Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
AVEVA 20 GIORNI E AVEVA NECESSITA’ DI CURE… IN DUE GIORNI OLTRE 600 ARRIVI SUI BARCHINI
Il corpo senza vita di un neonato di 20 giorni è stato trovato su una
barca partita ieri dalla Tunisia e fatta approdare stanotte a Lampedusa, al molo Favarolo. Secondo quanto si apprende, il bambino aveva sofferto di disturbi respiratori e i genitori speravano di arrivare in Italia per farlo curare.
L’arresto cardiaco sarebbe stato provocato da uno stato di ipotermia. Con lui c’era la madre, una 19enne originaria della Costa d’Avorio, che ora è stata trasferita all’hotspot di contrada Imbriacola insieme ai compagni di traversata. Sul natante, che trasportava 37 migranti, c’erano anche due ustionati.
Nel corso dell’ispezione eseguita sul corpo del piccolo, il medico non ha riscontrato alcun segno esterno di violenza, ritenendo che il decesso sia avvenuto per ipotermia a causa delle condizioni di fragilità del bambino. La Procura di Agrigento, con il suo facente funzioni Salvatore Vella, ha disposto il nulla osta alla sepoltura del cadavere. Le salme trasportate alla camera mortuaria del cimitero di Lampedusa salgono così a cinque: due tunisini recuperati il 7 ottobre per i quali il consolato ha richiesto il Dna, due donne, fra cui quella che ha perso la vita ieri al Poliambulatorio a causa di un arresto cardiaco dovuto a ipotermia e, appunto, il neonato di 20 giorni.
Nelle scorse settimane, le bare di migranti in attesa di trasferimento sono arrivate a una dozzina. Firmati i nulla osta, si è proceduto al trasferimento con il traghetto a Porto Empedocle e la tumulazione nei cimiteri di Palma di Montechiaro, Raffadali, Favara e Joppolo Giancaxio.
“È un continuo ricevere chiamate da parte delle forze dell’ordine per informarmi che ci sono cadaveri. Mi sembra di assistere a un bollettino di guerra e ciò che mi preoccupa è che stia diventando una quotidianità. È duro lavorare in queste condizioni, innanzitutto umanamente e poi perché il nostro comune non può sopportare questo peso, anche per l’insufficienza di risorse umane, strumentali e finanziarie”, dichiara il sindaco di Lampedusa e Linosa, Filippo Mannino, che ha scritto al premier Giorgia Meloni e al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per chiedere un incontro urgente.
Intanto gli sbarchi sull’isola sono ripresi dopo diversi giorni di tregua dovuta alle cattive condizioni del meteo.
Centoquarantasette migranti hanno raggiunto la più grande delle Pelagie durante la notte, aggiungendosi ai 374 approdati ieri. In 28, tra cui 8 donne, tutti di origine subsahariana, sono stati bloccati dalla Guardia di Finanza presso Cala Francese, dove erano riusciti ad approdare autonomamente. Non c’è nessuna traccia dell’imbarcazione usata per la traversata.
Poco dopo al molo Favaloro dalla motovedetta della Capitaneria di porto sono sbarcati 51 migranti, tra cui 13 donne e 5 minori. Attorno all’una, invece, è arrivato il barchino a bordo del quale il neonato di 20 giorni ha perso la vita. Gli uomini della Guardia costiera hanno intercettato altre 31 persone a bordo di un’imbarcazione alla deriva, tra loro 17 donne e un minore. Dopo un primo triage sanitario sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola, dove le presenze sono di nuovo più di mille.
(da agenzie)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
DOPO LA “SCELTA INCOMPRENSIBILE E ILLEGALE” DEL GOVERNO MELONI, ERA NORMALE CHE IN EUROPA SI INCAZZASSERO… PER NON ACCOGLIERNE 234 ORA DOVREMO FARCI CARICO DI 3.500
L’Ocean Viking con i suoi 234 migranti a bordo sarà accolta venerdì in Francia, a Tolone. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno francese Darmanin, che la denunciato la “scelta incomprensibile” dell’Italia di non accogliere la nave.
Il ministro ha anche annunciato che la Francia sospenderà l’accoglienza prevista di 3.500 rifugiati dall’Italia, invitando “tutti gli altri partecipanti” al meccanismo di ricollocamento europeo dei migranti, “in particolare la Germania“, a sospendere l’accoglienza dei profughi attualmente in Italia.
Già questa mattina il ministro francese del Lavoro Olivier Dussopt, aveva detto in un’intervista: «Ci sono regole in Europa che bisogna anche saper rispettare». Per poi aggiungere: «La regola in Europa è la solidarietà e la regola di solidarietà dice che è lo Stato con il porto più vicino che deve accogliere la nave, in questo caso è l’Italia», ha dichiarato Dussopt, aggiungendo che «l’Italia ha beneficiato della solidarietà europea: non può essere a senso unico».
Il ministro però non ha voluto rispondere alla domanda sull’accoglienza in Francia della nave: «È un tema seguito da altri miei colleghi», ha sostenuto, sottolineando la necessità «che le persone a bordo di questa nave non siano in pericolo».
(da agenzie)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
RIVENDICA “UN APPROCCIO PRUDENTE E RESPONSABILE” MA POI ASSECONDA LE SPARATE IRREALISTICHE DELLA MAGGIORANZA… AMMETTE CHE PER LA COPERTURA DELLE PENSIONI LA SITUAZIONE È “CATASTROFICA” MA POI ASSICURA CHE “QUOTA 41” “NON È ESCLUSA” (MA CON QUALI SOLDI?)
A limitarsi a quel che ha detto, verrebbe da condividere quasi tutto.
Quasi, ma ci torniamo, perché sulle pensioni il cortocircuito logico, prima ancora che finanziario, è clamoroso. Il problema di Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia che rivendica “un approccio prudente e responsabile”, che si pone in continuità col suo predecessore, che stigmatizza i malvezzi degli stessi governi populisti di cui ha fatto parte (“stimiamo un moltiplicatore basso? Eh, si è visto com’ è andata, coi moltiplicatori miracolosi”, ha sbuffato, in riferimento, però, a quando lui era sottosegretario di Giuseppe Conte), insomma il problema del Giorgetti, che ieri ha illustrato la Nadef alle Camere, è quanta della sua cautela sia compatibile coi piani del governo.
E su almeno tre punti – pensioni, Pnrr e sussidi – i conti non tornano. Sulle pensioni, la semplice lettura delle tabelle della Nadef suggeriva previsioni fosche. Ma era un suggerimento sbagliato. Perché le previsioni sono catastrofiche. “Per dare un’idea degli oneri che complessivamente gravano sulla spesa per pensioni per effetto del meccanismo di indicizzazione all’inflazione – ha spiegato ieri Giorgetti – le stime del conto economico a legislazione vigente scontano un incremento di 5,4 miliardi per il 2022, cui segue un incremento di 21,3 miliardi nel 2023, 18,5 miliardi nel 2024 e 7,4 miliardi nel 2025”.
La Nadef indica che al 2025 l’Italia spenderà il 16,5 per cento del suo pil in spesa previdenziale: la cifra più alta dell’area Ocse (quindi del mondo) con la Francia, seconda, oltre un punto di pil in meno, e una media europea del 9,9 per cento. Lungi dall’avallare azzardi come Quota 41 – che andrebbe ad aggravare la spesa pensionistica con quasi 6 miliardi all’anno in più, fin dalla sua introduzione – un ministro dell’Economia che voglia essere conseguente col suo “draghismo” dovrebbe suggerire misure che vadano nella direzione opposta: quella, cioè, di ridurre la spesa previdenziale.
Quanto al Pnrr, il messaggio lanciato ieri da Giorgetti andrebbe invece decrittato a favore di FdI. Specie a quegli esponenti che consideravano come cosa fatta il dirottamento dei fondi di investimento europei e dei fondi strutturali residui nel bilancio 2014-2020 sul caro energia. “Tale possibilità presuppone una modifica dei regolamenti europei che consenta maggiori margini in termini di ammissibilità delle misure e una ricognizione delle effettive disponibilità dei programmi operativi, soprattutto nazionali”, ha ammonito Giorgetti.
Ribadendo l’ovvio: e cioè che, anziché vagheggiare spericolate riscritture in corso del Pnrr, e “prima di avanzare nuove richieste sugli investimenti”, il governo farebbe bene a migliorare e agevolare le normative che consentirebbero di realizzare davvero progetti del Piano.
Sapendo, poi, che per la crisi energetica le richieste andranno avanzate durante la discussione del RePowerEu: “Questo ci permetterebbe non di rivedere o rinnegare il Piano, ma di renderlo implementabile”, ha spiegato il ministro. Che evidentemente, però, nel liquidare con un ironico “eh, sì, sarebbe bellissimo” l’ipotesi di un price cap nazionale, dimostra di non credere al progetto prospettato da Giorgia Meloni: quello per cui basterebbero appena 4 miliardi per realizzare un decoupling su scala nazionale fino ad aprile.
“Sulle disuguaglianze avrete sorprese da questo governo, rispetto a quelli precedenti”, ha detto poi Giorgetti, rivolgendosi ai parlamentari di Sinistra italiana. “Le limitate risorse a disposizione saranno indirizzate verso i soggetti più vulnerabili”. E viene voglia di credergli. Solo che non si capisce perché allora, esattamente come “quelli precedenti”, questo governo perseveri nella logica dei bonus a pioggia.
(da Il Foglio)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
LA GELMINI STA PORTANDO DALLA SUA PARTE MOLTI FORZISTI E LEGHISTI: L’EX ASSESSORE REGIONALE MATTINZOLI, L’EX DEPUTATA AZZURRA ANNA LISA BARONI, E STA PER CHIUDERE ANCHE IL COLPACCIO: L’EX LEGHISTA RAFFAELE VOLPI, GIÀ PRESIDENTE DEL COPASIR
Mentre sono appena partite (giovedì 10 novembre, dalle ore 10.30) le elezioni dei Presidenti delle Commissioni al Senato, non vi è una sola donna tra gli eletti ieri alla Camera al vertice di quattordici commissioni.
Eppure, al di là delle talvolta pretestuose quote rosa, è veramente tutto al femminile lo scacchiere della politica italiana in questo momento. Il catfight dello Xanax celebrato a Palazzo Madama lo scorso luglio tra Licia Ronzulli e Maria Stella Gelmini ha prodotto risultati oltre ogni possibile aspettativa.
“Mary Star” non solo non ha toccato alcun ansiolitico ma, in silenzio e pazientemente, ha tessuto, una per una, tutte le fila che portano all’uscita di Letizia Moratti dal centro destra e alla sua candidatura con il Terzo Polo per le regionali della Lombardia del 2023.
La vendicativa ex azzurra Gelmini, passata ad Azione, conosce il territorio e sa come raccogliere endorsement e preferenze, e porta in eredità alla nuova “destra di sinistra” (Terzo Polo) un metodo di acquisizione di voti che per decenni ha fatto della Lombardia la roccaforte del centrodestra. Le Regionali si vincono sommando preferenze, cordate di potere, gruppi di interesse.
Se “Kiss me Licia” sta tutt’ora pagando per il suo narcisistico, e malcelato, esibizionismo, la sua rivale Gelmini si muove nell’ombra. Da tempo è impegnata in una serrata campagna acquisti che ha portato all’ingresso nella squadra di Lady Moratti dell’ex assessore regionale Alessandro Mattinzoli e dell’ex deputata azzurra di Mantova. Anna Lisa Baroni.
La Gelmini in questi giorni sta portando a termine il grande colpo: l’ingresso in squadra di Raffaele Volpi, ex leghista già presidente del Copasir. Questa sua capacità di “Azione” è stata apprezzata in particolar modo da Renzi. “Forse troppo” mormorano da Montecitorio (Maria Elena Boschi) e da Palazzo Madama (Raffaella Paita).
(da Dagoreport)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
“TRA COPIA ED ORIGINALE SI SCEGLIE SEMPRE L’ORIGINALE”
Dopo Cottarelli, anche Giuliano Pisapia si sfila. Come l’economista,
l’avvocato ed ex sindaco di Milano non si candiderà alla presidenza della Regione Lombardia.
E oggi in un’intervista al Corriere della Sera spiega perché: « Ci ho pensato seriamente ma credo che la soluzione migliore per il centrosinistra e per il civismo sia quella di cambiare schema. Di puntare sulle tante energie che ci sono sul territorio a partire dai sindaci, dagli assessori, dai consiglieri comunali, dall’associazionismo che hanno fatto, e stanno facendo, molto bene in tanti comuni lombardi». Per Pisapia «non bisogna avere paura delle primarie, le vittorie più belle le abbiamo ottenute dopo le primarie. La condizione fondamentale è che ci deve essere un programma condiviso e che tutti, ma veramente tutti, si impegnino per vincere le elezioni».
All’avvocato non piace la candidatura di Letizia Moratti: «Parla di Moratti candidata dalla destra al Quirinale al posto di Mattarella? O di quella che, come si è letto sui giornali, fino a pochi giorni fa trattava un posto da ministra nel governo Meloni e lamentava pubblicamente la mancata conferma della promessa, vera o non vera, di essere la candidata del centrodestra alle prossime Regionali? Forse doveva pensarci prima a dire che il centrodestra non andava bene. Leggo paragoni con Casini, voglio ricordare che Casini è uscito dal centrodestra nel 2008 ed è stato candidato come indipendente nel 2018. Sono passati 10 anni, non 10 minuti come la Moratti».
Quella del Terzo Polo, secondo l’ex sindaco di Milano, è un’operazione «legittima ma spregiudicata. Mentre quello del Pd che apre alla candidatura della “dottoressa” «è un cinismo che non condivido. Credo che la coerenza, la capacità di ascolto, il mettersi a disposizione della propria comunità siano dei valori fondamentali. Ma le rigiro la domanda: se il centrosinistra appoggiasse Moratti con una operazione trasformista e poi perdesse, il risultato sarebbe di imbarcarsi nella più grande operazione suicida della sua storia. Perché si sa che tra la copia e l’originale si sceglie sempre l’originale. E che vittoria sarebbe? La vittoria di un programma su scuola, trasporti e sanità opposto a tutte le convinzioni della nostra comunità».
(da agenzie)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
ECCO COME SI ADEGUANO GLI ASSEGNI ALL’INFLAZIONE
Maxi-aumento delle pensioni in vista, con il solo trattamento minimo che balza di quasi 500 euro in un anno. Ma, attenzione, la rivalutazione degli assegni previdenziali per tenere il passo dell’inflazione non è per tutti.
Mercoledì sera il Ministero dell’Economia ha annunciato che Giancarlo Giorgetti ha firmato il consueto decreto che stabilisce la misura della “perequazione”, ovvero l’adeguamento degli assegni pensionistici alla dinamica dei prezzi.
Visto il caro-energia degli ultimi mesi, è una cifra che non si vedeva da decenni: +7,3%, in considerazione dei dati Istat disponibili fino al 3 novembre scorso.
Sono cifre di non poco conto: se si prende il solo trattamento minimo, si passa da 525,38 a 563,73 euro ovvero circa 38 euro in più al mese, quasi 500 euro all’anno considerando le tredici mensilità. Alla luce del funzionamento del meccanismo della perequazione, e del fatto che su questi importi non c’è prelievo Irpef, è sì un aumento secco che rappresenta quasi una mensilità in più. Ma non vale per tutti
I trattamenti non salgono tutti della stessa entità. La rivalutazione si applica infatti in quote differenti, a seconda delle fasce di reddito:
100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.
In sostanza, la percentuale del 7,3% diventa qualcosa di meno con il crescere dell’assegno. Da 2.102 a 2.627 euro (ossia, tra quattro e cinque volte il minimo) si passa al 6,57% (il 90% del 7,3%) e al di sopra si scende al 5,475% (il 75% del 7,3%). Senza considerare che, ovviamente, a questi livelli di reddito subentra poi il prelievo marginale dell’Irpef.
Quello della perequazione è comunque un meccanismo che è tornato ad esser recentemente più generoso, perché in passato l’esigenza di contenere la spesa pubblica aveva fatto sì che le decurtazioni non fossero calcolate per fasce di pensione (un po’ come avviene per l’Irpef) ma sull’intero importo. Oggi, ad esempio, su un assegno da 2.500 euro lordi la rivalutazione si applicherà con il +7,3% per la quota fino a 2.102 euro, poi con il +6,57% per la parte superiore ovvero da 398 euro. Al lordo delle tasse, dunque, quell’assegno il prossimo anno salirà a 2.680 euro e quindi la rivalutazione sarà del 7,2%.
A differenza di quel che avviene per i redditi da lavoro dei dipendenti, che devono attendere le tornate di rinnovi contrattuali per spuntare un aumento della busta paga, i pensionati hanno almeno la garanzia di ricevere – seppur con un anno di differita – un incremento nel trattamento a stretto giro rispetto all’infiammarsi dei prezzi, particolarmente impotante in questa fase.
Per altro, l’adeguamento è solo parziale e necessita di un aggiornamento, quando si conosceranno i dati sull’inflazione definitivi dell’anno precedente. Se si prende l’ultimo dato Istat relativo al mese di ottobre, ad esempio, si ha un’inflazione acquisita per il 2022 che già arriva all’8%. Proprio per quest’anno, ad esempio, un primo decreto del novembre 2021 aveva fissato la misura dell’adeguamento all’1,7%. Poi, alla luce dei dati consolidati sui prezzi, è stato determinato un conguaglio dello 0,2% (in media: 17 euro) che è stato versato in anticipo – per volere del governo Draghi – già col rateo di nvembre. Un mese particolare, perché ha visto sommarsi diversi fattori: il decreto Aiuti bis ha messo in pagamento per gli ultimi tre mesi dell’anno anche un incremento del 2% della pensione lorda, per gli assegni fino a 2.692 euro. Sempre con la pensione di novembre è stata pagata anche l’indennità una tantum di 150 euro ai titolari di pensione con decorrenza entro il 1° ottobre 2022, con un reddito Irpef inferiore a 20.000 euro.
(da agenzie)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
IL BILANCIO DELLE ELEZIONI DI METÀ MANDATO NEGLI USA SEGNA LA FINE DELL’ERA TRUMP: I REPUBBLICANI SI SONO LIBERATI DI UNA FIGURA DIVISIVA COME L’EX-PRESIDENTE E NON CI SARA’ CAMBIAMENTO DI POLITICA ESTERA A WASHINGTON
Male per Donald Trump. Bene per Joe Biden e i democratici. Molto
bene per Ron DeSantis e per i repubblicani. Benissimo per l’America. Interlocutorio per l’Europa. Pessimo per Putin. Incoraggiante per la democrazia. Il bilancio finale delle elezioni di midterm dipende dal Senato, ancora in bilico, forse fino al ballottaggio del 6 dicembre in Georgia. Ma anche l’eventuale conquista repubblicana del Senato non cambia il dato di fondo: la fine dell’era Trump. Ne derivano conseguenze per gli Usa e per il mondo. Vinti e vincitori – e sopravvissuti – si misurano su due metri: aspettative e seguiti.
L’ex Presidente si aspettava una nottata fantastica. Non l’ha avuta. I suoi candidati preferiti non hanno sfondato. Annuncerà lo stesso la sua ricandidatura fra una settimana. Non va sottovalutato. Ha nove vite. Ma la discesa libera è diventata un percorso di guerra.
(da La Stampa)
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Novembre 10th, 2022 Riccardo Fucile
ERA STATA ARRESTATA PIU’ DI UN MESE FA A TEHERAN
Alessia Piperno è stata rilasciata dalle autorità iraniane e si appresta a tornare in Italia., è già in volo verso l’Italia dove arriverà nel pomeriggio.
Piperno era stata arrestata in Iran il 28 settembre scorso, il giorno del suo compleanno, mentre era in viaggio nel Paese, uno dei tanti fatti negli ultimi dieci anni da travel blogger, viaggiatrice digitale e “solitaria”, come lei stessa si definisce sui suoi profili social.
Era arrivata in Iran dal Pakistan e si era trovata a Teheran proprio nei giorni in cui sono scoppiate le manifestazioni per la morte nelle mani della cosiddetta polizia morale di Mahsa Amini. una 22enne curda arrestata perché non indossava correttamente il velo, secondo la polizia.
Le autorità iraniane non avevano spiegato le ragioni dell’arresto, ma avevano messo il fermo in connessione con le proteste e l’accusa rivolta a una serie di cittadini stranieri di avervi partecipato o di averle fomentate.
Piperno era stata portata nel carcere di Evin, dove la sera del 15 ottobre è scoppiato un vasto incendio e dove ci sono stati scontri tra detenuti e forze di sicurezza, con almeno 8 morti.
(da agenzie)
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