Destra di Popolo.net

DE LUCA: “HO VISTO DRAGHI CAMMINARE SULLE ACQUE DEL TEVERE”

Gennaio 11th, 2022 Riccardo Fucile

IL GOVERNATORE IRONIZZA DOPO CHE IL TAR HA RIAPERTO LE SCUOLE DOPO IL RICORSO DEL GOVERNO: “CI VOGLIONO FAR CREDERE CHE IN ITALIA VA TUTTO BENE”

“Se può fare piacere anche la Campania da oggi può dire che va tutto bene, che è tutto aperto, che il Covid è un raffreddore e, se volete, posso anche giurarvi di aver visto il presidente Draghi camminare sulle acque del Tevere”.
Lo ha detto Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania, ironizzando sullo scontro apertosi con il governo in relazione all’apertura delle scuole.
“La mia sensazione – ha aggiunto il governatore, intervenuto a margine di una riunione del consiglio regionale – è che siamo chiamati tutti a dire, da qui all’elezione del presidente della Repubblica, che in Italia va tutto bene, che l’economia è aperta, che le scuole sono aperte e che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Io penso che la lettura della situazione dell’Italia debba essere meno pacificata e un po’ più ragionevole”.
(da agenzie)

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DJOKOVIC HA MENTITO: SPUNTANO FALSE DICHIARAZIONI DI VIAGGIO E VIENE INDAGATO, RISCHIA UN ANNO DI CARCERE

Gennaio 11th, 2022 Riccardo Fucile

HA FATTO VIAGGI NEI 14 GIORNI PRECEDENTI CONTRARIAMENTE A QUANTO FIRMATO E DICHIARATO

In attesa della decisione sulla sua permanenza in Australia, Novak Djokovic si è allenato alla Rod Laver Arena insieme a James McCabe, un diciottenne australiano. Dopo una prima vittoria in tribunale, la decisione finale sul fuoriclasse serbo spetta al ministro dell’Immigrazione australiano Alex Hawke. Secondo quanto riporta la stampa locale però la decisione potrebbe slittare di ventiquattro ore.
Un supplemento di tempo necessario anche per analizzare vari aspetti della situazione del tennista.
Fonti del governo federale australiano confermano infatti che Djokovic è indagato per aver fornito false dichiarazioni di viaggio alla frontiera, appena sbarcato a Melbourne. Sul modulo Djokovic ha dichiarato di non aver viaggiato nei 14 giorni prima del suo arrivo il 6 gennaio in Australia.
Ma sui social è facilmente riscontrabile la non veridicità della dichiarazione: Djokovic era stato infatti a Belgrado il giorno di Natale e poi era apparso a Marbella in Spagna il 2 gennaio.
Dare informazioni false o fuorvianti è un reato grave, in Australia. Si può anche essere passibili di una sanzione civile per aver fornito informazioni false o ingannevoli”, e si può arrivare ad una pena massima di 12 mesi di reclusione.
Nel documento firmato dallo stesso Djokovic lo scorso 1° gennaio, nei giorni precedenti alla sua partenza verso Melbourne (con scalo a Dubai) ha espressamente risposto “no” alla domanda: “Hai viaggiato o viaggerai nei 14 giorni precedenti al tuo arrivo in Australia?”.
Un no smentito dai fatti. Perché le immagini parlano chiaro: negli ultimi giorni dello scorso anno (e nei primi del 2022), il tennista serbo si trovava in Spagna.
Non una novità visto che solo qualche tempo fa aveva acquistato un’abitazione di lusso in quel di Marbella, nella costa Sud della Spagna. Ma è sempre stato lì? No, perché il 25 dicembre si trovava nella sua Belgrado, come testimoniano altre fotografie diffuse sui social.
Da Belgrado a Marbella dove è rimasto fino al 6 gennaio. Perché il 4 gennaio, come riportato dalla testata Tennis Head, Djokovic si stava allenando in Spagna utilizzando le palline che saranno usate nel corso degli Australian Open.
Insomma, si stava preparando, con tutti i dettagli del caso, al torneo australiano. Poi la partenza verso Melbourne, con lo scalo a Dubai. Ma con quel documento – che ha compilato lui stesso – in cui afferma di non aver viaggiato nei 14 giorni precedenti. Ma i viaggi sono certificati e conclamati. E ora questa potrebbe essere la nuova carta nelle mani del governo australiano.
(da NeXtQuotidiano)

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LA FIGURACCIA DELLA FAMIGLIA DI DJOKOVIC CHE NON RISPONDE ALLA DOMANDA SULLA PRESENZA IN PUBBLICO MENTRE AVEVA IL COVID

Gennaio 11th, 2022 Riccardo Fucile

PADRE, MADRE E FRATELLO CHIUDONO LA CONFERENZA STAMPA SENZA RISPONDERE ALLA DOMANDA FONDAMENTALE

Ok, la conferenza finisce qui.
Con questo laconico messaggio si è chiusa la paradossale conferenza stampa andata in scena a Belgrado, dove la famiglia di Novak Djokovic. Il padre, la madre e il fratello hanno “celebrato” la “libertà” riottenuta dal tennista serbo in Australia che, dopo la sentenza del giudice, ancora non sa se potrà disputare gli Australian Open.
Su di lui, infatti, pende ancora la valutazione finale del Ministero dell’Interno che potrebbe proseguire nell’indicazione già data del governo e annullare il suo visto. Ma i familiari del numero uno del ranking Atp sono fuggiti non appena è arrivata la domanda scomoda
Quando una giornalista ha chiesto se fosse confermato il contagio di Novak Djokovic dello scorso 16 dicembre, il fratello si è apprestato a confermare questa notizia, sottolineando come quel certificato di tampone positivo fosse stato allegato agli atti (sia del visto che del ricorso vinto).
La conferenza, come si vede dalle intenzioni di qualche istante prima di ricevere altre domande, sarebbe proseguita se solo dalla “platea” non si fosse alzata la voce femminile di una giornalista.
Quella è la voce della domanda che, in realtà, avrebbe dovuto aprire quel teatrino di Belgrado: cosa ci faceva Djokovic in un evento pubblico il 17 dicembre (ma anche nei giorni successivi), senza mascherina e con – stando alla sua documentazione da esenzione vaccinale – un’infezione da Sars-CoV-2 conclamata.
Padre e figlio, udendo quella domanda, hanno prima sorriso (scambiandosi qualche parola in serbo) e poi hanno chiuso la conferenza stampa. Insomma, nessuna risposta alla domanda fondamentale.
Perché il tennista non ha mai chiarito come sia stata possibile la sua presenza in pubblico nonostante il contagio. Perché anche in Serbia le persone positive devono rimanere in quarantena per 14 giorni, o fino a un tampone (molecolare) negativo.
E, secondo la difesa del tennista, lui si è negativizzato il 22 dicembre. Ma in pubblico è comparso, in mezzo a giovane (e senza mascherina) il 17 dicembre e anche nei giorni successivi.
(da NeXtQuotidiano)

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BARA AVVOLTA IN BANDIERA CON SVASTICA AL FUNERALE DELLA MILITANTE DI FORZA NUOVA

Gennaio 11th, 2022 Riccardo Fucile

QUALCUNO AVVISI I PSEUDONAZISTI CHE I NAZISTI VERI SONO PAGANI E NON FANNO I FUNERALI IN CHIESA: UN PO’ DI COERENZA

Una bara sul sagrato di una chiesa, a Roma, avvolta in una bandiera con la svastica nazista. Si sono conclusi così i funerali di Alessia Augello, militante del movimento di estrema destra Forza Nuova, morta a 44 anni il 7 gennaio scorso per complicazioni sopraggiunte dopo un intervento chirurgico.
La bara, al termine delle esequie celebrate nella parrocchia di Santa Lucia, nella zona di piazzale Clodio, è stata “omaggiata” con il saluto romano da alcune decine di militanti.
Su quanto avvenuto la Digos della Polizia di stato ha avviato una indagine con l’obiettivo di individuare gli autori. Le immagini dei funerali sono state anche riprese da alcuni cittadini affacciati dai balconi e pubblicate su internet
Durante l’attività d’osservazione gli agenti della Digos hanno identificato diversi appartenenti all’estrema destra che hanno preso parte alle esequie.
In un post pubblicato sui social network don Alessandro e don Paolo Emilio, titolari della parrocchia, hanno condannato quanto avvenuto sul sagrato della chiesa. “Quanto avvenuto non era autorizzato da parte del parroco né dal sacerdote celebrante – si afferma nel post -. Intendiamo esprimere la nostra profonda tristezza, delusione e disappunto per quanto si è verificato”.
I sacerdoti “prendono le distanze da ogni parola, simbolo e gesto utilizzato all’esterno della chiesa riconducibili a ideologie estremiste lontane dal Vangelo”.
(da agenzie)

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QUANDO SASSOLI CHIESE AL PRESIDENTE TAJANI DI APRIRE LA SEDE DEL PARLAMENTO EUROPEO AI SENZATETTO

Gennaio 11th, 2022 Riccardo Fucile

UNA GRANDE UMANITA’

Se tutti lo stanno ricordando come un grande uomo dalla specchiata onestà ci sarà un motivo. La morte di David Sassoli ha lasciato un vuoto incolmabile nelle istituzioni europee, nella politica italiana e in quel mondo fatto di amici e colleghi che per anni hanno percorso la sua stessa strada.
Una personalità importante, un uomo importante che ha sempre messo davanti a tutto quel senso di comunità e partecipazione. Quel dovere civico che va ben oltre un ruolo istituzionale.
Il nostro piccolo ricordo di David Sassoli è racchiuso in una lettera scritta di proprio pugno dal compianto Presidente del Parlamento Europeo. All’epoca, era il 25 gennaio del 2019, ricopriva il ruolo di Presidente dei parlamentari del Partito Democratico a Bruxelles. L’intero Vecchio Continente era stato colpito dal maltempo e dal gelo e il suo primo pensiero fu quello di chiedere a quello che poi divenne il suo predecessore – Antonio Tajani – di aprire le porte dell’Europarlamento ai senzatetto.
“Di notte serve aprire la sede del Parlamento europeo ai senzatetto perché è doloroso vedere tante persone cercare riparo dal freddo intenso agli angoli dell’edificio che ci ospita a Bruxelles. I poveri non possono aspettare e non possiamo restare indifferenti rispetto alle persone in grave difficoltà che tutte le notti dormono all’aperto cercando riparo all’esterno del Parlamento. Basta una passeggiata la sera per rendersi conto di quante persone hanno bisogno di aiuto e assistenza. Sarebbe un atto di grande umanità aprire di notte alcuni locali della sede del Parlamento europeo, senza compromettere funzionalità e sicurezza, per garantire un riparo adeguato. Sarebbe anche un gesto nobile di vicinanza alla città di Bruxelles, molto impegnata in iniziative di solidarietà in grado di alleviare tanta sofferenza e garantire assistenza alle persone in difficoltà”.
Un senso di umanità, mettendo davanti a tutto le esigenze di chi ha bisogno dell’aiuto. Perché le istituzioni hanno il dovere di farlo, senza ragionarci più di troppo. E quella lettera ad Antonio Tajani si chiudeva con quel messaggio che, nel giorno della sua morte, fanno capire per quale motivo fosse apprezzato e stimato da tutti. La politica attiva. Quella non fatta di meri discorsi. Quella fatta di gesti concreti per mettersi completamente al servizio del popolo.
(da agenzie)

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LA MONUMENTALE RISPOSTA DI SASSOLI A PUTIN CHE LO DEFINI’ “PERSONA NON GRADITA“

Gennaio 11th, 2022 Riccardo Fucile

AD APRILE IL CREMLINO VIETO’ L’INGRESSO AL PRESIDENTE DEL PALAMENTO EUROPEO

Erano i primi giorni della scorsa primavera quando si è consumato uno dei più imponenti scontri diplomatici tra l’Unione Europea e la Russia.
Si arrivò allo scontro frontale, con tanto di accusa diretta e divieto di ingresso deciso dal Cremlino nei confronti di 8 personalità che rappresentavano 8 Paesi diversi, con ruoli diversi all’interno delle istituzioni UE.
Ed è in quel frangente che si è consumato lo scontro tra David Sassoli e Vladimir Putin, con il presidente russo che – oltre a “bannare” l’ingresso nel Paese del Presidente del Parlamento Europeo – lo definì “persona non grata”.
Il nome del compianto Presidente del Parlamento Europeo era stato inserito nell’elenco pubblicato all’interno del comunicato pubblicato dal Ministero degli Esteri russo. Una reazione, quella del Cremlino, alle sanzioni decise dall’Europa nei confronti della Russia. Sanzioni prese nei confronti di quattro funzionari russi legati all’arresto del blogger Aleksei Navalny, acerrimo rivale di Vladimir Putin.
La Russia, per rispondere a queste decisioni prese dalle istituzioni europee decise di scagliarsi contri otto alti funzionari dell’Unione Europea. E tra di loro c’era anche David Sassoli.
Il Presidente del Parlamento Europeo rispose immediatamente alla mossa di Putin con una risposta monumentale in cui si mettevano in evidenza tutti i comportamenti sbagliati di Putin e del Cremlino. Perché il caso Aleksei Navalny era (ed è tuttora) solamente la punta dell’iceberg.
“A quanto pare, non sono il benvenuto al Cremlino? Lo sospettavo un po’. Nessuna sanzione o intimidazione fermerà il Parlamento europeo o me dalla difesa dei diritti umani, della libertà e della democrazia. Le minacce non ci zittiranno. Come ha scritto Tolstoj, non c’è grandezza dove non c’è verità”.
Una persona “non grata”, l’aveva definito Vladimir Putin. Per una Russia che si era già persa nei deliri d’onnipotenza di un Presidente specchiato. Ma solo nel suo ego.
(da NetQuotidiano

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IL COMMOSSO ADDIO DELLO STAFF: “SASSOLI ERA MERCE RARA NELLE TEMPERIE DELLA POLITICA”

Gennaio 11th, 2022 Riccardo Fucile

“PARADIGMA DI RISERVATEZZA, SOBRIETA’ E AUTOREVOLEZZA”

“Si può vivere e morire in tanti modi. David Sassoli ha combattuto e lavorato fino all’ultimo possibile istante, informandosi, partecipando attivamente alla causa del bene comune con curiosità e passione indomabili nonostante lo stato di salute sempre più precario, dopo la temporanea ripresa di qualche tempo fa”.
È quanto si legge in un post sulla pagina Facebook di David Sassoli pubblicato dal suo entourage, che evidenzia come “per il Presidente del Parlamento europeo, per il politico Sassoli, per l’uomo David nella sua dimensione privata, alla base di ogni azione, di ogni comportamento, di ogni scelta erano, assai ben saldi, i valori umani di riferimento: lealtà, coerenza, educazione, rispetto”.
“In questo momento così triste per tante e tanti cittadini italiani ed europei resta, intatta, la forza dei suoi insegnamenti e delle sue indicazioni: mai fingere, mai alimentare polemiche, spirali, pregiudizi, pettegolezzi, meschinità”, scrivono i suoi collaboratori più stretti, che accompagnano le parole a una foto sorridente di Sassoli con una bandiera europea alle spalle.
“Principi personali così profondi da plasmarne, con tratto inconfondibile, anche la pratica e probabilmente la stessa teoria dell’agire politico. Principi semplici quanto assolutamente inderogabili, da cui non deflettere in alcun caso. Per nessun motivo. Anche quando, recentemente, di fronte ai suoi gravi problemi di salute, si erano diffuse in rete deliranti malevolenze su Covid e affini, persino in quel momento la scelta di non replicare, di non inasprire i toni, gli era sembrata l’unica possibile. Paradigma di stile, riservatezza, sobrietà. E di una merce rara, nella temperie della politica contemporanea: l’autorevolezza. Politica e morale”.
“La fiducia che tante e tanti di voi riponevate in lui, se può esser di conforto, era ben riposta. La stima nei suoi confronti, altrettanto ”, evidenzia il suo staff.
“Con David Sassoli l’Europa e l’Italia perdono un uomo delle istituzioni di primario livello, che credeva nella politica nella sua accezione più nobile, in un’Europa baluardo dei diritti e delle opportunità, nell’impegno a favore delle persone più deboli e indifese, nella lotta contro ogni forma di ingiustizia e prevaricazione, sempre con il sorriso”.
“Proprio vedersi salutare con un sorriso, così come con questa lieta immagine lui saluta noi, è la cosa che forse maggiormente potrebbe fargli piacere”, concludono i collaboratori. “Bello fossero tantissimi sorrisi… Addio, David. Grazie”.
(da agenzie)

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DAVID SASSOLI, UTOPIE E PROVOCAZIONI DI UN PROFONDO EUROPEISTA

Gennaio 11th, 2022 Riccardo Fucile

ERA UNO CHE CI CREDEVA

Il primo gennaio scorso David Sassoli voleva fare del 2022 un “anno speciale”. Questo il suo augurio agli amici, dalla dimora in ospedale che aveva tenuto riservata ai più.
Il presidente del Parlamento europeo, uno dei più affabili tra i politici europei e italiani, ex giornalista, volto del Tg1, se ne va invece nei primi giorni di questo nuovo anno. Lo immaginiamo andar via col sorriso che non abbandonava mai: non è una banalità, ma la caratteristica che più distingueva la sua azione politica.
Sorriso anche quando con l’Unione Europea c’era solo da restare delusi per le sue divisioni, le sue titubanze, la lentezza della reazione. Sassoli tentava sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno: pensava che solo così l’europeismo non di maniera potesse avere una o più chance.
“Oggi abbiamo capito questo: chi è fuori dal gioco europeista, gioca in serie B. Per giocare in serie A, invece, devi stare nello schema europeista”, ci diceva in un’intervista a luglio del 2019, subito dopo l’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea, con quella che fu per l’appunto battezzata ‘maggioranza Ursula’, che escludeva sovranisti e forze anti-europeiste.
Eppure l’europeismo di Sassoli, ‘abito politico’ che indossava sempre con nonchalance dal momento della prima elezione al Parlamento Europeo nel 2009, aveva tratti utopistici. Conteneva cioè quelle ambizioni che oggi spesso rischiano di finire nel cinico tritacarne mediatico e politico basato sullo stato di necessità, sull’iper-pragmatismo che detta sempre legge ma spesso spegne i sogni. Ecco, Sassoli amava tenerli vivi i sogni, nei suoi discorsi pubblici e privati.
Sognava un Parlamento europeo forte, dotato del potere di incidere davvero sulle scelte dei governi nazionali. Sassoli aveva la determinazione di ripeterlo questo mantra anche davanti ai leader degli Stati membri, nei suoi discorsi ai Consigli Europei. Sperava tanto nelle riforme della conferenza sul futuro dell’Europa, che dovrebbe dare i suoi ‘frutti’ in primavera.
Ma intanto, ad ogni tornante della discussione europea, il presidente ha sempre voluto sfruttare ogni cavillo dei Trattati per far valere la parola decisa a maggioranza dal Parlamento, l’unica istituzione europea votata direttamente dai cittadini, di solito l’istituzione più progressista in fatto di stato di diritto e valori fondanti dell’Ue.
È così che, sostenuto dalla maggioranza delle forze politiche in Parlamento, Sassoli ha sempre sostenuto un’interpretazione più severa della condizionalità legata allo stato di diritto per bloccare i fondi del Next Generation Eu a Polonia e Ungheria. E, sempre sostenuto dalla maggioranza dell’Eurocamera, ha continuato a chiedere la riforma del regolamento di Dublino sui migranti, punto centrale del suo primo discorso in aula dopo l’elezione alla presidenza nel 2019.
Proprio sul tema dei profughi e della povertà, di fronte all’inerzia dei governi ma senza mai far polemica con loro solo per il gusto di farla, Sassoli si è inventato più di una ‘provocazione’: chiamiamola così, con quel gusto dello scherzo che lui amava attribuire anche alle materie più serie, per renderle meno gravi e più fattibili.
A marzo del 2019 accolse in Parlamento Carola Rackete, la capitana della nave Sea Watch finita sotto inchiesta – e poi prosciolta – per aver forzato il blocco della guardia di finanza in modo da portare in salvo i migranti salvati nel Mediterraneo.
“Non deve essere perseguito chi salva vite in mare”, diceva di lei il presidente. E poi il 9 maggio 2020: si cominciava a uscire dal primo lockdown dovuto alla pandemia, ma soprattutto era il 70esimo anniversario della dichiarazione di Schuman. Sassoli decise di celebrarlo invitando in Parlamento i rappresentanti delle ong che si occupano di migranti in mare e sulla terraferma. Titolo dell’evento: “Il coraggio di agire”.
Il presidente era uno che ci credeva, in un’epoca in cui a crederci si rischia di finire nella teca dei naif. Problema che lui nemmeno si poneva. E proprio con questa modalità riuscì subito a stabilire un rapporto di fiducia anche con la tedesca von der Leyen, esponente della famiglia politica conservatrice del Ppe, partito dove pure il presidente godeva di grande stima. L’intesa tra Sassoli e von der Leyen ha spesso portato il Parlamento europeo e Palazzo Berlaymont dalla stessa parte della barricata rispetto agli Stati nazionali dell’Ue, per esempio sulle risorse proprie per finanziare il recovery fund, nonché proprio sul Next Generation Eu, il pacchetto di aiuti per la pandemia che, nella primavera del 2020, era ostacolato dai governi del nord.
Ma risale all’autunno del 2020 la provocazione forse più elettrica di Sassoli, quando propose la cancellazione del debito da Covid, pur nel rispetto dei criteri di sostenibilità. Dichiarazioni, rese a Repubblica, che scatenarono polemiche in Europa, ma soprattutto nella politica italiana. L’idea, che all’epoca risultò tanto pericolosamente rivoluzionaria da finire relegata nell’ambito delle utopie appunto, ora è una delle proposte di Mario Draghi ed Emmanuel Macron sulla riforma del Patto di stabilità e crescita, in discussione tra gli Stati membri dell’Ue.
Tra le istituzioni dell’Ue, il Parlamento è quello che più si presta a quell’arte di civiltà che è coltivare le idee e i valori fondamentali dell’Unione, luogo delle utopie che ambiscono a muovere la storia. A Sassoli piaceva interpretare il suo ruolo così, come quando decise di aprire il Parlamento per l’accoglienza dei senzatetto all’epoca del primo lockdown. Cattolico con idee estreme alla Papa Francesco, il presidente talvolta risultava un po’ scomodo anche per il suo partito, il Pd. Come quando invitò in aula a parlare di democrazia niente meno che Beppe Grillo, prendendo sul serio fino all’estremo l’intesa con il Movimento cinquestelle nata proprio con la sua elezione alla presidenza dell’Eurocamera, propedeutica alla nascita del governo giallo-rosso che vide i primi bagliori proprio tra Bruxelles e Strasburgo.
Sassoli ci credeva, tanto da tentare persino la ricandidatura a presidente per il rinnovo di metà mandato che si terrà la prossima settimana a Strasburgo, ancora in pista nonostante la polmonite che lo ha costretto a un primo ricovero già a settembre. Ufficialmente, si è ritirato per “non spaccare il fronte europeista”, non compatto sul tema. Del resto, il presidente si è sempre fermato di fronte al rischio di fratture di quello che considerava il bene primario: l’Unione, da difendere in tempi di nazionalismi esasperati.
“Non siamo un incidente della Storia – diceva nel suo discorso di insediamento – ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia”. Per questo “abbiamo bisogno di visione e per questo serve la politica. Sono necessari partiti europei sempre più capaci di essere l’architrave della nostra democrazia. Ma dobbiamo dare loro nuovi strumenti. Quelli che abbiamo sono insufficienti. Questa legislatura dovrà rafforzare le procedure per rendere il Parlamento protagonista di una completa democrazia europea”.
Chiudere un mandato con la morte è proprio un macabro scherzo del destino. Ma vogliamo immaginarlo a volare anche oltre questo filo spinato, per citare una delle sue ospiti, tra i più graditi, al Parlamento Europeo: la senatrice a vita Liliana Segre, che Sassoli invitò a tenere una commovente lezione in aula esattamente due anni fa. Ciao, David.
(da Huffingtonpost)

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MORTO DAVID SASSOLI, PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO

Gennaio 11th, 2022 Riccardo Fucile

AVEVA 65ANNI, LASCIA LA MOGLIE E DUE FIGLI

Non ce l’ha fatta, David Sassoli. Il presidente del Parlamento europeo, ricoverato dal 26 dicembre per una grave forma di disfunzione del sistema immunitario, è morto all’1.15 della notte, a 65 anni.
Si trovava nel centro oncologico di Aviano, in provincia di Pordenone. A dare la notizia il suo portavoce da anni, Roberto Cuillo. Nelle prossime ore si sapranno la data e il luogo del funerale.
Ieri sempre Cuillo aveva annunciato la cancellazione di ogni impegno ufficiale del presidente. E subito erano arrivati messaggi di solidarietà da ogni forza politica e dalle istituzioni dell’Unione. Ancora ieri, dall’account Twitter di Sassoli, partiva un messaggio per ricordare Silvia Tortora, figlia di Enzo.
Sassoli – sposato e con due figli – aveva già dovuto annullare gli impegni istituzionali da settembre a inizio novembre dello scorso anno, a causa di una “brutta” polmonite dovuta al batterio della legionella, come lui stesso aveva spiegato in un video pubblicato su Twitter dopo la guarigione.
Una malattia che gli aveva impedito di presiedere la seduta plenaria nella quale la presidente della Commissione von der Leyen aveva pronunciato il discorso sullo stato dell’Unione. A dicembre Sassoli aveva detto che non si sarebbe ricandidato alla guida dell’Europarlamento. E giovedì prossimo era prevista l’elezione del suo successore, per la seconda metà della legislatura.
Giornalista, conduttore televisivo, vicedirettore del Tg1, Sassoli era entrato in politica come europarlamentare del Partito democratico nel 2009. Una vita con due grandi passioni: il giornalismo e la politica, declinata soprattutto in chiave europea. Un’esperienza, quella nelle istituzioni dell’Unione, culminata con l’elezione alla guida dell’assemblea di Strasburgo il 3 luglio del 2019 (già nel 2014 era stato vicepresidente). Nel 2013, invece, aveva provato a cimentarsi con la politica nazionale candidandosi alle primarie per il sindaco di Roma: arrivò prima di Paolo Gentiloni ma dopo il vincitore, Ignazio Marino.
Nato a Firenze, David Sassoli si era trasferito fin da piccolo a Roma seguendo il padre, giornalista (ma era rimasto tifoso della Fiorentina). Il liceo classico Virgilio, poi l’iscrizione a Scienze politiche, Sassoli passò però subito alla pratica professionale: Il Tempo, l’agenzia Asca, la redazione romana del Giorno e poi la Rai, dove venne assunto nel 1992. E in Rai divenne uno dei volti più familiari per il grande pubblico, come conduttore del Tg1, fino alla vicedirezione nell’era di Gianni Riotta.
Tra le sue ultime battaglie, l’impegno per il voto a distanza nell’era Covid all’Europarlamento e quello per i diritti in Russia e il caso Navalny, per cui era finito nella lista nera di Mosca.
All’alba è cominciato l’omaggio della politica sui social. Tra i primi il messaggio del ministro Dario Franceschini.
E poi la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: “Riposa in pace, orgoglioso italiano”.
(da agenzie)

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