Ottobre 25th, 2022 Riccardo Fucile
INGEGNERI, EX ADDETTI IT, VETERANI DELLA SIRIA, DESIGNER: CHI SONO I RESPONSABILI DEI CRIMINI DI GUERRA
È ancora fresco il ricordo degli attacchi missilistici russi sferrati contro Kyiv, Leopoli e altre città ucraine il 10 e l’11 ottobre. Aree residenziali, parchi giochi e infrastrutture sono stati rasi al suolo, almeno 20 civili sono rimasti uccisi, più di 100 i feriti. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani li ha definiti senza mezzi termini crimini di guerra.
Ma chi ha puntato le testate contro obiettivi civili? Un’unità segreta all’interno del Centro di calcolo principale delle Forze Armate, istituzione fondata nel 1963 che ufficialmente si occupa di fornire servizi informatici all’esercito.
Qui sono operativi almeno 30 ingegneri militari, molti dei quali con alle spalle studi nell’IT o esperienze da sviluppatori di giochi per computer. Un’inchiesta congiunta di The Insider, Bellingcat e Der Spiegel ha confermato il loro coinvolgimento nell’uccisione di civili in Ucraina.
I missili da crociera Kalibr (3M-14), R-500 (9M728) e Kh-101 sono considerati da Mosca armi di alta precisione destinate esclusivamente a obiettivi militari. Tuttavia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina questi missili a lungo raggio hanno ripetutamente raso al suolo infrastrutture ed edifici civili.
Come è stato possibile? O la traiettoria non era pre-programmata, o il bersaglio era stato deciso in base a informazioni errate oppure l’uccisione dei civili era il vero obiettivo del Cremlino.
In ogni caso si è di fronte a crimini e criminali di guerra. Per individuare quale sia la struttura dell’esercito responsabile degli attacchi, le tre testate hanno analizzato i dati di migliaia di laureati nei principali istituti militari russi specializzati in scienza missilistica e designazione dei bersagli, in particolare l’Accademia militare delle forze missilistiche strategiche vicino a Mosca e l’Istituto di ingegneria navale di San Pietroburgo.
Alcuni studenti, dopo la laurea, sono stati assunti proprio dal Centro di calcolo. Tra questi molti avevano precedentemente prestato servizio militare come ufficiali o ingegneri navali della marina, altri avevano lavorato nell’IT delle aziende, altri ancora avevano un passato di designer di giochi per pc.
L’indagine è partita dai metadati delle conversazioni telefoniche del responsabile del centro, il generale Robert Baranov. Dal 24 febbraio alla fine di aprile, prima di ogni lancio Baranov ha ricevuto chiamate da un numero del Centro, quello del colonnello Igor Bagnyuk. A sua volta Bagnyuk era in contatto con più di 20 ingegneri militari e specialisti informatici della stessa struttura.
Sulla base di queste chiamate ripetute, i giornalisti hanno ricostruito una squadra di 33 ingegneri militari che riferiscono a Bagnyuk. Non solo. Il lancio di ogni tipo di missile è correlato a un preciso gruppo di tecnici. In altre parole, l’unità del Centro è composta da tre squadre, ognuna delle quali programma le traiettorie di volo di uno specifico tipo di missili ad alta precisione: lo ZM-14 (Calibre), il 9M728 (o R-500) e il Kh-101.
Da allevatore di maiali a idraulico e fioraia: le ‘coperture’ degli ingegneri
The Insider ha contattato i numeri telefonici degli ingegneri di cui aveva recuperato le foto in uniforme. Tutti però, sebbene abbiano confermato di essere gli intestatari delle utenze, hanno negato di lavorare per il Centro o di avere qualcosa a che fare con i bombardamenti in Ucraina. Sergey Vladimirovich Ilyin, per esempio, ha detto di essere un semplice idraulico. Il tenente Artem Vedenov ha affermato di lavorare in un allevamento di maiali. Il capitano Yuri Nikonov si è presentato come autista di autobus. Il maggiore Ivan Popov ha detto che stava imparando a programmare in Python. Mentre la tenente Ekaterina Chugunova sarebbe una fioraia. Solo uno degli ingegneri contattati dietro anonimato ha fornito alcune informazioni circa la reale attività dell’unità.
Il capo dell’unità è un veterano della Siria
Il colonnello Igor Bagnyuk, responsabile dell’unità, è nato nel 1982 a Riga e nel 2004 si è laureato all’Accademia delle forze missilistiche strategiche nella sede di Serpukhov, specializzandosi in sistemi informativi per missili. Dopo aver prestato servizio nell’aviazione, nel 2010 è stato trasferito al Centro.
Tra le altre cose è stato insignito della medaglia al valor militare per la partecipazione all’operazione militare in Siria dove a partire dal 2015 la Russia ha utilizzato missili guidati (come durante gli attacchi ad Aleppo nel 2016).
Bagnyuk non è l’unico ingegnere della squadra a essersi distinto in Siria. In una foto pubblicata dal Cremlino di un incontro tra Vladimir Putin e Bashar al-Assad a Damasco nel gennaio 2021 presso il centro di comando militare russo in Siria, compare il maggiore Andrei Ivanyutin che, da quando è cominciata la guerra in Ucraina, si è tenuto in stretto contatto proprio con Bagnyuk.
(da tag43)
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Ottobre 25th, 2022 Riccardo Fucile
SANGIULIANO INSULTA IL POPOLO UCRAINO: “IN MOLTI CAMPI DI STERMINIO NAZISTI, OLTRE AI TEDESCHI CHE LI GUIDAVANO, LA BASSA FORZA CHE STERMINAVA GLI EBREI ERA FATTA DAGLI UCRAINI”
«Storicamente la Crimea è sempre stata russa: da un punto di vista culturale, etnico, economico, religioso», come dimostra il referendum del 2014 in cui anche «molti ucraini hanno votato per l’annessione» a Mosca. E l’Ucraina anti russa? Si riconosce dall’uso di «simboli del nazismo». Parole e scritti di Gennaro Sangiuliano, nuovo ministro della Cultura, che scatenano polemiche sui social.
A pochi giorni dai ragionamenti di Silvio Berlusconi su Putin che hanno messo in allarme i governi di tutto l’Occidente, la rete ripesca da libri e tv opinioni che molto somigliano alla versione russa del conflitto con l’Ucraina.
Ospite di La7 nel dicembre del 2018, da poco direttore del Tg2, Sangiuliano ricorda che fu Krusciov a cedere la Crimea all’Ucraina, quindi «chi dice che oggi non è russa avalla una decisione presa da un regime totalitario».
C’è poi il collaborazionismo: «Chi ha studiato la Shoah e la tragica persecuzione degli ebrei sa che in molti campi di sterminio nazisti, oltre ai tedeschi che li guidavano, la bassa forza che sterminava gli ebrei era fatta dagli ucraini. Oggi quei movimenti ucraini che sono fortemente anti russi usano i simboli del nazismo».
Nel 2015, nel libro “Putin, vita di uno zar”, Sangiuliano scriveva del referendum seguito all’invasione russa dell’anno prima, sottolineando il dato del 97,38% di voti favorevoli
Seppur il voto «non era stato riconosciuto come legittimo da gran parte della comunità internazionale», per il ministro è ancora più vero che «nessuno «degli osservatori ha mosso «obiezioni sulla regolarità del voto».
Peccato che le elezioni fossero taroccate e che i sedicenti “osservatori” fossero esponenti politici legati alla Russia. Ma questo Sangermano non lo dice.
(da agenzie)
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Ottobre 25th, 2022 Riccardo Fucile
IL CAV VUOLE UNA COMPENSAZIONE… SCALPITANO MARIO OCCHIUTO, GIUSEPPE MANGIALAVORI, STEFANO CALDORO, FULVIO MARTUSCIELLO E GABRIELLA GIAMMANCO
È stato mandato un segnale. Forza Italia vuole almeno undici-dodici sottosegretari. Una specie di avvertimento al resto della coalizione, perché «non possiamo certo replicare lo schema dei ministeri: senza di noi il governo non sta mica in piedi», riflette un azzurro di peso. Ma anche un messaggio interno e chi doveva capire ha capito.
L’intervista di ieri di Giorgio Mulé a Repubblica , condita di giudizi non leggeri («ha provocato disappunto l’atteggiamento di Giorgia Meloni», «ci sono interventi sulla spina dorsale del partito ormai indefettibili. Berlusconi è il primo a saperlo»), rimbalza di chat in chat.
Di sicuro il vicepresidente della Camera, giornalista e direttore di lungo corso nelle testate della “real casa”, prima di decidere di parlare si è consultato con chi di dovere, per così dire.
In ballo questa settimana ci sono le nomine di sottogoverno, 41-42 posti. Calcolando il peso percentuale parlamentare della coalizione, ovvero il 18-19 per cento, a FI spetterebbero 7-8 sottosegretari. Ecco, fin qui la matematica, la politica però è un’altra cosa, perché il Cavaliere e un pezzo di partito si attendono di più. I cinque ministeri incassati dai forzisti infatti, come peso specifico, valgono meno di quelli affidati alla Lega, è il ragionamento.
Poi Berlusconi confida nel fatto che come sottosegretari vengano premiate persone a cui tiene particolarmente. Oggi come oggi Antonio Tajani e Anna Maria Bernini, vicepremier e ministro degli Esteri il primo e ministra all’Università e ricerca la seconda, accentrano su di sé anche le cariche di coordinatore e vicecoordinatrice del partito.
«Non è che si può guidare un partito per poi conquistare i posti migliori per sé», è un commento velenoso sentito più volte in queste ore tra gli azzurri.
Mettere in discussione il doppio ruolo di Tajani e Bernini è quindi funzionale a ricordare quel che non va, o non andrebbe in FI qualora non si tenesse conto degli equilibri interni. Ad esempio il sud è stato sottorappresentato nelle nomine fatte finora.
E va bene che poi ci sarà da discutere dei presidenti di commissione, dei delegati d’aula eccetera, ma non è abbastanza. Scalpitano i calabresi Mario Occhiuto e Giuseppe Mangialavori, il campano Stefano Caldoro e idem Fulvio Martusciello, in Sicilia c’è Gabriella Giammanco.
Regioni dove FI è andata più che bene, in certi casi tallonando Fratelli d’Italia: quasi l’11 in Campania, lo stesso in Sicilia, il 16 in Calabria. L’ex capogruppo alla Camera Paolo Barelli dovrebbe avere una compensazione, vista la non riconferma alla guida del gruppo («Non so nulla, sono fuori per impegni familiari », assicura).
Chiusa la questione meridionale, ci sono altri nomi che per Berlusconi devono esserci: dal consigliere in temi giuridici Francesco Paolo Sisto a Valentino Valentini, esperto di politica estera e però accusato di eccesiva vicinanza alle ragioni della Russia, da Alberto Barachini – molto vicino a Licia Ronzulli – a Francesco Battistoni, finendo con qualche ex parlamentare rimasto fuori, tipo Andrea Mandelli o Valentina Aprea. Di sfondo rimane la disfida per chi prima o poi dovrà raccogliere la pesante eredità del fondatore, con due aree che si guardano con reciproco sospetto.
Ovvero chi fa riferimento a Ronzulli e chi a Tajani, con il secondo considerato più allineato con il governo a trazione meloniana. Per ora il Cavaliere è saldo in sella, interverrà al Senato per annunciare la fiducia con un discorso che si preannuncia “alto”, da padre nobile della coalizione ma anche del Paese.
Privatamente però non nasconde la propria delusione, si racconta che quando nel bel mezzo delle trattative sui ministeri, si è ritrovato il telefono di Giorgia Meloni staccato non l’abbia presa bene. L’occasione per rimediare sarebbe questa, quindi. Solo che fuori da FI ormai comanda lei, la sua ex ministra.
(da La Repubblica)
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Ottobre 25th, 2022 Riccardo Fucile
UNA VOLTA SI PRESENTÒ IN UN CANTIERE CON UN VESTITO DA 4MILA EURO E MOCASSINI PRADA, SCATENANDO L’INDIGNAZIONE DEGLI OPERAI
Ha già fatto la Storia, e per più di un motivo: il nuovo premier britannico, il 42enne Rishi Sunak, non è solo la prima persona di colore e di fede induista a guidare un governo di Sua Maestà, ma è anche di gran lunga il più ricco, visto che la fortuna privata sua e di sua moglie è stimata in oltre 800 milioni di euro, il doppio di re Carlo.
Un personaggio fatto di paradossi e contraddizioni, il nuovo premier: tanto che uno dei soprannomi è «Slippery Sunak», Sunak lo Scivoloso. Lui è figlio di immigrati indiani arrivati in Gran Bretagna dall’Africa orientale, però di solida estrazione borghese (padre medico, madre farmacista), tanto che riescono a mandarlo nell’esclusivissimo Winchester College, una scuola che costa oggi oltre 50 mila euro l’anno e che da secoli rivaleggia con Eton. Da lì il giovane Sunak viene ammesso a Oxford per studiare Ppe (Filosofia, Politica ed Economia), il corso principe della futura classe dirigente.
Dopo un master a Stanford, in California, in Business administration, l’ambizioso Rishi si dà alla finanza, prima in Goldman Sachs e poi in diversi hedge fund. Ed è a Stanford che incontra sua moglie, una ricchissima ereditiera figlia di un miliardario indiano, dalla quale avrà due figli.
La coppia ha oggi un patrimonio immobiliare notevole, valutato circa 17 milioni di euro. Durante la settimana i Sunak vivono a Londra, in una casa di cinque stanze da letto a Kensington – uno dei quartieri più lussuosi della capitale – del valore di circa 8 milioni; il weekend lo trascorrono in un maniero georgiano nel nord dell’Inghilterra completo di lago privato, piscina e campo da tennis, che è valso a Sunak il soprannome di «maharaja dello Yorkshire»; a tutto questo si aggiunge un appartamento per gli ospiti nel centro di Londra e una villa sulla spiaggia di Santa Monica, in California, che vale oltre 6 milioni.
È per questo stile di vita che Sunak viene percepito come un esponente delle élite, uno che vive su un altro pianeta rispetto alla gente normale, le cui esigenze stenta a capire: una volta si è presentato in un cantiere con un vestito da 4 mila euro e mocassini di Prada, mentre un’altra si è fatto fotografare con una tazza da caffè da 200 euro.
Insomma, un «Davos man» più a suo agio con i banchieri che con l’uomo della strada che fatica a pagare le bollette.
E sempre con una via d’uscita pronta: si è scoperto che ha chiesto la Green Card, il permesso di soggiorno permanente negli Stati Uniti, una specie di polizza di assicurazione nel caso le sue ambizioni in Gran Bretagna non si fossero realizzate. E ancora più critiche ha sollevato la rivelazione che sua moglie eludeva le tasse in Gran Bretagna grazie a un sistema legale che le permetteva di non pagare nulla su oltre dieci milioni di dividendi annui.
Sul piano politico, Sunak è ancora più difficile da incasellare. La sua ascesa è stata meteorica, se si considera che tre anni fa era ancora uno sconosciuto sottosegretario: poi la nomina a Cancelliere dello Scacchiere (ossia ministro del Tesoro) all’inizio del 2020 lo ha proiettato nel firmamento della politica britannica.
È stato lui ad affrontare la pandemia con un massiccio programma di intervento pubblico che ha fatto schizzare la pressione fiscale ai livelli più alti da 70 anni. Sunak si proclama, a parole, un fautore della tassazione minima: ma è consapevole che nella congiuntura attuale non è possibile abbassare le tasse. È su questo che si è scontrato in estate con Liz Truss: e il naufragio della Trussonomics gli ha dato ragione.
I suoi ammiratori lo definiscono «un pragmatico di principi»: guidato da alcune idee, ma pronto ad adattarle alla realtà. Nel 2016 si era schierato a favore della Brexit: ma dopo non ne ha più parlato, mantenendo un profilo bassissimo sulla questione dei rapporti con l’Europa. Ora il suo compito sarà quello di tirare la Gran Bretagna fuori dalle secche in cui si è cacciata
(da agenzie)
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Ottobre 25th, 2022 Riccardo Fucile
GRAZIE ALLA MELONI CHE HA PERMESSO A UN SOGGETTO SOTTO PROCESSO PER SEQUESTRO DI PERSONA LA POSSIBILITA’ DI REITERARE IL REATO
Matteo Salvini è pronto alla sua nuova battaglia navale contro le Ong. Sceglie la platea di Porta a Porta per annunciare che, dopo aver dovuto rinunciare al Viminale, non si farà scippare anche la delega sulla Guardia costiera: «Il ministero del Mare – dice – non mi toglie i porti. Torneremo a far rispettare i confini e le leggi».
E tanto per mettere le mani avanti, tra i primissimi incontri da neoministro delle Infrastrutture ha messo in agenda quello con l’ammiraglio Nicola Carlone, comandante generale della Guardia Costiera, strumento strategico per il controllo degli sbarchi.
Proprio di navigazione si era occupato il capo della Lega insediandosi in mattinata al ministero. Bastano due paroline in fondo alla nota stampa sul «lungo e proficuo incontro» a lasciare intendere che il Capitano è tornato, pronto a giocare un nuovo round, questa volta non più dalla tolda di comando del Viminale ma da quella delle Infrastrutture, della sua battaglia navale contro la flotta umanitaria.
“Attualmente in area Sar libica (che non esiste giuridicamente) ci sono due imbarcazioni ong», annuncia Salvini che con l’ammiraglio Carlone è andato subito al dunque, chiedendogli un monitoraggio costante di quante sono le navi umanitarie, dove incrociano, quante persone soccorrono, pronto a far scattare, non appena si presenterà l’occasione, quel che è attualmente in vigore del suo originario decreto sicurezza poi modificato.
Che, ad esempio, recita ancora quello che per altro prevede il codice della navigazione sulla potestà del governo di inibire l’ingresso in acque territoriali di navi straniere considerate «potenzialmente offensive».
Al momento in missione nel Mediterraneo ci sono due navi Ong con complessive 118 persone prese a bordo nel weekend: la Ocean Viking di Sos Mediterranée, e la più piccola Humanity 1 di una Ong tedesca. Saranno le prime navi a chiedere il porto di sbarco al governo Meloni mentre Alarm Phone segnala un grosso barcone che imbarca acqua con 400 persone a bordo in zona Sar italiana.
Insomma, la solita vecchia storia che lascia presagire dunque, nel concreto, che quando la Ocean Viking ( che batte bandiera norvegese) chiederà il porto la si lascerà attendere in mare per giorni chiedendo alla Norvegia di farsene carico e lo stesso con la Humanity 1 che batte bandiera tedesca.
(da agenzie)
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Ottobre 25th, 2022 Riccardo Fucile
RICOMINCIA LA GUERRA ALLE ONG PER CONTO DI SALVINI… SE QUALCUNO VUOLE LASCIAR AFFOGARE DONNE E BAMBINI ABBIA IL CORAGGIO DI METTERLO PER ISCRITTO
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha emanato, in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza, una direttiva ai vertici delle Forze di polizia e della Capitaneria di porto perché informino le articolazioni operative che il ministero degli Affari esteri, con note verbali alle due ambasciate degli Stati di bandiera (Norvegia e Germania), ha rilevato che le condotte delle due navi Ocean Viking e della Humanity 1 attualmente in navigazione nel Mediterraneo non sono “in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”.
Una decisione esilarante perchè esistono leggi, non “spirito delle norme” e le norme internazionali obbligano ad intervenire per salvare chi si trova in difficoltà in mare. Punto. Tutto il resto sono balle,
Tanto è vero che quando arrivano i barchini a Lampedusa la Guardia Costiera ha l’obbligo di intervenire e porli in salvo.
Così come una nave mercantile ha l’obbligo di intervenire in mare aperto.
Così come i i migranti sui barconi devono essere sbarcati PER LEGGE nel porto più vicino, non in Norvegia o Germania.
Così come chi non ha diritto all’asilo , una volta salvato, potrà essere rimandato in Tunisia ad es, solo previo accordo con il Paese d’origine.
Il responsabile del Viminale poi nello stesso giorno ha sostenuto che “la salvezza delle persone e l’approccio umanitario vengono prima di tutto. Ma bisogna anche prevenire i viaggi dei migranti”
Lo dice il neoministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella sua prima intervista da quando è al Viminale, rilasciata al Giornale Radio Rai. «Gli aspetti che inducono ad assumere atteggiamenti che richiedono una certa sensibilità chiaramente vengono prima di tutto», esordisce Piantedosi. Che poi spiega: «Quindi la salvezza delle persone e l’approccio umanitario. Ma certo è che tutto quello che può essere finalizzato a prevenire che ci siano questi viaggi”.
Bene, ci spieghi come intende prevenirli.
(da agenzie)
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Ottobre 25th, 2022 Riccardo Fucile
CANCELLAZIONE DEI DEBITI COL FISCO FINO A 2.000 EURO E PAGAMENTO AGEVOLATO DELLE CARTELLE PIÙ RECENTI… GLI ITALIANI ONESTI PRESI PER IL CULO: E’ LA LEGALITA’ SOVRANISTA
Subito un decreto legge Aiuti, il quarto della serie. Poi la legge di Bilancio 2023, accompagnata da un decreto fiscale nel quale potrebbero trovare posto le nuove misure di sanatoria sulle cartelle esattoriali: una terza operazione di «saldo e stralcio» per cancellare i debiti col fisco di piccolo importo affidati alla riscossione fino al 2015; la rottamazione quater, per consentire il pagamento agevolato delle cartelle più recenti, fino allo scorso giugno.
Questo il mix di provvedimenti allo studio del governo Meloni. I contenuti delle misure dipenderanno però dalle coperture. Alla Ragioneria generale si stanno facendo i conti.
Tre le possibili fonti di finanziamento: i 4-5 miliardi di fondi strutturali europei che la commissione Ue ha deciso potranno essere dirottati sulle misure di contrasto al caro bollette; i 10 miliardi di «tesoretto» lasciati dal governo Draghi e dovuti ancora al maggior gettito rispetto alle previsioni; possibili avanzi sui 14 miliardi stanziati col decreto Aiuti ter, le cui coperture erano state calcolate su un prezzo del gas molto più alto di quello attuale.
Le risorse oscillano quindi tra 15 e 20 miliardi. Ma 5-6 serviranno per prorogare fino a fine anno i crediti d’imposta sulle bollette per le imprese e il taglio delle accise sui carburanti.
Il nuovo saldo e stralcio allo studio prevede di andare oltre quanto fatto con le prime due sanatorie, quella del 2018 (governo Conte 1) e 2021 (Draghi). Con la prima furono cancellate le cartelle fino a mille euro del periodo 2000-2010, con la seconda le cartelle fino a 5mila (purché il reddito imponibile non superasse i 30mila euro) sempre per lo stesso periodo. Stavolta la sanatoria arriverebbe fino al 2015.
Quanto al tetto d’importo, dipenderà dalle coperture se si potrà arrivare a 2mila euro. La rottamazione quater dovrebbe invece riguardare le cartelle con debiti superiori, fino allo scorso giugno: si pagherebbe l’importo delle tasse con sanzioni e interessi minimi (5%) e a rate (5 anni).
Dovrebbero infine essere riaperti i termini per chi è decaduto dalle precedenti sanatorie.
(da agenzie)
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Ottobre 25th, 2022 Riccardo Fucile
CONFONDE IL CONSIGLIO D’EUROPA CON IL CONSIGLIO UE E SBAGLIA IL NOME DEL MERCATO DEL GAS
Il nuovo ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, il forzista Gilberto Pichetto Fratin, partecipa oggi al suo primo vertice europeo sull’energia. Insieme a lui, in Lussemburgo, c’è anche il ministro uscente Roberto Cingolani, che introdurrà Pichetto Fratin ai suoi omologhi europei e continuerà a collaborare con il governo nelle vesti di consigliere.
Alla sua prima uscita pubblica in Ue, però, il neo ministro dell’Ambiente sembra fare un po’ di confusione sui temi da discutere con i suoi nuovi colleghi europei. «A seguito del Consiglio d’Europa di qualche giorno fa, in cui stato raggiunto un accordo tra i ministri…», esordisce Pichetto Fratin.
Il vertice a cui fa riferimento, però, non è affatto il Consiglio d’Europa – un’organizzazione internazionale fondata nel 1949 per evitare un ritorno della guerra – ma il Consiglio Europeo, il vertice che riunisce i leader dei 27 Paesi Ue per definire l’agenda politica dell’Unione Europea sui diversi temi.
«Uno degli obiettivi – prosegue il neo ministro – è superare l’attuale sistema del TTE». Anche in questo caso, però, Pichetto Fratin fa confusione.
L’acronimo a cui si riferisce è il TTF, che sta per Title Transfer Facility e indica il mercato all’ingrosso del gas naturale – con sede a Amsterdam, nei Paesi Bassi – che rappresenta il principale riferimento sui prezzi del metano per l’Italia e il resto dei Paesi europei.
(da agenzie)
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Ottobre 25th, 2022 Riccardo Fucile
SE NON HA IL CORAGGIO DI TOGLIERE LE COMPETENZE SUI PORTI A UNO SOTTO PROCESSO PER SEQUESTRO DI PERSONA A CHE SERVE IL MINISTERO DEL MARE? PER ANDARE A FARE IL BAGNO A FREGENE?
I problemi erano evidenti fin dai minuti immediatamente successivi all’annuncio, fatto al termine del mandato ricevuto direttamente dalle mani del Presidente della Repubblica, di Giorgia Meloni: la creazione (incorporato al dicastero del Sud) di un Ministero del Mare. La nuova Presidente del Consiglio (che oggi riceverà la fiducia alla Camere, domani toccherà al Senato) ha deciso di affidare questo incarico all’ex Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci.
Ma che compiti avrà? Perché Matteo Salvini continua a ripetere (in ogni intervista e in ogni post social) che le deleghe sulla gestione dei porti rimarranno al suo nuovo dicastero (quello delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili)
Salvini pigliatutto e Musumeci a bocca asciutta? Perché senza le deleghe ai porti, il Ministero del Mare e delle Politiche per il Sud (che, oltretutto, rientra all’interno dell’elenco dei dicasteri senza portafoglio) perde buona parte del suo senso.
E questo sta provocando diverse tensioni all’interno della maggioranza. Fratelli d’Italia, infatti, tace di fronte alle numerose uscite pubbliche già fatte dal leader della Lega che ha già rivendicato parte dei poteri che – seguendo un mero filo logico – dovrebbero essere assegnati a un dicastero che si occupa – come da nome – del mare.
Nodi che stanno venendo al pettine. Difficile che Giorgia Meloni tolga la delega ai porti a Matteo Salvini. D’altronde il leader della Lega ha già ricominciato la propria propaganda parlando di migranti e flussi migratori. Ha già incontrato il comandante generale della Guardia costiera e ha ribadito che quella gestione rimarrà sotto il suo controllo.
Cosa resta a Musumeci? Si parla della gestione del commercio estero. Attualmente, però, i flussi commerciali sono gestiti dalla Farnesina (dopo che per anni sono stati nella mani del Ministero dello Sviluppo Economico). In attesa delle deleghe ufficiali, dunque, il Ministero del Mare sembra essere più un’etichetta che un’istituzione che porterà un effetto tangibile sulla gestione politica (e non solo).
(da agenzie)
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