Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
“SIETE LA PEGGIORE COMPAGNIA AEREA DELLA STORIA E VOLETE FARE PURE I SIMPATICI”… LA COMPAGNIA AEREA FACEVA NOTARE IRONICAMENTE CHE UN VOLO DI 51 PERSONE POTREBBE DIVENTARE ILLEGALE
La nuova normativa in tema di rave party voluta dal nuovo governo
Meloni sta facendo discutere molto. Introduce il reato di invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. E a far discutere è anche la soglia massima introdotta: 50 persone.
Cosa che sul web sta facendo parlare e porta anche a qualche frecciatina. Come quella che Ryanair fa sul suo profilo Twitter facendo notare che anche un volo di 51 persone potrebbe diventare illegale.
Ryanair è solita fare commenti satirici sull’attualità e anche questa volta, nella molto discussa normativa sui rave party non si è risparmiata.
La foto del proprio aereo con una coda di passeggeri in attesa di salire sull’aeromobile potrebbe essere passibile di multa, visto che basterebbero 51 passeggeri per far diventare l’assembramento sulla pista, illegale.
Una provocazione che non è passata inosservata agli utenti social e che alimenta le polemiche.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
BATTUTE DEGNE DI UN AMBIENTE POLITICO CHE AVEVA CERTIFICATO CHE RUBY FOSSE LA NIPOTE DI MUBARAK… POI L’ESILARANTE GIUSTIFICAZIONE: “LO HANNO VESTITO DA NAZISTA FORZATAMENTE”
Di difese paradossali ne abbiamo viste tante, ma quella fatta da Giovanni Donzelli nei confronti di Galeazzo Bignami se la gioca con quella di Berlusconi e Ruby “nipote di Mubarak” per il primo posto.
Nel corso della trasmissione “L’aria che tira” (in onda su La7), il coordinatore nazionale dell’organizzazione di Fratelli d’Italia è intervenuto per difendere quello che è un suo amico e che nei giorni scorsi è stato nominato come sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile.
Il tema è sempre lo stesso: quella foto in cui si mostra, al suo addio al celibato, con una divisa nazista.
Dopo averlo definito “l’uomo più intelligente che conosco”, Donzelli se la prende con gli ospiti in studio e in collegamento che sono scoppiati in una fragorosa risata.
Persino il condirettore di Libero Quotidiano, Pietro Senaldi, ha riso dicendo di aver trovata esasperata quella esaltazione di Bignami. Ma la chicca arriva qualche secondo dopo: “Al suo addio al celibato, gli amici in una cosa privata, l’hanno vestito forzatamente – come si fa in queste occasioni -, gli hanno fatto una foto in una situazione goliardica. Poi dopo ha detto di essersi vergognato”.
Ma non finisce qui. Dopo aver detto di voler vedere le foto di tutte le persone che partecipano agli addii al celibato, Donzelli cala l’asso nella manica: “Raccontare che una persona è nazista perché viene vestita, per una vicenda privata, in modo… io mi sono vestito da Minnie una volta a carnevale. Vuol dire che sono Minnie? No”.
Quindi, Minnie è uguale a un nazista. Chissà se Galeazzo Bignami avrà apprezzato questo tentativo di difesa da parte del suo amico e collega Donzelli.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
“NON E’ POSITIVO PER L’AMBIENTE, PER LA SICILIA, PER IL RISCHIO DI TERREMOTI”
«Il ponte sullo Stretto di Messina non si farà». Vittorio Sgarbi,
sottosegretario alla Cultura, ospite della trasmissione Timeline su SkyTg24, va dritto al punto e non usa mezzi termini per parlare del progetto che da decenni viene inserito tra gli slogan e nei propri programmi elettorali delle varie forze politiche, in particolare quelle di centrodestra.
E il critico d’arte e sottosegretario del governo Meloni sottolinea: «È una specie di miraggio e di visione che sembra essere positiva e poi non lo è rispetto all’ambiente, rispetto all’isola, rispetto al fatto che è un’area di terremoto terribile quale fu quello del 1908 a Messina e che è difficile immaginare che possa non tornare».
E così, Vittorio Sgarbi sventola “Bandiera bianca” cavalcando proprio uno dei cavalli di battaglia del segretario della Lega, nonché attuale ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini: «È una visione mirifica di Salvini».
In qualsiasi caso, per martedì 8 novembre è previsto un incontro a Roma tra Salvini e i governatori di Calabria e Sicilia, Roberto Occhiuto e Renato Schifani. «L’appuntamento, previsto nella sede del dicastero a Porta Pia, sarà l’occasione per discutere soprattutto di Ponte sullo Stretto – si legge in una nota ufficiale -. Si tratta, com’è noto, di un ambizioso obiettivo del centrodestra. Salvini intende realizzarlo, in piena coerenza con quel programma elettorale premiato da milioni di elettori e che rappresenta la stella polare del vicepremier e ministro, in totale condivisione con i partner di governo».
Ma Sgarbi dice no. Anzi, canta: Sul ponte sventola bandiera bianca, sul ponte sventola bandiera bianca…
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
QUALCHE MAGISTRATO PRENDA NOTA: E’ OMISSIONE DI SOCCORSO, SE REITERANO C’E’ MANDATO DI ARRESTO. MANDATE A PRELEVARE I RESPONSABILI
Mentre continua lo scontro diplomatico tra Italia e Germania dopo la richiesta inviata da Berlino riguardo all’assistenza che Roma dovrebbe dare alle navi delle ong impegnate nel salvataggio di naufraghi nel Mediterraneo, le organizzazioni denunciano situazioni di crisi a bordo delle loro imbarcazioni e decidono di bypassare il nuovo governo di Giorgia Meloni. La Ocean Viking di Sos Mediterranee, con a bordo 234 migranti soccorsi al largo della Libia, ha infatti chiesto assistenza a Grecia, Spagna e Francia: “Nonostante le ripetute richieste ai centri di coordinamento per il soccorso di Malta e Italia – dicono – non è stato ancora indicato un porto sicuro” alla nave “che rimane nell’incertezza”. “Questo blocco in mare – sottolinea il coordinatore della ong Nicola Stalla – non è solo moralmente vergognoso ma disattende importanti previsioni legislative del diritto marittimo internazionale e del diritto umanitario”.
Adesso, però, non c’è più tempo da perdere, fanno sapere gli operatori, a causa delle condizioni estreme alle quali sono sottoposti da giorni i naufraghi a bordo. “Devono sbarcare urgentemente, ecco perché abbiamo chiesto alle autorità marittime di Grecia, Spagna e Francia, che sono le più ‘in grado di fornire assistenza’ (come recitano le norme internazionali), di facilitare la designazione di un porto sicuro per lo sbarco di uomini, donne e bambini”.
E attaccano poi il comportamento delle autorità italiane e maltesi che continuano a non dare alcuna risposta alle richieste di aiuto: “Hanno voltato le spalle a queste donne, bambini e uomini – insistono – La situazione a bordo della Ocean Viking sta precipitando, le previsioni meteo annunciano vento forte, onde alte e un abbassamento delle temperature entro la fine della settimane e le scorte si stanno esaurendo. I naufraghi devono sbarcare senza ulteriori ritardi. Siamo di fronte a un’emergenza assoluta e ogni ulteriore giorno di attesa potrebbe avere conseguenze potenzialmente letali”.
Se si somma il numero di persone a bordo della Ocean Viking (234), di Humanity 1 (179) e di Geo Barents (572), sono ben 985 i migranti in attesa di un porto sicuro nel quale sbarcare per ricevere le cure e l’assistenza necessaria.
“Le tre navi – aggiunge Sos Mediterranee – hanno inviato ripetute richieste di un porto sicuro ai Centri di coordinamento del soccorso marittimo più capaci di fornire assistenza, ossia Malta e l’Italia. Senza risposte. Siamo di fronte a un silenzio assordante. Oltre a questo silenzio, che ormai da anni è triste prassi, il 25 ottobre scorso il nuovo ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi ha emesso una direttiva con la quale avvertiva le forze di polizia e le Capitanerie di Porto che il Viminale stava ‘valutando’ il divieto d’ingresso della nostra nave nelle acque territoriali italiane. Un divieto implicito perché mai comunicato alla nostra imbarcazione in alcun modo”.
Così la ong esorta “gli Stati membri europei e gli Stati associati a rispettare i loro obblighi e ristabilire un sistema di sbarco prevedibile. È necessario alleviare la pressione sugli Stati costieri europei che non possono essere lasciati da soli a farsi carico di un problema che riguarda l’intero continente. Tale sistema deve però garantire la possibilità di sbarcare i sopravvissuti nel porto sicuro più vicino alla zona in cui vengono condotte le operazioni di ricerca e soccorso. I naufraghi soccorsi in mare non possono essere l’oggetto di dibattiti politici”.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
LA GERMANIA RICORDA LE LEGGI INTERNAZIONALI CHE IMPONGONO DI PORRE IN SALVO VITE UMANE AL GOVERNO ITALIANO CHE FA FINTA DI NON CONOSCERLE
Avevano chiesto un porto sicuro per permettere alle persone salvate
in balia delle acque gelide del mar Mediterraneo di essere messe in salvo. L’appello della Ong tedesca SOS Humanity, però, è stato rispedito al mittente dal governo italiano che – prima attraverso le parole del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e poi con una nota della Farnesina – ha chiesto alla Germania di certificare le operazioni compiute dall’organizzazione non governativa che fa riferimento proprio alla bandiera di Berlino.
E dalla Germania sono arrivate tutte le conferme – partendo dall’obbligo di salvataggio, come previsto dalla legge del mare, e dalle politiche europee di approdo nel POS (Place of Safety) più vicino.
A bordo della nave Humanity 1 ci sono, da molti giorni, circa 180 esseri umani. Tutti salvati in tre operazioni distinte nel Mar Mediterraneo, mentre i tre barconi sui quali viaggiavano erano alla deriva. E 104 dei soccorsi sono minori non accompagnati. E per loro è stato chiesto lo sbarco, ma la Farnesina (di concerto con il Viminale) ha preso tempo chiedendo chiarimenti a Berlino sul ruolo e il comportamento della ong SOS Humanity. E Berlino ha risposto a questa sollecitazione: “Il governo federale ha risposto per iscritto alla nota verbale del governo italiano esponendo la propria interpretazione del diritto. Per il governo federale le organizzazioni civili impegnate nel salvataggio di vite umane nel Mediterraneo. Salvare persone in pericolo di vita è la cosa più importante. Secondo le informazioni fornite da Sos Humanity sulla nave ‘Humanity 1’ battente bandiera tedesca, attualmente ci sono 104 minori non accompagnati. Molti di loro hanno bisogno di cure mediche. Abbiamo chiesto al governo italiano di prestare velocemente soccorso”.
Nonostante le replica e la conferma della bontà dell’operazione – oltre alla legittimità di azione da parte della Ong -, il governo italiano non ha ancora dato il via libera allo sbarco dei 104 minori non accompagnati.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
ALLORA SAI CHE FACCIAMO CIRIANNI? LA GERMANIA SI PRENDE I 130 A BORDO DELLA ONG E L’ITALIA SI PRENDE 500.000 PROFUGHI SIRIANI, LA META’ DI QUELLI CHE HANNO TROVATO ACCOGLIENZA IN GERMANIA
“La Germania non può soccorrere in mare dei migranti senza avvisare l’Italia e poi dire che esiste un problema umanitario. E che ce ne dobbiamo fare carico noi. L’Italia non può diventare il rifugio di tutti gli immigrati”. Così ad Agorà su Rai 3 il ministro per i Rapporti con il Parlmaneto, Luca Ciriani, sulla vicenda della nave Humanity 1 di una ong tedesca, ferma in mare con 180 migranti a bordo in attesa che da Roma arrivi il via libera allo sbarco.
1° BUGIA: la Humanity ha chiesto all’Italia un porto sicuro SENZA RICEVERE RISPOSTA, quindi l’Italia E’ STATA AVVISATA E SE NE E’ FOTTUTA
Queste persone potranno sbarcare in Italia? “Secondo me deve farsene carico la Germania, e ha ragione il ministro Piantedosi (Matteo Piantedosi, titolare del Viminale, ndr): non possiamo essere il terminale di scelte fatte altrove. Siamo un Paese serio e sovrano – ha risposto il ministro eletto con Fratelli d’Italia – se la Germania intende agire in acque internazionali poi deve farsi carico delle scelte che fanno le navi che battono la sua bandiera. Non possiamo accettare che la Germania decida per conto nostro”.
2° BALLA
Scelte fatte altrove? E’ preciso dovere dell’Italia fornire un porto sicuro a un barcone in difficoltà in acque internazionalri se l’Italia rappresenta IL PORTO SICURO PIU’ VICINO. Nessuno si diverte a salvare vite umane, E’ UN DOVERE.
Pronta la replica via Twitter del sindaco di Pesaro Matteo Ricci, coordinatore dei primi cittadini dem: “104 Disgraziati sono in mezzo al mare. Salvateli! ancora propaganda sulla pelle della povera gente. Prima vanno messi in salvo e poi discutete con Germania e Europa sulla ridistribuzione. Ma un briciolo di umanità vi è rimasta?”.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
“FINO A PROVA CONTRARIA I CITTADINI HANNO DIRITTO A RIUNIRSI SU SUOLO PUBBLICO ESERCITANDO UN DIRITTO COSTITUZIONALE”… “I MEDICI NO VAX, POSSONO TORNARE CON LA SPAVALDERIA DI CHI HA FREGATO LE LEGGI DELLO STATO. MA NON ERA UN GOVERNO DI DESTRA?”
Abbiamo applaudito la velocità con cui il Consiglio dei ministri ha
varato i suoi primi provvedimenti e ci siamo anche fatti un po’ sedurre dall’effetto speciale che è il decisionismo. Non che ne fossimo a digiuno, perché l’autorevole Draghi era anche amabilmente autoritario. Però c’erano delle urgenze, fra cui un rave in corso e provvedimenti in scadenza in materia di giustizia e di Covid.
Ma adesso è il momento di fare un bilancio su quanto può considerarsi liberale e quanto invece, a nostro parere, il Parlamento farebbe bene a migliorare nei sessanta giorni di tempo di cui dispone per modificare e approvare, pena la decadenza.
Si tratta di inaugurare un processo virtuoso che armonizzi le nature di un governo che non è di destra-destra, ma di destra alleata con le sue componenti liberali. Ottima la tempestività con cui il ministro dell’Interno ha fatto adottare un provvedimento che ha reso illegale il rave di Modena, col risultato che i partecipanti senza opporre resistenza hanno levato le tende e se ne sono andati. Molto bene. Ma non interamente.
La nuova norma vieta raduni di migliaia di giovani su terreni e case private come è accaduto la scorsa estate nella zona di Bracciano, con il bilancio di aziende agricole distrutte, stupri, furti, consumo di sostanze gravemente dannose alla salute e un morto in circostanze non chiarite. Ma il provvedimento va oltre, vietando riunioni di più di cinquanta persone anche su suolo pubblico, spiagge, montagne o spazi collettivi. Troppa grazia.
Fino a prova contraria i cittadini hanno diritto a riunirsi su suolo pubblico esercitando un diritto costituzionale: non può esistere il reato di pubblica festa in luogo pubblico.
E poi il Covid. La presidente ha dato il «liberi tutti» ai medici che si sono ribellati alle leggi dello Stato non vaccinandosi e che per questo sono stati allontanati dalle corsie. Ora possono tornare vittoriosi con la scusa che manca personale e quindi possono circolare camici bianchi sporchi, con la spavalderia di chi ha fregato le leggi dello Stato.
Non era un governo di destra?
Meloni ha detto cose discutibili sulla scienza sostenendo che, mancando le evidenze, lei non poteva comprimere le libertà individuali. Ora, le scienze si dividono in quelle matematiche create dall’uomo e quelle che affrontano la natura. Queste procedono per tentativi, errori e correzioni senza poter fornire certezze, perché agiscono per tentativi ed errori raggiungendo il successo come hanno fatto i medici americani che hanno prodotto i vaccini.
Purtroppo, si è da tempo consolidata una visione della destra-destra indulgente con i No Vax e ideologicamente nemica della scienza empirica. Così, credendo di sottrarsi al pregiudizio ideologico, la presidente non si è forse resa conto di aver agito in senso inverso. La libertà e la salute sono beni non trattabili e per questo è auspicabile che il Parlamento introduca le correzioni necessarie.
Paolo Guzzanti
(da il Giornale)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
DOPO I “DISAGI” ESPRESSI DAL GUARDASIGILLI NORDIO E LE CRITICHE DI FORZA ITALIA, IL DECRETO PER PUNIRE CHI ORGANIZZA RAVE SARÀ MODIFICATO… L’IPOTESI È QUELLA DI ABBASSARE LA PENA SOTTO I 5 ANNI PER EVITARE LE INTERCETTAZIONI E DEFINIRE MEGLIO IL REATO
Fatta la legge, è già ora di cambiarla. Ad appena 48 ore dall’approvazione in Consiglio dei ministri, il decreto anti-rave presentato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi mostra almeno due criticità, sulle quali esponenti della stessa maggioranza chiedono di intervenire: l’eccessiva genericità della norma per definire «l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati» e la possibilità di intercettare alla ricerca di ipotetici responsabili del nuovo reato.
Le modifiche spetteranno al Parlamento chiamato a convertire il decreto in legge entro la fine dell’anno, e serviranno anche a scongiurare eventuali imbarazzi o diversità di vedute con il Viminale al ministero della Giustizia, dove ieri si sono insediati il viceministro e due sottosegretari che affiancheranno il Guardasigilli Carlo Nordio. Il quale si rimette alla «intenzioni sovrane» delle Camere, ma intervenendo alla commemorazione dei caduti dell’Amministrazione penitenziaria ha difeso il «decreto Piantedosi», almeno in linea di principio: «Se in questi giorni sono stati adottati provvedimenti che qualcuno ha temerariamente definito liberticidi, è perché uno Stato di diritto non può tollerare la violazione dei principi minimi di incolumità e di tutela della salute pubblica. La forza senza la giustizia è selvaggia e brutale, ma la giustizia senza la forza è una vuota e impotente astrazione».
Eppure, non è difficile avvertire qualche scricchiolio tra il garantismo sempre rivendicato da Nordio (sia pure coniugato con la certezza della pena e la garanzia della pubblica sicurezza) e la prima misura varata dal governo di cui fa parte.
Il giorno del giuramento il Guardasigilli disse di voler procedere a «una forte depenalizzazione e quindi una riduzione dei reati», ma al suo esordio l’esecutivo ha introdotto un nuovo reato; inoltre ha sempre sostenuto come «le intercettazioni, secondo me, andrebbero limitate; alcune sono indispensabili e altre dannose perché limitano la libertà dei cittadini», ma per come è scritta la norma anti-rave espande gli ascolti delle conversazioni anche a questa fattispecie.
Proprio la possibilità di intercettare chi organizza i raduni potenzialmente illegali è uno dei problemi segnalati nel neo-viceministro di Forza Italia Francesco Paolo Sisto.
Ha ribadito che la premier Giorgia Meloni e il suo vice (nonché ministro degli Esteri) Antonio Tajani hanno specificato che «non devono essere possibili» in questo tipo di indagini, cioè il contrario di quanto previsto dal decreto che fissa a sei anni di carcere il tetto massimo della pena prevista; sopra i cinque, infatti, i pubblici ministeri hanno diritto a chiedere e ottenere le registrazioni dei colloqui.
Sisto ha già individuato la soluzione: «L’unico sistema è portare la pena a un livello che inibisca l’uso delle intercettazioni», quindi sotto i cinque anni. Ma secondo il viceministro bisogna pure «tipizzare la fattispecie» dei rave-party da punire, «per evitare che quella appena approvata da norma di garanzia si trasformi in norma di polizia; non si può “ravizzare” ogni tipo di raduno o manifestazione». E allora, «siccome l’intenzione è di colpire situazioni in cui il largo uso di sostanze stupefacenti crea pericoli concreti per l’ordine e la salute pubblica», proprio il consumo di droghe correlato agli eventi consentirebbe di definire meglio il reato.
Una norma da correggere, quindi. Anche gli altri due sottosegretari alla Giustizia, Andrea Del Mastro per Fratelli d’Italia e Andrea Ostellari per la Lega, sono aperti a modifiche, sottolineando però l’impellenza di bloccare i rave-party. Sebbene quello in corso a Modena proprio nelle ore in cui è stato partorito il decreto legge (possibile solo «in casi straordinari di necessità e urgenza», secondo Costituzione) sia stato smobilitato pacificamente con le vecchie norme; e il precedente che aveva creato allarme risale al Ferragosto 2021.
«Se c’è una virgola da cambiare lo si farà», minimizza Ostellari. Toni e visioni diverse da quelle di Sisto e — forse — dello stesso ministro. Almeno quello che con la sua fama di liberale è stato salutato con soddisfazione in via Arenula da docenti di diritto, avvocati e «garantisti» vari che ora storcono il naso (o addirittura gridano allo scandalo) davanti al «decreto Piantedosi».
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2022 Riccardo Fucile
NEL RESTO DEL MONDO I RAVE SONO PER LO PIU’ LEGALI: SANZIONI O CARCERE SOLO PER EVENTUALI REATI COLLEGATI… SOLO NELL’ITALIA SOVRANISTA SIAMO AL DELIRIO
Nel resto del mondo i rave sono per lo più legali se rispondono a
determinati requisiti. Multe e, in rari casi, arresti sono previsti per altri tipi di reato a essi collegati.
Germania
In Germania le regole generali dipendono molto dai singoli Land. Un party di musica che non sia privato deve essere anticipatamente dichiarato alle autorità locali. Deve inoltre avere un responsabile, deve seguire misure di sicurezza e igiene, non deve disturbare la quiete pubblica. E la polizia locale può intervenire se non vengono rispettate queste regole. A Berlino, capitale della musica techno, molti grandi rave sono ormai legali. I rave spontanei e i cosiddetti ‘open air’ sono ancora molto comuni e spesso tollerati. Da tempo la Club-Commission, che rappresenta la scena dei club di Berlino, ha dato vita all’iniziativa ‘Free Open Air Initiative’ per discutere e sviluppare sia una regolamentazione sia un’espressione libera di manifestazioni musicali all’aperto, con l’individuazione di spazi adeguati in collaborazione con la città.
Francia
I rave devono essere dichiarati alle autorità locali almeno un mese prima in Francia. Se il numero previsto di partecipanti è inferiore a 500, basta l’ok del sindaco, se è superiore bisogna rivolgersi al prefetto. Il sindaco e prefetto possono vietare o sciogliere i raduni in corso che non presentino garanzie di sicurezza, le forze dell’ordine possono sequestrare il materiale di amplificazione o i mezzi che lo trasportano e successivamente confiscarlo su decisione del giudice. L’uso della forza pubblica è possibile se il raduno non è stato autorizzato o è stato espressamente vietato. Quest’ultima soluzione estrema viene però applicata soltanto se il rave presenta rischi eccezionali. Gli organizzatori di rave vietati possono incorrere in pene fino a 6 mesi di carcere e 4.500 euro di ammenda, mentre i partecipanti non sono penalmente perseguibili. Se il prefetto ha espressamente vietato di partecipare, si può incorrere al massimo in una multa di 38 euro.
Spagna
In generale in Spagna norme e sanzioni dipendono da leggi statali, regionali o locali riguardanti, principalmente, la regolazione di eventi o attività ricreative, l’occupazione di proprietà privata, il rispetto di misure sanitarie, il consumo di sostanze e la tutela dell’ambiente. Eventuali irregolarità nei rave non autorizzati sono, in genere, sanzionabili con multe. Possesso di stupefacenti, infrazioni stradali, violazione di norme sanitarie e disobbedienza alle autorità sono alcuni degli illeciti riscontrati dalle autorità in alcuni episodi recenti. In alcuni casi si è arrivati a una decina di arresti, ma non per motivi direttamente legati all’organizzazione o partecipazione a feste illegali, bensì per reati «contro la salute pubblica», traffico di droga o «resistenza a pubblico ufficiale».
Belgio e Olanda
Per poter organizzare un rave legale servono permessi che devono essere rilasciati dalle autorità municipali. Le polizie di Olanda e Belgio, in mancanza di una norma univoca, sembrano avere un approccio dettato caso per caso: intervengono e sanzionano (o tentano di sanzionare) i partecipanti alle feste illegali sulla base delle infrazioni eventualmente commesse, come l’uso di stupefacenti o la violazione della proprietà privata. L’obiettivo è ad ogni modo prevenire poiché i party sono molto difficili da interrompere una volta iniziati e si cerca di negoziare con gli organizzatori. Le norme prevedono la confisca degli impianti audio e ammende di varie entità e seconda dei Paesi (e delle regioni) sia per i responsabili delle feste sia per chi vi prende parte.
Stati Uniti
Negli Stati Uniti i rave, molto diffusi, sono equiparabili ai concerti e quindi sono legali purché rispettino una serie di requisiti: una “business license” (una licenza commerciale), un’autorizzazione per l’evento da parte della città competente, un permesso del proprietario del luogo in cui si tiene, una polizza di assicurazione e i moduli per la riscossione delle tasse sui biglietti. Il dj deve inoltre avere gli appropriati diritti per far ascoltare i brani musicali. Il rave sconfina nell’illegalità quando è improvvisato con l’occupazione non autorizzata di edifici, gli allacci elettrici abusivi, la presenza di droga (tranne la marijuana dove consentita) e il volume troppo alto: tutte circostanze che costituiscono singoli reati perseguibili dalle forze dell’ordine.
(da agenzie)
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