ai diritti civili.
Un abbraccio a tutti e a presto.
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Dicembre 16th, 2021 Riccardo Fucile
VARATA LA STRATEGIA
«Allora, per le prime tre votazioni, chiederemo a tutti di votare scheda bianca. È l’unico modo per arrivare alla quarta e provarci per davvero». Ai veterani del berlusconismo, agli uomini che stanno con lui da più tempo e che lo conoscono da una vita, il Silvio Berlusconi impegnato nella campagna del Quirinale ricorda quello delle origini, il costruttore che edificava su terreni su cui altri non avrebbero scommesso una lira, il presidente del Milan che suggeriva al mister la formazione da schierare.
L’uomo dell’intuizione, giusta o sbagliata che fosse. Così, quando ha bollinato la strategia d’Aula già proposta a Giorgia Meloni e Matteo Salvini — «alle prime votazioni, scheda bianca» — in tanti hanno rivisto in lui non il politico degli ultimi ventotto anni ma l’imprenditore del decennio precedente.
A dispetto del tempo eterno che manca alla prima votazione del Parlamento in seduta comune, più di un mese, nella complicatissima partita a scacchi in cui si gioca l’ambizione di una vita intera, e cioè la presidenza della Repubblica, Berlusconi ha già in testa quali pedoni muovere nelle prime tre mosse: scheda bianca, scheda bianca, scheda bianca.
Niente candidati di bandiera, niente dispersione di voti, niente trucchetti, nessuna nota stonata rispetto allo spartito che nella sua testa è già ben definito, in cui il crescendo è sincronizzato sulla quarta votazione, quella in cui basta la maggioranza assoluta. «Vedete», ha spiegato a uno dei tanti parlamentari che l’hanno cercato nelle ultime ore, «in tanti credono che non sia così ma io so perfettamente di avere già i 505 voti che servono. Se solo si votasse oggi…».
Perché Berlusconi sa perfettamente che la partita entra nelle sue mani non prima della quarta votazione. E nella decisione di non voler fare assolutamente «il candidato di bandiera», ripetuta fino allo sfinimento dai forzisti agli interlocutori di Lega e Fratelli d’Italia, c’è la consapevolezza che lasciare sguarnite le prime tre votazioni lascia un margine maggiore all’individuazione di quel «presidente di tutti» a cui sia Meloni che Enrico Letta hanno fatto riferimento nell’ultima settimana. «Perché lo sanno anche loro che il presidente, i voti per la quarta votazione, potrebbe tirarli fuori per davvero», dice uno di quelli che sta alla base della piramide progettata ad Arcore, convinto che «dietro la mossa del leader del Pd di estendere il tavolo a Fratelli d’Italia c’è la consapevolezza che la candidatura di Berlusconi o la fermi prima, individuando un candidato di tutti, oppure il rischio di trovartelo al Quirinale alla quarta votazione c’è, eccome…».
Già, la piramide. Visto che non c’è strategia che non si basi su una corretta disposizione delle risorse umane in campo, la villa di Arcore è diventata il vertice di una struttura piramidale che alla base ha una rete di parlamentari ed ex parlamentari di Forza Italia impegnati a «fare campagna elettorale» su deputati e senatori, come una vera e propria «forza vendita»: i parlamentari in carica (il neo capogruppo alla Camera Paolo Barelli è stato scelto anche per i rapporti con gli ex grillini) sono impegnati a convincere i pari grado degli altri schieramenti a «valutare» la candidatura di Berlusconi; gli ex parlamentari agiscono invece sul loro territorio, sfruttando magari conoscenze dirette o indirette con quei deputati e senatori che rappresentano oggi in Parlamento il collegio o la circoscrizione che un tempo erano le loro.
Ai vertici della piramide, gli uomini di sempre: Gianni Letta che parla con il centrosinistra, Fedele Confalonieri che interloquisce con i centristi. «In fondo — racconta uno di quelli che segue la partita da molto vicino — la cosa difficile sarà arrivarci, alla quarta votazione: da lì in poi, Berlusconi deve provare a vincere una competizione in cui non si è mai cimentato. E cioè prendere i voti che servono per diventare il sindaco di un paesino di poco più di mille abitanti, infatti lui sta interpretando la gara proprio così, elettore per elettore». Cinquecentocinque è la maggioranza che serve. Uno di meno e il banco salta.
(il Corriere della Sera)
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Dicembre 16th, 2021 Riccardo Fucile
SINDACALISTI ASSUNTI FITTIZIAMENTE PER OTTENERE GLI SGRAVI
Pur lavorando in via esclusiva presso le associazioni sindacali, venivano assunti da società compiacenti al fine di consentire ai sindacati di appartenenza di fruire dello sgravio contributivo previsto dalla legge. Questo lo scandalo, portato alla luce dalla Procura di Milano, che sta creando un vero e proprio terremoto nella Cisl della Lombardia.
Fatti per i quali il nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, su delega del procuratore aggiunto di Maurizio Romanelli e del pubblico ministero Paolo Storari, ha eseguito un sequestro preventivo da oltre 600mila euro a carico di “alcune sigle sindacali” lombarde della Cisl. Un fascicolo spinoso in in cui, stando a quanto trapela, sono già dodici i sindacalisti finiti sul registro degli indagati anche se non si esclude che nei prossimi giorni questo numero potrebbe crescere.
IL RAGGIRO
A spiegare l’accaduto è il procuratore facente funzione di Milano, Riccardo Targetti, secondo cui: “l’ipotesi di reato riguarda una possibile truffa perpetrata ai danni dell’Inps, posta in essere dalle predette associazioni attraverso l’indebita fruizione di aspettativa sindacale non retribuita”. Tale istituto, “previsto dall’art. 31 della Legge 300/1970” dello Statuto dei lavoratori, “riconosce il diritto del lavoratore, eletto al fine di ricoprire una carica sindacale, di poter essere collocato in aspettativa non retribuita percependo la sola retribuzione dal sindacato (e non più dal datore di lavoro originario) beneficiando della contestuale contribuzione figurativa”.
In sintesi “il lavoratore vede riconosciuto dall’Inps, ai fini pensionistici, i contributi maturati, senza che né il datore di lavoro né il sindacato abbiano effettuato versamenti in denaro”. Un beneficio che viene riconosciuto “a condizione che il lavoratore-sindacalista abbia prestato la propria attività lavorativa per un periodo minimo di 6 mesi presso il datore distaccante”.
Si tratta di un vero e proprio tsunami giudiziario su cui è intervenuto il segretario generale della Cisl Lombardia, Ugo Duci, sottolineando di rinnovare la propria piena fiducia alla magistratura e affermando che “appena conosceremo nel dettaglio circostanze e motivazioni del sequestro, adotteremo le azioni atte a garantire la doverosa tutela alle federazioni e alle confederazioni territoriali della Cisl”.
(da agenzie)
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Dicembre 16th, 2021 Riccardo Fucile
COLPI BASSI, VELENI, DOSSIER NEL REGOLAMENTO DI CONTI TRA SALVINI E GIORGETTI
«La politica è sangue, sudore e merda», diceva uno che nella vita ne ha viste tante, il vecchio socialista Rino Formica.
Perciò questa è la storia di una piccola società di software che ha sede a Forlì, la Saints Group srl, e di Marta Giorgetti, unica figlia di Giancarlo, il ministro allo Sviluppo economico.
La società, sulla carta, è poca cosa: una startup con 25mila euro di capitale sociale che ha chiuso il 2018 con un piccolo attivo e il 2019 con una perdita di 9.233 euro.
Alla Camera di commercio risulta formalmente inattiva. Quanto a Marta, studentessa di Cazzago Brabbia, 794 anime a 11 km da Varese, ne ha detenuto il 32 per cento delle quote (valore nominale: 8.000 euro) dal 19 giugno 2020 fino al 2 aprile 2021.
E allora? Allora, da settimane la Saints Group agita non solo i sonni del padre ma anche il mondo della Lega, che ha nel “Gianni Letta padano” il suo esponente di spicco al governo.
Giorgetti ha in mano uno dei ministeri più pesanti del paese, è in buoni rapporti con il Quirinale, è amico personale di Mario Draghi e ha accesso diretto al Sancta Sanctorum di Palazzo Chigi, dove è stato sottosegretario ai tempi del Conte I; ma incarna, attenzione, anche una linea filo-Ue e filo-Ppe opposta al sovranismo di Matteo Salvini, il quale punta piuttosto, come si sa, a creare un gruppo «identitario, conservatore e di centrodestra» con Viktor Orbán, Mateusz Morawiecki e Marine Le Pen. Due linee e due caratteri agli antipodi, in eterno duello. E in mezzo, la storia di Marta. Che proprio dal padre ha avuto in regalo la Saints Group.
Vecchi amici in affari
La storia è piccola, dicevamo. Ma racconta molte cose su come dietro le quinte – tra amicizie, veleni e affari – funziona la politica di questo paese.
Inizia il 29 giugno 2018, il giorno in cui nasce la famosa startup. Ha quattro soci, e due sono nomi di peso della Lega fin dai tempi di Umberto Bossi: uno è Giorgetti, commercialista laureato alla Bocconi, parlamentare dal 1996 e in quel momento sottosegretario a Palazzo Chigi; l’altro è Gianluca Pini, deputato nella XV, XVI e XVII legislatura, segretario per una vita (dal 1999 al 2015) della Lega Nord Romagna e animatore della corrente dei “Barbari sognanti” che nel 2012 ha portato Roberto Maroni alla segreteria del Carroccio. I due sono amici da anni.
E anche se nel 2018 Pini non si è ricandidato «per motivi personali» (è tornato a fare l’imprenditore nel settore della ristorazione), ecco che nella Saints Group li troviamo soci, fianco a fianco, con il 32,14 per cento a testa.
Pini è l’amministratore unico. Giorgetti invece ha quote “sterilizzate”, cioè senza diritto di voto.Un anno dopo scoppia la prima grana. Report contesta al sottosegretario l’«ampio oggetto sociale» della società: «Potrebbe occuparsi anche di telecontrollo, di cyber security. Potrebbe emettere dei bond, qualora fosse necessario per finanziarsi. È una questione di opportunità: è opportuno?».
La questione in effetti è delicata. Soprattutto considerando che Giorgetti, figlio di un pescatore e a sua volta presidente della cooperativa dei pescatori del lago di Varese, si è dimesso da quella carica proprio per non violare la normativa sul conflitto di interessi.
Report insiste: «Perché Giorgetti rileva un rischio quando si tratta di una vecchia cooperativa di pescatori e non lo fa quando si tratta di una società che potrebbe – oggi non lo fa, ma potrebbe in futuro – occuparsi di una materia così delicata come la cyber security?».
Il sottosegretario, davanti alle telecamere, tira via seccatissimo: «Ma che cyber security! Ma siete matti, voi!».
La Saints Group, in effetti, sembra quasi non esistere. E quel poco che esiste su Internet sembra avere a che fare soprattutto con software per l’e-ducation e il controllo parentale. Gli affari, stando ai bilanci, non sono brillantissimi. Anzi: «Nel 2019 sono stati sospesi gli ammortamenti per le spese capitalizzate inerenti lo sviluppo del software, in quanto si sono resi necessari alcuni interventi tali da non rendere funzionante l’applicazione in sviluppo e di conseguenza la sua vendita. L’attività̀ di sviluppo e miglioramento è proseguita anche nel 2020».
Ed è proprio in quel 2020, il 19 giugno per l’esattezza, che Giorgetti regala le sue quote a Marta. Non è un regalo un po’ strano, una società in perdita?
Gianluca Pini dipinge un futuro brillante: «Abbiamo registrato brevetti internazionali, ci saranno sviluppi milionari». Perfetto. Dopo appena otto mesi, il 2 aprile di quest’anno, Marta rinuncia ai potenziali milioni e si libera di ogni partecipazione, cedendo tutto all’ex socio di papà.
Il quale papà, nel frattempo, è diventato ministro allo Sviluppo economico.
Cosa c’è dietro questa girandola di quote? Le voci sono tante, come vedremo.
Ma c’è anche un fatto certo: il 18 marzo 2020 la società con cui Pini si occupa di ristorazione, Codice srl, firma un contratto con la Ausl Romagna per la fornitura, con affidamento diretto, di “mascherine usa e getta a tre veli ASTM 3 (99 % BFE (Bactirial Filtration Efficency)” a 1,056 euro l’una, più Iva. Importo massimo: 6,3 milioni di euro.
Siamo all’inizio dell’emergenza, ricordiamolo. L’Italia è alla disperata ricerca di dispositivi di protezione. Ma a qualcuno il contratto puzza di bruciato: Veronica Verlicchi, consigliera di opposizione a Ravenna (lista Pigna, una civica di centrodestra), il 27 marzo presenta un’interrogazione al sindaco. Le sue perplessità sono molte.
«Come si evince dalla visura camerale della società Codice srl, dal 1° dicembre 2018 la sua attività prevalente è il commercio all’ingrosso di bevande e alimenti in genere, e solo il 16 marzo 2020, in coincidenza col contratto, è stato aggiunto il commercio all’ingrosso di articoli medicali ed ortopedici».
Inoltre, «il capitale sociale è di 10.000 euro, di cui versati 2.500. La società non detiene crediti e debiti in valuta estera. Nel 2017 i ricavi da vendite e prestazioni erano pari a 0, nel 2018 di 180.201 euro».
Domanda: in base a quali elementi l’Ausl garantisce che «il fornitore ha comprovata esperienza nel reperire sui mercati esteri prodotti di difficile approvvigionamento, stante le sue note esperienze e professionalità maturate in anni di relazioni internazionali legate al commercio estero»?
Perché «affidare una fornitura del valore di 6.336.000 euro oltre Iva, aumentabile del 30%, ad una società che ha un capitale sociale, non interamente versato, di 10.000 euro»? Come è possibile concludere un accordo simile in soli quattro giorni? E per quale motivo le mascherine sono pagate in anticipo, senza il rilascio da parte di Codice di una «idonea garanzia fideiussoria per l’ammontare del valore della fornitura»?
Magistrati al lavoro
Una prima indagine pare finisca in nulla. Infatti Pini si dice tranquillissimo: «Non ho nulla da nascondere. All’inizio dell’emergenza qualcuno all’Ausl si è ricordato che ho vissuto molti anni tra Taiwan e Hong Kong e mi ha chiesto se, coi miei contatti, ero in grado di reperire delle mascherine. Nel giro di poche settimane ne ho consegnate quasi tre milioni. Ho avuto accertamenti dall’Ausl, dalla Dogana, dalla Guardia di Finanza: tutto regolare».
Ma la Verlicchi non demorde. E a fine novembre 2020 presenta un esposto alla procura di Forlì, la città dove la Codice ha bar e ristoranti. Qui la Digos indaga. In silenzio. Per mesi. Quando poi, il 2 dicembre scorso, il Domani dà notizia dell’inchiesta, con tanto di citazione dei rapporti societari tra i due leghisti, per la consigliera è «un sollievo vedere che l’indagine sta andando avanti». «Ero molto preoccupata per la presenza di Giorgetti», confessa.
«Lui e Pini sono legatissimi: Giorgetti quando viene in Romagna è spesso ospite a casa di Pini, gli ha fatto avere nel 2019 la nomina all’Aci come rappresentante del governo e ha sempre sostenuto le sue iniziative politiche, per esempio appoggiando la sua fedelissima Samantha Gardin alle politiche del 2018 e alle regionali del 2020». Insomma: aveva il timore, visto il legame di Pini con il ministro, che l’inchiesta potesse subire rallentamenti o essere chiusa senza nulla di fatto?
«Mi limito a far notare un paio di coincidenze interessanti: poco dopo la firma del contratto con l’Ausl, Giorgetti ha ceduto alla figlia le quote della Saints Group, come se volesse prendere le distanze da un socio diventato ingombrante. E pochi mesi dopo che ho presentato l’esposto Marta è uscita dalla società».
Ma il regalo di papà Giorgetti non era certo di pubblico dominio. Come faceva a saperlo, la Verlicchi? «Ho le mie fonti. Diciamo che in Romagna se ne parla molto, nella Lega».
E qui si apre l’altra partita. Politica.
Perché in Romagna il passaggio dalla vecchia Lega Nord di Umberto Bossi alla nuova Lega Salvini Premier non è stato indolore: Pini, malgrado i suoi rapporti con un big come Giorgetti, è ormai in rotta coi vertici nazionali e non ha manco preso la nuova tessera; il vecchio segretario regionale, Jacopo Morrone, legatissimo al “barbaro sognante” e sottosegretario alla Giustizia (in quota Giorgetti) nel Conte I, è stato accompagnato alla porta; sul Carroccio regna oggi il commissario Andrea Liverani, il consigliere regionale cui proprio Pini nel 2020 ha contrapposto, con la benedizione di Giorgetti, la sua protetta Gardin (peraltro sconfitta).
La guerra non ha risparmiato Ravenna, proprio dove la Verlicchi è consigliera: Alessandro Pini, fratello di Gianluca, ha ritirato in extremis la candidatura al consiglio comunale, e a guidare il gruppo è ora il salviniano Gianfilippo Nicola Rolando, alias Sua Altezza Serenissima, altro candidato sconfitto alle regionali nonché duca ed erede del principato di San Bernardino (esiste, esiste, e ha sede su un’isola del Mar Rosso tra la costa occidentale dello Yemen e l’Eritrea).
Il cattivo sangue scorre a fiumi, per usare un eufemismo, e presto la faida oltrepassa i confini romagnoli. Tra un conto e un altro da regolare, passando per le mascherine, ecco saltar fuori il ministro e la Saints Group.
Ma cosa c’entra Marta? Il ministro, contattato da TPI, non risponde. Gianluca Pini, in compenso, è furibondo. «La Saints Group con le mascherine non c’entra neanche di straforo. È una startup informatica di cui Giorgetti ha semplicemente regalato le quote alla figlia, come tanti padri in Italia fanno regali ai figli. Tirare in ballo Marta in questo contesto, adombrando chissà quali interessi nascosti del padre e quali oscuri traffici miei, è vergognoso. Si vuole solo gettare fango su Giancarlo».
Che è ministro di un governo cui Matteo Salvini non risparmia critiche, d’accordo. E che è l’eterno duellante del segretario, la faccia della Lega più gradita all’Europa e ai salotti che contano. Ma da qui a gridare alla macchina del fango…
«Io dico solo una cosa: tutto questo cinema è venuto fuori quando un gruppo di vecchi militanti, tra cui il sottoscritto, ha annunciato un’azione legale per dimostrare la scorrettezza di Salvini nella gestione della Lega Nord». In che modo? «Saprete tutto per primi».
Così la storia di Marta per ora finisce qui. Insegna qualcosa? A prescindere dalle vicende giudiziarie di Pini («Per quello che ne so, l’inchiesta in corso a Forlì non riguarda me, ma una società a cui ho regolarmente venduto mascherine»), e al netto delle azioni legali (per ora solo annunciate) contro Salvini, qualche problema etico, ecco, lo pone.
È davvero questa la politica, oggi, in Italia? Nello scontro interno alla Lega vale tutto, anche mettere in mezzo le figlie, pur di regolare i conti coi padri (e gli amici dei padri)? E il ministro ha fatto a Marta un regalo davvero innocente, utilizzato oggi dagli avversari in modo cinico, o da politico consumato si è chiamato fuori, coinvolgendo la figlia, da una situazione che poteva creargli imbarazzo? In ogni caso, Rino Formica la sapeva lunga. Auguri a Marta.
(da TPI)
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Dicembre 16th, 2021 Riccardo Fucile
UN RICOVERATO IN TERAPIA INTENSIVA
Erano partiti per portare il presepe ad Assisi, ora sono tutti in quarantena. Il focolaio è scoppiato a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso.
Al momento, sono coinvolte 92 persone, di cui 24 positivi, 3 casi sospetti e 65 contatti stretti.
Il cluster è stato individuato dal Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 2, che si occupa di monitorare i casi di Covid-19. Il contagio sarebbe legato ad un pellegrinaggio ad Assisi effettuato la settimana scorsa: la maggior parte delle persone hanno viaggiato a bordo di due pullman, mentre 16 hanno raggiunto la destinazione con un mezzo proprio. Il caso indice, che avrebbe dato origine al focolaio, è attualmente ricoverato in terapia intensiva. La vicenda ricorda quanto avvenuto ad Arzachena, in provincia di Sassari, agli inizi di novembre. Un gruppo di 180 pellegrini era andato in viaggio spirituale a Mejugorje. Anche lì, pochi controlli sul pullman e assenza di distanziamento sono stati fatali: dei 180 fedeli al rientro sono stati registrati 30 contagiati, di cui 6 in condizioni gravi.
(da agenzie)
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Dicembre 16th, 2021 Riccardo Fucile
IL DOCENTE DELLA UNIVERSITA’ PONTIFICIA: “NON C’E’ PIU’ LIMITE ALLE STRUMENTALIZZAZIONI”
Don Rocco, che idea si è fatta di quanto accaduto alla Domus Mariae di Roma, dove una messa è stata pubblicizzata con l’annuncio della presenza di Matteo Salvini, con tanto di immagini del leader e dei simboli della Lega e del gruppo della destra sovranista europea?
Siamo di fronte all’ennesima strumentalizzazione delle fede religiosa, degli incontri e delle celebrazioni – osserva Don Rocco D’Ambrosio, docente di Filosofia politica alla Pontificia Università Gregoriana – Non c’è più limite all’inventiva, in tema di strumentalizzazioni. Ritengo tutto questo non solo offensivo, ma, per alcuni aspetti, anche blasfemo. Come si fa a usare l’immagine di un politico per invitare i credenti a una messa? Chi vuole andare a messa ci vada, senza andare dietro all’immagine di nessuno, se non a quella del “Signore della messa”, che è Gesù Cristo.
Lei non è solo un illustre docente dell’Università Gregoriana di Roma, ma anche un presbitero della diocesi di Bari impegnato nel sociale. Che cosa pensa, più in generale, dell’uso politico della religione cattolica, in aperto contrasto con quanto quotidianamente ripete Papa Francesco, che invita i politici a rimuovere, in nome di una solidarietà universale, tutti gli steccati?
Il contrasto è evidente e dimostra che ci sono alcuni settori cattolici, che non accolgono l’invito del Papa all’autenticità di fede. Di un Papa che non va certo dietro a queste strumentalizzazioni, ma vuole rinnovare la Chiesa, facendola ritornare alle sue radici evangeliche.
Quale è il fine delle strumentalizzazioni politiche?
Le strumentalizzazioni hanno due grandi motivazioni, che qualche volta si sommano. Una motivazione è quella elettorale del consenso immediato. Si strumentalizza una messa o una preghiera perché si ha bisogno di consensi. Poi, ci sono le strumentalizzazioni ideologiche, in cui ci sono delle contrapposizione ideologiche e si considera l’avversario un nemico da demonizzare. Sia in un caso che nell’altro, le strumentalizzazioni politiche non vanno accettate perché procurano un danno sia alle persone perbene, sia alla vera religione, che è legata al rapporto fra Dio e un popolo, fra Dio e una persona.
Il Papa invita i politici ad aprire il cuore alla solidarietà umana e all’accoglienza, abbattendo muri e steccati. Non crede che i politici, più che propagandare una messa, dovrebbero fare sino in fondo i conti con l’appello papale?
Certo, è così. Fra l’altro è interessante osservare che tutte queste persone, dalla strumentalizzazione facile, sono le stesse che fanno finta di non sentire gli appelli del Papa all’autenticità evangelica, in termini di carità e di accoglienza degli stranieri. Contro i muri fra l’altro pagati, come ha detto l’altro giorno, con i soldi europei. Queste persone, che strumentalizzano una messa, dovrebbe chiedersi che cosa è veramente cristiano e se il Papa ci sta aiutando a diventare ancora più cristiani.
(da Globalist)
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Dicembre 16th, 2021 Riccardo Fucile
“PRIMA DI ARRIVARE AL SAPIENS SAPIENS CI VOGLIONO ALTRI 40MILA ANNI ”
De Luca non le manda di certo a dire e con parole al veleno attacca il segretario della Lega sull’argomento ‘vaccini agli under 12’: “Lasciamo perdere Salvini, quando dice queste cose Salvini mi ricorda sempre che lui è ancora allo stadio evolutivo del Neanderthal, prima di arrivare al Sapiens Sapiens ci vogliono altri 40mila anni”.
Così il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, rispondendo a chi gli chiedeva un commento alle parole del leader della Lega Matteo Salvini sulla vaccinazione per i bambini della fascia di età compresa tra i 5 e gli 11 anni.
“Ricordiamo a Salvini – ha aggiunto De Luca – che sono stati già vaccinati centinaia di milioni di persone e milioni di bambini di questa fascia di età e non è successo assolutamente niente. Veramente è irresponsabile continuare ad alimentare un clima di paura, di preoccupazione”.
De Luca ha citato l’infettivologo Bassetti “che ieri in una trasmissione tv ha fatto vedere una radiografia di un polmone normale e di un polmone aggredito dal Covid. Ricordo, per mia soddisfazione narcisistica, che ho fatto una cosa del genere un anno fa e qualche giornalista vostro collega ha gridato al terrorismo psicologico. Mi sono limitato a far vedere cosa succede quando hai un fenomeno di aggressione pesante del Covid, perché il Covid puoi prenderlo di striscio, puoi essere positivo e asintomatico, ma se il contagio è pesante tu ti bruci i polmoni. Questa è la realtà, stiamo semplicemente dicendo la verità. Mi pare opportuno ricordare a tutti i nostri concittadini che il Covid non è un problema banale – ha concluso De Luca – è un problema serio se il contagio diventa pesante”.
(da agenzie)
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Dicembre 16th, 2021 Riccardo Fucile
POI SI LAMENTA PERCHE’ VUOLE ESPRIMERE LE PROPRIE IDEE: E ALLORA PAGA E NON ROMPERE I COGLIONI
Aveva scritto – ribadendolo in più occasioni e su molte piattaforme social – degli assurdi paragoni sulle condizioni di chi ha detto no al vaccino anti-Covid e quella degli ebrei perseguitati dai nazi-fascisti durante l’Olocausto.
E ha difeso questa sua posizione per diverse settimane, fino all’arrivo del Tribunale che gli ha intimato la cancellazione di quei post, minacciando una sanzione da 25mila euro se quei contenuti non fossero stati rimossi nel giro di 48 ore.
Insomma, quando il parlamentare della destra olandese Thierry Baudet si è visto toccare il portafogli, ha fatto dietrofront e ha cancellato tutto.
Parole e immagini. Perché il parlamentare olandese non si è limitato ai paragoni sotto forma verbale, ma si è spinto fino alla condivisione (un mantra della dialettica no vax) delle foto del campo di concentramento di Buchenwald (sempre in Germania) accompagnati da testi come: «Com’è possibile non vedere come la storia si stia ripetendo?».
Una vicenda paradossale con protagonista un membro del parlamento e che, dunque, non poteva rimanere sotto traccia. Per questo motivo il tribunale ha deciso di intimare una sanzione nei confronti di Thierry Baudet.
E lui ha obbedito. Da qualche ora, infatti, quegli assurdi paragoni tra le condizioni dei no vax e gli ebrei sono scomparsi da tutti i suoi canali social. Ma Baudet lo ha fatto polemicamente.
«Ho appena cancellato i quattro tweet che dovevo cancellare. Idem per i post pubblicati su Instagram e Facebook. Sono profondamente dispiaciuto di non poter esprimere ciò in cui credo profondamente».
Il parlamentare olandese, dunque, sostiene che il suo folle paragone (stiamo parlando di una persecuzione reale, quella degli ebrei) faccia parte del suo “credo”.
Quello in cui crede profondamente.
(da agenzie)
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Dicembre 16th, 2021 Riccardo Fucile
DA QUANDO ERA ALLE ELEMENTARI HA AIUTATO IL PADRE MALATO
Si chiama Mattia Piccoli, ha appena 12 anni ma quello che ha fatto ogni giorno per suo padre è superiore alle responsabilità che si prendono molti adulti. Questo bambino si è preso cura del papà che soffre di Alzheimer precoce e per questo motivo è stato nominato dal presidente Sergio Mattarella alfiere della Repubblica.
Mattia ha 12 anni e vive a Concordia Sagittaria, in provincia di Venezia. Da quando faceva la prima elementare ha iniziato a prendersi cura del padre malato. “Gli dicevo di mettersi prima gli slip e poi i pantaloni” ha spiegato in una delle tante interviste che ha rilasciato in questi giorni. Aggiungendo anche un commento tanto tenero quanto commovente spiegando che è contento del premio ma sarebbe stato più contento di avere suo padre in salute.
Mattia è stato premiato lo scorso anno come più piccolo caregiver all’Alzheimer Fest di Cesenatico 2020: quando il padre del piccolo ha iniziato a manifestare i sintomi della sua malattia a poco più di 40 anni lui ha cominciato ad aiutarlo, facendolo “restare attivo” il più possibile, stimolandolo insieme alla mamma a compiere gesti apparentemente semplici come preparare da sé il cambio prima di una doccia o cucinare insieme i biscotti da portare a scuola e dividere con i compagni.
La motivazione che ha accompagnato la sua proclamazione ad alfiere della Repubblica recita: “Per l’amore e la cura con cui segue quotidianamente la malattia del padre e lo aiuta a contrastarla” e ancora: “Il suo impegno è quanto mai prezioso: non è frequente che un giovanissimo svolga, con tanta dedizione, il compito di caregiver tuttavia la sua esperienza è un esempio anche per i coetanei”. Mattia, la mamma e il fratellino Andrea hanno passato il lockdown insieme al papà. Ora però lui si trova ricoverato in una RSA a causa delle condizioni di salute. La storia della famiglia di Mattia è stata raccontata anche in un libro “Un tempo piccolo”.
(da agenzie)
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