Destra di Popolo.net

MEDICI NO VAX, LA REGIONE PUGLIA SI RIBELLA: “PER NOI PER I MEDICI NO VAX RESTA OBBLIGO DI VACCINO O NON RIENTRANO”

Novembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile

IL GOVERNO FURIOSO: “IMPUGNEREMO LA LEGGE REGIONALE”… EMILIANO REPLICA: “IL TERMINE PER L’IMPUGNAZIONE E’ SCADUTO IL 9 MAGGIO 2021, ALMENO SI INFORMINO PRIMA DI PARLARE”

Il governo è intenzionato a impugnare la legge regionale della Puglia in base alla quale rimarrà l’obbligo di vaccino per i medici, come annunciato dal governatore Michele Emiliano.
Lo ha detto il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, intervenuto a Sky Tg24. “Emiliano è un simpaticone – ha sottolineato Gemmato – ma dovrebbe sapere, anche da magistrato, che nella gerarchia delle leggi ciò che dice lo Stato centrale non può essere derubricato da una regione. Quella legge regionale peraltro parla di obbligo di vaccini, che non c’è più. Quindi verrà impugnata evidentemente, stavolta ha detto una baggianata”.
La Regione
Immediata la risposta della Regione: in Puglia “la legge” che obbliga il personale sanitario a vaccinarsi anche contro il Covid “c’è e rimane in vigore”: lo ribadisce l’assessore alla Sanità Rocco Palese.
La legge regionale stabilisce che gli operatori sanitari non vaccinati non possono essere a contatto con i pazienti ricoverati negli ospedali. L’obbligo di vaccino in Puglia non riguarda solo il Covid ma altri 10 vaccini, gli stessi previsti anche dal piano nazionale.
Le reazioni
“Gemmato è un politico di lungo corso dovrebbe sapere che tra leggi nazionali e leggi regionali nelle materie concorrenti come la Sanità non c’è un rapporto di gerarchia che fa prevalere le prime sulle seconde, salvo che ci sia una lesione delle attribuzioni del Parlamento. Ma queste ultime devono essere impugnate tempestivamente dal Governo, fatto questo non avvenuto nel nostro caso, essendo la legge in questione del 2021”.
Così il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, replica al sottosegretario alla Sanità che ha annunciato che il governo impugnerà la legge pugliese sull’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari.
E sempre la Regione, intanto, ha fatto sapere che in Puglia sono 10 i medici del sistema sanitario regionale a non aver ricevuto la vaccinazione anti-Covid, sono 103 i dipendenti in totale, considerando tutti gli operatori sanitari. “La situazione di questo personale sanitario è regolata dalla legge regionale, che consente solo agli operatori che si sono vaccinati, secondo le indicazioni del Piano nazionale di prevenzione vaccinale vigente, di poter accedere a determinati reparti ospedalieri. Questo a tutela dei pazienti e degli stessi operatori”, commenta l’assessore alla Sanità, Rocco Palese.
“La Regione Puglia – prosegue Palese – ha consolidato nel tempo un quadro normativo regionale in materia di prevenzione vaccinale grazie alla professionalità, alla sensibilità e alle competenze presenti nel quadro dirigenziale regionale e dei Dipartimenti di prevenzione delle Aziende sanitarie locali impegnati in prima linea nella prevenzione delle malattie infettive e nella protezione e sicurezza degli operatori”.
“Diversamente da come sostiene il sottosegretario Gemmato la legge pugliese sull’obbligo vaccinale per Covid è valida e non può essere impugnata: il termine per l’impugnativa del Governo nazionale è scaduto il 9 maggio 2021, ai sensi dell’articolo 127 della Costituzione. Più di un anno e mezzo fa”. Lo dichiara il presidente della I commissione Bilancio del Consiglio regionale pugliese, Fabiano Amati (Pd). La legge sull’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari, incluso il Covid, era stata già impugnata ma la Corte Costituzionale ha rigettato l’impugnazione.
(da agenzie)

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LA MINISTRA SANTANCHE’ INDAGATA PER BANCAROTTA E FALSO IN BILANCIO

Novembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile

LA PROCURA CHIEDE IL FALLIMENTO DELLA SOCIETA’ VISIBILIA

Un “evidente e manifesto stato di insolvenza” ha portato la procura ad avanzare istanza di fallimento per Visibilia editore, la società di cui è stata fondatore e primo azionista il ministro del Turismo Daniela Santanchè. Dagli atti emerge come anche la senatrice di Fratelli d’Italia sia indagata per bancarotta e false comunicazione sociali.
Nei confronti della società editrice, il pm di Milano Roberto Fontana ha avanzato quella che tecnicamente è un’istanza di “liquidazione giudiziale”, ossia una richiesta di fallimento. Le analisi contabili hanno quantificato debiti scaduti nei confronti dell’Agenzia delle Entrate per circa 984mila euro.
L’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano è partita da un esposto dei soci di minoranza e ha evidenziato come i bilanci “tra il 2016 e il 2020” abbiano avuto “costanti perdite già a far data dall’esercizio 2016”. In una informativa della Gdf vengono analizzati i rilievi sollevati dai titolari delle quote – dalla cui denuncia è nata anche una causa civile per “gravi irregolarità nella gestione” – ed emergerebbero “false comunicazioni sociali relative ai bilanci, almeno dal 2017, con particolare riguardo alle voci “avviamento” e “imposte anticipate””.
Per discutere l’istanza di liquidazione giudiziale, il Tribunale fallimentare ha fissato udienza per discuterla per il 30 novembre.
(da agenzie)

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ORA SANGIULIANO, MINISTRO DELLA CULTURA, DICE CHE “IL FASCISMO E’ IL MALE ASSOLUTO”. SEMBRA DI ESSERE TORNATI AI BENEFICI DELLA LEGGE SUI PENTITI

Novembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile

POI DICE CHE I MUSEI NON DEVONO ESSERE MAI GRATIS “PERCHE’ DEPREZZA IL VALORE DELL’OPERA” MA STANZIA 10 MILIONI DI EURO PER FAVORIRE GLI ESERCENTI DEI CINEMA

Gennaro Sangiuliano, in una lunga intervista a Bruno Vespa, ha anticipato una serie di misure e linee di indirizzo che vorrebbe adottare da ministro della Cultura.
Partendo da un presupposto: «L’Italia è una superpotenza culturale da tesori immensi e unici che possono contribuire all’economia, facendo aumentare il Pil». La cultura come fattore economico è uno dei cardini dei suoi interventi. Anche per questo motivo si è schierato contro la gratuità dei musei: «Sono assolutamente contrario ai musei gratis – ha detto, in contraddizione rispetto alle prime dichiarazioni del suo sottosegretario Vittorio Sgarbi -. Diverso è fare una politica sociale per i giovani e gli anziani, ma tenere i musei gratis, a parte che non regge sul piano economico, poi deprezza il valore delle opere».
Dichiarando stima per lo storico dell’arte, nominato sottosegretario del governo Meloni, ha mostrato tuttavia perplessità per un’altra sua iniziativa di queste ore: «Morgan non lo conosco. Sgarbi ne vuol fare un capo dipartimento musicale? Si vedrà ci sono dei prerequisiti, criteri fissati dalle leggi, vedremo se Morgan ha tutti i titoli».
Sangiuliano ha poi proposto l’istituzione di un «un grande museo della Shoah a Roma, città simbolo delle persecuzioni, un posto dove coltivare la memoria per le giovani generazioni», definendolo un «dovere dell’Italia». La sua prima visita ufficiale da ministro l’ha fatta alla Sinagoga della capitale.
Inoltre, nel corso dell’intervista, riprendendo la stessa locuzione usata da Gianfranco Fini in Israele, ha decritto il fascismo come male assoluto. «Il Ventennio è una complessa vicenda storica. Le dittature vanno condannate sempre. Mussolini ha tolto la libertà agli italiani, questo è stato un male assoluto, le leggi razziali furono vomitevoli, vanno condannate con tutta la nostra forza».
Tra le altre cose, il ministro ed ex direttore del Tg2 ha annunciato anche uno stanziamento di 10 milioni di euro «per riportare le persone al cinema. Si agirà tramite Spid e si otterrà con un codice qr uno sconto di 3, 4 euro – e ha precisato -. È una misura che ho trovato. Lo stanziamento c’era e bisogna dare esecuzione. È una goccia nel mare per riportare le persone in sala, ma dalle piccole cose cominciano le grandi».
(da agenzie)

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LA SOCIOLOGA SARACENO: “TAGLIARE I FONDI AL REDDITO DI CITTADINANZA E’ IMMORALE”

Novembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile

“SPOSTARE SOLDI DA CHI E’ POVERO A CHI VUOLE ANDARE IN PENSIONE PRIMA E’ SBAGLIATO”

La professoressa Chiara Saraceno è stata presidente del Comitato Scientifico sulla valutazione del Reddito di Cittadinanza.
La sociologa dice oggi al Fatto Quotidiano che i progetti di riforma del sussidio che prevedono il taglio dei fondi sono «immorali».
Perché escludere gli avviabili al lavoro dopo un solo rifiuto serve solo «a fare cassa». Ed è di difficile attuazione: «Il reddito è definito in base all’Isee, quindi al nucleo familiare. In una famiglia ci può essere chi è abile al lavoro e chi no. Come intervengono? Dicono, ad esempio: lo daremo anche a chi ha figli minorenni a carico. Ma in realtà anche chi è occupabile e ha figli minorenni o disabili a carico dovrebbe essere accompagnato alle politiche attive.
E ancora: se in una famiglia ci sono due genitori, due figli minorenni e uno maggiorenne, a quale dei maggiorenni potenzialmente occupabili della famiglia lo tolgo? E che impatto ha sulla famiglia che magari deve continuare a mantenere anche il maggiorenne che non lo riceve più?».
Per Saraceno c’è anche un altro problema. Ovvero il fatto che molti lavoratori siano contemporaneamente anche percettori del sussidio: «È evidente che avere un’occupazione non basta per uscire dalla povertà, di cui questo governo ha evidentemente una visione astratta. Già il Rdc era iniquo per certi versi, con requisiti di ingresso troppo rigidi. Ora lo si porta all’estremo». Infine, sui risparmi derivati dalla riforma: «Questa è una cosa tremenda. Si può dire che il reddito abbia bisogno di essere riformato, ma dire che si interviene per fare cassa, in un contesto in cui la povertà è tanta e sta aumentando e in molti sono esclusi, è immorale. Se poi si fa cassa per finanziare le pensioni di Quota 102 e simili è ancora peggio. Nel pieno della crisi energetica e dell’alta inflazione, che comportano il rischio di aumento della povertà, spostare soldi da chi sta male a chi può andare in pensione prima e che può permetterselo perché ha un buon livello di pensione (per lo più uomini, oltretutto) è profondamente immorale. Il conto che fanno è di un risparmio di 3 miliardi su 8: non vogliono aumentare il deficit, ma caricano i sacrifici su chi già adesso è povero».
(da agenzie)

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DECRETO PIANTEDOSI=DIVIETO DI SCIOPERO

Novembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile

CONVIENE DI PIU’ FARE UNA RAPINA A MANO ARMATA CHE PARTECIPARE A UNA OCCUPAZIONE, SI RISCHIA DI MENO

Ebbene sì, lo confesso. Nella lunga attività di sindacalista mi è capitato, nell’ambito di una delle vertenze più difficili che ho gestito, di recarmi con i lavoratori a occupare la stazione ferroviaria di Forlì. Non me ne vantai allora, come non me ne vanto adesso, dopo tanti anni (anzi decenni). Ma non mi sono mai pentito di quell’azione.
Alcune settimane prima, quei lavoratori esasperati per molti buoni motivi, avevano occupato, su loro iniziativa, i binari per quattro ore. Quella volta, con la mia presenza, riuscii a farli rientrare in azienda dopo poco più di mezz’ora.
In altre occasioni mi trovai in mezzo all’occupazione di un’autostrada; o a partecipare a un picchetto, poi sgombrato dai carabinieri. Ma ho sempre ritenuto preciso dovere di un dirigente sindacale, ancorché di indole pacifica e legalitaria, non lasciare soli i lavoratori in una situazione di estrema difficoltà.
Purtroppo queste iniziative, nella durezza del conflitto sociale, sono effettuate con una frequenza pressoché quotidiana. E non sono soltanto i lavoratori che promuovono forme estreme di protesta (in fondo a danno di altre persone che non c’entrano nulla), ma anche cittadini magari in agitazione per motivi discutibili (come quando intere comunità bloccavano le strade di accesso per impedire l’arrivo di migranti destinati al loro territorio).
E che dire del blocco dei Tir provenienti dall’estero organizzato, con la partecipazione dell’allora titolare delle Risorse agricole, dalle associazioni di coltivatori?
O il latte dei pastori sardi sparso per le strade? O ancora chi non ricorda le gloriose proteste leghiste contro l’Europa maligna delle quote latte? Queste forme di lotta costituiscono fattispecie di reati, ma il più delle volte non vengono perseguiti in nome di una tolleranza, non sempre giustificata, del disagio sociale. Ma tant’è.
Il decreto Piantedosi si applica a tutti questi profili di illegalità.
I casi che si sono finora presentati hanno riguardato meeting, organizzati mediante un “passaparola” clandestino, realizzato attraverso il web e soprattutto attraverso i social network, che si sono tenuti in aree di proprietà pubblica o privata invase illecitamente dai partecipanti”.
Se leggiamo bene la norma (che deve avere necessariamente un contenuto di carattere generale) ci accorgiamo che il presunto contrasto dei c.d. rave party ‘’selvaggi’’ potrebbe diventare uno specchio per allodole. Ma chi lo ha suggerito a Matteo Piantedosi e al governo – osservati speciali di temuto autoritarismo – di varare una norma inutile e pericolosa.
Inutile perché la crisi di Modena Nord si è risolta senza dover applicare un decreto che non era ancora in vigore. Inutile, perché, sul piano dell’immagine, le autorità erano state in grado di risolvere un problema, senza che nessuno si facesse male. Pericolosa, per come è formulata, la norma – che peraltro prevede pene esagerate – perché può essere usata per reprimere forme comuni di protesta sociale.
È appena il caso di ricordare che le pene previste sono più pesanti (per quanto riguarda soprattutto la pena minima) di quelle stabilite per reati – tanto per fare qualche esempio – come l’omicidio colposo (da 6 mesi a 5 anni), le lesioni gravissime (da 3 mesi a 2 anni), la truffa aggravata (da 1 a 5 anni), il furto in abitazione e lo scippo (da 1 a 6 anni), la rapina a mano armata (da 4 a 10 anni)
Leggiamo, allora, il testo che peraltro tipizza un nuovo specifico reato di cui fornisce la definizione: “L’invasione per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica’’. Potremmo fare un elenco interminabile dei comportamenti e delle iniziative che vengono unificate come unica fattispecie di reato nel decreto Piantedosi.
Invadere un’autostrada o una stazione ferroviaria (beni di proprietà pubblica) non costituisce un raduno pericoloso per l’ordine pubblico, l’incolumità pubblica o la salute pubblica?
E che dire dell’occupazione abusiva di un immobile pubblico – come l’ex sede dell’Inpdap in via Gerusalemme a Roma – dove addirittura si recò un alto prelato a riattaccare la corrente elettrica, che era stata chiusa perché non si pagavano le bollette?
O dell’invasione del porto di Trieste per protesta contro il green pass?
In taluni di questi casi sono state aperte delle indagini e avviati dei processi, a prova che le regole esistono già. In conclusione: il governo dica chiaramente se intende dare un giro di vite su tutte le illegalità tollerate, con la previsione di pene severe per gli organizzatori e i partecipanti. Ma il ministro non trovi il pretesto dei rave party (che, sia ben inteso, non possono essere tollerati); guai però a gettare il bambino (i diritti di libertà) con l’acqua sporca.
(da agenzie)

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GLI SCIENZIATI SMENTISCONO LE BALLE DELLA MELONI: “UNA BUGIA IL PRIMATO DEI MORTI DELL’ITALIA”

Novembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile

“GRAZIE A MISURE E VACCINI SIAMO PASSATI DAL 5° POSTO DEL 2020 AL 53° DEL 2021”

L’Italia è il Paese che ha avuto più morti di Covid pur applicando le misure più pesanti di tutti: è ormai diventato un leit motiv quello della presidente del Consiglio Giorgia Meloni quando si tratta di commentare le politiche anti pandemia del governo Draghi, in particolare dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza.
Un tipo di narrazione molto cara anche al mondo No Vax ma che è falsa, visto che i numeri degli istituti internazionali che raccolgono i dati dicono che ci sono 24 Paesi che hanno avuto un numero di morti superiore in rapporto agli abitanti.
“Non è affatto vero quel che dice il governo», spiega Walter Ricciardi, igienista della Cattolica e già consulente di Speranza. «I dati rivelano che nel 2020, anno nel quale siamo stati investiti per primi dalla pandemia, siamo stati quinti al mondo per numero di decessi ogni 100 mila abitanti, dietro a Paesi come Perù e Belgio”. Se invece si osserva il 2021 “siamo al 53° posto. E questo è successo anche se la popolazione italiana è più anziana al mondo, e quindi più fragile ed esposta a un virus di questo tipo”. I numeri del 2021 sarebbero legati agli effetti delle chiusure e in generale delle politiche anti Covid adottate dal nostro Paese nel 2020, il primo ad affrontare la pandemia. “Un impatto importante per ridurre la mortalità lo ha avuto di certo la vaccinazione — aggiunge l’epidemiologo dell’Università di Milano Carlo La Vecchia — L’adesione degli italiani è stata subito altissima, siamo stati tra i più coperti, con Spagna e Portogallo”.
Ricciardi cita i numeri di una pubblicazione della stessa Cattolica, a firma di Michela Garlaschi. Il testo analizza più fonti. “I primi dieci posti nella classifica internazionale dei Paesi per numero di decessi da Covid ogni 100 mila abitanti, nel 2021 sono occupati da quelli dell’Europa orientale, a esclusione di Perù e Gibilterra — è scritto nel testo — La Bulgaria è al primo posto con 337 decessi (nel 2020 era occupato dal Perù, ora secondo). L’Italia nel 2021 è alla cinquantatreesima posizione con 107 decessi, appena dopo il Regno Unito con 111 decessi. Nel 2020 era quinta con 123”.
Nel 2022, la mortalità è stata un po’ ovunque inferiore agli anni precedenti. Lo studio della Cattolica non calcola il totale dei morti per 100 mila abitanti dall’inizio della pandemia ad oggi ma osservando i numeri pubblicati da “Our world in data” dell’Università di Oxford, che prende in considerazione tutti i Paesi, l’Italia è venticinquesima. Ha una mortalità inferiore, tra gli altri, a Perù, Bulgaria, Ungheria, Georgia, Croazia, Romania, Lituania, Slovenia, Grecia, Brasile, Stati Uniti, Cile e Regno Unito. Chi ha comunicato i dati a Meloni ha sbagliato.
Secondo Ricciardi “avremmo potuto certamente fare meglio, ma con misure ancora più dure, non più morbide. Ad esempio quelle che hanno adottato Germania e Francia, che hanno fatto lockdown nazionali molto più tempestivi e prolungati di noi: è anche falso, quindi, che noi abbiamo adottato misure più dure degli altri”.
Un’altra accusa rivolta dal governo attuale a quello passato è di non aver seguito la scienza affidandosi a decisioni politiche. “Sia il governo Conte che il governo Draghi hanno sempre posto l’evidenza scientifica alla base delle decisioni, facendosi supportare da Istituto superiore di sanità, Consiglio superiore di sanità e due Cts, dove c’erano scienziati e medici tra i più rilevanti e qualificati del Paese. Nel primo c’erano clinici di alto livello nel campo della pediatria, della geriatria, dell’anestesia, della pneumologia, dell’infettivologia. Non mi pare altrettanto basata sull’evidenza scientifica la decisione di riammettere il personale sanitario No Vax in grado di trasmettere l’infezione alle persone più fragili, in ambienti in cui il rischio dovrebbe essere minimizzato e non amplificato”.
(da agenzie)

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LA SOTTOSEGRETARIA DI FDI CONDANNATA PER PECULATO A UN ANNO E SETTE MESI PER LE SPESE PAZZE IN REGIONE PIEMONTE

Novembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile

DAI RISTORANTI ALLE BORSE GRIFFATE, FINO AI CRISTALLI SWAROWSKI: TOTALE 25.000 EURO

Due cristalli Swarovski, una borsa Borbonese, storico marchio di moda torinese, tantissimi scontrini di ristoranti, pub e bar, scontrini “a catena”, battuti nello stesso locale nel giro di pochi minuti, oppure fatti quando lei, però, altrove.
Sono alcune delle spese per cui Augusta Montaruli, la nuova sottosegretaria all’Università e alla Ricerca in quota Fratelli d’Italia, è finita nell’inchiesta Rimborsopoli della Regione Piemonte, un procedimento per il quale nel dicembre 2021 è stata condannata a un anno e sette mesi di reclusione per peculato. aspetta la Cassazione.
Nata nel 1983 a Torino, Augusta Montaruli è una fedelissima di Giorgia Meloni e ha percorso tutta la trafila nelle file del partito.
Nei primi anni Duemila, da liceale, è responsabile di Azione studentesca, organizzazione giovanile di Alleanza nazionale, e finisce per la prima volta sui giornali locali per una protesta contro il Festival del cinema gay: “Noi non ce l’abbiamo con i gay, ma vogliamo ricordare che la cultura della diversità si difende garantendo il pluralismo delle idee e non dando soldi al festival del cattivo gusto”, diceva Montaruli, allora neanche ventenne. Diventa rappresentante degli studenti universitari per il Fuan negli anni dell’Onda e degli scontri tra gli studenti dei collettivi e quelli di destra: di quegli anni circola ancora una foto di una gita a Predappio con bandiera di Azione giovani, croce celtica e saluto romano. Entra in consiglio regionale con il Popolo della libertà nel 2010, quando il leghista Roberto Cota diventa presidente del Piemonte, e come moltissimi altri consiglieri anche lei finisce nel mirino della Guardia di finanza per i rimborsi gonfiati.
Al termine dell’inchiesta, la procura torinese le contesta spese gonfiate per 41.552 euro nel solo periodo che va dal giugno 2010 al settembre 2012: spese in ristoranti, bar etc per 20mila euro, acquisiti in negozi di abbigliamento e gioiellerie per mille euro, ma anche un corso per l’uso dei social network da 4.800, spese per la creazione di database per 7.200 euro, monitoraggio della reputazione online per 6mila. Spuntano anche spese come la borsa Borbonese da 195 euro, due cristalli Swarovski da 168 euro e da 86 euro e una cintura di una boutique del centro.
Curiose le giustificazioni dell’allora consigliera: la borsa, ad esempio, era stata regalata – sostenne – come premio per un concorso contro la violenza sulle donne, mentre i cristalli e la cintura erano stati assegnati su sorteggio nel corso di un incontro elettorale nel periodo natalizio nell’ufficio di Barriera di Milano, alla periferia di Torino.
“In materia di rimborsi, di cui non sapevo nulla perché ero alla prima legislatura, mi sono attenuta al regolamento – aveva detto ai giudici in aula durante una lunga deposizione spontanea interrotta dai singhiozzi -. Riponevo la massima fiducia nelle persone preposte al controllo, gente di esperienza più vasta della mia: il capogruppo, per esempio, veniva da diverse legislature”.
Il tribunale le crede e la assolve per la maggior parte delle accuse. Montaruli si becca soltanto una condanna a quattro mesi per finanziamento illecito: si era fatta rimborsare dalla Regione 200 euro di una spesa in un ristorante in cui si era tenuto un incontro elettorale di Maurizio Marrone, all’epoca suo marito e attuale assessore regionale, in vista delle amministrative del 2011.
In appello, i pubblici ministeri rilanciano le loro accuse e la Corte d’appello dà una valutazione diversa dal tribunale, così Montaruli viene condannata per peculato per essersi fatta rimborsare spese per un totale di 25mila euro circa: 20mila euro di bar e ristoranti, il corso per i social network, borse, Swarovski e i libri Mia suocera beve e Sexploration, “di cui non si coglie il nesso con l’evento letterario sulla violenza sulle donne, stranamente organizzato in notturna”, si legge nelle motivazioni. Nel novembre 2019 la Cassazione conferma l’impianto delle accuse, fatta eccezione per un dettaglio minore, ragione per cui ha ordinato un secondo processo in corte d’appello che il 14 dicembre 2021 ha confermato la condanna a un anno e sette mesi.
(da agenzie)

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LETIZIA MORATTI APRE UFFICIALMENTE LA CRISI DELLA LEGA: SI E’ DIMESSA DA VICEPRESIDENTE E ASSESSORE AL WELFARE DELLA REGIONE LOMBARDIA

Novembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile

“È VENUTO MENO IL RAPPORTO DI FIDUCIA CON IL PRESIDENTE ATTILIO FONTANA”… CON IL SOSTEGNO DI SALA E DI CALENDA ORA PUÒ PREPARARE LA CAMPAGNA ELETTORALE IN SOLITARIA ALLE REGIONALI: SE SALVINI PERDE LA REGIONE LOMBARDIA, E’ FINITO

“Per rispetto dei cittadini, con senso di responsabilità ed in considerazione del delicato momento socio-economico del Paese, ho atteso l’esito delle elezioni politiche e la formazione del nuovo Governo per rendere nota la mia posizione.
Per questi motivi, e solo oggi, di fronte al venir meno del rapporto di fiducia con il Presidente Attilio Fontana, annuncio la decisione di rimettere le deleghe di vicepresidente e di assessore al Welfare di Regione Lombardia”: Letizia Moratti rompe il silenzio degli ultimi giorni, in cui aveva aspettato un segnale per una scelta sulla sua eventuale candidatura come prossima presidente della Regione Lombardia.
Attacca, Moratti: “Un forte segnale rispetto alle lentezze e alle difficoltà nell’azione di questa Amministrazione, che a mio avviso non risponde più all’interesse dei cittadini lombardi. Una scelta di chiarezza di cui mi faccio pienamente carico, anche in considerazione dei provvedimenti contraddittori assunti in materia di lotta alla pandemia.
Da una parte prendo positivamente atto che la linea da me stabilita per i cittadini lombardi è stata quella di seguire il parere degli esperti della Cabina di Regia lombarda che ho attivato sull’obbligo delle mascherine in ospedali e Rsa. Dall’altra, registro con preoccupazione la scelta di anticipare il reintegro dei medici e degli altri professionisti della sanità non vaccinati, il condono sulle multe ai no vax e la diversa sensibilità sull’importanza dei vaccini. Si tratta di tre esempi, emblematici di una diversa impostazione politica in questo ambito”.
E aggiunge: “Credo infatti che se oggi il Paese è in sicurezza per quanto riguarda il Covid, lo dobbiamo senza alcun dubbio all’adesione massiccia alla campagna vaccinale dei mesi scorsi.
Che è riuscita grazie allo straordinario senso di responsabilità civica dei cittadini lombardi, così come all’enorme impegno di medici, infermieri, militari, protezione civile e volontari, protagonisti di un processo che ha portato la Lombardia ad essere tra le prime aree al mondo per adesione e copertura. Un successo di cui essere fieri e che ora viene messo in discussione da provvedimenti che non condivido.
Nel dare le dimissioni, con spirito di correttezza e lealtà, sottolineo che rimango a disposizione della Regione per un ordinato passaggio di consegne dello stato di avanzamento dei progetti che ho e abbiamo attivato.Mi riferisco a temi e politiche che mi stanno particolarmente a cuore, oggetto delle mie ultime proposte di delibere che riguardano importanti investimenti pubblici per la salute dei cittadini, per la realizzazione di ulteriori Case di Comunità e per ridurre drasticamente le liste di attesa negli ambulatori”.
(da agenzie)

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CONTE AFFONDA IL COLPO: “NORME DA STATO DI POLIZIA, E’ RACCAPRICCIANTE”

Novembre 2nd, 2022 Riccardo Fucile

“PIANTEDOSI NON HA MOSSO UN DITO SUL RADUNO DI PREDAPPIO DOVE C’E’ STATA APOLOGIA DI FASCISMO, REATO PUNITO CON LA RECLUSIONE COME PREVEDE L’ART 4 DELLA LEGGE n. 645/1952”

Durissimo anche il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte: “Il modo con cui si è intervenuti è raccapricciante. La punizione è del tutto abnorme. Il governo dimostra la sua totale intolleranza per i nostri giovani che si riuniscono in campagna o in un edificio sino al punto di punirli con una pena superiore a quella prevista per i reati pur gravi di pubblici funzionari che alterano le gare pubbliche (art. 353 e 353 bis c.p.) o per il reato di frode nelle pubbliche forniture (art. 356 c.p.) che viene commesso, ad esempio, da chi fornisce cemento armato depotenziato, all’origine del crollo di ponti e scuole”, scrive in un post su Facebook.
E aggiunge: “In conclusione, questa norma non ha nulla a che vedere con il diritto penale. Questa norma è un docile strumento che, per la sua genericità, consentirà un esercizio discrezionale alle autorità preposte alla sicurezza e all’ordine pubblico. Si applicherà anche ai raduni negli edifici, quindi nelle scuole, nelle fabbriche, nelle università”.
“Ci aspettavamo come primo atto del Governo un intervento per il caro-bollette e per il caro-prezzi. Nulla di tutto questo”, attacca Conte. “Abbiamo invece una esibizione muscolare di un governo impregnato di una ideologia iniquamente e soverchiamente repressiva. Questa è una norma da “Stato di polizia“. La Meloni ha dichiarato di non avere simpatie per il regime fasciste. Ma la sua cultura non è distante. Ci batteremo per contrastare questa deriva con tutte le nostre forze”, scrive su Facebook.
E torna sulla sfilata delle camicie nere per il centenario della marcia su Roma: “Ieri, durante la conferenza stampa, il presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno hanno giustificato il raduno di Predappio dicendo che è questione diversa. Dovrebbero saperlo che quel raduno configura il reato di apologia del fascismo, punito con la reclusione ai sensi dall’art. 4 della legge n. 645/1952, quale modificato nel 1993. I prefetti e le forze di polizia hanno l’obbligo di intervenire per impedire condotte che configurano reati. Doppia morale?”.
(da agenzie)

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