Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
A CASA DEI DUE VENTENNI TROVATO MATERIALE ESPLOSIVO
Materiale esplosivo fabbricato in casa, volantini minatori contro la Polizia di Stato e propaganda razziale, etnica e religiosa sono i motivi che hanno spinto le autorità di Terracina ad arrestare due giovani ventenni pontini.
Residenti a Terracina e Fondi (Lazio), i due ragazzi divulgavano pensieri basati sulla superiorità di chi appoggiava l’ideologia nazista e fascista. L’ordinanza è stata emessa dal gip del Tribunale di Latina su richiesta del Procuratore Capo della Procura della Repubblica a seguito delle indagini degli uffici investigativi iniziate tra settembre e ottobre 2021.
Tutto ha avuto inizio da un volantino minatorio trovato su una macchina della Polizia di Stato parcheggiata di fronte al Commissariato di Terracina. Sopra c’era l’immagine di una persona incappucciata che tagliava la gola a un poliziotto e accompagnata dalla scritta Slaughter Pigs, ovvero “macelliamo i maiali”.
C’erano anche diversi simboli esoterici legati ad AtomWaffen Division, associazione americana terroristica e suprematista che porta avanti ideologie a sfondo nazista.
Le indagini della polizia hanno portato alla scoperta dei due giovani che avrebbero posto i volantini, non solo presso le vetture della polizia, ma anche nei parchi della città frequentati da molti ragazzi.
Successivamente sono state perquisite le abitazioni dei due ventenni, sono state trovate armi da punta e taglio, materiale di propaganda neofascista e un ordigno fatto a mano con potenzialità mortali.
Anche il controllo dei loro dispositivi elettronici ha confermato le posizioni nazifasciste dei due. L’obiettivo dei giovani era creare un gruppo nazifascista per portare avanti azioni violente sul territorio.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
SOLO IL TEMPO DIRA’ CHI HA FATTO LA MOSSA GIUSTA
Alla fine Mario Draghi piega Giuseppe Conte mentre Luigi Di Maio dice addio
al Movimento 5 Stelle. Il Senato ha votato compatto la risoluzione di maggioranza sulle armi in Ucraina. Chiudendo così (per ora) le fibrillazioni interne. Ma intanto è arrivata la scissione di Di Maio: più di sessanta parlamentari hanno lasciato i gruppi grillini per un nuovo progetto politico, Insieme per il futuro.
Ed è proprio il futuro ad essere in ballo dopo la diaspora.
Quello del governo Draghi, che torna inaspettatamente in bilico. Quello dell’ex Avvocato del Popolo, che adesso avrà più difficoltà nel seguire le traiettorie politiche spesso tortuose in cui ama avventurarsi il partito di Beppe Grillo. E infine quello del ministro degli Esteri, che lascia proprio mentre il Garante ribadisce che le regole (leggi: il divieto di terzo mandato) vanno rispettate. In cerca di uno spazio politico in un centro già molto affollato.
Proprio le prospettive di Di Maio sono quelle più in discussione in queste ore. L’orizzonte del ministro è quello del Grande Centro e i compagni di viaggio che si sta scegliendo sono molto lontani dal suo vecchio partito. «Ora dovremo toglierci l’etichetta 5 Stelle di dosso», avrebbe sussurrato ieri ai retroscenisti dei quotidiani.
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera il fedelissimo Vincenzo Spadafora spiega la linea del nuovo aggregato: «Sosterremo convintamente il governo di fronte alle sfide del Covid, della guerra, della crisi economica, energetica, alimentare e climatica. La cultura politica euroatlantista è la cornice in cui ci muoviamo». Spadafora sogna «una forza che abbia idee e progetti nuovi su cui coinvolgere i cittadini, da Nord a Sud, e offrire agli elettori e al Paese una visione dell’Italia per i prossimi anni»
Poi rivela: «Da ieri i nostri telefoni non hanno smesso di squillare un minuto. Ci sono tante forze e tante energie che cercano una casa, e potremo costruirla insieme, senza re o padroni».
Queste sono le parole. Poi c’è la realtà. Che vede il Centro della politica italiana già piuttosto affollato. E alcuni protagonisti faticheranno a diventare interlocutori dell’ex Capo Politico del Movimento 5 Stelle. Perché lo hanno sempre combattuto (Renzi e Calenda). E perché prima o poi le aspirazioni dovranno fare i conti con la concretezza.
Le candidature di un parlamento che ha dimezzato onorevoli e senatori non potranno fare felici tutti. Anzi. Per non parlare dei collegi sicuri. E allora come si arriverà alle elezioni del 2023? E con quali candidati?
Non se la passa meglio il Conte dimezzato. Di Maio gli ha portato via il primato della prima forza politica in Parlamento.
Ha fatto sapere che se lo aspettava e che era solo questione di tempo. Il Corriere della Sera scrive oggi che nella pattuglia dei sopravvissuti del Movimento, più che disperarsi perché «abbiamo perso la Farnesina», si celebra il fatto che «ci siamo liberati del peso di avere uno dei nostri alla Farnesina».
Conte adesso sente di avere le mani libere nel suo rapporto con Draghi. Sarà, ma il dato di fatto è che adesso il M5s si trova di fronte a un bivio. Rimanere nell’esecutivo e non far percepire a nessuno la differenza tra i grillini e i dimaiani. Oppure lasciare la maggioranza per una svolta “a sinistra” allo scopo di recuperare voti.
Ma questa prospettiva è alquanto complicata. In primo luogo perché il M5s rischia di trovarsi proprio quel campo già occupato alle prossime elezioni. E l’uscita di Di Battista ieri fa capire che i rischi ci sono. Poi c’è il fattore Grillo. Un retroscena de La Stampa dice che il Garante potrebbe giocare su due tavoli questa partita. Ovvero ufficialmente stare con Conte e ufficiosamente aiutare Di Maio, che coinvolgerebbe nel suo progetto anche il sindaco di Milano Beppe Sala, molto vicino all’ex comico.
In questo caso il bivio sono le prossime elezioni. Un Grillo non così entusiasta (eufemismo) di Conte potrebbe attendere i risultati per fare quello che aveva in mente di fare già tempo fa: salutare Giuseppe.
Infine c’è Draghi. Che ieri ha incassato il sì del Senato e ha piegato Conte. Ma presto dovrà fare i conti con il bilancino. Perché è probabile che il M5s chieda un rimpasto puntando il ministero degli Esteri. E che, non ottenendo nulla, chieda almeno un riequilibrio per i posti di sottogoverno. Per cominciare.
Perché nel medio e nel lungo periodo la crisi grillina può aprire le porte a una crisi nella maggioranza. Con l’obiettivo, scrive oggi Francesco Verderami, delle elezioni anticipate. Il governo per ora resta in piedi, supererà l’estate e dovrà affrontare la Finanziaria, che Draghi immagina di presentare il 20 di ottobre.
Ma le tante emergenze che dovrà affrontare in questi giorni potrebbero portare a un logoramento interno alla maggioranza. Stretta tra un Conte in pericolo e un Salvini che comincia a sentircisi. E allora a farne le spese potrebbe essere proprio Draghi. E il suo “metodo”, che in molti speravano di portare avanti oltre il 2023. Ma il premier è quello che rischia meno di tutti. Gli altri due nei prossimi mesi si giocano tutto il loro futuro politico.
(da Open)
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Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
“DATE UNA SBIRCIATA AL BANCO ACCANTO”… MA TACERE MAI?
“Vi starete riempiendo di bigliettini in ogni dove, calze, mutande, camicie, risvolti dei pantaloni. Stando alle statistiche almeno uno studente su tre proverà a copiare. Non dico nulla, perché non si deve dare il cattivo esempio. Pronti a copiare? Non si fa, non si dice”: Matteo Salvini manda il suo messaggio di “in bocca al lupo” ai maturandi che oggi stanno sostenendo la prima prova dell’esame di maturità 2022, con un elogio alla furbizia: “Domani quando escono le tracce un’occhiata sul banco della compagna o del compagno più in gamba…”.
Poi un appello ai professori: “Lasciate che questi ragazzi dopo due anni di dad, mascherine, di vita infernale, casini, scuole chiuse si godano la maturità”. E un suggerimento ai ragazzi: “Se avrete un po’ di vuoto buttatevi sull’attualità e date una sbirciata al banco di quella o di quello accanto”.
La sua preferenza come traccia di italiano: “Un tema sul Milan? Impossibile, ma sarebbe bellissimo scrivere dello scudetto vinto con Tonali e Leao. Ai miei tempi c’erano i tre olandesi Rijkaard, Gullit e Van Basten con Franco Baresi e Tassotti. Oggi saranno contenti anche gli interisti per il ritorno di Lukaku. Questo va e viene, è un nomade del pallone”.
Salvini – va ricordato – si è diplomato con il voto di 48/60, che corrisponderebbe oggi a 80/100.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
DIVENTANO OTTO GLI INDAGATI PER FINANZIAMENTO ILLECITO AI PARTITI E RICICLAGGIO
Si allunga la lista degli indagati nell’inchiesta Lobby nera, relativa alla presunta
rete di estrema destra emersa dall’inchiesta di Fanpage su Fratelli d’Italia e sulla campagna elettorale del partito per le elezioni comunali a Milano.
Tra i nuovi nomi che si aggiungono ci sono anche Angelo Ciocca, eurodeputato della Lega, Massimiliano Bastoni, consigliere lombardo del Carroccio e Chiara Valcepina, consigliera comunale di Fratelli d’Italia a Milano.
Tra gli indagati nell’indagine condotta del pm Giovanni Polizzi e della Guardia di Finanza di Milano, aperta lo scorso ottobre per finanziamento illecito e riciclaggio, erano già presenti Roberto Jonghi Lavarini, il capodelegazione di FdI in Ue Carlo Fidanza, Mauro Rotunno, il commercialista vicino al “barone nero” Lavarini, Lali Panchulidze, “la donna del trolley“, presidente dell’Associazione culturale internazionale ecumenica cristiana Italia Georgia Eurasia, e Riccardo Colato, esponente dell’associazione di ultradestra Lealtà e Azione. Gli otto indagati sono accusati a vario titolo di finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio.
Dopo l’apertura dell’inchiesta lo scorso ottobre, i pm hanno chiesto al gip Alessandra Di Fazio una proroga di sei mesi per approfondire le indagini e concludere gli accertamenti necessari per valutare, nei singoli casi, per quali posizioni richiedere il processo e quali sono invece quelle da archiviare.
Nella richiesta di proroga viene infatti specificato che trattandosi di una «vicenda complessa, si ritiene necessario acquisire ulteriori elementi utili a corroborare gli elementi probatori sinora rilevati». L’inchiesta punta a verificare se le parole degli indagati, filmati a loro insaputa dalle telecamere di Fanpage, descrivevano un “sistema” di finanziamenti illeciti a favore di FdI e a Lega.
Il “barone nero” definì Ciocca “il nostro primo referente politico”, con l’eurodeputato che aveva minacciato querele per prendere le distanze da un personaggio scomodo per i suoi trascorsi nell’estrema destra. Nei filmati si potevano ascoltare esponenti del partito di Giorgia Meloni affermare che avrebbero accettato finanziamenti in nero per portare avanti la campagna di Chiara Valcepina.
Fidanza in un’occasione è stato anche registrato mentre faceva un saluto fascista. L’indagine del pm Giovanni Polizzi e della Guardia di Finanza di Milano, aperta lo scorso ottobre per finanziamento illecito e riciclaggio, coinvolge anche il commercialista Mauro Rotunno e Lali Panchulidze, presidente dell’Associazione culturale internazionale ecumenica cristiana Italia Georgia Eurasia, la donna che andava a ritirare il trolley credendo fosse pieno di soldi per la campagna elettorale e invece conteneva libri antifascisti, e l’esponente di Lealtà e Azione Riccardo Colato, che consegnava pacchi alimentari a cittadini italiani in un’iniziativa utilizzata dall’estrema destra sempre a fini elettorali.
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
“LA GUERRA NON E’ UNO SHOW MEDIATICO E ALCUNI DIRIGENTI HANNO RISCHIATO DI INDEBOLIRE L’ITALIA”… “NON CI SARA’ SPAZIO PER L’ODIO, PER POPULISMI, SOVRANISMI”
Da Sergio Battelli a Laura Castelli, da Primo Di Nicola a Carla Ruocco, passando per Francesco D’Uva, Simone Valente, Daniele Del Grosso, Simona Nocerino, Vincenzo Presutto e tanti altri.
Ad attendere il ministro degli Esteri Luigi Di Maio nella sala convegni dell’Hotel Bernini Bristol di Roma ci sono molti degli oltre sessanta parlamentari che hanno scelto di abbandonare il Movimento per aderire a ‘Insieme per il futuro’, la nuova formazione parlamentare del ministro degli Esteri.
Parte dal governo, Luigi Di Maio. Dice che si è rafforzato, dopo la risoluzione di oggi sugli aiuti all’Ucraina. E che lo scontro nel Movimento è stato alimentato per motivi mediatici.
“Dovevamo scegliere da che parte stare della storia. I dirigenti del Movimento hanno rischiato di indebolire l’Italia, di mettere in difficoltà il governo per ragioni legati alla propria crisi di consenso. La guerra non è uno show mediatico, è da irresponsabili picconare il governo. Grazie al Movimento per quello che ha fatto per me, ma da oggi inizia una nuova strada”.
“Una scelta sofferta che mai avrei immaginato di dover fare» ma «non ci sarà spazio per l’odio, per populismi, sovranismi. I primi interlocutori saranno i nostri sindaci». «Quella di oggi è stata una giornata molto importante, al Senato è stata votata la risoluzione che rafforza il governo e il presidente Draghi che andrà al prossimo consiglio europeo con il forte sostegno delle forze politiche che sostengono l’Esecutivo. Dopo settimane di ambiguità, turbolenze e attacchi oggi siamo arrivati a un voto netto». La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ambiguità del M5S in politica estera: «Dovevamo necessariamente scegliere da che parte stare della storia, con l’Ucraina aggredita o la Russia aggressore. Le posizioni di alcuni dirigenti del M5s hanno rischiato di indebolire il nostro Paese» ha continuato Di Maio. «Nessuno ha intenzione di creare una forza politica personale, ci mettiamo in cammino. Partendo dagli amministratori locali. Dovrà essere un’onda con al centro le esigenze territoriali».
Quindi l’annuncio, ormai scontato. “Lascio il Movimento, è una scelta sofferta che non avrei mai pensato di fare”.
E poi la rottura, anche nel linguaggio: “Da oggi inizia un nuovo percorso. Per costruire un futuro servono soluzioni e idee realizzabili. Per avere un modello vincente da nord a sud abbiamo bisogno di aggregare le migliori capacità e talenti. Perché uno non vale uno”.
E poi l’ultima stoccata: “Da domani il Movimento non è più la prima forza politica in Parlamento”
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
NEGLI STATI UNITI CI SONO STATI 9 MILA VOLI IN RITARDO E 4.500 CANCELLAZIONI IN UN SOLO GIORNO … LE AZIENDE HANNO FATTO MALE I CONTI: DURANTE LA PANDEMIA HANNO RIDOTTO IL PERSONALE E NON SI ASPETTAVANO UNA RIPRESA DEI VIAGGI COSÌ VELOCE
Marie ha 56 anni e lavora all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi come
addetta alla sicurezza dei bagagli. Guadagna 1.800 euro al mese e la mancanza di personale ha trasformato i turni di lavoro in tour de force.
«Ci sono giovani che arrivano, lavorano un po’ e poi se ne vanno sbattendo la porta: guadagnate come una cassiera di un super mercato per un lavoro che ha un alto livello di responsabilità», ci dicono. Un amico di Marie, al quale lei aveva suggerito di fare domanda in aeroporto perché «da noi un posto lo trovi, siamo sempre meno», ha ceduto dopo qualche mese.
«Meglio imballare ad Amazon che fare controlli di sicurezza a Orly», ha raccontato alla Reuters. L’aeroporto di Parigi è in buona compagnia quanto a difficoltà nel far fronte alla mancanza di personale, problemi infrastrutturali e passeggeri che lamentano alti costi dei biglietti e dei servizi di terra.
Allo scalo di Amsterdam è record di posizioni libere. La dirigenza dell’aeroporto di Schiphol ha provato a dare un bonus estivo di 5,25 euro l’ora ai 15mila addetti ai bagagli, ai trasporti, alla pulizia e alla sicurezza.
Negli Stati Uniti sta andando in archivio uno dei weekend lunghi (per la festa del Juneteeth) che ha visto il record di passeggeri sposarsi a un picco di ritardi e di cancellazioni.
Dai varchi di sicurezza negli scali americani solo venerdì sono transitate oltre 2,4 milioni di persone, mai così tante. Peccato però che in una combinazione perfetta, fra cattivo tempo, carenza di personale e problemi infrastrutturali, le compagnie aeree siano state costrette a ritardare 9mila voli e a cancellarne quasi 4.500 in appena tre giorni.
Questo weekend doveva essere un test in vista del 4 luglio e dell’avvio ufficiale della stagione estiva e delle vacanze. Ed è stato un flop. I nodi post pandemia sono arrivati al pettine in un attimo.
Il segretario ai Trasporti, Pete Buttigieg, giovedì aveva convocato i Ceo delle compagnie aeree trasferendogli la sua preoccupazione. La risposta oltre alle cancellazioni di migliaia di voli (compreso quello di Buttigieg da New York e Washington) è stata il taglio preventivo di migliaia di tratte nei mesi estivi per evitare disagi e ritardi. La Southwest Airlines ha tolto dai suoi piani 20mila voli, la Delta ne ha tolti 100 al giorno fra il primo luglio e il 7 agosto.
I sindacati sono partiti all’attacco: «Le aziende – l’accusa che muovono – non hanno voluto rimpiazzare chi si è licenziato e chi è andato in pensione». Durante la pandemia il comparto ha perso 2,3 milioni di posti di lavoro a livello globale. Così oggi, a due anni abbondanti dall’inizio del Covid, le compagnie aeree si trovano senza piloti, con pochi steward e a far fronte a una “voglia di volare” da parte degli americani (e degli europei) che non ha uguali.
È un problema globale che i Ceo delle compagnie stanno affrontando nel vertice della Iata a Doha. Dove non mancano accuse a chi gestisce gli scali e ai governi per la gestione del Covid.
Le compagnie rinfacciano – per bocca del loro presidente Willie Walsh – ai vari governi di aver inutilmente chiuso i confini e di aver mandato in frantumi la supply chain e distrutto posti di lavoro.
Quest’anno le compagnie aeree comunque vedranno ridotte le loro perdite anche se l’inflazione sui prezzi dell’energia renderà ancora più complicata la crescita. Il ceo della United Airlines, per esempio, ha stimato in 12 miliardi di dollari il costo del carburante se gli attuali livelli di prezzo resteranno intatti.
Lo scontro con i gestori degli scali è sui servizi a terra, sulla manutenzione delle piste di atterraggio, sulla gestione della logistica. E il malcontento a ogni livello cresce. Fra i passeggeri in fila ad attendere notizie su un volo in ritardo; fra il personale di terra costretto a turni massacranti; e fra le compagnie aeree incapaci di far volare a pieno regime le loro flotte.
Tempesta perfetta in un inizio d’estate complicato e segnato da scioperi in serie, da Londra a Francoforte, da Roma ad Amsterdam sino a Parigi dove il due luglio incroceranno le braccia gli addetti ai servizi di terra.
(da La Stampa)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
VARIANTE OMICRON 5 DILAGA: SERVIREBBERO LE VECCHIE PRECAUZIONI, A PARTIRE DALLE MASCHERINE. MA DOPO IL LIBERI TUTTI DEL GOVERNO, GLI ITALIANI SE NE FREGANO
Il Covid non va affatto in vacanza. L’aumento dei nuovi contagiati (ieri altri 16.571), ma soprattutto l’incremento dei posti letto occupati nei reparti Covid ordinari (ieri +187; domenica +67), non fa stare tranquilli.
Gli ultimi dati del ministero della Salute mettono nero su bianco quello che ormai si sperimenta ovunque: intere famiglie con la febbre, e se in casa c’è una persona fragile oppure anziani, non è infrequente la corsa al pronto soccorso.
Ieri sono finite in terapia intensiva altre 10 persone (il giorno prima 12). I nuovi contagiati sono stati individuati, in realtà, con soli 79.375 tamponi, ossia 80.836 in meno rispetto a quelli del giorno prima; il tasso di positività sale così dal 19,1% di domenica, al 20,9%. Tra le regioni con più casi positivi, il Lazio (+2.634), poi la Lombardia (+1.920), l’Emilia-Romagna (+1.725) e la Sicilia (+1.551).
Eppure, nonostante la febbre o altri sintomi del Covid, pur di non rinunciare alle vacanze molti italiani non comunicano la positività. «Dopo un periodo di calo, stiamo vedendo un nuovo aumento di tamponi Covid effettuati in farmacia. Ma soprattutto un aumento molto considerevole dei test fai da te – segnala il segretario di Federfarma, Roberto Tobia – ma questi test non permettono di avere una percezione della circolazione reale del virus in questa nuova ondata.
Possiamo supporre che i positivi in totale siano in realtà attualmente circa un milione, considerando che l’esito positivo del test di autodiagnosi spesso non è comunicato dai cittadini».
FASE ESPONENZIALE
Difficile calcolare l’effettiva portata dell’epidemia. Stando però ai dati ufficiali, la percentuale dei positivi ai test molecolari è al 12% circa, più del doppio rispetto a 2 settimane fa (era al 5%).
È presto per dire se siamo in una fase esponenziale – spiega Giovanni Sebastiani del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) – per ora la crescita è accelerata e serviranno altre due settimane per quantificare meglio questo andamento. L’incremento più marcato della percentuale dei positivi ai test molecolari è in tre regioni: Umbria, Marche e Toscana».
A complicare la situazione, come ricorda Fabrizio Pregliasco, ricercatore di Igiene generale e applicata dell’Università degli Studi di Milano, è la «elevatissima contagiosità della variante Omicron 5, ben superiore a morbillo e varicella». Ma anche la sua patogenicità, visto che «Omicron 5 è quattro volte tanto un’influenza forte».
La prudenza è dunque fondamentale. «Siamo di fronte a un virus che ancora non ha trovato una sua stabilizzazione, continua a mutare – mette in guardia Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma – quindi dobbiamo ancora stare molto attenti». E, purtroppo, con la circolazione epidemica attuale è del tutto prevedibile una nuova crisi.
«Dal punto di vista clinico – rimarca Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene all’Università del Salento – sembrerebbe una forma del tutto sovrapponibile alle altre varianti di Omicron. Essendo una nuova variante che rimpiazzerà le precedenti, ha la capacità di infettare persone che hanno già avuto l’infezione.
Ricordiamo che un aumento dei casi si è già osservato in altri Paesi europei. Ci aspettiamo in parallelo un incremento anche dei ricoveri».
Per fermare il virus servirebbero le usuali misure di precauzione. «Non essendo più la mascherina obbligatoria nelle attività in cui c’è maggior affollamento – osserva Claudio Mastroianni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma – potrebbe esserci ora un rischio importante di un’impennata di casi. Ecco perché è fondamentale invogliare alla quarta dose anziani e persone fragili per evitare che, in caso di contagio, finiscano in ospedale».
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
OBIETTIVO CREARE UN “GRANDE CENTRO” DOVE FAR CONFLUIRE FORZE DI SINISTRA, COSI’ COME PARLAMENTARI DI CENTRODESTRA, AMMINISTRATORI LOCALI E LISTE CIVICHE
Non un partito personale, ma uno strappo in vista delle elezioni del 2023, con
l’obiettivo di portare avanti l’agenda Draghi.
La rottura del ministro degli Esteri Luigi Di Maio con il M5s, e la creazione del gruppo parlamentare Insieme per il futuro, mirerebbe alla nascita di un “grande centro”, in grado di far confluire forze di sinistra, così come deputati e senatori dei gruppi di centrodestra, secondo quanto riferito da parlamentari vicini al ministro degli Esteri, che contano di poter coinvolgere almeno 45 parlamentari.
La rottura del ministro degli Esteri guarderebbe dunque al 2023 e punterebbe alla formazione di una forza più radicata dai territori, in cui confluirebbero non solo parlamentari, ma anche liste civiche e amministratori locali. Tra questi anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, considerato tra i possibili interlocutori di questa nuova forza centrista, assieme al sindaco di Genova Marco Bucci, ma anche all’ex candidato alla guida del comune di Torino Paolo Damilano – dopo la rottura con la Lega di Matteo Salvini – il governatore della Liguria Giovanni Toti e altri.
«I valori fondanti del M5s restano e ce li portiamo con noi», assicurano fonti vicine a Di Maio. Ma la querelle con l’ex premier Giuseppe Conte, così come con l’intero M5s, non si è ancora esaurita. In una bolla di reciproci sospetti, infatti, secondo i fedelissimi di Di Maio, anche l’ex premier starebbe “tramando” qualcosa, dati i ripetuti attacchi del presidente del M5s contro il governo. «Sta lavorando a un appoggio esterno», è il sospetto che aleggia tra i vicinissimi al titolare della Farnesina.
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
ECCO TUTTI I NOMI
A Montecitorio si stanno raccogliendo le firme dei deputati che si riconoscono come vicini al ministro per la costituzione di un gruppo parlamentare autonomo alla Camera. L’iniziativa sarebbe annunciata tra oggi e domani. Per costituire un gruppo a Montecitorio servono 20 deputati in base al regolamento. E sono già 46 le firme tra Camera e Senato per la formazione dei due gruppi di Camera e Senato che saranno guidati da Luigi Di Maio, dopo la scissione del Movimento 5Stelle.
È quanto apprende LaPresse dai dimaiani impegnati in queste ore al completamento delle liste.
I deputati pronti a dire addio al leader del M5S Giuseppe Conte, sarebbero Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Alberto Manca, Caterina Licatini, Luigi Iovino, Andrea Caso, Davide Serritella, Daniele Del Grosso, Paola Deiana, Filippo Gallinella, Francesco D’Uva, Vincenzo Spadafora, Iolanda Di Stasio, Cosimo Adelizzi, Carla Ruocco, Marialuisa Faro, Vittoria Casa, Gianluca Rizzo, Mattia Fantinati, Generoso Maraia, Patrizia Terzoni, Pasquale Maione, Giovanni Luca Aresta, Maria Pallini, Andrea Giarrizzo, Chiara Gagnarli, Nicola Grimaldi, Luciano Cillis, Elisabetta Barbuto, Anna Macina, Marianna Iorio, Luca Frusone, Giuseppe D’Ippolito, Silvana Nappi ed Emanuele Scagliusi.
Tra i senatori invece ci sarebbero i nomi di Emiliano Fenu, Fabrizio Trentacoste, Daniela Donno e Antonella Campagna, oltre a quelli di Vincenzo Presutto, Primo Di Nicola, Sergio Vaccaro e Simona Nocerino. Per quanto riguarda il governo a dire addio al Movimento, sarebbero Laura Castelli (MEF), Anna Macina (Giustizia) e Dalila Nesci (Sud).
“Insieme per il futuro”
ll possibile gruppo costitutivo (si chiamerà “Insieme per il futuro”) che punta alla scissione all’interno del Movimento 5 stelle “attrae” anche al centro. Il ministro degli Esteri, a quanto apprende l’Adnkronos, non pesca solo nel bacino dei Cinque Stelle ma anche tra le fila di “Coraggio Italia”. R
accontano, infatti, che il deputato Antonio Lombardo sia molto interessato al progetto politico dimaiano e sia fortemente tentato di lasciare il gruppo parlamentare guidato da Marco Marin che fa capo a Luigi Brugnaro. Interpellato in proposito, Lombardo non commenta i boatos. Dopo l’uscita nei giorni scorso della Vietina, allo stato, se anche Lombardo dovesse lasciare il partito fondato dal sindaco di Venezia, Coraggio Italia si ritroverebbe con 18 parlamentari, ovvero al di sotto di quota 20, prevista per costituire un gruppo autonomo.
Intanto alle 15 in punto ha parlato al Senato il premier Mario Draghi. E a chi gli chiedeva se fosse preoccupato per le sorti del governo ha risposto: «No». E a chi gli ha chiesto se fosse soddisfatto del voto sulle sue comunicazioni da parte dell’Aula di Palazzo Madama, Draghi ha risposto annuendo. Sottolineando, infine, con una stoccata a Putin e alla Russia che «i crimini di guerra vanno puniti». Aggiungendo: «La strategia dell’Italia –scandisce Mario Draghi in Aula – si muove su due fronti: sosteniamo l’Ucraina e le sanzioni alla Russia affinché Mosca accetti di sedersi al tavolo» per la pace. «Solo una pace concordata – dice -e non subita può essere duratura», afferma il premier. «Una sottomissione violenta porta al prolungamento del conflitto», osserva il premier. «Ho constatato la determinazione degli ucraini. Noi intendiamo sostenere l’Ucraina». E spiega: «Le sanzioni alla Russia funzionano. Il tempo sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci. Ma i canali diplomatici rimangono aperti» per una pace «nei termini che sosterrà l’Ucraina». Quindi, il passaggio sull’Ucraina e la conclusione dell’intervento: «L’Italia continuerà a lavorare con l’Ue e i nostri partner del G7 per sostenere l’Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi. Questo è il mandato che il governo ha ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa è la guida per la nostra azione, grazie».
(da agenzie)
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