Febbraio 26th, 2023 Riccardo Fucile
TERZO POLO: “FERMATE GLI SCAFISTI, NON LE ONG”… ELLY SCHLEIN: “COI DECRETI DEL GOVERNO IMPOSSIBILE SALVARE VITE”
«Un’ennesima tragedia del Mediterraneo che non può lasciare nessuno
indifferente». Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito il Il naufragio di migranti avvenuto oggi in Calabria nel quale sono morte almeno 43 persone (ma se ne stimano oltre 100) che viaggiavano su un barcone verso l’Italia.
Nell’esprimere il suo dolore il capo dello Stato ha sollecitato un’azione congiunta della comunità internazionale: «Per rimuovere le cause alla base dei flussi di migranti; guerre, persecuzioni, terrorismo, povertà, territori resi inospitali dal cambiamento climatico». Mattarella si è poi rivolto all’Ue: «È altrettanto indispensabile che l’Unione Europea assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi direttamente nelle politiche migratorie, nel sostegno alla cooperazione per lo sviluppo dei paesi da cui i giovani sono costretti ad allontanarsi per mancanza di prospettive». Nel suo messaggio, prima di lanciare l’appello, il presidente della Repubblica ha ricordato le vittime esprimendo la propria «vicinanza ai naufraghi» e un «ringraziamento ai soccorritori».
Non si è fatta attendere nemmeno la reazione di Elly Schlein, potenziale nuova segretaria del Pd dopo le primarie di oggi. L’ex vicepresidente dell’Emilia Romagna, dal seggio di Bologna dove ha votato, ha tuonato: «Non è accettabile che il Mediterraneo sia diventato un grande cimitero a cielo aperto: questo fa capire quanto sia disumano e contro ogni diritto fondamentale fare dei decreti che hanno il solo scopo di rendere più difficile salvare le vite in mare».
E ha poi lanciato l’appello all’Ue: «Ci vorrebbe una grande missione europea umanitaria di ricerca e soccorso in mare – prosegue – perché dove non arrivano la guardia costiera e le ong assistiamo a delle tragedie che sono inaccettabili. Dobbiamo continuare a batterci perché non accadano più».
Ancora più duro di Schlein, invece, è stato il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che facendo riferimento alle parole di Piantedosi sui migranti rimasti a bordo della nave Ong Humanity 1 a novembre: «Per ora 50 morti ma potrebbero essere almeno il doppio. Un “carico residuale” vero governo Meloni? Evidentemente se ci fosse stato un sistema di ricerca e soccorso potevano forse essere salvati».
Il Terzo Polo: «Fermare gli scafisti, non le Ong»
Posizione intermedia per il leader di Azione Carlo Calenda, che, come la maggioranza si scaglia contro gli scafisti, ma chiede di non ostacolare il lavoro delle Ong. Le persone che sono in mare vanno salvate a tutti i costi, senza penalizzare chi aiuta a farlo.
A Calenda fa eco l’alleato Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva ribadisce gli stessi concetti: «Ancora una strage di migranti in mare. E ancora una strage di bambini. Lo abbiamo detto anche questa settimana in Senato: vanno bloccati i trafficanti di uomini, non le ONG e i volontari che provano a salvare vite. Un dolore indicibile».
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2023 Riccardo Fucile
SONO ARRIVATI 12.096 PROFUGHI (IN UN GIORNO ANCHE 2.378) SOLO 955 SALVATI DALLE ONG, GLI ALTRI COB SBARCHI AUTONOMI, MA IL GOVERNO PENSA A FARE LA GUERRA ALLE ONG
Il governo di centrodestra ne ha fatto la punta di diamante della campagna elettorale: stop agli sbarchi incontrollati dei migranti sulle nostre coste. «In Italia, la porta principale del Mediterraneo non si entrerà più come fosse la cosa più facile del mondo» (come da rassicurante e reiterato diktat di Salvini). Poi arrivano i numeri. E la matematica non è un’opinione.
Dai rapporti del Viiminale si apprende che dall’inizio dell’anno, fino al 20 febbraio, sono sbarcati in Italia 12 mila e 96 migranti, quasi il triplo di quelli sbarcati nello stesso periodo dell’anno scorso, quando erano 4 mila 701, oltre il triplo del 2021, quando erano 3 mila 728.
Soltanto il 18 febbraio ne sono sbarcati 2 mila 378, oltre il doppio di quelli soccorsi in questi primi cinquanta giorni dalle Ong, che sono in tutto 955.
Dei migranti sbarcati nel 2023, quelli arrivati con le Ong sono meno dell’8 per cento, il restante 92 è arrivato da solo o con mezzi di soccorso dello Stato italiano. E porti estremi come quello di Lampedusa stanno per esplodere. I dati, dunque, ribaltano le promesse elettorali del centrodestra. Con il governo Meloni si sbarca di più e meglio.
Sbarchi decuplicati nei primi 10 giorni del 2023
Più nel dettaglio sono stati oltre 100 mila i migranti sbarcati in Italia nel 2022. Secondo i dati aggiornati del Viminale, dal primo gennaio al 30 dicembre sono arrivate 104.061 persone, contro le 67.034 del 2021 e le 34 mila del 2022.
Nell’ultimo aggiornamento del ministero dell’interno dell’11 gennaio scopriamo che gli sbarchi sono decuplicati. Nei primi dieci giorni dell’anno 3.673 persone sono sbarcate rispetto alle 378 arrivate alla stessa data dell’anno scorso e alle 287 del 2021. Volendo anche paragonare gli sbarchi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso quando al governo c’era Mario Draghi ci accorgeremmo che il divario è rilevante (31 mila contro 19 mila). Ma ciò che davvero raccontano questi numeri è che le soluzioni al fenomeno non possono che essere condivise ed «europee».
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2023 Riccardo Fucile
TRA LORO MOLTI BAMBINI E UN NEONATO
Potrebbero essere più di 100 le vittime del naufragio avvenuto questa
mattina a Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Alle prime luci dell’alba, un barcone carico di migranti si è spezzato e rovesciato in mare, probabilmente a causa della violenza delle onde. Secondo alcuni superstiti sarebbero state circa 180 le persone a bordo. Per altri, molti di più: almeno 250.
Tutto ciò che resta del barcone è un ammasso di legni, che si è depositato a riva dopo il naufragio.
Secondo le prime ricostruzioni, pare che siano due i fattori che hanno portato al naufragio: da un lato, il sovraccarico del barcone; dall’altro, la violenza del mare – questa mattina piuttosto agitato – che avrebbe spezzato in due l’imbarcazione a una decina di metri dalla riva.
Dalle prime ricostruzioni, sarebbero circa un’ottantina i superstiti che, impossibilitati a chiamare i soccorsi, sono riusciti a sfidare le onde e raggiungere la costa a nuoto.
In tarda mattinata, la Guardia Costiera ha recuperato 45 cadaveri, tra cui molti bambini e un neonato di pochi mesi. Secondo le autorità sono ancora tanti i dispersi.
Per questo, nelle prossime ore, le ricerche continueranno anche con l’impiego di una squadra di sub proveniente da Messina. I soccorritori, però, ritengono improbabile che possano esserci ancora persone in vita disperse in mare. La ricerca, dunque, dovrebbe essere finalizzata più che altro al recupero dei cadaveri.
Le autorità hanno fatto sapere che le vittime del naufragio di questa mattina provenivano da Iraq, Iran, Afghanistan e Siria. La loro imbarcazione – un caicco in legno – ha seguito la cosiddetta «rotta turca», una delle più battute del Mediterraneo.
A far scattare l’allarme per la tragedia è stata una telefonata, arrivata intorno alle 4 di questa mattina, al reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza di Vibo Valentia. A causa di un inglese poco comprensibile, gli agenti non sono riusciti a farsi spiegare i dettagli di ciò che stava avvenendo a bordo dell’imbarcazione. Gli operatori della centrale operativa, però, hanno subito intuito che potesse trattarsi di un naufragio e hanno allertato i soccorsi.
Nella prefettura di Crotone, nel frattempo, è stato attivato il Centro coordinamento dei soccorsi. I superstiti del naufragio, ancora sotto choc, saranno ospitati nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Trenta di loro, però, saranno prima trasferiti in ospedale dove potranno ricevere tutte le cure di cui hanno bisogno.
Ieri sera un aereo di Frontex, in pattugliamento a circa 40 miglia dalle coste italiane, ha individuato il barcone e fatto scattare i soccorsi. Le condizioni proibitive del mare, però, hanno costretto i pattugliatori della guardia di finanza a tornare a riva.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
ALL’INCAZZATURA DELLE DUE STORICHE AMICHE DELLA MELONI, GIOVANNA IANIELLO (COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE) E DI PATRIZIA SCURTI (CAPO DELLA SEGRETERIA), SI AGGIUNGEREBBERO LE PERPLESSITÀ DEL COGNATO D’ITALIA, FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, DI MATTEO SALVINI E DEI DIRETTORI DEI GIORNALI DI DESTRA
Giorgia Meloni si accorge di avere un problema con la sua comunicazione. Decide di offrire il ruolo di capo ufficio stampa e portavoce a Mario Sechi, ex direttore del Tempo, oggi direttore di Agi. La notizia viene data domenica 19 febbraio dal Giornale a firma di Adalberto Signore, presidente dell’Associazione stampa parlamentare. La sua storia professionale e il suo ruolo sono garanzia e verifica della notizia.
Sechi oltre alla sua attività da giornalista si è candidato con Scelta Civica di Mario Monti risultando non eletto. E’ una delle ragioni per cui non è amato da FdI. Alla Camera i parlamentari oggi dicono: “Non è uno di noi, è un ambizioso. Non vuole fare la sua ombra ma farle ombra”. Per ratificare la nomina serve un dpcm. E’ molto probabile che arrivi. E’ tuttavia vero che, mentre scriviamo, non è arrivato.
A Palazzo Chigi, appresa la novità, chi lavora vicino a Meloni, ha dichiarato: “Non sapevamo nulla”. Meloni ha una portavoce storica che si chiama Giovanna Ianniello a cui non sarebbe stato proposto un nuovo incarico. Si parla di una partecipata di stato, c’è chi dice un ruolo in Rai, chi in regione Lazio (voci non confermate).
Potrebbe restare e lavorare insieme a Sechi ma è difficile che Sechi, un direttore, accetti di fare il semplice capo ufficio stampa.
Le chiacchiere dunque. La prima è che anche il ministro Francesco Lollobrigida, persona di misura, abbia espresso perplessità. Questa potrebbe essere una falsa chiacchiera.
La seconda, ed è più di una chiacchiera, è che i direttori dei giornali di destra abbiano avuto dei confronti telefonici con la premier ed esternato il loro disappunto per la nomina.
La terza chiacchiera è che Salvini sia rimasto poco convinto da questa decisione. A pochi chilometri da Chigi, un altro ministro, Adolfo Urso, continua a cercare il suo portavoce e promette “un rafforzamento muscolare” della sua comunicazione.
Ci siamo dimenticati di ricordare che Meloni ha già un vice capo ufficio stampa. E’ Fabrizio Alfano, ex capo del politico di Agi, agenzia dove direttore è ancora Sechi. E’ così che la nomina di uno nuovo comunicatore rischia di essere un altro eccezionale pasticcio comunicativo.
(da Il Foglio)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
LA PREMIER AVEVA TENTATO UNA MEDIAZIONE SUL NODO DELLE CONCESSIONI, MA LE CATEGORIE HANNO DETTO NO, APPOGGIATE DA LEGA E FORZA ITALIA, CHE PUNTANO A RIPRENDERSI I VOTI DI QUELL’UNIVERSO CORPORATIVO CHE VA DAI BALNEARI AI TASSISTI
Il primo vero incidente istituzionale con il Colle dell’era di Giorgia
Meloni è un brutto colpo, ma non arriva all’improvviso. Secondo la premier lo scontro era evitabile, ma Lega e Forza Italia hanno rotto ogni possibilità di mediazione.
La presidente del Consiglio sapeva che la bomba balneari stava per esplodere. Ha provato a depotenziarla, a prendere tempo e a trattare con l’Unione europea senza fare troppo rumore. Le rivalità tra i partiti di maggioranza e le richieste massimaliste della categoria hanno vanificato il tentativo e l’arrivo della nota del Quirinale ha fatto precipitare la situazione.
Ora che le contraddizioni tra la retorica del partito di opposizione e le responsabilità di quello di governo sono diventate ingestibili si tenta di metterci una pezza, forse con un nuovo decreto, ma i tempi sono stretti.
Dietro a un richiamo pesante da digerire, ci sono, quindi, le rivalità interne alla maggioranza, con i ruoli invertiti rispetto al passato: Fratelli d’Italia chiede prudenza con l’Ue e il Quirinale, gli alleati salgono sulle barricate per difendere i titolari delle concessioni.
La premier aveva avvisato gli alleati che non era il caso di tirare la corda sul tema delle concessioni delle spiagge. I fronti erano due: esterno, la Commissione europea, e interno, il Consiglio di Stato e il Quirinale. I tavoli negoziali a Bruxelles d’altronde sono molti e non era il caso di farli saltare in nome di una battaglia, che peraltro quasi tutti ritengono pressoché disperata. E ora la posizione italiana rischia di uscire indebolita.
La richiesta di moderazione era stata avanzata in due fasi: all’inizio del percorso in Senato del decreto Milleproroghe e la settimana scorsa a seguito della moral suasion del Quirinale. Il messaggio a Lega e Forza Italia, ma anche alle associazioni di categoria era stato: proroghiamo la delega del governo Draghi, ma non la scadenza delle concessioni. Un escamotage che doveva consentire a Raffaele Fitto di trattare condizioni migliori per la partecipazione degli attuali concessionari alle gare e anche ad evitare di sfidare apertamente il Quirinale.
Ma la mediazione del ministro del Ministro degli Affari europei non è piaciuta alle categorie, anche per vecchi rancori dei tempi del Pdl. Fitto ha provato a spiegare agli imprenditori: le gare vanno fatte, è il principio cardine della direttiva Bolkestein (che l’Italia ha ratificato addirittura nel 2010), «chi vi dice il contrario non vi sta tutelando».
La posizione realista di Fitto è stata respinta dai balneari (pure molto divisi al loro interno) che a quel punto, è la ricostruzione che si fa a Palazzo Chigi, hanno raccolto il sostegno strumentale di Lega e Forza Italia, sfociato nell’emendamento sul rinvio della data di inizio delle gare che Fitto e il ministro Luca Ciriani hanno cercato senza successo di stralciare.
Meloni non ha gradito l’atteggiamento delle categorie («non si sono fidate di lei», dice una fonte di FdI) e questa distanza ora può favorire l’ala liberale del suo partito, capitanata dallo stesso Fitto, rispetto a quella più protezionista, della quale fa parte anche la ministra Daniela Santanché, ministra del Turismo e titolare di concessione.
La guerra interna alla maggioranza sui balneari d’altronde è figlia dei conflitti del passato. Quando al governo c’erano Forza Italia e Lega, Meloni gridava al tradimento per ogni apertura alla concorrenza.
Il risultato di quelle campagne è stato che i balneari, così come i tassisti, hanno appoggiato in massa FdI alle elezioni. Migliaia di voti sottratti agli alleati, i quali hanno aspettato Meloni al varco. La vendetta si è consumata sulle spiagge.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
IL COLOSSO AVEVA ANNUNCIATO IL TAGLIO DI 1500 DIPENDENTI DELL’AREA BUSINESS DI STOCCOLMA, MA LA NOTIZIA CHE I POVERACCI DOVRANNO SOTTOPORSI A 30 QUIZ HA SCATENATO UN’ONDATA DI POLEMICHE
«Vogliamo lavorare in modo più intelligente e fluido per permettere ai nostri clienti di accedere ai nostri prodotti con il semplice tocco di un dito». Sono questi gli intenti che si leggono sul sito di H&M alla sezione Business tech, l’area nella quale il colosso svedese del fast fashion ha annunciato a dicembre il taglio di 1.500 dipendenti su 3.500. E i modi sono degni dei peggior romanzo distopico: superare 30 diversi test di intelligenza per non essere licenziati.
Per ora le «vittime» dei quiz che hanno fatto molto discutere sono i dipendenti del reparto di Stoccolma. Robin Olofsson, rappresentante del sindacato svedese e internazionale Unionen, ha raccontato al giornale Svenska Dagbladet che molti di loro lo hanno chiamato in lacrime a causa dello stress a cui sono stati sottoposti.
Da parte sua, l’azienda ha risposto di aver fatto la scelta di introdurre i quiz per valutare in modo più accurato l’intelligenza e la personalità dei propri lavoratori. Non è un mistero che metodi simili vengano impiegati nella ricerca di personale, infatti la Rete è ricca di consigli che vanno dal come superare il test sul proprio livello di QI a quello che mappa l’intelligenza emotiva del candidato a una determinata posizione.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
“LA SUA NON E’ POLITICIZZAZIONE”… VALDITARA SEMPRE PIU’ ISOLATO DAL MONDO CIVILE
Dopo la solidarietà di insegnanti delle superiori, presidi e tantissimi
studenti, anche i docenti universitari si schierano con la dirigente scolastica intervenuta con una lettera sulla vicenda del liceo Michelangiolo di Firenze. Sono oltre 450 e provengono da tutta Italia. Hanno firmato un documento di sostegno a Annalisa Savino che, in una circolare, aveva scritto: «Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a se stessa da passanti indifferenti». Le aveva risposto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, parlando di «affermazioni ridicole» e di un’iniziativa «del tutto impropria», aprendo anche all’ipotesi di possibili sanzioni disciplinari nei confronti della preside. Dichiarazioni che hanno fatto insorgere i partiti di opposizione, fino alla richiesta di dimissioni del ministro.
La lettera dei docenti universitari
A far partire l’iniziativa sono stati alcuni docenti dell’Università di Palermo. Nella lettera non si fa riferimento esplicito alle parole di Valditara. Piuttosto, si ribadisce l’assenza di polarizzazione nel testo della preside. «Come docenti universitari – si legge nel documento – desideriamo esprimere la nostra totale approvazione in merito al contenuto della lettera» della professoressa Savino, che, continuano i docenti, aveva il «chiaro intento di far prendere coscienza della gravità dell’evento». «I contenuti di tale lettera non appaiono in nessuna loro parte viziati da una presunta “politicizzazione” o strumentalizzazione dell’evento in quanto richiamano ai principi dell’impegno sociale e correttamente invitano ad aborrire violenza, prepotenza ed indifferenza verso chi ne fa uso». «Il valore pedagogico di tali richiami, ad avviso di chi scrive – concludono i docenti universitari – è un messaggio potente che non può non essere colto da chiunque ha davvero a cuore le sorti della funzione primaria delle istituzioni educative italiane».
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
LA RIVELAZIONE DEL PREMIER ALBANESE EDI RAMA: “C’ERA UN PIANO PREORDINATO”
“Putin investì 25 miliardi per il cambio di regime a Kiev”: è la rivelazione bomba che il premier albanese Edi Rama ha fatto in esclusiva a TPI in un’intervista pubblicata sul nuovo numero del settimanale di The Post Internazionale
Nell’intervista di Luca Telese a Edi Rama, infatti, il premier albanese svela un “retroscena diverso” che “mi colpì molto, alla vigilia del conflitto. E che ancora oggi mi fa porre delle domande”.
“Avevo parlato, alla vigilia dell’invasione, con uno dei governanti di un Paese di confine dell’Ucraina di cui ovviamente non posso farle il nome – rivela il premier albanese – E questa persona mi aveva detto, testualmente, sulla base di fonti dirette: ‘Lo sai che Putin ha investito 25 miliardi di euro per preparare il terreno del cambio di regime da ottenere con l’intervento?’”.
Alla domanda se questi soldi servissero per gli armamenti, Edi Rama risponde che i miliardi servivano “per oliare la macchina del consenso, i partiti, gli oligarchi. Una operazione di intelligence economica. Ancora oggi ripenso all’esattezza di quella confidenza”.
“Quell’analisi mi fu fatta mentre molti dei più importanti osservatori, anche in Occidente, negavano la possibilità dell’invasione – dichiara ancora il premier dell’Albania – Invece fu quella la prima conferma che io ebbi, ben prima del febbraio 2022 che i russi avrebbero attaccato, che c’era un piano preordinato“.
Incalzato ancora da Luca Telese, Edi Rama afferma: “Era evidente che quella fosse una cifra enorme. Ma era evidente che Putin sottovalutasse i suoi avversari e che non capisse nulla della psicologia del popolo che aveva deciso di invadere”.
Questo dimostra come il primo obiettivo di Vladimir Putin prima dell’invasione fosse un golpe in Ucraina: “Senza dubbio: ed è un obiettivo fallito perché la percezione della realtà sul campo era del tutto alterata”.
Alla domanda se Edi Rama avesse poi più parlato con la sua fonte che gli aveva fatto questa rivelazione, il premier albanese ha risposto: “Di questo tema no. Ma posso assicurarle che l’informazione era giusta, è formulata in tempi non sospetti“.
(da TPI)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
L’HOTEL CERCA DONNA DELLE PULIZIE PER LE CAMERE
Un’offerta di lavoro aperta a tutti, ma non alle donne africane.
L’annuncio è apparso su un popolare sito che ospita ricerche di personale, offerte di lavoro e via dicendo: e non si tratta di un annuncio fittizio, perché a corredo c’è anche numero di telefono e nome dell’azienda che ha inserito la ricerca, senz’altro “particolare” e razzista, specificando che non cercano donne africane.
Una “richiesta” ben chiara: nell’annuncio, infatti, viene scritto in lettere maiuscole per due volte, in apertura e chiusura dell’annuncio stesso, come a voler sottolineare ulteriormente che quel tipo di annuncio non è aperto a donne provenienti dal grande continente africano.
“Hotel cerca donna delle pulizie per le camere”, recita l’annuncio che riguarda un albergo della provincia di Caserta, “si offre anche eventualmente un alloggio”.
Poi viene specificato che per ulteriori dettagli è possibile parlare direttamente con il proprietario, con tanto di numero di telefono. In alto e in basso, le due scritte in caratteri maiuscoli “No africane”, ironicamente il secondo proprio a margine dell’avviso che “il presente annuncio è rivolto ad entrambi i sessi, ai sensi delle leggi 903/77 e 125/91, e a persone di tutte le età e tutte le nazionalità, ai sensi dei decreti legislativi 215/03 e 216/03”, la dicitura standard che appare sotto tutti gli annunci ma che, in questo caso, appaiono anche come un evidente controsenso.
In tanti, in Rete, hanno subito commentato l’annuncio, rimarcandone gli aspetti palesemente contraddittori e soprattutto sottolineando come “un annuncio del genere è chiaramente un annuncio razzista”, come rimarcano diversi utenti dei social network.
(da agenzie)
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