Dicembre 9th, 2021 Riccardo Fucile
GLI SCENARI SONO TRE
Cosa accadrebbe se oggi si tenessero le elezioni politiche e si votasse col Rosatellum, tenendo conto della riduzione dei parlamentari (da 630 a 400), del conseguente ridisegno dei collegi e dell’abbassamento da 25 a 18 anni dell’età minima per votare per il Senato?
Se lo è chiesto YouTrend, insieme a Cattaneo Zanetto & Co.
Sono state condotte tre simulazioni, ognuna basata su un diverso schema di coalizioni tra le forze politiche
Nello scenario A, a sfidarsi sarebbero l’asse giallorosso (Pd e M5s), il blocco sovranista composto da Lega e FdI e un polo centrista composto da Iv, Azione, +Europa, Forza Italia e Coraggio Italia.
In questo caso nessuna coalizione otterrebbe la maggioranza assoluta dei seggi, anche se i giallorossi sarebbero lo schieramento di maggioranza relativa alla Camera con 194 seggi su 400
I giallorossi otterrebbero anche 100 seggi su 200 al Senato. Il blocco sovranista ne otterrebbe 74, il polo centrista 20
Nella quota maggioritaria il blocco di centro allargato a Forza Italia e Coraggio Italia non riuscirebbe a eleggere deputati e senatori, per cui i suoi 62 parlamentari sarebbero tutti eletti nella quota proporzionale. I 147 collegi uninominali della Camera sarebbero ripartiti tra giallorossi (88), centrodestra (57) e Svp (2), così come i 74 collegi uninominali del Senato (46 ai giallorossi, 26 al centrodestra e 2 alla Svp)
Nello scenario B i tre schieramenti sono invece il centrodestra “classico” (Lega, FdI, FI, Coraggio Italia), il polo centrista (Iv, Azione e +Europa) e Pd e M5s. In questo caso sarebbe il centrodestra a vincere, ottenendo 202 seggi alla Camera
Il centrodestra in questo scenario otterrebbe 101 seggi al Senato, contro gli 84 dei giallorossi e i 9 del polo centrista
Anche qui, come nello scenario precedente, lo schieramento centrista non riuscirebbe a vincere in nessun collegio uninominale, ma otterrebbe seggi esclusivamente nella quota proporzionale. Negli uninominali il centrodestra eleggerebbe 83 deputati e 41 senatori, l’asse giallorosso 62 deputati e 31 senatori e la Svp 2 deputati e altrettanti senatori
Infine, lo scenario C vede il centrodestra perdere contro un maxi-schieramento comprendente sia Pd e M5s sia Iv, Azione e +Europa. Quest’ultimo otterrebbe infatti 210 seggi alla Camera
Il maxi schieramento otterrebbe 107 seggi al Senato, contro gli 87 del centrodestra
Nella quota maggioritaria, il centrodestra vincerebbe 60 collegi uninominali alla Camera e 27 al Senato, mentre lo schieramento opposto composto dal centrosinistra e M5s porterebbe a casa 85 seggi alla Camera e 45 al Senato. La Svp ne otterrebbe sempre 2 in ciascuna delle due Camere
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2021 Riccardo Fucile
CENTRODESTRA E RENZI ALLEATI PER PORTARE BERLUSCONI DAI SERVIZI SOCIALI PER EVASIONE FISCALE AL COLLE
Tutti per uno, uno per tutti. Anzi. Tutti per Silvio, Silvio per tutti. A sentire le voci all’interno di Forza Italia per quanto riguarda la partita per il Quirinale è una ed una sola: tutti con Silvio, il leader. Che non si discute (mai) e che se punta al Colle dobbiamo solo spingerlo in quella direzione.
Un pensiero condiviso da tutti anche perché se c’è una cosa che unisce tutti gli Azzurri è proprio l’idea di vedere il loro Capo passare dai servizi sociali post condanna per evasione fiscale al Quirinale.
E le possibilità che questo accada ci sono. Ma nessuno, Berlusconi per primo, si nasconde difficoltà e la realtà delle cose.
I rischi di una candidatura divisiva e i piani B, C e D
Il fondatore di Mediaset infatti come già si vede da alcune campagne stampa definite «schifose» (leggasi il Fatto Quotidiano) da alcuni rappresentanti del partito è di sicuro un candidato divisivo e questo rischia di compromettere quel ruolo di super-partes che è la principale caratteristica per chiunque ci sarà dopo Mattarella.
E poi, la storia insegna, che chi parte favorito per la corsa al Quirinale spesso al traguardo non ci arriva. Così bisogna farsi trovare pronti ad ogni evenienza con un Piano B, anzi, anche uno C ed uno D, vista la politica italiana.
Ma è ancora presto per fare nomi e candidati. La preoccupazione principale al momento è una ed una sola: riuscire a riportare sul Colle più alto di Roma un uomo (o donna) di centrodestra dopo l’epoca del centrosinistra, tra Scalfaro, Napolitano (uno e due) e Mattarella.
Tagliare fuori i grillini, Renzi ago della bilancia
Le sensazioni da questo punto di vista sono molto positive e fanno ben sperare; il tutto grazie all’appoggio di Renzi che, come dimostrato con il voto sul Ddl Zan, è in grado di spostare le sorti della votazione da una parte o dall’altra. Così il messaggio mandato al Pd è molto chiaro: alla quarta votazione noi abbiamo una maggioranza senza di voi e senza il Movimento 5 Stelle. Chiaro?
A questo si devono le aperture al dialogo del Pd, ma anche dello stesso Conte. I grillini però non vengono considerati della partita. La prima cosa (non solo in Forza Italia ma in tutto il centrodestra con l’aggiunta di Italia Viva) è tagliare fuori i grillini. Quando si parla di grande maggioranza si pensa ad una realtà che parte da Fratelli d’Italia per finire al Pd. L’estrema sinistra ed il M5S vengono esclusi.
Gianni Letta metterebbe tutti d’accordo
Nessun nome quindi, un po’ perché non è il momento ed un altro po’ perché non è il caso di bruciarli. Ma c’è un sogno. Una figura che verrebbe vista con grande favore al Quirinale: Gianni Letta, il braccio destro di Berlusconi: amico fidato, consigliere politico e non solo, da tempo considerato gran tessitore di rapporti e movimenti politici non solo in Forza Italia ma anche con il centrosinistra.
L’ottimo rapporto con Renzi (reciproco) è noto a tutti; quello con il segretario del Pd è a dir poco privilegiato per ovvi motivi familiari (Gianni è lo zio di Enrico). E anche Berlusconi, nel momento in cui si dovesse trovare davanti la porta sbarrata, per il suo amico fidato farebbe questo ed altro.
(da true-news.i/)
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Dicembre 9th, 2021 Riccardo Fucile
I NOMI SONO CASINI E AMATO CHE POTREBBERO AVERE UN CONSENSO TRASVERSALE
Il Presidente dei due Matteo ha un identikit preciso: figura esperta, autorevole, distante dai due principali schieramenti. E nell’agenda dei due Matteo, Salvini e Renzi, sono segnati almeno un paio di nomi che corrispondono a quei profili: Pierferdinando Casini, il preferito dell’ex premier, e Giuliano Amato, che nel 2015 fu il candidato in pectore del centrodestra prima che lo stesso Renzi virasse su Mattarella.
La certezza è che il confronto fra Lega e Italia Viva, quel dialogo sul Quirinale indicato come prioritario ieri su Repubblica dal vicesegretario del Carroccio Lorenzo Fontana, è già iniziato. I contatti fra i leader non mancano e fonti qualificate raccontano di un colloquio alla Camera, la settimana scorsa, fra la capogruppo dei renziani Maria Elena Boschi e l’omologo leghista Riccardo Molinari.
L’ex ministra, con discrezione, ha sondato la disponibilità a ragionare sul nome di Casini, visto come profilo super partes non sgradito a Berlusconi – di cui è stato a lungo alleato – ma neanche al Pd, che nel 2018 lo appoggiò nel collegio di Bologna. I tempi per un qualsiasi accordo, ovviamente, sono prematuri. E Salvini ha un punto d’onore da rispettare: sostenere, finché possibile, il nome di Silvio Berlusconi.
Ma sa bene che, per giungere a una qualsiasi intesa preventiva, occorre lavorare su un obiettivo che, come ha detto Fontana, sia quello di indicare «un Capo dello Stato super partes e garante di tutti». Parole che, non a caso, vengono sottolineate da uno dei big di Italia Viva, Ettore Rosato: «Lavoriamo a una scelta unitaria del Parlamento, dobbiamo evitare uno scontro tra centrodestra e centrosinistra sul nuovo presidente».
Rosato conferma il dialogo con la Lega ma allarga il campo: «Noi pensiamo anche a Fratelli d’Italia. Dobbiamo scegliere l’arbitro, non un giocatore, e cercheremo di trovare un terreno comune. I candidati di centrodestra e centrosinistra non hanno numeri e creerebbero un problema anche nel governo». Un’ipotesi Casini, o Amato, potrebbe far convergere il centrodestra e una costituenda aggregazione liberal-riformista fra Iv, Coraggio Italia e altri moderati.
Da verificare il gradimento del Pd, che non ha mai smesso di sperare in un Mattarella-bis, mentre non mancherebbero le perplessità dei 5Stelle.
Luigi Di Maio, in realtà, ha già espresso apprezzamento per l’opzione Amato (oggi vicepresidente della Consulta) ma il Movimento ha poca voglia di andare al traino di Salvini e Renzi, definiti ieri «politici inaffidabili» dal ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli.
Che auspica il proseguimento dell’esperienza di governo di Mario Draghi sino al 2023. Mentre il capo dei 5S, Giuseppe Conte, dal palco di Atreju, precisa che «non sta scritto da nessuna parte che il Capo dello Stato debba essere di centrosinistra. L’importante è che abbia alto profilo morale. E la discussione è aperta a tutti».
Ci si muove, ormai da giorni, su due livelli diversi: c’è il piano A, che prevede il trasloco di Draghi sul Colle più alto di Roma, e il piano B, che prevede appunto la permanenza dell’ex banchiere a Chigi, soluzione quest’ ultima che eliminerebbe la prospettiva di elezioni anticipate, vista di cattivo occhio dalla maggior parte dei parlamentari.
Il piano A avrebbe infatti come subordinata un accordo sulla salvaguardia della legislatura, affidando il governo magari a un attuale ministro vicino a Draghi quale Marta Cartabia o Daniele Franco. Ma è una via d’uscita, questa, che è stata bocciata dal coordinatore di Fi Antonio Tajani, primo sostenitore della nomination di Berlusconi per il Quirinale e della conferma di Draghi nel ruolo di presidente del Consiglio.
Il corridoio è stretto. E il pericolo, avverte il dirigente del Pd Goffredo Bettini, è che il capo del governo, di qui a un paio di mesi, possa uscire di scena: «La mia preoccupazione è che non si elegga Draghi a Presidente, quindi rimanga premier e poi alla fine il governo non regga. Una situazione in cui Draghi sarebbe tolto dalla politica italiana in tutti i ruoli possibili: questo – conclude Bettini – non sarebbe positivo»
(da la Repubblica)
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Dicembre 9th, 2021 Riccardo Fucile
L’INDAGINE DEI CARABINIERI PORTA ALLA LUCE IL SISTEMA DEL SINDACO PER FARSI ELEGGERE
I Carabinieri di Bari hanno compiuto questa mattina decine di perquisizioni domiciliari, su mandato della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, nell’ambito di un’indagine che ha consentito di scoprire uno scellerato accordo che in occasione delle recenti elezioni amministrative avrebbe consentito di indirizzare il voto di numerosi elettori in cambio di denaro.
Tra le persone sottoposte a perquisizione domiciliare, il sindaco – neo eletto – di Triggiano, Antonio Donatelli, i consiglieri comunali Angela Napoletano e Antonio Fortunato, nonché Alessandro Cataldo, ritenuto dagli inquirenti deus ex machina del collaudato sistema per “comprare voti”.
Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo e della Sezione di polizia giudiziaria di Bari, “sono iniziate allorquando i Pubblici Ministeri sono venuti a conoscenza dell’esistenza di un meccanismo, che sarebbe stato architettato e realizzato nelle ultime campagne elettorali dal “creatore” del movimento politico “Sud al Centro”, in modo da canalizzare il voto, previo pagamento di denaro, di diversi elettori a favore dei candidati sostenuti”.
“Il partito politico era stato già al centro di una precedente indagine, chiusa nel febbraio scorso, che aveva coinvolto 50 persone per corruzione elettorale a seguito dell’elezioni amministrative del 2019, allorquando fu eletto al I Municipio di Bari, candidatosi con la stessa lista, Carlo De Giosa, ritenuto vicino all’assessora regionale ai Trasporti e Mobilità Sostenibile, Anna Maurodinoia (non indagata)”.
“L’attività investigativa – riferisce l’Arma – entrava nel vivo con l’approssimarsi delle elezioni amministrative tenutesi in cinque comuni dell’area metropolitana di Bari, tra il 3 e il 4 ottobre 2021. L’attenzione degli inquirenti si catalizzava su Triggiano, comune di residenza di Cataldo, ritenendo che quest’ultimo, così come aveva manifestato di spendersi alacremente per portare il Sindaco uscente alla rielezione, potesse raggiungere l’obiettivo anche attraverso l’inquinamento del voto, ovvero adottando quel sistema di corruzione elettorale di cui Magistratura e Carabinieri avevano già “sentito parlare”. In effetti, le indagini hanno permesso di documentare come si fosse attivata una rete di “gregari” per individuare e contattare cittadini triggianesi disposti a tributare il loro voto al candidato sostenuto in cambio di € 50,00 pro-voto”.
Preziosissimo è stato “quanto rinvenuto dai Carabinieri la sera del 6 ottobre in un cassone stradale di raccolta indifferenziata, collocato in un piazzale buio ed isolato a San Giorgio, laddove i fidati collaboratori di Cataldo si erano fugacemente e clandestinamente proposti di disfarsi, come puntualmente riscontrato, di materiale ritenuto “scomodo” perché riveniente dalle attività legate all’appena conclusa campagna elettorale, quali frammenti di fotocopie relative a documenti d’identità e codici fiscali di cittadini triggianesi, manoscritti parimenti riportanti il nome di persone e i loro recapiti, documentazione personale di Sandro Cataldo e di Anna Maurodinoia, un consistente numero di cartelloni, fac-simile di schede e volantini di propaganda elettorale inerente alle consultazioni amministrative appena svoltesi nel comune di Triggiano e afferente i candidati della Liste “Triggiano al Centro” e “CON Donatelli Sindaco””.
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2021 Riccardo Fucile
PRIMA D’ORA MAI UNA CRITICA A DRAGHI, TUTTI I MEDIA ZITTI E ALLINEATI
Il primo a dire “No” al governo di Mario Draghi, se si esclude Nicola Fratoianni che ha votato contro la fiducia in Parlamento, è stato Maurizio Landini, segretario nazionale della Cgil. Che ha proclamato per il prossimo 16 dicembre il primo sciopero generale contro il governo Draghi da 10 mesi a questa parte.
Meglio tardi che mai. Prima d’ora non una critica, non una manifestazione, non un atto politico. Nulla nel merito. Il che, pandemia a parte, deve far riflettere.
Così come fa riflettere il fatto che il nostro premier, da febbraio scorso, non abbia ancora trovato il tempo di sedersi a tavolino con un giornalista per un’intervista politica sul suo operato.
E allora va da sé che nel clima idilliaco che solitamente sulla stampa italiana accompagna ogni parola del Presidente del Consiglio, la notizia annunciata da Landini nel tentativo di intervenire sulla legge di Bilancio ha suscitato un malcelato sentimento di sconcerto.
Questo perché, nella settimana in cui le tariffe esplodono, in cui il ministro dell’Istruzione promulga una circolare sulle quarantene e la ritira 24 ore dopo, lo strappo di Landini e la convocazione di uno sciopero nazionale di otto ore a Roma e in altre città insieme alla Uil di Bombardieri sono una tegola inaspettata per Draghi e i suoi ministri.
Il copione è sempre lo stesso: la stampa segue la buona regola di ignorare le gaffe dei draghisti (almeno finché è possibile) e quando diventa inevitabile attribuirle a qualcuno, le accolla sistematicamente ai ministri “scemi” (che poi vengono sempre salvati in calcio d’angolo dal provvidenziale intervento del presidente del Consiglio).Pensateci: fu già così per le gaffe su AstraZeneca (attribuite a Speranza), fu così per quelle più recenti sulle bollette (colpa di Cingolani) e fu così anche per la clamorosa retromarcia sulla riforma della Giustizia (errore messo in conto alla Cartabia).In un clima simile, ecco perché Landini stupisce. A maggior ragione poi se il leader sindacale – al contrario di tanti altri critici, a partire da Salvini – non si è fermato a metà strada.
Sin dall’estate Landini denunciava l’assenza di qualsiasi dialogo tra governo e sindacati, ma questo non ha impedito alla Cgil di diventare un bersaglio politico e, per Forza Nuova, persino militare con l’assalto a Corso Italia.
Poi, sul tema pensioni, il tenore dei rapporti tra Palazzo Chigi e i confederali è precipitato ai minimi storici.
L’ennesima prova, se mai ci fosse ancora bisogno di chiarirlo, che questo governo non ha un’anima, è l’esecutivo di tutti quindi di nessuno, e proprio per questo a-politico. Ma non privo di una visione marcatamente liberista.
La proposta di “Quota 102” (che dura solo un anno) è sembrata a Landini poco più di una presa in giro per mascherare uno scalone previdenziale.
Così per mesi il leader rosso ha provato a portarsi dietro tutti e tre i sindacati confederali, rinunciando allo strappo definitivo per non rompere il fronte unitario. Poi ha capito. La Cisl, come gli spiegava il suo leader, “non poteva rompere”.
Quando è arrivato l’ennesimo dietrofront, con la retromarcia sulla mini-riforma concordata sul fisco, il sindacalista ha convocato lo sciopero, anche se al suo fianco ci sarà la sola Uil.
Meglio soli che male accompagnati.
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2021 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEI SANITARI A FIRENZE
“Sono tutti pazienti non vaccinati. È ormai una costante da molto tempo: degli ultimi 170 pazienti in questa rianimazione, il 90% non era vaccinato. E i pochi vaccinati erano per lo più persone che avevano fatto il monodose dose di Johnson & Johnson, spesso già affetti da malattie del sangue o del sistema linfatico. Ovvero persone che non avevano avuto una risposta immunitaria di rilievo dal vaccino”.
Il dottor Vittorio Pavoni, primario all’ospedale Santa Maria Annunziata, racconta al Corriere della sera la quotidianità nei reparti Covid.
“un no vax ricoverato mentre annaspa col fiato corto, con il casco dell’ossigeno in testa, guarda l’infermiera che si avvicina con una siringa per un’iniezione e la ammonisce: «Non mi darà mica il vaccino? Non ci provi neanche». Perché la teoria del complotto spesso sopravvive alla malattia, persino alla fame d’aria. In alcuni reparti Covid ordinari, dove i pazienti stanno meno male e sono ancora più aggressivi, sono successi casi di malati che hanno cercato di tirare via la mascherina ai sanitari o di strappare loro la tuta.
I ritmi sono più sostenibili dello scorso anno, ma la situazione resta altamente stressante. I sanitari affrontano la caparbietà di pazienti che inizialmente rifiutano di essere intubati, poi chiedono qualsiasi cura pur di star meglio.
“Da medico resto stupefatto. Rifiuti un vaccino che permette al tuo corpo di produrre anticorpi per conto suo, ma accetti, anzi pretendi, anticorpi artificiali o fatti da un’altra persona? Che senso ha? E i malati arrivano in ospedale dopo aver tentato cure inutili, a volte persino dannose, con antiparassitari, vitamine, omeopatia”.
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2021 Riccardo Fucile
IL GIORNALISTA TOMMASI ERA STATO INSULTATO, MINACCIATO E AGGREDITO
Durante la pandemia Saverio Tommasi, giornalista di Fanpage, ha spesso provato a documentare le piazze dei no vax e dei no pass: insieme a colleghi o da solo, si è inserito nei cortei provando a domandare ai manifestanti il perché della loro presenza lì, e in più di una occasione è stato oggetto di insulti e minacce, se non addirittura aggressioni fisiche.
A Firenze era stato preso di mira e accerchiato, spinto, preso a pedate e oggi ha voluto lui stesso dare un aggiornamento sulla vicenda.
“Mi hanno appena girato un messaggio, con foto”, ha scritto il giornalista sul suo profilo Facebook. “Uno degli uomini che avevo incrociato in piazza Signoria a Firenze – precisa – durante la manifestazione NoVax in cui venni aggredito (una delle varie) ora è in ospedale e intubato. Gli auguro possa guarire presto”.
L’augurio, nonostante le minacce ricevute, resta quello di riprendersi dalla malattia. È altamente probabile che la persona in questione non fosse vaccinata, vista la sua presenza a una manifestazione contro il farmaco, così come è verosimile che non abbia rispettato le norme di distanziamento e uso della mascherina dato che non si faceva problemi ad assembrarsi in piena pandemia con decine di altre persone non vaccinate.
Intervistato da Nextquotidiano dopo un caso analogo avvenuto a Milano, sul tema della possibilità di smettere di intervistare certe persone per autotutela Saverio Tommasi dichiarò: “È una riflessione da fare, non c’è una risposta uguale nel tempo. Dallo scorso settembre non sono stato presente tutte le volte, ci vado quando sembra che qualcosa cambi. Penso che noi giornalisti non dobbiamo farci dettare l’agenda dalla volontà di chi c’è in piazza, ma dal fatto che ci sia o meno qualcosa di diverso da raccontare. Però ormai mi aspetto che mi accolgano così, è triste, rende l’idea di un clima esistente e diffuso”.
(da NextQuotidiano)
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Dicembre 9th, 2021 Riccardo Fucile
TRA GLI OSPITI A TORINO FRECCERO, AGAMBEN E SCHIRILO’
Quasi dieci ore di diretta streaming per 58 interventi di filosofi, medici, giuristi e politologi della galassia No vax.
È il convegno della «Commissione dubbio e precauzione», che si è svolto ieri a Torino, promosso dal docente di diritto civile ed ex candidato sindaco Ugo Mattei. Insieme a lui, il massmediologo Carlo Freccero, in veste di portavoce, e i filosofi Giorgio Agamben e Massimo Cacciari, che però ha dato forfait.
Una Commissione che di «dubbi e precauzioni» ne ha ben pochi, viste le certezze granitiche con cui gli invitati si sono espressi nei loro interventi. E proprio i toni di manifesto politico hanno fatto parlare i media di «prove generali di partito», un primo tentativo di mettere insieme quel variopinto universo della controinformazione che raccoglie le teorie più disparate e bizzarre. Eccone alcune.
«I vaccini non sono vaccini»
La tesi che i vaccini non siano altro che “acqua sporca” è ormai un classico dei No vax, non a caso tutti gli ospiti del convegno hanno preferito chiamarli «sieri», oppure «iniezioni generiche sperimentali». Per precauzione sarebbe meglio non farli, hanno continuato a ripetere, anche perché «nessun vaccino è più efficace della guarigione dalla malattia». Lo ha detto, tra gli altri, Virginie de Araujo-Recchia, avvocato francese che si è lasciata andare a fantasiose speculazioni scientifiche: «Le iniezioni di terapia genica sperimentale (ne parliamo qui) non dovevano essere messe sul mercato. Mentre l’antivermi, bocciato da tutte le autorità regolatorie, è efficace». L’avvocato ha annunciato, inoltre, di aver denunciato il governo francese per «genocidio». Non manca poi chi dice che sono proprio i vaccini i responsabili delle morti. In particolare, ne ha parlato il ginecologo francese Hubert Debiolles, emigrato in Polinesia per evitare l’obbligo vaccinale: «Il vaccino diffonde la malattia – ha detto -. Tutti sanno che non funziona, più ci si vaccina più ci si ammala. Dobbiamo fermare tutto». Da tempo infatti circolano studi non ufficiali sugli effetti mortali dei vaccini, tutti definiti scientificamente infondati dagli esperti
«I No vax come Gesù sulla croce»
Anche la retorica dei No vax come ultimo baluardo della verità in un mondo che cerca di silenziarli non è nuova. Ma qui è stata portata all’estremo. «Dobbiamo abbandonare l’Unione europea. La sua struttura politica è come quella dell’Unione Sovietica», ha consigliato Debiolles, improvvisandosi politologo. Naturalmente ci sono tante alternative a questa figura retorica, dalla resistenza contro il nazismo, a chi veniva bruciato sul rogo dalla Santa inquisizione. Ma non sono paragoni azzeccati secondo Nunzia Schilirò, vicequestora No vax di Catania sospesa dalla polizia e recentemente contagiata dal Covid. «Bisogna tornare al periodo dell’Impero Romano – ha detto -, Gesù venne crocifisso perché ebbe il coraggio di manifestare il proprio pensiero».
«Il complotto globale»
Ad un certo punto Facebook avrebbe, secondo loro, oscurato l’evento. Una “prova schiacciante”, secondo i complottisti, che Zuckerberg sia un servo delle Big Pharma. «Una censura a dir poco allarmante», hanno detto gli organizzatori. La teoria è stata, poi, approfondita dallo psicoterapeuta Massimo Citro, sospeso dall’ordine dei medici perché non vaccinato: «Si sta facendo una sperimentazione a livello mondiale», per far risorgere dalle ceneri un settore in perdita (ne parliamo qui e qui). «L’industria farmaceutica stava attraversando una crisi sempre più profonda», per salvarla è stato necessario creare una pandemia globale e far morire molte persone. «La vaccinazione obbligatoria è legata al desiderio dell’alta finanza di accelerare il movimento verso l’euro digitale e la moneta mondiale», ha spiegato l’ingegnere Philippe Guillemant. Si tratta, in poche parole, di un progetto molto ampio che prevede diverse forme di boicottaggio economico, come lo sciopero dei consumi, che consiste nell’astensione dai regali di Natale, per evitare acquisti nella grande distribuzione e online.
«Combattere i poteri forti»
Come vincere contro il sistema? Lo ha spiegato Carlo Freccero: «Dobbiamo distruggere la propaganda mainstream, facendo emergere i documenti scientifici sepolti che hanno difficoltà a comparire». Poi, è importante realizzare una mappatura del territorio per individuare «medici e avvocati che possano aiutare le persone estromesse dal lavoro» a causa del rifiuto di vaccinarsi. Giorgio Agamben, poi, ha rincarato la dose: «Bisogna pensare a una forma di agire più concreta. Serve lucidità perché gli avversari che abbiamo davanti sono intellettualmente morti». In chiusura, il promotore dell’evento, Ugo Mattei, ha chiarito perché ha scelto di non vaccinarsi: «Per una volta voglio vedere il mondo dal punto di vista dei perdenti del processo sociale. Così capirò cosa vuol dire essere esclusi e potrò immaginarmi una via politica diversa. Se poi succederà o no, vedremo».
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2021 Riccardo Fucile
LO SFOGO DEL SOTTOSEGRETARIO
Nel corso dell’ultima puntata di Dimartedì, andata in onda su La7 il 7 dicembre scorso, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ci è andato giù pesante con chi fa divulgazione antiscientifica contro i vaccini: “Quando parli di scienza con persone che non ne sanno nulla è davvero un dramma, nonché nocivo per la popolazione. Sono state dette soltanto tantissime scemenze una dietro l’altra”.
Il viceministro sta comparendo sempre più spesso in tv per contrastare le tesi portate avanti sul piccolo schermo dai no vax, e oggi intervistato da Radio Cusano Campus ha spiegato le sue ragioni: “A Dimartedì – ha detto – mi sono arrabbiato tanto perché per colpa dei no vax un mio amico domenica è finito intubato in terapia intensiva. E lo dico con dolore: da sei mesi ho tentato di convincerlo a vaccinarsi, ma non ci sono riuscito. E la colpa è di questi soggetti che dicono baggianate e cose fuori dalla grazie di Dio, facendo leva sulle paure di molti che giustamente sono preoccupati“.
“Con le persone dubbiose e preoccupate bisogna parlarci – continua Sileri – e poi si riesce magari a convincerle. Però se poi sentono uno che si dichiara professore universitario e dice delle baggianate parlando di complotti delle case farmaceutiche, la persona indifesa e impaurita, che non ha la conoscenza medico-sanitaria adeguata o che magari è sola, si impaurisce di più. Questo non va fatto. E questa operazione purtroppo fa leva sulla fragilità di alcuni soggetti, che si allontanano ancora di più dalla vaccinazione e poi rischiano di morire. Ci sono i no vax, che dicono cose fuori dalla grazie di Dio, e tantissime altre persone, che non possiamo definire no vax. È il caso del mio amico finito intubato: non è no vax, è una persona impaurita su cui hanno fatto leva questi idioti”.
Sull’opportunità di non ospitare più no vax in televisione, tema sollevato dal direttore del Tg La7 Enrico Mentana e avallato anche dalla direttrice del Tg1 Monica Maggioni, Sileri si dice d’accordo: “In Italia fu fatto un sondaggio circa 2 anni fa e il 14% degli italiani negava l’olocausto. Allora che facciamo? Diamo voce a queste persone in tv? Io sono d’accordo a dare voce anche ai no vax, ma in maniera proporzionata. Io preferirei che venisse invitata in tv una persona dubbiosa sul vaccino messa a confronto con uno scienziato che può dare delle risposte alle sue perplessità. Se viene chiamato il no vax puro, il complottista del microchip non è rappresentativo del 15% della popolazione non vaccinata“.
(da agenzie)
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