Dicembre 30th, 2021 Riccardo Fucile
ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, NUOVO ESECUTIVO CON MAGGIORANZA URSULA, SALVINI SI SGANCIA
Maggioranza Ursula, con la Lega all’opposizione: la condizione dei partiti per portare Mario Draghi al Colle in queste ore assume questa fisionomia.
Perché la trattativa non è solo sul Quirinale, ma riguarda soprattutto il governo che verrà. L’elezione del prossimo presidente della Repubblica porterà con sé una crisi di governo e la formazione di un nuovo esecutivo.
Anche se il premier dovesse rimanere dov’è, dovrebbe comunque andarsi a dimettere dal nuovo capo dello Stato. Ma intanto la possibilità che Mario Draghi vada al Colle passa dalla trattativa per il nuovo governo. Non a caso fonti M5S insistono sulla necessità di porre seriamente il tema di come proseguire.
E dunque Matteo Renzi, che gioca su più tavoli, alla fine potrebbe intestarsi l’elezione di Draghi in cambio di un governo politico. Per arrivarci starebbe lavorando con Dario Franceschini (che sarebbe il predestinato per Palazzo Chigi), anche in chiave anti-Letta.
Il duo Renzi-Franceschini mostra anche un certo attivismo in favore di Giuliano Amato: un modo anche per alzare il prezzo per andare su Draghi. Matteo Salvini, dal canto suo, negli ultimi giorni ha maturato la convinzione che l’elezione del prossimo capo dello Stato sarà il passaggio chiave per tornare all’opposizione. Lo ha confidato ai suoi fedelissimi negli ultimi giorni, anche alla cena natalizia con i deputati leghisti. Ed è da questa voglia di tornare a fare comizi in giro per l’Italia e di non lasciare a Giorgia Meloni lo scettro dell’opposizione nei mesi di campagna elettorale verso le politiche, che Salvini vuole partire per trattare sull’elezione di Draghi al Colle.
Il segretario leghista ha aperto un canale con il premier e gli ha fatto capire che da parte della Lega non c’è nessuna preclusione alla sua elezione. Una mossa che Salvini potrebbe fare a metà gennaio, quando spera di aver convinto Berlusconi a ritirarsi dalla corsa.
Ma ha bisogno di una garanzia: che subito dopo l’elezione di Draghi nasca un governo politico che gli fornisca la scusa per dire “io non ci sto più, me ne vado”.
Da qui nasce la frase di Salvini secondo cui “se si sposta la pedina Draghi, non si sa cosa succederà dopo”. La exit strategy, studiata a tavolino, prevede urne non prima dell’autunno del 2022. Il voto in primavera non piace a molti parlamentari leghisti e Salvini sa che al momento avvantaggerebbe solo Meloni.
Ma se la legislatura proseguisse fino a fine anno o addirittura fino alla scadenza del 2023, Salvini avrebbe il tempo per fare opposizione, togliere potere ai suoi ministri Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani e convocare un congresso in primavera per chiedere un referendum su di sé.
L’ostacolo a questo progetto si chiama Giorgetti che, dopo aver sponsorizzato Draghi al Quirinale, rischierebbe di rimanere senza potere nella Lega e senza un ministero. Per questo era uscita la voce che il vicesegretario del Carroccio avrebbe potuto sostituire Draghi a Palazzo Chigi, smentita da tutti. Così adesso il titolare del Mise pare si sia convinto che il premier debba rimanere dov’è e al Colle debba andare, per un mandato a tempo, Amato.
Un governo politico con una maggioranza Ursula sta terrorizzando anche i ministri di Forza Italia: Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Renato Brunetta sono stati scelti da Draghi come espressione di Gianni Letta e, in caso di nuovo governo, da Arcore i nomi in pole sarebbero quelli di Antonio Tajani e Anna Maria Bernini. Nel Pd, i timori di Franceschini, Lorenzo Guerini e Andrea Orlando si concentrano sul fatto che Letta non ha fatto mistero del fatto che servirebbe almeno un ministro donna. Almeno uno dei tre, dunque, sarebbe a rischio.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Dicembre 30th, 2021 Riccardo Fucile
E SCHIVARE ELEZIONI ANTICIPATE
«Non bisogna guardare a chi farà il presidente della Repubblica, quello sarà Draghi. L’importante è capire chi sarà il suo successore a palazzo Chigi fino al 2023».
In Transatlantico alla Camera chi ha parlato da poco per una visita di cortesia con Sergio Mattarella racconta che questa è la strada alla quale l’attuale inquilino del Quirinale non avrebbe detto di no. E che soddisfa ovviamente anche Mario Draghi.
L’accordo passa infatti dai due principali attori di questa strategia: un «patto» tra SuperMario (che è quello che spinge di più) e l’attuale Capo dello Stato per individuare subito chi sarà il prossimo presidente del Consiglio.
E con quel nome andare poi dai partiti della maggioranza per tranquillizzarli sulla tenuta del governo fino alle elezioni del 2023.
Un accordo che magari passerebbe anche dall’uscita della Lega dall’Esecutivo.
Ma che alla fine non creerebbe eccessivi problemi e che, anzi, potrebbe far comodo a Matteo Salvini e farlo tornare all’opposizione, la sua «comfort zone» dove riprendere a contendere voti a Fratelli d’Italia.
Se tutte le pedine di questa operazione andassero al loro posto neppure Berlusconi potrebbe dire di no a una elezione dell’uomo che lui stesso ha portato alla Banca d’Italia e poi «caldeggiato» alla Bce e con il quale ha un ottimo rapporto. Quindi farebbe un passo indietro.
Ma il verdetto su Mario Draghi dovrebbe arrivare già alla prima votazione, sostenuto da tutti i voti dell’attuale maggioranza.
Se si dovesse andare oltre la terza, quando servirà la maggioranza assoluta, è chiaro che lo schema sarebbe saltato. E a quel punto tornerebbe la candidatura del leader di Forza Italia, sostenuta dal centrodestra e, forse, da una nutrita pattuglia di parlamentari del gruppo Misto, terrorizzati dall’idea di andare a elezioni anticipate.
Ma da palazzo Chigi trapela che Draghi sarebbe «granitico» sull’accordo per il Quirinale. A tal punto da ipotizzare, per mettere pressione ai partiti, le sue dimissioni nei primi giorni dell’anno, appena approvata la legge di Bilancio.
Del resto è stato proprio il premier, nella conferenza stampa di fine anno, a far capire che la sua esperienza a palazzo Chigi è finita con la Manovra e il Pnrr.
Ma la mossa servirebbe anche a sgomberare il campo da possibili perplessità sul suo passaggio «diretto» da palazzo Chigi al Quirinale. E la necessità di un accordo tra tutti i partiti sul prossimo premier in caso di elezione al Colle di Mario Draghi è riecheggiata nelle ultime settimane nelle dichiarazioni di esponenti di centrodestra e centrosinistra. Ma su chi possa essere il «nominato» per il momento è buio fitto.
La meno probabile sembra che sia Marta Cartabia, l’attuale ministro della Giustizia, che non riscuote particolari apprezzamenti e simpatie. Più gradito il ministro dell’Economia Daniele Franco, un tecnico a tutto tondo che proprio per questo garantirebbe una certa neutralità rispetto ai partiti. Le perplessità riguardano proprio la sua formazione prettamente economica, da iper specialista di conti e numeri. Oltre il fatto che ha già escluso l’idea di fare il premier per un anno.
L’altro nome che qualcuno inizia a sussurrare è quello di Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali. Un uomo abituato a «galleggiare» nelle correnti del Pd, con una profonda conoscenza dei meccanismi della politica e abilissimo nell’arte della mediazione.
Ma in questo caso dovrebbe tentare la mission impossible di convincere Forza Italia a restare in maggioranza anche con un esponente del Pd come capo del governo. E per questo servirebbe tutta la «moral suasion» di Mattarella e Draghi sul partito di Berlusconi.
(da il Tempo)
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Dicembre 30th, 2021 Riccardo Fucile
PER DIMOSTRARE AL MONDO CHE NON TUTTO IL PAESE SI E’ BEVUTO IL CERVELLO
Due persone possono salvare il Paese dal disastro di sottrarre il Quirinale a Mario Draghi, con la conseguenza di sottrargli anche il governo, in poche settimane o al massimo in un anno, e di manifestare al mondo che finalmente ci dà credito, e ai creditori che ce ne hanno dato, sintomi di ubriachezza molesta: quella di un Paese capace di liberarsi del suo uomo più prestigioso e stimato, e di suicidarsi in allegria. Le due persone sono Silvio Berlusconi ed Enrico Letta.
Il monarca di Forza Italia dovrebbe farsi da parte e alla svelta: dovrebbe farlo domattina, meglio stasera. Le ragioni sono molte, già abbiamo provato a elencarne alcune, ma in definitiva la ragione è una soltanto: la sua candidatura sostenuta dall’intero centrodestra esclude automaticamente la candidatura di Draghi, destinata a successo se accolta subito e ad ampia maggioranza. Berlusconi ha tutto il diritto di sentirsi migliore di Draghi, più bello più ricco più colto più intelligente più adeguato più charmant: del resto nella sua testa nessuno gli tiene testa, ma sarebbe un atto di lucidità riconoscere l’attuale scarsa condivisione del giudizio.
Il mondo che finalmente ci dà credito e i creditori che ce ne hanno dato ritengono Draghi una garanzia e Berlusconi no, e se Berlusconi continua a considerare l’Italia il Paese che ama, come proclamò nella celebre videocassetta di ventinove anni fa, ha il dovere di ammettere che, per il bene dell’Italia, e contro ogni berlusconiana evidenza, Draghi non è semplicemente la soluzione più giusta, ma la soluzione unica. Mettiamola così: Berlusconi ha pochissime chance di spuntarla, spese al prezzo di eliminare Draghi, e se anche le pochissime chance si rivelassero vincenti ci ritroveremmo con Berlusconi al Quirinale, Meloni e Salvini a disputarsi Palazzo Chigi, e i famosi e famelici mercati coi denti aguzzi e il tovagliolo al collo. In uno slancio finale di intelligenza e furbizia, Berlusconi dovrebbe farsi da parte, candidare Draghi e intestarselo, cioè intestarsi la salvezza del Paese come, scegliendo Draghi per la Bce, si è intestato la partecipazione alla salvezza dell’Ue.
Il segretario del Pd, in un’intervista di oggi a Repubblica, si è dimostrato il più saggio per distacco.
Traduco e sintetizzo per i meno introdotti nell’esoterismo del linguaggio politico: ok a Draghi al Quirinale, ma contemporaneamente troviamo il nome di un nuovo presidente del Consiglio e arriviamo in fondo alla legislatura per non rischiare con il Pnrr. Impeccabile.
Ma finché Berlusconi si impunta, ogni tattica è sterile. Però se Draghi salta, a Letta resta un’ultima grande carta da calare sul tavolo: proporlo immediatamente come candidato premier del Pd dopo le Politiche dell’anno prossimo (o più probabilmente dei prossimi mesi). Avrebbe l’uomo giusto per annettersi l’intero centro, battere la destra tendenza sovranista e soprattutto per consegnare al mondo l’idea che non tutta l’Italia si è bevuta il cervello, e ci si può scommettere sopra ancora un quattrino.
(da Hugffingtonpost)
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Dicembre 30th, 2021 Riccardo Fucile
LA MELONI GIOCA ALLA RIBELLE PER PURA PROPAGANDA E VISIBILITA’, MA CON LA SUA AREA POLITICA NON HA NULLA A CHE FARE
Da che mondo e mondo destra è senso di responsabilità, è senso di comunità.
Da che mondo e mondo destra è capacità di sacrificio. È, anche, esaltazione del gesto eroico. Del dono di sé a un’appartenenza più alta chiamata patria. Da che mondo e mondo destra è senso del dovere. Da che mondo e mondo destra è rispetto delle istituzioni. Senso dello Stato. Rispetto delle regole.
Ecco, un bel giorno Giorgia Meloni dovrà pur spiegare a qualcuno cosa ci azzecca la sua politichetta recriminatoria con qualsiasi destra possibile. Cosa diavolo c’entra il suo ribellismo libertario e individualista con una sana cultura di destra.
In queste ore la sovranista nazionale ha brillato per alcune prese di posizione che con il suo stare a destra non c’entrano davvero nulla.
Parlare di repressione di fronte a provvedimenti identici a quelli che stanno prendendo tutti i paesi del mondo in piena pandemia significa porsi al di fuori dell’arco del buon senso. Eh si, perché anche il buon senso pieno di realismo dovrebbe essere una delle caratteristiche di qualsiasi cultura di destra.
E invece niente, Giorgia Meloni gioca alla ribelle per pura propaganda, per perenne ricerca di visibilità. E lo fa attaccando anche quelli che dovrebbero essere i suoi alleati strategici
Giorgia Meloni non conosce senso del limite (altra caratteristica di una qualsiasi cultura conservatrice) e nella sua foga polemica arriva a dire che – parole testuali – “la sinistra è nemica delle piscine”.
Sarebbe tutto da ridere se non ci fosse da piangere. E se non ci andasse di mezzo una cosa che dovrebbe essere fondamentale per chi si dice di destra: la salvaguardia del corretto funzionamento della società.
Ma a Giorgia la finta patriota di tutto questo evidentemente non frega nulla. A lei frega soltanto del suo urlo infinito, del suo urlo nato dal nichilismo filosofico.
Che non ha nulla, ma proprio nulla, di una cultura sinceramente (e onestamente) di destra.
(da Huffingtonpost)
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Dicembre 30th, 2021 Riccardo Fucile
INVASA LA PAGINA TWITTER DEL LEGHISTA
Ormai Salvini come fa, sbaglia. Se da una parte i sinceramente democratici lo attaccano per il suo razzismo contro i migranti, il nuovo nemico del leader leghista sono i suoi vecchi alleati, coloro cui ha strizzato l’occhio per mesi.
No Vax e No Green Pass, spesso vicini invece a Giorgia Meloni, invadono sistematicamente la pagina Twitter del leader della Lega, accusandolo di far parte del Governo che ha implementato il Green Pass senza battere ciglio (anzi, addirittura promuovendolo).
Salvini vive una situazione difficile: da un lato la Lega è effettivamente parte del Governo ed è sotto gli occhi di tutti che il Super Green Pass è passato senza che la Lega abbia avuto il coraggio di fare un fiato.
Dall’altro, Salvini non ha mai condannato apertamente i no vax, né spinto a vaccinarsi ma anzi difendendo la ‘libertà di scelta’: un tentativo il suo di non perdere completamente quell’elettorato da cui Giorgia Meloni invece continua a trarre forza.
(da agenzie)
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Dicembre 30th, 2021 Riccardo Fucile
“DIRITTO ALLA SALUTE E L’UNICO DEFINITO FONDAMENTALE NELLA COSTITUZIONE“
Durante il Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto con le nuove regole per la quarantena e l’estensione del Super Green Pass, si era parlato anche di introdurre l’obbligo di Certificazione Covid rafforzata anche sul lavoro, almeno per la Pubblica amministrazione (inizialmente).
Misura che però ha incontrato il netto rifiuto di una parte della maggioranza. Nessun accordo su quel fronte quindi. Alla fine nel decreto è stata inserita un’estensione del Super Green Pass praticamente generalizzata, ad esclusione dei negozi, attività commerciali e dei luoghi di lavoro (per cui rimane sufficiente il tampone), che limiterà in modo consistente la vita dei non vaccinati.
“Stiamo copiando la misura del lockdown per i non vaccinati che hanno fatto ad esempio Austria e Germania. La cosa che un po’ stupisce è che se le cose sono gravi come sembrano, perché prendere la misura tra più di 10 giorni? Questo è anche un po’ il segno di come si sia dovuto mediare tra i diversi partiti che siedono in Consiglio dei ministri. Secondo me è evidente che è stato il primo Cdm un po’ burrascoso del governo Draghi”, ha commentato in un colloquio con Fanpage.it il costituzionalista Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Roma 3.
“Non si riusciva a decidere e alla fine si è arrivati a questa misura, che è una misura estremamente severa, però dal 10 gennaio. E nel frattempo si è deciso di non intervenire sui lavoratori”, ha aggiunto. Per poi precisare: “Non c’è ancora l’obbligo, ma ci stiamo sostanzialmente avvicinando. D’altra parte, ancora una volta siamo rimasti sorpresi dal virus. Sembrava quasi tutto finito, c’erano moltissimi vaccinati: e invece adesso è un problema di capire come convivere con il virus senza fare un lockdown generalizzato che non ce lo possiamo permettere”.
Proprio sulla questione dell’obbligo vaccinale convergono le critiche di parti politiche e sociali, che accusano il governo di aver sostanzialmente introdotto un obbligo mascherato, rendendo il Super Green Pass obbligatorio così tanti luoghi e attività.
“È un contemperamento delle diverse esigenze. Se ci fosse l’obbligo vaccinale ci sarebbe anche chi direbbe che le proprie libertà sono state violate. In questo modo, come accaduto anche in Austria e in Germania, chi non si vuole vaccinare può non farlo ma allo stesso tempo può fare molte meno cose. Quella è una scelta”, ha sottolineato il costituzionalista.
Celotto ha quindi concluso: “È la solita questione. Diritto alla salute, diritto alla socialità, diritto economico. Quello alla salute è il primo, è l’unico diritto definito fondamentale in Costituzione, all’articolo 32”.
(da Fanpage)
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Dicembre 30th, 2021 Riccardo Fucile
LA RIVOLTA SUI SOCIAL E FRASI DELIRANTI
La rivolta dei No Vax monta su Telegram e Twitter, soprattutto nelle ultime ore, dopo che il Governo ha deciso di introdurre nuove misure anti-Covid per cercare di arginare la crescita dei contagi, in vista del Capodanno. In molti hanno commentato e criticato le nuove regole, approvate ieri.
Le critiche e gli insulti viaggiano ovviamente in primis su Telegram, una piattaforma che i No Vax utilizzano ormai da mesi per scambiarsi informazioni, concordare i dettagli delle proprie manifestazioni, o anche semplicemente per criticare le decisioni prese dalle autorità.
“Dal 10 gennaio nessuno potrà uscire se non ha il vaccino, come pensiamo di fare? – scrive un utente sulla chat dell’ormai noto gruppo “Basta dittatura”, che ad oggi conta oltre 10mila iscritti – se avete idee ditele perché personalmente non ne ho. Questo non è vivere”. “Io uscirò comunque – replica un altro utente – hanno deciso il nazi lock down per soli non vaccinati, se non ci si ribella ora è finita. Unitevi e organizziamoci, bisogna uscire ugualmente”.
Ma c’è chi, manifestando esplicitamente la propria volontà di trasgredire alle regole, si spinge anche oltre. “A Capodanno e tutti i giorni contagiatevi quanto volete, non state ad ascoltare i canali di manipolazione – scrive un utente – baci, abbracci, sesso con sconosciuti. Non ci sarà un’altra vita per voi, questa è l’unica possibilità e il tempo perso non tornerà mai più indietro”.
Preso di mira, in particolare, anche il provvedimento relativo alla riduzione della quarantena per i vaccinati con doppia dose, e l’annullamento totale dell’isolamento per chi vaccinato con booster o con due dosi da meno di 120 giorni. “[La riduzione della quarantena, ndr] è l’ennesima conferma del fatto che la cosiddetta pandemia è una totale farsa inscenata dai poteri forti e dai loro servi politici e giornalisti – scrive un altro sul gruppo “Io Non Mi Vaccino”, che conta oltre 31mila iscritti – volta ad abituare le persone a farsi vaccinare periodicamente e dunque per arrivare, fra qualche anno, ad imporre, con la scusa di una nuova futura terribile epidemia, un microchip sottopelle a tutti, che sarà giustificato imbastendo una utilità/necessità di inoculare tutti in breve tempo”.
“Ai vari covidioti e pro vax pandementi andrebbe fatto notare – prosegue – che se si riduce il periodo di quarantena, mentre si registrano contagi record, significa semplicemente che non c’è alcuna concreta minaccia per la vita umana”.
Pioggia di commenti anche su tutte le altre misure introdotte dal Governo, dall’estensione del Green pass rafforzato ai trasporti e agli impianti sciistici, allo stop a feste e discoteche. “Stasera Draghi e i suoi adepti hanno tirato fuori nuove estensioni…ormai si stanno spingendo oltre l’impossibile tra il silenzio generale. Italia, un pozzo senza fondo”. “Se non vi svegliate a fare rivolta qua sarà sempre peggio”. “Totale fallimento dello Stato Italia”.
Ma su Telegram c’è anche chi trama piani ad hoc per far fallire gli alberghi, una categoria che già di per sé sta subendo pesantemente gli effetti della risalita dei contagi, con migliaia di prenotazioniannullate in tutta Italia. In particolare è stata presa di mira la catena “Sina hotels”, di cui è presidente Bernabò Bocca, che si trova anche alla guida di Federalberghi. “Operazione fallimento”, la chiama un utente. “Facciamoli fallire – scrivono – riempiamoli di prenotazioni fittizie per poi scrivere recensioni negative”.
Anche su Twitter non sono mancate le reazioni dei No Vax. Sul social network da stamane l’hashtag #immunizzati è trend topic. Le persone che non vogliono vaccinarsi infatti, soprattutto dopo l’annuncio delle nuove misure nel cdm di ieri, si scagliano contro chi dice che con il vaccino è garantita l’immunizzazione e cioè la capacità dell’organismo di difendersi dal virus.
Un’utente prima critica l’utilizzo da parte di un giornale del termine “immunizzato” per chi ha completato il ciclo vaccinale e poi si scaglia contro la decisione di estendere, a partire dal dal 10 gennaio 2022 fino alla cessazione dello stato di emergenza (allo stato attuale dunque fino al 31 marzo 2022), l’uso del Green Pass Rafforzato in zona bianca e gialla a tutte le restanti attività per le quali finora bastava il tampone. Tra queste anche i ristoranti.
“A parte al fatto che al ristorante non ci vado più e ho la macchina, noto che continuano a scrivere ‘immunizzati’. Per questo finiscono in ospedale o muoiono serenamente nel sonno a 23 anni? Mah….continuo a stare bene con la mia scelta, gli altri facciano quello che vogliono” scrive la donna su Twitter.
Così anche un’altra persona critica l’uso della parola immunizzati per i vaccinati. “IMMUNIZZATI????? Riempiono le corsie ospedaliere col Covid, e ancora scrivete IMMUNIZZATI???” scrive. “C’è l’epidemia dei vaccinati e ancora avete il coraggio di scrivere “Immunizzati”″ si chiede ancora un’altra utente.
Sono molti gli utenti che commentano il fatto di non poter più utilizzare i mezzi pubblici. “Non mi fate salire più su un mezzo pubblico o su treno per una scelta politica e non sanitaria, visto che potrei tranquillamente farlo da tamponato negativo, mentre invece lo permettono a vaccinati potenzialmente positivi e ignari della loro condizione? Scordatevi le mie tasse” scrive Gianmarco.
Alcuni di loro, piuttosto di non vaccinarsi, fanno sapere che utilizzeranno quindi, dal 10 gennaio, sempre l’auto. E accompagneranno con il mezzo privato anche i figli, ugualmente non vaccinati.
“Per i miei figli (18 e 15 anni) da gennaio farò servizio taxi…. aver perso il lavoro a luglio mi sembra ora una fortuna” afferma una donna, che poi inserisce nel post gli hashtag #NoGreenPass #liberascelta #giùlemanidaibambini.
C’è anche chi paragona il semi lock down a cui sono costretti i No Vax ad altre forme di isolamento all’interno della società perpetuate nella storia nei confronti di determinati gruppi di persone. Come l’apartheid.
“Almeno Rosa Parks sull’autobus ci poteva salire…” scrive un utente, riferendosi alla celebre attivista americana che nel 1955, a Montgomery in Alabama, ha contribuito ad avviare il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti quando si è rifiutata di cedere il suo posto a un uomo bianco su un autobus.
Un’utente, Martina, ritiene che l’isolamento a cui sono costretti i No Vax sia ancora peggio dell’apartheid che isolava le persone di colore. La donna ritiene che debbano essere creati luoghi a cui possano accedere le persone non vaccinate.
“Smettetela di chiamarla apartheid. È molto peggio. Dov’è il nostro ristorante per non vaccinati? Dov’è il nostro vagone per non vaccinati? Dove sono i lavori legali per non vaccinati? Dove sono le scuole per non vaccinati? Non ci sono” scrive in un post.
E poi continua ancora difendendo la propria scelta di non vaccinarsi. “A chi dice che è stata una nostra scelta rispondo che siamo nati per essere uomini liberi e non bestie. È il nostro destino, non lo abbiamo scelto. Durante il fascismo a chi rifiutava la tessera e ne pagava le conseguenze avreste detto: ‘Peggio per te, è stata una tua scelta’”. Un ultimo utente è della sua stessa opinione. “L’apartheid sarebbe l’Eden. Qui ti tolgono letteralmente la possibilità di campare” commenta.
Anche su Twitter, come su Telegram, ci sono coloro che propongono di festeggiare il Capodanno recandosi nelle piazze delle città italiane, senza obbedire dunque alle nuove restrizioni che impongono il divieto di affollamento nelle vie e nelle piazze per i festeggiamenti. “Ho letto da qualche parte di andare TUTTI(vaccinati e non) il 1 gennaio 2022 alle 16:00, nelle PIAZZE. Per partire con il piede giusto e iniziare il nuovo anno con la LIBERTÀ” scrive una donna.
Ci sono anche diversi post sarcastici, in cui si critica la maggiore libertà concessa ai cittadini vaccinati anche con la dose di richiamo. “Ma per capire ,Il trivaccinato positivo ha licenza di uccidere il nonno che abbiamo salvato l’anno scorso?” commenta un’utente. E poi continua: “Mi sono dimenticata di aggiungere che siete dei criminali”.
Dal post dell’utente nasce una scia di risposte sempre più meno sullo stesso tono. “Esattamente, ma un bambino di 5 anni deve vaccinarsi per non uccidere il nonno che verrà ucciso dal triplovaccinato” le risponde una persona. E poi ancora, “Il trivaccinato positivo è un bravo cittadino e gli va concesso qualche piccolo privilegio, no?”, scrive un utente che su Twitter si fa chiamare Spartacus.
Infine ci sono alcuni utenti che, vaccinati, difendono però i No Vax dopo le nuove misure che riducono inevitabilmente la loro libertà di movimento. Beba scrive: “Io sono vaccinata ma la domanda mi sorge spontanea: come potete dare ancora la colpa ai No Vax? È evidente (oggi più che mai visti i numeri) che qualcosa è andato storto!”. E alla fine del post aggiunge in maiuscolo: “QUALCOSA NON HA FUNZIONATO!”. Un’altra utente, sempre vaccinata, è d’accordo con lei. “Anch’io sono vaccinata e la penso come te. Non si rendono conto che responsabile di questo casino, non solo in Italia, ma nel mondo, non può essere una sparuta minoranza di No Vax e che invece sono i tamponi che funzionano poco e TUTTI possiamo contagiare e contagiarsi?” dichiara.
(da agenzie
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Dicembre 30th, 2021 Riccardo Fucile
“NOI LO SOSTENIAMO DA TEMPO; LA POLITICA DEVE PRENDERSI LE PROPRIE RESPONSABILITA'”
Omicron avanza e il Governo prende posizione. Così, accanto alla rimodulazione delle regole di quarantena per i vaccinati – che entreranno in vigore tra oggi e domani – l’esecutivo stringe le maglie per i non immunizzati: dal 10 gennaio il Super Green pass sarà obbligatorio anche per usufruire del trasporto pubblico, per accedere a fiere e impianti sciistici, oltre che a hotel e strutture ricettive, feste conseguenti a cerimonie civili o religiose, sagre e fiere, piscine, centri sportivi e benessere. Nuove regole che imporranno verifiche.
“L’attività di controllo rimarrà pressoché invariata e non vi sarà un’aumentata complessità. I sistemi informatici, infatti, sono già predisposti per distinguere il Green pass ‘rafforzato’ da quello base”, assicura all’HuffPost Fabio Ciciliano, componente del Comitato tecnico scientifico. Intanto c’è chi parla di estensione dell’obbligo vaccinale, quella che lo stesso Ciciliano definisce “la soluzione ideale”, pur attendendo che sia frutto di una decisione politica.
Dottor Ciciliano, l’obbligo vaccinale esteso potrebbe essere un’ipotesi percorribile?
“Dal punto di vista tecnico, sarebbe la soluzione ideale poiché in grado di aumentare la protezione del maggior numero di persone possibili. Ma ovviamente, in definitiva, la valutazione spetta al governo”
D’altronde nel nostro Paese, ci sono ancora oltre 5 milioni di non vaccinati. Come si scalfisce questo zoccolo duro
“È indubbio che misure come il Green pass rafforzato possono indurre le persone non vaccinate a compiere finalmente il passo. Bisogna infatti distinguere tra No Vax e il resto della fetta di popolazione non ancora immunizzata: c’è ancora tanta gente non informata, influenzata dalle fake news, che si affida a internet per cercare informazioni. In ogni caso si tratta di persone non protette, a rischio, soprattutto in una realtà in cui Omicron circola e colpisce molto più rapidamente. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità dicono che attualmente la stragrande maggioranza delle persone ricoverate in terapia intensiva è non vaccinata: dovrebbe bastare questo come argomento di persuasione”.
L’altra importante decisione presa dal governo in queste ore riguarda coloro che hanno ricevuto la terza dose: se sono contatti diretti di un positivo, non devono restare isolati in casa. Alcuni esperti criticano la misura presa in questo particolare momento della pandemia, vista la grande contagiosità di Omicron. Cosa pensa di queste posizioni?
“La decisione è stata attenta e ponderata, presa considerando le caratteristiche della variante Omicron, che si sta dimostrando più contagiosa ma molto meno impattante sui sistemi sanitari. Attualmente abbiamo circa 600 mila positivi attivi: questo significa che in media ogni giorno 2 milioni di italiani finiscono in isolamento che, tradotto in dato settimanale, diventano circa 15 milioni. Questo vuol dire che se fossimo andati avanti col sistema precedente avremmo rischiato lo stallo”.
Una sorta di “auto-lockdown”?
“Esattamente. Non ci sarebbero vere e proprie chiusure, ma comunque oltre una certa soglia di cittadini in quarantena il Paese sarebbe paralizzato. Non possiamo permettercelo: sono sempre necessarie delle valutazioni di carattere socio-economico. La pandemia, infatti, non è soltanto un evento sanitario. In ballo c’è la tenuta generale dell’Italia”.
Intanto i casi aumentano. Superare la soglia psicologica dei 100 mila casi giornalieri spaventa.
“Sì, ma bisogna andare al di là del mero dato e ricordarsi che non si tratta dei 100mila casi dell’anno scorso, con cui avremmo avuto un’ecatombe. Attualmente il sistema sanitario sta reggendo, le persone sono protette dai vaccini, il Paese è aperto, i cittadini possono muoversi. Basta riportare la mente al dicembre 2020 per ricordarsi di una situazione completamente differente da quella attuale”.
L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, segnala che a livello nazionale, il tasso di occupazione dei posti letto dei pazienti Covid nelle terapie intensive è passato dal 10% del 17 dicembre al 13% registrato il 28 e 29 dicembre. “Se i ricoveri in area non critica arriveranno al 30%, il Veneto passa in zona arancione”, ha affermato Luca Zaia, governatore del Veneto. Dobbiamo aspettarci altri cambi di colore in arancione a gennaio?
“Le valutazioni saranno fatte di volta in volta. Ma, nei casi in cui i cambi colore fossero necessari, non mi turberei più di tanto. Ricordiamoci che oggi non solo andare in arancione è molto più difficile, ma che per i vaccinati le limitazioni sono comunque assai minori a prescindere dalla zona”.
(da Huffingtonpost)
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Dicembre 30th, 2021 Riccardo Fucile
LA SPECULAZIONE FA CRESCERE I COSTI
La legge della domanda e dell’offerta fa schizzare in alto i prezzi delle mascherine Ffp2 e dei test del tampone, sia antigenici che molecolari. E mentre il governo pensa di calmierare i prezzi dei dispositivi di protezione individuale diventati obbligatori sui trasporti pubblici e durante la quarantena, le cronache raccontano di costi che arrivano a 3 o addirittura a 7 euro.
Mentre il tampone rapido che in farmacia viene pagato 15 euro nei centri privati può arrivare fino a 50. Peggio va al molecolare: 110 euro nei laboratori. E arrivano anche i sequestri di materiale irregolare: a Milano la polizia locale ha sequestrato 1.050 Ffp2 a un venditore ambulante abusivo. Le vendeva a sette euro l’una.
Cominciamo dalle mascherine Ffp2. Dal 25 dicembre vige l’obbligo di indossarle nei trasporti pubblici, valido per tutti: anche per i vaccinati con terza dose. L’obbligo vale anche in cinema, teatri, sale da concerto e musei.
Le mascherine Ffp2 si trovano in farmacia ma anche nei supermercati, nelle parafarmacie e online. Costano di più di quelle chirurgiche perché hanno un potere filtrante sia in entrata che in uscita. Ma devono essere certificate, ovvero avere il marchio CE. E su ogni confezione si deve trovare una sigla che determina la certificazione del prodotto. La sigla KN95 significa che la mascherina è stata prodotta in Cina e lì certificata.
L’importazione in Italia è possibile grazie a una deroga dell’Inail. Le mascherine Ffp2 possono essere indossate per otto ore consecutivamente. Si vendevano fino a poco tempo fa a 0,80 euro in caso di grandi acquisti mentre il prezzo singolo arrivava a 2,50 euro.
I prezzi hanno cominciato la loro corsa proprio a Natale e anche online. La Stampa ricorda oggi che Federconsumatori ha denunciato costi fino a tre euro per una mascherina.
E non solo: «Stamane i nostri volontari sono stati in giro, per supermercati sanitarie parafarmacie e farmacie, a Palermo, per monitorare l’andamento dei prezzi delle mascherine Ffp2 – ha detto Lillo Vizzini di Federconsumatori – Il prezzo, per una confezione da 10 unità, oscilla da 8,9 euro in una catena di supermercati, a oltre 20 euro in farmacia e parafarmacia. Il fatto che vanno a ruba, lascia presagire prezzi in rapida ascesa». Intanto il governo studia una mossa per correre ai ripari: «Arriveremo ad un prezzo calmierato sulle mascherine», ha annunciato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri.
Quanto costa oggi un test del tampone
Per i test del tampone la situazione è peggiore. La corsa al Pcr di Natale per il pranzo o la cena in sicurezza ha scatenato la crescita dei prezzi nelle strutture che non hanno il calmiere a 15 euro. Che vale per gli antigenici, ovvero per quelli che sono meno attendibili. Ma che sono lo stesso oggetto di speculazione tra i privati che non aderiscono all’accordo. Il Corriere della Sera scrive oggi che negli ambulatori del Centro Diagnostico Italiano costano 20 euro. Nelle sedi del gruppo San Donato in Lombardia arrivano a 29. A Roma costano 22 euro gli antigenici per chi ha meno di 12 anni. Poi ci sono i parcheggiatori. La rete ParkingGo ha riconvertito alcuni suoi parcheggi in drive-through per offrire il servizio di test antigenico. A Cagliari e a Bologna un testo costa 40 euro, a Linate 50.
Per i molecolari il costo è ancora più alto. I privati in Piemonte chiedono 68 euro, a Roma 60. A Napoli arrivano a 50, ma diventano 100 se si vuole la risposta entro 24 ore. Ma è la Lombardia la protagonista della corsa dei prezzi del molecolare: 70 euro alla Humanitas, 80 al San Donato, 92 nelle sedi di Habilita, 120 al Policlinico San Marco di Bergamo. Ma con un responso in arrivo in meno di due ore. C’è penuria anche per gli autotest in vendita nei supermercati. Quelli costano 5 euro. Ma il loro risultato deve essere confermato da un tampone riconosciuto.
(da agenzie)
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