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LA MELONI SCOPRE LA COMPLESSITA’ DEL PROBLEMA MIGRANTI E NON PARLA PIU’ DI BLOCCO NAVALE

Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile

CHE FINE HA FATTO LA PROPOSTA DI GIORGIA MELONI?

In campagna elettorale Giorgia Meloni, così come tanti altri esponenti di Fratelli d’Italia, dicevano di avere la soluzione a portata di mano contro l’immigrazione illegale: il blocco navale. “La proposta più seria l’abbiamo sempre fatta noi: si chiama blocco navale”, scandiva la leader di FdI all’ultima conferenza programmatica del suo partito. Era il 2 maggio 2022. Da allora Meloni alcune cose sono cambiate: lei è diventata presidente del Consiglio, il numero degli sbarchi è triplicato, e si è smesso di parlare di blocchi navali. Una soluzione, forse ci si è resi conto, nella pratica irrealizzabile e problematica. Fratelli d’Italia ha quindi cambiato idea?
Dipende a chi si rivolge questa domanda. Il deputato di FdI Giovanni Donzelli, raggiunto dai microfoni di Fanpage.it, ha detto che la presidente del Consiglio non ha affatto ritrattato. E ha ricordato la Conferenza sulle migrazioni avvenuta a Roma, dove si sono riuniti i leader dei Paesi africani e del Mediterraneo. “Giorgia Meloni ha incontrato i leader delle nazioni africane e ha parlato di come impedire le partenze, impedire che siano gli scafisti a gestire le partenze. Perché gli scafisti non fanno venire in Italia chi ha più bisogno, ma chi li paga di più. E tutto questo non ha nulla a che fare con la solidarietà”, ha detto Donzelli.
Fratelli d’Italia ha cambiato idea sul blocco navale?
Alla domanda su che fine abbia però fatto il blocco navale tanto decantato in campagna elettorale, che prevede di mettere le navi della Marina davanti alle coste dei Paesi di partenza – come Libia o Tunisia – per bloccare i migranti, Donzelli ha risposto: “Mentre tutti dicevano che fosse un’operazione di guerra, noi dicevamo che non era così: si fa con gli accordi internazionali, di intesa con le varie nazioni per mettersi davanti alle loro coste. Questo stiamo facendo, stiamo facendo gli accordi. Speriamo di riuscire a bloccare l’immigrazione clandestina senza avere bisogno di mettere le navi davanti alle coste e ai porti. Stiamo lavorando affinché con queste nazioni ci sia cooperazione “.
E ancora: “Faremo tutto quello che serve, in accordo con le nazioni di partenza, per evitare che siano gli scafisti a gestire l’immigrazione. Vogliamo bloccare le navi degli scafisti: questo è il blocco navale”. Per ora, comunque, l’idea di mandare le navi militare italiane o europee davanti alle coste africane, sembra accantonata.
Cosa diceva Giorgia Meloni sul blocco navale
Nel 2019, quando si trovava all’opposizione, Meloni si era recata a Civitavecchia a visitare la nave Garibaldi, della Marina militare italiana. E in un video condiviso sui social diceva: “Chiediamo che venga utilizza di più nel contrasto all’immigrazione illegale. Una nave come questa nell’attivazione di un blocco navale può fare la differenza”.
E sul sito di Fratelli d’Italia, condividendo una foto della visita, scriveva:
“Dietro di me la nave Garibaldi. Prima del varo della Cavour, l’ammiraglia della nostra Marina militare italiana. Sono navi che ci invidiano in tutto il mondo ma non sono navi di rappresentanza, sono navi che vanno utilizzate al 100%. E l’utilizzo che ne farebbe Fratelli d’Italia è quello per un blocco navale al largo delle coste della Libia per impedire ai barconi di partire e agli immigrati clandestini di arrivare in Italia”.
Ora però è lei stessa ad adottare una linea significativamente diversa. In conferenza stampa al vertice Nato di Vilnius diceva: “C’è un approccio securitario e noi lo perseguiamo con convinzione, ma non risolverà mai il problema completamente. Diventa difficile fermare masse che si muovono, potenzialmente di milioni di persone, con un approccio unicamente securitario. Chiudi una rotta e se ne apriranno altre dieci”.
Insomma, dalle affermazioni più recenti di Meloni sembra esserci un chiaro cambio di paradigma, nonostante Donzelli sostenga che la linea rimanga sempre la stessa. Non è il solo: anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sosteneva che con gli accordi tra Ue e Tunisia si stesse di fatto attuando un blocco navale.
Le motovedette italiane donate alla Guardia costiera libica
Le navi italiane ed europee per ora restano vicine alle coste italiane ed europee. Ad eccezione di quelle inviate alla Guardia costiera di Paesi come la Libia, si intende, in funzione del Memorandum tra Roma e Tripoli. Queste motovedette, però, vengono spesso utilizzate per intimidire i barchini su cui viaggiano i migranti e le navi umanitarie, contro : l’ultimo episodio è quello denunciato dalla Ocean Viking di Sos Mediterranée, che è stata raggiunta da un pattugliatore della Guardia costiera libica – in passato appartenuto alla Guardia di Finanza italiana e donato in seno a un progetto europeo sulla gestione delle frontiere.
Tra raffiche di arma da fuoco per aria e manovre pericolose, la cosiddetta Guardia costiera di Tripoli ha cercato di far indietreggiare la nave della Ong, probabilmente per riuscire a riportare i migranti intercettati in Libia, dove le persone finiscono nei lager, teatri di abusi e violenze ampiamente già documentati. Ecco per cosa sono impiegate le navi europee che arrivano dall’altra parte del Mediterraneo.
(da Fanpage)

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GIORGIA MELONI HA VISTO I SONDAGGI SUL SALARIO MINIMO E, DATO CHE PENSA SOLO AI VOTI, APRE AL CONFRONTO

Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile

LA RILEVAZIONE DI NOTO: I FAVOREVOLI AL SALARIO MINIMO HANNO RAGGIUNTO IL 70% (IL 60 TRA GLI ELETTORI DELLA MAGGIORANZA)

Più se ne parla e più la proposta dell’introduzione di una soglia minima salariale risulta convincente per gli italiani. A 20 giorni di distanza dalla prima analisi, condotta sul tema dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi per Repubblica , i favorevoli al salario minimo sono aumentati di ben 6 punti percentuali e hanno raggiunto il 70%.
Il corto circuito maggiore si registra però all’interno del centrodestra: a fronte di una dirigenza ancora fortemente contraria emerge altresì la chiara maggioranza degli elettori di Forza Italia (62%), Lega (60%) e Fratelli d’Italia (60%) a sostenere la quota minima. Un risultato, questo, che si registra anche all’interno dell’elettorato di Italia Viva (60%) che tra i partiti di opposizione è quello contrario alla soglia legale.
La chiusura al dialogo non sembra aver pagato, né le motivazioni utilizzate da chi non è favorevole hanno convinto quella parte prevalente di elettori di centrodestra che invece propende per l’introduzione del salario minimo.
Questo vuol dire che se i partiti della maggioranza di governo, e Renzi, vogliono essere convincenti nei confronti dei propri votanti nel contrasto ad una retribuzione minima garantita, devono adottare una strategia di comunicazione rinnovata negli argomenti.
Al momento infatti i temi e le “parole d’ordine” utilizzati non hanno inciso nel cambiamento di opinione sia della maggioranza degli elettori del centrodestra che della popolazione complessivamente. Per esempio sono aumentati gli italiani (dal 54 al 58%) che ritengono utile stabilire una soglia minima anche se nel mercato sono prevalenti i lavoratori che guadagnano più di 9 euro l’ora.
È addirittura il 10% in più, dal 36% al 46%, ad escludere il rischio che con il salario minimo cipossa essere un adeguamento al ribasso dei compensi o che venga meno la contrattazione collettiva. Solo 20 giorni fa su questo punto l’opinione pubblica era divisa a metà.
Aumentano anche coloro che non pensano che la soglia minima possa generare disoccupazione e lavoro nero: dal 49 al 54% in 3 settimane. Tra l’altro in questo periodo è incrementata anche la quota di chi preferisce il salario minimo legale (dal 56 al 68%) all’alternativa di determinare il compenso attraverso la contrattazione fra imprese e sindacati (dal 37 al 22%).
Determinare il trend in crescita a favore dell’introduzione della soglia legale potrebbe aver contribuito anche l’apertura al dialogo della presidente Meloni che si è dichiarata adesso disponibile ad un confronto con le opposizioni
(da agenzie)

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INTERVISTA A PATRICK ZAKI: “SE AVESSI UN RUOLO POLITICO LO USEREI PER LA CAUSA DEI DIRITTI UMANI”

Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile

“LA POLEMICA SUL VOLO DI STATO RIFIUTATO? PER ME È CHIUSA. HO RINGRAZIATO PIÙ VOLTE IL GOVERNO ITALIANO, QUELLO CHE NON VOGLIO È CHE QUALCUNO UN GIORNO POSSA DIRMI: TU SEI STATO DA QUESTA O DA QUEST’ALTRA PARTE. IO SONO E VOGLIO ESSERE INDIPENDENTE”

«Quando ero in carcere, i primi tempi, ho ricevuto delle lettere da diverse scuole elementari italiane. Erano bambini che mi scrivevano per farmi coraggio. Il giorno che le ho lette per la prima volta ero particolarmente giù e le loro parole mi hanno scaldato il cuore, mi hanno dato forza. […] Vorrei parlare di diritti umani ai bambini che mi hanno consolato e incoraggiato in un momento così buio perché sono convinto che la cultura dei diritti umani, i concetti di diversità, inclusione, passano dall’educazione e, quindi, anche dalla scuola». È un Patrick Zaki inedito, quello che racconta dei bambini
È una celebrità…
«Come vede mi salutano tutti, mi fermano. È un’accoglienza veramente fantastica. Prima una signora che avrà avuto 80 anni mi è venuta vicina e mi ha toccato la faccia. Mi ha detto “Non riesco a credere che tu sia di nuovo qui, sono molto felice per te”».
È così anche nel suo Paese, in Egitto?
«A essere onesto devo dire che nei giorni scorsi, dopo la grazia, ho visto crescere moltissimo anche nel mio Paese il sostegno nei miei confronti, perfino sul fronte politico. Molto più di quanto fosse accaduto in questi anni». […] «Sono stato fortunato perché ho avuto un sostegno incredibile e alla fine ce l’ho fatta. Adesso tocca a me fare la mia parte, e voglio farla come attivista e difensore dei diritti umani. È la mia strada, è il mio futuro».
Le hanno già chiesto un impegno in politica?
«No. Ho ancora molto da imparare e fare. E se anche arrivasse una richiesta per un ruolo politico la utilizzerei sempre per la causa dei diritti umani. Anche tutta questa visibilità: voglio che diventi uno strumento, la voglio usare per difendere chi non ha voce né volto, e magari è in una cella da anni come prigioniero di coscienza. Non importa se nel mio Paese o altrove».
Lei ha detto che rimarrà a Bologna due settimane. Ha programmato una tappa a Roma nei palazzi politici del governo italiano?
«Non ho ricevuto inviti quindi no, non c’è in programma nessuna tappa del genere. Forse andrò a Roma da Amnesty che mi ha invitato».
Ritiene chiusa la polemica sul volo di Stato rifiutato?
«Sì. Per me è chiusa. Ho ringraziato più volte il governo italiano, com’era giusto. Ho apprezzato molto gli sforzi fatti. Quello che non voglio è che qualcuno un giorno possa dirmi: tu sei stato da questa o da quest’altra parte. Io sono e voglio essere indipendente. La sola parte da cui voglio stare è quella dei diritti umani».
Ha un messaggio per il governo egiziano?
«Sì. Che nel mio Paese abbiamo bisogno di più apertura, di più libertà. Dobbiamo rilasciare i prigionieri di coscienza, dobbiamo dare più spazio alla società civile, alle donne, ai giornalisti. Spero che molti altri possano avere la grazia…».
Lei ripete di voler fare l’attivista per i diritti umani e come sa bene non è un’attività priva di rischi nel suo Egitto. Non ha paura di un nuovo arresto?
«Non ho paura perché sono convinto di avere la ragione umana dalla mia parte. E poi, come dicevo, adesso anche in Egitto mi conoscono tutti come qui in Italia e questo forse potrà aiutare la causa e proteggermi un po’ dai rischi».
A proposito di futuro. Il matrimonio con Reny?
«Il 9 settembre, in Egitto».
(da agenzie)

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RAPPORTO ISPRA E SNPA: IL 2022 E’ STATO L’ANNO PIU’ CALDO E SICCITOSO DI SEMPRE IN ITALIA

Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile

E ANDRA’ SEMPRE PEGGIO

Il 2022 è stato l’anno più caldo e quello con meno pioggia nella storia dell’Italia, o perlomeno da quando sono disponibili dati climatici e meteorologici completi. È quanto emerso dal nuovo rapporto “Clima in Italia nel 2022” messo a punto dagli scienziati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA). Il documento è stato pubblicato giovedì 20 luglio 2023 ed è consultabile integralmente in formato PDF cliccando sul seguente link.
Il fatto che lo scorso anno è stato il più siccitoso e rovente nel Bel Paese non deve stupire, tenendo presente che ci troviamo nel cuore di una grave crisi climatica e che da diversi anni, ormai, il trend innescato dal riscaldamento globale continua a inanellare nuovi record negativi anno dopo anno. Basti sapere che tra il 3 e il 6 luglio 2023 sono stati battuti per giorni consecutivi i record di giorno più caldo sull’interno pianeta Terra, con una temperatura media globale superiore ai 17° C. Con tali premesse è molto probabile che l’anno prossimo ci troveremo ancora qui a parlare di primato per l’anno più caldo sempre. Ma torniamo al 2022.
Che fosse un anno eccezionalmente negativo dal punto di vista climatico lo avevano già fatto emergere i dati della missione Copernicus cogestita dalla Commissione Europea e dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA); per il Vecchio Continente, infatti, l’estate 2022 è stata la più calda di sempre, con + 1,4° C in più di anomalia rispetto alla media, mentre l’intero anno è stato il più siccitoso in assoluto e il secondo più “rovente”. I dati preliminari presentati a dicembre del 2022 dal climatologo del Centro Nazionale delle Ricerche (CNR) Bernardo Gozzini, direttore presso il Consorzio Lamma, avevano già evidenziato che il 2022 sarebbe risultato l’anno più caldo della nostra storia, o almeno dal 1961, da quando sono disponibili i dati completi. Ora ne abbiamo la conferma definitiva con l’esaustivo rapporto ISPRA / SNPA. Ma di quanto è stato stracciato il precedente primato?
I ricercatori hanno evidenziato una temperatura media nel 2022 di + 1,23° C rispetto alla media storica di riferimento (1991 – 2020), pari a + 0,58° C in più del precedente record registrato nel 2018. La temperatura media nel 2022 è stata esattamente di 1° C superiore rispetto a quella del 2021. Possono apparire oscillazioni di poco conto, ma parliamo di temperature complessive con incrementi significativi in tempi rapidissimi. L’impatto antropico sul cambiamento climatico sta tutto qui; se i cicli climatici sono infatti perfettamente naturali sulla Terra, con alternanza tra ere glaciali e periodi più caldi, la velocità con cui si sta scaldando adesso il pianeta è assolutamente anomala e fuori scala. Il riscaldamento globale sta avvenendo infatti nel giro di pochi decenni, con aumenti che normalmente si verificherebbero in migliaia di anni. Ciò non solo non permette alle specie e agli ecosistemi di adattarsi alle nuove condizioni, innescando così perdita di biodiversità e degradazione degli ambienti naturali, ma evidenzia chiaramente la mano dell’uomo dietro al riscaldamento, intimamente connesso alle emissioni di anidride carbonica (CO2), metano (CH4) e altri gas climalteranti dovuti alle attività antropiche, con l’avvio della Rivoluzione Industriale.
Durante lo scorso anno in Italia dieci mesi su dodici sono risultati più caldi rispetto alla media storica di riferimento; gli unici a non aver battuto il precedente primato sono stati i primi due della primavera, cioè marzo e aprile. I mesi con temperature sensibilmente più elevate rispetto alla media storica sono stati giugno, luglio, ottobre e dicembre; il record è stato registrato a giugno, dove l’anomalia è stata di oltre 3° C. L’estate è risultata essere più calda di 2,18° C, ma anche autunno e inverno hanno infranto i precedenti primati.
Per quanto concerne la piovosità, nel 2022 è stato registrato un – 22 percento nelle precipitazioni rispetto alla media tra il 1991 e il 2020; ciò ha reso lo scorso anno il più siccitoso dal 1961 (lo ribadiamo, da quando sono disponibili i dati completi). Particolarmente drammatica è risultata la siccità nei primi sette mesi dell’anno, con un’anomalia di – 39 percento. La riduzione di piogge e nevicate è stata più marcata al Nord (- 33 percento), dove sono andati perduti miliardi di metri cubi d’acqua, seguita da quella del Centro (- 15 percento) e del Sud e delle Isole (- 13 percento). Tutti noi ricordiamo le immagini drammatiche del Po in secca, con l’emersione di mezzi affondati durante la Seconda Guerra Mondiale e addirittura dei fossili di animali preistorici.
“Le prolungate condizioni di siccità, associate alle alte temperature, hanno determinato una forte riduzione della disponibilità naturale di risorsa idrica: stimata per l’Italia una disponibilità annua di 221,7 mm (ca. 67 km3), che rappresenta il minimo storico dal 1951 a oggi, e delinea una riduzione di circa il 50% rispetto alla disponibilità annua media di risorsa idrica stimata per l’ultimo trentennio climatologico 1991-2020”, hanno scritto ISPRA e SNPA in un comunicato stampa.
Questi valori negativi di temperature e precipitazioni hanno avuto un impatto molto negativo sia sulla copertura nevosa che sui tassi di fusione dei ghiacciai: a maggio dello scorso anno, ad esempio, la copertura nevosa era inferiore ai 5.000 chilometri quadrati, paragonabile a quella normalmente rilevata tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, mentre lo scioglimento dei ghiacci su una parte delle Alpi è stata addirittura quattro volte più veloce rispetto alla media del periodo. Non c’è da stupirsi che molti dei ghiacciai alpini sono destinati a sparire per sempre nei prossimi decenni; fra essi anche quello della Marmolada, la “Regina delle Dolomiti”. Sono dati che dovrebbero farci riflettere sulle conseguenze dell’impatto antropico e sulla necessità di tagliare rapidamente e drasticamente le emissioni di gas climalteranti, se non vorremo andare incontro agli effetti irreversibili della crisi climatica in atto.
(da Fanpage)

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MILANO È SOTT’ACQUA E LA SICILIA BRUCIA

Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile

GLI INCENDI STANNO DEVASTANDO LE COLLINE ATTORNO A PALERMO: IN FIAMME ANCHE LA DISCARICA COMUNALE, CHE STA RILASCIANDO NELL’AREA ESALAZIONI POTENZIALMENTE TOSSICHE… L’AEROPORTO FALCONE-BORSELLINO È STATO CHIUSO: PRATICAMENTE SI PUÒ ARRIVARE NELL’ISOLA SOLO VIA MARE

E’ stato istituito a Palermo il centro operativo comunale per l’emergenza a causa degli incendi che avvolgono ancora le colline attorno al capoluogo. I roghi riguardano in particolare la montagna di Capo Gallo, il promontorio che sovrasta la località balneare di Mondello, e la collina di Bellolampo, dove sta bruciando una delle vasche della discarica comunale con esalazioni venefiche.
Diverse abitazioni nella zona di Pizzo Sella e della borgata marinara sono state abbandonate dai residenti perchè minacciate dalle fiamme o a causa dell’aria irrespirabile. La Protezione Civile invita a non uscire di casa a causa del rischio diossina.
Per tutta la giornata si sono susseguiti nelle zone interessate dai roghi gli interventi dei canadair e delle squadre dei Vigili del fuoco, anche con l’ausilio di un elicottero. Le operazioni di spegnimento, ostacolate dalle temperature che ieri hanno superato i 42 gradi e dal vento da sudovest che ha raggiunto i 25 chilometri orari, stanno proseguendo anche durante la notte.
Una torre faro è stata installata nella discarica di Bellolampo per illuminare l’area dove sono in corso gli interventi di bonifica.
Gli operai della Rap, l’azienda che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti, continuano a versare terra sulla vasca in cui si è sviluppato l’incendio per cercare di evitare che il rogo possa mettere in ginocchio l’impianto palermitano. Altri vasti incendi stanno interessando anche la provincia a Terrasini, Cinisi, Monreale, Piana degli Albanesi e San Cipirello.
Gli incendi che da ore bruciano contrada Inserra a Palermo stanno minacciando l’ospedale Cervello. I vigili del fuoco sono impegnati dalla notte scorsa nelle operazioni di spegnimento. Lo conferma la Protezione civile. Al momento non è stata disposta l’evacuazione dell’ospedale. La situazione sarebbe sotto controllo e l’attività ospedaliera sta continuando.
Un vasto incendio che si è sviluppato sulle montagne attorno all’aeroporto Falcone – Borsellino di Palermo è arrivato a lambire la zona perimetrale dello scalo che è stato chiuso al traffico fino alle 11. Squadre di vigili del fuoco sono al lavoro per spegnere le fiamme.
Al momento 8 voli sono stati cancellati. Le squadre dei vigili del fuoco sono ancora al lavoro per domare le fiamme nella zona di Punta Raisi, attorno all’aeroporto di Palermo, che è stato chiuso al traffico fino alle 11 di stamane. Lo scalo per alcune ore è rimasto isolato anche via terra a causa della contemporanea chiusura degli svincoli della A29 Palermo – Mazara del Vallo a Villagrazia di Carini e Cinisi, che collegano l’autostrada all’aeroporto, ed anche dei collegamenti ferroviari con Palermo. Gli svincoli sono stati riaperti mentre i treni in questo momento sono ancora sospesi.
(da agenzie)

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“ONDATE DI CALORE IMPOSSIBILI SENZA IL CAMBIAMENTO CLIMATICO”

Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile

GLI ESPERTI AVVERTONO CHE LE RECENTI ONDATE DI CALORE NON SONO PIU’ EVENTI INSOLITI A CAUSA DEL RISCALDAMENTO PROVOCATO DALLE EMISSIONI DI GAS SERRA”

Mentre siamo alle prese con Caronte bis e il maltempo del Nord Italia, arrivano nuovi dati che dovrebbero darci da pensare e far crescere la consapevolezza che dai nostri comportamenti dipende anche il clima e la salute. Sì perché sette scienziati di università e agenzie meteorologiche di Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti hanno collaborato per valutare l’impatto dei cambiamenti climatici su questi eventi estremi.
Secondo i dati della World Weather Attribution (WWA), raggiungere simili temperature estreme sarebbe stato “statisticamente impossibile” in assenza del riscaldamento globale causato dall’uomo.
Non solo: meglio abituarci a queste ondate di calore che stiamo subendo in questi mesi perché – a detta degli esperti – non sono più eventi insoliti, a causa del riscaldamento provocato dalle emissioni di gas serra. Anzi, le ondate di calore future saranno più calde e ancora più frequenti se le emissioni non verranno rapidamente ridotte.
Un luglio di fuoco
I ricercatori del World Weather Attribution, un gruppo di ricerca con diverse università tra cui l’Imperial college di Londra e l’Istituto meteorologico reale dei Paesi Bassi che studia le relazioni tra cambiamenti climatici ed eventi meteorologici estremi, hanno esaminato l’andamento climatico in Nord America, Europa e Cina durante il mese luglio concludendo che le ondate di calore con temperature superiori ai 45°C che si sono verificate provocando diverse vittime e incendi sarebbero state quasi impossibili senza i cambiamenti climatici. Lo studio ha anche rilevato che il cambiamento climatico ha reso l’ondata di calore in Cina almeno 50 volte più probabile.
Le simulazioni computerizzate
Gli scienziati che studiano il clima utilizzano complesse simulazioni al computer per capire se i cambiamenti climatici stiano causando un inasprimento e una moltiplicazione degli eventi meteorologici estremi. In particolare, i ricercatori del WWA per quantificare l’effetto del cambiamento climatico sul recente aumento delle temperature, hanno analizzato i dati meteorologici e le simulazioni dei modelli computerizzati per confrontare il clima attuale, dopo un riscaldamento globale di circa 1,2°C dalla fine del 1800, con il clima del passato.
Ondate che tornano§
L’analisi si è concentrata sui periodi in cui il caldo è stato più pericoloso in ogni regione: temperature massime medie per sette giorni nell’Europa meridionale, per 18 giorni negli Stati Uniti occidentali, in Texas e nel Messico settentrionale e per 14 giorni nelle pianure della Cina. Gli scienziati hanno scoperto che ondate di calore come queste non sono più rare, a causa del riscaldamento provocato dalla combustione di combustibili fossili e da altre attività umane. Eventi di questo tipo sono attesi circa una volta ogni 15 anni in Nord America, circa una volta ogni 10 anni nell’Europa meridionale e una volta ogni cinque anni in Cina
Proteggere i più fragili
Ondate di calore come queste diventeranno ancora più frequenti ed estreme se le emissioni non verranno rapidamente bloccate e ridotte a zero, avvertono gli scienziati. Se l’aumento della temperatura raggiungerà i 2°C – come accadrà tra circa 30 anni, a meno che tutti i Paesi firmatari dell’Accordo di Parigi non attuino pienamente gli attuali impegni per una rapida riduzione delle emissioni – eventi come questo diventeranno ancora più frequenti, verificandosi ogni 2-5 anni.
“Il caldo è tra le calamità più letali. È fondamentale aumentare i sistemi di allarme, i piani d’azione per il caldo e gli investimenti in misure di adattamento a lungo termine. Ciò include la pianificazione urbana e il rafforzamento di sistemi critici come la sanità, l’elettricità, l’acqua e i trasporti”, ha dichiarato Julie Arrighi, direttore ad interim del Red Cross Red Crescent Climate Centre. “Per salvare vite umane in caso di caldo estremo, dobbiamo occuparci delle persone più vulnerabili, tra cui gli anziani, le persone con condizioni di salute precarie, le persone prive di un alloggio e le comunità con un accesso ridotto a spazi freschi che possono essere un’ancora di salvezza in caso di caldo estremo”.
Clima ed emissioni inquinanti
Con analisi come queste è finalmente possibile dare concretezza all’affermazione che questo caldo anomalo (così come i temporali violenti) sono dovuti ai cambiamenti climatici. Secondo gli esperti della WWA, le temperature europee e nordamericane sarebbero state praticamente impossibili senza gli effetti della combustione di carbone, petrolio e gas, della deforestazione e di altre attività umane. Nel report che è stato appena presentato si legge che “le emissioni di gas serra hanno reso le ondate di calore più calde di quanto sarebbero state altrimenti: l’ondata di calore europea è stata più calda di 2,5°C, quella nordamericana di 2°C e quella cinese di 1°C a causa dei cambiamenti climatici”.
Quanto fa caldo in Italia
Il report della WWA non scende nel dettaglio dei singoli paesi, ma in base ai dati del Cnr il 2022 è stato l’anno più caldo in Italia dal 1800, cioè da quando disponiamo di dati sufficienti per fare un confronto. Tutto il mondo si riscalda, ma l’aumento della temperatura media registrato in Italia è di molto superiore a quello medio globale. Solo nel 2022, in Italia si sono verificati 310 fenomeni metereologici estremi, che hanno causato 29 morti e avuto impatti drammatici sull’economia e l’ambiente. Si tratta di un incremento del 55%.
Il ritorno di El Niño
Gli esperti ammettono che il ritorno del fenomeno meteorologico El Niño sta amplificando ulteriormente la frequenza e l’intensità di questi eventi estremi perché comporta un aumento della temperatura superficiale delle acque dell’Oceano Pacifico orientale, il che contribuisce sia ad aumentare i casi di temperature estreme che quelli di altri fenomeni meteorologici eccezionali. Tuttavia, i ricercatori che l’aumento delle temperature globali dovuto alla combustione di combustibili fossili è la ragione principale per cui le ondate di calore sono così gravi.
Non è troppo tardi
Insomma, il quadro delineato desta preoccupazione tanto che in alcuni potrebbe far scattare l’idea che ormai sia troppo tardi per invertire la marcia. È davvero così? “Il risultato di questo studio di attribuzione non è sorprendente. Il mondo non ha smesso di bruciare combustibili fossili, il clima continua a riscaldarsi e le ondate di calore continuano a diventare più estreme. È così semplice”, ha risposto Friederike Otto, docente di Scienze del clima presso il Grantham Institute for Climate Change and Environment dell’Imperial College di Londra.
“Tuttavia, queste ondate di calore non sono la prova di un collasso climatico. Abbiamo ancora tempo per assicurarci un futuro sano e sicuro, ma dobbiamo urgentemente smettere di bruciare combustibili fossili e investire nella riduzione della nostra dipendenza da essi. Se non lo facciamo, decine di migliaia di persone continueranno a morire ogni anno per cause legate al calore. È assolutamente fondamentale che i governi legiferino sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili alla conferenza sul clima COP di quest’anno”.
(da La Repubblica)

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ELEZIONI SPAGNA, SCRUTINIO COMPLETATO A MEZZANOTTE: IL CONFRONTO IMPIETOSO CON L’ITALIA

Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile

ALLE COMUNALI DI MESSINA CI SONO VOLUTE TRE SETTIMANE… “DA NOI SISTEMA FARRAGINOSO E IMPREPARAZIONE DEGLI ADDETTI AI SEGGI”

Alle mezzanotte di domenica sera il 99% delle schede per l’elezione della Camera in Spagna era scrutinato. Non solo: ministero, siti di informazione, profili social erano in grado di fare immediate previsioni sulla composizione di (im)possibili maggioranze in base alla non semplicissima legge elettorale.
Un confronto impietoso con l’Italia dove anche in tempi recenti lo spoglio delle schede ha richiesto tempi biblici. In occasione delle politiche dello scorso settembre i seggi chiusero il lunedì alle 15 ma sul far della sera poco più del 10% dei voti era stato esaminato e vidimato. Ci sono poi casi da enciclopedia: nel giugno del 2022 sono stati necessari 18 giorni per proclamare gli eletti alle comunali di Messina; un po’ meglio andò alle regionali del 2019 in Sardegna dove ci volle poco più di una settimana perché il governatore Christian Solinas risultasse ufficialmente vincitore.
Non è solo la Spagna ad apparire di un altro pianeta rispetto all’Italia: la Grecia è andata al voto il 25 giugno scorso e nella serata di domenica la vittoria di Kyriakos Mitsotakis non veniva messa in dubbio. Stesso copione in aprile in Finlandia dove la premier uscente Sanna Marin dopo poche ore dovette rassegnarsi alla sconfitta. Capitolo a parte la Svizzera, dove gli elettori vengono chiamati alle urne più volte nel corso del medesimo anno e dove alla cinque del pomeriggio l’esito di qualunque consultazione è di dominio pubblico (lì però i swggi chiudono in genere alle 12 della domenica).
«In effetti lo scarto tra quanto avviene in Italia e negli altri Paesi in occasione di consultazioni elettorali è ormai evidente»: parola di Lorenzo Pregliasco, fondatore di Youtrend, società che ormai da anni analizza ed elabora i risultati elettorali e dunque lavora sul flusso dei dati. Sul perché di tale scarto Pregliasco individua alcune criticità: «Una prima è data dal sistema elettorale: il Rosatellum non è dei più semplici , ha una quota proporzionale e una maggioritaria . Nel caso delle amministrative, poi, occorre conteggiare anche le preferenze, “scusa” che però non vale per le politiche».
«In Italia poi scontiamo una certa farraginosità nella trasmissione dei dati – prosegue il responsabile di Youtrend – la catena prevede un passaggio dai comuni, poi dalla prefetture e infine al Viminale. Mettiamoci poi regolamenti e procedure di spoglio tutt’altro che semplici e infine una certa impreparazione degli addetti allo spoglio . Non dimentichiamo che spesso si fatica a reclutarli e devono essere chiamati all’ultimo momento; basta un’incertezza, una contestazione un dubbio su poche schede e tutto il meccanismo si inceppa allungando i tempi».
(da Il Corrriere della Sera)

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SANGIULIANO ESULTA: “300.000 VISITATORI ALLA MIA MOSTRA!”, MA SONO I BIGLIETTI DEGLI UFFIZI

Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile

SEMPRE PIU’ RIDICOLO: SI INVENTA UNA “SUCCESSO” PER LA MOSTRA DULLE RIVISTE DEL PRIMO NOVECENTO, MA IL PUBBLICO ERA LI’ PER VEDERE MICHELANGELO, RAFFAELLO, BOTTICELLI E TIZIANO

Instancabile e facondo, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, detto Genny, a giugno s’era inventato una mostra, agli Uffizi. Un’esposizione dedicata alle riviste del primo Novecento. Poi, domenica scorsa, passato un mese, egli ha proclamato il suo successo. E senza lasciarsi impressionare troppo dalla sua stessa bravura, ha dichiarato: “La mostra da noi inaugurata lo scorso 15 giugno insieme al presidente del Senato Ignazio La Russa, supera il traguardo dei trecentomila visitatori”. Trecentomila, accidenti. Praticamente quasi quanto i visitatori dell’Ermitage a San Pietroburgo. Appena un po’ meno di quelli del Museo di storia naturale di New York. E infatti, proseguiva Sangiuliano mentre già gli saltava un bottone del gilet ormai incapace di contenere il glorioso petto: “Questo successo di pubblico in appena un mese dimostra che avevamo ragione”. Come dubitarne? “Per questo motivo”, concludeva dunque quest’uomo che la Provvidenza non ci ha inviato, ma ci invidia: “Abbiamo deciso di prorogare la mostra fino al 7 gennaio 2024”.
Ora, lasciando per un attimo perdere il fatto che il ministro parla sempre di sé in terza persona come Giulio Cesare nel De bello Gallico (anche Cesare, come Sangiuliano, era d’altra parte incline all’autobiografismo: da noi inaugurata, avevamo ragione, abbiamo deciso) non possiamo non sottolineare che è tutto bellissimo, tutto legittimo, tutto fantastico, se non fosse che è anche tutto falso.
Nessuno infatti ha pagato il biglietto per la mostra di Sangiuliano (mostra che d’altra parte non aveva biglietti). E quei trecentomila visitatori – un numero da fare invidia ai maggiori musei del mondo – sono in realtà i visitatori che nell’ultimo mese a Firenze hanno pagato per vedere Botticelli, Tiziano, Michelangelo e Raffaello agli Uffizi.
Poi, con quel biglietto, se proprio uno voleva, diciamo se ne aveva proprio il coraggio, dopo Leonardo, Giotto e Michelangelo Merisi detto Caravaggio entrava pure a vedere la mostra di Gennaro Sangiuliano detto Genny.
Per quale motivo questo ministro abbia voluto spingere la propria dissipazione al punto da inventarsi un inverificabile successo di pubblico per la sua mostra, resterà probabilmente un mistero.
A noi, conoscendolo, resta il sospetto che egli più che un ministro sia un disco e un ciclostile, insomma non è mai sfiorato dal sospetto che prima di parlare (o di scrivere) sarebbe forse il caso di pensare.
(da ilfoglio.it)

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CASO SANTANCHE’, ORA I PM IPOTIZZANO ANCHE LA TRUFFA ALLO STATO PER LE SOCIETA’ DEL GRUPPO VISIBILIA

Luglio 25th, 2023 Riccardo Fucile

MESSE A VERBALE LE DICHIARAZIONI DI UNA EX DIRIGENTE DI UNA DELLE SOCIETA’ DEL GRUPPO

Truffa aggravata ai danno dello Stato. È la nuova ipotesi di reato sulla quale indaga la Procura di Milano dopo le dichiarazioni di Federica Bottiglione, ex dirigente di una delle società del gruppo Visibilia fondato dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè, che ha rivelato di aver continuato a lavorare da marzo 2020 al novembre 2021 nonostante fosse in cassa integrazione a zero ore.
Parole che ora rischiano concretamente di aprire un nuovo fronte giudiziario per l’esponente Fdi, già alle prese con i procedimenti davanti ai magistrati penali, civili e fallimentari.
L’ex manager di Visibilia è stata sentita poco più di un mese fa dai pm. Aveva il ruolo di “investor relator officer”, quindi delegata di redigere e gestire le comunicazioni al mercato della società quotata in Borsa. Ha raccontato di aver lavorato nonostante fosse – a sua insaputa – in “cassa” Covid.
Intervistata da Report, Bottiglione ha detto: “Non sapevo di essere in cassa integrazione a zero ore, non mi è stato comunicato”. Il suo stipendio, che teoricamente doveva essere più basso, rimaneva uguale grazie a dei rimborsi spese chilometrici versati dall’azienda che andavano a compensare le minori entrate. In quello stesso periodo, Bottiglione aveva anche un contratto di consulenza con il presidente del Senato Ignazio La Russa e, stando a quanto ha raccontato, la stessa Santanché le chiedeva di svolgere delle mansioni.
La ministra, durante la sua relazione in Parlamento, aveva invece escluso che la dipendente avesse messo piede in azienda durante il periodo incriminato. Una vicenda allo studio degli investigatori della Gdf.
Anche su questo filone lavorano i pm Maria Gravina e il procuratore aggiunto Laura Pedio, che hanno aperto un’inchiesta autonoma ma collegata a quella principale per falso in bilancio e bancarotta che vede, tra gli indagati, anche la ministra.
Al momento il fascicolo è a “modello 44”: prevede l’ipotesi di reato ma senza indagati. Ma gli inquirenti devono concentrarsi adesso anche sugli altri lavoratori (una ventina in tutto), per capire se lo stesso schema – lavorare nonostante la cassa integrazione – era utilizzato anche per loro.
Questo filone si somma all’inchiesta per falso in bilancio e bancarotta che vede indagate sei persone a Milano, tra cui Santanché, il compagno Dimitri Kunz d’Asburgo e la sorella. Sempre nel Visibilia-gate è finita pure lavicenda della villa in Versilia acquistata da Laura De Cicco, moglie di La Russa, e dal compagno, per 2,45 milioni e rivenduta, dopo quasi un’ora, all’imprenditore Antonio Rapisarda per un milione in più. Una maxi plusvalenza che ha portato l’unità speciale di Bankitalia a redigere una Sos (segnalazione di operazione sospetta) trasmessa poi alla Guardia di Finanza.
E ancora, rimane aperta la guerra davanti ai giudici del tribunale civile dopo l’esposto di alcuni soci di minoranza sulla gestione della galassia Visibilia. In questo caso la Procura nelle scorse settimane ha depositato due consulenze che evidenziano irregolarità finanziarie e di bilancio nei conti delle società. Infine, sui debiti di varia natura accumulati da Visibilia un procedimento è in corso anche davanti ai giudici del tribunale fallimentare. Santanché spera nell’ok dell’Agenzia delle Entrate alla rateizzazione in dieci anni di un debito col Fisco di 1,2 milioni di euro.
Vanno avanti in Procura anche altre due inchieste, quella per aggiotaggio con al centro Negma, fondo con base negli Emirati e alle British Virgin Islands che ha concluso operazioni di finanziamento con una ventina di società in crisi, tra cui Visibilia e Ki Group, società in cui la senatrice di Fdi un tempo aveva una partecipazione. E un’altra concentrata proprio su Ki Group, con i pm che a settembre dovrebbero dare il loro parere sulla proposta di concordato semplificato avanzata dalla società.
(da agenzie)

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