Febbraio 24th, 2023 Riccardo Fucile
“PER POLITICI CON UN EGO COSÌ FORTE È DIFFICILE CAPIRE CHE UN PAESE GRANDE COME LA RUSSIA STIA SUBENDO COLPI DA UN PAESE PICCOLO COME L’UCRAINA”
Iryna Vereshchuk, vicepremier e ministra per la Reintegrazione dei territori occupati. È perentoria nel definire le condizioni di Kiev al negoziato: «Riprendere la Crimea e tornare ai confini del 1991». Mentre liquida le affermazioni di Silvio Berlusconi come quelle di un «maschio alfa modello Putin» ormai consegnato alla storia.
Un’Ucraina sicura comprende la Crimea?
«Senza la Crimea non ci sarà sicurezza né per l’Ucraina né per l’Europa. È nell’interesse dell’Europa, della Gran Bretagna e degli Usa fare in modo che la Russia non possa utilizzare la Crimea come il suo trampolino militare. È ormai un fondamento della geopolitica mondiale».
Quali sono le vostre condizioni per sedervi a un tavolo negoziale?
«Ristabilire i confini ucraini del 1991 col riconoscimento della comunità internazionale».
Un commento sulle parole di Berlusconi?
«Berlusconi è un prodotto del passato, di un’epoca dove si governava non in base ai valori ma con altri strumenti politici. Non fa niente, non ci offendiamo, siamo comprensivi. Anche noi eravamo sotto l’influenza di questo tipo di politica e di visioni del mondo errate. Il futuro appartiene ad altri politici espressione di altri valori, bisogna solo aspettare e non dare troppa importanza a episodi del genere. Berlusconi ricorda Putin e la sua gente, maschi alfa che dimostrano disprezzo verso regole e i principi, convinti che a loro tutto sia concesso. Per politici con un ego così forte è difficile capire che un Paese grande come la Russia stia subendo colpi da un Paese piccolo come l’Ucraina che mettono a nudo la loro debolezza».
Si è chiesta come mai gli alleati non hanno fornito subito determinati armamenti?
«Nel 2014 Putin ha mostrato il suo vero volto annettendo la Crimea. E invece di fermarlo il mondo ha iniziato a trattare con lui. Continuavano a permettere alla Russia di armarsi militarmente e tecnologicamente.
Il Cremlino è riuscito a convincere buona parte del establishment dell’Occidente che sarebbe stato meglio per loro fare un passo indietro e concedergli una parte dell’Ucraina, per tutelare i rapporti con Mosca e avere una relativa pace in Europa.
Putin con la sua aria di sfida, è riuscito ad impressionare gli altri leader, perciò quello che succede ora è una specie di eco del 2014. Ma abbiamo avuto politici come Mario Draghi, Andrzej Sebastian Duda, Boris Johnson, i leader di Lituania ed Estonia e altri che non hanno esitato reagendo già nelle prime fasi dell’invasione. E adesso gli altri si allineano. Le cose stanno cambiando».
Il ripensamento di Sanremo vi ha turbato?
«No, il presidente si rivolge e parla al mondo intero. Ha fatto talmente tanti discorsi da essere sentito e capito in tantissimi consessi. Chi in qualche modo ha cercato di limitarlo non limiterà l’energia che emana il popolo ucraino. Si è trattato di un episodio specifico ma non così importante. Penso che gli italiani ci stiano aiutando perché in qualche modo si rispecchiano in noi, in come eravate un tempo. Il vostro popolo ha un grande cuore e una grande anima, questo è quello che conta».
(da la Stampa)
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Febbraio 24th, 2023 Riccardo Fucile
IN PIAZZA GRIDANO: “ASSASSINI”… L’AVVOCATO: VICENDA BUIA E SENZA DIRITTI”… NON TENUTI IN CONSIDERAZIONE I PARERI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, DEI PM DI TORINO E DEL DAP
Decisione a sorpresa. Alfredo Cospito resta al 41bis. La Cassazione ha
respinto il ricorso del suo avvocato Flavio Rossi Albertini che aveva chiesto la revoca del carcere duro contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma. E come non bastasse lo condanna anche a pagare le spese processuali.
Ecco la reazione del suo avvocato: “Leggendo i pareri favorevoli della Procura nazionale antimafia, dei pm di Torino e del Dap inviati al ministro avevamo capito che la decisione ministeriale fosse stata politica e non giuridica. Dopo la lettura della requisitoria del Pg Gaeta pensavamo che il diritto potesse tornare ad illuminare questa buia vicenda. La decisione di questa sera dimostra che ci sbagliavamo”.
Per l’avvocato difensore questa della Cassazione «è una condanna a morte»: «Volevano il martire e lo avranno», dice Flavio Rossi Albertini. «Avevo maturato qualche speranza dopo che per ben due volte la Cassazione aveva anticipato l’udienza e soprattutto dopo il parere del pg della Cassazione. Hanno deciso così perché si sentono forti dal momento che hanno l’opinione pubblica a favore».
Hanno deciso i cinque giudici, da soli in camera di consiglio da stamattina alle 10, anche contro il parere del procuratore generale Piero Gaeta che invece aveva chiesto il riesame del tribunale di sorveglianza, ma che al pari dell’avvocato, non era presente in piazza Cavour durante la riunione dei giudici.
Silenzio surreale in piazza Cavour quando si è capito che era uscita la decisione. E poi l’inevitabile reazione degli oltre 50 anarchici presenti: “Assassini”, “Lo stato ammazza un militante anarchico e rivoluzionario”, “State fomentando rivoluzioni”, “Alfredo, viva o muoia, vivrà per sempre”.
Una presenza compatta, sin dalla mattina, dietro agli striscioni con le A dell’anarchia e le scritte “Lo Stato tortura. Con Alfredo, contro il 41 bis e l’ergastolo”, “Il carcere uccide”. Il tutto in una piazza Cavour completamente blindata su tutti i lati.
Adesso bisognerà aspettare le motivazioni della decisione da parte dei giudici della Suprema corte. Decisione che compromette inevitabilmente la vita di Cospito. In sciopero della fame dal 20 ottobre dell’anno scorso e ricoverato all’ospedale San Paolo di Milano, nelle stanze riservate al 41bis. Cospito, ai suoi avvocati, aveva già detto chiaramente che, in caso di risposta negativa, avrebbe ripreso appieno lo sciopero della fame.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2023 Riccardo Fucile
PER WINPOLL SCHLEIN IN TESTA 56% A 44%… DECISIVO QUANTI ANDRANNO A VOTARE
SONDAGGIO BIDIMEDIA
Alle primarie del Partito Democratico di domenica prossima, 26 febbraio, si sfideranno i due candidati che hanno ottenuto più voti nei circoli dem, Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Secondo l’ultimo sondaggio BiDiMedia, realizzato il 23 febbraio, la partita sarebbe ancora aperta: il governatore dell’Emilia-Romagna risulta avanti nella corsa alla segreteria, rispetto alla deputata, ma è ancora alto il numero degli indecisi, al punto che l’esito del voto potrebbe essere ribaltato.
Bonaccini conduce la corsa con un vantaggio di 7 punti percentuali, con un consenso del 38% raccolto tra gli elettori dem che si mostrano propensi a recarsi ai gazebo.
Elly Schlein segue con il 31%, ma è il dato degli indecisi ad essere particolarmente rilevante: quasi 1 potenziale elettore su tre (31% dei possibili votanti) non ha ancora deciso chi votare o se si recherà ai seggi. Un bacino che, in teoria, è più che sufficiente a cambiare radicalmente l’esito elettorale di domenica. Al netto degli indecisi, nell’improbabile caso che rimangano tutti tali anche domenica, Stefano Bonaccini otterrebbe il 55% contro il 45% per cento di Elly Schlein
A suscitare le speranze dei sostenitori dell’ex europarlamentare è anche la riduzione del distacco rispetto alla precedente rilevazione BiDiMedia sulle primarie, quando Bonaccini al netto degli indecisi otteneva il 57% contro il 39% di Elly Schlein, quando ancora erano sondati gli altri candidati.
L’affluenza ai gazebo
Dato determinante sarà l’affluenza ai gazebo. L’alto numero di indecisi non permette di rilevarla con precisione ed è stimata in un’ampia forchetta tra 700.000 e 1,3 milioni di votanti. I dati del sondaggio BiDiMedia sono basati sul voto stimato di circa 1 milione di persone, ma se l’affluenza fosse un po’ più alta, questa potrebbe favorire il recupero di Elly Schlein.
La sfidante risulta infatti più apprezzata da fasce di elettori meno propense al voto, mentre Stefano Bonaccini prevale nel “core” dei militanti PD
Primarie Pd: voto per età, genere e residenza
Se analizziamo però il voto per età, genere e residenza, Bonaccini vince nettamente tra gli elettori over 35, con il 41% dei consensi, tra gli uomini (43%) e nei residenti dei comuni con meno di 50.000 abitanti (41%). Elly Schlein al contrario è nettamente avanti tra i giovani (41% contro il 28% del governatore emiliano) ed è in testa tra i residenti delle città con oltre 50.000 abitanti (37 a 34)
Leggero vantaggio per Elly Schlein tra le donne (33 a 32), tra le quali si rileva il maggior numero di indecisi con il 35%. Da notare che i giovani, categoria di maggior forza per Elly Schlein, sono i meno propensi al voto, mentre le fasce d’età più elevata costituiscono la base più numerosa degli elettori dem, portando così ai dati totali del sondaggio.
SONDAGGIO WINPOLL
Elly Schlein davanti a Stefano Bonaccini nella corsa alla segreteria del Pd. La notizia arriva dal sondaggio politico di Winpoll.
Il vantaggio del presidente dell’Emilia-Romagna è sembrato assottigliarsi nel corso dei giorni, ma è sempre stato considerato il favorito – in ogni caso – nella successione a Enrico Letta. Dalle stime che vengono fatte sull’elettorato, però, arriva una risposta abbastanza chiara: ai gazebo è Schlein la favorita da battere: secondo Winpoll la deputata è al 56,3% tra i potenziali elettori del Pd, contro il 43,7% di Bonaccini
Scendendo nello specifico delle fasce d’età che compongono il campione di elettorato dem, arriva un dettaglio in più sulle preferenze per Schlein: la deputata guadagna il massimo consenso tra i più giovani, che nella fascia tra i 18 e i 29 anni la premiano con il 61% delle preferenze contro il 26% di Bonaccini. Tra i 30 e i 44 anni in testa c’è ancora Schlein con il 45%, davanti al presidente dell’Emilia-Romagna al 40%. È un confronto quasi alla pari, invece, nella fascia tra i 45 e i 65 anni: la deputata al 39% con il governatore al 41%. Ma Schlein conquista anche gli over 65: 48% con Bonaccini fermo al 33%.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2023 Riccardo Fucile
TRA FASCI LITTORI E SPONSORIZZAZIONI DI CASAPOUND, RIGHINI (FDI) E’ STATO IL PIU’ VOTATO ALLE REGIONALI DEL LAZIO
Bancario, cinquantacinque anni, una vita politica passata quasi sempre
nelle seconde file, con un certo amore per la retorica: «Con Giorgia Meloni dieci anni fa abbiamo costruito un battello per salvare dai flutti la storia e le bandiere di una comunità smarrita». Giancarlo Righini, al terzo mandato in Regione Lazio, è il campione delle preferenze di Fratelli d’Italia. Quasi 38mila voti, un numero record per una figura in fondo poco conosciuta al di fuori del suo territorio.
Il segreto? L’alleanza giusta e l’assoluta fedeltà alla leader nazionale. Sulla sua pagina Facebook nei giorni successivi allo spoglio che lo ha visto recordman dei voti ha postato il classico «Grazie» agli elettori. Camicia, cravatta e giacca sulla spalla, su sfondo blu. Nessuna festa pubblica, mentre oggi è il candidato in pectore alla presidenza del Consiglio regionale del Lazio.
Rileggendo la sua campagna elettorale – fatta girando decine di ristoranti, centri sportivi e locali alla moda – appare chiaro come per Righini sia stata vincente l’alleanza con Francesco Lollobrigida, il ministro dell’Agricoltura cognato della premier Meloni.
Un’amicizia antichissima, che affonda le radici nella provincia a sud della capitale, dove mister preferenze è nato e cresciuto politicamente. È lui, in fondo, il cavallo su cui ha scommesso la componente di Fratelli d’Italia che ha preso in mano Roma e il Lazio, mettendo da parte Fabio Rampelli.
Arrestato e prescritto
Velletri, sessantamila abitanti, città di confine tra Roma e Latina, ha visto Giancarlo Righini compiere i primi passi all’interno del mondo della destra. Prima nel Movimento Sociale Italiano, poi in Alleanza Nazionale, per diventare – alla fine degli anni Novanta – uno degli assessori di fiducia di Bruno Cesaroni.
Non un sindaco qualunque, ma il nipote dell’antico podestà di epoca fascista della città dei Castelli Romani. Nel 1997 aveva strappato la carica di sindaco al centrosinistra, che da sempre governava la città.
È il trampolino di lancio per Giancarlo Righini, fedelissimo frequentatore della locale sezione degli eredi della fiamma tricolore, chiamato dal sindaco di An ad occupare la carica di assessore. Finì malissimo, pochi anni dopo.
Il 25 gennaio 2005 decine di militari della Guardia di Finanza arrivati da Roma arrestarono sette persone, eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare richiesta dalla procura di Velletri. In manette finì anche Giancarlo Righini, che all’epoca aveva la delega ai Lavori pubblici.
L’inchiesta riguardava cinque appalti, per una cifra complessiva di 5 milioni di euro, riporta un take dell’Ansa dell’epoca. Il processo è finito favorevolmente per gli imputati, con la corte d’Appello di Roma che ha dichiarato la prescrizione dei reati.
Quel periodo di governo del Comune di Velletri il re delle preferenze di Fratelli d’Italia preferisce oggi dimenticarlo. Nel curriculum vitae pubblicato sul sito del Consiglio regionale del Lazio, dove siede dal 2013, non c’è traccia del suo passato di assessore a Velletri.
Preferisce dare spazio alla sua carriera di promotore finanziario in una banca locale e alla sua competenza di «oratore efficace». Certi cattivi ricordi è meglio cancellarli.
Odio rosso
Della sua ascesa politica a Velletri Righini ha ben altre immagini da mostrare. A tinte nere. Il 7 agosto 2015 sulla sua bacheca Facebook ha pubblicato una sorta di collage, un cartellone a cui tiene molto: «Ho deciso di incorniciarlo per non dimenticare mai le nostre radici».
Ritagli di giornale con il suo nome, in cima, sotto il simbolo di Alleanza Nazionale, la fotografia dell’ex sindaco Bruno Cesaroni. Ma a colpire sono i quattro fasci littori messi a mo’ di cornice attorno alle firme di chi preparò quel ricordo. E, sulla sinistra, ben in mostra, la foto di Benito Mussolini, nella sua più classica delle pose con le braccia sui fianchi e il fumetto: «Occhio giovane camerata che ti seguo sempre».
Tra i commenti il primo è quello di Giorgio Greci, il candidato alla carica di sindaco nel 2018 (vinse all’epoca il centrosinistra) presentato da Righini e sponsorizzato in chiusura della campagna elettorale da Giorgia Meloni, che riempì la piazza principale di Velletri: «Vero… le radici profonde non gelano mai…».
Un incidente di percorso? Il 25 aprile di quello stesso anno Giancarlo Righini – il candidato di FdI più votato nel Lazio – pubblica un antico manifesto del Msi: «L’odio è rosso, la patria è tricolore». E scrive: «Oggi è il 25 aprile e non vedendo volontà alcuna di riconoscere una “memoria condivisa” se non quando fa comodo a questa sinistra faziosa, presuntuosa e arrogante, anche quest’anno festeggerò San Marco e ricorderò in preghiera silenziosa tutti i giovani italiani che onorarono fino all’ultimo istante la Patria e il tricolore! Onore ai caduti della Repubblica sociale italiana». Tra i partigiani che liberarono il Paese e i repubblichini alleati dei nazisti, Righini sa con chi schierarsi.
Castelli meloniani
Nelle ultime elezioni comunali a Velletri Casapound prese la cifra record del 9,3% dei consensi. Quando si arrivò al ballottaggio, il candidato di Fratelli d’Italia sponsorizzato da Righini e Meloni non ebbe dubbi, alleandosi con la lista dell’estrema destra neofascista.
Perse, ma alla fine il movimento fondato da Gianluca Iannone riuscì ad eleggere un consigliere comunale, Paolo Felci. Imprenditore del settore agricolo, ha sull’avambraccio il tatuaggio della tartaruga, segno della sua provenienza dalla dirigenza di Casapound.
Dal 2018 ad oggi quel simbolo è stato messo da parte, non apparendo più nella sua comunicazione politica, sostituito dal più presentabile «Difendiamo Velletri». Stessi contenuti, stessa verve comunicativa, sotto una sigla meno problematica.
Da allora nella principale città dei Castelli romani si è andato costruendo un asse politico tra il partito della premier e il gruppo di estrema destra, proprio attraverso Giancarlo Righini. Tante le iniziative comuni, pubblicizzate da fotografie a due, dove accanto al candidato più votato di Fratelli d’Italia appare lo stesso Felci, tatuaggio di Casapound compreso.
I due esponenti politici solo nell’ultimo anno si sono occupati un po’ di tutto. C’è un incrocio pericoloso? Intervengono loro, chiamando in causa l’Anas. L’ospedale locale cade a pezzi? A dialogare con Alessio D’Amato – assessore alla Sanità uscente della giunta Zingaretti – ci pensava Righini, anche in nome e per conto di Difendiamo Velletri. Le case di edilizia pubblica regionale sono senza manutenzione? «Insieme al consigliere regionale Righini continueremo ad esigere da Zingaretti, Valeriani e dai vertici Ater risposte concrete», scrive il consigliere eletto nelle liste di Casapound su Facebook.
Il 7 maggio scorso l’esponente di Fratelli d’Italia è poi intervenuto come ospite d’onore in un convegno della lista di estrema destra sullo spopolamento dei borghi. Le elezioni si avvicinavano, e Righini sapeva quali erano le parole giuste: «Nell’era della globalizzazione sfrenata le tradizioni e le identità vanno difese e coltivate», commenta sui social. Identità e tradizione, nel solco di quella destra che ora si prepara a governare la Regione Lazio.
(da Tpi)
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Febbraio 24th, 2023 Riccardo Fucile
CONTRO LE MISURE ILLEGALI DEI SOVRANISTI NON SI DISCUTE, IL MODELLO E’ KAROLA RACKETE: SI ATTRACCA AL PORTO PIU’ VICINO E POI SARA’ LA MAGISTRATURA A RIPRISTINARE LA GIUSTIZIA E LA LEGALITA’
Si tratterebbe del primo provvedimento emesso nei confronti di una Organizzazione non governativa dall’introduzione del decreto Ong. «Inaccettabile essere puniti per aver salvato vite»
«Le autorità italiane ci hanno appena comunicato che la Geo Barents è stata raggiunta da un fermo amministrativo di 20 giorni e una multa da 10 mila euro». La notizia sulla nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere arriva dalla stessa organizzazione internazionale. Si tratterebbe del primo provvedimento emesso nei confronti di una Organizzazione non governativa dall’introduzione del cosiddetto decreto Ong, diventato legge. «Stiamo valutando le azioni legali da intraprendere per contestare l’accaduto», ha commentato l’organizzazione, «non è accettabile essere puniti per aver salvato vite».
Lo scorso 29 gennaio la Geo Barents arrivata al porto di La Spezia pochi giorni prima aveva completato lo sbarco degli ultimi 99 migranti rimasti a bordo. In tre operazioni di salvataggio, la nave aveva salvato 237 migranti, tra i quali 27 donne e 87 minori, 74 dei quali non accompagnati.
Subito dopo il primo intervento di salvataggio e l’assegnazione del porto, l’imbarcazione avrebbe dovuto raggiungere la meta indicata ma ha invece effettuato altre due operazioni.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2023 Riccardo Fucile
“INTORNO ALL’UNA DEL MATTINO, LAVROV RICEVETTE UNA TELEFONATA INQUIETANTE. VLADIMIR PUTIN AVEVA DATO IL VIA LIBERA ALL’INVASIONE. LA DECISIONE LO PRESE TOTALMENTE DI SORPRESA”
Il presidente russo Vladimir Putin decise in segreto l’invasione
dell’Ucraina, parlando solo con pochi consiglieri super-fidati, tenendo all’oscuro praticamente l’intera leadership di Mosca, tra cui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov.
Lo scrive il Financial Times. “Intorno all’una del mattino del 24 febbraio, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ricevette una telefonata inquietante. Dopo mesi passati a preparare una forza di invasione da 100.000 uomini sui confini con l’Ucraina, Vladimir Putin aveva dato il via libera all’invasione. La decisione prese Lavrov totalmente di sorpresa”, scrive l’Ft.
“Solo pochi giorni prima, il presidente russo aveva sondato i membri del suo consiglio di sicurezza sulla possibilità di riconoscere i due staterelli nel Donbass… durante una cerimonia televisiva – ma non aveva comunicato loro le sue vere intenzioni”, scrive il giornale.
“Tutti gli alti dirigenti del Cremlino seppero dell’invasione solo quando hanno visto Putin dichiarare un”operazione militare speciale’ in televisione quella mattina”, si legge.
Durante una riunione quello stesso giorno con diversi oligarchi, “dove tutti stavano perdendo la testa” perché sapevano che le sanzioni li avrebbero colpiti duramente – racconta al giornale uno dei presenti – “uno degli oligarchi chiese a Lavrov come Putin avesse potuto pianificare un’invasione così enorme con una cerchia così ristretta, tanto che la maggior parte degli alti funzionari del Cremlino, il gabinetto economico russo e la sua élite imprenditoriale non credevano nemmeno che fosse possibile.
‘Ha tre consiglieri’, rispose Lavrov. Ivan il Terribile. Pietro il Grande. E Caterina la Grande’”. “Secondo il piano di invasione di Putin, le truppe russe avrebbero dovuto impadronirsi di Kiev nel giro di pochi giorni in una brillante e relativamente incruenta guerra lampo. Invece, la guerra si è rivelata un pantano di proporzioni storiche per la Russia”, sottolinea il FT.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2023 Riccardo Fucile
IL COMPAGNO VALDITARA E’ IN REALTA’ UN AGENTE PROVOCATORE CHE PORTA VOTI ALLA SINISTRA, INTERPRETANDO I PEGGIORI STEREOTIPI DEL REAZIONARIO
Ormai è palese che la sinistra ha infiltrato nel governo degli agenti provocatori che sembrano disegnati apposta per assecondare i peggiori stereotipi sui reazionari.
Prendiamo il compagno Valditara. Un manipolo di squadristi riempie di botte gli studenti di un liceo fiorentino e lui che fa? Se volesse aiutare la Meloni gli basterebbe dire: «Non sottovalutiamo l’accaduto perché anche il fascismo era nato ai bordi di un marciapiede, con un pestaggio consumatosi nell’indifferenza».
Di colpo si allenterebbero i pregiudizi e perderebbero senso certe polemiche retrodatate.
Invece l’infiltrato tace e così quelle parole deve scriverle una preside, la professoressa Annalisa Savino. Solo a quel punto Valditara interviene. Contro i picchiatori? Macché, contro la preside, verso la quale minaccia di prendere non meglio precisate «misure».
I suoi sodali dell’opposizione non chiedevano di meglio per poter rilanciare l’allarme fascista.
D’altronde in settimana il compagno La Russa aveva dettato la linea: parlare male dei gay affinché la sinistra possa continuare a dire che la destra parla male dei gay.
Manca solo che Sangiuliano chiami al ministero della Cultura l’autore dei testi di Lucio Battisti, così ripartirà la sarabanda sui «boschi di braccia tese». Ops, lo ha appena fatto.
Se Giorgia Meloni non si sbriga a infiltrare nel governo qualcuno che abbia veramente a cuore la destra, questi per il 25 aprile sono capacissimi di organizzarle un convegno a Predappio.
(da Il Corriere dellla Sera)
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Febbraio 24th, 2023 Riccardo Fucile
MATTARELLA: “TROPPA VIOLENZA, PERSINO DAVANTI A SCUOLA”… OLTRE 100.000 FIRME DI SOLIDARIETA’ ALLA PRESIDE, MANIFESTAZIONI IN TUTTA ITALIA CHE CHIEDONO LE DIMISSIONI DI VALDITARA
Il silenzio del governo sul pestaggio di tre studenti davanti al liceo
Michelangiolo di Firenze viene rotto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Mentre il ministro Giuseppe Valditara prova a smentire di aver minacciato sanzioni disciplinari alla preside che ha scritto la lettera sul rischio fascismo di fronte a tali violenze.
La bufera non si placa con le proteste stamattina degli studenti nelle scuole superiori, i sindacati sul piede di guerra e il Pd che incalza, deciso a portare il caso in Parlamento. “Ormai resta solo Giorgia Meloni a non aver pronunciato una parola di condanna contro il pestaggio” attacca Irene Manzi, capogruppo in commissione Istruzione.
Al centro della bufera per il suo attacco alla lettera sull’origine del fascismo della preside di Firenze, il ministro Giuseppe Valditara il giorno dopo smentisce con un tweet di aver minacciato provvedimenti disciplinari: “Ho annunziato sanzioni? No”. E allega il video dell’intervista a Mattino 5.
Durante l’intervista, ecco cosa afferma Valditara: “Se questo atteggiamento dovesse persistere o ci dovesse essere un comportamento che va al di là dei confini istituzionali, vedremo se sarà necessario prendere delle misure. Attualmente non ritengo che sia necessario intervenire”.
Prefigurarlo, definendo “strumentali” interventi come quello della preside del liceo Da Vinci Annalisa Savino, è il passaggio che fa scoppiare la protesta, quanto basta oltre all’attacco alla preside (“lettera ridicola e impropria”) per scatenare la reazione delle opposizioni, dei sindacati e del mondo della scuola. Con il Pd pronto a portare il caso in Parlamento, primo passo per arrivare a una mozione di sfiducia, e le richieste di dimissioni avanzate dagli studenti e condivise a sinistra.
Il monito di Mattarella
Il Capo dello Stato ha parlato di violenza, anche davanti alle scuole, ai nuovi alfieri della Repubblica a cui ha consegnato gli attestati d’onore: “Voi agite come fanno tante e tanti ragazze e ragazzi in italia e in altri paesi, praticando solidarietà, impegno comune, facendovi carico dei problemi generali, capendo che non si vive da soli ma si vive insieme agli altri e ci si realizza insieme agli altri. Tutto questo è – aggiunge – un antidoto anche contro la violenza e per questo vi ringrazio, perchè indica un modello di vita che si contrappone a quello di prepotenza, sopraffazione, violenza. La vediamo purtroppo sovente: violenza nelle famiglie, violenza nelle abitazioni, violenza contro le donne, violenza in tante circostanze per strada, addirittura nei giorni scorsi davanti a una scuola contro ragazzi”.
La mobilitazione del mondo della scuola
Il mondo della scuola insorge compatto e lo hanno fatto stamattina anche gli studenti della Rete dei medi con cartelli nelle scuole, da Roma a Padova: “Questa scuola è antifascista”, “Valditara dimettiti”. “A sei giorni dal pestaggio squadrista, dai banchi del governo nemmeno una parola di condanna o una richiesta di verifiche. L’unico ad esprimersi è stato appunto Valditara, che però ha minacciato la preside che aveva preso posizione contro la violenza e a favore della costituzione”, protesta la Rete studenti medi del Lazio.
“È inaccettabile che il governo non riconosca e condanni una violenza di questo tipo, ma è ancora più grave che un ministro dell’istruzione provi a limitare la libertà di espressione di un dirigente scolastico. È ormai del tutto evidente che oltre a dichiarazioni che vanno dal bizzarro all’inaccettabile e un disegno della scuola escludente, il ministro non abbia intenzione di agire sulle priorità degli studenti e delle studentesse. Non sui Pcto, non sulla salute mentale, non sull’edilizia scolastica. Ora la misura è colma”.
La petizione in solidarietà alla preside di Priorità alla scuola, la rete di genitori e insegnanti, si avvia verso le 100mila firme. E la scuola è pronta a scendere in piazza. Il sindaco di Firenze Dario Nardella immagina “una grande manifestazione pacifica, non violenta, capace di richiamare tutti alle proprie responsabilità. E per ribadire un concetto: il mondo della scuola va protetto. Sarebbe un bel gesto”.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2023 Riccardo Fucile
EDIT BRUCK CONTRO IL MINISTRO: “IL FATTO CHE AL GOVERNO CI SIA UN GOVERNO SOVRANISTA FA SENTIRE QUESTI ESTREMISTI IMPUNITI”
Il ministro della Pubblica Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha criticato ieri la dirigente scolastica del Liceo Michelangiolo Annalisa Savino. A causa della lettera scritta dalla preside dopo l’aggressione da parte del gruppo di destra Azione Studentesca. «Il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista, difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il nazismo o con il nazismo. Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole; se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure», ha detto Valditara a Mattino 5.
L’uscita del ministro ha provocato le critiche dell’opposizione. Ma anche la levata di scudi dei presidi colleghi di Savino.
Oggi Edith Bruck, scrittrice nata in Ungheria ma che vive a Roma e ha vissuto sulla sua pelle gli orrori della Shoah, chiede le dimissioni del ministro.
Bruck parla in un’intervista a Repubblica. «La reazione del ministro dell’Istruzione alla lettera della preside Annalisa Savino è scandalosa. Valditara dovrebbe dimettersi. Subito», esordisce.
Poi spiega: «Ho l’impressione che questi giovani si siano sentiti liberi di agire sapendo di rimanere impuniti. Il fatto che ci sia un governo di destra li fa sentire protetti».
Il fatto che la lettera sia stata successivamente bruciata, per Bruck, è ancora peggio: «Simbolicamente si dà fuoco alle sue parole ma è come se bruciassimo la persona che le ha scritte».
Per la scrittrice «non bisognerebbe permettere nessun tipo di manifestazione fascista, lo dice la Costituzione. E invece ne stiamo vedendo diverse. Abbiamo visto la croce uncinata sul braccio del capogruppo di Forza Italia, in quelle vecchie foto dell’ex An con la svastica. E marce a Predappio con il saluto fascista. Abbiamo visto dare cittadinanze onorarie a Mussolini e tante altre cose. Tutte cose da non minimizzare. Viviamo un’epoca di eccessiva leggerezza. Per questo sottoscrivo senza esitazioni la lettera della dirigente scolastica».
«L’indifferenza è la peste del mondo»
Per Bruck le sanzioni disciplinari ipotizzate ieri da Valditara nei confronti della preside sono «una follia». Mentre l’indifferenza evocata da Gramsci e citata da Savino «è la peste del mondo. Essere indifferenti significa girare la testa dall’altra parte, essere già morti. Questo torpore diffuso mi pare il risultato dell’incertezza e del disfacimento della politica, di un sentimento diffuso di sfiducia. In questo ha le sue responsabilità anche il Partito Democratico. La sinistra parla con una voce debole, poco motivata. Sembra demoralizzata, un po’ depressa. E invece se vuoi convincere devi prima di tutto credere in quello che dici. Il Pd dovrebbe tornare nelle periferie, imparare di nuovo a parlare con il popolo invece di stare tra i signori in giacca e cravatta al centro delle città. Dovrebbe tornare a sudare, a stare tra gli ultimi».
(da agenzie)
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